mattia tenca montini - portfolio di architettura
IUAV istituto universitario architettura venezia
corso di laurea triennale in scienza dell’architettura corso di laurea specialistica in architettura - indirizzo architettura della costruzione
indice
corso di laurea specialistica in architettura - indirizzo architettura della costruzione - laboratorio integrato 1
composizione architettonica prof. marina montuori urbanistica prof. piergiorgio tombolan progettazione strutturale prof. olimpia mazzarella
riconfigurare un margine urbano - laboratorio integrato 2
composizione architettonica prof. pierantonio val progettazione strutturale prof. mario de miranda tecnologia dell’architettura prof. vittorio manfron fisica tecnica prof. matteo rigo
edificio a torre a basso costo - laboratorio integrato 3
composizione architettonica prof. stanislao fierro progettazione strutturale prof. pierantonio barizza restauro prof. giulio mirabella roberti
nuovo museo del mare - corso di tipologia strutturale - tecnologia prof. massimo rossetti
relazione struttura - involucro interno esterno - arizona west-coast
prof. agostino de rosa
portfolio viaggio di studio - workshop roden crater, james turrel prof. agostino de rosa
portfolio
corso di laurea triennale in scienza dell’architettura - corso di progettazione architettonica 1 prof. renato rizzi
la deposizione dello sguardo - corso di progettazione architettonica 2 prof. augusto romano burelli
la casa degli archeologi - corso di progettazione architettonica 3 prof. angelo villa
centro elaborazione dati - corso di architettura degli interni prof. attilio santi
alloggi per studenti - corso di composizione architettonica - workshop prof. enzo siviero
progettare con il vetro - corso di teoria e tecnica della progettazione architettonica prof. piotr barbarewicz
trasparenza letterale e fenomenica - corso di progettazione di sistemi costruttivi prof. umberto barbisan
esempi si sistemi costruttivi - chicago
prof. luigi croce
portfolio viaggio di studio - parigi lione marsiglia
prof. armando dal fabbro
portfolio viaggio di studio le corbusier - corso di disegno dell’architettura prof. vincenzo lucchese
disegno
laboratorio integrato 1
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 composizione architettonica prof. marina montuori urbanistica prof. piergiorgio tombolan progettazione strutturale prof. olimpia mazzarella anno accademico 2008/2009
RICONFIGURARE UN MARGINE URBANO Il progetto prevede la realizzazione di case a basso costo (housing sociale) e si inserisce in un lotto di terreno non edificato ad est di Padova, in prossimità del quartiere San Lazzaro. Attualmente una parte a sud ovest dell’area è occupata da un edificio ESU, residenza per studenti universitari. Il lotto è delimitato a Sud-Ovest da via San Marco e da alcune abitazioni appartenenti al vicino quartiere San Lazzaro, a Sud-Est da via Ponticello, a Nord-Est da Corso Irlanda e a Nord Ovest da una strada in fase di costruzione. L’area di progetto comprende una superficie di 150.000 mq, di cui 80.000 mq edificabili mentre i restanti 70.000 mq da riservare a parco. L’intervento ha come scopo la riqualificazione dell’intera zona, e per questo, il progetto non raccoglie solo funzioni strettamente legate a quelle residenziali. La logica che presiede il progetto di housing sociale per Padova est parte dal voler considerare le problematiche di un progetto architettonico in un senso più globale, a scala urbana. Dal punto di vista compositivo il progetto propone due tipologie edilizie: case a torre e case basse. La superficie riservata al residenziale è pari a 24000 mq; metà (12000 mq) destinata a due “edifici a torre” (massimo diciotto piani) e l’altra metà destinata a case basse (massimo due piani) definite dalla logica dell’ ”autocostruzione”. Di seguito viene riportato il progetto che riguarda i due edifici a torre, all’interno dei quali vengono realizzati diverse tipi di appartamenti seguendo i vincoli dettati dalla pubblica amministrazione di Padova. Tre sono i tipi di appartamento da sviluppare, mini midi e maxi. Il primo (mini) che comprende una superficie di 3600 mq (30% del totale edificabile), va suddiviso in 1200 mq (10% del totale) da destinare ad alloggi monolocale con superficie pari a 40 mq, e 2400 mq (20% del totale) da destinare ad appartamenti bilocale da 50 mq. Il secondo tipo (midi) che comprende una superficie di 6000 mq (50% del totale edificabile), va suddiviso in 2400 mq (20% del totale) da destinare ad alloggi trilocale con superficie pari a 60-65 mq, e 3600 mq (30% del totale) da destinare ad appartamenti quadrilocale da 70-75 mq. Infine il terzo (maxi) si estenderà per 2400 mq (20% del totale) da suddividere per 1200 mq (10% del totale) in alloggi da 95 mq, e i restanti 1200 mq da riservare ad appartamenti da 110 mq.
