Comics Journalism

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COMICS JOURNALISM


COMICS JOURNALISM

«Comics Journalism is a form of journalism that covers news or non-fiction events using the framework of comics – a combination of words and drawn images. Although visual narrative storytelling has existed for thousands of years, the use of the comics medium to cover real-life events for news organizations, publications or publishers (in graphic novel format) is currently at an all-time peak» Wikipedia «Corriere della Sera presenta la prima collana che racconta attraverso opere emozionanti e personali, come Persepolis, Quaderni ucraini e Cronache di Gerusalemme, il percorso, lungo e avvincente, che ha innalzato il “fumetto di realtà” a un vero e proprio genere narrativo, un genere che ha già conquistato la critica e milioni di lettori in tutto il mondo. Opere uniche create dai migliori autori, capaci di raccontare, con la profondità di un’inchiesta e l’immediatezza del racconto visivo, la complessità del mondo in cui viviamo.» Corriere della Sera «Graphic journalism mixes coverage of real events of a broad scope (investigative journalism, event coverage, even critical examinations and first person accounts of travel, media, et cetera) with illustrations.» The American Reader

«Comics Journalism is a new form of journalism. It empowers a person to report on an issue with the help of visual stories i.e. comics. To become a Comics Journalist, one needs not to be a journalists or a comic artist at the same time or even none of them. The curriculum developed by us on the subject empowers every citizen to report on an issue through the medium.» ComicsJournalism.com «Graphic journalism is comics that comments reality, with a lot of different approaches and many variations. I am not even thinking about these things, when I create comics.» Alexandar Zograf «La grande maggioranza delle opere a fumetti che si ama classificare come “graphic journalism” sono in realtà ibridi in cui la cronaca si fonde con la poesia, il racconto autobiografico, perfino l’invenzione; e spesso si tratta delle cose più interessanti.» Pino Creanza «Io credo che sia da considerarsi un po’ a metà tra l’inchiesta giornalistica che è pur sempre un’interpretazione personale del giornalista e la narrazione poetica che solitamente distingue l’autore di fumetti. A volte il prevalere di una parte rispetto all’altra determina il risultato in senso più 2

giornalistico o più autoriale.» Marco Ficarra «Credo che il giornalismo a fumetti non sia la stessa cosa del “giornalismo grafico” e quest’ultimo comprende oltre al “comics journalism” anche tutto il mondo delle infografiche e del “data journalism”. Per una definizione formale del giornalismo a fumetti si può partire dalla definizione di fumetto di Scott McCloud e aggiungere “and created using journalism techniques”, il che ci porta a definire il “comic journalism” come “Juxtaposed pictorial and other images in deliberate sequence intended to convey information and/or to produce and aesthetic response in the viewer and created using journalism techniques.» Carlo Gubitosa


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QUALCHE ESEMPIO

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Alexandar Zograf

SALUTI DALLA SERBIA

Nella vita Saša Rakezic, nato a Pancevo (un sobborgo industriale vicino a Belgrado) è un giornalista, fumettista ed illustratore serbo, conosciuto come il padre del graphic journalism. Prima di dedicarsi completamente alle sue vignette, Zograf lavora come giornalista per alcune testate locali. In occasione del conflitto in ex-Jugoslavia Zograf, come tanti altri artisti, ha voluto utilizzare il fumetto come forma di reportage per raccontare la sua esperienza di guerra, dalla finestra di casa sua.

«Al termine della giornata ci siamo resi conto che il popolo serbo era riuscito a rovesciare il regime di Miloševic praticamente senza dover ricorrere alla violenza. È successo tutto in modo naturale, come una specie di sogno di massa che diventa realtà...»

Come le bombe della Nato cadevano sulla sua città natale di Pancevo, nel 1999, fumettista serbo Aleksandar Zograf usava i suoi fumetti diario e la corrispondenza e-mail per entrare in contatto con il mondo e fare intravedere gli effetti degli attacchi. Nel corso delle settimane e dei mesi di guerra, Zograf documentava non solo come i bombardamenti riducevano in frantumi la vita dei suoi amici e vicini di casa, ma anche in che modo la routine della vita quotidiana è rimasta invariata.

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Interrogativi, dubbi, incertezze, angoscia, smarrimento e rassegnazione insieme a un pizzico di beffarda ironia sono gli ingredienti di questa raccolta di strip in cui Aleksandar Zograf fa una cronostoria di quei terribili giorni in cui i rumori più frequenti erano proprio i rombi assordanti dei caccia uniti alle varie esplosioni di bombe. E nel farlo, Zograf non si lascia trasportare da facili patetismi o sentimentalismi, anzi, tutte le sue tavole compongono una sorta di ironico dramma in cui l’artista e sua moglie sembrano prenderla con la consapevolezza che prima o poi tutto finirà e si ricomincerà a vivere normalmente. E questo avviene con il crollo del regime di Miloševic, avvenuto il 5 ottobre del 2000 e raccontato dall’autore nell’ultima tavola. 6


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QUADERNI UCRAINI

Igort

Igort, nella vita Igor Tuveri, nasce a Cagliari nel 1958. All’età di circa vent’anni si trasferisce a Bologna, dove inizia a scrivere e a disegnare. Nel 1983, assieme ad altri protagonisti dell’illustrazione italiana, avvia il progetto Valvoline, rivista sperimentale che orienta la propria ricerca verso la contaminazione dei linguaggi e la rottura con i codici del fumetto tradizionale. Collabora poi con le principali testate italiane e straniere, come Linus, Frigidaire, Alter, The Face. Dopo aver trascorso un periodo in Giappone, dove lavora per alcune case importanti case editrici, apre una casa editrice assieme a Carlo Barbieri, la Coconino Press, di cui è direttore artistico.

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«Non sanno vivere in questa terra, non sanno cosa farsene di questa terra. E non sognano neppure, perché nessuno glielo ha insegnato. Non c’è speranza, solo stordimento, confusione»

Quaderni Ucraini è la prima parte di un dittico che Igort ha voluto dedicare ai paesi dell’ex Unione Sovietica. Dopo aver trascorso quasi 2 anni tra Ucraina e Russia, raccogliendo pazientemente le memorie e i ricordi di una popolazione alla quale è stato rubato il passato, l’autore ci racconta una struggente storia di sofferenza e miseria, filtrata dalle parole delle persone che ha incontrato in viaggio e impressa con un inconfondibile segno grafico. Igort, con questo lavoro, ci vuole portare a riscoprire un periodo cruciale della storia del XX secolo e ci aiuta a comprendere meglio la situazione di un infelice paese dove un presente inquietante si è sostituito alla terribile eredità staliniana. Le vivide e implacabili testimonianze dei singoli ci permettono di rivivere in tutta la loro cupa drammaticità momenti quasi dimenticati della storia del secolo scorso come l’holodomor, la terrificante carestia che Stalin ha sfruttato per sterminare le popolazioni locali e a causa della quale morirono milioni di persone. Senza rinunciare all’inconfondibile e brillante eleganza del suo tratto, Igort ha saputo metterlo completamente al servizio delle parole confidate e raccolte, trascrivendo con sensibilità, umanità e rispetto il racconto delle persone in carne e ossa che ha incontrato durante i suoi soggiorni nell’ex URSS. 10


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Amir + Khalil

ZAHRA’S PARADISE

Amir è un iraniano-americano di origini persiane, attivista per i diritti umani, giornalista e documentarista.

