Eur Roma - Untitled

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EUR 42 UNA CITTÀ DI STAMPO FASCISTA Matteo Casciano – Liceo Artistico Modigliani (PD) – Progett. Architettura


00.

INDICE

01. LA STORIA •

L’IDEA INIZIALE

L’INIZIO DEL PROGETTO

02. LE INFLUENZE ARCHITETTONICHE 03. ANALISI URBANISTICA •

LO SCHELETRO

AREE VERDI


04. L’EDILIZIA E I MONUMENTI •

PALAZZO DELLA CIVILTÀ ITALIANA PALAZZO DEI CONGRESSI

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

• •

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO PALAZZO DEGLI UFFICI

• • •

PALAZZO INA E INPS MUSEO DELLA CIVILTÀ

05. ARCHITETTURA NAZISTA •

SPEER: UN’ARCHITETTO AL SERVIZIO DEL NAZISMO

06. COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI


01.

LA STORIA


L’IDEA INIZIALE Dopo la guerra coloniale in Libia e la proclamazione dell’Impero nel 1936, il governo fascista decide di organizzare un’Esposizione Universale da tenersi a Roma nel 1942 (da cui l’acronimo E42), a celebrazione dei venti anni dalla conquista del potere. Intitolata enfaticamente “Olimpiade delle Civiltà”, la manifestazione doveva consistere in una serie di mostre dedicate a vari temi come l’arte, la scienza, l’economia, le politiche sociali delle Nazioni. L’obiettivo era quello di richiamare sull’Italia fascista l’attenzione e l’ammirazione internazionali. La realizzazione, dunque, dell’Eur aveva ovviamente uno scopo propagandistico: da un lato doveva festeggiare il neo impero italiano (dopo la guerra etiopica) e dall’altro commemorare i vent’anni della Marcia su Roma di Benito Mussolini e del governo fascista. Tutto quindi doveva avere chiari riferimenti sia politici sia culturali, con un continuo rimando ai valori della romanità e dell’Italia e in più generale all’idea di supremazia intellettuale e civile del Belpaese sul resto del mondo.


L’INIZIO DEL PROGETTO Il progetto per allestire i nuovi spazi da destinare all’E42 viene affidato a un gruppo di cinque architetti. Accanto ai tre giovani emergenti Luigi Piccinato, Ettore Rossi e Luigi Vietti, figurano anche due tra i maggiori e più affermati esponenti dell’architettura italiana: Marcello Piacentini e Giuseppe Pagano. Mentre l’accademico Piacentini è il caposcuola di un classicismo moderno, monumentale e celebrativo, di ispirazione déco, Pagano è l’appassionato rappresentante di un razionalismo rigoroso, europeo, ma praticato con sensibilità tutta mediterranea. Nel 1937 il gruppo elabora un primo progetto in cui le prime intenzioni progettuali confermarono quanto successivamente si sarebbe concretizzato negli studi preliminari fino alla redazione di quelli definitivi: uno schema dalla matrice tipica dei castra romani con l’inserimento in successione di edifici concepiti come quinte sceniche.


Nella seconda versione del progetto, redatta nel 1938, Piacentini assunse il controllo diretto del progetto, relegando Pagano e gli altri a ruoli secondari. L’ossatura generale del Piano si attestò sulla via Imperiale come cardo massimo, un nuovo asse che avrebbe congiunto Roma al mare, dal significato rappresentativo che svolse il compito di connessione tra la città storica e quella moderna, offrendo una visione simile a quella dei Fori e dei mercati Traianei; sull’asse che congiunge il Palazzo dei Congressi e il Palazzo della Civiltà e del Lavoro come decumano massimo; all’incrocio tra queste due vie si innesta la Piazza Imperiale, ripartita lungo i due assi (con a sinistra la Città della Scienza ed a destra la Città dell’Arte). Il sistema del cardo e del decumano riconduce all’acropoli di Selinunte e all’agorà di Mileto, la forma pentagonale dell’impianto riprende la pianta di Versailles di Blondel, così come le aree verdi echeggiano Villa Aldobrandini a Frascati. Tuttora il Viale della Civiltà e del Lavoro, che collega il Palazzo dei Congressi al Palazzo della Civiltà Italiana, ricorda il quadro rinascimentale della Città Ideale in chiave razionalista.


02.

LE INFLUENZE ARCHITETTONICHE


Le origini classiche del progetto si ispirano alle città greche, quali Metaponto, Poseidonia e Selinunte, che sviluppavano gli impianti urbani con assi viari ortogonali e con lotti di uguali dimensioni. Queste città, inoltre, erano caratterizzate sempre di più da una rigorosa zonizzazione, per cui i quartieri residenziali si distinguono nettamente dalle aree in cui si svolgono funzioni civili e religiose. Questo reticolo di strade, vedeva quella principale orientata verso il mare nel punto in cui, forse, si trovava il porto. L’impianto urbano riprende anche lo schema urbanistico tipico delle città romane: un ampio viale centrale in direzione nord-sud (cardo) – viale dell’Impero e, attualmente, via Cristoforo Colombo – tagliato trasversalmente da strade secondarie (decumano) che dividono l’area in isolati. Inoltre, altra fonte di ispirazione furono gli archetipi delle agorà e dei fori con le architetture dei propilei e delle esedre, che dovevano inquadrare le viste e condurre agli edifici di maggiore rappresentatività.


03.

