APG23_Brochure_2012

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La Comunità Papa Giovanni XXIII

Responsabile generale e legale rappresentante Giovanni Paolo Ramonda responsabilegenerale@apg23.org

La Comunità Papa Giovanni XXIII Un’unica famiglia nel mondo

€ 10,00


IN COPERTINA - Casa famiglia Nulla è impossibile a Dio - Bevagna, Perugia IN QUESTA PAGINA - Momento di preghiera, GMG 2011 - Madrid, Spagna


Dico sempre che la Comunità Papa Giovanni XXIII è come il calabrone: un insetto così tozzo e con le ali così piccole che per gli scienziati non avrebbe mai potuto volare. Eppure vola. Così la Comunità con i suoi limiti, con la sua povertà, non dovrebbe neppure esistere. Tuttavia esiste, grazie alla vocazione e alla fiducia in Dio che opera. Don Oreste Benzi

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1] Riprese spot TV sulla casa famiglia - Rimini. 2] Stefano, volontario - baraccopoli di Soweto, Nairobi, Kenya. 3] Congrosso, festa di fine estate - giardini Margherita, Bologna. 4] Nadia e Raffaello, famiglia aperta all’accoglienza - Arezzo.

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In terza di copertina di questa pubblicazione c’è un dvd: un documento video in cui voci, volti e storie raccontano l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII nel mondo. Una realtà dalle tante sfaccettature, ma con un’intima unità. Una voce fuori campo ci guida, portandoci in periferie emarginate e sfruttate, in posti dai nomi strani, luoghi fisicamente vicini a noi, eppure lontanissimi perché non ne sospettiamo l’esistenza. Invisibili in quanto alieni alla nostra quotidianità. La telecamera entra in case e in famiglie. Così ascoltiamo l’altro, la persona che ha avuto la possibilità di riscattare la propria dignità, negata da una storia maledetta. Sono questi piccoli i protagonisti, il punto di vista che abbiamo scelto per raccontare la Comunità. È la loro testimonianza che dà vita e concretezza alle immagini. www.apg23.org


Prefazione

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Annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, predicare la grazia del Signore. Le parole del Vangelo di Luca ben rappresentano il nostro sogno, la profezia sempre presente nel nostro agire quotidiano, quella di un mondo dove gli ultimi abbiano dignità, di un popolo che sappia stare al passo dei più deboli. In tutti i fratelli sofferenti ed oppressi i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII vedono il volto di Gesù, si relazionano con Gesù. Siamo una grande famiglia in cui chi viene accolto e amato si sente protagonista: nelle case famiglia presenti in tutto il mondo, nelle comunità terapeutiche, nelle cooperative sociali, nelle case d’accoglienza per i senzatetto, nelle case di preghiera e fraternità. Qui giovani, uomini e donne sposati, consacrati laici, sacerdoti, scelgono di condividere la vita con i più poveri. Per non lasciare più soffrire nessuno in solitudine e sentire che il Signore ci chiama tutti a percorrere lo stesso cammino di giustizia e santificazione, per mettere la spalla sotto la croce del fratello e portarla insieme cercando di rimuovere le cause dell’ingiustizia. Giovanni Paolo Ramonda Responsabile generale Comunità Papa Giovanni XXIII

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Capitolo 1

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La ComunitĂ Paapa Giovanni XXIIII 4

1] Ingride - progetto Casa della gioventĂš - Itaobim, Minas Gerais, Brasile. 2] Paloma - La Paz, Bolivia. 3] Primo Lazzari, vice responsabile generale Com. Papa Giovanni XXIII.


Cos’è la Comunità, come opera e dove: una fotografia dinamica di un ente complesso, un racconto di mezzo secolo dalla parte degli ultimi.

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Gli ultimi, i piccoli devono essere accolti dalla società che deve riappropriarsi di tutti coloro che sono separati dal reale. Deve finire l’epoca in cui si ritiene che l’allontanamento dal tessuto sociale sia il massimo del bene possibile. Dobbiamo modificare la nostra vita in funzione della loro presenza, mentre prima ci si difendeva eliminandoli e rinchiudendoli “in prigioni” - particolari se vuoi - ma sempre prigioni. Una volta accolti, modificano la nostra vita. I giovani che scelgono liberamente ciò che questi fratelli sofferenti sono costretti a portare per forza sono la frontiera avanzata nella liberazione degli oppressi. Don Oreste Benzi

www.apg23.org

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Dove siamo I Paesi in cui la Comunità è presente sono: Albania, Argentina, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Burundi, Cile, Cina, Colombia, Croazia, Georgia, Haiti, Florida (Usa), Francia, India, Israele, Italia, Kenya, Olanda, Territori Autonomia Palestinese, Portogallo, Romania, Russia, San Marino, Spagna, Sri Lanka, Svizzera, Tanzania, Ucraina, Venezuela, Zambia.

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La Comunità è diffusa in 32 paesi nei cinque continenti

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Le persone in periodo di verifica vocazionale

2192 I membri della Comunità

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rg 1] Roberto e Hannan - Chalna, Bangladesh.


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Oltre

Le strutture di accoglienza nel mondo

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Perché la Comunità sceglie di continuare ad d ap aprire nuove realtà? Chi parte per la missione va ad arricchirsi nello spirito ello sp pirrito e nell’anima, va a scoprire le meraviglie che ci son sono no neglii altri. I missionari sono un dono per tutta laa Comunità. C muni Co nità. Eppure, a volte, qualcuno chiede: “Perché aprire riree nuove nuo u ve missioni quando in Italia c’è bisogno?”. Io rispondo: spon o do do: è il i nostro metodo educativo. Si basa sulla precarietà, che non vuol dire improvvisazione. Il progetto è del Signore. Aprire nuove realtà suscita nuove vocazioni: è nella dinamica dello Spirito Santo, nella logica di Dio. Andate a due a due, diceva il Signore, e io vi moltiplicherò. È il metodo del rispondere all’iniziativa di Dio, all’iniziativa dello Spirito Santo. Un metodo che ci ha trasmesso don Oreste, e che è ancora validissimo. Noi siamo una comunità missionaria ovunque, a partire dall’Italia dov’è nata la Comunità fino ai più lontani confini del pianeta. Siamo contemplativi di Dio nel mondo. Giovanni Paolo Ramonda

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2] Centro nutrizionale Kiwele Centre - Iringa, Tanzania. 3] Paolo Ramonda in visita in Tanzania - Dar es Salaam, Tanzania. 4] Progetto Casa della gioventù - Itaobim, Minas Gerais, Brasile.

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Seguire Gesù povero e servo, una gioia senza fine Il carisma della Comunità Papa Giovanni XXIII

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1] Bambini di strada - Dhaka, Bangladesh. 2] Heorhi, Capanna di Betlemme - Rimini. 3] Volontari, Capanna di Betlemme - Farigliano, Cuneo. 4] Raul, casa famiglia San Francesco - Novafeltria, Rimini. 5] Virginia, volontaria - baraccopoli di Soweto, Nairobi, Kenya.

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L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII è un’associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio. Dal 1971, anno di fondazione, l’impegno in ambiti di emarginazione e di povertà è ininterrotto. I membri della Comunità legano la propria vita a quella dei poveri e degli oppressi e vivono con loro, 24 ore su 24. La vocazione della Comunità consiste nel “lasciarsi conformare a Cristo povero e servo che espia il peccato del mondo”. Non è passività né accettazione remissiva, ma è lo stare con Cristo perché solo in questa relazione possiamo sentire le urgenze degli ultimi, il loro grido che sale al Padre. Una strada affascinante e scomoda, quella della condivisione diretta con gli emarginati, i rifiutati, i disprezzati. Una strada che ci obbliga a non chiudere gli occhi sulle ingiustizie, e per farlo dobbiamo viverle in prima persona, senza ipocrisie e compromessi, e dobbiamo darne testimonianza. una volta intrapresa afUna strada che un fascina, cattura, in particolare tanti i falsi miti giovani, che abbandonano abba

che troppo spesso portano all’infelicità. Portare la croce insieme vuol dire liberarci di questa, delle cause che creano le enormi iniquità. La vocazione della Comunità può essere vissuta in tutti gli stati di vita (sposati, singoli, vedovi, sacerdoti, consacrati) e in tutti gli ambiti. La famiglia naturale è la modalità più diffusa da chi sceglie il carisma della Comunità Papa Giovanni XXIII, ma fanno parte della Comunità anche una trentina di sacerdoti diocesani e più di 50 consacrati con voto di povertà, castità e obbedienza. La vocazione si vive nella famiglia, ma anche nella professione, nella scuola, nell’impegno sociale e nell’attività politica.

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I CINQUE PILASTRI Chi sceglie di far parte della Comunità Papa Giovanni XXIII si impegna a vivere secondo cinque punti specifici: • Condividere la vita degli ultimi, mettendo la vita con la loro • Condurre una vita da poveri sull’esempio di Gesù • Fare spazio nella propria vita alla preghiera e alla contemplazione per vivere pienamente l’unione con il Signore • Riconoscere in obbedienza il servizio di conferma e guida esercitato dal Responsabile generale • Vivere la fraternità: la prova che si ama Dio è l’amore ai fratelli (1Gv 4,20) e il segno che si amano gli ultimi è dato dall’amore esistente fra i membri della Comunità

Dalla Carta di Fondazione della Comunità

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Il parroco dalla tonaca lisa Don Oreste Benzi, il fondatore

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1] Marcia per la liberazione delle ragazze schiavizzate - Senigallia, Ancona. 2] Incontro con la stampa - giugno 2007, Padova. 3] Benedizione - 2006, Lourdes, Francia. 4] Don Oreste parla ai giovani in discoteca - luglio 2002, Ravenna. 5] Udienza dal Santo Padre in Vaticano - novembre 2004, Roma. 6] Incontro comunitario - maggio 2005, Rimini. 7] Santa Messa sulla spiaggia con i ragazzi dei campeggi e i bagnanti - 1979, Miramare, Rimini.

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Negli ultimi anni lo si incontrava di notte, sulle strade italiane della prostituzione. La lunga tonaca scura e il rosario in mano. “Do you love Jesus?”, chiedeva alle ragazze, con il sorriso aperto e una gioia contaminante. In molte scoppiavano in lacrime “Yes, I love him...”. Riusciva a farle sentire donne, dignitose e pulite. Don Oreste era in grado di rimestare nella degradazione umana senza mai sporcarsi. Ha cambiato il destino di molte persone. Un giorno una ragazza gli disse: “Sono una schiava”. Lui le credette. Così iniziò la sua lotta contro il traffico di esseri umani. Di fronte all’orrore della guerra, chiese a tanti giovani di condividere la vita con le popolazioni oppresse dalla violenza, “perché Gesù ha fatto questo, è venuto tra noi, ultimo tra gli ultimi”. Si potrebbero raccontare innumerevoli aneddoti. Tratta di esseri umani, pace, vita nascente, tossicodipendenze, disabilità, infanzia maltrattata, handicap, discriminazione sociale, ovunque vedesse la negazione della dignità e dei diritti umani il “don” era lì, a condividere con le vittime. Con la semplicità di un bambino, realizzava cose ritenute C irrealizzabili. Per questo gli davano del pazzo. ir Aveva “la ruvidezza del profeta, la tenerezza del padre, Ave l’autorevolezza del pastore”. l’aut

Tutti quelli che l’hanno conosciuto ricordano bene il suo saper guardare al cuore delle persone, ai doni e all’unicità di ognuno. La storia della Comunità Papa Giovanni XXIII è inevitabilmente intrecciata alla sua storia personale: Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente, paesino dell’entroterra collinare riminese, da una famiglia povera, settimo di nove figli. Diventa sacerdote nel 1949, e da subito si occupa dell’educazione degli adolescenti e dei giovani. Mosso dal suo spirito innovatore, lancia una proposta rivoluzionaria per quel tempo: portare in vacanza anche i ragazzi disabili, allora “chiusi” nelle famiglie e negli istituti. Nel 1958 parte per gli Stati Uniti per raccogliere i soldi necessari alla costruzione di una casa per vacanze sulle Dolomiti, convinto che la bellezza del paesaggio possa favorire nei giovani “un incontro simpatico con Gesù”. Da questo primo incontro con persone sole ed emarginate, e con la disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, don Oreste fonda, nel 1971, l’Associazione per la formazione religiosa degli adolescenti “Papa Giovanni XXIII”, quella che è oggi la Comunità Papa Giovanni XXIII, di cui è stato responsabile generale fino al 2 novembre 2007, giorno in cui è tornato al Padre.


2 nove novembre 2007 Don Oreste Benzi è salito al cielo da poche ore. I presenti in preghiera nel leggere il commento al vangelo di quel giorno - scritto mesi prima dallo stesso don Oreste sul librettino “Pane Quotidiano” rimangono senza parole: “Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.”

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Là dove siamo noi, anche loro Breve storia della Comunità Papa Giovanni XXIII

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1] Sede della Comunità Papa Giovanni XXIII - 1980, via Flaminia, Rimini. 2] Don Oreste accompagna una ex prostituta dal Papa - maggio 2000, piazza San Pietro, Roma. 3] Primo deserto per bambini - 1984, Villa Verucchio, Rimini. 4] Campeggio di condivisione con i ragazzi degli istituti - 1970, Alba di Canazei, Trento. 5] Manifestazione per la rivendicazione del lavoro per i disabili - 1 maggio 1979, Rimini.

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Era il 1968. Don Oreste coinvolse un gruppo di giovani studenti nel primo soggiorno di vacanze con ragazzi disabili sulle Dolomiti. Gli stessi giovani a cui aveva proposto un “incontro simpatico con Cristo” negli anni precedenti. Da questa esperienza la Comunità muove i primi passi, costituendosi giuridicamente in associazione ecclesiale diocesana nel 1971 (con il nome di “Associazione per la formazione religiosa degli adolescenti Papa Giovanni XXIII”), riconosciuta poi dallo Stato nel 1972. Nel 1973 apre la prima casa famiglia, dove i membri della Comunità condividono direttamente la vita con gli esclusi e gli emarginati. Per il suo stile di incarnare il vangelo in mezzo ai poveri, la Comunità attira molti giovani, anche attraverso la possibilità di svolgere il servizio civile in alternativa a quello militare. Dalla metà degli anni settanta inizia un vorticoso cammino di crescita, rispetto alle adesioni, ma soprattutto nelle risposte ai bisogni delle persone in difficoltà: dai piccoli che necessitano di una famiglia ai disabili rinchiusi negli istituti, dai carcerati e dai malati psichici ai tossicodipendenti, dalle prime ondate di immigrati alle ragazze schiavizzate dalla prostituzione, dai senza fissa dimora agli zingari, dagli

anziani agli embrioni, dalle donne incinte che vorrebbero abortire alle vittime di abusi e violenze. Dove un povero grida e la Comunità ascolta, si attiva una risposta di condivisione e di lotta per la rimozione delle cause. L’impegno sul piano politico-sociale e di lotta per la giustizia con un’azione nonviolenta va sempre di pari passo con la risposta concreta. Tutto questo agire è sempre motivato dalla fede. Siamo consapevoli che “Per stare in piedi bisogna saper stare in ginocchio”, come ci ripeteva sempre don Oreste. Il riconoscimento pontificio - prima nel 1998 ad experimentum e poi definitivo nel 2004 - sancisce la diffusione mondiale della Comunità, il suo essere radicata nella Chiesa, con questo carisma così rivoluzionario e scomodo: lo stare sempre, autenticamente, dalla parte dei poveri e degli ultimi.