«I nostri antichi re ci cavavano gli occhi. Quelli nuovi vogliono staccare la spina a internet per eliminare il nostro riflesso»

Khalil è un disegnatore riconosciuto a livello internazionale. Zahra’s Paradise è il suo primo graphic novel. Per ovvie ragioni di sicurezza, gli autori hanno scelto di adottare l’anonimato ricorrendo a nomi fittizi.

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Ambientato in Iran dopo le elezioni-truffa del giugno 2009, Zahra’s Paradise è la storia della disperata ricerca del giovane Mehdi, scomparso nei gulag della Repubblica Islamica dopo la manifestazione che il 15 di quello stesso mese portò nelle strade di Teheran tre milioni di persone decise, nonostante i divieti governativi, a denunciare il presidente Ahmadinejad di brogli e a chiedere nuove elezioni presidenziali. Scaturito dalla necessità di ribellarsi a un sistema politico fondato sulla repressione, Zahra’s Paradise canalizza il dolore e la rivolta di un popolo oppresso attraverso la rete, potente cassa di risonanza capace di scuotere le coscienze e dissipare le fumose censure della dittatura. Il tratto di Khalil, fermo e deciso, molto vicino al fumetto per il tratto, accompagna perfettamente la storia di questa gente, anch’essa decisa nel voler cambiare la pesante situazione politica. Pubblicato prima sul sito zahrasparadise.com, quest’opera impetuosa ha poi trova ulteriore concretezza in una graphic novel che non può lasciare indifferenti, come scrive Azara Nafisi, autrice Leggere Lolita a Teheran: “Ti spezza il cuore… Non è una semplice storia sulla tirannia e sul dolore della perdita, ma una celebrazione della vita, e della voglia di viverla.”

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Guy Delisie

PYONGYANG

Guy Delisle, nato in Quebèc nel 1988, è un fumettista canadese. Dopo aver studiato al Sheridan College di Toronto lavora in vari studi di animazione in Canada, in vari paesi dell’Europa e in Asia, dove viaggia per qualche tempo. Le sue esperienze di lavoro in Asia sono raccontate in tre graphic nove: Shenzhen (2001), Pyongyang (2003) e Cronache Birmane (2007) da lui scritti e disegnati. Considerate le opere più importanti di Delisle, queste opere sono state pubblicate in Italia da Fusi orari. Nel 2012 la sua graphic nove Cronache di Gerusalemme vince il Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême come miglior opera.

«Potrebbe essere un racconto di fantascienza, se solo la Corea del Nord non esistesse davvero»

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Nel 2003 Guy Delisie trascorre circa due mesi a Pyongyang, in Corea del Nord, per seguire i lavori su una serie animata per ragazzi. Pyongyang è il racconto di quel soggiorno. Lo sguardo dell’autore è molto attento, informato ed ha soprattutto il grado di ingenuità che gli consente di evidenziare con efficacia i tratti più inquietanti di quel cupo universo totalitario. E ciò che più inquieta l’autore è non tanto la miseria, o la mancanza di libertà in sè, quanto l’apparente partecipazione della popolazione alla grottesca mitologia del regime, che informa di sé ogni momento e dettaglio della vita dei nord coreani. I due mesi di soggiorno di Delisle furono densi quanto possono esserli due mesi a Pyongyang: il tempo libero dal lavoro lo trascorre fra visite ai monumenti del regime, alle grandi opere intese a dimostrarne la suprema padronanza, ai musei dedicati al potere dittatoriale. Attraverso uno sguardo chiaro e personale su un paese enigmatico, chiuso a doppia mandata dall’interno, che vive costantemente all’ombra gigantesca del padre della nazione, l’autore racconta insomma un mondo orribile, un’epifania di tutte le nostre paure politiche. E per farlo sceglie il tono del grottesco, del ridicolo: scelta efficace che nasce dalla consapevolezza che quel mondo rischia di essere troppo spaventoso, se raccontato in altro modo. 18


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VALZER CON BASHIR

Ari Folman + David Polonsky

Ari Folman (in ebraico ‫ ;מלופ ירא‬Haifa) è un regista e sceneggiatore israeliano, segnato da un passato da soldato. Esordisce nel 1996 con il film Clara Hakedosha, con cui vince numerosi premi. Riceve l’attenzione internazionale grazie al film d’animazione Valzer con Bashir, vincitore del Golden Globe per il miglior film straniero.

«Spara! — Su chi? — Come faccio a sapere su chi? Soltanto spara! — Non è meglio pregare? — Prega e spara!»

Beirut, 14 settembre 1982: il comandante capo delle Forze Libanesi Gemayel Bashir perde la vita in un attentato a opera David Polonsky, laureato a Gerusalemme alla Bezelel Academy di gruppi terroristi palestinesi. of Art and Design, ha lavorato come Due giorni dopo, i campi profughi illustratore e art director per diverse di Sabra e Chatila vengono testate giornalistiche di Israele. presi d’assalto dai più fanatici seguaci di Bashir, i falangisti cristiani, che vendicano 6 la morte del proprio idolo trucidando centinaia di inermi palestinesi, tra cui donne, vecchi, bambini. Ari Folman è un giovanissimo soldato dell’esercito israeliano, e il suo posto è tra i cerchi concentrici di militari che circondano il luogo della carneficina. Forse i razzi che hanno illuminato a giorno la ferocia dei falangisti sono partiti anche dalla sua postazione, ma lui non sa dirlo: vent’anni dopo nella sua testa non è rimasto un solo ricordo. Sarà l’incubo ricorrente di un amico a spingerlo verso i racconti e le testimonianze dei protagonisti dell’epoca, nel doloroso tentativo di riportare in vita la memoria. Valzer con Bashir è il resoconto profondo e sofferto – ma non per questo meno lucido – di uno dei momenti più atroci della nostra storia, il risultato di un approccio delicato, originale, alle assurdità della guerra. Nato come un film d’animazione, che ha conquistato e commosso critica e spettatori al Festival di Cannes con la sua devastante potenza emotiva, Valzer con Bashir diventa poi una graphic novel. 22


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PALESTINA:

Joe Sacco

UNA NAZIONE OCCUPATA

Joe Sacco è un giornalista e fumettista maltese, che vive e lavora negli Stati Uniti. I suoi studi in lo portarono curiosamente a combinare il lavoro da fumettista con la carriera da giornalista. La la passione per i viaggi e l’interesse per gli scenari di guerra, lo spinsero ad indagare sul conflitto palestinese e sulla guerra serbo-bosniaca, sulle quali realizza le sue più famose graphic novels: Palestina e Goražde, Area Protetta.