ANALISI URBANISTICA


Dall’inquadramento territoriale in cui è stato calato l’Eur42 si può stabilire che il quartiere è orientato a sud-ovest del centro storico di Roma. L’Eur fu edificato nella zona delle Tre Fontane, preferita per collegare idealmente la Roma imperiale, rappresentata dalle Terme di Caracalla, con il mar Tirreno lungo la Via Imperiale (oggi via Cristoforo Colombo): il nuovo quartiere fu progettato per essere il terzo polo di espansione a sud-ovest della città. La zona urbanistica è interna al Grande Raccordo Anulare o autostrada A90 che delimita il centro della città di Roma, la quale ha una diretta viabilità con Via Cristoforo Colombo, ex Via Imperiale ed è l'uscita 27 che garantisce un accesso diretto al cuore del quartiere del '42.


L’urbanistica fascista doveva rispondere ad una precisa politica di propaganda e di promozione del regime che individuava nella città di Roma la futura capitale della civiltà universale. Così dopo la politica degli abbattimenti e degli sventramenti operati dal fascismo negli anni Trenta, si prese in considerazione l’idea di aprire i confini della città e di espanderla verso il mare. Il Mussolini “costruttore” aveva già fondato cinque nuove città nell’Agro Pontino dopo la bonifica dell’area ma serviva un’opera urbanistica più imponente, un progetto dal forte simbolismo monumentale che consegnasse il duce alla storia come il fondatore della nuova Roma. L’occasione per la realizzazione del progetto si presentò quando il regime nel 1935 espresse la volontà di candidare Roma quale sede dell’Esposizione Universale da tenersi nel 1941. Si costruì così l’E42, attualmente chiamato Eur. Il massimo esponente del progetto dell’Eur fu l’architetto Marcello Piacentini che, attraverso un’architettura razionalista e geometrica, aveva il compito di eternare la nuova Roma attraverso la monumentalità e la grandiosità degli edifici. Piacentini si ispirò fortemente al passato, riprendendo gli impianti urbanistici romani e greci.


LO SCHELETRO La Via Imperiale (oggi Via Cristoforo Colombo) venne progettata dallo stesso Piacentini per unire la città storica con la nuova Roma ed Ostia. Questa funge come nuovo asse centrale, come cardo massimo. La via, invece, che connette il Palazzo dei Congressi con il Palazzo della Civiltà e del Lavoro è il decumano. All’incrocio ortogonale delle due vie trova posto la Piazza Imperiale, delimitata dalla Città della Scienza e dalla Città dell’Arte. Lungo il percorso della Via Imperiale si distribuiscono piazze, edifici ed uffici pubblici immersi tra il verde dei parchi e le fontane. Il sistema viario e le prospettive centrali dei monumentali edifici, disposti come quinte sceniche, fanno da sfondo ad una contemporanea città ideale, di forte matrice rinascimentale. Questo reticolo di assi ortogonali fra loro, identifica Piazza Imperiale – con al centro l’obelisco Marconi – Piazza della Romanità, Palazzo del Commissariato e dell’Ente autonomo di Gaetano Minnucci, Palazzo delle feste, dei congressi e dei ricevimenti di Adalberto Libera, Palazzo della Civiltà Italiana – noto anche come Colosseo Quadrato – di Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula e Mario Romano ed infine Chiesa di S. Pietro e S. Paolo di Arnaldo Foschini.


asse principale – Via Cristoforo Colombo

confine quartiere Eur Roma


confine quartiere Eur Roma

assi secondari


confine quartiere Eur Roma

viabilitĂ urbana


confine quartiere Eur Roma

aree verdi

lago artificiale


AREE VERDI La sistemazione degli spazi verdi dell’EUR garantì una certa continuità del quartiere con il panorama della campagna romana circostante e creò un complesso armonioso di percorsi, forme e vegetazione. Nell’osservare la planimetria dell’EUR si nota un equilibrio tra la zona più periferica destinata ad aree verdi e la zona più interna destinata all’edificazione. Gli elementi vegetazionali all’interno della zona del costruito, caratterizzata da un tessuto ortogonale, si presentano sotto forma di viali alberati, mentre il criterio compositivo delle zone riservate a parchi è basato su un sistema di vialetti serpentini lungo i quali sono disposti composizioni di alberi singoli, gruppi di alberi e tappeti fioriti. L’idea di progetto dei parchi iniziò a nascere nel 1937, anno in cui furono prese una serie di decisioni riguardanti unicamente le piantagioni, tralasciando completamente la stesura di un progetto esecutivo vero e proprio, e fu realizzata solo una planimetria di massima con la localizzazione delle diverse essenze, cespugli e masse arboree. Solo nel 1939, due anni dopo, si entrò nel vivo della progettazione e si iniziò a piantare le grandi alberature che costeggiano le strade e quelle che dovevano costituire lo scheletro e la base della composizione dei parchi. Dopo una serie di varianti di piano e di rallentamenti dovuti alla guerra, nel 1943 fu stabilita una riduzione del programma progettuale il cui completamento era previsto per l’anno successivo.



04.