Italia Estero 1511 membri 278 persone in periodi di verifica vocazionale

219 membri 94 persone in periodi di verifica vocazionale


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Il Riconoscimento Pontificio Una Comunità “dedicata a Maria” Data storica per la Comunità è il 25 marzo 2004, solennità dell’Annunciazione, giorno in cui il Pontificio Consiglio per i Laici decreta definitivamente che la Comunità Papa Giovanni XXIII è Associazione Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio. Per don Oreste è un traguardo importantissimo, a lungo desiderato. “Perché il riconoscimento è un dono inestimabile? - scrive in un editoriale del 2004 - Perché la linea seguita in tutti questi anni, di agire sempre in comunione e in strettissima unione con i vescovi delle diocesi in cui siamo presenti, è stata benedetta dal Signore, e così pure la linea seguita di esistere, pensare e cooperare in strettissima unione con il Santo Padre, pastore universale della Chiesa, con il Pontificio Consiglio dei Laici e con gli altri dicasteri della Chiesa”.


Il responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda 4

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1] Manifestazione per i diritti degli immigrati - Montecitorio, Roma. 2] Paolo Ramonda con la moglie Tiziana, casa famiglia Sant’Albano - Sant’Albano Stura, Cuneo. 3] Dialogo in metropolitana con i giovani presenti alla GMG 2011 - Madrid, Spagna. 4] Momento di preghiera in cappellina insieme a tutta la famiglia, casa famiglia Sant’Albano - Sant’Albano Stura, Cuneo. 5] Intervento al convegno “Sulla dignità non si tratta” - Camera dei Deputati, Roma. 6] Paolo Ramonda parla ai giovani presenti al Congrosso, festa di fine estate - Rimini.

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Giovanni Paolo Ramonda è responsabile generale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII dal 13 gennaio 2008. È lui che ha raccolto l’eredità di don Benzi. Ramonda nasce a Fossano, in provincia di Cuneo, nel 1960. Il papà è operaio, la mamma casalinga. Paolo è il settimo figlio, e racconta che sono stati i genitori a trasmettergli l’amore per la famiglia e per il Signore. “A loro devo tutto. Mi hanno trasmesso la bontà della scelta di essere famiglia, il guadagnarsi il pane onestamente, con sacrificio ma anche con ottimismo, la fiducia in Dio e nella sua provvidenza, il leggere gli avvenimenti alla luce della fede”. Arriva in Comunità come obiettore di coscienza a soli 18 anni, perché «servire la patria attraverso il servizio civile mi sembrava molto più in linea con il vangelo. In quel periodo ho approfondito anche il pensiero di Gandhi, Martin Luther King, Giorgio la Pira, Lanza del Vasto. Ma il vero nonviolento - ho

scoperto - è Gesù Cristo. Incontrai un sacerdote, don Mino, che mi ha parlato di questa Comunità. Per conoscerla, durante le vacanze di Natale, ho trascorso una settimana a Rimini dove ho potuto incontrare don Oreste, che mi ha subito proposto di andare nella casa famiglia di Coriano». A 20 anni aveva già scelto la sua dimensione: papà di casa famiglia. Contemporaneamente continua gli studi, si laurea in pedagogia e consegue un magistero in scienze religiose. Da 28 anni è felicemente sposato con Tiziana e vive con 12 figli, naturali e accolti, nella casa famiglia di Sant’Albano in Stura. La Comunità guidata da Paolo Ramonda “è viva, impegnata, responsabile. C’è la voglia di essere aperti alle nuove chiamate, ai nuovi progetti. È un tempo di grazia, in cui lo Spirito ci ha visitati, anche perché don Oreste è in cielo e continua ad agire”. responsabilegenerale@apg23.org


Il Signore è il mio nutrimento Sento il bisogno di avere nella mia giornata momenti di intimità con il Signore. Colui che ami non puoi trattarlo come uno qualunque. È come tra lo sposo e la sposa, non ci può essere superficialità, è un rapporto esclusivo, intimo, profondo. La mia giornata inizia con un momento di silenzio e di meditazione della Parola. Poi, durante il giorno, cerco di avere altri momenti di preghiera, la lettura dei salmi con i fratelli che incontro, il rosario e, se possibile, la messa che è per me il vertice del nutrimento interiore. Il segreto, come ci ha insegnato don Oreste, è scegliere di pregare. La giornata è di 24 ore per tutti, e tutti hanno molte cose da fare: allora devi dare delle priorità, fare una scelta. Giovanni Paolo Ramonda

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Come vive la Comunità Organizzazione e gestione del denaro

1] La Comuni Comunità unità t a tavola, a, T Tre giorni generale - Rimini.

L C La Comunità om mun u ità è guidata g dal responsabile generale, eletto ogni sei anni. Le decisioni ecisioni che ch riguardano il cammino comunitario vengono prese dal responsabile generale con il consiglio dei responsabili, composto dai responsabili di zona, ovvero i referenti che guidano i membri presenti in tutto il mondo. Il territorio geografico in cui la Comunità è presente è articolato in aree chiamate “zone”. Le zone sono suddivise in nuclei, piccoli gruppi in cui i membri si riuniscono per approfondire il cammino interiore personale, per un confronto e un sostegno reciproco. Una volta l’anno la Comunità si riunisce, a Rimini, per la “tre giorni generale”: incontro di fraternità, confronto, condivisione. Partecipano rappresentanti da ogni parte del mondo, dove la Comunità è presente.

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I membri - ispirandosi alla comunione dei primi cristiani - possono scegliere tra 4 modalità di amministrazione del denaro e dei beni di cui vengono in possesso: la gestione personale, l’amministrazione comune, la cassa comune e la povertà estrema. Ognuna di queste si svolge con caratteristiche peculiari, ma tutte hanno in comune l’idea di “condurre una vita da poveri” - come stabilito nello statuto e nella carta di fondazione - e l’obbligo di render conto agli altri membri della propria gestione. La denuncia delle ingiustizie, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la pressione politica vengono portate avanti attraverso i “servizi”, equipe specializzate nei diversi ambiti operativi, che pianificano e organizzano le attività di condivisione e le azioni di rimozione delle cause dell’ingiustizia. Il “cuore gestionale” della Comunità, fin dalla sua fondazione, è a Rimini. Qui si trovano gli uffici amministrativi, la segreteria generale e le sedi principali della maggior parte dei servizi generali. A Rimini c’è anche un ufficio di progettazione per l’accesso ai bandi di finanziamento nazionali ed internazionali (Unione Europea, Nazioni Unite). Segreteria Generale info@apg23.org Amministrazione ufficiamministrativi@apg23.org www.apg23.org


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Come ci manteniamo Gli introiti dell’associazione arrivano (nell’ordine) dalle rette degli accolti, dalla provvidenza, dal lavoro degli associati. La Comunità percepisce le rette per quasi la metà delle persone accolte nelle strutture. Don Oreste diceva sempre che nell’aprire le porte ai bisognosi non possiamo assolutamente farci determinare da ragioni economiche. Non abbiamo progettato nessuno dei nostri settori di condivisione coi poveri, ma sempre ci siamo lasciati condurre dallo Spirito. Non abbiamo mai calcolato quanta gente fosse necessaria per aprire una nuova struttura, bastava che uno solo si rendesse disponibile. Poi la vita è sempre esplosa. Così è avvenuto per le case famiglia o per le missioni. Non abbiamo mai ridotto la Comunità all’organizzazione o all’istituzione. Riteniamo che se diventassimo istituzione, il carisma morirebbe. Il carisma deve essere libero e le sue forme di espressione possono sempre variare nelle mutevoli condizioni storiche. Don Oreste Benzi


Capitolo 2

Con gli occhi dei poveri La condivisione diretta

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1] Asilo Georgje Volaj - villaggio di Nenshat, Albania. 2] Peter, Capanna di Betlemme - Rimini. 3] Eriselda Keli - Scutari, Albania.

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Condivisione diretta è unire la propria vita a quella degli ultimi. Si condivide nelle case famiglia, nelle pronta accoglienza, nelle comunità terapeutiche, nelle cooperative sociali, anche in terre lontane.

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Non è possibile stare a lungo con il povero se il tuo cuore non è pulito, puro. Il povero è colui che toglie via l’opacità ai tuoi occhi e nel medesimo tempo ti fa cadere le cateratte. Negli occhi del povero vedi il riflesso di Dio, Dio che ti disarma. Tu che ti credi potente, tu che ti credi grande, tu che ti credi qualcuno, tu che cerchi di attirare l’attenzione degli altri e fai le mosse per farti notare: tutte queste cose ti crollano via e il Signore ti assorbe in una luce diversa. La sostanza di tutta la nostra vocazione sta nello svuotamento di sé per riempirsi di Dio nel momento in cui ci si riempie del fratello. Don Oreste Benzi

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Dare una famiglia a chi non ce l’ha La casa famiglia

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1] Casa famiglia Holy family home for children - Ndola, Zambia. 2] Gianna, mamma della casa famiglia Sant’Antonio - Rimini. 3] Casa famiglia Nossa Senhora rainha da paz - Araçuai, Minas Gerais, Brasile. 4] Emanuele e Battista, casa famiglia S. Bernardette - Zellina di San Giorgio di Nogaro, Udine. 5] Laura, mamma della casa famiglia Fuori le mura - Assisi, Perugia.

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Una delle espressioni più profonde della vita comunitaria è la casa famiglia, comunità familiare con valenza educativa e terapeutica che richiama in tutto la famiglia naturale. Fondamento della casa famiglia sono due figure genitoriali di riferimento: una mamma e un papà che scelgono di condividere la propria esistenza con persone provenienti da differenti situazioni di disagio, formando una vera famiglia. Le persone accolte non si sentono più assistite ma amate, attese, scelte e stimate. Nella casa famiglia ci sono fratelli e sorelle, zii e nonni, piccoli e grandi, normodotati e diversamente abili, persone con problematiche e vissuti psicologici diversi. La casa famiglia accoglie tutti senza distinzione di età o situazioni di provenienza (in gergo tecnico viene definita “multiutenza”). Don Oreste le chiamava “le vere case famiglia”. Il termine infatti è usato in diversi ambiti e comprende realtà di accoglienza molto distanti fra loro, nascondendo a volte dei mini-istituti, che don Oreste considerava peggiori di quelli enormi del passato. La casa famiglia della Comunità è anch’essa una struttura di accoglienza riconosciuta dalla legge ma con un elemento che la rende davvero peculiare e innovativa: è impostata sul modello della famiglia. info@apg23.org ACCOGLIENZA ADULTI Sono numerosi i poveri che ogni giorno si rivolgono alla Co-

munità. Cercano ascolto, attenzione, risposte alla solitudine e soluzioni pratiche. Il servizio raccoglie tutte le richieste di aiuto e le indirizza verso le realtà comunitarie che si occupano del bisogno specifico riscontrato. accoglienzaadulti@apg23.org ANZIANI Quando non sia possibile per gli anziani la domiciliarità, ovvero la possibilità di trascorrere la vecchiaia a casa propria con la famiglia, la Comunità propone l’affidamento familiare: l’inserimento in una famiglia dove il “nonno” possa recuperare appieno il suo ruolo di custode della memoria collettiva e fonte di saggezza per le giovani generazioni. servizio.anziani@apg23.org HANDICAP “Le membra più deboli sono le più necessarie”: la persona con handicap non è un oggetto di assistenza ma una ricchezza che crea vita. Il servizio promuove e tutela i diritti delle persone diversamente abili; approfondisce i temi della spiritualità, della catechesi e della missione della persona con handicap nella Chiesa e nel mondo. Porta avanti iniziative di formazione e sensibilizzazione verso le istituzioni pubbliche locali e nazionali. Uno degli obiettivi fondamentali è il supporto alle famiglie dei soggetti diversamente abili per sottrarle all’isolamento sociale. handicap@apg23.org


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Mamma privilegiata

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Case famiglia nel mondo

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in Italia e

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i minori accolti di cui in situazione di grave disabilità

1730 gli adulti accolti, di cui

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disabili

“La prenda, la prenda pure. Ma si ricordi che al primo raffreddore morirà”. Stefi non piange, non piange più. Perché dovrebbe farlo se nessuno consola le sue lacrime? I bimbi abbandonati non piangono più. Il dottore mi stringe la mano ed io me ne vado tenendo in braccio la tenerezza. 18 mesi, 4 chili appena, lasciata all’ospedale come un brutto ricordo di cui sbarazzarsi. È focomelica Stefi, non parla, non cammina, non ha anticorpi. Ma è il dono prezioso per i miei 20 anni. Finiti gli studi, il cuore si inquieta: per chi e che cosa spendere la vita? E non trovo risposta, un lavoro? Una casa? Un marito? Tutto allettante, ma non sufficiente. Una sera d’estate un anziano prete viene a parlare nella mia città: vado ad ascoltare. Mentre parla di piccoli, dei poveri, degli ultimi amati da nessuno, di case famiglia che sta aprendo, sento che il mio cuore trova risposta alle tante domande. Sarò mamma di quanti nessuno vuole. Sono passati 30 anni da quel giorno; l’età avanza. Ma il cuore è felice come quella sera. Il giorno del mio matrimonio quel prete ci ha fatto il dono più grande: Alessandra. Portata all’altare e poi consegnata alle nostre braccia. Non ha cervello la piccola Alessandra, non può sentire né gioia né dolore, non piangere né ridere. Ma quando, ogni mattina, mio marito apre la finestra e le dice “Buon giorno, piccolina!”, Alessandra ci regala un sorriso radioso. E quando il piccolo Michele, diventatole fratello nell’amore, lancia la palla sulla sua carrozzina, Alessandra scoppia in una fragorosa risata. È cieca Alessandra. La notte che il Paradiso si è aperto per venirla a cercare, ha fatto lei il dono più grande. I medici chiedono: - volete donare i suoi occhi? - . Ma come? Alessandra non vede! Alessandra non ha cervello, ma i suoi occhi sono sani. E quella notte ha regalato tutto di sé, anche ciò che non aveva: la vista. Oggi i suoi occhi fanno vedere la luce ad altri due bimbi. Tanti piccoli sono passati tra le nostre braccia, alcuni sono ancora con noi, altri sono già a danzare davanti al trono di Dio. A volte è dura, la fatica si sente, ma il poter essere mamma in una casa famiglia è un privilegio che il buon Dio mi ha fatto, perché la mia vita avesse uno scopo: amarlo e servirlo nei Suoi piccoli. Rita Gallegati, mamma di casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII

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Le case di fraternità e le case di preghiera Per stare in piedi bisogna saper stare in ginocchio

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1] Momento di preghiera, casa di preghiera e accoglienza - Serravalle, Repubblica di San Marino. 2] Campeggio di fraternità, Albergo Madonna delle vette - Alba di Canazei, Trento. 3] Casa di fraternità Getta le reti - Bettona, Perugia. 4] Elisabetta Pradarelli (1964 - 2001). 5] Casa di preghiera e accoglienza - Serravalle, Repubblica di San Marino.

