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AUTORE: Andrea Pagnacco – Neuropsichiatra Infantile Psicoanalista IdO e Docente presso la Scuola di Specializzazione IdO-Mite
Genitori. Riflessioni psicoanalitiche di un mestiere “quasi” impossibile di
Magda Di Renzo, Barbara Fionda, Chiara Rogora
L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID–19 e le necessarie misure restrittive hanno determinato lo stravolgimento delle abitudini di intere popolazioni di individui. La costrizione alla permanenza nelle proprie abitazioni, la pianificazione e la realizzazione di nuove regole lavorative, l’adattamento a modalità forzate di convivenza, hanno reso via via vulnerabili dimensioni e sistemi di relazioni considerati abitualmente conservativi e sicuri. Tra questi, certamente fra le più colpite sembra essere stata la dimensione genitoriale dell’esistenza, a giudicare dalla grande quantità di richieste di aiuto pervenute ai servizi che si occupano di salute mentale. Il trascorrere di giornate sempre uguali ha favorito rispecchiamenti senza sospensioni, non sempre funzionali ed evolutivi ma anzi, in alcune situazioni più fragili in partenza, regressivi e poco adattivi. Questioni sulle caratteristiche dei genitori di oggi, sulle modalità con cui esercitano la funzione genitoriale, sui tempi e la qualità della presenza al fianco dei figli in crescita, sono divenute improvvisamente improrogabili, con aumenti di tensioni fino ad esplosioni di aggressività e violenze intrafamiliari. Una delle domande più pressanti ha a che fare con l’identikit del genitore dei tempi moderni, di padri e madri probabilmente messi di fronte alla necessità di armonizzare ritmi di sviluppo interni, provenienti da epoche decisamente più “lente”, e pressioni ambientali decuplicate in termini di quantità, intensità e velocità, capaci di sfumare e sciogliere limiti e confini, che si liquefanno rapidamente trasformandosi in strutture difficili da decrittare e fare proprie. La delega della funzione genitoriale e la proroga alla biologia della maternità/paternità
hanno seguito strade sempre più ampie e percorribili negli ultimi decenni: il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare, l’aumento delle necessità lavorative dovute ad una più diffusa precarietà, l’aumento di aspettativa media di vita, sembrano poter essere individuati tra i fattori responsabili dei mutamenti osservati. La disponibilità genitoriale alla relazione con il figlio in arrivo origina già prima della nascita con le modificazioni identitarie che ciascuno dei due genitori sperimenta durante la gravidanza, su piani diversi ma profondamente connessi e articolati. I cambiamenti biologici della madre si accompagnano alla domanda incessante sulla natura del ruolo, portano angosce e desideri, fantasie incastonate nelle esperienze individuali come figli, rimodellate in adolescenza e in età adulta. Il bambino fantasmatico, una costruzione antecedente l’inizio della gravidanza, esita nell’incontro con il bambino reale. Lo scarto tra immaginazione e realtà diventa ancora più ampio e difficile da affrontare nel caso di bambini in difficoltà. A prescindere dal momento di insorgenza di problematiche legate allo sviluppo, il genitore dovrà fronteggiare criticità articolate tra le necessità del bambino e la delusione delle proprie aspettative. Ci si inoltra così nei luoghi delle “dissonanze”, delle incomprensioni, delle mancate sintonizzazioni. Dove i vissuti di inadeguatezza, di incapacità, di mancata responsività possono dare origine a vissuti traumatici nascosti, silenti e continui, potenzialmente in grado di determinare risposte disfunzionali a rischio di stabilizzazione e organizzazioni cristallizzate. Ma sono anche i luoghi della “crisi”, della scelta, di opportunità conoscitive e trasformative. Il contatto con parti sofferenti del