Materia Prima - Il disagio di chi cura

Page 51

51

AUTRICE: Silvia Borgonovo – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Lavora come esperta nell’ambito dipendenze presso ASST Monza (SerD Casa Circondariale Monza e SerD territoriali). Lavora privatamente a Milano. Terapeuta EMDR.

L’ombra del terapeuta nella cura. L’archetipo del Guaritore Ferito Sapere non è conoscere; è assaporare ciò che si intravede a metà strada. René Alleau

Dal Febbraio 2019, oramai, viviamo un tempo di profonda crisi, tempo nel quale l’uomo ha potuto sentire paura, profondo dolore, stupore. Tutti sanno che questo ultimo stato d’animo è condizione tipica del bambino quando si trova di fronte a cose o eventi che non conosce. La maggior parte di noi sembra perdere tale capacità durante il percorso di crescita. Mi soffermo su tale concetto inteso nella sua accezione profonda come Thaumàzein, come base da cui partire per addentrarci, in questo preciso momento storico, nell’archetipo del Guaritore Ferito. Nelle tradizioni più comuni thauma veste la traduzione di “meraviglia”, seppur nella lingua greca tale concetto rimanda a qualcosa di minaccioso, di inquietante. È lo sgomento ancestrale dell’uomo nello scoprire il divenire di tutto, la paura di fronte alla consapevolezza che il mondo sia sottoposto a un ciclo continuo di vita e morte al netto di qualsiasi azione umana. Aristotele pone tale concetto come precursore della filosofia, intendendo con esso il senso di stupore e di inquietudine sperimentato dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e rivaluta il suo rapporto con l’ambiente, con la Natura, con i propri valori, come egli scrive: «Chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere» (Aristotele, 2000, I, II, 982b), e non sapendo apre la sua mente all’infinito. Una visione ulteriore è quella fornita dal Prof. Susanetti, quando sostiene che «si possa vivere la quotidianità come l’occasione costante di un’ierofania, ossia cercare di vedere le cose con l’immagine di un bambino come se fosse la prima volta, ma anche come accoglimento di una presenza in un fiore, pianta, essere umano, etc, e anche la dimensione di una connessione» (Bracci, 2021).

Ogni terapeuta trascorre buona parte della propria giornata in ascolto dell’altro, ma insieme all’altro è tenuto ad ascoltare se stesso. «Non abbiate paura delle vostre ferite, dei vostri limiti, della vostra impotenza. Perché è con quel bagaglio che siete al servizio dei malati e non con le vostre presunte forze, con il vostro presunto sapere» (Ostaseski, 2005, p. 4). Sovente la figura del medico appare nell’immaginario collettivo come entità quasi astratta, una divinità, straordinaria, colui che possiede in sé tecniche e strumenti appresi teoricamente e intellettualmente in grado di sovvertire quel ciclo di archetipi sopra citati (Vita/Morte), in grado di guarire l’altro con solo questo corredo, possessore di Verità ineluttabili e immune alla sofferenza, infallibile. Tale visione è una delle due polarità vissute, in taluni casi, anche dal terapeuta stesso il quale, catturato da un senso di onnipotenza, appare come un guaritore imperturbabile, spinto da un potere sovrannaturale che lo proietta verso un indiscriminato superamento di ogni limite. In realtà un terapeuta, per essere tale, è una persona che ha impattato la sofferenza e con essa si è cimentato e confrontato, l’ha integrata, e da questa ferita ha trovato la via per entrare in contatto “con” e ascoltare le ferite altrui (Moselli, 2008). Il terapeuta lavora anche con la propria vulnerabilità, e in ogni situazione di cura inevitabilmente operano transfert e controtransfert, il magma emotivo si muove in ambo le parti della relazione, e non bastano meccanismi quali rimozione o razionalizzazione o le basi teoriche per curare le ferite altrui. La terapia non è più concepita come una sola tecnica, ma come un incontro dialettico e trasformativo. Ars requirit totum hominem (trad it.: La tecnica richiede una persona intera) stabilisce non solo il coinvolgimento personale del terapeuta, ma altresì l’importanza del percorso individuale di ogni terapeuta: «Il terapeuta è in analisi tanto quanto il paziente, essendo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook

Articles inside

di Naike Michelon

16min
pages 111-116

di Andrea Pagnacco

4min
pages 125-128

di Diego Frigoli e Alessandra Bracci

30min
pages 129-140

di Sara Carretta

22min
pages 117-124

di Simona Gazzotti, Costanza Ratti, Giorgio Cavallari

14min
pages 105-110

di Sara Carretta

24min
pages 96-104

di Carlo Melottie Patrizia Quadrio

17min
pages 90-95

di Greta Capelli

10min
pages 86-89

di Silvia Malavisti

23min
pages 78-85

di Giada Scifo

12min
pages 74-77

di Alda Marini

24min
pages 35-43

di Maria Andolina e Naike Michelon

17min
pages 60-65

di Raffaella Restelli

25min
pages 25-34

di Silvia Borgonovo

21min
pages 51-59

di Eleonora Bombaci e Mara Breno

23min
pages 9-17

di Paola Fereoli

20min
pages 66-73

di Francesca Licata

18min
pages 44-50

di Sonia Colombo

21min
pages 18-24
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.