«Alcuni dei buchi più neri del mondo sono fuori, a cielo aperto. Chiunque può vederli»

Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Joe Sacco ha trascorso due mesi in Israele e nei Territori Occupati, viaggiando e prendendo appunti. Ha vissuto nei campi palestinesi, condividendone la vita (o meglio, la loro sopravvivenza) in mezzo al fango, in baracche di lamiera arrugginita, tra coprifuoco e retate dell’esercito israeliano. Risultato del suo meticoloso lavoro d’inchiesta è questo volume che, combinando la tecnica del reportage di prima mano con quella della narrazione a fumetti, riesce a dare espressione a una realtà tanto complessa e coinvolgente come quella del Medio Oriente. Non ha intenzione di fare un melodramma, vuole solo riportare i fatti, e sceglie di trattare con più freddezza possibile le scene disturbanti di violenza e prepotenza. Con profondo rispetto, infila dove possibile una pungente e talvolta cinica ironia, e pone sempre al centro l’umanità, le emozioni, la paura, il coraggio e il dolore, piuttosto che le ragioni politiche. È proprio per questo che Palestina è un’opera che trascende quello specifico luogo e tempo, e che conserva il suo valore allora come oggi. Quest’opera è un ritratto di un’umanità sofferente, in una Palestina senza luogo ne tempo: ed è questo messaggio, unito ad un segno grafico “universale” e così attento al dettaglio, che lascia un segno nel cuore del lettore.

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Joe Kubert

FAX DA SARAJEVO

Joe Kubert è stato un fumettista statunitense, fondatore dell’omonima scuola di fumetto. Nella sua carriera ha lavorato per i maggiori editori e sui più importanti personaggi del mondo del fumetto. Già dall’età di undici anni Joe inizia a collaborare con una piccola casa editrice locale, guadagnando qualche dollaro a tavola. Accumulando esperienze in diverse case editrici, Kubert arriva a collaborare prima con la celebre DC Comics, poi con la concorrente Marvel.

«Rapidamente la follia si impadronisce delle piccole menti di gruppi di esaltati, non in grado di essere usati da “intelletti malvagi superiori”. Non a caso, quando si tratta di dare ad esse un capo si cercano non politici ma psichiatri.»

Nel 1992, un anno dopo l’inizio del conflitto etnico tra le regioni dell’ex-Jugoslavia, prende le mosse l’opera di Joe Kubert, Fax da Sarajevo. L’opera narra le vicende di Ervin Rustemagic, agente europeo nonché amico personale dello stesso Kubert, che manteneva costantemente informato quest’ultimo sulle sue avventure nella Sarajevo assediata. Il 21 marzo un fax arriva a casa di Kubert: un fax che testimonia la volontà di Ervin di tornare nella sua patria, la Bosnia, nonostante sia in corso quella guerra che rimarrà una macchia tremenda e velocemente dimenticata dell’Europa. Una decisione che darà inizio alla sua drammatica vicenda, che Kubert, a mente fredda, decide di scrivere e disegnare, perché non rimanesse, di tutto l’orrore e la disperazione del proprio corrispondente, solamente un monte di carta. L’autore improvvisamente si trova a contatto con una realtà che mai avrebbe immaginato: quella guerra e quei tragici momenti di bombardamenti, fughe e sparatorie che credeva dover vedere solo nei suoi fumetti. Attraverso le sue vignette, illustrate con mano esperta dal maestro del fumetto, il lettore rivive la storia di una tragedia terribilmente recente, davanti alla quale l’Europa si voltò dall’altra parte e che tutt’ora fatica a ricordare. 28


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Sid Jacobson + Ernie Colòn

9/11:

Sid Jacobson, nato nel 1929, è un celebre scrittore americano che ha lavorato nel campo della narrativa, dei fumetti per bambini, della musica e dei fumetti non-fiction. È stato per lungo tempo redattore capo della Harvey Comics, dove ha creato i personaggi di Richie Rich e Casper il fantasma. Negli ultimi anni Jacobson ha lavorato, assieme l’artista Erne Colòn, ad alcune graphic novels come La casa di Anna Frank e 9/11.

«Chi voglia capire come funzionerà la prossima fase, legga questo libro, versione comics dello storico Rapporto sull’11 settembre».

ILLUSTRATED COMMISSION REPORT

9/11 è il riassunto grafico del rapporto 22 giugno 2004 ad opera della Commissione d’inchiesta sull’attacco alle Torri Gemelle: pagine bipartisan (un milione di Ernesto “Ernie” Colón nato nel 1931 copie vendute negli USA) che a Porto Rico, è un artista e fumettista americano, i cui lavori vanno dai fumetti prendono spunto dalla desolante per bambini all’horror. La sua carriera impreparazione dimostrata inizia proprio alla Havey Comics, dove dal Dipartimento della Difesa conosce il suo futuro parner Jacobson. americano, dai servizi segreti, Prima di iniziare a lavorare alle recenti graphic novels, Colòn è stato editore alla dalla FAA (Amministrazione DC Comics e ha disegnato alcune delle Federale dell’Aviazione) e che serie per bambini della Marvel. bocciano senza appello gli organi di difesa statunitensi. Un’opera illustrata che descrive con l’efficacia delle immagini quanto accaduto: la storia di un’investigazione, la cronaca del dirottamento degli aerei suicidi, il caos nelle stanze del potere, gli ufficiali addetti alla sicurezza che non capivano cosa stava succedendo, gli indizi trascurati dai servizi segreti, il traffico di armi occidentali in medioriente e soprattutto le origini del fenomeno terrorista, il flusso di soldi dagli enti benefici ai gruppi terroristici, i dieci anni di guerra in Afghanistan che diedero la possibilità agli estremisti islamici di esercitarsi sul campo, le origini e il rinnovamento di Al Qaeda. Il tutto raccontato con freddo di stacco e ricercata oggettività, attraverso il fumetto, linguaggio che ogni generazione degli Stati Uniti trova nel proprio background culturale. 32


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Gianluca Costantini

JULIAN ASSANGE DALL’ETICA HACKER A WIKILEAKS

Nato a Ravenna nel 1971, Costantini è un giovane autore, disegnatore e blogger italiano formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Oltre a collaborare con diverse testate nazionali, Gianluca è curatore di Komikazen- Festival del fumetto di realtà e collabora con la casa editrice Becco Giallo, con cui ha pubblicato due delle sue più famose graphic novels: A cena con Gramsci, uscito nel 2012 e Julian Assange dall’etica hacker a Wikileaks, 2011.

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«WikiLeaks fa saltare i rapporti di fiducia tra gli Stati, perché la diplomazia o è confidenziale oppure non funziona».

Il 5 aprile 2010, durante una conferenza stampa a Washington, WikiLeaks diffonde un video che mostra l’assassinio di almeno dodici civili iracheni, tra cui due giornalisti della Reuters, durante l’attacco di due elicotteri Apache americani. Da quel giorno, da quel video denominato “Collateral Murder”, WikiLeaks è diventato uno spauracchio costante per i governi di tutto il mondo. Julian Assange dall’etica hacker a wikileaks, pubblicato dalla casa editrice italiana BeccoGiallo, ricostruisce la storia di Julian Assange e dei suoi complici, attraversa due interi decenni di sfide informatiche, e risponde a molte delle domande che molti si fanno su WikiLeaks e sulla comunità che ha generato questa piattaforma: quella degli hacker. Un segno, quello di Gianluca Costantini, semplice, chiaro e pulito, ma perfetto per raccontare una storia di segreti di stato che di pulito ha ben poco. “La miglior giustificazione che i governi possono trovare per fermare le informazioni è che queste mettano in pericolo delle vite. In realtà questo è avvenuto proprio a causa dei silenzi e delle bugie rivelate da WikiLeaks” scrive Jemima Khan, scrittrice e attivista inglese.