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Nella casa di fraternità alcuni membri di Comunità scelgono di vivere insieme per “fare esperienza dell’amore a Dio rivolto ai fratelli”. Ognuno ha il proprio lavoro e i propri impegni fuori casa, e ci si ritrova nei momenti comuni – pranzo, cena, festee – nel vivere la relazione con gli altri. È la “palestra” in cui si sperimenta lo svuotamento nto di sé per riempirsi di Dio nell’incontro con l’altro. Si amano i poveri solo se si è capaci di amare i fratelli elli che Dio ti ha messo accanto. Nella casa di preghiera il centro della vita quotidiana na è la preghiera. Sia ai residenti che agli ospiti sono garantiti mo-menti di preghiera e contemplazione scanditi in modo preciso. Ben sapendo che la Comunità si regge sulle ginococchia, in queste case si prega per tutti i fratelli, chieiedendo al Signore le grazie necessarie alla Comunitàà e al mondo intero. Fare spazio alla preghiera e alla contemplazionee è uno dei 5 punti dello “schema di vita” della Comuninità. Nella contemplazione di Dio nel mondo i membri bri

di Comunità trovano la forza e gli stimoli per essere contemporanei alla storia e capaci di leggere insieme i segni dei tempi. Come tutte le realtà della Comunità anche le case di fraternità e quelle dii preghiera sono aperte all’accoglienza. all’acco c glienza. info@apg23.org

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Case di accoglienza, fraternità e preghiera in Italia

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Case di accoglienza, fraternità e preghiera all’estero


I Care La casa di fraternità è una realtà semplice ma anche un po’ difficile. In questa casa non ci siamo scelti, ma abbiamo tutti intravisto la bellezza e le ricchezze del vivere assieme come ben esprime il Salmo: “Com’è bello e gioioso stare insieme come fratelli!” (Sal 132). Noi non ci siamo scelti all’inizio, però poi è importante sceglierci tra noi. La condizione per vivere in pienezza questa realtà è il desiderio di vivere la Fraternità, desiderio che col tempo, si dovrebbe concretizzare in una scelta: quella di vivere come fratelli.(...) Una fraternità può nascere e può vivere solo fondandosi sul perdono e sulla festa. Sappiamo perdonare il fratello se abbiamo sperimentato noi per primi la gioia del perdono. E poi la festa. La festa dell’incontro, dello stare insieme, del comunicarci la vita, le esperienze; di vivere fino in fondo la condivisione (che è mettere l’altro al pari di sé stessi) per giocarci del tutto, per abbattere le maschere.(...) In questa vita non esiste niente e nessuno di cui io possa dire liberamente: “me ne frego”. Al contempo, come ha ben espresso don Lorenzo Milani, dico: “I care”. Cioè “Tutto mi riguarda, tutto mi sta a cuore”. Nulla è escluso dalla mia corresponsabilità. Alla fine della vita saremo giudicati sulla Fraternità.

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Elisabetta Pradarelli

Elisabetta Pradarelli muore nel settembre 2001 a 37 anni dopo una lunga malattia. La sua è stata una vita intensa. Fin da piccola evidenziò una grande generosità e attenzione verso gli altri. Dopo la laurea a pieni voti in psicologia e una profonda ricerca vocazionale scelse di vivere nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Nei suoi scritti, squarci di una vita interiore illuminata, troviamo la bellezza e l’energia di un’anima innamorata del Dio della vita, presente anche nella sofferenza più grande.

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La Capanna di Betlemme La pietra scartata dal costruttore è divenuta testata d’angolo

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1] Incontro con i senza tetto - Tirana, Albania. 2] Giorgio, Capanna di Betlemme - Rimini. 3] Centro di lavoro della Capanna di Betlemme, cooperativa La Fraternità - Rimini. 4] Nuove accoglienze, Capanna di Betlemme - Milano. 5] Accolti e volontari cenano insieme, Capanna di Betlemme - Rimini.

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“Ci sono poveri che non vengono a noi, dobbiamo andarli a cercare”. Seguendo questo richiamo di don Oreste la Comunità ha iniziato ad incontrare persone sole ed emarginate nelle stazioni, sotto i ponti, sulle panchine nei parchi, nelle case abbandonate e ovunque si rifugiassero alla ricerca di un posto sicuro per la notte. Nel 1987 viene aperta a Rimini la prima “Capanna di Betlemme”, una realtà di pronta accoglienza dove i senza fissa dimora non trovano solo un tetto sulla testa e un letto dove dormire, ma soprattutto il calore della famiglia, attraverso momenti importanti di condivisione come la cena, o le chiacchiere insieme, che giorno dopo giorno permettono di instaurare relazioni importanti. Nel corso degli anni siamo sempre più consapevoli che per queste persone l’assistenza materiale è solo il primo, piccolo passo. Hanno soprattutto bisogno di uscire dall’invisibilità in cui il mondo li ha relegati, recuperando dignità e un ruolo sociale. Chi arriva alla Capanna ha la possibilità di riscattarsi dalla propria condizione di disagio attraverso la costruzione di progetti individualizzati di reinserimento sociale. La Comunità è costantemente attiva per cercare di rispondere alle numerose richieste di sostegno e accoglienza che ogni giorno riceve, dalle istituzioni pubbliche o direttamente da chi si trova in particolari situazioni di disagio o

difficoltà. In tutto il mondo sono state apertee divers diverse case rsse ca assee di pronta accoglienza adulti e di pronto soccorso sociale. rso soci ciallee.. ci capannadibetlemme@apg23.org IL SERVIZIO CONDIVISIONE DI ST STRADA TRA AD DA A Quella degli homeless è la realtà degli invisibili. siib bil bil i i. i Molti soffrono di problemi psichici, è diff uso ffu ff u so o l’alcolil’alcol ollii smo. Ci sono anziani che non riescono a vivere con on n la pensione minima, adulti che dopo unaa separazione coniugale perdono ogni punto di riferimento, rimento, e sempre più spesso - giovani senza lavoro e senza fuf turo. L’esperienza della strada è tappa obbligata per la maggior parte degli stranieri che arrivano in Italia nella speranza di maggior benessere. Essere senza dimora vuol dire non avere cibo, ma neppure identità e diritti. Il servizio condivisione di strada coordina le attività che la Comunità porta avanti per la sensibilizzazione e la denuncia della condizione degli homeless. Progetta campagne informative, eventi pubblici e dialoga con le istituzioni per trovare soluzioni concrete per chi vive in strada. Ogni anno nel mese di ottobre, in occasione della giornata che le Nazioni Unite dedicano alla povertà estrema, il servizio organizza una grande manifestazione di piazza, “la notte dei senza dimora”.


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sono oggi le “capanne” nel mondo, 3 in Italia e in Albania, Russia e Bolivia

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L’essenziale è invisibile agli occhi “Capisci? Non mi ha voluto dare ragione quel…! ti giuro, la prossima volta che mi vengono a rompere… sarò io a rompergli tutto… Ti sembra mai possibile? mi conosci da 6 anni, dico, 6 anni che giro in questa stazione. Ho avuto un ictus, zoppico, sono un vecchiarello, e tu mi vieni a chiedere i documenti? Ma dove siamo? ...” Totò è seduto al mio fianco. Mi racconta come i poliziotti per l’ennesima volta gli abbiano chiesto documenti e tutto il resto. Non lo ascolto. Oggi non ho praticamente ascoltato nessuno. Non c’era troppa gente giù in stazione. Questa sera la strada è un muro di nebbia, non riesco a vedere più in là di 2 metri. Ho mezze dita che escono dai guanti e sentono l’umidità che ha bagnato il volante. È difficile svoltare. Dove sta la Capanna, sul colle di Covignano le nuvole si fermano. Non te ne rendi conto, sembra solo nebbia, ma non è così. L’altro giorno sono andato a San Marino a recuperare cibo donato da delle scuole. La collina dove poggia questa repubblica è proprio davanti al colle di Covignano; da quella prospettiva, nuova e insolita, capivo che tutta la nebbia che da mesi attraversavamo con il giro in stazione, in realtà erano nuvole basse. È diverso pensare che stai attraversando un banco di nebbia dal pensare che stai sfrecciando nel mezzo delle nuvole. Jusuf ha una figlia che non vede da anni e una moglie che non lo vuole più. Mentre giro il volante lo sbircio dallo specchietto retrovisore, è seduto dietro di me, guarda fuori dal finestrino: io penso che si stia chiedendo dove sarà domani... non lo so, ma nel caso fosse ancora qui, vorrei essere con lui. Marcello, 26 anni, volontario alla Capanna di Betlemme

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Da una trasgressione carica di vuoto ad una speranza ricca di senso Le comunità terapeutiche

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1] Incontro educatori, comunità terapeutica - Coronel Fabriciano, Minas Gerais, Brasile. 2] Confronto tra i ragazzi e gli operatori, comunità terapeutica - Trarivi di Montescudo, Rimini. 3] Il resoconto del giorno, comunità terapeutica Marja majka nade - Croazia. 4] Attività ricreativa - San Mauro Pascoli, Cesena. 5] Momento di svago, comunità terapeutica San Daniele - Lonigo, Vicenza.

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Il servizio tossicodipendenze inizia la sua attività nel 1980. L’attenzione e la finalità principale è dare una risposta efficace ai tanti giovani e alle famiglie che vivono il dramma della dipendenza da sostanze stupefacenti. La Comunità accoglie persone tossicodipendenti proponendo loro un cammino di recupero articolato secondo interventi educativi personalizzati. La caratteristica fondamentale è la condivisione di vita all’interno delle strutture di recupero. Nel corso degli anni abbiamo cercato di rispondere anche all’emergere di nuove problematiche come l’etilismo, le droghe moderne, la dipendenza dal gioco d’azzardo. Il programma riabilitativo mira a far prendere coscienza alle persone accolte delle proprie capacità, a valorizzare gli aspetti positivi della propria vita, in modo da conquistare una piena autonomia e realizzazione di sé. Per

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sono le comunità terapeutiche all'estero: Croazia, Russia, Brasile, Bolivia, Cile, Argentina, Australia, Senegal, Albania

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soddisfare quel bisogno di assoluto nell’incontro con Cristo salvatore dell’umanità. Il percorso di recupero è aperto all’accoglienza di soggetti con problematiche psichiatriche o di handicap mentale grave, in una sinergia di solidarietà molto efficace. È un modello terapeutico unitario, che offre però risposte il più possibile personalizzate, fino a crearne di nuove ove sia necessario. Sono nati così centri diurni, centri di prima accoglienza, centri per mamme con minori, centri per etilisti, case per adolescenti problematici. Oltre che a livello nazionale, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha esportato la propria metodologia di recupero anche in altri Paesi (Russia, Croazia, Brasile, Bolivia, Cile). segreteriatox@apg23.org

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sono le comunità terapeutiche in Italia

utenti attualmente in programma in Italia e 150 all'estero. La maggioranza sono di sesso maschile. Il percorso terapeutico ha una durata media di circa 2 anni e mezzo


Il metodo educativo Chi necessita di una comunità terapeutica nel processo di liberazione dalla dipendenza da sostanze quali droghe o alcol, viene ricostruito nella personalità da una nuova relazione che si instaura con i responsabili della Comunità. La loro testimonianza di coerenza diventa base sicura per ogni ragazzo. La vita insieme, condivisa, su obiettivi possibili rilancia la fiducia in se stessi, suscita le capacità creative di ognuno. La scoperta della dimensione religiosa personale e comunitaria dà senso al sacrificio e alla conquista per un significato pieno della propria esistenza. La “Cristoterapia”, unita al rendersi utili per gli altri – soprattutto i poveri – dà speranza a chi era una larva umana. Paolo Ramonda, da Il soffio, la barca, le vele: i movimenti e le nuove comunità nella Chiesa e 100 risposte sulla Comunità Papa Giovanni XXIII (Ed. Sempre, 2006).

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Non dare per carità ciò che è dovuto per giustizia L’attività missionaria

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1] Ragazzi di strada al lavoro in falegnameria, progetto Cicetekelo - Ndola, Zambia. 2] Progetto Casa della gioventù - Itaobim, Minas Gerais, Brasile. 3] Casa famiglia Nossa Senhora rainha da paz - Araçuai, Minas Gerais, Brasile. 4] Baraccopoli - Dhaka, Bangladesh. 5] Monitoraggio del peso, centro nutrizionale Giovanna Manenti Bisbini - Compound di Pamdozi, Ndola, Zambia.

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L’attività missionaria inizia nel 1985 in Zambia. Oggi abbraccia tutti i continenti. Attraverso la Ong “Condivisione fra i popoli” si sostengono gli interventi che nascono dall’impegno dei missionari. Quest’impegno si traduce in azioni e progetti che danno risposte diversificate ai bisogni di base: la fame, l’emarginazione, l’abbandono, le malattie, l’analfabetismo. Vengono portati avanti direttamente dai missionari insieme ai fratelli locali di Comunità, sempre in ascolto e in cooperazione con le popolazioni e le associazioni locali. Sono tanti i progetti che la Comunità ha attivato nel mondo, tutti con una peculiarità: i membri di Comunità vivono insieme agli ultimi, insieme a coloro che in “gergo progettuale” sono i beneficiari, ma che per noi sono volti e voci di fratelli più sfortunati verso i quali abbiamo un “dovere di restituzione”. Condividendo la vita insieme, ci facciamo carico anche delle loro situazioni di povertà e di violazioni di diritti e diventandone testimoni diamo voce a chi non ha voce. È nella condivisione diretta con la vita dei poveri che è contenuta la giustizia.

Spesso partono per la missione anche intere - e numerose - famiglie. Le aree prevalenti nelle quali si realizzano gli interventi sono la promozione dei diritti dell’infanzia, l’istruzione e la formazione professionale, il sostegno nutrizionale, lo sviluppo agricolo, la prevenzione e la riabilitazione da varie devianze come tossicodipendenza, alcolismo, vita di strada e prostituzione, il contrasto all’abbandono e allo sfruttamento dei minori. I membri della Comunità condividono la vita anche con le persone che subiscono la guerra e sostengono quei gruppi che lottano con strumenti nonviolenti per il riconoscimento dei diritti umani. I proventi a finanziamento delle missioni vengono da donatori italiani o da piccole attività commerciali in loco, da progetti istituzionali in partenariato con gli enti locali o l’Unione Europea, dalla Comunità in Italia. Organizzazione non governativa Condivisione fra i Popoli tel. +39 0541.50622 - fax: +39 0541.708575 e-mail: segreteria.condivisione@apg23.org servizio.missioni@apg23.org


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41.000 le persone che beneficiano dei nostri interventi

14.000

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case famiglia in zone di missione

600

Più di i bambini e i ragazzi di strada a cui diamo ogni giorno un rifugio e un po’ d’amore

Più di le persone a cui è stata garantita assistenza sanitaria

8.200

i bambini a cui abbiamo garantito la possibilità di andare a scuola

2.177 1.600

bambini ed adulti sostenuti con il progetto “Adozioni a distanza”

i bambini malnutriti assistiti nei nostri centri nutrizionali in Africa


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1] Baraccopoli di Soweto, Nairobi, Kenya. 2] Oscar e Babu - Chalna, Bangladesh. 3] Progetto educativo Gigi school - Chalna, Bangladesh. 4] Senza tetto - Volvograd, Russia.