piano tipo 40-50 scala 1:50
piano tipo 60-70 scala 1:50
dettagli costruttivi sezione orizzontale pareti, pacchetti tamponamenti scala 1:10
sezione A-A scala 1:50
dettagli costruttivi scala 1:10
schizzi di studio per la composizione delle facciata principale
prospetti e viste prospettiche schizzi di studio per la composizione delle facciate
prospetti (da sx verso dx) est-nord-sud-ovest vista prospettica (render)
laboratorio integrato 2
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 composizione architettonica prof. pierantonio val progettazione strutturale prof. mario de miranda tecnologia dell’architettura prof. vittorio manfron fisica tecnica prof. matteo rigo anno accademico 2008/2009
vista prospettica pianta piano tipo 65-70 mq pianta piano tipo 65-70 mq scala 1:50 schema aggregativo alloggi 65-70 mq piani dal sesto all’undicesimo
vista prospettica pianta piano tipo 95 mq pianta piano tipo 95 mq scala 1:50 schema aggregativo alloggi 95 mq piani dal sedicesimo al diciottesimo
sezione A-A con profilo altimetirco da ovest scala 1:200 sezione B-B con profilo altimetrico da est scala 1:200
prospetto ovest torre I scala 1:200
schizzi e vedute prospettiche del complesso residenziale due torri e servizi commerciali
prospetto sud torre I scala 1:200
laboratorio integrato 3
IUAV istituto universitario architettura venezia laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 composizione architettonica prof. stanislao fierro progettazione strutturale prof. pierantonio barizza restauro prof. giulio mirabella roberti anno accademico 2009/2010
corso di
prospetto fronte principale laguna (sud-ovest) prospetto sud-est fronte interno viste prospettiche dell’intervento
planimetria generale del forte di sottomarina di chioggia
pianta piano terra scala 1:100
pianta piano primo scala 1:100
sezioni verticali scala 1:50
particolari costruttivi scala 1:20
schizzi di studio
diffusione della luce all’interno del museo studio definitivo
corso di tipologia strutturale - tecnologia
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 prof. massimo rossetti anno accademico 2009/2010
RELAZIONE STRUTTURA - INVOLUCRO ESTERNO INTERNO TAVOLE DI ANALISI
MAC 567 (MACIACHINI CENTER) Milano, Italia 2008-2010
committente Via Imbonati s.r.l. promotore Doughty Hanosn & Co Real Estate con Europa Risorse s.r.l. progetto architettonico Sauerbruch & Hutton, Berlino progetto strutturale e impianti S.C.E. Project s.r.l. supervisione cantiere C & M Consultancy & Management (costruzione) Planning s.r.l. (organizzazione del cantiere) progetto esecutivo e realizzazione facciate Stahlbau Pichler s.r.l. produzione vetri Zadra profili vetri Aluk localizzazione via Imbonati e via Bracco, Milano, Italia dati dimensionali 32.000 mq superficie costruita 60.500 m3 volume costruito 17.000 m2 superficie vetrata cronologia 2006: concorso 2008 - 2010: costruzione
RELAZIONE STRUTTURA - INVOLUCRO ESTERNO INTERNO TAVOLE DI ANALISI
CENTRAL SAINT GILES London, UK 2007-2010
committente Legal & General Investment Management Mitsubishi Estate Corporation Stanhope PLC
Curtain wall La suddivisione della facciata in moduli prefabbricati, allineati a ogni piano lungo una banda orizzontale, assicura flessibilità nella disposizione delle partizioni interne e rende possibile collocare una parete ogni 1,5 metri. La doppia facciata è costituita da cellule prefabbricate, i moduli standard sono larghi 1,5 e alti 4 metri. Questi, sono agganciati a secco alle solette in c.a. per mezzo di ganci, in verticale e in orizzontale, e sono legati fra loro da un sistema maschio-femmina. Ogni modulo presenta una “doppia pelle”, una interna e una esterna, costituita da vetri montati su profili di alluminio. Lo strato interno è costituito da un serramento dal telaio di tipo tradizionale che garantisce alte prestazioni di isolamento termico-acustico. I vetri interni della facciata a doppia pelle sono temperati e trasparenti, basso emissivi con trasmittanza pari a 1,4 W/m²K. E’ presente una camera d’aria di 18 mm e un vetro più interno accoppiato (6+6 mm) con foglio di separazione in PVB. Oltre a ciò, il parapetto fisso è provvisto di materiale fonoisolante. Lo strato esterno invece, posto ad una distanza dal filo facciata di 30 cm, è costituito da un singolo vetro temperato, serigrafato sul lato interno, e incollato con un silicone strutturale ai telai; i vetri esterni ruotano intorno all’asse verticale e sono movibili a gruppi per regolare la funzione di schermatura. Al fine di ottenere una facciata in grado da un lato di fungere da schermo e dall’altro di lasciare libera la visuale dall’interno dei locali verso l’esterno si è optato per la serigrafia sulla parte interna delle lamelle attraverso una puntinatura infinitesimale su superficie colorata, ottenendo così l’effetto brise soleil. Uniti a gruppi di nove, i pannelli, mobili e controllati elettronicamente, possono ruotare sul loro asse verticale per mezzo di un perno centrale grazie ai motori posti nell’imbotte della cellula prefabbricata. La loro movimentazione è comandata e regolata da sensori di luminosità posti sulla facciata. La scelta di utilizzare un sistema di controllo dei motori centralizzato (BUS bulding automation technology) ma diversificato, che rende indipendenti gli edifici, le facciate e i singoli piani, ha imposto l’utilizzo di 2200 motori in grado di movimentare le circa 20.000 lamelle presenti sulla facciata. L’effetto provocato da un punto di vista compositivo è l’introduzione di un ritmo di chiaroscuro sulla superficie continua e riflettente delle facciate di vetro che vengono, in tal modo, “increspate” dalle porzioni di lamelle a brise soleil.
Montaggio a secco delle cellule prefabbricate La scelta di prefabbricare le cellule della facciata è stata fatta principalmente per ottimizzare i tempi di montaggio, ma i vantaggi si sono rivelati molteplici: l’alta qualità di finitura dei dettagli grazie alla costruzione in fabbrica degli elementi; l’impiego di mano d’opera non specializzata in cantiere resa possibile dalla semplicità di montaggio; e, infine, l’elevato grado di tolleranza nella lavorazione dei cementi armati grazie a un sistema di aggancio alle solette regolabile. La pelle esterna del complesso degli edifici di Sauerbruch & Hutton ricopre una superficie di ca. 14.000 mq; ogni cellula raggruppa sei vetri colorati (i singoli vetri sono larghi 50 cm e alti 2 m). L’azienda di Bolzano (Stahlbau Pichler) che ha in’appalto la produzione e il montaggio delle facciate (oltre alle parti di carpenteria metallica) è riuscita a raggiungere il record di montaggio di 40 cellule al giorno (il valore medio è stato di 12, per un totale di 120 mq di superficie) operando con una squadra di soli 12 uomini. Nonostante il sistema di prefabbricazione, la logistica di produzione e montaggio delle facciate è stata piuttosto complicata dal momento che non si trattava di elementi identici; l’articolata composizione cromatica dei singoli moduli e l’alternanza fra vetri fissi e mobili, ha prodotto un numero di 70 elementi differenti fra loro. Inoltre, la tecnica di montaggio scelta (contrariamente al modello tradizionale di montaggio a reticolo) impone un montaggio consequenziale di ogni singolo elemento.
Gli elementi ceramici utilizzati per l’involucro sono prodotti dalla NBK di Emmerich, in Germania. Questi sono il prodotto della modellazione per estrusione di una sofisticata miscela di argille essiccate per alcuni giorni e successivamente cotta ad alte temperature per 24 ore. Tagliati a misura, essi sono poi smaltati e cotti una seconda volta. Secondo NBK ogni estrusione è stata disegnata specificamente per il progetto e in seguito ulteriormente regolata tecnicamente tra RPBW, Schneider e NBK. Sono stati impiegati più di 20 diversi profili, dai quali sono state ricavate 700 tipologie differenti per lunghezza e colore (in 6 diversi colori), ogni elemento è stato prodotto, testato e adattato parecchie volte durante le fasi di progettazione e produzione. Gli elementi in ceramica sono stati montati su pannelli prodotti dalla tedesca Schneider Fassadenbau nello stabilimento di Wroclaw in Polonia e poi da lì spediti direttamente via nave in cantiere. Sono state pre-assemblate 3306 cellule di facciata con finitura ceramica (2310 per il blocco degli uffici e 996 per il blocco residenziale) già complete di serramenti con telaio di alluminio.