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Guibert + Lefèvre + Lemercier

IL FOTOGRAFO

Emmanuel Guibert, nato a Parigi nel 1964, è un illustratore autore di numerose graphic novel, alcune delle quali sulla guerra. Collabora con il fotografo Lafèvre per realizzare The photographer e creare così una nuova forma di narrazione, che combina il tratto grafico al reportage fotografico, in un racconto di natura giornalistica.

«Ogni volta che vedo una fotografia mi chiedo che cosa è successo prima e che cosa succederà dopo»

Luglio 1986. Il fotografo Lefèvre parte al seguito di un’équipe di Medici Senza Frontiere diretta Didier Lefèvre era un fotoreporter nell’Afghanistan dilaniato francese, nato nel 1957 e scomparso dalla guerra tra sovietici e nel 2007. Ha pubblicato i suoi reportage Moudjahidin. L’obiettivo della su svariate testate giornalistiche missione è individuare un sito francesi, compreso L’Express. Lefèvre è famoso soprattutto per aver pubblicato dove allestire un ospedale. la graphic novel autobiografica The Questa missione segnerà la sua Photographer, la quale racconta i suoi vita come questa guerra segnerà viaggi, nei territori di guerra Afghani, la storia contemporanea. In un con una missione di Medici Senza Frontiere. intreccio di destini individuali e geopolitica, nell’alternanza Frèdèric Lemercier, nato nel 1962 a di disegni e fotografie, questo Rouen, dopo gli studi in arti decorative, libro racconta la lunga marcia legato da una profonda amicizia con Guibert, comincia a lavorare con lui alla di uomini e donne che tentano realizzazione di diversi volumi, tra i quali di riparare ciò che altri La campagne à la mer, Les Pavés de Paris. distruggono. Il lettore segue la storia attraverso gli occhi del fotografo che, come lui, non sa nulla del mondo in cui viene paracadutato. Gli altri membri del gruppo, che hanno tutti l’esperienza di almeno una missione alle spalle, rappresentano un aiuto prezioso per Lefevre, che li riempie di domande e che gradualmente cade sotto l’incantesimo dell’Afghanistan. Opera a 3 mani, per la prima volta in un unico volume, questo libro che ha collezionato numerosi premi in tutto il mondo e ci offre uno spaccato della nostra storia recente: un racconto che ci aiuta a capire meglio gli avvenimenti che sconvolgono tutt’ora gli assetti della pace mondiale. 42


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Josh Neufeld

A.D. NEW ORLEANS AFTER THE DELUGE

AD: New Orleans After the Deluge è una non-fiction graphic novel, opera del fumettista Josh Neufeld. Racconta le storie di alcune abitanti di New Orleans e le loro esperienze durante e dopo l’uragano Katrina. A.D. è stato, oltre ad essere un best-seller per conto di New York Times, è stato nominato per un Eisner Award 2010 ed è stato selezionato come miglior fumetto americano 2010. L’autore, Josh Neufeld, per scrivere questo libro attinge a diverse interviste, articoli su giornali e blog, ma soprattutto alla sua esperienza nelle settimane dopo l’uragano, come volontario della Croce Rossa.

Definito un fumettista alternativo, Josh Neufel nasce nel 1947 a New York, dove tutt’ora vive e lavora. È conosciuto soprattutto per i suoi fumetti di nonfiction e per i suoi libri autoprodotti, anche se i suoi lavori spaziano nei viaggi e nella finanza. Dopo aver ottenuto il diploma in Musica e Arte, parte, zaino in spalla, per un viaggio durato oltre un anno, attraverso il Sud-est asiatico e l’Europa centrale. Questo, oltre alle illustrazioni di Hergè e ai fumetti americani, sembra aver influenzato particolarmente il suo lavoro di graphic journalist.

L’autore, accompagnando il lettore a rivivere il dramma in prima persona, attraverso i sentimenti degli abitanti di New Orleans, riesce a trasmettere perfettamente il panico, la paura, la disperazione, la speranza che hanno segnato in maniera indelebile quei giorni. Inspiegabilmente, Neufeld entra nel profondo dei pensieri e dei sentimenti delle vittime dell’uragano, mantenendone le giuste distanze con un sapiente uso della narrazione per immagini. Ed è inevitabile che, nel lettore ormai coinvolto nel dramma, sorgano spontanee innumerevoli domande, banali quanto comprensibili: Perché? Come è potuto succedere? Perché ci è voluto così tanto tempo? Le risposte, che l’autore si guarda bene dal non dare, sono complicate e probabilmente non hanno ancora trovato risposta.

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Chris Anderson + Shane Clester

THE LONG TAIL

Chris Anderson è un giornalista e saggista statunitense, direttore di Wired USA dal 2001 al 2012. Prima di passare alla direzione di Wired, si è laureato in Fisica alla George Washington University ed ha lavorato per diverse testate e riviste, tra cui The Economist, Nature e Science. A partire da un articolo pubblicato su Wired, dove ha coniato il concetto di “coda lunga” (long tail), ha scritto il suo primo libro, intitolato The Long Tail: Why the Future of Business Is Selling Less of More (2006).

«Una coda lunga è solo cultura non filtrata da scarsità economica»

Nato come articolo, e proseguito su uno dei blog più visitati della rete www.thelongtail.com, La coda lunga rappresenta la teoria del mercato del futuro, in grado di sovvertire le leggi che regolano il tradizionale meccanismo distributivo Shane Clester è un illustratore, di cui produzione/stoccaggio/vendita non è possibile reperire informazioni al dettaglio. La diffusione di biografiche. Internet, il non-luogo dove chiunque in qualunque momento può consultare infiniti elenchi di prodotti, ha permesso di abbattere i costi di distribuzione e magazzino, spezzando il legame che vincolava il successo alla visibilità. La possibilità di gestire un catalogo virtuale pressoché illimitato ha rivoluzionato il modello economico dominante: semplicemente, vendere anche solo poche copie al mese di migliaia di titoli è più redditizio che vendere migliaia di copie di pochi titoli. Google, Amazon, iTunes, MySpace: in un momento critico in cui l’economia mondiale si sta interrogando sul proprio futuro, Anderson dimostra che applicando la teoria della coda lunga il mercato potenziale può più che raddoppiare. Questo riadattamento a fumetti, illustrato in bianco e nero dal fumettista Clester, è una versione ridotta - di facile lettura e comprensioene - del best-seller di Anderson.

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Othman Selmi

CARTOLINE DA TUNISI

Giovane illustratore e direttore artistico tunisino. Non sono reperibili molte informazioni su questo autore, nonostante la sua capillare presenza su numerosi social networks.

«Credi che stiamo per avere lo stesso destino dell’Iran?»