L’EDILIZIA E I MONUMENTI

Dopo un periodo di controversie sui suoi principi di progettazione architettonica e urbanistica, il progetto per la progettazione di EUR è stato commissionato dai leader di entrambe le fazioni rivali dell'architettura italiana: Marcello Piacentini per i "reazionari" e Giuseppe Pagano per i "progressisti". Ognuno di loro ha portato i propri architetti preferiti per la progettazione di singoli edifici all'interno del distretto. EUR offre un'immagine di come l'Italia avrebbe potuto guardare se il regime fascista non fosse caduto; ampie strade assialmente pianificate e austeri edifici di uno stile Littorio, ispirati all'antica architettura romana o al razionalismo, architettura moderna ma costruiti con calcare, tufo e marmo tradizionali. Il progetto iniziale è stato presentato nel 1938 sotto la direzione di Marcello Piacentini. Il disegno è stato ispirato, secondo l'ideologia fascista, dalla pianificazione urbana imperiale romana, con elementi moderni provenienti dal razionalismo italiano, il risultato è una sorta di neoclassicismo semplificato.


Il progetto si sviluppa su assi ortogonali ed edifici grandi e imponenti, costruiti principalmente da calcare, tufo e marmo, materiali tradizionali associati all'architettura romana. L'edificio più rappresentativo di EUR e il simbolo di questo stile architettonico è il Palazzo della Civiltà Italiana (1938-1943), un progetto iconico che da allora è conosciuto come il Colosseo Quadrato. L'edificio è stato progettato da Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano, ispirato anche all'arte metafisica. Altri edifici notevoli sono: 

Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi

Archivio Centrale dello Stato

Basilica parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo

Palazzo dell'ufficio

Palazzo INA e INPS

Sono presenti anche diversi musei. Questi comprendono il Museo della Civiltà Romana (Museo della Cultura Romana), il Museo Nazionale dell'Alto Medioevo e il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini [Museo Etnografico Preistorico]. Un nuovo planetario, collegato al Museo dell'Astronomia, è stato inaugurato nel 2004.


PALAZZO DELLA CIVILTÀ ITALIANA


Il Palazzo della Civiltà Italiana, anche chiamato della Civiltà del Lavoro, è un edificio monumentale che si trova a Roma nel moderno quartiere dell’EUR. L’edificio fu voluto da Benito Mussolini e progettato da Marcello Piacentini, Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano alla fine degli anni Trenta. Fu concepito fin dal 1936 e progettato nel 1937, la sua costruzione iniziò nel luglio 1938 e fu inaugurato, benché incompleto, nel 1940; i lavori si interruppero nel 1943 per poi essere ultimati nel dopoguerra. L’edificio è a pianta quadrata e appare come un parallelepipedo a quattro facce uguali, con struttura in cemento armato e copertura interamente in travertino; presenta 54 archi per facciata (9 in linea e 6 in colonna) e in ragione di ciò è stato ribattezzato anche Colosseo quadrato. Il Palazzo si estende per 60 metri di altezza con una base di 53 metri, sulla cui sommità capeggia la dicitura “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori”. 28 statue alloggiano negli archi del piano terra, allegorie delle virtù e delle capacità che contraddistinguono il popolo italiano – o almeno l’interpretazione mussoliniana di esso: l’eroismo, la musica, l’artigianato, il genio politico, l’ordine sociale, il lavoro, l’agricoltura, la filosofia, il commercio, l’industria, l’archeologia, l’astronomia, la storia, il genio inventivo, l’architettura, il diritto, il primato della navigazione, la scultura, la matematica, il genio del teatro, la chimica, la stampa, la medicina, la geografia, la fisica, il genio poetico, la pittura e il genio militare.


I risultati del concorso mostrano il deciso trapasso del razionalismo europeo a favore di una ricerca compositiva più figurativa e più direttamente legata all’antichità classica. Il progetto vincitore, infatti, come molti altri progetti presentati, allude chiaramente ai grandi tempi del passato, costruito su un alto basamento, in cui “l’elemento dell’arco romano […] è stato adottato nei suoi classici rapporti e composto in un ritmo che si manifesta come massa unitaria e modernissima” (dalla relazione di progetto). Come documentato nella fitta corrispondenza epistolare, non poche sono le modifiche apportate da Piacentini al progetto di concorso: non più otto piani con file di tredici archi, ma sei piani con 9 arcate per piano, il coronamento è sormontato da un’ampia fascia piena, tuttavia la proposta piacentiniana di inserire un grande portale centrale in corrispondenza dell’ingresso non viene recepita dai progettisti, come quella di decorare le volte dei porticati. Lo stile del regime impone all’edificio il suo rivestimento: dal 1938 vengono infatti banditi il cemento ed il ferro per gli edifici, a favore dei tradizionali materiali lapidei italiani. Tuttavia questo nuovo colosseo quadrato è un ibrido costruttivo “autarchicamente imperfetto […] in esso convivono in modo apparentemente contraddittorio la muratura con lo scheletro di cemento armato, il rivestimento lapideo con i grandi serramenti in acciaio, i solai laterocementizi con i lucernarui di vetrocemento”.


Tale Palazzo è una costruzione a struttura planimetrica quadrata a sei piani con nicchie che si ripetono in linea retta con moduli di nove (e nelle quali sono collocate statue raffiguranti gli aspetti della civiltà italica).

SCHEMA MODULARE PLANIMETRIA


CosĂŹ come per la planimetria del Palazzo, anche le facciate seguono la medesima costruzione con uno schema modulare quadrato a sei piani con nicchie che si ripetono in linea retta con moduli di nove.

