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AUTRICE: Francesca Licata – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB, ha frequentato la scuola di specializzazione I.I.P.G. ad indirizzo Bioniano. Svolge attività di docenza presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB
La pandemia tra impotenza appresa e resilienza
Horace Vernet, The Maiden’s Lament, private collection, 1830 ca
La pandemia è stato un evento che ha avuto un impatto non indifferente nel sentire di ognuno di noi. I cambiamenti repentini a cui si è dovuti aderire hanno messo a dura prova sia l’individuo che la collettività, su più fronti. Gli ambiti in cui è stato necessario un intervento “modificatore” delle quotidiane abitudini, hanno toccato la famiglia, il lavoro, la didattica, le relazioni. Partiamo dall’ambito relazionale, poiché l’interazione sociale ed affettiva interessa anche le altre dimensioni prima menzionate. Essere costretti alla distanza, evitare il contatto fisico con l’altro, ridurre i rapporti interpersonali e gli scambi emotivo relazionali, legati alla dimensione corporea, ovvero congelare gli abbracci, i baci anche in ambito strettamente familiare, ha determinato un’amplificazione o riduzione nel modo in cui esplichiamo la nostra affettività. I giovani, sin dalla preadolescenza non hanno potuto coltivare i rapporti con i coetanei, non hanno potuto accedere alla dimensione dell’innamoramento, non sono riusciti ad esperire tutto ciò che è importante vivere
in una fase della vita così delicata. Tale fase è un ponte essenziale che collega l’infanzia all’età adulta. Tutte le esperienze vissute in tale arco temporale sono di fondamentale importanza per lo sviluppo evolutivo dell’individuo. Gli anziani che hanno affrontato questo periodo di distanziamento sociale in solitudine, sono stati quelli che hanno più provato un sentimento di profondo abbandono, correlato a vissuti emotivi di grande tristezza. Quest’ultimi pervasi dalla paura del contagio, dal desiderio di vedere i propri cari, dall’angoscia di morte, hanno spesso congelato il modo di esperire emozioni troppo dolorose o all’opposto ne sono stati travolti, fino a slatentizzare nuclei depressivi mai vissuti in precedenza. Molte famiglie hanno perso il lavoro, tantissime attività hanno dovuto chiudere. Ancora, quanti hanno vissuto lutti inaspettati? La perdita dei propri cari è stato motivo di profondo dolore, una traccia traumatica difficile da elaborare. Il sistema sanitario è imploso ed anche il personale coinvolto in prima linea, che ad oggi, sta ancora subendo i sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress. Alla luce di tutto ciò che è stato descritto in maniera estremamente sintetica, sarebbe opportuno porgere la nostra attenzione a due costrutti teorici davvero interessanti ed in contrapposizione tra loro. I due concetti di matrice cognitiva sono quelli dell’impotenza appresa e della resilienza, modalità responsive dell’individuo riguardo a stimoli ambientali. I due costrutti prima menzionati, rappresentano modalità reattive che l’individuo innesca soprattutto in situazioni difficili da gestire. Una volta analizzate tali dimensioni si cercherà di amplificarle tenendo conto del pensiero ecobiopsicologico (Frigoli, 2007), in una chiave di lettura che faccia riferimento al concetto di complessità (Frigoli, 2016). Come sottolineato da Mara Breno «Nella descrizione e nello studio del