Queste sono le tavole che Othman Selmi ha pubblicato nelle pagine della rivista italiana Internazionale, per raccontare gli avvenimenti che seguirono l’uscita del film d’animazione Persepolis, capolavoro franco-iraniano della scrittrice Marjane Satrapi. La tensione, dopo qualche settimana dalla proiezione del film, è ancora forte in Tunisia, causata soprattutto dalla scomoda sequenza in cui Dio viene rappresentato come un vecchio barbuto: cosa che l’Islam proibisce categoricamente. “Ma queste sequenze evocano solo la fantasia di una bambina come tutti abbiamo immaginato nella nostra infanzia e questo film è stato mostrato più volte in altri festival tunisini senza causare alcun incidente”, dichiara Othman sul suo blog. Un piccolo capolavoro, tradotto dal dialetto tunisino, che oltre a descrivere una situazione denuncia il pericolo di una presa di potere della fazione islamica, come è accaduto in Iran al termine dei 70 anni. Le opere di Othman, il quale dipinge e denuncia con occhio critico le tensioni e le ingiustizie nel suo paese d’origine, non mancano mai di humour, freschezza ed ironia, ma mantengono un tono sottilmente provocatorio, a tratti tagliente.

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Tetsu Saiwai

THE 14TH DALAI LAMA

Tetsu Saiwai è un artista manga del Giappone. Durante la sua carriera da fumettista, che dura da oltre 20 anni, ha pubblicato una serie di manga a tema educativo, soprattutto per quanto riguarda la protezione dell’ambiente e le questioni dei diritti umani. Tetsu attualmente vive nella splendida campagna giapponese, dove vive con la moglie e coltiva le sue passioni, ovvero il manga e i burattini.

«Contrastate il male che vi viene fatto ma non odiatene l’autore, non lasciatevi trascinare contro di lui, non cercate di vendicarvi. È questa la vera saggezza.»

Dalai Lama è un termine che definisce la massima autorità spirituale del Buddhismo tibetano e letteralmente significa “oceano di saggezza”. The 14th Dalai Lama è una biografia a fumetti di Tenzin Gyatso, il quattordicesimo e attuale Dalai Lama. Nato nel 1935 da una famiglia contadina in un piccolo villaggio tibetano, Tenzin fu riconosciuto all’età di due anni come la reincarnazione del suo predecessore , il tredicesimo Dalai Lama. Egli ha assunto il pieno potere politico, oltre a quello spirituale, nel 1950, quando la Cina ha invaso il Tibet: questa ferita -ancora da rimarginareoltre ad aver segnato profondamente lui e il suo popolo, lo ha spinto ad essere uno dei maggiori esponenti della dottrina della nonviolenza, fino ad ottenere il premio Nobel per la pace nel 1989. Questa biografia manga è un’introduzione ideale al leader del governo tibetano in esilio. La storia della sua vita, dall’infanzia fino al 2009, testimonia la sua fedeltà al suo popolo e la sua convinzione nella pace. Le illustrazioni, dai tipici tratti manga, dell’artista Tetsu Saiwai raccontano in modo accattivante ed accessibile la storia e la personalità di una delle figure iconiche più importanti dei giorni d’oggi.

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Pino Creanza

CAIRO BLUES

Nato nel 1958 nella murgia barese, Pino Creanza ha sempre amato immergersi in un mondo di letture e fantasticherie. Da giovane studente di ingegneria a Pisa alterna Andrea Pazienza alla matematica, Moebius all’elettronica. All’inizio degli anni ’90 l’incontro con Giuseppe Palumbo e Sebastiano Viella lo fanno approdare definitivamente nel mondo del fumetto e alle prime collaborazioni con Frigidaire. Tra i personaggi da lui creati ricordiamo il Prof Knox, inizialmente apparso su Frigidaire e in seguito ospite di varie altre pubblicazioni e blog, Tom e Ponsi, buffa coppia di adolescenti ed altri.

«La realtà effervescente, in divenire ha prodotto un’ibridazione tra ricordo e racconto, stimolata dalle sollecitazioni della cronaca giornalistica»

L’amore per il Cairo e per l’Egitto è alla base di Cairo Blues, opera al confine tra graphic journalism e reportage illustrato che si propone di raccontare i fermenti della società egiziana, attraverso micro-storie di poche pagine: scampoli di vita e di cronaca, frammenti di storia e di storie, architetture e paesaggi urbani. Alcuni episodi della serie sono usciti sul mensile ANIMALS e hanno successivamente preso la forma di un libro.

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Sarebbe riduttivo attribuire a Cairo Blues esclusivamente il ruolodi testimone della Primavera Araba sarebbe riduttivo. Creanza riesce infatti a portare il lettore a spasso per la città, facendo capire cosa significa vivere il Cairo dal punto di vista dei ricchi turisti occidentali e degli egiziani di fede copta della Garbage City, descritta con disarmante semplicità nel racconto intitolato Zabalin, tra i più riusciti del volume. Lavorando su storyboard fotografici creati anche grazie al contributo di blogger e reporter («senza internet non avrei realizzato questo libro», dice l’autore), Creanza ha riprodotto il Cairo con una colorazione ocra che racconta al meglio una città polverosa, consumata dal tempo e dalla scarsa manutenzione. 62


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Marco Ficarra

STALAG XB

«Di mio zio Gioacchino sentii parlare da bambino, poi più nulla. Non conoscevo la storia della sua detenzione. Poi un giorno mio padre mi diede delle lettere che un suo cugino mandava alla famiglia dal campo di prigionia, dove era stato deportato dai nazisti. Insieme a quelle lettere c’erano alcuni appunti e la corrispondenza che riceveva dai familiari. Appena le lessi ho sentito la necessità di raccontare questa storia. Avevo l’impressione, da subito, che non si trattava solo di una vicenda privata. »

Marco Ficarra, nato a Palermo nel 1968, è grafico e fumettista. Nel 1995 ha fondato lo studio RAM che si occupa prevalentemente di editoria per fumetti e mostre di giovani autori del fumetto internazionale. Nel 2009 si è svolto il primo corso della Scuola di traduzione per il fumetto e l’editoria. Stalag XB per Becco Giallo è il libro a fumetti sulla storia del parente, Gioacchino Virga, deportato nei lager nazisti.

L’8 settembre 1943, alla firma dell’armistizio con le forze alleate, i militari italiani sono allo sbando. 750.000 soldati vengono deportati nei campi di concentramento tedeschi come “internati militari”, senza essere riconosciuti prigionieri di guerra per poter essere impiegati nei campi di lavoro forzato. A partire dalla corrispondenza dal lager, Marco Ficarra ricostruisce l’odissea di suo zio Gioacchino Virga, internato militare n. 82958, dalla cattura in Grecia all’ostinato rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, per restituire alla storia – quella personale e quella universale – un frammento di verità estrema e disumana.

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Claudio Calia

DOSSIER TAV

Claudio Calia è nato a Treviso nel 1976, vive e lavora in aperta campagna nei pressi di Padova. Ha curato diverse produzioni a fumetti, pubblicate dalla casa editrice BeccoGiallo. Il suo primo libro realizzato come autore completo è Porto Marghera - La legge non è uguale per tutti (BeccoGiallo, 2007), vincitore del premio Carlo Boscarato nella categoria “miglior libro”.

