ARCHITETTURA e TERRITORIO, portfolio di architettura Venezia IUAV

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ARCHITETTURA e TERRITORIO Portfolio - Architettura - a.a. 2014-2015 - Matteo Isacco


Università Iuav di Venezia Facoltà di architettura Corso di laurea triennale in scienze dell’ architettura a.a. 2012-2015 Portfolio di laurea Matteo Isacco 276615 matteoisacco@gmail.com




Indice Introduzione - Pensiero personale

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a.a. 2012-2013

- Laboratorio I - Workshop I

p. 6 p.20

a.a. 2013-2014

- Storia Contemporanea - Rilievo - Viaggio Olanda - Laboratorio II - Workshop II

p.24 p.28 p.32 p.36 p.46

a.a. 2014-2015

- Teoria dell’ Architettura - Restauro - Urbanistica - Laboratorio III - Workshop III

p.52 p.56 p.74 p.94 p.110

Esperienze - Piranesi Prix de Rome - ComunitĂ Italia

p.118 p.138

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Pensiero personale Architettura per me è costituita dal luogo, dalla storia, dalle persone e dalle relazioni. Non credo in un’architettura fine a se stessa. Deve creare trasformazioni, apportare modifiche, essendo al contempo socialmente utile; deve nascere per risolvere uno o più problemi apportando mutamenti non solo a luoghi ma anche a condizioni sociali. L’architettura è dunque strumento per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Essa si esprime non solo nella realizzazione di un involucro ma anche nell’utilizzo di un ponte che collega due punti separati. Il territorio ormai è da considerarsi completamente antropogeografico, perchè anche dove non è alterato dall’uomo non lo è per scelta dell’uomo stesso. Ci troviamo in un periodo storico dove gli atti fondativi dell’architettura sono stati persi. Sembrano mancare lo studio del contesto, della città, dei percorsi, dello stato sociale, dei bisogni. Sembra che tutto sia dato al caso. In un contesto in cui risulta difficile identificare linee guida, l’architettura deve ritrovare elementi fondanti da cui ripartire, e ciò attraverso la storia e le mutazioni del territorio con cui interagisce. Territorio da intendersi come chiave generatrice dell’architettura in quanto ricco di preesistenze e rovine il cui riutilizzo può portare ad una rinascita con nuovi scopi. Oggi sembra predominare il bello estetico, un bello temporale, soggettivo e privo di fondamenti. Sembra quasi che ogni mutamento dello stato attuale non sia una effettiva trasformazione ma un rispecchiare di quanto già esiste. La questione si pone nell’istante in cui ciò che era bello al momento della sua attuazione non è più tale; o quando un elemento viene creato con una funzione prestabilita e unicamente fine a se stessa. Una volta venuti meno i principi creativi quanto ottenuto perde di senso. Mentre se si pensa ad un’azione effettivamente risolutiva dei problemi, fondata sulle ferite e sugli squarci del presente, allora essa avrà modo di esistere nel tempo perchè sviluppata su un motivo più profondo. La città stessa è un continuo mutamento, un susseguirsi di strati che si sovrappongono, dovuti all’attività dell’uomo e la storia di essa: solo la sua scomposizione può portare alla comprensione dei motivi fondativi a cui legarci per modificare lo stato attuale. Le rovine stesse, infatti sono il più grande esempio a cui rifarsi.

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Se le osserviamo come dice Fuensanta Nieto e Enrique Sobejano ”Possiamo ancora vedere lo spazio e la luce, noi possiamo riconoscere le leggi formali e costruttive che le hanno generate. Il tempo ha rimosso ogni cosa che poteva essere superflua “ Esse rimandano ai principi fondativi, sono prive dell’influenza di ogni forma di globalizzazione. Sono cariche di emozioni, sono pura essenza e principi profondi. Qualsiasi architettura deve radicarsi in un solo e specifico luogo, legandosi ad esso in modo essenziale. Essa non può trovare collocazione in qualsiasi altro territorio. Si pensi a due quartieri divisi tra loro e con situazioni sociali opposte: con l’eliminazione di quanto divide ( abbattimento di un muro ) e la creazione di uno scambio di relazioni si ottiene il miglioramento delle condizioni di entrambi. L’azione è il frutto di una specifica scelta progettuale, finalizzata a quella specifica situazione. Ogni progetto ha una sua particolare e unica trasformazione allo stesso necessaria. Ogni segno che andiamo a compiere, anche una sola linea su un foglio, apre altre mille possibilità conseguenze di quello stesso gesto. Ogni azione compiuta in architettura, un muro, un dislivello, un segno a terra, comporta relazioni, tensioni, emozioni che segnano quello spazio, uno spazio che prende vita nel momento in cui viene affrontato. L’architettura va vissuta e affrontata in movimento e non come un oggetto. Essa non è un oggetto in un paesaggio ma ne diviene parte essenziale, una chiave di lettura, una matrice per misurare lo spazio. L’edificio viene generato da quel paesaggio e allo stesso tempo quel paesaggio viene letto attraverso l’edificio: diventa una relazione biunivoca, l’edificio si riempie di elementi del territorio. L’architettura deve lasciare messaggi, emozioni, relazioni; mi piace pensare che per capire l’architettura ci si possa avvalere di altre arti creative. Come per la comprensione dello spazio di Richard Serra è necessaria una fruizione in movimento, così ogni forma di architettura, in quanto paesaggio che si riempie, è compresa solo con il suo effettivo utilizzo. In conclusione l’architettura non deve essere un fatto arbitrario, ma deve essere generata da informazioni catturate dal luogo, dalla storia e dalla tecnologia che una volta ordinate creano i tracciati generatori dai quali possiamo sviluppare e controllare le forme, aggiungendo significati più profondi e duraturi del semplice bello soggettivo. Rovine d’una Galleria di Statue nelle Villa Adriana a Tivoli, Giovanni Battista Piranesi, 1748- 1778

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Laboratorio Integrato I Il primo approccio alla progettazione, è un intervento finalizzato alla realizzazione di un edificio privato nel Gargano. Questa esperienza architettonica, è un intervento sul territorio: la costruzione diventa parte integrante del contesto, contesto che a propria volta genera le forme, la tipologia di insediamento, organizza gli spazi interni aprendosi o chiudendosi attraverso l’utilizzo di seti. L’intento è quello di mantenere una continuità visiva con il contesto, rendendolo parte fondamentale dell’intervento stesso, nascondendolo per poi riscoprirlo in un lato diverso. Il parziale inserimento dell’edificio nel terreno,avviene mediante l’utilizzo di muri di contenimento. Fin dall’inizio, si può notare che per raggiungere l’ingresso bisogna scendere all’interno del terreno attraverso una scala esterna che,tramite l’utilizzo di un seto, accompagna lo sguardo del fruitore delineando lo skyline, senza mai fare perdere la linea dell’orizzonte: l’intenzione è quella di creare un’architettura partecipe. Osservando l’interno palesano poi due principi generatori: la dilatazione degli spazi interni verso l’esterno e viceversa. Quest’ultimo aspetto, più velato, è l’elemento fondante degli spazi al piano primo: si traduce nell’idea di una chiocciola che collega gli spazi meno privati a quelli più privati mediante un percorso a “spirale” che avviene senza utilizzo di serramenti divisori. Il territorio del Gargano diventa elemento generatore dell’edificio, rendendolo parte integrata e funzionale solo per quel determinato luogo.

Gargano, Puglia, Italia a.a. 2012/13 Prof. Mauro Galantino, MariaAntonia Barucco, Dario Toffanello

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pagnia seguente: Baia delle Zagghere, Puglia



Studio del contesto

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La scelta di inserire parte del progetto all’interno del terreno, avviene in seguito allo studio del contesto, alla varie possibilità di approcio insediativo. Le quali posso essere un edificio realizzato completamente all’esterno del terreno, in parte interrato, completamente interrato. Un’altro studio avvenuto consisteva nell’utilizzo di seti, aperture in relazione alle decisioni progettuali e relazioni con il contesto. Le quali potevano essere semplici bucature dell’involucro, assenza totale di seti nell’involucro dell’edificio. La stessa illuminazione è stata studiata nei plastici, per scoprire le varie possibilità d’effetti voluti; luce soffusa, diretta, zenitale o meno. Lo studio è avvenuto su plastici di studio, pensando gli interventi come delle semplici zone di sosta di un percorso generato sulle curve di livello del Gargano.


cubo A

cubo B

cubo C

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Pianta piano del terreno

Pianta del piano primo

pagina precedente: Planovolumetrico dell’abitazione

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Sezione dell’ingresso ipogeo

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Sezione del sistema distributivo verticale


Sezione longitudinale

Sezione trasversale

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Prospetto verso ovest

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Prospetto verso sud


Prospetto verso est

Prospetto verso nord

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Schizzi concettuali di progetto