È nella giustizia la lotta all’Aids

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Scrivo seduta sul mio letto con la zanzariera piena di buchi... è sera, sabato, e sono in Tanzania ormai da 4 mesi, impegnata nel Centro Nutrizionale del Rainbow. Il Centro accoglie bambini malnutriti al di sotto dei 5 anni. La malnutrizione qui è un problema dilagante. Due settimane fa ho passato un momento di sconforto, di rabbia, di impotenza. Da un mese una bambina continuava a dimagrire, vomitando quel poco che mangiava, le medicine e nonostante io e la mamma cercassimo di farla mangiare con tutti i trucchi possibili e immaginabili tutte le mattine, nell’ultimo mese era passata da 4 chili e 9 a 4 chili e 4... a quel punto abbiamo chiamato una dottoressa inglese che lavora qua a Iringa. La dottoressa ha concluso la visita dicendo che se la bambina non avesse mangiato, sarebbe stata ricoverata e le sarebbe stato messo il sondino per poter essere nutrita e curata, perché il suo stato era davvero al limite. In quel momento ho provato un insieme di sensazioni, emozioni tutte insieme: il sondino in queste situazione tante volte è l’anticamera della morte. Ero arrabbiata, mi chiedevo il perché, perché proprio una bambina, perché non potevo fare niente ho fatto davvero fatica a trattenere il pianto. Ma ho preso la

mano della sua mamma, pensando: ce la facciamo. Non spetta a noi sapere niente, ma ce la facciamo. Dopo qualche giorno la bimba ha cominciato a mangiare dei pezzi minuscoli di pane. Ha cominciato pian piano a migliorare, tant’è che proprio oggi, sabato, peso tutti i bimbi e la bambina da 4 chili e quattro è passata a 4 chili e sette! Ho guardato la mamma, la bambina, e.. non so.. è stata un’emozione. Condividere un pezzo di strada con la vita dei poveri ti smuove, ti pone delle domande, ti fa star male, ti fa letteralmente imbestialire a volte, ma non puoi fare altro che fare del tuo meglio, non puoi fare altro che esserci, non puoi fare altro che volergli bene ancora di più. Stefania, 26 anni volontaria del progetto Rainbow Il Progetto Rainbow della Comunità è un modello d’intervento su larga scala che si propone di aiutare il maggior numero di bambini orfani dell’AIDS. Rainbow realizza interventi di sostegno nutrizionale, supporto scolastico, assistenza sanitaria, accoglienza di ragazzi di strada, alfabetizzazione per adulti e programmi di microfinanza agricola in Zambia, Kenya e Tanzania.

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Non ho altro che me stesso da donare (...) Immaginatevi di non avere calze, ma solo un paio di vecchie scarpe grosse di cuoio duro, di essere vestiti con una gonna appena sotto al ginocchio, qualche maglioncino estivo e un cappotto. Beh, ora smettete pure di immaginare, tanto non sapremo mai cosa vuol dire essere nella vita di Larissa. Ciò che so, è che le gambe di Larissa sono gonfie, violacee, dure. Ho paura di toccarle, ho paura di bucare quella dura scorza che si chiama pelle e di entrarvi con un dito. Mi chiedo se anche lei prova lo stesso dolore che io provo sulle guance, quella sensazione di freddo seguito dal fuoco, ma nel guardare il modo in cui lei sorride, tutto perde di significato, qualcosa mi commuove. Alla metà di gennaio dell’anno 2006 la temperatura media nella regione di Volgograd (Russia) è di - 38. Per Larissa la morte è arrivata silenziosa, vestita di ghiaccio e odorante di vodka. Larissa non c’è più, come tanti fratelli conosciuti in strada, croci invisibili, fredde come l’acciaio e pesanti quanto il piombo, conficcate nella coscienza, sulle colline del cuore e non in un campo santo. Non so esprimere il dolore, né cercherò di farlo. Il dolore per questi fratelli rimane un’intima preghiera bisbigliata nel silenzio della notte quando tutto tace. Vivendo con loro ho abbandonato l’idea del recupero e comunque non ho mai avuto la presunzione di cambiare la vita di nessuno, ma da quando Dio ha deciso di legarmi con fili d’argento a questi fratelli, ho buttato via le forbici per non correre il rischio di tagliare quando sento che la stretta si fa soffocante e quando il filo che ti lega sembra fatto di spine. Per il resto non ho altro che me stesso da donare, è poco lo so, ma di più non ho e se la nostra vita non cambierà, poco importa, il nostro segreto è che custodiamo semi di gioia in scatole di fiammiferi, un seme per ogni incontro grande quanto un granello di senapa e a volte prima del tramonto basta una sbirciata per far sì che il cuore sorrida e la vita sembra farsi migliore.

Marco Giovannetti, missionario in Russia


Le cooperative sociali Vivere la gratuità operando nel mercato

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1] Progetto gelaterie Gigi Bontà - La Paz, Bolivia. 2] Hotel Royal - Cattolica, Rimini. 3] Luca, centro socio riabilitativo diurno “Il Germoglio” cooperativa La Fraternità - Sant’Arcangelo di Romagna, Rimini. 4] Centro socio riabilitativo diurno “L’Arcobaleno” cooperativa La Fraternità - Sant’Arcangelo di Romagna, Rimini. 5] Simone, società cooperativa sociale “Rò la formichina” - Linera di Santa Venerina, Catania. 6] Comunità Giovanni XXIII “Il Calabrone Cremona” società cooperativa sociale - Cremona.

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Fin dall’inizio era chiaro che per dare vera dignità alle persone disagiate o con handicap non è sufficiente accoglierle in famiglia, è necessario inserirle nel mondo del lavoro. Per questo motivo la Comunità ha creato e sostiene diverse entità giuridiche in tutto il mondo. A livello nazionale uno degli aspetti più incisivi nel cammino di riscatto degli ultimi sono le tante cooperative sociali diffuse su tutto il territorio. Le cooperative sono vere imprese, che cercano di concretizzare al loro interno i princìpi della società del gratuito, e dimostrano che questi princìpi sono economicamente sostenibili ed applicabili pur operando nel mercato. Nella società del gratuito le persone prendono dal lavoro solo ciò che è loro necessario per vivere dignitosamente. Le cooperative promosse dalla Comunità sono di tipo educativo o lavorativo. Le prime rispondono ai bisogni socio-assistenziali ed educativi delle persone svantaggiate più deboli, le seconde sono pensate per l’inserimento di soggetti svantaggiati (ex tossicodipendenti, ex carcerati, senza fissa dimora, psichiatrici). Perché le cooperative della Comunità operino in sintonia, è nato il Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII. Il consorzio coordina, sostiene ed anima le attività delle cooperative, fa consulenze ed elabora strategie unitarie.

Attraverso la srl denominata “Apg23” la Comunità Papa Giovanni XXIII gestisce 2 alberghi. L’hotel “Madonna delle vette” sulle Dolomiti apre nel 1961 come luogo di soggiorno per adolescenti e disabili. Negli anni settanta cominciano a lavorare nella struttura anche persone in difficoltà accolte nelle case famiglia e giovani provenienti dal carcere e dalle comunità terapeutiche. L’hotel “Royal” è a Cattolica, sulla riviera romagnola. Gli alberghi – oltre ad accogliere i clienti – in alcuni periodi danno spazio alla vita della Comunità: dai soggiorni dedicati ai giovani a quelli in cui si condivide la vita di case famiglia, cooperative e centri di lavoro, per chi vuole scegliere una vacanza al passo degli ultimi. Albergo Madonna delle Vette +39 0462 601320 http://madonnadellevette.apg23.org Hotel Royal +39 0541 958100 http://hotelroyal.apg23.org/


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Cooperative Sociali

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sedi operative su tutto il territorio nazionale

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Profitto e inclusione sociale, una cosa possibile La nostra sfida è riuscire a dare dignità nel mondo del lavoro a persone che solitamente ne sono escluse. Le imprese “normali” di norma sono spinte dal mero profitto. Noi, oltre al bilancio economico e sociale, crediamo di avere un valore aggiunto: le persone che hanno fatto un percorso all’interno delle nostre cooperative, nel momento in cui recuperano le proprie potenzialità vengono, ove possibile, nuovamente inserite nel mondo lavorativo. Questo perché non facciamo né beneficienza né assistenza, ma sostegno alle persone in disagio affinché camminino con le proprie gambe.

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Non facciamo assistenza e non riceviamo neppure assistenza: le nostre cooperative sociali stanno sul mercato come qualsiasi altra impresa privata. Siamo competitivi come gli altri imprenditori, in più nel nostro profitto c’è la valorizzazione della persona, e lì sta il nostro positivo bilancio sociale. Profitto e inclusione sociale non sono assolutamente due categorie incompatibili, le nostre cooperative ne sono dimostrazione. Arciso Peretto, coordinatore del Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII


Capitolo 3

Verso una società del gratuito Per rimuovere le cause dell’ingiustizia

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1] Daniele, Capanna di Betlemme - Rimini. 2] Simone, GMG 2011 - Madrid, Spagna. 3] Progetto educativo Gigi school - Chalna, Bangladesh.


Rimuovere le cause che hanno determinato le ingiustizie è lottare insieme agli ultimi per il riconoscimento dei diritti, fare pressione sulle istituzioni, utilizzare gli strumenti comunicativi per dare davvero voce a chi non ne ha.

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Erode mandò a decapitare Giovanni nel carcere. Quelli che mangiavano con lui a tavola non alzarono un dito contro quell’iniquità, ma continuarono a sganasciare. Col silenzio sono diventati complici. Don Oreste Benzi

www.apg23.org

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Dio ha creato la famiglia, gli uomini gli istituti Minori e affidamento

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1] Progetto Acuarela - La Pintana, Santiago, Cile. 2] Affidamento familiare - Nairobi, Kenya. 3] Casa famiglia San Raffaele - Scutari, Albania. 4] Affidamento famigliare - Torino, Piemonte. 5] Bimbo in affidamento famigliare, casa famiglia Fuori le mura - Assisi, Perugia.

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“Dare una famiglia a chi non ce l’ha” è un imperativo per la Comunità Papa Giovanni XXIII. I piccoli che non possono rimanere nella loro famiglia naturale hanno bisogno di sentirsi scelti e amati. Quando un minore è allontanato temporaneamente dalla famiglia solo la casa famiglia può garantire condizioni adatte ad una sua crescita sana. Rendere inutili gli istituti è un dovere di giustizia, è l’impegno che la Comunità ha assunto dalla sua nascita. Oggi una legge ha stabilito la chiusura degli istituti, purtroppo però tante realtà di accoglienza si basano ancora su un modello istituzionale. La Comunità attraverso il servizio minori e affidamento promuove e sostiene la cultura dell’accoglienza, raccogliendo le richieste di accoglienza per minori, cercando famiglie e case famiglia disponibili all’accoglienza, promuovendo contestualmente percorsi formativi e di accompagnamento. Inoltre promuove e partecipa ad incontri pubblici, corsi di formazione e convegni sull’affido familiare, collaborando con altre associazioni e con le istituzioni pubbliche o private per iniziative di tutela dell’infanzia. La Comunità è l’ente italiano che ha il maggior numero di strutture di accoglienza per minori, ed è il primo in Italia per l’accoglienza di minori fuori fa-

miglia nelle proprie strutture. Paolo Ramonda come responsabile generale della Comunità è membro dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. L’Osservatorio è presieduto congiuntamente dal ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal sottosegretario di stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega per le politiche della famiglia. I componenti sono scelti tra rappresentanti di pubbliche amministrazioni nazionali e locali, enti e associazioni, organizzazioni del volontariato e del terzo settore, esperti in materia di infanzia e adolescenza. minori@apg23.org

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Bambini Ho meditato sui bambini di Sarajevo che giocavano all’aperto, tra un bombardamento e l’altro. Dove trovavano la voglia di giocare, di vivere? Ho visto tanti tantissimi bambini handicappati gravissimi i i iin molti l i paesii del d l mondo, d sorridere e gioire per una piccola carezza. Chi dà loro la forza? Questi bambini portano in se stessi, nell’intimo del loro essere, un progetto, un disegno che contiene in sé anche le energie per realizzarsi. Il bambino cresce guidato dal mistero del suo Io interiore, unico ed irripetibile. Il bambino chiede agli adulti soltanto di lasciarlo crescere e di creargli le condizioni per potersi sviluppare, per non essere soffocato. Don Oreste Benzi

Secondo i dati del Centro nazionale documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza la Comunità Papa Giovanni XXIII è il primo ente in Italia nell’accoglienza dei minori. I minori accolti nelle nostre case sono quasi mille, molti dei quali sono stati abbandonati negli ospedali a causa di gravi disabilità.

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Ogni bimbo che nasce è il sorriso di Dio sull’umanità Il sostegno alla maternità

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1] Marcia a favore della vita - Guadalajara, Spagna. 2] Preghiera per la vita davanti all’ospedale - Rimini. 3] Preghiera per la vita davanti all’ospedale - Rimini. 4] Casa famiglia Santa Paola - Santa Paola di Roncofreddo, Cesena.