«Il dogma, cioè l’affermazione definitiva e indiscutibile di ciò che è vero, buono e giusto, come pure le affermazioni irreversibili, quelle che loro natura non possono essere ripensate e modificate-come mettere a morte qualcuno- sono incompatibili con la democrazia»

Fino a che punto può spingersi l’uso legittimo della forza da parte di uno Stato? Che ruolo assumono i media nella costruzione simbolica del nemico pubblico? Quali sono gli strumenti a disposizione del cittadino per opporsi a ciò che ritiene ingiusto, quando la sua volontà viene ignorata in virtù di interessi di carattere nazionale? Dossier TAV è un’inchiesta illustrata sui progetti, i costi, i benefici e gli interessi in gioco della linea ferroviaria per i treni ad Altà Velocità Torino-Lione: un esame critico sulle valutazioni economiche, etiche, ecologiche e politiche di un’opera che ha suscitato - e continua a suscitare - una poderosa mobilitazione popolare.

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Autori Vari

CARTOLINE DA...

“Internazionale” ha da sempre dedicato un importante spazio sulle proprie pagine al fumetto (Spiegelman, Sacco, Mattotti) e all’illustrazione, con opere capaci di integrarsi al progetto editoriale e agli articoli proposti. Da un anno “Internazionale” pubblica quasi settimanalmente le “Cartoline da…”, ovvero uno spazio fisso di due pagine dove fumettisti nazionali e internazionali vengono invitati a fare reportage, a narrare cronaca, quotidianità, eventi, che li riguardano da vicino, con un taglio giornalistico.

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INTERVISTE

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Alaxandar Zograf

Alcuni dei tuoi lavori, come Storie in giro per lo Spazio Tempo, sono definiti di graphic journalism. In questo caso, il lavoro è frutto di viaggi e ricerche. L’idea di farne un libro è venuta prima o dopo (o durante) i viaggi e le relative esperienze? All of the stories were made for the weekly magazine Vreme, so it all came out of the necessity to do a 2 page story every week... Later I collect these stories in books, so that’s how they were made... Most of these stories are result of my journalistic research, though, which comes out of my curiosity, to find out more about the places that I visit. So che hai avuto esperienze di giornalismo, in senso tradizionale. Pensi che queste esperienze possano influenzare un lavoro come questo, detto di graphic journalism? Of course, it’s easier with “real” jornalistic experience, and I was publishing my jornalistic works years before I started to publish my comics. I still do occasional writings, which keeps me in form in this field of expression - I believe that it also is reflecting in my creation of comics. I am very much interested to create a story, not just to make a pretty pictures or something. Secondo te, un lavoro come quello del graphic journalist potrebbe essere fatto anche da un nongiornalista? Yes, for sure - comics are very open, and not expesive medium, anyone can do it. To have the “journalistic” approach in comics, it means that you just have to concentrate on reality, more then on fantasy. Graphic journalism is about finding stories in real life, trying to make illsutrate them in sequences of drawings. It is like creating a docummenatry film, without camera...

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SALUTI DALLA SERBIA PAGINA 4

Il graphic journalism è definito spesso come fumetto della realtà e viene considerato come una vera e propria forma di cronaca, ma non ha ancora trovato una definizione univoca che lo delinei. Tu come lo definiresti? I am afarid I don’t KNOW to make definitions, I would just say that graphic journalism is comics that comments reality, with a lot of different approaches and many variations. I am not even thinking about these things, when I create comics. In my case, it was all a result of coincidences, that I ended up creating something that most of the people recognize as graphic journalism... It came out natural way, not as a plan, but more because of the circumstances. For example, when the wars in the Balkans exploded, I wanted to speak about it in a form of comics, that’s all. Secondo te questa forma di racconto è più vicina alla narrativa o al giornalismo? It is a hibrid, like so many things in our society. A lot of art today is a hibrid of several different artistic or creative disciplines. In our age, it’s all legitimate. Today, if someone wants to mix a balley dancing and sculpture making, or painting and architecture, everyone will think it’s OK. Avvenimenti seri, spesso tragici o drammatici raccontati con il segno grafico tipico del fumetto. Questo secondo te non rischia di sminuire i contenuti? No, I think it’s completelly natural. We have to take life as it is, and most often it’s a mixture of pleasure and pain, tragedy and comedy. I am now 50 years old, and I can tell you that life is so absurd, that it makes me laugh, most of the time, even when it’s me who is being hurt...I think that cartoon gives you a chance to escape sounding too pathetic, even when you speak about very serious matters. Or at least I wanted to use that freedom, in order to tell my stories to the world. I can also imagine different people using different approaches. 89


Igort

Ciò che viene raccontato nel libro è frutto di un soggiorno in Ucraina. In che modo il contatto con persone, emozioni, situazioni ha influenzato la tua narrazione? Lo ha influenzato moltissimo, dato che si tratta di interviste raccolte perlopiù per la strada. Mi interessava raccontare la vita di persone comuni, di quelli che di solito non interessano i giornali o le tv. Credo che la Storia non sia fatta dagli eroi ma dalle persone come quelle che ho incontrato. Il fumetto mi offriva la possibilità di dare loro voce, di non dover, per questione di spazio o economia generale, tagliare le cose in modo che venissero fuori “I grandi avvenimenti”, che è la logica che muove i media più importanti. Semmai il mio sguardo era quello di un narratore, di un documentarista. Che poi racconta attraverso il disegno, chiaramente. Hai mai avuto esperienze di giornalismo (in senso tradizionale)? Pensi che queste esperienze possano influenzare un lavoro come questo, detto di graphic journalism? I miei saggi o articoli sono pubblicati da decenni su numerosi quotidiani. Dal Manifesto, a Reporter, sino al Corriere della sera o Repubblica. Ma sono sempre e comunque degli scritti di un narratore. Sono questi, come il mio lavoro di sceneggiatore, o quello di disegnatore a essere influenzati dalla mia visione generale, che è comunque attenta a uno sguardo umanistico, e non viceversa. Il graphic journalism è definito spesso come fumetto della realtà e viene considerato come una vera e propria forma di cronaca, ma non ha ancora trovato una definizione univoca che lo delinei. Tu come lo definiresti? Io, semplicemente non lo definirei. Graphic journalism va bene, come dire cinema d’azione. Poi dentro questa scatola generica ci possiamo trovare dei lavori buoni o meno buoni. A me la cosa che interessa non 90