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Foto del plastico

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Sezione costruttiva

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Dettagli costruttivi

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Workshop I Il progetto si localizza nell’area ex-Agrimont, sito ormai dismesso, dove venivano prodotti fertilizzanti chimici, e dove attualmente si trovano resti di archeologia industriale. L’esercizio del workshop, prevede la realizzazione di un parco tecnologico che sia memoria del luogo, e si possa rapportare con i resti archeologici, valorizzandoli senza che vi siano interventi sugli stessi. L’intento è la realizzazione sia di un’area di incontro tra l’intervento e l’esistente, favorendone un continuo rapporto visivo,sia di spazi per lo studio e la ricerca in relazione a quello che c’è stato. E’ pensata una grande copertura sorretta da elementi puntuali,al di sotto dei quali si articolano i vari spazi con percorsi in diverse quote che permettono l’osservazione dei resti nella loro totalità. La spessa copertura che fa da tetto alle varie funzioni, vuole fare notare il peso dell’architettura che grava sulle strutture portanti puntuali, e diviene elemento di confronto tra l’evoluzione dall’architettura “NERVIANA” e l’architettura basata sull’utilizzo di esili strutture in acciaio. La copertura bucata in diverse zone ha doppia finalità: da un lato permette alla luce naturale di penetrare nell’edificio, dall’altro convoglia l’acqua piovana all’interno di vasche realizzate al di sotto. Obiettivo diviene quello di mettere in relazione natura e architettura. Di fatto è quanto avviene nel rapporto tra architettura e resti archeologici: essi sono parte viva dell’architettura stessa e tramite quest’ultima subiscono mutamenti. Al di sotto, gli spazi si trovano all’interno di involucri completamente vetrati,realizzati per fare entrare più luce possibile e, soprattutto, per mantenere un contatto visivo con ciò che è stato questo luogo: si tratta di mantenere la memoria evitando la monumentalizzione del sito. E’ l’instaurazione di relazioni tra presente, futuro e passato.

Portomarghera, Veneto, Italia a.a. 2012/13 Prof. Sandro Pettini

pagina seguente: Archeologia industriale area Ex-Agrimont

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Sezione longitudinale A-A’

Pianta del piano terreno

Prospetto verso l’archeologia

Set Design relazione tra il nuovo padiglione e i resti

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Foto del plastico

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Storia Contemporanea L’intero percorso del corso prevedeva lo studio del movimento che si stava instaurando negli anni del novecento, il movimento moderno. Il corso ha utilizzato deglli edifici chiave per l’apprendimento e analisi delle modifiche che interessavano gli anni di studio. All’interno del movimento abbiamo studiato anche gli architettci che attraverso le proprie opere e viaggi hanno caratterizato e modificato il pensiero dell’epoca, relazionandosi con le richieste dell’industrializziazione e nuova urbanizzazione edilizia,Tra i massimi esponenti sono presenti Scinkel, Loos, Semper, Wagner, Mies..

a.a. 2012/13 Prof. Marco Pogacnik

pagina seguente: Cimitero di San Cataldo, Modena

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Casa Fransworth

Pier Luigi Nervi

Mies concepisce questa casa con lo scopo di mettere in relazione l’esterno con l’interno, ed utilizza l’architettura come punto chiave per capire e scorgere ogni minimo cambiamento che la natura stessa può avere giorno per giorno. L’edificio in quest’opera non ha una compenetrazione architettonica con la natura stessa, bensì fa da rifugio per la contemplazione di essa. In essa, tramite una struttura molto semplice intelaiata in acciaio, Mies realizza uno spazio universale. L’intento è quello di riportare il minimo necessario in modo da non distogliere l’attenzione dal punto focale del progetto: la natura e la relazione che la struttura ha con essa. Vengono utilizzati infatti colori neutri come il bianco per le parti in acciaio in modo da valorizzare i veri colori importanti, prodotti dalla natura e dai suoi mutamenti. L’architetto in quest’opera cerca di realizzare un progetto nel quale sia possibile liberare la pianta da elementi di sostegno come pareti e pilastri.Infatti, come si può notare in pianta, gli elementi portanti sono riportati all’esterno dell’edificio. La terrazza concretizza i concetti dell’estensione dell’interno verso l’esterno e dell’interazione con la natura. La pianta non è più vincolata dalla divisione in zone definite, ma diversificata in camera, soggiorno, sala da pranzo soltanto dal mobilio, ossia una suddivisione non rigida. In Casa Farnsworth l’architetto ha voluto esprimere, oltre alla ricerca di un’unione superiore tra abitazione e natura, l’era moderna in cui sta vivendo in due modi. Nel primo ha espresso la modernità utilizzando i materiali forniti dall’industrializzazione. In tutt’altro modo per il secondo motivo, una sfida con l’epoca in cui sta vivendo, questo edificio è completamente l’opposto dell’urbanizzazione, ritorna al contatto con la natura, ormai non più considerata. La natura è l’elemento cardine di ogni elemento che costituisce l’abitazione, dall’interno fa dilatare l’abitazione verso un infinito che cambia in continuazione. Non è la complessità della costruzione che sta la bellezza, la bellezza si ritrova nel dettaglio ma senza complicazione, ossia nella semplicità.

Pierluigi Nervi ingegnere architetto costruttore di fama mondiale, nasce a Sondrio nel 1891. Il fulcro del suo operato si basa sul l’utilizzo del cemento per costruire. Dopo la laurea alla facoltà di Bologna lavora per una decina di anni presso lo studio del suo professore Attilio Muggia dove impara l’arte dell’uso del calcestruzzo, che farà di lui il più grande esponente dell’epoca. La prefabbricazione strutturale è la prima della sue tecniche innovative e si traduce nella divisione di grandi opere di copertura in moduli più piccoli. Per semplificare e rendere più veloce il lavoro, costruisce elementi madre con la forma scelta per poi spostarli di volta in volta con l’utilizzo di impalcature per continuare il getto. In questo modo, una volta affiancato il modello al getto precedente, si crea una struttura monolitica e resistente. La bellezza di queste strutture è data dalla ripetizione del disegno e dalla leggiadria dell’opera. Nascono così i famosi solai nerviani, dal disegno solitamente triangolare o romboidale. Il ferrocemento, elastico e flessibile, pur permettendo il contenimento dei costi, consente la realizzazione di opere molto sottili, ma allo stesso tempo resistenti e modellabili in base alla forma progettata. La sua conformazione è l’inversione della classica trave utilizzata comunemente: il rapporto tra ferro e cemento, infatti, si inverte essendovi molto più ferro rispetto al conglomerato cementizio; in un primo tempo vengono inseriti tondini e reti metalliche sovrapposte, poi la malta che viene fatta fuoriuscire dall’estremo opposto e successivamente lisciata. Nervi afferma la possibilità di fare architettura con l’ingegneria in contrasto con la logica del periodo che vede le due discipline in antitesi.

sopra-metà: Foto Casa Fransworth sotto: Pianta del piano terreno

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pagina seguente: sopra: Palazzetto dello Sport, Roma mezzo: Palazzo del Lavoro, Torino sotto: Ex. Tabaccheria, Bologna


Viaggio Modena Il viaggio a Modena ci porta a scoprire diverse architetture, di essere tre mi hanno colpito in particolare. Il cimitero San Cataldo di Aldo Rossi, mi ha stupito con quale astuzia ha costruito l’ampliamento, non si nota la simmetria dell’insediamento, il cubo, ossia la casa dove vengo seppelliti i cari ormai defunti. La chiesa Gesù Redentore di Mauro Galantino, per l’utilizzo della luce, le relazioni tra l’interno e l’esterno. La scultura monumentale del campanile, e gli squarci sulla facciata costituiscono il fronte sulla strada. Il terzo edificio è il museo Enzo Ferrari, mi ha colpito per i materiali, la tecnica e la tecnologia usati. Affascinante per la copertura a forma di cofano d’auto, l’ampia vetrata che costituisce l’ingresso con la tecnologia dei vetri e lo studio degli impianti.

sopra: Cimitero San Cataldo, Aldo Rossi mezzo: Chiesa “Gesù Redentore”, Mauro Galantino sotto: Museo Enzo Ferrari, Jan Kaplicky

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Rilievo Il corso aveva come obiettivo, l’apprendimento dei metodi pratici e teorici della materia del rilievo architettonico. Procedimenti utili, indispensabili in qualsiasi momento dell’approcio progettuale in tutti i contesti, edifici antichi, moderni, spazi vuoti. Durante il corso in seguito al sopralluogo al convento delle terese, è avvenuto il rilievo con l’uso del laser-scannig, fotografico. Una volta finito il rilevo, attraverso i metodi appresi, c’è stata la restituzione grafica attraverso raddrizamento foto, piante e alzati 2D, modello 3D.