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Don Benzi non aveva mezzi termini quando parlava di aborto: “Viene chiamato ipocritamente interruzione della maternità e viene giustificato per evitare aborti clandestini. L’aborto è invece un omicidio premeditato con l’aggravante che la vittima non si può difendere. Per com’è applicata, la legge 194 ha deciso che la madre può fare quel che vuole del figlio: ucciderlo o mantenerlo in vita. Così il figlio non ha più nessun diritto, è come un oggetto, lo puoi buttare nella spazzatura. Eppure nessuna donna vuole uccidere il proprio figlio, tuttavia lo uccide trincerandosi dietro una falsa scusa: ‘non posso tenerlo’. In realtà se la legge 194 fosse applicata negli articoli che tutelano la gravidanza e la vita, la donna troverebbe le risorse per essere madre del proprio figlio e non chiederebbe più di sopprimerlo”. Convinta di tutto ciò, la Comunità aiuta e sostiene concretamente le mamme e le coppie in difficoltà affinché accolgano il proprio figlio, che già portano in grembo, con amore e dignità, sensibilizzando la società ad una maggior giustizia nei confronti del nascituro. La Comunità valorizza il dono della maternità, so-

stenendo la donna e la coppia perché possano vivere con consapevolezza la propria sessualità e genitorialità fin dal primo istante di vita del figlio. Nella convinzione che chi tace davanti a questa strage silenziosa sia complice del delitto dell’uccisione di queste creature, la Comunità si ritrova per pregare davanti ad alcuni ospedali italiani in cui si pratica l’aborto. Alcuni vedono questo gesto come una presa di posizione scomoda e irritante, ma proprio grazie a questa presenza sono state salvate tante “piccole” vite. maternita.difficile@apg23.org


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Ho voglia di vivere! Valbona aveva deciso di abortire. “Mettiti in dialogo col tuo bambino - le ho detto -. Egli ti chiede: “mamma perché mi vuoi uccidere? Che cosa ti ho fatto di male? Vuoi uccidere proprio me? Ho voglia di vivere, mamma salva la mia vita!”. La mattina della esecuzione si avviò verso l’ospedale. Dopo qualche chilometro sentì come se qualcuno la fermasse. Ritornò a casa. La sua bimba ora ha sei anni. Valbona raccontò poi: “Lo dirò a tutte le mamme: salvate i vostri bambini. Io mi vergogno solo di avere pensato di uccidere la mia creatura. È una bimba stupenda”. Don Oreste Benzi

300

bambini vengono uccisi a causa dell’aborto chirurgico in Italia in un anno

20.000

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la stima di quelli illegali

42 milioni

circa

i bambini che non nascono ogni anno nel mondo

800 035 036

Numero Verde Maternità difficile


Nessuna donna nasce prostituta La lotta contro il traffico di esseri umani e le moderne schiavitù

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1] Prostituzione in strada - Bologna. 2] Manifestazione per la liberazione delle ragazze vittime della tratta - Ravenna. 3] Casa famiglia Santa Teresa del Bambin Gesù - Lugo, Ravenna. 4] Manifestazione per la liberazione delle ragazze vittime della tratta - Roma.

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La tratta di esseri umani a scopi di prostituzione è stata paragonata a quella degli schiavi africani per il numero di vittime che comporta. È un giro di affari mondiale, fatto sulla pelle di ragazze giovanissime, cresciute in contesti difficili e desiderose di una vita migliore. Un traffico internazionale illegale molto ben organizzato ed estremamente redditizio, con cifre da capogiro: le “industrie del sesso” sono ormai diventate delle vere e proprie multinazionali. Per combattere questa moderna schiavitù la Comunità ha istituito il servizio antitratta. Don Oreste fin dai primi anni ‘90 ha dato inizio all’esperienza della “condivisione di strada”: gruppi di contatto che incontrano le donne costrette a prostituirsi in strada per proporre loro, una volta instaurato un rapporto di fiducia, una via d’uscita, ovvero l’accoglienza in una struttura comunitaria. Le vediamo passeggiare ogni notte lungo le strade di periferia delle nostre città. Le chiamiamo prostitute. Ma di loro, dei loro sogni di ragazze, delle loro sofferenze, non sappiamo nulla. E proprio dall’incontro con la sofferenza nascosta di queste ragazze ancora bambine a cui viene calpestato il diritto ad essere

donne, nasce l’urgenza di lottare con e per loro. La Comunità è stata la prima associazione in Italia a farlo, accogliendole e creando delle case apposta per loro, dove potessero recuperare la dignità negata. Perché non si mistifichi questa terribile violenza dietro il paravento del “mestiere più antico del mondo”. Nel percorso di recupero proposto viene garantita l’assistenza legale, psicologica e sanitaria, l’aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche, l’apprendimento della lingua italiana, corsi di formazione. Oggi le unità di strada in tutta Italia sono una ventina. Dal febbraio del 2008 è attivo 24 ore su 24 un numero verde antitratta al quale si possono rivolgere sia le donne costrette a prostituirsi sia i clienti o altre persone che intendono collaborare per la liberazione delle vittime. Tra le tante azioni intraprese da don Oreste Benzi per eliminare alla radice la tratta di esseri umani la più significativa è stata la raccolta di oltre 100.000 firme in favore del disegno di legge d’iniziativa popolare, che prevede laa punizione del cliente, depositato alla Camera nel 2004. 004 04. 04 antitratta@apg23.org g23 3.o org g


4

Oltre

300

17

vittime di tratta inserite in programmi di protezione sociale nel 2009 per la maggioranza nigeriane, rumene, cinesi

unità di strada attive in 30 province di 14 regioni

41

10.400 7.000

donne contattate in strada nel 2009

donne liberate dal ‘95 ad oggi

90

operatori di unità di strada

Dio non produce scarti Arrivammo a Bologna verso le nove di sera. Ion era sempre accanto a noi. Georgiana ed io non vedevamo l’ora di conoscere l’Italia. Ma l’indomani, Ion cambiò espressione del volto e ci spiegò che dovevamo andare in strada a prostituirci. Ci comprò vestiti di ogni tipo senza mai farci uscire da sole né di giorno né di notte. Il nostro sfruttatore esigeva ogni notte almeno 200 euro... Ero come un insetto incastrato nella sua ragnatela e non potevo scappare... Ogni preservativo divenne per me simbolo della violenza più grande, che non furono per me le botte prese da Ion, ma la mia intimità posseduta con la forza da ogni cliente. Una notte sopraggiunse un’auto dei carabinieri e ci portarono in caserma. Dopo due settimane di permanenza in un istituto, il maresciallo ci portò in una Pronta accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII. Avevo appena compiuto 18 anni e in Romania non avevo mai sperimentato la condivisione. Solo allora scoprii un mondo di relazioni e affetti sinceri che in Italia non avevo mai vissuto. Dietro questo stile di vita c’era un piccolo grande uomo: don Oreste Benzi! Una sua frase in particolare ha segnato il mio cammino di rinascita: “Dio non produce scarti”.

800 8 00 132293 Numero N Nu m Verde Antitratta

Testimonianza tratta da “Quello che gli occhi non vedono” di Irene Ciambezi, (ed. Sempre, 2010)


L’uomo non è il suo errore Il carcere da reinventare

2

1

3

4

1] Dialogo tra un educatore e un recuperando, casa di accoglienza Madre del perdono - Monte Colombo, Rimini. 2] Laboratorio protetto, centro di accoglienza sociale La Pietra Scartata, coopertiva La Fraternità - San Clemente, Rimini. 3] Antonella, volontaria alla casa di accoglienza Madre del perdono - Monte Colombo, Rimini. 4] Carcere gestito con il metodo APAC - Itaúna, Minas Gerais, Brasile. 5] Problema del sovraffollamento delle carceri - Medina, Minas Gerais, Brasile. 6] Alessandro, casa di accoglienza Madre del perdono - Monte Colombo, Rimini.

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Il problema maggiore di un carcerato è che per la società rimarrà sempre tale. Un ladro, un assassino: viene identificato a vita con lo sbaglio che ha commesso. Il servizio carcere nasce in Comunità nei primi anni novanta, con l’obiettivo primario del recupero della persona e di garantirne il reinserimento in società, combattendo lo stigma che accompagna i detenuti. L’intervento pilota, il progetto “Oltre le sbarre”, prevede - in accordo con le istituzioni - lo sviluppo e la sperimentazione di nuove modalità di sconto della pena volte alla riabilitazione dell’individuo. Per meglio offrire ai recuperandi un percorso educativo in una dimensione familiare e, in fasi successive, per dar loro un lavoro che sia terapia e strumento di reinserimento sociale la Comunità ha creato strutture e programmi specifici. Ne sono un vivido esempio la casa Madre del perdono nel riminese e la cooperativa “Il Pungiglione” in Lunigiana. Qui, nei locali abbandonati di un ex dinamificio di fine 800, i recuperandi producono miele biologico dop, lavorano in falegnameria, gestiscono una bottega di prodotti biologici a filiera corta e un ostello. Ad oggi nel villaggio sono stati ospitati 350 detenuti tra cui 70 stranieri. Nella nostra piccola esperienza abbiamo potuto constatare che solo l’8% di coloro che hanno portato a termine il programma di recupero presso le nostre

strutture è tornato a delinquere, a fronte di una media nazionale del 70-75%. Oltre che in Italia la Comunità è vicina ai carcerati anche in molte zone di missione: Tanzania, Brasile, Russia, Romania, Cile, Bolivia. Questi piccoli fuochi fanno parte di un sogno più grande: poter sperimentare una nuova umanità attraverso il modello del Cec (Comunità educante con i carcerati). Il Cec è una modalità rivoluzionaria di recupero attraverso la quale il detenuto può pentirsi ed esprimere del tutto il suo essere risorsa per la società. carcere@apg23.org GIUSTIZIA MINORILE Il servizio giustizia minorile nasce nel 1996 in Sicilia, ad Acireale. Opera nell’ambito delle carceri minorili. Oltre alla condivisione diretta all’interno di istituti penali minorili (vivendo qualche giorno in carcere con i detenuti, organizzando laboratori, incontri, tornei sportivi) il servizio porta avanti progetti di prevenzione andando ad incontrare i ragazzi nei “quartieri a rischio”. In accordo con il tribunale vengono ale ai giovani detenuti vengon o o proposti percorsi alternativi nativi al carcere, dii accoglienza acc ccco oggliien nzaa nelle cooperative, centrii diurni e casee fami ffamiglia. fa ami migl igl g iaa. giustizia.minorile@apg23.org @a apg23.org pg pg rg g


5

43

Mi chiamo Alessandro Ero appena divenuto un CARCERATO. Appena sono scattate le manette, è scattata anche rabbia e vergogna. Mi dicevo: “Cosa ne sarà di me? Che prove dovrò affrontare?”. Mi chiedevo come sarei sopravvissuto in quell’ambiente di odio, di violenza, senza alcun rapporto di fiducia. All’interno di una stretta cella spesso non si riesce a focalizzare la gravità del reato commesso: i tuoi pensieri cercano una via di fuga con un libro, ricordi lontani o qualsiasi altro mezzo. Le giornate trascorrono soffermandosi a guardare solo il male ricevuto e non andando oltre. Poi ho saputo dell’opportunità che offriva la Comunità Papa Giovanni. Non ho capito subito cosa mi sarebbe stato richiesto, ma pensavo fosse uno dei pochi modi possibili per cambiare i miei pensieri e uscire dal carcere che stava alimentando la mia rabbia, la mia aggressività. Arrivato alla casa Madre del perdono, sono stato attirato e incuriosito dalla parte religiosa che si vive fortemente. Penso che questo mi stia aiutando a gettare le basi per un rapporto di fiducia, fondamentale per la convivenza qui e anche per la mia vita futura. 6

6

Alessandro, detenuto in pena alternativa presso la casa Madre del perdono


L’incontro simpatico con Gesù Una proposta per i giovani

1

2

3

1] 2] Congrosso, festa di fine estate - giardini Margherita, Bologna. 3] Andrea ed Aladin, campo di condivisione - Tricase, Lecce. 4] GMG 2011 - Madrid, Spagna. 5] Sandra Sabattini (1961-1984).

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La Comunità Papa Giovanni XXIII nasce con i giovani. Nel suo primo statuto si costituì come associazione proprio con lo scopo di “assicurare la formazione religiosa e morale degli adolescenti”. Da allora si è sviluppata in direzioni e ambiti diversi, ma i giovani sono sempre stati il motore che ha spinto la vita comunitaria verso l’incontro simpatico con Gesù proposto da don Oreste. Una proposta affascinante che cattura tanti ragazzi e ragazze: nella condivisione con i poveri, nel donarsi a loro, si riesce a dare un senso alla propria vita. Il servizio condivisione giovani rende concreto l’incontro con Gesù nell’esperienza dei campi di condivisione, una settimana con ragazzi disabili o malati di solitudine, quei “poveri della porta accanto” che nella quotidianità passano quasi inosservati. Una bella occasione per trascorrere una vacanza fuori dall’ordinario, indimenticabile. Dal 2000, anno del grande Giubileo, è cresciuta con forza la chiamata a vivere la condivisione con chi è “fuori le mura”, quei poveri che vivono sulla strada, negli istituti, nelle carceri, oltre le mura delle città, del benessere, delle chiese. Sempre esclusi. Nascono i campi fuorilemur@, momenti di vita accanto ai bambini della Romania o nel Villaggio della

pace in Albania, nei sobborghi devastati della Sicilia o tra le roulotte dei campi nomadi di Bologna e Roma. Le iniziative dell’estate giovani si concludono con il Congrosso, la festa di fine estate. Il cammino dei giovani in tutto l’anno è fatto di incontri e relazioni, e può differenziarsi a seconda dell’età (per i preadolescenti, gli adolescenti e i più grandi). L’incontro con i giovani ci ha portato anche nelle scuole medie e superiori, con alcuni progetti che promuovono percorsi di prevenzione del disagio giovanile (Vivere l’urlo) e di educazione all’affettività (Affettività da urlo). Il servizio condivisione giovani partecipa alla Consulta nazionale di pastorale giovanile della Cei e alle iniziative che questa promuove durante l’anno. giovani@apg23.org BAMBINI Il servizio anima numerose iniziative dirette a far vivere ai bambini esperienze di comunità, di fraternità con i coetanei (privilegiando la relazione con bambini disabili) e l’incontro con Gesù. La proposta educativa è diretta in particolare ai piccoli delle scuole elementari e della prima media, perché possano vivere il tempo della crescita in modo gioioso e creativo. bambini@apg23.org


4

più di

4

300 3

i campi estivi e

gli animatori e i volontari coinvolti nelle iniziative del servizio condivisione giovani

i capodanni fuorilemur@

200

studenti delle scuole superiori incontrati con il progetto “Vivere l’urlo”

30

i campi di condivisione promossi in tutta Italia

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Solo con Te posso farcela

5

E sono già 17 anni che vivo! Vivo questa mia vita, queste mie giornate piene di gioia, di noia, di dubbi, di contrarietà. E, fra un’emozione e l’altra, sono passati 17 anni. Cosa sono 17 anni? Sono molto per chi, più sfortunato, non c’è giunto, sono poco per chi già da tempo li ha superati. Ma fra un ragionamento e l’altro i minuti passano, la vita se ne va, altri momenti del mio diciassettesimo compleanno corrono via... Perché devo sentire in maniera così tragica lo scorrere del tempo? È la cosa che più mi angoscia l’impotenza dell’uomo di fronte al tempo, è come una rabbia repressa quella che sento in me al pensiero delle cose che dovrei, devo fare, delle decisioni che devo prendere sulla mia vita, e mentre il tempo inesorabile se ne va e tu sei ancora lì a pensare senza aver fatto niente. Ora, quanto tempo sprecato! Cosa è stata sinora la mia esistenza, tutto un ricevere: la vita, la famiglia, gli amici, un’anima, l’incontro con Te. Ma la vita, la gioia, non è ricevere, ma è dare, dare, dare. Sin gio qui è facile, fi nché si dice a parole, ma in pratica? In pratica continui a vivere, continui a fi ngere, continui a pra inc incavolarti con te stessa per quello che vorresti fare e non fai a causa di quell’immenso ostacolo che è l’egoismo, l’inettitudine. Ma... ce la farò, sento che sto per sm farcela se Tu mi aiuterai ancora un poco. farc Sandra Sabattini da una pagina di diario scritta a 17 anni

La Serva di Dio Sandra Sabattini nasce il 19 agosto 1961 a Riccione. Dal 1972, all’età di 10 anni, Sandra inizia a scrivere un diario: “La vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte”. A 12 anni, conosce don Oreste Benzi, e inizia un percorso spirituale che cambierà per sempre la sua vita. Il 2 maggio 1984 muore in ospedale a Bologna, in seguito ad un grave incidente automobilistico. Aveva 23 anni. Nel settembre 2006 il vescovo di Rimini, Mons. Mariano De Nicolò introduce la causa di canonizzazione. Sandra scriveva, scriveva su fogli di carta, su biglietti, su agende: una traccia del suo intenso cammino spirituale. Don Benzi ha voluto raccogliere i suoi scritti in una sorta di “diario” pubblicato per la prima volta nel 1985, integrato poi e arricchito nel 2008 per i tipi dell’editore Sempre. Sandra è un punto di riferimento per i giovani, alla ricerca di un significato profondo per la loro vita.


