il
NEOREALISMO di
GUTTUSO
Renato Guttuso
“La pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama.”
“La pittura è il mio mestiere. Cioè è il mio mestiere ed il mio modo di avere rapporto con il mondo. Vorrei essere appassionato e semplice, audace e non esagerato. Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità.”
Renato Guttuso, 1911 – 1987 6
L’amore per la propria terra, una Sicilia calda e profumata, ma al contempo arcigna e ancestrale. L’amore per la giustizia e l’egualità sociale, dichiarato con coraggio e senza remore in un’Italia fascista e pericolosa. L’amore per la bellezza della figura femminile, musa ispiratrice di opere delicate e sensuali. Basterebbero questi tre temi per descrivere in poche righe la vita di Renato Guttuso, artista sanguigno e passionale, capace di usare il pennello con la precisione di un colpo di moschetto. La sua biografia somiglia a un romanzo, che ha inizio nella luce di un accecante sole siciliano e continua nella nebbia della città di Milano, fieramente antifascista e nella luce tenue dei morbidi salotti romani. Milano e Roma, ma soprattutto la Sicilia, che è ovunque, anche in una mela ritratta nell’angolo di una natura morta.
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Renato Guttuso, Vucciria, 1974, olio su tela, 300Ă—300 cm, Palazzo Steri, Palermo 8
1911
Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987 ) è stato un pittore italiano, tra i principali esponenti del neorealismo pittorico. Facendo riferimento al Realismo socialista, la pittura neorealista si proponeva la creazione di opere d’arte ispirate alla realtà che potessero essere intese anche dalle classi popolari. La passione per l’arte viene coltivata da Guttuso fin dalla più tenera età. Suo padre infatti, acquerellista dilettante, amava frequentare gli studi e le botteghe degli artisti di Bagheria, portando con sé anche il piccolo Renato che già a tredici anni realizza i suoi primi quadri. A diciassette anni espone invece in una mostra collettiva a Palermo. È il 1928.
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Renato Guttuso, Fucilazione in campagna, 1938 10
1938
Oltre ad ereditare dal padre la passione per l’arte, il giovane Renato Guttuso erediterà dal genitore anche l’antipatia per il regime fascista. Una delle sue opere giovanili, La fucilazione in campagna (1938) denuncia apertamente i crimini del regime franchista in Spagna, mostrando con crudezza e realismo l’esecuzione di un gruppo di partigiani. L’opera è un chiaro riferimento al dipinto Le fucilazioni del 3 Maggio di Francisco Goya. In entrambi i casi il realismo serve a mostrare la guerra in tutto il suo orrore, spogliata dall’enfasi eroica della propaganda.
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Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, 1972, Museo d’arte Moderna di Bologna 12
1939
Del resto Guttuso nelle sue opere non vuole assolutamente edulcorare la realtà e l’attualità, ma mostrarla nella sua crudezza, quasi con violenza. Lui stesso afferma che “… è necessario che un artista agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione”. Negli anni Trenta Guttuso lascia la Sicilia per trasferirsi prima a Milano e poi a Roma dove entra in contatto con personaggi di spicco dell’ambiente intellettuale come Alberto Moravia, Elsa Morante, Luchino Visconti, Antonello Trombadori e Marino Mazzacurati, che scherzosamente lo soprannominerà “Sfrenato Guttuso”, per la sua esuberanza.
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Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, Olio su tela, 200Ă—200 cm, Roma 14
1940
In questi anni matura “l’arte sociale” di Guttuso, volta a lanciare un messaggio, sociale e politico, che possa essere inteso anche dalle classi popolari. Nel 1940 “ufficializza” il suo impegno politico iscrivendosi al Partito Comunista Italiano, allora clandestino. Sarà Guttuso a disegnare il simbolo del Partito Comunista Italiano, nel 1943. Nel 1976 viene eletto senatore della Repubblica italiana. Tra il 1940 e il 1941 crea una delle sue opere più famose, La Crocifissione. Il dipinto verrà apertamente criticato sia dalla chiesa cattolica che dal regime fascista. Il quadro viene posto sotto accusa per la nudità dei personaggi e per la crudezza della rappresentazione, evidente riferimento alla crudeltà della guerra. Guttuso risponderà alle critiche con questa frase: “Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda”.
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Renato Guttuso, Donna, 1941, Olio su tela 16
1941
Negli anni della guerra conosce Mimise Dotti, moglie e compagnia di vita, che l’artista ritrae in un famoso dipinto del 1941. Musa ispiratrice dell’artista sarà anche la stilista e modella Marta Marzotto. Dal loro primo incontro a Milano nel 1967 nascerà una passione travolgente che durerà venti anni, nonostante entrambi siano sposati. A lei sono ispirate le opere della serie Le cartoline.
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Renato Guttuso, La spiaggia, 1956, olio su tavola, 301Ă—452 cm, Parma 18
1987
Tra le opere più famose di Guttuso ci sono I funerali di Togliatti (1972), opera che diverrà Manifesto del PCI, la Vucciria (1974 – sopra), in cui è evidente il legame fortissimo che lega l’artista alla sua terra, la Sicilia, e La Spiaggia (1955–1956), in cui si può notare un ritratto di Pablo Picasso, mentre si asciuga sventolando un asciugamano rosso come se fosse il drappo di un torero. Renato Guttuso muore nel 1987, un anno dopo la morte della moglie, lasciando in eredità alla città natale, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale museo di Villa Cattolica.
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EROS “umida bocca tonda - umida carezza che mi sospende a una voce la carne interrompe la sua vita e i sensi si fanno cielo.�
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EROS
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NATURA MORTA “Una Crocefissione che sembri una natura morta e una natura morta che sembri una Crocefissione�
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NATURA MORTA
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PAESAGGIO “Dipingere è essere ispirati da ciò che si vede, e si pensa, da ciò che si scopre, può essere un tramonto un albero, un paio di scarpe vecchie o un quadro…”
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RITRATTO “Il volto è tutto, sulla faccia della gente c’è la storia che stiamo vivendo, l’affanno dei giorni. La portiamo incisa più dei fatti che ci accadono in presa diretta o che avvengono lontano: noi siamo la vera pellicola della realtà; e io la dipingo.”
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RITRATTO
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Renato Guttuso
“Anche se dipingo una mela, c’è la Sicilia.”
“La pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama.”
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