Gli elementi ceramici utilizzati per l’involucro sono il risultato di un processo di selezione molto lungo che ha previsto anche la realizzazione di 4 mock up in scala reale. Ogni modello era un miglioramento della versione precedente e l’ultimo, una volta portato al sito diede ai progettisti la possibilità di stabilire l’effetto e il bilanciamento dei colori nel loro contesto finale. Le singole unità sono state portate in cantiere, sollevate e fissate allo strato portante dei solai mediante apposite connessioni meccaniche. In tutto ci sono 3.306 pannelli di rivestimento in ceramica (2.310 per l’edificio più grande, gli uffici e 996 per l’ala residenziale).
1 prima fascia di pannelli, agganciati alla struttura del primo piano 2 fasi di assemblaggio delle unità di facciata in fabbrica, in particolare il vetro serigrafato che fungerà da brise-soleil (scherma per la radiazione solare) al quale viene incollata la stuttura di alluminio con silicone strutturale che permetterà la rotazione intorno al perno centrale. nell’altra immagine si possono vedere i pannelli con l’infisso in alluminio (e il relativo vetro), che faranno da struttura portante della cellula di facciata; a questi verranno infine fissati i vetri esterni.
1 mock-up al vero (modelli in scala reale) del panneggio ceramico nelle diverse tonalità di colore selezionate 2 parte inferiore di cellula di facciata priva di infisso
progetto architettonico Renzo Piano Building Workshop con Fletcher Priest Architects consulente strutture e impianti Ove Arup & Partners consulenti Emmer Pfenninger & Partners (facciate) Davis Langdon (estimo) Bovis Lend Lease (pre-construction advice) Charles Funke Associates (paesaggio) Moesley & Webb (planning) P.Castiglioni / G. BIanchi (illuminazione) imprese Multiple Trade Contractors Bovis Lend Lease (construction manager) Schneider Limities (facciate) Niederrheinische Bau Keramik (rivestimenti in ceramica)
1 foto degli elementi di ceramica estrusa durante le fasi della produzione 2 particolare degli stampi dei profili di ceramica 3 foto degli elementi di ceramica estrusa durante l’ultima fase di seconda cottura 4 abaco dei differenti profili d’estrusione degli elementi che compongono il rivestimento ceramico
dati dimensionali 7.082 mq superficie dell’area 6.436 mq superficie costruita totale (di cui 5.306 mq per uffici e 1.130 mq per abitazioni) 25.361 mq superficie complessiva facciate cronologia novembre 2001: masterplan marzo 2007 - aprile 2010: costruzione 26 maggio 2010: inaugurazione
RELAZIONE STRUTTURA - INVOLUCRO ESTERNO INTERNO TAVOLE DI ANALISI
Hagen island housing Ypenburg, The Hague, The Netherlands 2000-2003
committente Amvest Vastgoed programma 119 family houses progetto architettonico MVRDV Winy Maas, Jacob van Rijs and Nathalie de Vries Tom Mossel, Carolien Ligtenberg and Christelle Gualdi strutture ABT Delft
Pannelli in fibro-cemento Il rivestimento in fibro-cemento è costituito da pannelli ondulati montati su un intelaiatura in legno con montanti e traversi, che creano l’intercapedine necessaria alla ventilazione della facciata. La fascia di gronda, data la semplice conformzione strutturale adottata, non esiste. Viene sostituita da angoli pre-formati che garantiscono l’uniformità del rivestimento. Come tutte le facciate del quartiere residenziale, anche quella di fibra-cemento è ventilata; le aperture di ventilazione sono visibili sul colmo del tetto.
Tegole in cotto Anche il rivestimento in tegole è montato su una sotto struttra in legno formata da montanti e traversi che permette la ventilazione della parete. Elementi preformati sono usati, ancora una volta, per le giunture angolari in modo da evitare di tagliare le tegole su misura.
1 sezione verticale del modulo rivestito in tegole 2 foto del modulo tipo 3 vista assonometrica del rivestimento in tegole il dettaglio mostra la sub-struttura della facciata e lo spazio di ventilazione. i ganci di fissaggio impediscono alle tegole di sollevarsi 4 esploso isometrico del rivestimento in tegole il dettaglio indica i differenti strati della struttura: il timber-frame wall, la sotto struttura di montanti e traversi in legno e lo strato di tegole agganciate alla substruttura tramite ganci 5 soluzione per il raccordo sugli angoli tegole prefabbricate forniscono la soluzione per dare continuità ai punti di raccordo tra i muri perimetrali e falde del tetto (la fascia di gronda); tuttavia, tale scelta richiede l’utilizzo di numerose unità preformate 6 sezione orizzontale
arizona / west-coast - portfolio viaggio di studio
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 prof. agostino de rosa anno accademico 2008/2009
SALK INSTITUTE FOR BIOLOGICAL STUDIES, LA JOLLA, CALIFORNIA (1959-65) Il progettare esige che si comprenda l’ordine. Quando avete a che fare con i mattoni o progettare in laterizio, dovete chiedere al mattone cosa vuole o cosa può fare. E se chiedete al mattone cosa vuole, risponderà: “Beh, vorrei essere un arco.” E allora voi direte: “Ma gli archi sono difficili da fare. Sono più costosi. Mi pare che il cemento, sopra la tua apertura, andrebbe altrettanto bene”. Ma il mattone replica: ”Oh, lo so, lo so che hai ragione; ma sai, se mi chiedi cosa preferisco, io vorrei un arco.” E uno dice: “E allora, perché sei così cocciuto?”. E l’arco dice: “Posso fare una piccola osservazione? Non vi accorgete che state parlando di un essere, e che un essere in mattoni è un arco?”. Questo significa capire l’ordine. Significa conoscerne la natura. Significa sapere che cosa può fare. E rispettarlo profondamente. Se lavorate con il mattone, non usatelo come una scelta di seconda mano, o perché costa poco. No, dovete innalzarlo in tutta la sua gloria, e questa è l’unica interpretazione che merita. Se lavorate col cemento, dovete conoscere la natura del cemento, che cosa realmente il cemento cerca di essere. Il cemento, in realtà, vuole essere granito, ma non ci riesce proprio. I ferri di rinforzo sono l’intervento di un prodigioso elemento segreto, che rende miracolosamente efficiente questa pietra fusa: un prodotto della mente. L’acciaio vuol dirvi che può avere la forza di un insetto, e il ponte di pietra, che è stato costruito come un elefante; ma voi conoscete la bellezza di entrambi, l’armonia derivata dall’aver sfruttato al massimo le possibilità del materiale. Se vi limitate a rivestire di pietra un muro, sentite di fare qualcosa di meschino, sebbene tale critica si possa rivolgere anche ai migliori di noi. Vedere le cose correttamente e a gire di conseguenza, senza compromessi, può costarvi l’isolamento. Tuttavia, è importantissimo fare un passo avanti; lo si fa con cautela e in piena coscienza. (Louis Isadore Kahn)
I realized that two gardens did not combine in the intended meaning. One garden is greater than two, because it becomes a place in relation to the laboratories and their studies. Two gardens were just a covenience. But one is really a place; you put meaning into it; you feel loayalty to it. I asked Barragan to come to La Jolla and help me in the choice of the planting for the garden of the Studies of the Salk Laboratory. When he entered the space he went to the concrete walls and touched them and expressed his love for them and he said as he looked across the space and towards the sea: - I would not put a tree or blade of grass in this space. This should be a plaza of stone, not a garden -. I looked at Dr. Salk and he at me and we both felt that this was deeply right. Feeling our approval he jouyously added: - If you make this a Plaza, you will gain a facade: a facade to the sky -.”