Convento delle Terese, Venezia, Italia a.a. 2013/14 Prof. Caterina Balletti

pagina seguente: Corte del chiostro delle Terese, Santa Marta , Venezia

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Pianta del piano terreno

Prospetto rilevato

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Sezione trasversale


Prospetto della colonna

Raddrizamento fotografico

Pianta della colonna

Sezione longitudinale verso l’esterno

Sezione longitudinale verso l’interno

Modello 3D della colonna

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Viaggio Olanda L’obiettivo del viaggio è stato di apprendere le varie possibilità, i metodi e la tecnica che si nascondono nell’utilizzo del mattone. Rotterdam, Amsterdam sono due tappe necessarie per prendere conoscenza direttamente, sono stati visitati i quartieri residenziali realizzati da De Klerk, Pieter Oud, Hertzberger costituiti nei primi anni del novecento. Il viaggio offre così la possibilità di imparare direttamente attraverso spiegazioni sul posto, misurazioni, schizzi e studi come sia possibilie utilizzare ancora oggi il mattone a faccia vista negli edifici e quale studio apporta nelle prime fasi di progetto con utilizzo preciso.

Rottedram, Delft, Amsterdam, Stoccarda a.a. 2013/14 Prof. Esther Giani

pagina seguente: Quartiere Spaamdammerplatscen, Amsterdam

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John Peter Oud

Mikel De Klerk

Quartiere Kiefhoek, Rotterdam (1925-29)

Spaamdammerplatscen, Het Schip, Amsterdam (1917-21)


Mikel De Klerk

Esposizione Architettonica

Case De Dageraad, Amsterdam (1920-23)

Weissenhof, Stoccarda (1927)

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Laboratorio Integrato II L’approccio al secondo laboratorio di composizione, è di natura tipicamente analitica: si concretizza nello studio degli elementi che costituiscono la città,creando tra essi una relazione formale e contestuale. Il progetto consiste nella realizzazione di un social housing, con annessi spazi pubblici, commerciali. Il primo passo a grande scala a livello di masterplan, consiste nello studio dei quartieri della città, con l’intento di comprendere se vi sia stata nel tempo modificazione del principio insediativo originario. Il primo elemento evidente è la creazione nella città di quartieri autonomi autosufficienti, in quanto dotati di spazi abitativi, commerciali, pubblici e ricreativi. Il secondo passo, avvenuto con il cambio di scala, si sostanzia nell’evidenziare come la maggiore parte degli edifici residenziali tenda a chiudersi in se stesso, generando, tramite l’utilizzo di corti interne, spazi comuni ed al contempo privati. Il terzo passo è lo studio delle relazioni generate dal luogo stesso: si nota come l’area di progetto possa diventare una cerniera di scambi culturali, luogo d’incontro per famiglie, studenti, lavoratori. Trovandosi nelle immediate vicinanze del polo universitario, di centri residenziali preesistenti, di uffici portuali, si può immaginare come il flusso possa convergere al centro del progetto stesso. Un altro elemento di relazione è la vista sulla Giudecca, intesa come città “vecchia”. Il passo successivo, avvenuto a seguito delle analisi, comporta la creazione di un edificio a corte, che si chiude rispetto alla strada antistante al progetto, pur mantenendo spazi di accesso pubblici. La corte non è dunque un luogo privato, ma diviene una piazza, un luogo urbano non direttamente accessibile che mantiene tuttavia il contatto visivo con l’università attraverso una scalinata nell’acqua. A completamento del progetto,al centro della corte, vengono pensati una serie di percorsi, zone di sosta attrezzate, ed un mercato, che ritrova la sua originaria funzione di centro di relazione per i veneziani.

Santa Marta, Venezia, Italia a.a. 2013/14 Prof. Esther Giani, Meroi

pagina seguente: Giudecca, Venezia

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Studio dei morfemi di venezia

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Lo studio dei morfemi veneziani, è servito per capire quali sono gli elementi fondativi, costitutivi della città. I morfemi sono gli elementi storici che si possono osservare in tutta Venezia, consacrati nel tempo attraverso le vicissitudini, portando le maestranze ad individuare delle soluzioni a problematiche quotidiane. L’acqua alta a fatto realizzare gli attachi a terra in pietra per evitare l’infiltrazioni, i cantonali in pietra elementi strutturali che dovevano supportare il peso, i barbacani per la dilatazioni degli spazi in alzato siccome lo spazio a terra era già esaurito, le altane sui tetti, porte e finestre tipiche veneziane. Tutti questi sono gli elementi che costituiscono l’immagine della città, utile spunto per legare il progetto al contesto, un ottimo aiuto agli architetti per costruire delle architetture legate al luogo.


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pagina precedente: Planovolumetrico del complesso

Pianta piano del terreno

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Pianta del piano tipo

tipologia A: small Schemi analisi spazi serviti e servienti

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tipologia B: medium

tipologia C: large Sistema aggregazione tipologie abitative


Prospetto verso ovest

Sezione longitudinale

Sezione trasversale

Prospetto vero nord

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DETTAGLIO ATTACCO TRAVETTO CON TRAVE IN C.A.

DETTAGLIO ATTACCO TRAVETTO CON TRAVE IN C.A.

Dettaglio costruttivo di un modulo del rivestimento DETTAGLIO RIVESTIMENTO

DETTAGLIO RIVESTIMENTO

Ingrandimento del bassorilievo del rivesimento

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VISTA CANTONALE

Dettaglio costruttivo del rivestimento angolare


Set- Design

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Workshop II

Giudecca, Venezia, Italia a.a. 2013/14 Prof. Paolo Mosco

L’attività di progettazione intensiva si inserisce su unospecifico contesto degli anni 70. La zona è in uno stato di parziale abbandono, a stretto contatto con le architetture popolari di Gino Valle e Cappai-Mainardis. L’idea progettuale è di ridare un nuovo punto di sosta nell’isola della Giudecca, creando una relazione, all’epoca inesistente, tra i due complessi residenziali. infatti il tema è “tra i due”?? Il progetto stesso,che si prefigge di creare una relazione non solo con i complessi già esistenti ma anche con la laguna nord, è pensato come una prolungazione della terra verso la laguna. L’obiettivo è quello di lavorare completamente con il paesaggio e il terreno, realizzando un posto ludico come una spiaggia, un luogo per la contemplazione dello spazio, un rifugio dalla Venezia turistica. Così vengono realizzati tre lembi di terra architettonica, distinti per funzione e forma: i primi due vicini al complesso di Gino Valle, il terzo lembo accostato al Complesso Cappai-Mainardis. I primi due vogliono creare uno spazio di verde che lavora in opposizione al complesso che occupa tutto il suo spazio tramite il proprio insediamento. Il progetto,tramite la realizzazione di una corte esterna, cerca di creare il verde che manca all’interno; allo stesso tempo però vuole mettersi in relazione con la laguna, entrando in essa con un percorso che culmina con un punto di vista su più livelli dal quale si può ammirare come la laguna cambi in base al punto di osservazione. La “spiaggia”, è pensata come un rifugio dalla città. Proprio per tale motivo è progettata come un’isola raggiungibile attraverso un ponte girevole, dove una volta staccato il collegamento i fruitori possono abbandonarsi. La realizzazione artificiale e la laguna entrano poi in relazione attraverso dei gradoni dove è possibile sedersi per ammirare la natura incontaminata. Il terzo lembo, dalla parte opposta al canale, costituisce invece un punto di attracco peri visitatori su piccole imbarcazioni. La realizzazione del piccolo molo è la risposta all’esigenza di infrastrutture che caratterizza ogni sviluppo di un primo polo architettonico. Il progetto, in questo caso, non cerca forme dal contesto per inserirsi ma è il contesto stesso che viene posto al centro. La relazione che si instaura è di tipo emozionale: è lo spazio a creare l’architettura. In questo caso,essa è composta da spazi vuoti, quegli spazi che mancano nella densità dell’insediamento preesistente.

pagina seguente: Complesso di Gino Valle, Giudecca, Venezia

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Pianta del piano terreno

pagina precedente: Planovolumetrico del complesso

Pianta del piano primo e secondo

Pianta del piano terzo

Prospetto verso sud

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Sezione longitudinale percorso contemplativo

Sezione trasversale isola

Sezione longitudinale darsena

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Foto del plastico

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Teoria dell’Architettura Monumentalita’ Perduta L’astrattezza del giardino Ryoan-ji stabilisce con pochi segni ed elementi puntuali il legame con la natura. Lo stesso legame viene ricercato da Carlo Scarpa nel giardino dei Tolentini. La pietra del portale romano in rovina lambita dall’acqua rievoca la memoria di una monumentalità perduta.

a.a. 2014/15 Prof. Renato Bocchi

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Ryoan-ji

Tomba Brion

Richard Serra

Steven Holl (Kiasma)

Sanaa (Rolex Learning Center)

Pantheon

Il contenitore costituito dai setti genera uno spazio introspettivo e statico, dedicato alla meditazione crea un microcosmo rispetto ad un macrocosmo esterno. L’ordine crea equilibrio, l’equilibrio armonia.

