Bollettino parrocchiale predazzo 1 2016

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PARROCCHIA Santi FILIPPO e GIACOMO

RDIOSI COME I O C LP RI E A IS

E DR

M

CAMMINIAMO INSIEME ANNO XXXII - N째 1 - 2016 GENNAIO/FEBBRAIO/MARZO


In questo numero: descrizione articolo

pagina

Varcare la “Porta Santa” nell’ “Ora” della Misericordia

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Tempo della Misericordia: i segni per comprendere

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Riflessioni in corso d’opera....

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“Servire” il Signore con gioia...

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La Misericordia vista con gli occhi dei Santi

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L’Amore non ha confini...

19

Avvento...

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Anno della Misericordia

25

Tempo di Natale in ... Amicizia

29

La Luce della pace da Betlemme

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Nella Gioia del Natale

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Una Famiglia... da imitare!

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Nel cuore della notte, con i pastori, per incontrare Gesù

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Migranti e Rifugiati ci interpellano

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...Per non dimenticare! Nel centenario della 1° guerra mondiale...

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Comunità in cammino...

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Genitori in scena!!!

49

Per rallegrare i nonni...

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Misericordiosi come il Padre

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La Gioia contagiosa di don Bosco

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Caro DIO... dove sei?

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Ciclostilato in proprio ad uso manoscritto della parrocchia di Predazzo -2-


Varcare la “Porta Santa” nell’ “Ora” della Misericordia Quando si entra in chiesa per ricevere il Battesimo si è accolti alla porta d’entrata e lì ci viene consegnata la “chiave”: la Croce di Cristo con il piccolo segno sulla fronte! Quel “gesto” quella chiave - il “segno della croce” ci accompagnerà tutta la vita!

Illustrando e spiegando la Porta Santa di Roma, il cardinale Angelo Comastri così si esprime commentando le varie formelle che la compongono. “La dodicesima formella della “Porta Santa” possiamo dire che è la sintesi di tutta la storia umana: la Croce di Cristo è piantata in mezzo alla nostra cattiveria, l’amore infinito di Dio si è reso visibile e vicino fino a farsi crocifiggere, l’amore di Dio addirittura si è lasciato aggredire dai nostri peccati e ha risposto aggredendoli con l’offerta del perdono: “Padre perdonali”. San Giovanni Paolo II, fermandosi pensoso davanti alla scena della Crocifissione di Gesù, esclamò: “Senza questa Passione, la verità che Dio è Amore sarebbe sospesa nel vento”. Dal Crocifisso, infatti, esce continuamente questo grido: “Dio ti ama! Dio ti aspetta! Dio ha già pronto nel Suo cuore il perdono per i tuoi peccati. Aprigli il tuo cuore e sentirai quanto è vera la Misericordia di Dio e quanto è bello essere perdonati da Dio!” -3-


Vi lascio ancora alla meditazione e alla riflessione del Cardinale Angelo Comastri, perché possiate accogliere e vivere come un dono di “Grazia” l’Anno Santo della Misericordia, contemplando, pregando e sostando ai piedi della Croce del Risorto. E’ iniziato l’Anno Santo della Misericordia ed è stata aperta la Porta Santa. Perché è stata aperta? L’evangelista Marco, raccontando l’inizio della predicazione di Gesù, riferisce queste sue parole sempre attuali: “ il tempo è compiuto! Convertitevi!. Perché il tempo è compiuto?” La risposta è la buona notizia che noi cristiani portiamo nel mondo ed è questa: il tempo non è vuoto, il tempo non è una fuga insensata di giorni e di anni. No! Non è così, il tempo è stato riempito da Dio, riempito dalla Sua Presenza. Infatti, il Padre ha mandato il Suo Figlio dentro il nostro tempo, a mettere la Sua tenda in mezzo a noi. Allora, Dio si può incontrare! Anzi, di più! Dio si è fatto pastore per cercare la pecora smarrita che siamo noi, Dio ha aperto la porta del Suo Cuore e ci aspetta nelle strade dei nostri giorni. Attraversare la Porta Santa significa: “ Voglio incontrare il Signore, voglio fare un passo verso di Lui”. Ma qual è il primo passo da compiere? Il primo passo indispensabile è riconoscerci peccatori, riconoscere che abbiamo preso tanti abbagli, ci siamo attaccati agli idoli, cioè a falsi dèi, a false sicurezze, che, prima o poi, ci deludono e lasciano l’amaro in bocca. Tutti abbiamo qualche falso dio nel cassetto del cuore. Falso dio è l’orgoglio che s’insinua dappertutto e ci rende arroganti e chiusi come casseforti, chiusi a Dio e ai fratelli. Falso dio è l’egoismo che ci fa vedere tutto e tutti in funzione di noi stessi, rendendo ci antipatici e incapaci di fraternità. Falso dio è il denaro che ci dà l’illusione di essere ricchi, mentre il vero ricco è chi dona tutto e accumula tesori per il Regno dei Cieli. Falso dio è la gelosia che ci fa soffrire per il bene degli altri e ci rende scontrosi e intrattabili e con gli occhi che deformano i volti del nostro prossimo. E’ necessario buttare via questi idoli e dire con vera umiltà e sincerità: ho peccato! Ho sbagliato! Mi sono fatto ingannare dagli idoli!”. Detto questo, possiamo subito alzare lo sguardo e vedere il Volto misericordioso di Dio e sentire le Sue braccia che ci stringono e ci dicono: ‘Ti ho tanto aspettato! Ma cambia vita! Butta via gli idoli e seguimi nella via del comandamento dell’amore: comandamento vissuto in tutti i momenti della giornata e con tutto il prossimo che io ti metto accanto, senza escludere nessuno”. Preghiamo perché sia così. -4-