L’inizio è il momento della fede nella forma. La progettazione è il fare al servizio di questa fede. Costruire è agire secondo un senso di ordine. Quando l’opera è finita, l’inizio deve essere percepibile. La forma è la realizzazione di caratteristiche inscindibili. La forma non sta nei materiali, nelle configurazioni o nelle dimensioni. Un progetto non è che una scintilla scaturita dalla forma: è fatto di materia e possiede una sua configurazione e dimensione. E’ difficile parlare di un’opera quando è finita. Se ne avverte la incompletezza. L’inizio, lo ricordo come Fede. E’ il momento della realizzazione della Forma. E’ sentire in termini di religione, pensare in termini di filosofia. Allora non esistono materiali, configurazioni, dimensioni. E allora ricordo l’avventura del progetto, quando, ispirata quasi in sogno, la Forma, per realizzarsi, è costretta a sottostare alle leggi dell’ordine. Si può sentire l’opera di un altro in modo trascendente: in un’aura di normalità e nella Fede. La natura realizza i suoi disegni attraverso i principi dell’ordine. La natura non sa quanto è bello il tramonto. La natura ha una esistenza. Gli esseri viventi hanno un’esistenza conscia. La regola è conscia. La legge è inconscia.
(Louis Isadore Kahn)
(Louis Isadore Kahn)
TALIESIN WEST, SCOTTSDALE, ARIZONA (1937-1938) E tutta questa interessante vegetazione del deserto dà, nelle caratteristiche strutturali prova di una scientifica economia costruttiva. I fusti soprattutto possono essere di ammaestramento agli architetti o agli ingegneri abbastanza modesti o intelligenti per accettare la lezione. In queste costruzioni del deserto l’ingegnere o l’architetto possono scorgere non solo i sostegni di rinforzo scientificamente impiegati come nelle fibre del sahuaro, ma anche nella perfetta intelaiatura o le costruzioni tubolari nello stile del Cholla e nella struttura cellulare di quell’altra pianta detta “barile d’acqua”, la bignana. Persino le fibre del cactus spinoso meritano di essere studiate in virtù della loro scientifica conformazione. In quasi tutti i cactus, la natura impiega la struttura cellula contro cellula, e anche quella continua tubolare, e spesso la costruzione plastica. Per mezzo della plastica, la Natura rende ovunque salda ed efficacissima la continuità, senza dover ridurre i suoi schemi ai pilastri e alle travi. La natura ha questo grande vantaggio, in tale avventura architettonica, sui nostri migliori ingegneri. Spesso gli ingegneri sono sciocchi quanto gli architetti. La plasticità è il nuovo problema che deve ora essere risolto nelle costruzioni edili. E io ho constatato che gli esperti possono sbagliare a lungo.
“Still to be discovered as a devoted son of culture is the inspired architect, the public servant who, if appreciated and used, could express the quality of depth and validity in the human values of our society, enabling us to qualify this ruthless imposition of quantity over quality. The artist-architect will be a man inspired by love of the nature of Nature, knowing that man is not made for architecture; architecture is made for man. He will see the practice of architecture never as a business but always religiously as basic to the welfare and culture of humanity as, at its best, it ever has been. And we must recognize the creative architect as poet and interpreter of life. We have only to consider what he has done and where he has been in every true culture of all time to see how important this son of culture is to our own future as a nation. By way of a growing art chiefly comes the culture that fertilizes society, by fructifying the individual and enabling men to call their lives their own. This enrichment of life is the cause of Architecture, as I see it.”
workshop - roden crater, james turrell
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea specialistica in architettura indirizzo architettura della costruzione mattia tenca montini matricola n. 267921 prof. agostino de rosa luogo painted desert (flagstaff) - arizona - usa anno accademico 2008/2009
Il Roden Crater è un vulcano estinto, di tipo strombolico, la cui comparsa risale a circa 300.000 anni fa; si erge per circa 150 metri sul Painted Desert, ed è localizzato a circa quaranta miglia a nord-est della città di Flagstaff, in Arizona, ai confini delle riserva degli indiani Navajo e Hopi, e sulla linea di demarcazione tra le culture Anasazi (gli Antichi), a est, e Sinagua (i Senza Acqua), ad ovest. È il cono di ceneri più giovane di un’estesa regione vulcanica (466.200 ettari) ancora molto attiva, il San Francisco Volcanic Field, posta lungo il confine meridionale del Colorado plateau, la cui storia geologica principia sei milioni di anni fa. L’attività dei circa seicento vulcani presenti nell’area ha dato luogo ad un paesaggio molto diversificato, connotato dalla presenza sia di importanti foreste di conifere, che di aree desertiche rocciose caratterizzate da intensi cromatismi: l’assenza di polluzione atmosferica e luminosa, combinata alla secchezza dell’aria e alla qualità della luce ad alta quota, esaltano proprio i colori dello scenario desertico, che appare al visitatore come se fosse ‘dipinto’. Nel Painted Desert, che si estende lungo il Little Colorado River da Est di Holbrook a Nord di Cameron, le rocce dai colori accesi della Chinle Formation risalgono al tardo Triassico, quando il mare interno iniziò a ritirarsi lasciando il posto a una piana alluvionale su cui i fiumi depositarono sedimenti fangosi e limacciosi. I loro componenti minerali sono i principali responsabili delle risultanti cromatiche: le tinte rossopurpuree e arancio sono dovute alla lenta ossidazione di ferro, manganese e alluminio; quelle blu e verdi si trovano laddove la sedimentazione fu più rapida e l’ossigeno non riuscì ad infiltrarsi; la maggior parte dei sedimenti di colore bianco e grigio derivano dall’alterazione di ceneri vulcaniche e dalla loro esposizione agli agenti atmosferici. Questa regione è essenzialmente piatta, con minimi rilievi e alcune piccole emergenze rocciose e colline smussate. La catena montuosa più alta sull’orizzonte, verso sud-ovest,
è quella composta dai picchi erosi della San Francisco Mountain, tra i quali emerge l’Humphreys Peak, uno strato vulcano – l’unico presente nell’area di Flagstaff – che raggiunge i 12.633 piedi (circa 3.850 metri) di altitudine, e che costituisce lo scenografico e incombente fondale della città di Flagstaff. Il vulcano più giovane dell’area, il Sunset Crater, la cui ultima eruzione risale probabilmente al 1064-1065 a.C., è stato dichiarato nel 1930 Monumento Nazionale. Il motivo di una così intensa presenza vulcanica in un’area geografica che, altrimenti, risulterebbe totalmente piatta, è riconducibile, secondo alcuni scienziati dello U.S. Geological Survey, alla presenza di un ‘hot spot’ (punto caldo) localizzato sotto il mantello litosferico, in corrispondenza dell’Arizona settentrionale. Anche se non si registrano eruzioni nell’area da almeno 1.000 anni, gli studiosi prevedono che l’attività vulcanica possa riprendere a breve nell’area nord-orientale del San Francisco Volcanic Field, sebbene con fenomeni di modesta intensità.