L’equilibrio tra i volumi e gli elementi creano una dimensione tipicamente orientale. L’acqua che lambisce il cemento, il suo fluire e riflettere crea uno spazio introverso dedicato alla contemplazione.

L’opera è il dinamismo racchiuso nella scultura, essa genera un movimento, pone un limite, stupisce il fruitore che l’attraversa.

La dinamicità e fluidità degli spazi accompagna il fruitore in un percorso architettonico guidato dalla luce.

Lo spazio viene attraversato liberamente, non è determinato da una partizione cellulare degli ambienti. Il fruitore viene guidato da percorsi ascensionali e discensionali che scandiscono le funzioni. Il paesaggio attraversa l’edificio da parte a parte.

Lo spazio è un entità immateriale che si incarica di stabilire delle relazioni. Il silenzio stesso costituisce un vuoto, il vuoto diventa materia.


Eduardo Chillida (Tindaya)

Peter Zumthor (terme di Vals)

Tadao Ando (Church of Light)

Le Corbusier

Steven Holl (St. Ignatius)

James Turell

Lo spazio è un entità che viene ricavata all’interno della materia. La dimensione, la luce e il pulviscolo atmosferico stesso generano uno spazio carico di tensione.

La lavorazione per sottrazione della materia ipogea genera, come per Tindaya, degli spazi emozionali. La luce, che fa breccia tra gli squarci del soffitto guida e illumina l’architettura, identificando gli spazi con tensioni differenti.

La luce trasforma lo spazio funzionale in una dimensione infusa di misticismo e spiritualità..

..riempie il contenitore spaziale di una cifra simbolica che lo valorizza.

La luce diventa protagonista dello spazio, lo rende mutevole e cangiante. Il colore riempie il volume di emozioni e sensazioni che con lo scorrere del tempo accompagnano lo spazio architettonico.

Il vuoto come tensione costituita dalla deformazione percettiva attraverso i fenomeni ottici (artificiali e naturali) della luce che diventa spazio.

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Restauro Il corso di restauro, va a collocarsi in un periodo storico dove sembra non esistere più spazio per la costruzione del nuovo. I temi affrontati nel corso non si concentrano solo sullo studio del degrado e gli eventuali metodi di intervento, ma affrontano anche l’analisi delle relazioni tra passato, presente e futuro. Gran parte dello studio effettuato, si rivolge alla valutazione storica del contesto, delle infrastrutture e dello sviluppo architettonico del complesso da riqualificare e della città che lo circonda. La struttura al centro del progetto è l’ex Ospedale Psichiatrico di Rovigo, in particolare il cosiddetto padiglione “ tranquilli donne “, particolarmente indicato per l’analisi deldegrado. Successivamente all’analisi storica, si è proceduto ai rilievi delle misure del fabbricato e ai degradi, con specifica attenzione ai particolari costruttivi, privilegiando, ove possibile, gli interventi di risanamento costruttivo e il recupero dei materiali. Le scelte finali sono funzionali alla scala dell’intero complesso e del padiglione studiato. Al termine della fase di studio, si è avuta coscienza sia della stratificazione sotirca del territorio sia del complesso delle modifiche/sviluppi avvenuti nel corso degli anni. Si giunge quindi a constatare come nella zona di Rovigo sia necessario un punto di appoggio per lo sviluppo industriale e culturale: da qui la decisione di creare una start-up. L’obiettivo realizzativo del complesso diviene la preservazione del verde monumentale creatosi autonomamente negli anni. Si evitano dunque interventi che lo modifichino, preferendone la valorizzazione, grazie al rialzo, dove necessario, della pavimentazione necessaria ad intoccare i letti di edera creatisi. Il padiglione, durante gli anni di utilizzo, non ha mai avuto una suddivisione interna predeterminata, rimanendo soggetto a cambiamenti in base alle necessità. La scelta progettuale dunque, si allinea al medesimo concetto: l’abbattimento di seti murari e la suddivisione degli spazi interni attraverso pareti trasparenti mobili, che creano lo spazio desiderato per ogni occorrenza. Di nuovo l’obiettivo diviene riutilizzare, modificando tramite la memoria e facendo tesoro del mutamento storico del padiglione.

Ex Ospedale psichiatrico, Rovigo, Italia. a.a. 2014/15 Prof. Emanuela Sorbo

pagina seguente: chiesa scosacrata allo stato attuale dell’Ex. Ospedale Psichiatrico

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Restituzione Fotografica

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La restituzione fotografica, funge da percorso illustrativo e di analisi dello stato del complesso, la fotografia a volte coglie degli aspetti che in un primo momento non sono captabili. Attraverso questo percorso fotografico si vuole far capire i valori aggiunti dell’abbandono del complesso, il verde monumentale, irrealizabile se controllato dall’uomo. Le vibrazioni che si colgono attraversandolo, i percorsi che affrontavano le persone che lo abitavano e che allo stato attuale posso essere praticabili o meno. Diventa una testimonianza del paesaggio e del decorso storico.


Complesso, verde monumentale

Degrado padiglione

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Analisi storica

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Analisi storica

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PAVIMENTAZIONE: mattonelle in ceramica di Treviso, Ponzano e Cremona.

INTONACO INTERNO: formato da calce idraulica di Palazzolo, raccordi dei muri con un raggio non inferiore ai 10 centimetri.

CORNICE: elemento ligneo per la separazione delle tinteggiaturre di finitura delle parti interne.

SOGLIA e BATTISCOPA : in pietra artificiale.

MURATURA: retta e curva di cotto in alzato con malta di calce idraulica.

TINTEGGIATURA: applicazione di tre mani , la prima mano in latte di calce , la seconda e terza mano coloritura scelta dalla direzione. Rilievo vano interno

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Dettagli materiali


Foto mosaicate

Restituzione grafica prospetto

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Materiali

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Analisi Degradi


Trattamenti

Fotosimulazione

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Riferimento del dettaglio costruttivo tratto dal manuale Breymann

Riferimento del dettaglio costruttivo tratto dal manuale Breymann

Dettaglio fotografico delle travi del solaio effettuato durante il sopralluogo Rilievo architettonico

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Particolari costruttivi


Pianta del piano terreno post-intervento

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1. muratura portante a quattro teste, composta da mattoni pieni di dimensioni 12x25x5,5 cm 2. travi in legno massicio esistenti in precedenza 3. morale in legno sagomato per sostegno tavelle sp.15 cm 4. manto di copertura in fogli di eternit, fissati per mezzo di viti in acciaio applicate in opera

1. stratto di tinteggiatura interna applicata con tre mani 2. intonaco interno sp. 1.50cm 3. cordolo solaio in appoggio su muratura portante con l’utilizzo di ferri 4. cordolo solaio ad incastro su muratura portante con l’utilizzo di ferri 5. laterizio di riempimento di altezza 18 cm e dimensioni 44x24 cm disposto secondo l’andamento del solaio 6. calcestruzzo di riempimento sp. 7 cm armato con rete elettrosaldata 4mm / 15x15 cm 7. massetto di sottofondo in sabbia e cemento sp. 6 cm 8. pavimentazione in ceramica

1. magrone sottofondo per fondazioni sp.10 cm 2. trave di fondazione a T rovescia 3. scavo di fondazione 4. ghiaia non maggiore di 35 mm, utilizzata per chiudere lo scavodifondazione 5. muratura portante a quattro teste, composta da mattoni pieni di dimensioni 12x26x5,5 cm 6. calcestruzzo armato per sottofondi composto da ghiaia vagliata, lavata, priva di sostanze ferrose e organiche, o di pietrisco delle migliori cave privo di polvere e terra. gettato in opera con spessori non maggiori di 15 cm. 7. pavimentazone in ceramica

1. coronamento in pietrisco collegato alla muratura attraverso l’utilizzo di chiodi, pulito durante ilrestauro e ripristinato il colore iniziale 2. strato di tinteggiatura esterno della tonalità scelta durante il restauro applicata con tremani succesivamente agli interventi di pulitura 3. intonaco esterno sp. 1.50 cm 4. muratura portante a quatto teste, composta da mattoni pieni di sp. 5.50 cm e dimensioni 12x24 cm 5. piattabanda in calcestruzzo armato 6. intonaco interno presistente sp. 1.50 cm 7. cordolo solaio in appoggio su muratura portante con l’utilizzo di ferri d’armatura 8. laterizio di riempimento di dimensioni 44x24x18 cm 9. calcestruzzo di riempimento sp. 7 cm armato con rete elettrosaldata 4mm / 15x15 cm 10. massetto di sottofondo in sabbia e cemento sp. 6 cm 11. pavimentazione in ceramica