SCHEMA MODULARE PLANIMETRIA


PALAZZO DEI CONGRESSI


L’edificio progettato da Adalberto Libera, i cui lavori cominciarono nel 1939 e furono ultimati solo nel 1954, può essere compreso solo se letto all’interno di un progetto urbano ben più ampio: quello riguardante il quartiere Eur. Il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi si colloca al termine di Viale della Civiltà del Lavoro, uno dei tre assi trasversali che incrociano ortogonalmente la Via Imperiale (l’attuale via Cristoforo Colombo) ed è in posizione antinodale rispetto ad un altro grande capolavoro dell’architettura razionalista, il Palazzo della Civiltà Italiana. Proprio l’asse viario sul quale si innesta l’edificio coincide di fatto con l’asse di percorribilità e la linea di specularità: le caratteristiche principali dell’edificio sono infatti la simmetria e la riconducibilità ad un modulo di 5×5 m. La struttura del palazzo è interamente in cemento armato, anche se sapientemente mascherata dal rivestimento murale in travertino, che conferisce all’opera quel carattere di monumentalità richiesta dalle direttive fasciste.


Il progetto del Palazzo dei Congressi è basato su una chiara modularità ed è costituito sostanzialmente da tre corpi: – Il basamento, un parallelepipedo di 75×135 m in pianta e 15m in altezza, che comprende il fronte colonnato principale, aperto verso l’attuale piazza Kennedy, il fronte secondario (su Piazzale Arte) che è costituito da un’ampia vetrata arretrata (alta 10 e larga 65 m) sorretta su pilastrini metallici fusiformi, e i volumi di servizio. – Il salone della Cultura o Sala dei Ricevimenti, un cubo di 45 m per lato che emerge per 27 m dal basamento. I corpi scala e i ballatoi sono adiacenti alle pareti interne e questo definisce all’interno del cubo un volume libero. Questo spazio, che di fatto costituisce l’elemento principale dell’intera composizione, presenta una copertura a volta a crociera ribassata le cui nervature sono costituite da 2 travi metalliche Vierendeel ad arco, incrociate a 90° e disposte lungo le diagonali del quadrato di base del corpo di fabbrica. – La Sala dei congressi, ristrutturata dall’Arch. Paolo Portoghesi e oggi denominata Auditorium Capitalis, è posta sul retro dell’edificio, verso Piazzale Arte. Lo spazio interno è scandito dalla successione di 13 telai in cemento armato ( con una luce di 28m) che sorreggono una soletta di cemento armato. Al secondo piano in corrispondenza dell’auditorium, trovano spazio le gradinate del teatro all’aperto.


planimetria

alzato

La struttura modulare del ÂŤColosseo quadratoÂť viene ripresa anche per il Palazzo dei Congressi.


ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO


La sede dell’Archivio Centrale di Stato è un edificio monumentale sito all'EUR, in piazzale degli Archivi 27, progettato dagli architetti De Renzi, Figini e Pollini, destinato originariamente a sede del Palazzo delle Forze Armate e successivamente della Mostra dell'autarchia, del corporativismo e della previdenza sociale nell'ambito dell'Esposizione Universale del 1942.Il bando di concorso per i progetti venne emesso nel novembre del 1937 rinnovato nel giugno del 1938 in quanto la commissione giudicatrice non aveva ritenuto i progetti iniziali meritevoli di essere realizzati, nella seconda gara vennero scelti gli elaborati di De Renzi e Pollini vincitori ex aequo. I lavori di costruzione iniziarono nel settembre 1939 con lo scavo delle fondamenta. L'edificio, di cui prima della guerra erano state eseguite solo le fondamenta e le strutture portanti, fu portato a termine negli anni Cinquanta, apportando le modifiche necessarie per adattare il palazzo alle esigenze dell'Istituto. Negli anni Novanta ha conosciuto una rilettura degli spazi interni: sono stati inaugurati i nuovi locali destinati al pubblico progettati dall'architetto Giulio Savio. L’imponente architettura razionalista avrebbe ospitato l’Archivio centrale dello Stato con la finalità di conservare oltre all’Archivio del Regno, che conteneva gli originali delle leggi e decreti, allo stato civile di Casa Savoia e al registro araldico, anche gli atti dei dicasteri centrali non più occorrenti “ai bisogni ordinari del servizio”.


CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO


La Basilica dei Santi Pietro e Paolo all’EUR ha una storia che, sebbene recente, è ricca di eventi straordinari sia per i fedeli residenti nel quartiere, sia per tutti quelli provenienti da altre zone di Roma. È senza dubbio una delle chiese più note tra quelle della “Roma moderna”, contraddistinta dalla grande cupola che si staglia nel cielo dell’EUR. Dedicata ai Santi Patroni di Roma Pietro e Paolo, risente di quell’impostazione monumentale che caratterizza tutto il quartiere delle esposizioni e diviene l’emblema religioso della “Terza Roma”, che si doveva espandere verso il “Mare Nostrum”. Disposta su di un colle nella zona più elevata dell’EUR, si distingue in lontananza e, insieme al “Colosseo quadrato”, è uno degli edifici più riconoscibili di tutta l’Esposizione. Una scelta non casuale: il Palazzo della Civiltà Italiana e la Basilica di SS Pietro e Paolo, simboli dello stato laico e della religione cattolica, volevano dimostrare, con la loro vicinanza, il pacifico dialogo tra Fascismo e Vaticano sancito dai Patti Lateranensi del 1929. La Basilica è posta in asse lungo il viale diretto all’Archivio Centrale dello Stato, costruito all’epoca per ospitare la mostra delle corporazioni e dell’autarchia. L’edificio, progettato dall’architetto Arnaldo Foschini nel 1938, è a croce greca (atipica per i progetti legati al culto dell’epoca, tutti a croce latina) ed è caratterizzata da una struttura in cemento armato sormontata da una cupola di notevoli dimensioni, con un diametro di 31 metri.