QUADERNI UCRAINI PAGINA 8

sono le etichette ma i contenuti. Sotto la grande etichetta di “cinema d’azione” possiamo metterci “Apocalypse now”, dobbiamo perderci a definire se Apocalypse now è veramente cinema d’azione? Questo è davvero importante? Io mi concentrerei a parlare del film, casomai. Le etichette servono per semplificarci la vita, ma sono quello che sembrano, etichette. Nulla più. E’ una cosa pratica, non ci perderei le settimane a dissertare. Secondo te questa forma di racconto è più vicina alla narrativa o al giornalismo? Non so rispondere, perché varia di volta in volta a seconda del libro. Il punto è comunque che stiamo parlando di un lavoro che spesso intreccia, nel fumetto, autobiografia, giornalismo, narrazione di viaggio e via dicendo. La bellezza sta nella sua ricchezza, limitare, creare dei distinguo, a che serve? A comprendere meglio? Ho i miei dubbi. Avvenimenti seri, spesso tragici o drammatici raccontati con il segno grafico tipico del fumetto. Questo secondo te non rischia di sminuire i contenuti? Ha ha ha, questa è buona. dipende da come si trattano le cose e dalla capacità drammaturgia dell’autore. Mi pare in linea di massima che lei cerchi delle risposte assolute dove si dovrebbe invece vedere caso per caso. Io credo che Spiegelman abbia fatto un grande lavoro per una lettura inedita dell’olocausto, che tiene conto e si arricchisce del mezzo fumetto. Ci sono altri meno abili il cui lavoro è certamente meno riuscito. Una volta che un film comincia, se è condotto bene, noi siamo dentro una storia. Lo stesso accade per il fumetto o per il romanzo. Penso che un narratore oggi abbia il dovere morale di raccontare temi adulti e complessi. Non possiamo sempre vivere in un mondo consolatorio che relega all’’enterteinment il ruolo delle narrazioni. Viviamo in una stagione difficile, ogni strumento che aiuti a comprendere è il benvenuto, per come la vedo io. 91


Pino Creanza

Hai mai avuto esperienze di giornalismo (in senso tradizionale)? Pensi che queste esperienze possano influenzare un lavoro come questo, detto di graphic journalism? No, non ho mai avuto esperienze di giornalismo vero e proprio. Il mio lavoro nasce dalla curiosità per i luoghi e le storie, da una certa confidenza con la scrittura e con il disegno e dal “progetto” di utilizzare il linguaggio del fumetto come strumento per narrare. Il graphic journalism è definito spesso come fumetto della realtà e viene considerato come una vera e propria forma di cronaca, ma non ha ancora trovato una definizione univoca che lo delinei. Tu come lo definiresti? Non essendo il fumetto un “genere” ma un linguaggio (così come il cinema e la scrittura, per intenderci), lo si può utilizzare per raccontare storie e situazioni dei generi più diversi, inclusa ovviamente la cronaca. I confini tra i generi sono però sempre piuttosto labili e se è vero che ci sono autori e lavori che è molto facile inquadrare in un genere preciso, è altrettanto vero che la grande maggioranza delle opere a fumetti che si ama classificare come “graphic journalism” sono in realtà ibridi in cui la cronaca si fonde con la poesia, il racconto autobiografico, perfino l’invenzione; e spesso si tratta delle cose più interessanti. Ogni definizione rigida finisce dunque per essere un letto di Procuste che taglia fuori qualcosa. Secondo te questa forma di racconto è più vicina alla narrativa o al giornalismo? Il migliore giornalismo è anche narrativa, pensiamo ad esempio a Terzani. _Avvenimenti seri, spesso tragici o drammatici raccontati con il segno grafico tipico del fumetto. 92


CAIRO BLUES PAGINA 60

Questo secondo te non rischia di sminuire i contenuti? Affatto, il fumetto è un mezzo molto potente, che unisce alla capacità delle immagini di interagire con i livelli più emotivi e profondi della nostra personalità quella di raccontare in modo molto preciso e incisivo fatti, situazioni, contesti, vicende, concedendo al lettore quel distacco e controllo della fruizione narrativa che è propria della letteratura e che invece non appartiene al cinema. Solo un pregiudizio culturale che relega il fumetto a linguaggio di serie B, buono solo per l’intrattenimento, può generare un dubbio del genere sulla sua adeguatezza a narrare il dolore e la tragedia. A chi voglia togliersi ogni dubbio consiglio la lettura di Maus di Art Spiegelman e Gaza 1956 di Joe Sacco.

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Marco Ficarra

Ciò che viene raccontato nel libro è un tema che, in certo senso, ti ha toccato da vicino. In che modo questo contatto ha influenzato la tua narrazione? Per me è stato molto importante recuperare questa storia familiare dimenticata. ho dovuto lavorare con molta delicatezza perché ero consapevole di aprire una ferita ancora aperta. Mentre procedevo nella ricerca avevo messo in conto la possibilità di non continuare nel caso fossi venuto a scoprire eventi o situazioni che potevano creare ulteriore dolore. Il tuo racconto ha comportato dei viaggi o delle ulteriori ricerche (rispetto alle memorie che già avevi) ? Ho cominciato dalle ricerche sia attraverso il web ma soprattutto grazie all’istituto storico Parri di Bologna che conserva l’archivio fotografico del tenente Vittorio vialli che subì l’internamento del mio parente. Negli stessi campi di concentramento. Fino a prima del mio libro non avevo un’idea molto chiara della vicenda e soprattutto non conoscevo superstiti con cui parlare o a cui chiedere informazioni. Successivamente alla pubblicazione del libro ho intrapreso diversi viaggi incontrando molti sopravvissuti e ascoltando le loro storie, molte sono raccolte nel sitohttp://www.8settembre1943.info/ che è nato in contemporanea alla mia ricerca. Ho anche fatto un viaggio in occasione del 25 aprile del 2010 dove insieme ad altri parenti abbiamo visitato i luoghi della deportazione. Questo viaggio lo abbiamo raccontato con video, foto, commenti e disegni che sono raccolti in questo sitohttp://www.unastoriainviaggio.org/ Hai mai avuto esperienze di giornalismo (in senso tradizionale)? Pensi che queste esperienze possano influenzare un lavoro come questo, detto di graphic journalism? L’unica esperienza di giornalismo tradizionale a cui ho partecipato mi è stata offerta dal quotidiano l’Unità di Bologna che mi ha chiesto un 94


STALAG XB PAGINA 66

parere sulla strada in cui vivo che è sempre al centro di polemiche per la sua intensa vita serale. Oltre ad un articolo di analisi ho realizzato due tavole a fumetti ambientate nella strada. Un esempio di racconto di strada. Credo che esperienza di inchiesta che lavorano sulla memoria sono da considerarsi contributi interessanti per il mondo del graphic journalism. D’altra parte i confini del giornalismo disegnato e l’inchiesta storica spesso sono collegati tra loro. Il graphic journalism è definito spesso come fumetto della realtà e viene considerato come una vera e propria forma di cronaca, ma non ha ancora trovato una definizione univoca che lo delinei. Tu come lo definiresti? Io credo che sia da considerarsi un po’ a metà tra l’inchiesta giornalistica che è pur sempre un’interpretazione personale del giornalista e la narrazione poetica che solitamente contraddistingue l’autore di fumetti. A volte il prevalere di una parte rispetto all’altra determina il risultato in senso più giornalistico o più autoriale. Se dovessi definirlo con poche parole per me il graphic journalism è inchiesta a fumetti. Deve esserci il tentativo da parte di chi racconta di far emergere alcune caratteristiche non evidenti, poco conosciute di un luogo, di una vicenda, di alcune persone. Questo elemento diventa fondamentale per definire il graphic journalism. Secondo te questa forma di racconto è più vicina alla narrativa o al giornalismo? A mio avviso questo tipo di racconto è sempre più vicino ai nuovi linguaggi che grazie alla rivoluzione tecnologica del digitale si stanno affermando. In linea con il bisogno di immediatezza visiva e sintesi. benché il fumetto è anche approfondimento e ricchezza grafica. Quindi lo vedrei più vicino al nuovo giornalismo che unisce il personale punto di vista come un punto di partenza da cui far partire l’inchiesta e spesso questo punto di partenza è ricco di suggestioni. insomma uscirei dalla contrapposizione giornalismo o narrativa. 95