Sezione costruttiva stato di fatto

70


1. travi in legno massicio esistenti in precedenza, da trattare con un prodotto anti-tarlo 2. morale in legno sagomato per sostegno tavelle sp.15 cm 3. tavelle in laterizio sp. 2cm 4. Isolante termico in lana di roccia sp. 15 cm 5. Pannelli OSB/3 sp.20mm 6. Doppia guaina armata con poliestere 8 mm 7. Strato di ventilazione 6 cm 8. morali in legno disposti sulla linea di massima pendenza della copertura dim. 6x6 cm 9. morali in legno disposti ortogonali alla linea di massima pendenza per sostengo di manto dicoperturain eternit incapsulato 10. manto di copertura in fogli di eternit, fissati per mezzo di viti in acciaio appliccate in opera, incapsulati attraverso l’applicazione di resine U.V. 11. griglia di ventilazione antipassero e sostegno dellaprima fila della copertura in eternit 12. gronda in acciaio zincato

1. coronamento in pietrisco collegato alla muratura attraverso l’utilizzo di chiodi, pulito durante ilrestauro e ripristinato il colore iniziale 2. strato di tinteggiatura esterno della tonalità scelta durante il restauro applicata con tremani succesivamente agli interventi di pulitura 3. intonaco esterno sp. 1.50 cm 4. muratura portante a quatto teste, composta da mattoni pieni di sp. 5.50 cm e dimensioni 12x24 cm 5. piattabanda in calcestruzzo armato 6. intonaco interno presistente sp. 1.50 cm 7. strato di isolante in XPS sp. 10 cm 8. controparete in cartogesso sp. 1.50 cm 9. montanti in alluminio per il controsoffitto in cartongesso 10. controsoffitto in cartogesso sp. 1.50 cm 11. intonaco interno sp.1.50 cm 12. strato di tinteggiatura interna applicata con tre mani della tonalità scelta durante il restauro 13. cordolo solaio in appoggio su muratura portante con l’utilizzo di ferri d’armatura 14. laterizio di riempimento di dimensioni 44x24x18 cm 15. calcestruzzo di riempimento sp. 7 cm armato con rete elettrosaldata 4mm / 15x15 cm 16. massetto di sottofondo in sabbia e cemento sp. 6 cm 17. impianto di riscaldamento a pavimento 18. strato di massetto allegerito sp. 8 cm 19. matterassino spessore per assestamento del parquet 20. pavimentazione in parquet di rovere in listoni 14x200 cm sp.1cm 21. battiscopa in rovere di dimensioni 10x200 cm sp. 1 cm

1. porta d’ingresso in vetro antisfondamento con montanti in alluminio 2. pavimentazione in parquet di rovere in listoni 14x200 cm sp. 1cm 3. matterassino spessore per assestamento del parquet 4. strato di massetto allegerito sp. 8 cm 5. impianto di riscaldamento a pavimento 6. bariera anti radon 7. strato di isolante in XPS sp. 10 cm 8. massetto di sottofondo in sabbia e cemento sp. 6 cm armato con rete elettrosaldata 4mm / 15x15 cm 9. cappa di completamento in calcestruzzo armato sp. 6 cm, armata con rete eletrosaldata di diametro 8mm / 20x20 cm 10. vespaio aerato con igloo h 40 cm 11. solaio di calpestio presistente 12. scavo utilizzato per lo scannafosso con sezione obligata profondità 100 cm 13. tubo in pvc utilizzato per l’eliminazione dell’acqua piovana deposita, sezione di diametro 40 cm 14. guaina impermeabile 15. getto in calcestruzzo armato per la scala d’ingresso 16. rivestimento della scala in lastre di pietra sp.3 cm 17. soglia d’ingresso in pietra spessore 3 cm

1. muratura portante a quatto teste, composta da mattoni pieni di sp. 5.50 cm e dimensioni 12x24 cm 2. strato di tinteggiatura interna applicata con tre mani della tonalità scelta durante il restauro 3. intonaco interno 1.50 cm 4. pannello in cartogesso sp. 1.50 cm 5. strato di isolante in XPS sp. 10 cm 6. montanti in alluminio per il controsoffitto in cartongesso 7. cordolo solaio in appoggio su muratura portante con l’utilizzo di ferri 8. cordolo solaio ad incastro su muratura portante con l’utilizzo di ferri 9. laterizio di riempimento di altezza 18 cm e dimensioni 44x24 cm disposto secondo l’andamento del solaio 10. calcestruzzo di riempimento sp. 7 cm armato con rete elettrosaldata 4mm / 15x15 cm 11.massetto di sottofondo in sabbia e cemento sp. 6 cm 12. impianto di riscaldamento a pavimento 13. strato di massetto allegerito sp. 8 cm 14. matterassino per assestamento del parquet 15. pavimentazione in parquet di rovere in listoni 14x200x1 cm

Sezione costruttiva post-intervento

71



Schema dei percorsi - accessi

Dettagli delle pavimentazioni LEGGENDA SIMBOLI: MONUMENTO ALLA MEMORIA ACCESSI PERCORSO VITA PUNTO CARICO SCARICO

STRADA CARRABILE DI CARICO-SCARICO PER I LABORATORI PERCORSO COMMEMORATIVO ADIBITO AI VISITATORI

PERCORSI PUBBLICI ADIBITI AGLI STUDENTI ED AI VISITATORI

Sezione percorso pedonale

Sezione percorso pedonale rialzato sul letto di edera, viale dei tigli

PERCORSI ADIBITI AI LAVORATORI PISTA CICLABILE PERIMETRALE

Schema delle funzioni

Padiglione destinato alla bioedilizia con uffici integrati per la produzione e la verifica di fattibilità delle nuove idee. Padiglione destinato alle prove materiali in funzione all’edificio antestante della bioedilizia. Padiglione destinato alle nuove tecnologie per l’ambiente e la gestione delle risorse naturali. Laboratori sperimentali per le nuove tecnologie e lo studio delle risorse ambientali e dell’ambiente. Centrale di Trigenerazione: Produzione centralizzata di elettricità, riscaldamento e refrigerazione distribuita in tutto il complesso. Edifici museali per la commemorazione del luogo in cui vengono esposti i documenti storici e le raccolte fotografiche del complesso. Edificio pubblico per la città e le persone, destinato alla promozione e all’informazione sulle nuove tecnologie costruttive, studiate all’interno del complesso. Edificio adibito alla formazione di tecnici , specializzati nei vari settori affini all’ ecosostenibilità, con corsi di formazione ciclici e periodici. Padiglione pubblico adibito alla ristorazione che incorpora una mensa, dei bar e delle aree relax. Padiglione pubblico adibito a sistema bibliotecario universitario , con aulee studio e archivi storici riguardanti documenti appartenenti al complesso e non. Padiglione pubblico adibito alla direzione che gestisce la parte dei servizi, informazioni, e le questioni burocratiche (brevetti, permessi, ecc...) del complesso.

pagina precedente: Planovolumetrico del complesso post-intervento

Edificio della necroscopia restaurato come memoria del luogo , al suo interno gli spazi si presentano così com’erano un tempo Edifici museali per la commemorazione del luogo in cui vengono esposti i documenti storici e le raccolte fotografiche del complesso Edificio adibito al bike-sharing connesso alla pista ciclabile antestante.

19%

spazi per operitività

19%

laboratori tecnici e prove

imprese

Padiglione adibito allo sviluppo dell’impreditoria giovanile seguita da servizzi di tutoraggio e start-up. Padiglione adibito allo studio di fattibilità delle nuove idee e tutoraggio : business plan e networking

materiali

Padiglione adibito al design ecosostenibile con uffici integrati e laboratori studio.

18%

edifiici museali per la commemorazione

Padiglione adibito alle prove materiali e la produzione di oggetti di design ecosostenibile.

17%

Padiglione destinato alle energie rinnovabili con uffici integrati

plesso

Padiglione destinato alle prove materiali e all’efficenza in funzione dell’ edificio antestante delle energie rinnovabili

11%

Centrale a biomassa per la produzione di riscaldamento che lavora in coppia con la centrale di trigenerazione, utilizza il materiale di scarto recuperato dalla manutenzione del verde Edificio della sicurezza e vigilanza del complesso

10%

servizi all’interno del com-

spazi d’eccellenza per le aziende e la nuova imprenditoria

servizi per la città, le persone e la formazione

6%

centrali per l’energia ecosostenibile

Fermata del bus navetta che collega il complesso con la stazione.