Il progetto iniziale prevedeva che la cupola assumesse una colorazione giallo oro affinché avesse maggiormente risalto, ma progettisti e costruttori, costretti da alcune difficoltà riscontrate durante i lavori, optarono per una copertura di elementi in ardesia di colore grigio che si adattava maggiormente al resto dell’edificio. Pietra di “Chiampo paglierino di Vicenza” e travertino romano rivestono le pareti della Basilica all’estradosso. Le pitture variopinte della cappella, le vetrate degli occhialoni e il pavimento di marmo colorato fungono da contrasto alle pareti bianche nell’intradosso. Solamente il 29 giugno del 1955 fu aperta ufficialmente al culto, sebbene agli inizi del secondo conflitto mondiale la basilica fosse già in uno stato di realizzazione avanzato. Le due colossali statue di S.Pietro e S.Paolo poste nel piazzale prospiciente l’edificio sin dai primi mesi del 1942, sono due degli elementi che rappresentano maggiormente la basilica. Oggi, nonostante l’intero quartiere abbia subito modifiche e integrazioni costituite da edifici residenziali e da moderni uffici, la Basilica domina ancora il cielo dell’EUR.


La Basilica presenta una pianta centrale con 4 avancorpi sui quali si aprono nicchie quadrate arricchite nei rigidi prospetti da decorazioni a bassorilievo. Sull'avancorpo che dà sulla scalinata, si trova il grande portale d'ingresso in bronzo posto in opera nel 1953 (opera di G. Primi), sul quale sono narrati episodi della vita dei due Santi. Un vasto ambiente circolare, spoglio, con alcuni elementi decorati caratterizza l'interno della chiesa. La grande cupola, elemento caratterizzante la basilica, fu ultimata come struttura nel 1943. Le sue dimensioni la rendono una delle maggiori in assoluto dell'Urbe. La lanterna raggiunge i 114,60 metri, mentre alla base la cupola raggiunge quota 100,50 metri. Nel progetto originale doveva essere rivestita all'interno da una decorazione a cassettoni, che divenne poi un motivo a croci e riquadri, mentre l'alto tamburo circolare traforato da otto occhialoni doveva essere ricoperto internamente da affreschi che non furono più realizzati. All'esterno troviamo invece l'inusuale trattamento superficiale costituito da squame di ardesia. Per quanto riguarda le statue monumentali poste all'ingresso della Basilica, troviamo quella dei due santi, di S.Pietro e di S.Paolo. La Basilica dei SS. Pietro e Paolo è un dei pochi edifici del progetto E42 terminati, anche se non completamente, allo scoppio della seconda guerra mondiale. L'edificio ha subito importanti danni durante il conflitto mondiale, così come l'intero quartiere EUR, per essere poi ristrutturato sin dai primi mesi del 1945. Nel 1965 assume il titolo di Basilica solo dieci anni dopo l’apertura al pubblico del 1955 .


PALAZZO DEGLI UFFICI


Il Palazzo degli Uffici dell’Ente EUR, progettato dall’architetto Gaetano Minnucci alla fine del 1937, è l’unico edificio dell’EUR ad essere stato completamente realizzato prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Essendo situato presso l’ingresso dell’E42, l’edificio doveva avere “carattere rappresentativo e però, entro certi limiti monumentale”. Il complesso, con una superficie coperta di 5.932 mq e una cubatura di 104.656 mc, si articola in due corpi di fabbrica perpendicolari, quello degli spazi di rappresentanza per i dirigenti ed i funzionari, organizzato intorno ad un cortile quadrangolare e quello degli spazi per il pubblico e il personale tecnico, sviluppato lungo l’asse nord. La dialettica tra questi due nuclei funzionali, realizzati inoltre con strutture portanti differenti, muratura tradizionale per la zona di rappresentanza e strutture in cemento armato per la zona tecnica, è celata da un paramento continuo in travertino. Ad unire i due corpi è lo scalone principale per il pubblico, “vero e proprio giunto volumetrico e spaziale”, un ambiente luminosissimo dove convivono materiali classici e moderni, come il marmo e il vetro temperato. Il secondo corpo si articola nel salone per il pubblico, oggi salone delle Fontane e nella grande sala per i disegnatori. Il salone delle Fontane, con accesso sotto il portico monumentale a pilastrata, è un grande salone rettangolare a doppia altezza illuminato grazie alle gigantesche porte finestre del fronte principale. Il piano sovrastante è occupato dal salone dei disegnatori, caratterizzato da una copertura di tipo industriale in voltine di cemento armato.