Frontiere di Pace Obiezione di coscienza, servizio civile, educazione nonviolenta onviiolentta

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1

3

4

1] Licia, volontaria in servizio civile all’estero - Ndola, Zambia. 2] Valentina, volontaria in servizio civile all’estero - Ndola, Zambia. 3] Manifestazione pacifica contro la realizzazione di una nuova base militare - Vicenza. 4] Formazione volontari in servizio civile all’estero - Rimini. 5] Stefania, volontaria in servizio civile all’estero - Iringa, Tanzania. 6] Enrico, volontario in servizio civile all’estero, casa famiglia Bikira Maria wa Fatima - Iringa, Tanzania.

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“La Comunità Papa Giovanni XXIII è fondata sull’obiezione di coscienza” – amava ripetere don Benzi. Obiezione non come semplice riconoscimento del diritto di non prestare il servizio militare obbligatorio, ma come strumento di lotta sociale e di promozione della pace. La Comunità fin dai suoi inizi ha scelto una modalità di intervento nonviolento nelle situazioni conflittuali, e ha dato a molti giovani l’opportunità di svolgere servizio civile sostitutivo presso le proprie strutture e progetti. La legge italiana che riconosce l’obiezione di coscienza è del 1972, ma solo dal 1998 è possibile svolgere il proprio servizio all’estero. E proprio nel 1998 nasce in Comunità “Caschi Bianchi - corpo civile di pace”, un progetto sperimentale di servizio civile all’estero. Molti ragazzi partono per trascorrere un anno in zone di povertà, conflitto, abbandono. Nel 2005 viene sospesa con legge la leva obbligatoria, ed da allora il servizio civile è su base esclusivamente volontaria, sia per ragazzi che per ragazze.

Oggi la Comunità, attraverso il servizio obiezione di coscienza e pace, promuove e gestisce numerosi progetti di Servizio Civile Nazionale (ai sensi della legge 64/2001) in Italia e all’estero, ed è accreditata alla prima classe del Registro Nazionale degli Enti di SCN. Nella convinzione che i giovani siano strumento fondamentale nella costruzione e diffusione di una cultura di pace, il servizio obiezione di coscienza e pace attua in numerose scuole italiane ed estere percorsi di educazione nonviolenta. odcpace@apg23.org All’interno del Servizio è nato il progetto Go’el, che, ispirandosi all’omonima figura biblica (“colui che accompagna l’oppresso nel cammino di liberazione”) persone ne”) si mette al fianco di d per e sone n e gruppi che lottano per il riconosc riconoscimento cim mento dei eii propri diritti tti in modo nonviolento. Utilizza glii strumenti dell’informazione ed eff ettua ffet e tua micro micr co interventi di cooperazione allo sv sviluppo. Oggi viliup uppo po. Og ggi g è attivo in Cile le e in n Medio M dio Me o Oriente. goel@apg23.org g23.org


5

160

sono i volontari ad oggi in media, sono partiti in servizio civile all’anno nei progetti della Comunità in Italia

50

sono i Caschi Bianchi

Il servizio realizza circa

100

interventi all’anno di educazione alla pace nelle scuole

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Il grido dei poveri Ci sono vittime che non trovano posto nelle televisioni e nei giornali di tutto il mondo, vite in caduta libera che non vengono riprese, eroi che non vengono celebrati. Esistono battaglie che possono aver luogo in posti pacifici, come la Tanzania: teatri di guerra nascosti da tendine bianche ricamate, carnefici che irrompono a ogni ora del giorno, complici dietro banconi intenti a servire birra e coca-cola. Ci sono vittime che attendono i loro carnefici, per contrastare, almeno per un po’, la fame e la povertà. Sono le ragazze di strada. Luca Marano, casco bianco in Tanzania 6


Gettare ponti e lenire le ferite Operazione Colomba, il corpo civile di pace

1

2

3

1] Scorta ai bambini palestinesi che si recano a scuola - At-Tuwani, Palestina. 2] Attività di protezione per membri della comunità di pace di San Josè Apartadò - Apartadò, Colombia. 3] Manifestazione contro le vendette di sangue - Scutari, Albania. 4] Maria Brìgida, comunità di pace di San Josè Apartadò - Apartadò, Colombia. 5] Visita alle famiglie più in difficoltà - At-Tuwani, Palestina. 6] Volontari discutono con i soldati israeliani - At-Tuwani, Palestina.

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Nel 1992 la guerra è praticamente alle porte di casa nostra, in ex Jugoslavia. Alcuni obiettori di coscienza vogliono vivere la nonviolenza nel conflitto armato. Decidono di partire per la Croazia, in disobbedienza civile. A loro si affiancano numerosi volontari. È la nascita dell’Operazione Colomba, il corpo nonviolento di pace della Comunità. “Gettare ponti e lenire le ferite” è il motto di Operazione Colomba, ovvero vivere per scelta la quotidianità di violenza del conflitto insieme a chi è costretto a subirla. Concretamente i volontari cercano di rispondere ai bisogni immediati delle vittime, condividendo con loro non solo la povertà e la scomodità delle situazioni d’emergenza, ma anche le paure e i rischi della guerra. Svolgono azioni di protezione della popolazione civile e di promozione del dialogo e della riconciliazione. Dal 1992 sono state molte le presenze di condivisione nei conflitti: Sierra Leone, Kossovo e Albania, Timor Est,, Chiapas-Messico, Cecenia, Repubblica Democratica atica del Congo, Striscia di Gaza, Israele e Territori itori dell’Autonomia palestinese, Nord Uganda. Oltre mille persone hanno partecipato all’Operazione Colomba in questi esti 20 anni. operazione.colomba@apg23.org mba a@ @a apg pg2 23 3.o . rg

4 5


La luce della nonviolenza Siamo nei Territori palestinesi militarmente occupati da Israele, in Cisgiordania, a sud di Hebron. È un villaggio di pastori e contadini palestinesi che vivono coltivando la terra (lottando contro i sassi e la siccità) e allevando v nd va ndo do pe p pe-nn ni ‘80. core. Questi resistono con la nonviolenza agli attacchi violenti di coloni nazional religiosi venuti a vivere qui negli aanni Da qui vedo chiaramente cose che prima mi erano, almeno in parte, nascoste da una propaganda politica e mediatica caa d dii ccui ui ui non del tutto consapevolmente sono e siamo vittime. La cecità la riconosco tutte le volte che abbiamo creduto che musulmano e fondamentalista islamico fossero la stessa cosa. Tutte a. T u te ut le volte che abbiamo creduto che arabo e musulmano fossero la stessa cosa. Invece qui ho visto musulmani che di fondamentalista mentaliistta non hanno nulla e a Betlemme ho incontrato arabi cristiani, come me, che chiamano Dio Allah, il mio stesso Dio, proprio lo o stesso. o La cecità la riconosco ora tutte le volte che abbiamo creduto anche noi, come i coloni nazionalisti che vivono qui vicino, che per risolvere i conflitti non ci fossero alternative ai metodi violenti. Anche noi siamo ciechi quando pensiamo che per quanto dolorosa e brutta la guerra sia almeno un po’ necessaria. essaria. Invece qui ho visto che la guerra bisogna per forza farla in due, se uno decide di non farla non è guerra. Diventa resistenza sistenza nonviolenta che non aumenta la violenza e la sofferenza, ma mette un punto sul proprio dolore. Qui ho visto che se davve davvev ro gli uomini non vogliono essere violenti possono! Anche se sono attaccati e feriti. Non è vero che bisogna picchiare, ferire o uccidere per poter vivere in pace. È cecità! Una cecità brutta che fa vivere re male, nel rancore, nella rabbia, barricati dietro a fili spinati e affiancati da militari. Qui ho visto una luce nuova. Qualcuno che con umiltà prova a dire che il male si vince col bene. Agnese, volontaria di Operazione Colomba in Palestina alestina

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Partono con Operazione Colomba circa

120

volontari all’anno

Oggi Operazione Colomba è presente in

Israele e nei Territori dell’Autonomia Palestinese, Colombia e Albania In passato i volontari di Operazione Colomba hanno abitato altri

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conflitti

6


Per il Bene Comune L’impegno politico e la presenza all’Onu u

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1

3

4

1] Manifestazione per la liberazione delle vittime della tratta - Roma. 2] Manifestazione per i diritti degli immigrati - Rimini. 3] Coordinamento interventi internazionali - Rimini. 4] Convegno “Sulla dignità non si tratta” - 20 maggio 2009, Camera dei Deputati, Roma. 5] Manifestazione per i diritti degli immigrati - Rimini.

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Nella condivisione di vita è inevitabile chiedersi quale sia la radice di tanta sofferenza. Curare le ferite è un gesto d’amore e di giustizia, ma è fondamentale prevenirle: “I membri della Comunità si propongono di rimuovere le cause che creano l’emarginazione, impegnandosi, in conformità alla Dottrina sociale della Chiesa, in un’azione nonviolenta, per un mondo più giusto, per essere voce di chi non ha voce” (dalla Carta di Fondazione). In quest’ottica la Comunità avanza proprie proposte politiche, a livello locale, nazionale e internazionale. Il servizio politico ha il compito di collegare i membri della Comunità impegnati in politica e favorire le azioni di lobby e advocacy. politico@apg23.org Il servizio giustizia internazionale focalizza l’attenzione sulle forme di violenza strutturale, economica e politica. Concretamente studia i meccanismi di ingiustizia; propone momenti di riflessione, formazione ed approfondimento alla Comunità, favorisce l’elaborazione di proposte di azione a livello internazionale, lavora in rete con altri organismi pubblici, governativi e non. giustiziainternazionale@apg23.org La Comunità Papa Giovanni XXIII ha una sede a Gi-

nevra da aprile 2009. Una presenza nata dopo aver ricevuto l’accreditamento all’ECOSOC (Consiglio Economico Sociale delle Nazioni Unite). L’ECOSOC è un organismo che tratta tematiche legate allo sviluppo sociale, alla giustizia, alla pace. L’impegno che la Comunità Papa Giovanni XXIII porta avanti alle Nazioni Unite è il risultato della condivisione diretta con i poveri e di un’elaborazione a cui partecipano tutti i servizi che si occupano di tematiche internazionali. È una sintesi dell’azione a favore della rimozione delle cause che creano l’ingiustizia portata avanti costantemente dalla Comunità. L’ufficio della Comunità a Ginevra partecipa a numerosi eventi, organizza workshop, presenta interventi scritti al Consiglio dei diritti umani, anche in rete con altre Organizzazioni non governative. La Comunità aderisce al Chan (Catholic HIV/AIDSS Network). international@apg23.org La Comunità per meglio realizzare l’azione azione politica e di lobby partecipa e numerosi tavoli localii e nazionali nazionali,i, tra cui: Forum delle associazioni familiari Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza Consulta nazionale enti di servizio ci ccivile vile Pastorale giovanile nazionale Cei


5

La L a società soc del gratuito Non basta Non N a operare all’interno dell’attuale società del profitto: è necessario delineare una società “alternativa” a quella dell pr profi o ttto, t la Società del Gratuito. La sua caratteristica essenziale è l’alterocentrismo. La molla che spinge ad agito suo re e oogni gni su gn u membro è il bene degli altri: nel bene di tutti c’è anche il bene individuale. In questo tipo di società le ccapacità ca apa pa acità à dei d singoli non sono titoli di merito ma di servizio. Più uno ha, più dona, e per sé prende, dei beni prodotti, parte solo o lla ap pa art necessaria per continuare ad impegnarsi per lo sviluppo del bene di tutti. Scompare la retribuzione data secondo se ecoond ndoo il titolo professionale e il posto occupato. La retribuzione è determinata invece dal bisogno reale, dichiarato dich chia iarat nella verità. La conseguenza è che nella Società del Gratuito non c’è nessun bisognoso, come non c’è ia nessun disoccupato, poiché il lavoro è considerato per quello che è: un bene comune. La Società del Gratuito non può un u n dis essere ma si realizza nella misura che trova chi vi aderisce. essse s re r iimposta m mp Don Oreste Benzi

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Antisette Le mani occulte

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2

1] Volontari del numero verde del servizio antisette occulte. 2] Don Aldo Buonaiuto, responsabile del servizio antisette occulte.

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Il servizio antisette occulte nasce nel 2002 dall’esigenza di attivarsi nella lotta contro il dilagante fenomeno delle sette occulte, che creano vittime e nuove forme di schiavitù. Fin dall’inizio della sua attività il servizio fu interpellato da numerose persone rimaste coinvolte da gruppi satanici e da questo primo grido nacque l’esigenza di attivare un numero verde nazionale chiamato “antisette occulte”. Così dall’ottobre del 2002, data di attivazione del numero verde, la Comunità riceve circa 10 telefonate al giorno, e negli ultimi anni è stato registrato un incremento del 12% delle chiamate. L’80% riguarda persone disperate alla ricerca dei propri figli e di giovani e adulti adescati e perseguitati dal mondo dell’occulto e delle sette. Attorno al numero verde, grazie alla presenza di numerosi volontari, si è costituito un centro di ascolto in grado di dare speranza e accompagnamento anche spirituale alle persone coinvolte, oltre che avanzare precise segnalazioni alle forze di polizia qualora il caso lo richieda. Il servizio antisette occulte inoltre è impegnato in una continua opera di sensibilizzazione, promuovendo una corretta informazione e formazione riguardo le multiformi fenomenologie dell’occulto. Numerosi sono stati gli incontri pubblici, dibattiti radiotelevisivi, incontri nelle scuole, nelle parrocchie.