Grafico suddivisione edifci

73



pagina precedente: Planovolumetrico del memoriale

Sezioni del memoriale

75


Urbanistica Il corso di urbanistica si divide in due parti: la parte di analisi del territorio e la fase di progetto successivo alle informazione acquisite tramite le analisi storiche e attuali. La parte di indagine, riguarda la dimensione produttiva dell’area di studio, con particolare attenzione alle tipologie industriali, allo stato di fatto dei manufatti architettonici, all’archeologia industriale e al binomio produzione - ambiente. Utilizzando come base i risultati ottenuti dalla ricerca, viene delineato un progetto di riqualifica, bonifica, riuso e riconversione del sito, articolato partendo dalle tematiche connesse a inquinamento, aree verdi, produzione sostenibile, infrastrutture, living spaces. Il progetto chiamato “GREEN LINE”, ha lo scopo di riqualificare la zona di Porto Marghera, che assume la funzione di snodo verso la città di Venezia. Il punto fermo della riqualificazione è rendere la città verde, liberandola dall’inquinamento da mezzi producenti smog. Affinché il programma sia attuabile, il ponte che lega Venezia alla terra ferma, deve essere dunque chiuso ai mezzi: diviene in tal modo accessibile alle persone, e reso non più solo elemento di collegamento, ma anche luogo di fruizione del paesaggio lagunare. Intervenendo lungo questo pensiero, Porto Marghera diventa stazione di scambio con fermate nel verde: prendono forma luoghi per lo sviluppo della tecnologia e della cultura, ed espansioni abitative che si affiancano agli edifici produttivi abbandonati,riqualificati in generatori di energia verde e spazi per lo stare.

Porto Marghera, Venezia, italia a.a. 2014/15 Prof. Laura Cipriani

pagina seguente: Foto della zona produttiva di Porto Marghera

76



Green Line Oggi

2050

L’area di interesse si presenta come un ambiente fortemente antropizzato. L’elevato sfruttamento dell’area di Porto Marghera, ad esclusivo utilizzo industriale, ha portato ad un livello di inquinamento tale da essere classificato tra i più alti d’Europa e, di conseguenza ha danneggiato ambiente, paesaggio, ed ecosistema lagunari, escludendo tutte le altre destinazioni d’uso.

Attraverso un processo di conversione verso una produzione di tipo ecosostenibile con una conseguente depurazione del suolo e dell’aria, l’area di Porto Marghera inizia a poter accogliere parchi, spazi verdi per lo stare, resi accessibili grazie ad un nuovo sistema di infrastrutture che si integra alla riqualificazione di quelle già esistenti e dimesse.

A Lungo termine, la produzione industriale totalmente delocalizzata, lascia spazio ad una produzione di energia eolica, biomassa, fotovoltaica.

L’ultima area carrabile prima di raggiungere il centro di Venezia, ovvero Piazzale Roma e Tronchetto risulta quasi esclusivamente destinata a parcheggi e servizi relativi.

Questo nuovo sistema è dettato da una nuova strategia di viabilità il cui punto fondamentale consiste nella limitazione di uso e transito del Ponte della Libertà alla linea ferroviaria e ad una nuova categoria di mezzi pubblici ad elevata efficienza, in grado di integrarsi con la nuova dimensione verde, pedonale e ciclabile del ponte.

Attraverso un progressivo processo di riconversione e riqualifica, si viene a creare nell’area di Porto Marghera un nuovo polo ricettivo in grado di accogliere il visitatore e di condurlo verso Venezia, grazie al nuovo sistema di infrastrutture ecosostenibili che con gli anni diventa più definito ed efficiente.

Osservando dati e documenti amministrativi si rilevano inoltre particolari problemi relativi alla viabilità generale e alla logistica e distribuzione delle merci nell’area di Venezia.

78

2030

Tale dimensione viene riproposta lungo tutta la fascia barenicola con lo scopo di integrare ecosistema e infrastrutture.

La valorizzazione del paesaggio dal punto di vista naturalistico viene integrata ad un profilo di testimonianza storica attraverso le tracce di archelogia industriale presenti nell’area.


79


Scenari di Analisi SCENARIO 1 verde e infrastrutture

Dislocazione dei poli di interesse nell’area di studio. Rete pubblica infrastrutturale scarsamente efficiente. Mancanza di una rete capillare ciclopedonale continua su tutto il territorio. Necessità di utilizzo di mezzi di trasporto privati per ottimizzare i movimenti della popolazione. Insufficienza di spazi verdi di connessione all’interno della città fruibili dalla collettività.

80

SCENARIO 2 funzionalità

Assenza di un’immagine di città moderna direttamente connessa alla realtà di venezia Inquinamento del suolo e delle acque. Dispersione delle industrie nel territorio che originano un polo industriale poco organizzato. Abbandono di vecchie strutture industriali che cadono nel degrado più totale. Mancanza di un filtro prima della realtà veneziana, che accoglie il turismo ma anche chi lavora, chi transita, organizzando e controllando i movimenti attraverso la città.


Scenari di Progetto SCENARIO 1 verde e infrastrutture

SCENARIO 2 funzionalità

Creazione di un unico e grande polo di interesse. Miglioramento della rete pubblica con la creazione di nuove linee tranviarie. Riorganizzazione di una rete capillare ciclopedonale continua su tutto il territorio e che concede di raggiungere ogni punto della città. Necessità ambientale di diminuire l’utilizzo di mezzi di trasporto privati impedendone l’accesso diretto a Venezia. Greenbelt: sviluppo di un nuovo grande spazio verde in grado di unificare il verde pre-esistente sul waterfront.

Creazione di una nuova immagine di città concentrata, perchè più efficiente e sostenibile. Riqualifica del suolo e delle acque. Dislocazione delle industrie esistenti in nuove aree limitrofe. Riconversione delle vecchie strutture industriali in disuso per la creazione di nuovi spazi multifunzionali. L’area di Porto Marghera diventa un filtro prima della realtà di Venezia, che accoglie il turismo ma anche chi lavora, chi transita, ma resta comunque una dimensione abitabile riqualificata, per i residenti.

81


Potenzionamento tranviario Abaco delle possibilitĂ di trasporto

82


Potenzionamento ciclo-pedonale Percorsi naturalistici

Percorsi nella “città”

83


Realizzazione di una cintura verde Oasi naturali

Parchi di cittĂ

Archeologia industriale nel verde

Ve r d e E s i s t e n t e Ve r d e d i P r o g e t t o

84


Riuso edifici industriali e nuovi punti di sosta Le industrie assumono un aspetto sostenibile

Landmark lungo il Ponte della LibertĂ

Mantenimento degli spazi

85


Mobilita’ Sostenibile Prevede l’utilizzo di treni privi di emissioni, tram in periodi prossimi e negli anni avenire utilizzo di treni a levitazione magnetica, con utilizzo di sistemi fotosolari. Inoltre prevede la realizzazione di fermate nel verde, la riqualifica del ponte della Liberta’ con nuove fermate su di esso, con piattafrome e affacci sulla laguna. La possibilit’ di utilizzare il ponte non solo come collegamento ma come luogo per lo stare nella laguna e nel verde.

86

Trattamento Acque da Dilavamento La fitodepurazione è un processo per depurare le acque reflue che utilizza le piante come filtri biologici in grado di ridurre le sostanze inquinanti in esse presenti. Tali trattamenti biologici, sfruttano la capacità di autodepurazione degli ambienti acquatici, stagni e paludi, in cui si sviluppano particolari tipi di piante che hanno la caratteristica di favorire la crescita di microrganismi mediante i quali avviene la depurazione.

Pulitura e Riqualifica Silos La pulizia dei silos é un processo per massimizzare l’efficienza delle funzioni di stoccaggio che contengono grandi moli di polveri. Nei silos, il materiale é rifornito dalla cima e rimosso dal fondo. I silos in seguito alla riqualifica emessa in sicurezza verrano utilizzati come spazi comuni, palestre, attivit’ culturali.


Parco Energetico La struttura circolare è in grado di innescare un meccanismo di evaporazione e traspirazione capace di raffreddare l’aria al suo interno di 8-10ºC in modo assolutamente naturale. L’aria calda viene aspirata e incanalata verso un nebulizzatore d’acqua che la carica di umidità e ne fa diminuire la temperatura. A quel punto, l’aria appesantita torna verso il basso e raffredda l’interno del padiglione cilindrico.

Percorsi Naturalistici Abbiamo voluto attribuire nuovo valore alle barene che costeggiano la laguna veneziana nei pressi di Porto Marghera per dar vita al concetto di GreenBelt. è perciò necessario istruire la popolazione sull’importanza delle barene realizzando dei percorsi didattici ed interattivi, rigorosamente lignei per poter essere poco invasivi, che portino il visitatore a conoscere la singolarità del luogo e ad osservarne le forme.

Archeologia Industriale Portando a termine l’analisi sugli edifici industriali presenti nell’area di Porto Marghera è emerso che, attualmente, il 3,49% di queste strutture è classificabile proprio sotto la definizione di “Archeologia Industriale” sopra citata.Partendo da numerosi riferimenti significativi, abbiamo riprogettato le aree circorstanti l’archeologia indutriale per creare parchi innovativi, nei quali al verde degli alberi si accostano i colori scuri e grigi degli scheletri delle industrie dismesse.