Oltre alla sperimentazione di nuove tecnologie, furono messi a punto dei brevetti per la realizzazione dei numerosi impianti di servizio che costituiscono l’apparato nervoso del palazzo. La progettazione degli elementi di arredo, conservati fino ad oggi, fu affidata agli architetti Guglielmo Ulrich e Giuseppe Gori, insieme alla direzione artistica relativa alla loro realizzazione. La facciata è inquadrata da due gruppi scultorei realizzati da Dino Basaldella, rappresentanti la Chimera che lotta con il Minotauro e la Chimera che lotta con il Centauro. Nel piazzale antistante il Salone delle Fontane si trova una fontana monumentale. Questa, decorata da Gino Severini, Giulio Rosso e Giovanni Guerrini con diciotto mosaici in bianco e nero ad opera, costituisce l’opera più importante di tutto il ciclo decorativo del palazzo. Di tutta la decorazione esterna del palazzo, l’elemento scultoreo che resta invariato dalla progettazione alla realizzazione dell’edificio è la statua-simbolo, collocata presso l’ingresso del commissariato e rivolta verso l’ingresso dell’E42. Realizzato in bronzo da Italo Griselli, il Genio del Fascismo, rappresenta un giovane con il braccio destro alzato in saluto romano (nel Dopoguerra sulle sue mani sono stati applicati dei guanti da lottatore). Sulla parete dell’ingresso al Commissariato si trova “La Storia di Roma”, bassorilievo in travertino realizzato da Publio Morbiducci, Considerando gli imminenti pericoli bellici del periodo, al secondo piano seminterrato si trova un “Rifugio antiaereo”, realizzato sempre dall’architetto Minnucci e destinato ad ospitare i dipendenti dell’allora Ente EUR in caso di attacco.


La struttura modulare del ÂŤColosseo quadratoÂť viene ripresa anche per il Palazzo degli Uffici.

planimetria


PALAZZO INA E INPS


Il complesso costituito da i due Palazzi simmetrici dell’INA e dell’INPS e la Piazza da essi individuata, costituisce la prima quinta scenografica dell’E42. L’incarico del primo progetto viene affidato, tra il ’38 e il ’39, ad uno dei maestri del ‘900 milanese Giovanni Muzio ed a due giovani architetti romani Mario Paniconi e Giulio Peniconi. Sembra che sia proprio di Muzio l’idea delle due esedre contrapposte, in cui si scorge un riferimento al Mercato di Traiano. I palazzi sono realizzati in c.a. e rivestiti in marmo delle Apuane. Il doppio colonnato delle esedre semicircolari non ha una funzione statica ma solo decorativa ed è in marmo arabescato. Quattro colossali bassorilievi di forma quadrata ornano i due palazzi. Oddo Aliventi e Quirino Ruggeri realizzano i due collocati nel palazzo dell’INA; i due nel palazzo dell’INPS sono opera di Mirko Basaldella e Giuseppe Marzulli. Al momento della sospensione dei lavori anche questi edifici non sono stati completati e vengono ultimati solo nel dopoguerra.


La superficie è di 7.700 m² mentre il volume complessivo è di 78.000 m³. Il fabbricato è in cemento armato ricoperto di marmo delle Alpi Apuane. La facciata è su tre livelli con pilastri in due ordini al pian terreno. Il palazzo forma un bacino semicircolare su cui vi sono dei giochi d'acqua che riempiono le due esedre formate dai palazzi sulla piazza. Le quattro testate dei palazzi ospitano degli altorilievi del 1941. Le quattro sculture sono state progettate secondo un preciso schema identico per i due palazzi con una figura centrale che si impone su delle figure secondarie. Sotto queste testate erano previste delle fontane che dovevano essere composte da dei "pili" (da alcune foto dell'archivio dell'Ente EUR erano a forma di tronchi di cono) e delle sculture a sfondo mitologico e naturalistico, per le realizzazioni furono incaricati i medesimi artisti che realizzarono gli altorilievi. Delle fontane ne rimangono le tracce in quattro vasche oggi utilizzate come vasi per fiori. Gli altorilievi delle testate sono: Le repubbliche marinare, di Mirko Basaldella, in cui sono raffigurate Genova (attraverso il patrono San Giorgio) e Venezia (attraverso il patrono San Marco) e Roma contro Cartagine, di Giuseppe Marzullo. Nel dopoguerra agli architetti Giulio Pediconi e Mario Paniconi viene commissionato un ampliamento, ultimato nel 1967.


MUSEO DELLA CIVILTÀ


Il Museo della Civiltà Romana è un’operazione urbanistico-architettonica che si estende secondo la direttrice Nord-Sud di Roma con l’intento di celebrare il ventennale del regime fascista. L’edificio, commissionato dalla FIAT del senatore Giovanni Agnelli, persegue il costante richiamo alla Roma imperiale attraverso l’urbanistica (impianto viario a maglia ortogonale) e l’architettura (forma e materiali degli edifici che costituiscono tutta l’area). Il complesso architettonico del Museo della Civiltà Romana infatti si posiziona sull’asse ortogonale al “decumano maggiore” (attuale Via Cristoforo Colombo), il quale incrocia la piazza Imperiale (piazza Guglielmo Marconi). In questo modo l’opera si inserisce all’interno del tessuto urbano generando a sua volta gli assi direzionali necessari allo sviluppo del suo impianto. Il museo si compone di due corpi di fabbrica paralleli tra loro, i quali costituiscono un unico piano espositivo con un’altezza che raggiunge i 10 metri, così da permettere la ricostruzione al vero di parte del materiale della Mostra della Romanità: l’edificio viene infatti concepito come la sede permanente del materiale già inventariato durante la Mostra Augustea della Romanità, tenuta al Palazzo delle Esposizioni (1937-38). L’assegnazione dell’opera ripete i criteri di assegnazione comuni ad altri edifici dell’E42 che vengono ripartiti sapientemente tra i diversi progettisti che partecipano ai concorsi del 1937-38. La scelta ricade sul gruppo Aschieri-Peressutti-Bernardini (che aveva ottenuto il secondo premio al concorso per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi) e su Pascoletti (che aveva ottenuto una segnalazione al concorso per il Palazzo della Civiltà Italiana).