Il servizio antisette occulte collabora dal novembre 2006 con la Polizia di Stato nel gruppo di indagine denominato SAS (Squadra anti-sette). antisette@apg23.org

Più di

Il

12.000

38%

chiamate ricevute al numero verde antisette dall’attivazione

delle persone che chiamano è composto da uomini, il

62%

da donne

2.470

i casi trattati, alcuni anche in collaborazione con le forze dell’ordine

Il Nel

54%

delle chiamate viene da genitori che chiedono aiuto per i figli

41%

dei casi invece sono le vittime stesse a chiamare

Il

54%

Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto le regioni da cui arriva il numero maggiore di chiamate

delle vittime è di sesso maschile

800 228866 Numero Verde Antisette


Immigrazione Ero forestiero e mi avete accolto

1

2

1] 2] 3] Campo di condivisione con i profughi delle guerre - Patrasso, Grecia.

Il servizio immigrazione nasce dall’urgenza di rispondere all’ingiustizia che investe le persone immigrate, la loro dignità e la loro stessa vita. Si impegna nell’approfondire i meccanismi strutturali - nazionali ed internazionali - che ledono i diritti dei migranti e dei rifugiati, proponendo momenti di riflessione e formazione ed approfondimento, anche in rete con altri soggetti istituzionali. Crediamo che l’accoglienza sia un atto profondamente evangelico. Emigrare è un diritto, la solidarietà un dovere. Vogliamo edificare una “città degna dell’uomo”, aprendo la nostra casa alla condivisione di culture, usi e costumi, alla bellezza. Una casa comune aperta a tutti nella disponibilità all’incontro, all’ascolto, al dialogo. Numerose sono le attività di informazione e sensibilizzazione, portate avanti attraverso manifestazioni pubbliche, la creazione di una rassegna stampa sulle tematiche relative ai migranti e campi di condivisione nei luoghi dove si concentra la tragedia dei migranti: porti marittimi, centri di detenzione provvisori, quartieri a rischio. Fondamentale è l’attività di lobby e advocacy presso le istituzioni pubbliche chiedendo leggi giuste verso gli immigrati, che favoriscano l’integrazione sociale e prevengano forme di intolle-

ranza, convinti che solo con questi strumenti si possa avere una reale sicurezza. immigrazione@apg23.org Il

15%

circa degli accolti nelle nostre strutture in Italia è composto da cittadini stranieri

www.migrogra.info

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è la rassegna stampa on line sull’immigrazione curata dalla Comunità

3


Pastorale sordi

Liturgia

La disabilità invisibile

L’armonia nella preghiera

1

2

1] Traduzione della Santa Messa nella lingua dei segni, Tre giorni generale - Rimini. 2] Monsignor Bagnasco distribuisce la comunione durante una celebrazione eucaristica, Tre giorni generale - Rimini. 3] Centro diurno per sordi Irmãos Vitor e Cida - Coronel Fabriciano, Minas Gerais, Brasile.

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Una particolare forma di comunicazione in cui la Comunità è impegnata è portata avanti dal servizio pastorale per i sordi e per le loro famiglie: è la battaglia per il riconoscimento della Lingua dei Segni e perché venga implementata la sua pratica nei diversi mezzi di comunicazione. pastoraledeisordi@apg23.org

3

Il servizio liturgia anima e cura la partecipazione all’eucarestia, ai sacramenti e ai momenti di preghiera che scandiscono la vita di ogni membro di Comunità. La Comunità ha sempre posto al centro di ogni sua attività la celebrazione eucaristica, ed ha accolto con gioia l’invito di Papa Giovanni Paolo II perché l’eucaristia sia “il cuore delle case famiglia e di ogni altra attività sociale ed educativa”. Segno distintivo di ogni struttura della Comunità è la presenza di una cappella al suo interno, per quanto piccola possa essere. La preghiera è fondamento della nostra vocazione e della nostra identità. “Non possiamo stare in piedi se non sappiamo stare in ginocchio” è una delle grandi eredità che ci ha lasciato don Benzi. liturgia@apg23.org


Scuola

Rom e Sinti

La scuola di Pinocchio

Diritti, integrazione e solidarietà per i nomad nomadi di

1

2

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1] Sostegno scolastico, scuola media - Rimini. 2] Compiti per casa, casa famiglia S. Bernardette - Zellina di San Giorgio di Nogaro, Udine. 3] Cristina e Sofia - Fshati i Paqes (Villaggio della pace), Scutari, Albania. 4] Festa tradizionale del popolo Rom - Rimini.

Il servizio scuola prende avvio dal desiderio di progettare e realizzare una scuola del gratuito che possa anche garantire la piena attuazione dell’integrazione scolastica delle persone disabili. Una scuola basata su meccanismi alternativi alle leggi di mercato dove ogni persona sia valorizzata nella sua originalità. Il servizio ha formalizzato questo progetto redigendo un “Manifesto della scuola del gratuito”. I membri di Comunità che sono insegnanti portano all’interno delle scuole dove lavorano questo particolare aspetto della vocazione. scuola@apg23.org

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Il servizio rom e sinti si prodiga per i diritti umani degli zingari e affinché questi popoli possano uscire dal limbo giuridico, conservando gli elementi culturali che ne connotano l’identità. Alcuni membri di Comunità vivono nei campi nomadi, accolgono gli zingari nelle proprie case, li aiutano nella difficile quotidianità. Fa opera di sensibilizzazione presso l’opinione pubblica e promuove, anche in collaborazione con gli enti locali, progetti di integrazione sociale. romesinti@apg23.org 4


L’arte Quando la condivisione diventa musica, teatro, danza

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1] Asa Branca in concerto a “Insieme per l’Europa” - Loppiano, Firenze. 2] Spettacolo teatrale “Mission Possible” - Rimini. 3] Tre giorni generale - Rimini. 4] Spettacolo di video, danza e movimento, cooperativa sociale La Fraternità - teatro Novelli, Rimini. 5] Spettacolo teatrale “Dov’è Pinocchio?” - Brancaccio, Palermo. 6] Spettacolo teatrale “Alla corte di re Teatro” - villa Torlonia, San Mauro Pascoli, Cesena.

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L’arte è un potente mezzo di rimozione delle cause che determinano l’ingiustizia. L’espressione artistica è strumento terapeutico e modalità comunicativa per raccontare e sensibilizzare al disagio, all’esclusione, alla marginalità. La Comunità Papa Giovanni XXIII - anche per meglio corrispondere sul piano educativo alle esigenze dei suoi piccoli - da più di dieci anni ha scelto di affidare ad alcune persone il compito di curare e sviluppare la dimensione dell’arte attraverso progetti espressivi in ambito teatrale e musicale, allestimenti di spettacoli realizzati con persone accolte dalla stessa Comunità. I progetti teatrali e musicali sviluppati in questi anni hanno il sogno di riuscire a mostrare l’invisibile, il sommerso, dare uno sguardo alternativo sulla realtà. Il canto, il teatro, sperimentazioni di musica d’insiensieme, la pittura, la danza, oltre ad essere esperienza enza di crescita, permettono di raccontare la vita con n chi è messo ai margini. La presenza in questi progetti ogetti di persone diversamente abili, ragazzi con problemi blemi di tossicodipendenza, adolescenti, minori accolti, ragazze di strada, Rom, non è un’anomalia ma una profonda forma di verità. arte@apg23.org

Teatro, musica, laboratori: numerose sono le espressioni artistiche in cui si esprime e realizza la vocazione comunitaria. “Asa Branca” è un gruppo musicale nato nel 2001. Canta musica etnica popolare spesso raccolta dalla vita della Comunità nel mondo. “Dov’è Pinocchio?” e “Mission Possible” sono solo due dei tanti progetti teatrali. Il primo è frutto della condivisione con i minori in carcere ad Acireale, mentre “Mission Possible” è una bella commistione di musica e teatro, un modo divertente e nuovo per promuovere la missione ad gentes.


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La mia compagnia teatrale “Non si vince se si taglia il traguardo da soli”. Questa è la nostra forza. L’arte di divertirsi passa, secondo me, proprio attraverso questo che è diventato negli anni il motto della compagnia teatrale della Comunità Papa Giovanni XXIII nata in Sicilia nella zona Acireale da circa 10 anni: far teatro con le persone emarginate diventa una bella scommessa. Il nostro è un gruppo multicolore. Non siamo divisi in normodotati e non, provenienti dal carcere e bravi ragazzi, bambini e giovani... ma ognuno è dono per l’altro. Tutti si impegnano per il gruppo e ne nasce una gran bella compagnia! Tutti imparano a dare il massimo ed a metterlo al servizio di tutti. Solo così il lavoro di chi ha più capacità verbali, va a valorizzare chi non riesce a parlare, chi fatica a camminare o a coordinare i movimenti, trova aiuto da chi ce la fa. Ognuno si sente utile e spronato a fare meglio. Chi fatica a livello fisico ha in sé doti che valorizzano il lavoro degli altri: la spontaneità, la semplicità, il tutto condito dalla simpatia di ciascuno. A volte mi è stata criticata l’idea di una compagnia teatrale mista, per età e problematiche. Ma la nostra esperienza dimostra che in coloro che provengono dal carcere minorile o che hanno un passato nella tossicodipendenza o che hanno sempre vissuto alla giornata, lo stare con chi è diversamente abile, con chi ha sempre bisogno di qualcuno accanto perché da solo non ce la fa, è altamente educativo: fa passare tanti capricci ed apre la mente ed il cuore al vero significato di una vita piena, che è l’unica che dona vera soddisfazione. La serietà si pretende da chi può dare uno e da chi può dare cento, se ci si prende un impegno si porta avanti fi no in fondo! Quando ho iniziato a lavorare con il teatro con i miei giovanotti, non pensavo di scoprire in questo strumento un aiuto per crescere nell’ascolto, nello stupore, di che cosa hanno nel cuore, di quali grandi cose sono in grado di dire o di fare. Il concludere ogni incontro ed ogni spettacolo con la preghiera mi ricorda che ogni chee og ch gni n ccosa o a è dono os do e che siamo chiamati a vivere come Padre. coome popolo pop pol o o in in cammino verso il Padre Laura Pinocchio?” La L ura Lubatti, ur Lu ubaatti, regista dello spettacolo “Dov’è “

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Raccontare la vita L’Editore Sempre ed il Centro di documentazione

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1] Sempre Comunicazione, libri e periodici per comunicare la vita - Legnago, Verona. 2] Redazione dell’Editore Sempre - Legnago, Verona. 3] Sempre, rivista mensile della Comunità Papa Giovanni XXIII. 4] Alcune edizione dell’Editore Sempre.

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“Non temo il male che c’è ma il bene che manca”. In queste parole di don Benzi è riassunto il senso del giornale Sempre. Una comunicazione fatta di quotidianità, un racconto dal basso in cui la voce narrante è quella dei piccoli che vivono nelle strutture di accoglienza, che sperimentano il disagio e la sofferenza per essere dei considerati diversi, “non idonei”, e per questo esclusi. Esclusi dalle scelte economiche, dai potentati e dalle “stanze dei bottoni”. Esclusi soprattutto dai grandi circuiti di produzione dell’informazione: la diversità fa notizia quando è spettacolarizzata oppure rimane nel silenzio. Il mensile Sempre racconta piccole cose, una quotidianità sommersa, quel bene che non arriva mai agli “onori delle cronache”. Vogliamo schierarci dalla parte degli ultimi, per servirli non per servircene. Crediamo nel nostro giornale, crediamo che la conoscenza sia cultura e dalla cultura nasca coscienza, sensibilità, voglia di cambiare le cose. Siamo convinti che il bene si diffonda per “trapianto vitale”. Il progetto di Sempre Comunicazione nasce per diffondere i semi della “società del gratuito” che si costruisce attraverso la condivisione di vita con gli ultimi.

Dal 1975 il periodico Sempre esce ogni mese. Sempre è anche editore di libri e della pubblicazione bimestrale a larga diffusione di Pane Quotidiano che propone le letture liturgiche di ogni giorno accompagnate da commenti tratti dalle meditazioni di don Benzi. sempreredazione@apg23.org Pane Quotidiano è il bimestrale tascabile che offre la parola di Dio di ogni giorno commentata da don Oreste Benzi. Venendo come nuovo vescovo a Rimini, la sorpresa per me non è stata la persona di don Oreste, a cui mi legava una bella amicizia da vari anni. La sorpresa sono state e sono le tantissime cose che riusciva a fare e che continua fedelmente (e caparbiamente!) ad operare. Questo libretto ne rappresenta una delle più significative. Lo medito ogni giorno: mi aiuta ad entrare nelle pagine delle Sante Scritture; mi fa percepire il rumore dei passi del Signore che mi viene incontro e mi parla... E mentre leggo le righe dei brevi, ma succosi commenti di don Oreste, me lo vedo davanti col suo faccione buono, con quel sorriso contagioso e disarmante. S.E. Monsignor Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini

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Il Centro di documentazione Il Centro di documentazione è per la Comunità ciò che è la memoria per l’uomo. La finalità fondamentale del Cedoc è costituire un archivio in cui raccogliere tutto ciò che rappresenta la memoria storica della ella Comunità e della vita, vviita, una na le opere e il pensiero del fondatore don Oreste Benzi. Le attività del Centro comprendono inoltre la gestione dii una biblioteca ed un’emeroteca e la relativa catalogazione indicizzata di libri, riviste, quotidiani, ani, fi le audio, video e di d testo con l’acquisizione dei vari documenti in formato digitale. cedoc@apg23.org


Ufficio comunicazione per il fundraising Comunicazione sociale, raccolta fondi dii

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1] Equipe fundraising - Forlì. 2] Campagna “Aggiungi un pasto a tavola” - Assisi, Perugia. 3] Campagna “Aggiungi un pasto a tavola”. 4] Pieghevole per adozione casa famiglia APG23 – campagna “La mia famiglia esce dal foglio”. 5] Raccolta fondi per pronta accoglienza per ragazzi di strada Luigi e Giuseppina.