87


Masterplan di Progetto

Il progetto si sviluppa attorno all’idea di una riqualificazione del Ponte della Libertà come attraversamento verde destinato esclusivamente ai mezzi di trasporto pubblici e alla mobilità pedonale. È stato quindi necessario analizzare le ripercussioni di questa scelta progettuale nelle aree maggiormente interessate dal mutamento della tipologia di attraversamento del ponte: Porto Marghera, e in particolare la “Penisola del Petrolchimico”, e la penisola del Tronchetto collegata a Piazzale Roma.

Fase 1

Il potenziamento delle infrastrutture pubbliche è accompagnato dalla creazione di un nuovo paesaggio verde costituito da tre poli: - Una “cintura verde” che si estende da Porto Marghera all’aeroporto di Venezia, attraversando parco San Giuliano e le barene che rappresentano uno dei luoghi di maggiore interesse del paesaggio lagunare; - Il nuovo ponte verde, dotato di percorso ciclopedonale con aree di sosta e punti panoramici privilegiati; - Piazzale Roma che, persa la sua funzione di parcheggio e sosta, diventa un nuovo parco polifunzionale.

Fase 2

88


0

1

3

5


Area circostante la fermata tranviaria di Porto Marghera

90



Ponte della LibertĂ , green line

92



Sezioni del nuovo assetto di Piazzale Roma

94



Laboratorio Integrato III

Parco San Giuliano, Mestre, Italia a.a. 2014/15 Prof. Serena Maffioletti, Dario Trabucco

L’apice del parco di San Giuliano si presenta come un luogo degradato, depauperato dal fascino e dal ruolo che avrebbe questo lembo di terra dallo sguardo diretto verso Venezia. Le luci della pittura veneziana sorgono da questo spazio magico, dove si incontrano in un moto incessante il limite della terra, la superficie dell’acqua, le profondità del cielo, di fronte al mattone e alla pietra di Venezia. E lo stesso parco non è compiuto, il canale scorre verso le barene e la laguna. C’è tutto, acqua, luce, verde, barche, viaggiatori…: manca l’architettura, quella che fissa, misura, comprende il luogo, vi apporta vita. Il laboratorio prevede la progettazione di un Art Hotel per giovani, un albergo che funga da porta per Venezia, da strumento di accesso alla cultura e all’arte veneziana. Una sosta, di riposo o di lavoro, per giovani artisti internazionali, che intendono avere in questo hotel uno spazio contemporaneo, adatto alla loro produzione o riflessione artistica. Fin dall’inizio, l’idea progettuale di base, è il tentativo di unire questi due fronti: l’acqua della laguna nord di Venezia con il verde delle colline del parco di San Giuliano. L’obiettivo è quello di creare una struttura che possa fungere da cerniera tra questi due spazi naturali. Un altro punto fondamentale, è mantenere una continuità visiva tra il parco e lo skyline di Venezia, vero punto forte dell’area. Giungendo dal parco, si può notare come il primo edificio sia posto su dei piloties proprio per mantenere questa permeabilizazione visiva tra gli elementi. Inoltre, giunti in prossimità dell’area di progetto, si possono compiere due scelte: salire sulla terrazza panoramica attraverso la collina artificiale che funge da congiunzione tra il contesto e il progetto, o entrare nel fulcro del progetto stesso passando sotto alla piazza coperta. Quest’ultima è pensata come un fatto urbano, ossia un spazio d’incontri, relazioni, attività per tutti,culminante con una gradonata che si inserisce, come punto d’incontro tra il nuovo sistema costruito e l’acqua, nel specchio d’acqua lagunare. Lo spazio centrale vuoto, funge da cerniera tra il flusso di fruitori provenienti dal parco e il pontile che si collega al ponte che passerà al di sopra del ponte della libertà. La relazione tra vuoto e costruito, si propone di rifondare le relazioni culturali in loco e di colmare l’attuale assenza di un punto di aggregazione. L’utilizzo dei materiali e degli elementi costruttivi infine, ha lo scopo di ricreare una legame, pur non diretto, con la città di Venezia.

pagina seguente: Skyline di Venezia dal Parco San Giuliano

96





Planovolumetrico del complesso scala 500

pagina precedente: Planovolumetrico del complesso

100

Profilo Territoriale verso sud


11,1 24,8 49,6 27,8 6,6

0,3

2,2

0,1

3,7

0,3

2,1

16,7

8,1

2,1

0,3

18,6

21

35,9

0

0,1

4

0,1

3,5

0,1

1,5

0,1

1,8

0,1

1,5

0,2

3,8

0,1

16,8

Pianta del pianto terreno

101


12,6 12

12,8

0,5

44,5

0,3

4,5

0,1

1,8

0,1

5

2,2

5,9

0,2

19

0,2

5,1

0,1

3,6

6

0,3

2,3

0,1

7,5

12

2,5

0,3

12

1,1

6,9

4,4

0,1

44,3

0,1

7,6

0,3

3,5

0,3 3,8 0,3

1,5

0,1

3,7

3,4

0,3 0,9 0,1

1,7

0,1 0,9 0,1

2,2

0,1 1,2

0,1

3,4

0,3

3,2

8,4

0,1

Pianta del piano primo

102

6,2

2,7

1,2

2,7


2,4

2,4

0,1

3,5

0,3

0,3

4,7

2,5

0,3

0

4,8

13

0,3

7,7

4,7

2,2

0,3

0,2

4,8

3,6

0,3

14,3

4,7

7,6

0,3

3,1

4,8

0,1

0,3

3,5

4,7

0,1

0,3

3,5

4,8

0,1

0,3

14,5

4,9

3,5

2,3

0,1

2

3,7

6,9

3,7

2,1

3,7

0,6 50 4,8

Pianta del piano secondo

103

0,1

3,5

0,1 14,5

3,5

0,1

3,5

0,1

3,7

0,1


0,5

Pianta del piano terzo

104

4,1

2,3

0,2

4,7

0,2

4,8

0,3

4,7

0,2

4,8

0,3

4,7

0,2

4,8

0,3

4,7

0,2

4,8

0,3

4,7

0,3

4,8

0,4

4,9

4,1

0,3


3,5

7

0,3

0,3

2,5 0,5

5,3

4,7

1,0 0,7 0,3

0,3 10,5

4,0 0,2

3,6

1,8 0,2

0,3

1,6

3,8 0,1

1,4

0,1 1

1 0,1 0,9 0,1

1

3,9 3,6

0,3 0,3

0,3

0,3

1,8

1,8 5,3

4,7

5,3

2,9

2,9

0,3

0,3

0,3

Ingrandimento unitĂ abitative

105


Prospetto ovest

Prospetto sud

Prospetto nord

prospetto4

Worksheet (1)

Prospetto est

106


Sezione longitudinale laboratori d’arte

Sezione trasversale laboratori d’arte

Worksheet (1)

Sezione trasversale edificio alloggi

Sezione3

Worksheet (1)

1:200

Sezione longitudinale studioli e zona ristoro

107



pagina precedente: Visualizzazione del compleso dal pontile sulla laguna

Foto del plastico

109



pagina precedente: Visualizzacione dello spazio museale

Dettagli costruttivi assonometrici terra-cielo

111


Workshop III Il workshop di progettazione propone la rifondazione dell’ultima isola dell’arcipelago delle isole che compone la laguna sud. Relazioni e memorie sono materiali necessari per riconoscere il presente, per rigenerare connessioni perdute. Riprogettare una pluralità architettonica diviene modificazione narrativa dell’esistente attraverso la “riscrittura” di opere e progetti precedenti.L’invenzione di nuovi usi e architetture si attua quindi attraverso il riconoscimento, la scomposizione e la ricomposizione dei frammenti o “tessere” di edifici e manufatti infrastrutturali del passato. Essi vengono riattualizzati per costruire il disegno e la forma di un nuovo mosaico, e danno vita a nuove architetture, nuovi usi e nuove memorie. Lo studio e la riprogettazione si ripropongono la rigenerazione dell’isola tramite l’analisi della storia della laguna e delle tracce storiche scomparse degli insediamenti precedenti. Necessità fondamentale è l’inclusione, il mantenimento e la valorizzazione nel progetto dei segni del passato. L’idea di recupero dell’isola di Poveglia, si basa sulla realizzazione di un osservatorio, integrato nell’architettura del paesaggio urbano lagunare e nelle sue infrastrutture, composto da spazi per la ricerca e lo sviluppo culturale con annesse strutture ideate per lo stare e alloggi temporanei. La trasformazione dei manufatti preesistenti, è in questo modo accentuata e mostrata. Il pensiero è che la modificazione non possa avvenire con continuità, ma debba sostanziarsi attraverso un distacco, un giunto. L’intenzione quindi è quella di dichiarare l’intervento dell’architettura e non nasconderlo. Le intenzioni architettoniche vengono rese visibili attraverso l’utilizzo di segni architettonici.