Il Roden Crater è un vulcano ‘antico’ dal punto di vista geologico, distante solo 15 miglia dal Sunset Crater, e non lontano dal più celebre – almeno fino a qualche decennio fa – Barringer Crater, generato, 50.000 anni fa, dall’impatto di un gigantesco meteorite, composto da ferro e nichel, con la pianura rocciosa dell’Arizona settentrionale. Il tipo di eruzione che caratterizzò la formazione del Roden Crater fu, con molta probabilità, di tipo ‘centrale’, scaturendo il materiale magmatico da un’unica bocca: l’emissione di frammenti lavici si accompagnò a quella di una nube eruttiva di colore bianco, mentre, progressivamente, la colonna lavica tendeva a solidificarsi nella sua parte superiore, costituendo la struttura del suo rim. La configurazione assunta dal vulcano si stabilizzò nel corso di un’intensa attività piroclastica durata alcuni anni o decadi, in epoca Tappan, con la formazione, sulla sommità, di un cratere di forma approssimativamente ellittica (asse maggiore: 316ml; asse minore: 238ml; profondità: 19ml circa), e con l’apertura di una seconda bocca di fuoriuscita, o fumarola, sul crinale rivolto verso nord-est, costituito da una cumulo lavico coperto di cenere nera e ghiaia. I depositi di tephra, cioè del materiale eruttato dal vulcano nell’atmosfera e poi depositatosi al suolo, gli hanno donato il caratteristico aspetto bicromo (rosso e nero) che Turrell identificò per la prima volta nel tardo pomeriggio del Novembre 1974, sorvolando il Painted Desert con il suo Helio Courier. Francesco Bergamo
corso di progettazione architettonica 1
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. renato rizzi anno accademico 2003/2004
La deposizione dello sguardo II tema del corso è il ripensamento degli spazi interni di diciassette chiese veneziane. Non il ripensamento di tutto il volume interno, solo di una parte, quella superiore, relativa alle coperture e alle volte. lnfatti, Ia ricchezza delle chiese veneziane deriva da pochi archetipi formali: l’intersezione tra cubo, cilindro e cupola. Figure che mettono insieme principi diversi, opposti: unità e movimento, gerarchia e innovazione, Iegge formale e libertà espressiva. Ovvero Ia cupola metafora dell’occhio. Occhiosfera, cavità di un mondo mineralizzato che (ci) “vede”. In relazione all’anno precedente che ha analizzato Ia pavimentazione della basilica di S.Marco, e Ia possibile relazione tra immagine fisica e immagine simbolica, quest’anno, in continuità con il programma precedentemente impostato, lo studio si e spostato dal tema dell’immagine a quello dello sguardo. Quali occhi possono ancora guardare le immagini di quel simbolo? Le volte delle diciassette chiese sono appunto questi “occhi”. Per fare questo, Ia didattica ha impostato un metodo molto semplice. Primo, e stato offerto a noi studenti un materiale già straordinario di per sé. Secondo, dovevamo disegnare. Terzo, bisognava osservare e interpretare. Disegnare per iniziare a percepire il senso delle spazio interno della chiesa. Poi, dovevamo andare sul posto e osservare quali erano i segni fondamentali da selezionare e quindi mantenere per il nostro lavoro. lnfine, interpretarli per l’impostazione dei modelli, in quanto ogni modello e un’ interpretazione della condizione reale della chiesa. In questo modo abbiamo realizzato i vari disegni conoscitivi e predisposto i disegni per Ia costruzione dei negativi dello spazio interno. Poi si sono costruite le casseforme per contenere il gesso liquido. Tutto questo, dal punto di vista didattico, ha portato anche ad un’altra esperienza. Quella, attraverso Ia costruzione dei modelli, di un cantiere in vitro. Ciò ha permesso di anticipare l’esperienza di un vero cantiere: metodo organizzativo, previsione e precisione costruttiva. Ma Ia didattica possedeva anche un altro risvolto, che coinvolgeva Ia temporalità: preparazione, attesa, sorpresa. Tre tempi del lavoro ai quali è legato il risultato dell’ opera: successo o fallimento. Emerge dunque il tempo della vigilia, vissuto con ansia per il risultato dell’ opera. Ma sarà l’opera stessa, alla fine, a rispondere. In che modo? Con Ia forza del suo fascino. L’opera restituisce con il pathos della forma Ia risposta alle fatiche, alla dedizione, alle aspettative profuse dallo studente al proprio lavoro. Ultima questione: La deposizione delle sguardo. La deposizione e una parola molto nobile. Ma anche una sfida diretta ad altre due parole, oggi molto usate se non abusate dal linguaggio architettonico contemporaneo: decomposizione e decostruzione. Le quali hanno per sfondo il negativo. Diversamente, “deposizione” apre ad un diverso modo di pensare, e di comporre, poi. Fa riferimento a qualcosa che aveva dignità già prima e questa dignità dovrebbe essere mantenuta. Basta ricordare Ia grande arte scultorea e pittorica. “Deposizione”:comporre anche con grande pietà, con grande senso di grazia. Nel nostro caso, al di Ià delle metafore, ci si è rivolti nuovamente proprio a questi grandi “occhi” di pietra, sulle cui volte si riflettono le immagini delle molte Venezie, da quella fisica a quella trascendente. “Occhi” vigili che ci guardano costantemente ma allo stesso tempo sorreggono proprio con il loro “sguardo” l’immagine simbolo: “la sindone di pietra”. Questi occhi rovesciati (di 180 gradi) sono oggetti ai quali tutta la nostra dedizione, tutta la nostra cura. I modelli si trasformano ora in culle: in esse riposano le immagini dello sguardo. Renato Rizzi
foto del modello in cartonlegno (con funzione di negativo per il getto in gesso) della copertura della chiesa di san zaccaria
calco in gesso della copertura della chiesa di san zaccaria (foto del blocco in gesso)
calco in gesso della copertura della chiesa di san zaccaria (foto zenitale del blocco in gesso)
corso di progettazione architettonica 2
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. augusto romano burelli anno accademico 2004/2005