Posto a collegamento in direzione ortogonale ai due blocchi speculari vi è un terzo corpo: un colonnato rialzato di un piano e rivolto verso la zona delle Tre fontane. Il fondale scenico così realizzato costituisce la nota che maggiormente caratterizza l’opera, poiché sottolinea prepotentemente la linea di confine non solo dell’edificio ma anche dell’intera area nella direzione Sud-Est, e poichè divide senza separare la piazza interna dal verde retrostante. Le 36 colonne massicce che scandiscono la quinta sono in travertino e sono utilizzate anche nei monumentali ingressi dei due corpi a lato. La funzione di questi elementi è chiaramente una citazione stilistica dell’architettura scenografica di Pietro Aschieri, la cui opera ben interpreta le forme del “classicismo semplificato” richiesto per la progettazione monumentale dell’intero complesso: egli fonde insieme il geometrismo del razionalismo italiano, che richiama in un certo senso al Movimento Moderno, ed il monumentalismo simbolico della tradizione romana che qui viene reinterpretata dal regime in chiave propagandistica. L’elevazione del piano del portico a colonne ha permesso lo sviluppo di un piano seminterrato che è adibito esclusivamente all’esposizione dei calchi della Colonna Traiana. La distribuzione interna del museo rivela l’attenzione notevole al sistema dei percorsi come risultato organico nel quale si articolano i due settori cronologico e storico-descrittivo, per un totale di 59 sale. La divisione interna è organizzata attraverso piccoli setti murari che permettono la fruizione di un unico spazio, interrotto solo da diaframmi in muratura. Il settore cronologico comprende le sale IV-XV e compone una sintesi della storia romana (dalle origini al VI sec d.C.). Il settore storicodescrittivo invece comprende le sale XVI-LIX ed illustra le varie espressioni della civiltà romana. La stereometria dell’opera viene messa in risalto anche dalla scelta dei materiali, dalla quasi totale assenza di bucature e dai soffitti a lucernario. La massa muraria infatti è rivestita in pietra scura (tufo lavorato a bugnato di peperino), mentre una cornice di travertino raccorda l’attacco al cielo.


La struttura modulare del «Colosseo quadrato» viene ripresa anche per il Museo della Civiltà.

planimetria


05.

ARCHITETTURA NAZISTA


L'architettura nazista è l'architettura espressione della Germania nazista di Adolf Hitler.Non si trattò di uno stile architettonico ben definito (seppur taluni caratteri comuni siano identificabili in alcuni edifici realizzati nel periodo e in altri rimasti solo allo stato di progetto) quanto piuttosto del modo in cui gli architetti (fond. Albert Speer) e gli scenografi del III Reich seppero modulare lo "spazio" della Germania secondo la visione culturale e spirituale del Partito nazista negli anni 1933-1945. L'architettura fornì anche al III Reich una valvola di sfogo per la necessità di asservimento/eliminazione delle c.d. "razze inferiori". Nel Campo di concentramento di Flossenbürg come altrove, le SS impiegarono infatti i prigionieri nell'estrazione di pietrame e nella fabbricazione di mattoni, molti dei quali destinati ai mastodontici progetti architettonici del Führer. Lavoratori forzati erano poi spesso impiegati nei cantieri stessi. Ideale coronamento dell'opera architettonica nazista sarebbe stata l'erigenda della capitale universale di Welthauptstadt Germania sul sito occupato da Berlino dopo la vittoria di Hitler nella seconda guerra mondiale.


Questa architettura era caratterizzata da tre forme: un neoclassicismo spoglio (rappresentato dai disegni di Albert Speer); uno stile vernacolare che traeva ispirazione dall’architettura rurale tradizionale, soprattutto alpina; e uno stile utilitaristico seguito per importanti progetti infrastrutturali e complessi industriali o militari. L’ideologia nazista ha un atteggiamento pluralista nei confronti dell’architettura; tuttavia, lo stesso Adolf Hitler riteneva che la forma dovesse seguire la funzione e scrivere contro “stupide imitazioni del passato”. L’architettura nell’era del nazionalsocialismo descrive i progetti di costruzione, l’architettura e la pianificazione urbana come un’incarnazione tedesca degli stili prevalenti in questo periodo di neoclassicismo, l’architettura della Sicurezza Nazionale e il designato al di fuori dello stile di tradizionalismo tedesco. Al di là dell’architettura rappresentativa del potere, una serie di sviluppi strutturali e architettonici in una forma trasformata continuò oltre la fine della guerra.