Isola di Poveglia, Veneto, Italia a.a. 2014/15 Prof. Guido Morpurgo, Annalisa de Curtis

pagina seguente: Ottagono isola di Poveglia

112



Pianta del piano terreno isola


Satellite

Figure

Tracce

Tracciati 03

03

03

THE MEMORY OF THE PRESENT

MORPURGO • DE CURTIS ARCHITETTIASSOCIATI

RI•CONOSCERE POVEGLIA: FIGURE

01 45°23'1.67"N | 12°19'35.51"E 02 45°23'1.67"N | 12°20'4.38"E 03 45°22'21.85"N | 12°20'23.45"E 04 45°22'34.35"N | 12°20'37.77"E

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SCALE 1:1000

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THE MEMORY OF THE PRESENT

MORPURGO • DE CURTIS ARCHITETTIASSOCIATI

RI•CONOSCERE POVEGLIA: TRACCE

01 45°23'1.67"N | 12°19'35.51"E 02 45°23'1.67"N | 12°20'4.38"E 03 45°22'21.85"N | 12°20'23.45"E 04 45°22'34.35"N | 12°20'37.77"E

SCALE 1:1000

THE MEMORY OF THE PRESENT

MORPURGO • DE CURTIS ARCHITETTIASSOCIATI

RI•CONOSCERE POVEGLIA: TRACCIATI

01 45°23'1.67"N | 12°19'35.51"E 02 45°23'1.67"N | 12°20'4.38"E 03 45°22'21.85"N | 12°20'23.45"E 04 45°22'34.35"N | 12°20'37.77"E

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Pianta del piano terreno

Stato di Fatto

Pianta del piano primo

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Prospetto verso sud

Prospetto verso nord

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Prospetto verso est

Prospetto verso ovest

Sezione trasversale osservatorio

Prospetto verso ovest

Sezione trasversale lavanderia

Sezione longitudinale lavanderia


Foto del plastico

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Viaggio Roma Le visite ai tre siti hanno come intento il rapporto tra acqua e artificio. L’acqua in questi siti viene utilizzata in diversi modi, ma con il medesimo obiettivo. In Villa Gregoriana, l’acqua viene lasciata affluire in modo naturale, senza l’utilizzo di soffisticati meccanisimi, utilizziando la gravità, ossia cascate e bacini d’acqua, mentre l’operazione antropica prende forma nei percorsi che attraversano il parco da un lato all’altro. In Villa D’Este, vengono utilizzate fontane, parchi inglesi, l’acqua è al centro del progetto della villa. Fontane monumentali, altissimi spruzzi, bocche di leoni da dove fuori esce l’acqua costituiscono l’impianto tra acqua e architettura. Villa Adriana la più antica delle tre, l’architettura è generata dal rapporto acqua e architettura. Terme, specchi d’acqua caratterizzano ogni spazio da quello per il corpo a quello per la meditazione. Nella villa romana l’acqua diventa quasi fonte poetica. L’acqua viene utilizzata in modi diversi nei tre siti, caratterizzandoli e rendendoli unici nel loro genere.

Villa Adriana, Villa D’Este, Villa Gregoriana a.a. 2014/15

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Villa Gregoriana

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Villa D’Este


Villa Adriana

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Piranesi Prix de Rome Il concorso Prix de Rome, rappresenta un’incontro tra architettura, archeologia e mu-

Villa Adriana, Roma, Italia a.a. 2014-2015

seografia. La seconda e terza disciplina fino ad ora quasi completamente sconosciute, devono mantenersi correlate e non indipendenti dalla prima. Il programma dell’esperienza, prevedela realizzazione di un progetto correlato che raggruppi tutte le tematiche in un unica realizzazione. Si sviluppa l’idea di un padiglione che esalti il tema dell’acqua quale elemento poetico e generatore della villa stessa: uno spazio termale localizzato ai limiti dell’impianto della villa. Nulla di più delle rovine può disegnare e relazionarsi con le nuove idee di progetto, divenendo spunto di poetica per l’architettura e matrice da cui generarsi. Le rovine, prive di immagini della globalizzazione, sono essenza pura dell’atto fondativo e linee di costruzione della nuova architettura. Questo laboratorio di progettazione, ha come obiettivo il recupero delle forme primeracchiuse nell’architettura romana. Com’è è avvenuto per moltissimi architetti del passato e contemporanei, villa Adriana rappresenta uno dei più grandi siti di studio delle forme architettoniche. Il contesto diventa generatore del progetto: assi, dislivelli, rovine, forme, vengono studiate e ricollegate per generare un spazio che vada a completare un luogo che ha già una propria articolazione. Il progetto diventa una chiave di lettura complessiva. Il padiglione è formato da due parti, divisi da un belvedere: da un lato un blocco chiuso che funge da snodo, dall’altro, il padiglione termale, posizionato in maniera opposta e anticipato sul fronte da una teoria di lamelle che copre la lunga stoà. La musealizzazione del criptoportico, allestita secondo l’esempio del Canali presso il Palazzo della Scala, svolge un ruolo chiave nell’Unione dello spazio termale con la Piazza d’oro. Un sottile filo di acqua, che nasce nel ninfeo della Piazza per poi attraversarla, riemerge in seguito per integrarsi con la natura e terminare nella grande fontana monumentale posta nel Tempio di Venere. Diventa l’occasione per concludere un’esperienza di studio: l’architettura non può che essere generata dalla villa stessa, elemento caratterizzante e dominante del contesto.

pagina seguente: Canopo, Villa Adriana

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Analisi territoriale,storica

Il progetto si colloca su un terrazzamento riqualificato posto tra la torre di Tempe e le antiche costruzioni. Il sito è determinato dagli assi che collegano Piazza d’Oro con il Tempio di Venere e la Torre di Tempe con l’allineamento con la Stanza delle Colonne Doriche. I trattati storici, gli orientamenti degli assi, le rovine e la conformazione territoriale diventano elementi di studio per la collocazione dell’intervento. Si nota come la zona individuata sia incompleta e necessiti di un elemento che misuri il territorio e gli dia una matrice di lettura. Gli assi generano la forma: nell’incrocio dell’asse di collegamento tra la torre e una vecchia via dell’acquedotto, viene ruotata la testa dell’edificio che diviene cerniera tra la stoà e il percorso museografico del criptoportico. La collocazione sotto il muro di costruzione, fa si che la villa diventi sfondo e parte del progetto, anche grazie al riutilizzo di un criptoportico come museo che esce all’interno della piazza D’Oro collegando fisicamente e concettualmente la villa al nuovo insediamento.

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SCHEMA GENERATORE

accessi - percorsi

ASSI - SNODO

assi limiti padiglione percorso d’acqua

PERCORSI

LIMITI DALLE ROVINE

ASSI - VUOTI E ACQUA

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pagina precedente: Planovumetrico di Villa Adriana

Scanning di sezioni delle terme

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Planovolumetrico del padiglione termale

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Focus prospetto con lapidarium

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Pianta del piano terreno

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Sezione Prospettica Terme

Sezione criptoportico

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Prospetto verso nord

Sezione longitudinale

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Sezio fontana monumentale

pagina precedente: Planovolumetrico della fontana monumentale

Prospetto fontana monumentale

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Brochuer

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Marketing

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Comunità Italia Il progetto, riguarda la realizzazione di un allestimento nell’emiciclo della Triennale, per la mostra “Comunità Italia”. Il progetto è pensatto su gli elementi che costituisco la curva, le tangenti ad essa. L’allestimento è realizzato come una macchina, una serie di portali uniti tra di loro, con l’assenza di un’elemento la macchina non funzionerebbe. Elementi di studio sono stati i giunti tra gli elementi, i materiali, l’assenza di rivestimenti ma dichiarare l’intenzioni. La mostra pensata su tre percorsi differenti, la galleria della quadreria, il sopalco con le foto come punto divista del territorio dei plastici e il territorio su cui sono esposti i plastici. I tavoli sono inclinati, non casualmente ma perchè dovevo dare l’idea di un suolo, il suolo italiano da cui si generano le architetture esposte su di essi. La curva stessa, le tracce della sua costruzione, la tensione della stessa curva che genera sui fruitori sono i tracciati generatori; come tutti i progetti esposti generati dai territori in cui si trovano.

La Triennale di Milano a.a. 2014-2015 Studio architetti Guido Morpurgo, Annalisa De Curtis

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Foto plastico

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Ringrazio le persone che mi hanno supportato, sopportato e hanno collaborato nell’elaborazione di questi progetti negli anni universitari. I professori e professionisti che attraverso la loro passione, deddizione, insegnamenti sono riusciti a passarmi questa passione, i significati dell’architettura e i possibili obiettivi che essa può raggiungere. La mia famiglia che mi ha sempre incoraggiato, aiutato e reso possibile questa prima parte di percorso. Tutte le persone che mi hanno aiutato nella stesura di questo portfolio con suggerimenti, pensieri e correzioni. Le persone a me care, gli amici,i compagni di corso e di altre esperienze da cui ho potuto attingere insegnamenti.


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