La casa degli archeologi a Selinunte II progetto propone l’ampliamento delle conoscenze sulla progettazione architettonica come arte costruttiva. Cioè come progetto che non può prescindere dai valori dimensionali dello spazio, a quelli del manufatto in quanto sistema murario, tecniche di costruzione, dai materiali costruttivi. L’esperienza condurrà attraverso il progetto di un edificio di abitazione sulla scogliera di Marinella a Selinunte (TP). La città siculo-greca-fenicia e stata un laboratorio di tipologie d’abitazione, su cui per sette secoli si e sperimentato il tema architettonico della casa mediterranea. Tale tema è caratterizzato da grande ascetismo formale decorativo, da un’organizzazione cellulare corrispondente ai vani della casa, da murature piane e continue, da coperture con lievi spioventi, da una flessibilità di adattamento ai siti e alle loro asperità. II progetto ripropone Ia ricostruzione di un punto di vista italiano sui progetto d’architettura della casa mediterranea, valevole sia per Ia città come per piccoli centri. Tale punto di vista si baserà su una concezione costruttiva “plasticomuraria”. Questa concezione impone l’impiego dei materiali della tradizione, rivestiti però in modo innovativo, sia riusando i conci di pietra tufacea del luogo e Ia pietra lavica dell’Etna, sia impiegando alcune tecnologie del taglio della pietra permesso dalle attuali macchine a controllo numerico. Particolari elementi durante il laboratorio hanno permesso di individuare le tipologie della casa mediterranea. Un insieme di spazi dall’involucro murario trilitico staticamente e costruttivamente determinate (i vani involucro) e dotati di: copertura piana praticabile, scala di collegamento esterna, sovrapposizione parziale o totale dei vani involucro, apertura di finestre e porte di dimensione verticale, composizione geometrica delle aperture giustapposte nei vani per favorire il riscontro d’aria, modellato lieve delle superfici, colore calce, dei piani involucro che si combinano liberamente con muri alti come il vano e muri solcati da aperture che si riducono in lesene pilastri e pergole, dell’involucro murario che obbedisce alla sua orditura in conci o blocchi.
planimetria di progetto
schizzi di analisi. la torre, il vano involucro, la scala, il muro di recinzione, le coperture praticabili nella casa mediterranea, favignana
piante dei sei livelli della casa
sezione generale prospetti est, sud e ovest
schizzi di studio viste prospettiche del progetto
corso di progettazione architettonica 3
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. angelo villa anno accademico 2005/2006
Centro Elaborazione Dati
planimetria di progetto viste prospettiche del modello
Si può considerare il centro elaborazione dati un manufatto di architettura industriale, intendendo con questa definizione un’architettura caratterizzata dall’essere soprattutto raffigurazione di meccanismi di funzionamento e di costruzione lasciando da parte elementi decorativi. ll tema di progetto propone di trasporre in una definita immagine architettonica un dispositivo di funzionamento e di costruzione considerato ottimale rispetto alle necessita di uso. ll CED si contigura come un fabbricato al cui interno vengono concentrate tutte Ie apparecchiature elettroniche (server, computer e altro) necessarie alla gestione e al controllo del processo produttivo di una Azienda. L’editico progettato si colloca tra gli spazi produttivi delI’azienda (capannoni e spaccio aziendale) e un quartiere periferico di una cittadina del nord Italia. ll lotto é servito da tre passi carrai. L’accesso principale al lotto avviene dal piazzale della fabbrica. Da questo passo carraio transitano i camion diretti al magazzino previsto a piano terra. La caratterizzazione costruttiva delle volumetrie delineate dal progetto si fonda sulla restituzione figurativa degli apparati statico-strutturali nonché del loro rapporto con elementi e materiali di tamponamento. rivestimento, tintura. Per ragioni economico-funzionali la struttura del CED (magazzino, area elaborazione dati, uffici), e le strutture di tutte le componenti accessorie (scale, ascensore, scale di sicurezza e blocco servizi) sono state previste in elementi prefabbricati di cemento. Per le stesse ragioni le scelte dei materiali di tamponamento sono state progettate in pannelli prefabbricati metallici isolanti. II profilo adottato per la facciata asseconda il gioco di Iuci ed ombre, offrendo contemporaneamente un’immagine globale compatta e Ieggera. Il carattere peculiare della struttura viene accentuato grazie ad una serie di vantaggi funzionali e tecnologioi quali per esempio un assoluto isolamento termico, II CED é costituito dai seguenti spazi d’uso: magazzino-deposito (piano terra), centro elaborazione dati (primo piano), uffici (secondo piano). Gli elementi accessori sono: impianti di risalita (scala fissa, ascensore e scale di sicurezza), servizi igienici (posti ad ogni piano). II dispositivo funzionale risponde alle seguenti caratteristiche: a. flessibilità distributiva e impiantistica, b. accessibilità, c. resistenza al fuoco delle componenti strutturali e di tamponamento. Per garantire Ia flessibilità distributiva e impiantistica de||’edificio vengono rispettati i seguenti vincoli: gli impianti di risalita e i servizi igienici sono collocati a|I’esterno de|l’area di lavoro, Ia cabina ENEL, i gruppi elettrogeni, i quadri elettrici, i gruppi frigoriferi e Ie macchine trattamento aria (CDZ) vengono posti in copertura, le canalizzazioni relative a tutti gli impianti vengono poste al|’esterno dell’area di lavoro, in appositi cavedi, per tutti i piani (escluso il piano terra) viene predisposto un pavimento galleggiante (ispezionabile) e un controsofitto (ispezionabile). Per l’accessibilità a|l’edificio e prevista: una scala di servizio (antincendio) accessibile da tutti i piani (anche copertura) con Io sbarco al piano terra direttamente all’esterno, una scala fissa accessibile da tutti i piani, un ascensoremotacarichi con sbarco anch’esso a tutti i piani.