Marco Ficarra

Avvenimenti seri, spesso tragici o drammatici raccontati con il segno grafico tipico del fumetto. Questo secondo te non rischia di sminuire i contenuti? Assolutamente no, il fumetto è un linguaggio a tutti gli effetti capace di offrirci contenuti di grande spessore sia storico, giornalistico, narrativo e comunicativo. Quindi direi che con il fumetto si può raccontare tutto. Molto dipende dalle capacità dell’autore o degli autori nel costruire una giusta narrazione. Penso sia sbagliata l’idea di pensare al fumetto quasi esclusivamente per il pubblico giovanile, basta citare Maus di Art Spiegelman. Uno dei massimi esempi di fumetto impegnato che ha saputo legare il racconto di realtà, quella del padre anziano che parla con il figlio e la memoria di una vicenda drammatica della nostra storia. nel fumetto esistono altri esempi di grande interesse e di grande valore come i racconti di Joe Sacco, Zograf, Gu delisle e tanti altri.

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GLOSSARIO

1. Slobodan Miloševic è stato presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia come leader del Partito Socialista Serbo (SPS). Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex-Jugoslavia, accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo. 2. Holodomor (in lingua ucraina

Голодомор), noto informalmente anche come Genocidio ucraino o Olocausto ucraino, è il nome attribuito alla carestia, di origine sia dolosa sia naturale, che si abbatté sul territorio dell’Ucraina negli anni dal 1929 al 1933 e che causò milioni di morti. Il termine Holodomor deriva dall’espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che significa “infliggere la morte attraverso la fame”. In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell’Holodomor è il quarto sabato di novembre.

3. Le Elezioni presidenziali iraniane del 2009 (persiano: ۱۳۸۸ ‫تارهاظت‬ ‫ )تاباختنا‬si sono tenute il 12 giugno. Esse hanno visto la vittoria di Mahmud Ahmadinejad, che è stato confermato Presidente. Queste elezioni sono state contestate a livello internazionale e nazionale per la loro irregolarità, determinando un movimento di protesta contro il governo Ahmadinejad: per questo vengono tutt’ora definite elezioni-truffa. 4. Leggere Lolita a Teheran

è un noto best-seller scritto da Azar Nafisi, che è stata professoressa di

letteratura inglese presso l’università Allameh Tabatabei di Teheran. Lo spunto del libro viene dall’esperienza vissuta dall’autrice con sette studentesse iraniane di letteratura inglese, in un periodo in cui la più grande minaccia alla catechesi islamica serrata era la letteratura. Nel libro l’autrice dice di aver rielaborato e rimescolato i fatti e le storie, in modo da camuffare i contenuti.

3. Mahmud Ahmadinejad è un politico iraniano, sesto Presidente della Repubblica islamica dell’Iran dal 3 agosto 2005 al 15 giugno 2013. Si è reso noto per le sue idee anti-sioniste nonché per le sue posizioni anti-americane e anti-occidentali. In occasione delle proteste studentesche, contro le elezioni del 2009, Ahmadinejād ordinò delle violente repressioni che sfociarono in scontri, numerosi feriti e alcune condanne a morte. 5. La Korea del Nord è retta da una

dittatura totalitaria di stampo Stalinista costituita prendendo esempio dalle istituzioni della Repubblica Popolare Cinese ai tempi di Mao Zedong. Il Paese è fortemente militarizzato e la più alta carica amministrativa è quella di Ministro della Difesa. Il servizio militare è considerato permanente in base al principio della Nazione Armata.

6. I Falangisti libanesi (arabo

‫ةينانبللا بئاتكلا‬, al-Katā’eb alLubnaniyya) definiti anche Partito falangista libanese, furono costituiti nel 1936 per opporsi, all’epoca, alla presenza della Francia in Libano. Nel 1982 Israele invase il Libano, con il sostegno delle Forze militari del Libano del Sud. Bashir Gemayel fu eletto Presidente della Repubblica, ma il

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14 settembre 1982, nove giorni prima dell’investitura ufficiale, Gemayel morì in un attentato dinamitardo, nella parte orientale di Beirut. Due giorni dopo si consumò la vendetta dei falangisti, seguaci devoti del comandante Bashir.

7. BeccoGiallo è una giovane casa editrice italiana che progetta, realizza e pubblica fumetti d’impegno civile. Basata a Padova, la casa editrice lavora trasversalmente tra giornalismo e illustrazione, uscendo periodicamente con pubblicazioni definite di graphic journalism. 8. Zabbaleen (arabo egiziano: ‫نيلابز‬ Zabbalin) sono adolescenti e adulti che hanno servito come netturbini informali del Cairo per circa gli ultimi 70 anni. In arabo egiziano, il termine Zabbaleen significa “popolo della spazzatura”. Gli Zabbaleen riescono a riciclare fino al 80% dei rifiuti che raccolgono, mentre le società di gestione collettiva più occidentali della spazzatura riciclano in media il 20-25%.

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BIBLIOGRAFIA

Igort. Quaderni ucraini, Collana Strade Blu, Modadori, 2010 Zograf Alexandar. Storie in giro per lo spaziotempo, Fandango Edizioni, 2010 Delisie Guy. PyongYang, Fusi orari, 2006 Sacco Joe. Palestina: una nazione occupata, Mondadori, 2006 Amir e Khalil. Zahra’s paradise, Rizzoli Lizard, 2011 Folman Ari. Polonsky David, Valzer con Bashir, Rizzolo Lizard, 2009 Kubert Joe. Fax da Sarajevo, Alessandro edizioni, 1999 Jacobson Sid, Colón Ernie. 9/11 Illustrated Commission Report, Paperback, 2006 Ficarra Marco, Stalag XB, BeccoGiallo, 2009 Costantini Gianluca, Julian Assange & WikiLeaks, BeccoGiallo, 2011 Guibert Emmanuel; Lefèvre Didier; Lemercier Frédéric. Il fotografo, Collana Progetto 900, Coconino Press, 2010 Neufeld Josh, A.D.: New Orleans After the Deluge, New York Times best sellers, 2009 Anderson Chris, Clester Shane. The Long Tail, SmarterComics, 2000 Creanza Pino, Cairo Blues, Giuda edizioni, 2012 Saiwai Tetsu, The 14th Dalai Lama, Penguin Group, 2001 Calia claudio, Dorrier TAV, BeccoGiallo, 2011

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Progetto di ricerca di Matteo Antonio Zennaro Storia dell’illustrazione ISIA Urbino A.A. 2012/13 Docente: Silvana Sola

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