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Rispondere ai bisogni di coloro che quotidianamente bussano alla nostra porta diventa ogni giorno più complicato, in particolare in questo momento storico in cui la crisi attraversa l’intero pianeta e impoverisce un numero sempre maggiore di persone. Per continuare a dare risposta alle tante richieste di aiuto, tutelare i più poveri e sostenere i progetti missionari all’estero e l’accoglienza in Italia, la Comunità si è dotata di un Ufficio Comunicazione e Fundraising. L’ufficio raccoglie le istanze e i bisogni che arrivano dalla Comunità e, come coordinamento propulsivo, progetta e coordina molteplici azioni di sensibilizzazione e raccolta fondi, sia in Italia che nei paesi esteri dove è possibile ricevere sostegno alle iniziative. L’ufficio è anche promotore delle campagne istituzionali: “Un pasto al giorno” (destinata a sostenere i centri nutrizionali, le mense per i poveri, i centri di pronta nutrizio ta accoglienza, le case famiglia e realtà di accoglienza all’estecoglienz l’estero), “Adotta “Ado una casa famiglia Apg23” (per l’adozione one a distanza delle case famiglia) e il “5x1000” (per il sosteattraverso la dichiarazione dei redditi). gno attr Attraverso mezzi di comunicazione e raccolta fondii Attraver tradizionali e online, l’ufficio si rivolge tradizion 4

a privati, aziende, enti e fondazioni. Le modalità d’uso di questi strumenti e servizi variano a seconda degli obiettivi che di volta in volta ci poniamo, principalmente utilizziamo direct mailing e direct e-mailing, pubblicazioni cartacee sulle iniziative della Comunità, spot tv e radio, attività di ufficio stampa e organizzazione di eventi. Desideriamo che i donatori entrino in relazione con le persone che beneficiano del loro sostegno, che per noi sono volti e vita che scorre insieme alla nostra. I donatori sono aggiornati sulle attività che rendono possibili con il loro contributo e si crea un legame di condivisione che fa incontrare le vite di chi dona e di chi ne beneficia, un atto di amore gratuito che cambia il futuro di tante persone. Sensibilizzando e cambiando le coscienze, speriamo di contribuire a rimuovere le cause che stanno alla radice delle emarginazioni. infoapg23@apg23.org


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www.unpastoalgiorno.org www.casafamiglia.apg23.org www.facebook.com/unpastoalgiorno.apg23


Comunicazione creativa Immagini e parole al servizio degli oppressi

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1] Riprese spot TV sul servizio civile - Sant’Arcangelo di Romagna, Rimini. 2] 4] “Amare sempre!” Immagini, pensieri e parole per ricordare don Oreste Benzi - sala dell’Arengo, Rimini. 3] Intervista per il documentario “Un’unica famiglia nel mondo” - Cattolica, Rimini. 5] Trasmissione TV Scatechismo - puntata “Il perdono”. 6] Copertina dell’edizione “Scatechismo - Storie ai margini”.

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Uno dei più grandi narratori del nostro tempo considerato il capostipite del giornalismo sociale, Ryzsard Kapuściński, scriveva che “La povertà non piange, la povertà non ha voce. La povertà soffre ma soffre in silenzio. Così ha bisogno di qualcuno che parli per lei. Questo è uno degli obblighi morali che abbiamo, quando scriviamo di questa infelice parte della famiglia umana. Perché sono tutti nostri fratelli e nostre sorelle. Ma sfortunatamente sono fratelli e sorelle poveri. Che non hanno voce”. Nella condivisione di vita con gli ultimi incontriamo tante situazioni di ingiustizia e violazioni dei diritti umani, di fronte alle quali non possiamo tacere. L’informazione è denuncia, è rispondere al grido di giustizia dei poveri, che sono la nostra fonte. Sono loro che danno senso e direzione al nostro progetto di comunicazione. Attraverso loro cerchiamo di produrre un’informazione qualificata che sia motore di cambiamento sociale. Il servizio audiovisivi nasce nel 2001, per dare la parola agli ultimi, farne conoscere la vita e le storie. Realizziamo documentari, trasmissioni televisive, spot, elaboriamo contenuti per la radio e per il web, collaboriamo con testate giornalistiche della Rai e di Tv2000. Comunichiamo la Comunità, la vocazione e la testi-

monianza di don Oreste Benzi, il suo sguardo vitale. Il servizio segue l’iter di tutti i lavori, dall’ideazione alla produzione, post produzione, diffusione sulla stampa. Realizza percorsi di formazione all’utilizzo dei media per gli altri servizi della Comunità. Cataloga, archivia e conserva su supporti idonei il materiale video che ritrae don Benzi, per renderlo facilmente fruibile. audiovisivi@apg23.org

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SCATECHISMO

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Scatechismo è una trasmissione ideata e prodotta dal servizio audiovisivi. Prende il nome dal titolo di un libro di don Oreste Benzi. È una lettura dei diversi fenomeni sociali modellata sulla sua visione del mondo profetica, inusuale, al rovescio. Le storie e i fatti presentati in trasmissione vengono analizzati alla luce delle parole di don Oreste, “presente” in studio attraverso la lettura di uno scritto oppure un contributo video o audio scelti di volta in volta dall’archivio del servizio audiovisivi e del centro di documentazione della Comunità. I temi trattati spaziano nei diversi ambiti in cui la Comunità è quotidianamente impegnata. La condivisione diretta con gli ultimi e la presenza quotidiana nei luoghi del disagio, caratteristiche dei membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, sono il supporto al lavoro giornalistico.

Il network TV Scatechismo non è solo una trasmissione televisiva, ma un veicolo che apre scenari e nuove modalità comunicative per “occupare gli spazi deboli della comunicazione”: emittenti locali, fasce orarie che sono state trascurate dai grandi gruppi mediatici e dalla tv generalista. La Comunità vuole riempire questi spazi con la voce dei poveri, degli ultimi, degli esclusi, perché da queste “postazioni abbandonate” possa partire una battaglia di giustizia e riscatto. Attraverso gli spazi aperti da Scatechismo la Comunità ha a disposizione un network di distribuzione dei propri contenuti e prodotti informativi costituito da numerose emittenti televisive, uno spazio web. www.scatechismo.tv

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Capitolo 4

Proiettati al futuro Ăˆ il tempo del Kairos 1

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1] Andrea - La Paz, Bolivia. 2] Lorella - La Paz, Bolivia. 3] Comedor Santa Teresina del NiĂąo Jesus - La Paz, Bolivia.

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Mi chiedevo: ma come realizzare il “bene comune”? Io ho visto, penso e credo che il nemico – perdonate la parola – del “bene comune” è... siamo iamo noi cattolici. In che senso? Ovunque ci si gira si è persa, a, si è sbriciolata e poi scomparsa o, popolo di Dio, con una la coscienza di essere popolo, re. Oggi però, oggi, 19 ottobre, missione di salvezza da portare. ieri, domani. Il messaggio di Gesù, esù, meglio, la soluzione dell’esistenza umana che ci dà Gesù, l’ha affidata a noi, ma non si può portare avanti così, sì, sbriciolata. L’interesse nteresse delle “stanze di partito, l’interesse del potere, l’interesse dei bottoni” e tutto ciò che è collegato to a esso è diventato la tr coscienza pratica ed “attuativa”, e cosìì si ha il tradimento della rivoluzione cristiana, come dice Benedetto XVI, della rivoluzione di Dio. Perché mancano le strategie comuni da portare avanti. Ogni realtà, ogni gruppo ecclesiale, ogni parrocchia, ogni movimento. Dice bene Seneca che il vento favorevole a poco giova, se il marinaio non sa dove andare. E quando la barca sta troppo ferma corre il rischio di affondare. Per inerzia, per una legge interna, dell’inutilità. Mancano questi piani. (...) È arrivata l’ora dell’azione. Ma, meglio, della concretezza. E concludo: oggi voglio dire ancora che occorrono strategie comuni da attuare, ognuno nel dono carismatico che ha, nel dono della parrocchia in cui è, nella diocesi in cui si trova. Ma dobbiamo veder i fatti, la gente si sente tradita tutte le volte che ripetiamo le parole di speranza, ma non c’è l’azione. Cos’hanno lasciato i cattolici, permettetemelo? Hanno lasciato la devozione. Devozione che è unione con “Dio-Amore”, che è validissima, ma la devozione senza la rivoluzione non basta, non basta. bast Soprattutto le masse giovanili non le avremo mai più con noi, se non ci mettiamo con loro per rivoluzionare il mondo e far spazio dentro. Ma ili vento è favorevole, perché il cuore dei giovani, ve lo dico – e non badate bada alle “cassandre” – oggi batte per Cristo. Però ci vuole chi senta quel battito, batt chi li organizzi e li porti avanti in una maniera meravigliosa. (...) È la grande ora della Chiesa. Questo è il “kairos”, il tempo dell’intervento di Dio è giunto, il vento è favorevole, però bisogna dell dare una mossa creativa. I nostri ragazzi, i nostri piccoli angeli crocifi croc ssi, i nostri barboni che andiamo a prendere tutte le sere alla stazione, in realtà sono i soggetti attivi e creativi di umanità. Il bene staz che fanno loro ai giovani è incalcolabile. Ultimo discorso pubblico di don Oreste Benzi Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Pisa, ottobre 2007

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Indice Prefazione .................................................................................................................................... 3 Capitolo 1 - CHI SIAMO........................................................................................................... 5 Dove siamo ......................................................................................................................................6 Il carisma ..........................................................................................................................................8 Don Oreste Benzi, il fondatore......................................................................................................10 La storia della Comunità ...............................................................................................................12 Il responsabile generale ................................................................................................................14 Organizzazione e gestione del denaro ........................................................................................16 Capitolo 2 - LA CONDIVISIONE DIRETTA ......................................................................19 La casa famiglia .............................................................................................................................20 Casa di fraternità e casa di preghiera .........................................................................................22 La Capanna di Betlemme .............................................................................................................24 Le comunità terapeutiche ............................................................................................................26 L’attività missionaria.....................................................................................................................28 Le cooperative sociali ...................................................................................................................32

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Capitolo 3 - LA RIMOZIONE DELLE CAUSE....................................................................35 Minori e affidamento .....................................................................................................................36 Il sostegno alla maternità ..............................................................................................................38 La lotta contro la tratta ..................................................................................................................40 Il carcere .........................................................................................................................................42 I giovani ..........................................................................................................................................44 Servizio civile ed educazione alla pace .......................................................................................46 Abitare il conflitto..........................................................................................................................48 Impegno politico e istituzioni internazionali ..............................................................................50 Antisette.........................................................................................................................................52 Immigrazione .................................................................................................................................53 Pastorale sordi................................................................................................................................54 Liturgia ...........................................................................................................................................54 Scuola .............................................................................................................................................55 Rom e Sinti .....................................................................................................................................55 L’arte ...............................................................................................................................................56 L’Editore Sempre e il Centro di documentazione .......................................................................58 La raccolta fondi ............................................................................................................................60 La comunicazione audiovisiva. ....................................................................................................62 Capitolo 4 - PER IL BENE COMUNE: IN CAMMINO VERSO IL FUTURO .....................65


Credits pubblicazione Chiara Bonetto Valeria Miele Elisa Pezzotti Miriam Febei Luca Ghini Francesca Ciarallo Kristian Gianfreda

Fotografi Stefano Amadei pag. 4 (2); 18 (1); 55 (3) Valentina Balbi pag. 46 (1,2) Daniele Calisesi copertina (1,2) e pag. 3 (3,4); 10 (1,2,4); 14 (2,4); 21 (3); 25 (1,2,3); 41 42 (1,4); 5 (5); ) 28 (3); 39 (4); 40 (1 ,3); 4 1 (4 ((4); ); 4 2 (1 1,4 ,4); 43 (5); 44 (1,2); 52 (1,2); 55 (4) Riccardo Ghinelli pag. 10 (5); 11 (6,7); 12 (1,2,3); 13 (5); 14 (1,5); 20 (1); 22 28 29 (5); 30 2 (1 (1); ) 23 3 (5); ) 2 8 (1 ((1); ) 2 3 (2); 45 (5); 50 0 (1 ((1,2,4); ,2,4 4); 51 1 (5); 55 (1); 56 (1,2); 57 (6) Kristian Gianfreda pag. 21 (4,5); 61 (5); 63 (5); 64 (1,2); 65 (3) Marilena Gianfreda pag. 8 (2); 24 (3); 25 (4); 26 (1,4); 27 (5) Gabriel Muñoz Segura pag. 37 (5) Luca Nonni pag. 2 (1) Daniele Papa pag. 19 (3); 36 (3,4) Elisa Pezzotti seconda di copertina (1) e pag. 3 (2); 4 (1); 5 (3); 7 (1,2,4); 8 (1,3,4); 9 (5); 17 (1); 18 (2); 22 (2); 24 (2,3); 26 (2,3); 28 (2,4); 30 (1); 31 (3); 32 (3,4); 33 (5,6); 34 (1,2); 35 (3); 36 (2); 38 (2,3); 42 (2,3); 43 (6); 44 (3); 45 (4); 50 (3); 54 (1,3); 55 (2); 56 (3); 57 (5); 59 (4); 62 (3) Francesco Pistilli pag. 48 (1); 49 (6) Roberto Soldati pag. 20 (2); 32 (1); 56 (4); 62 (2); 63 (4) Serena Soldati pag. 14 (3); 54 (2) Marta Togni pag. 47 (5,6) Maria Tombeni pag. 15 (6) Viviana Viali pag. 10 (3); 46 (3) Archivio fotografico Servizio Missioni pag. 7 (3); 31 (4); 36 (1) Archivio fotografico Servizio ODC Pace pag. 46 (4) Archivio fotografico Operazione Colomba pag. 48 (2,3,4,5) Archivio fotografico Servizio Immigrazione pag. 53 (1,2,3) Archivio fotografico Ufficio Comunicazione per il Fundraising pag. 60 (1,2,3,4)

Credits DVD Stefano Tura Lucia Renati Elisa Pezzotti Miriam Febei Matteo Santini Daniele Torri Filippo Brambilla Francesca Ciarallo Kristian Gianfreda

©2012 Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII - Editore Sempre - Via Mameli, 1 - 47921 Rimini Informazioni e ordini: Via Argine 4 - 37045 Legnago VR - tel. 0442 626738 - fax 0442 25132 e-mail: sempreabbonamenti@apg23.org ISBN 978-88-89807-33-0 Finito di stampare nel mese di maggio 2012 presso: CASMA S.r.l., via B. Provaglia 3, Bologna.

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LA COMUNITÀ HA BISOGNO DEL TUO AIUTO Per sostenerci CHIAMA IL NUMERO VERDE GRATUITO 800 629 639 PUOI FARE LA TUA DONAZIONE LIBERA: Con bollettino postale sul conto corrente postale n.12148417 intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII specificando nella causale quale iniziativa vuoi sostenere Con bonifico bancario intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII indicando il codice IBAN IT41B0335901600100000008036 e specificando nella causale quale iniziativa vuoi sostenere Con carta di credito telefonando al nostro numero verde gratuito 800.629.639 Con una donazione on line attraverso il sito www.apg23.org 68 Con il tuo 5x1000 nella dichiarazione dei redditi è sufficiente la firma e il nostro codice fiscale 00310810221

PER AIUTARE LE ATTIVITA’ MISSIONARIE Con bollettino postale sul conto corrente postale n. 12104477 intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Condivisione fra i Popoli ONLUS via Valverde, 10 – 47923 Rimini Con bonifico bancario intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Condivisione fra i Popoli ONLUS Carim Rimini Indicando il codice IBAN IT 06 E 06285 24201 CC0017057554 Importante: se vuoi sostenere un particolare progetto o zona di missione, devi indicarlo nella causale del versamento postale o del bonifico.


Sede Amministrativa Via Valverde 10 B - 47923 Rimini (Italia) T +39 0541 909700 ufficiamministrativi@apg23.org Segreteria Generale Via Valverde 10 C - 47923 Rimini (Italia) T +39 0541 909600 info@apg23.org www.apg23.org Sede legale Via Mameli 1 - 47921 Rimini (Italia)

La Comunità Papa Giovanni XXIII

Responsabile generale e legale rappresentante Giovanni Paolo Ramonda responsabilegenerale@apg23.org

La Comunità Papa Giovanni XXIII Un’unica famiglia nel mondo

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