prospetti sud nord viste prospettiche
corso di architettura degli interni
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. attilio santi anno accademico 2005/2006
Alloggi per studenti Il tema prevede la progettazione di una residenza per studenti nel quartiere di S. Marta a Venezia. L’idea progettuale si appoggia ad una realizzazione principalmente funzionale e diretta alle caratteristiche della vista studentesca. In questo laboratorio è stato introdotto il problema specifico dello studio dello spazio interno. L’alloggio per studenti si propone oggi come un tema quanto mai attuale soprattutto nella città di Venezia, luogo di ubicazione del progetto, per le difficoltà e i costi che in special modo gli studenti devono affrontare. Il progetto in particolare è indirizzato agli studenti di architettura verso i quali, temi come spazi minimi, stanze da studio, aree di lavoro sono molto familiari e diventano più che mai importanti. Di qui lo studio delle case-alloggio parte dalla volontà di dare spazi adeguati seppure in non ampie metrature. Uno dei concetti fondamentali della progettazione degli interni è l’importanza di considerare l’edificio come un unicum, dove cioè riflettere all’esterno le scelte progettuali interne e viceversa. L’attenzione allo spazio interno dunque deve andare di pari passo con quella dello spazio esterno. Gli alloggi prendono il posto di un edificio esistente nei pressi della facoltà, facendo attenzione in questo senso allo stretto rapporto con il territorio, quindi con la vicinanza sia dell’ex cotonificio, sia con quello delle Terese.
piante e sezioni di progetto
particolari costruttivi dell’attacco del serramento al solaio di copertura e al solaio di interpiano sezione della copertura praticabile particolare dell’attacco della scala in acciaio viste prospettiche degli interni
viste prospettiche del piano primo soggiorno cucina e sala da pranzo schizzi di studio degli spazi interni
viste prospettiche degli esterni schizzi di studio del progetto
corso di composizione architettonica - workshop
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. enzo siviero anno accademico 2006
Progettare con il vetro
schizzi di studio planimetria generale di progetto
Il progetto prevede la realizzazione di un copertura piana in vetro strutturale per salvaguardare e allo stesso tempo rendere fruibile il sito archeologico situato in via Manzoni a Padova, poco distante dalla chiesa di santa Giustina e del Prato della Valle. La situazione attuale presenta reperti di fondazioni di un antico tempio romano rinvenuti con un azione di scavo archeologico nel 2005; queste si estendono in piccola parte al di sotto del manto stradale di via Manzoni, rendono così quasi impossibile il loro totale recupero. Dopo una pausa di un anno e la successiva ripresa dei lavori il sito attualmente si presenta come una zona disorganizzata in cui non si è ancora ricorso ad un intervento architettonico di risistemazione e riqualificazione dell’intera area. Su di essa si affacciano diversi edifici, anche se nelle strutture strettamente circostanti non si riscontra alcun valore architettonico si particolare interesse. Si tratta di un contesto urbano risultante da diverse fasi di evoluzione della città, in cui rimangono evidenti gli allineamenti di carattere storico che hanno generato l’impianto urbanistico. La strada, a tre corsie e molto trafficata, è dotata di marciapiede su entrambi i lati. Troviamo poi un istituto scolastico che si affaccia sul parcheggio; quest ultimo diventa un elemento di interfaccia tra l’istituto e il sito archeologico. Si trova ad una quota di -1.80 m circa rispetto al livello della strada. Il terreno infatti è caratterizzato dalla presenza di tre principali livelli: quello del a strada, quello del parcheggio e quello delle fondazioni antiche (-3m). Analizzando il contesto notiamo la presenza di due sistemi di assi ortogonali, uno definito dal Prato della Valle, il secondo dalla chiesa di S. Giustina e dall’asse della strada. Gli stessi sistemi si ripresentano nell’area dell’intervento, i muri ortogonali delle fondazioni antiche ripropongono l’orientamento del Prato della Valle, mentre gli assi della chiesa e della strada costituiscono le direttrici principali del complesso scolastico. Il nostro progetto si propone di valorizzare il sito archeologico risistemando l’area ad esso circostante scegliendo come linee guida quelle del reperto. Il progetto si articola in tre quote diverse, collegate tra loro attraverso rampe, scale, percorsi. Il livello più basso è quello dello scavo e del’’ anfiteatro, segue quello del parcheggio e di una parte di verde, infine alla quota più alta, quella della strada si trova la copertura in vetro e una zona di terrapieno completamente inaccessibile e non fruibili dal pubblico. Diventa un giardino da ammirare, una cornice colorata e profumata per il reperto. Inoltre questo distacco enfatizza il ruolo di sacralità che l’oggetto antico rappresenta all’interno dell’intero progetto. La copertura in acciaio e vetro è costituita da una struttura portante in acciaio zincato e verniciato su cui poggiano le lastre di vetro trasparente stratificato e temperato. Pinne di vetro ancorate alle travi secondarie formano un necessario rinforzo della struttura. Inoltre, allo scopo di irrigidirla ulteriormente è stato adottato un sistema di controventature con funi in acciaio armonico. Il punto di discontinuità del terrapieno è stato pensato come un muro di c.a. rivestito di lastre di vetro. I due materiali sono tenuti insieme attraverso supporti in acciaio e vanno a soddisfare il bisogno di un attraverso supporti in acciaio e vanno a soddisfare il bisogno di un elementobarriera che divide due zone distinte del progetto. Il dislivello verrà superato intervenendo con un terrapieno, in cui sarà presente solo un punto di discontinuità e una rampa d’accesso collegherà la strada con il livello più basso del parcheggio e degli edifici scolastici. Per quanto riguarda il parcheggio, l’area occupata da questo elemento verrà organizzata tenendo conto di nuove destinazioni d’uso e di un nuovo bacino di utenza, creando un catalizzatore di funzioni e polo d’attrazione aperto a tutti sempre fruibile. Anche la strada sarà oggetto dell’intervento, due profili della struttura portante della copertura si prolungheranno e penetreranno nel manto stradale ad indicare la presenza se non visibile, almeno percettibile di parte delle fondazioni antiche lasciate coperte.