ALBERT SPEER

UN’ARCHITETTO AL SERVIZIO DEL NAZISMO


Albert Speer è l’architetto, l’ideatore e l’esteta del nazionalsocialismo. Nasce nel 1905 da una famiglia di architetti a Mannheim e segue le orme parentali. Studia prima a Karlsruhe, poi a Monaco, infine presso l’Istituto di Tecnologia di Berlino dove si diploma brillantemente. Il 28 agosto 1928 si sposa con Margarete Weber. Durante gli anni di formazione non si interessa di politica. Nel dicembre 1930, dopo aver partecipato ad un comizio di Hitler, ne resta affascinato al punto di iscriversi al partito nazionalsocialista il 1 marzo 1931, membro numero 474481. Viene subito notato per la sua genialità, creatività e precisione al punto che già nel gennaio 1933, a governo appena insediato, un uomo tra i più influenti del Terzo Reich, Rudolf Hess, lo incarica di allestire il raduno del partito nazista del maggio 1933 a Norimberga. Il risultato sorprendente convince il ministro della propaganda Joseph Goebbels a nominarlo responsabile dei raduni del Reich e lo incarica di riprogettare e rinnovare proprio la sede del suo ministero. Cosa però fondamentale, viene presentato al Führer. Tra i due si stabilisce subito una forte intesa, forse proprio perché anche Hitler stesso in gioventù era stato, sebbene mediocre, un artista e rimaneva radicato in lui un interesse verso l’arte in generale. Nel giro di breve tempo Hitler nomina Speer primo architetto della nazione e trascorre con lui molto tempo a discutere, immaginare e disegnare i futuri sviluppi estetici del Reich nascente in particolare la creazione di una nuova Berlino.


I progetti di Speer esaltano il dittatore con una capitale dominata da imponenti geometrie e palazzi colossali, tutti volti naturalmente a far risaltare la potenza tedesca. Oltre alla commissione sulla ristrutturazione urbanistica di Berlino, il primo lavoro dell’architetto riguarda la costruzione dello Stadio Olimpico per le gare del 1936. Subito dopo progetta anche la nuova Cancelleria del Reich che viene però distrutta dall’Armata Rossa nel 1945. In sostanza quasi nessuna delle sue visioni viene poi concretizzata a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Il 7 febbraio 1942 quando muore il ministro degli armamenti Todt, Speer viene nominato suo successore. Con la stessa meticolosità della sua arte gestisce dunque la produzione bellica. Speer è un personaggio alquanto controverso. La sua architettura, come quella dei principali regimi totalitari, pone molta attenzione ai piani urbanistici e alle forme architettoniche in grado di legittimare l’ideologia fondante della nazione. Tutto deve evocare grandezza, potere. L’architettura si deve fare dunque monumentale e dimostrare come l’uomo sia piccolo di fronte all’ideologia e allo stato. Al gigantismo delle proporzioni si deve unire un simbolismo in grado di affermare, persino attraverso l’edilizia, la gerarchia del potere. Il concreto esempio sulla mastodonticità degli edifici di Albert Speer è subito riscontrabile all’esposizione di Parigi del 1937 dove guadagna la medaglia d’oro per la progettazione del padiglione della Germania. Un manufatto dove la verticalità e il gigantismo si coniugavano con una forma neoclassica arricchita dell’onnipresente aquila nazista.


06. COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI


STORIA LA MARCIA SU ROMA e l’INIZIO DEL FASCISMO: La marcia su Roma fu una manifestazione armato organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), guidato da Benito Mussolini, il cui successo ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in Italia. Il 28 ottobre 1922, circa 25.000 camicie nere si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d'Italia e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza. La manifestazione eversiva si concluse con successo quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo. Vengono ricompresi nella medesima locuzione anche altri eventi collegati verificatisi, fra il 27 e il 30 ottobre, in tutto il territorio nazionale. La marcia su Roma venne celebrata negli anni successivi come il prologo della "rivoluzione fascista" e il suo anniversario divenne il punto di riferimento per il conto degli anni secondo l'era fascista.


FILOSOFIA BENEDETTO CROCE: Benedetto Croce nasce a Pescasseroli in Abruzzo, nel 1866. Egli rimase sempre lontano dall’insegnamento universitario, grazie ad un patrimonio personale, infatti Croce svolse come libero scrittore una ininterrotta ed intensa attività. Croce fu legato da un’amicizia con Giovanni Gentile, che però fu interrotta dopo che Croce si era dichiarato ostile al governo fascista (di cui Gentile stava diventando l’esponente filosofico). Il regime fascista comunque consentì tacitamente al filosofo una certa libertà di critica politica, di cui egli si avvalse nei libri e nelle note che pubblicava su La Critica per difendere gli ideali di libertà. Da questo Croce giunse alla formulazione del proprio sistema filosofico: l’Estetica. Attorno a questa si condensò via via tutto il resto del sistema di Croce, che lo stesso denominò «filosofia dello Spirito».


ITALIANO ZANG TUMB TUMB: Zang Tumb Tumb è un’opera del poeta Filippo Tommaso Marinetti. Il poeta, che era uno dei principali artisti futuristi, pubblica questa composizione nel 1914. Il testo si ispira all’assedio di Adrianopoli durante la guerra bulgaro-turca ma è composto da parole in libertà, eliminando articoli, avverbi e congiunzioni. Oltre a caratteri di grandezza diversa, nella composizione sono presenti moltissime onomatopee.


STORIA DELL’ARTE FUTURISMO: Dal 1909 il Futurismo diffonde le sue idee attraverso manifesti programmatici, in cui sono esaltati modernità, energia, movimento e velocità. In pittura, il moto e rappresentato da figure che si moltiplicano e si susseguono nello spazio. Gli architetti progettano la città futurista: un turbinio di strade e di edifici. Segue il «secondo Futurismo» negli anni Venti e Trenta: inizialmente «meccanica» e geometrica, la produzione di questa fase risente della diffusione dell’aeroplano che muta il punto di vista sulla realtà. Esponente del Futurismo è Boccioni, il quale pone al centro della sua ricerca sul dinamismo, indagato sia in pittura sia in scultura, con figure in movimento che si dilatano nello spazio circostanze.

Umberto Boccioni, Visioni simultanee, 1911.




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