planimetria generale di progetto vista prospettica modello progetto
sezioni viste prospettiche modello di progetto
corso di teoria e tecnica della progettazione architettonia
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. piotr barbarewicz anno accademico 2003/2004
colin rowe e robert slutzky la matematica della villa ideale trasparenza: letterale e fenomenica
toyo ito
mediateca sendai
renzo piano
negozio hermès tokyo
trasparenza fenomenica
walter gropius
bauhaus dessau
trasparenza letterale
casa farnsworth chicago
Pelle dell’edificio come elemento che possa scambiare informazioni con il paesaggio circostante nella mediateca di sendai, toyo ito attraverso la stampa del vetro e il rivestimento con pellicole sperimenta una facciata come interfaccia che modifichi il rapporto dello spettatore con il mondo esterno. Ogni materiale sembra fondersi e fluire nello spazio. La sensazione creata dal vetro non è la luminosità o il fluire dell’aria ma la densità del liquido fuso.
massimiliano gilberti materia n.41 architetture di vetro
jean nouvel
agbar tower barcellona
trasparenza
R128 stoccarda
mies van der rohe
werner sobek
massimiliano gilberti materia n.41 architetture di vetro
crown hall IIT chicago
Il vetro dunque non significa solo trasparenza e permeabilità; accanto alla smaterializzazione data dall’impiego di silicati, anche la visibilità della densità materica e della consistenza di un materiale di per se diventa un tema centrale. Le possibilità della satinatura, serigrafia, rivestimento con ologrammi, favoriscono numerose sperimentazioni espressive. Il vetro cessa di intercettare e filtrare l’ambiente esterno per proiettare immagini di un paeseggio svincolato dalla fisicità e spazialità dell’architettura costruita.
“Del futuro il vetro è figlio, il mattone è da sbadiglio”. Con la casa R128, Sobek afferma la priorità della teoria estetica su quella tecnica. Tale teoria mira a creare fluidità spaziale e trasparenza che vengono sviluppate anche in verticale. Un concetto che non tollera nè pareti divisorie nè tende. L’involucro esterno in vetro non solo integra l’ambiente naturale circostante nello spazio fluido, ma anche l’ambinete urbano visto dalla casa. E’ dunque dalla liberazione delle facciate dalla struttura portante, accanto alle innovative offerte dello
Trasparenza letterale come qualità fisica della materia, come in una rete metallica o in un curtain wall di vetro. La parete di vetro del bauhaus: una superficie priva di ambiguità che avvolge uno spazio privo di ambiguità (manca quindi della possibilità di innumerevoli interpretazioni alternative). L’unica preoccupazione sembra risiedere nella volontà di rendere visibili i piani attraverso una cortina di vetro. Non ci si rende conto della presenza di una stratificazione spaziale. Nella fotografia del bauhaus i fattori di recessione diagonale sono quasi immancabilmente esagerati: l’angolo trasparente dell’ ala...sono aspetti che per essere compresi richiedono una rinuncia al principio di frontalità.
La trasparenza letterale come abbiamo già detto riguarda una proprietà dell’edifico, essendo il suo involucro forato da aperture che consentono all’aria alla luce, allo sgurado e al sole, di entrare in esso, e che lo fanno interagire con l’ambiente circostante. Con Mies assistiamo alla smaterializzazione dell’involucro grazie all’impiego di lastre di grande superficie, stabilendo in questo modo una relazione tra individuo e paesaggio attraverso l’architettura di vetro che diventa strumento di contatto e mediazione.
Trasparenza fenomenica come qualità intrinseca alla sua organizzazione, come atto progettuale, metodologico, proprio dell’architettura. Il negozio per Hermés Parigi situato a Tokyo di Renzo Piano, utilizza la tecnologia dei vetrimattoni per sperimentare alcune qualità espressive del vetro che non si basano sulle caratteristiche di trasparenza del materiale ma sulla sua capacità di modulare la luce e di creare spazi mutevoli e suggestivi. La trasparenza è qui negata per fare spazio all’allusione, alla proiezione su un unico piano delle figure che si muovono all’ interno del negozio, trasformando lo spazio da tridimensionale a bidimensionale e la facciata in una grande schermo.
sviluppo tecnologico del vetro a introdurre un nuovo rapporto interno - esterno: è quanto si verifica nelle facciate di Jean Nouvel. L’involucro diventa diaframma, un filtro capace di dosare luce, immagini e di generare complessità. Nell’ insieme la torre Agbar messa a punto da Jean nouvel si delinea come apparato metaforico, le cui suggestioni visive sono determinate dalle trasparenze, in cui si dilatanto i colori delle texture interne e delle riflessioni sulle superfici esterne, fino al vertice superiore della chiusura a cupola che si confonde verso la percezione del cielo. La composizione estenra rende la costruzione immateriale, fluida e metaforica vicina alla stessa dimensione creativa digitale e, allo stesso tempo, oscillante tra il concreto e l’astratto.
Trasparenza indica la qualità o lo stato dell’essere trasparente come una condizione materiale - quella dell’essere permeabile alla luce e all’aria - e come risultato di un imperativo intellettuale: del nostro bisogno intrinseco di ciò che è facilmente identificabile, perfettamente evidente. Non è affatto scontato, tuttavia, che l’uso del vetro, associato al concetto di trsparenza e brillantezza, corrisponde ad un’ idea di chiarezza ed evidenza; è vero piuttosto che, nell’ evolversi e succedersi dei periodi storici, induca ad interpretazioni ambigue della spazialità architettonicha, del rapporto tra interno ed esterno e del ruolo del tamponamento in facciata.
corso di teoria e tecnica della progettazione architettonica anno accademico 2005/2006 ___________________________________________ docente piotr barbarewicz allievo mattia tenca montini
corso di progettazione di sistemi costruttivi
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. umberto barbisan anno accademico 2004/2005
chicago - portfolio viaggio di studio
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. luigi croce anno accademico 2005/2006
frank lloyd wright, robie house 1910
frank lloyd wright unity temple 1905-1907
mies van der rohe, farnsworth house 1945-1950
mies van der rohe crown hall illinois institute of technology (IIT) padiglione espositivo di architettura 1950-1956
mies van der rohe, lake shore drive apartments 1948-1951
parigi lione marsiglia - portfolio viaggio di studio le corbusier
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. armando dal fabbro anno accademico 2006/2007
le corbusier maison la roche, paris 1923
le corbusier immeuble a la porte molitor, paris 1933
le corbusier villa stein, garches 1927
le corbusier unitè d’habitation, marseille 1946-1952
le corbusier la chapelle de ronchamp 1950-1955
le corbusier convent de la tourette, evaux 1953-1956
corso di disegno dell’architettura
IUAV istituto universitario architettura venezia corso di laurea in scienza dell’architettura mattia tenca montini matricola n. 247244 prof. vincenzo lucchese anno accademico 2003/2004