La Madonna, l’Immacolata, ci dà questa consolante certezza: ” La Misericordia di Dio si estende di generazione in generazione. Cioè: “La Misericordia è sempre giovane, è sempre fresca, è sempre attuale, è sempre presente”.

Cogliamo quest’ora benedetta e approfittiamo del Signore che passa, esponiamo con umiltà le ferite delle nostre cattiverie e lasciamoci finalmente guarire dal Signore. È l’Anno Santo della Misericordia! Approfittiamone!

Sono gli auguri più belli e più veri di una Santa Pasqua!

Il vostro Parroco don Giorgio

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TEMPO DELLA MISERICORDIA I segni per comprendere

OROLOGIO DEL TEMPO La nostra esistenza è vissuta nel quotidiano, sequenza interminabile di gesti, pensieri, incontri, scelte che si susseguono nel divenire dei giorni… Ore , giorni, settimane, mesi, stagioni e anni… E’ un continuo correre che ti logora dentro. La fede ci dice che il nostro Dio supera il tempo, è l’Eterno. Siamo da Lui creati nel tempo come scintilla di eternità. Non è il tempo che passa, ma è l’eternità che si avvicina. Solo chi accoglie il tempo come un dono diventa vero operatore di pace e costruttore di vera umanità. Quando il tempo è di Dio non è mai perduto. Il grande orologio che possiamo ammirare in chiesa vuole proprio ricordarci questa verità. Al centro dell’orologio la chiave che apre, interpreta e compie il tempo. Le lancette ferme sulle ore 15 vogliono farci riflettere sul mistero pasquale : l’ora in cui Gesù muore in croce è diventata per tutti gli uomini l’ora della misericordia. LA GRANDE CROCE ROSSA Il tempo è totalmente compiuto dalla morte di Gesù. L’amore di Dio per noi non poteva operare di più… Dal cuore trafitto di Gesù sgorga la sorgente dello Spirito Santo… Nascono i tempi nuovi, la nuova creazione, l’eternità. Ecco allora la grande croce rossa che sovrasta l’orologio del tempo, sembra una colomba, perché dal cuore del Crocifisso sgorga la pace e la misericordia a prezzo del sangue di Cristo.

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IL CANDELABRO DEL “ TEMPO “ Sull’altare della Chiesa viene posto, durante l’esposizione eucaristica per accompagnare l’adorazione e la preghiera, un candelabro particolare, composto da dodici lampade colorate e con, al centro, una lampada rossa di dimensione maggiore delle altre. La forma sembra delineare una barca, oppure un grande abbraccio, oppure ancora un mezzo quadrante d’orologio. Il candelabro vuole esprimere questi significati: 1. La “barca” di Pietro con i dodici apostoli che porta il suo tesoro: Gesù Eucaristia. Traduce pure in immagini la definizione del Sacramento dell’Eucaristia, riportata dal Concilio Vaticano II: L’Eucaristia FONTE e CULMINE della Chiesa! E in un certo senso è anche figura del cenacolo, reso sempre attuale dalla celebrazione eucaristica della Santa Messa. L’Eucaristia è il Bene più prezioso che la Chiesa custodisce, celebra e comunica all’umanità di ogni tempo. 2. L’abbraccio orante della Chiesa, della Comunità cristiana del cristiano. La preghiera è accogliere un Dio che ti ama e dona tutto se stesso nel Figlio comunicando la stessa vita divina per mezzo dello Spirito Santo. La preghiera è invocazione d’aiuto…è presentare tutta l’umanità al cuore di Dio…. E’ Gesù stesso che prega e si rivolge al Padre e lo abbraccia a nome nostro… E’ permettere a Gesù di pregare e vivere in noi la nostra stessa vita: il nascere, il vivere, il gioire, il soffrire e il morire da figli di Dio! 3. Il “mezzo quadrante” dell’orologio: nell’ adorazione si entra nel tempo di Dio…e in Gesù il tempo si compie, diventa pienezza di vita, offerta-dono, diventa amore…diventa eternità… Il tempo dedicato all’adorazione è tempo di amore e di amare….di sentire i battiti del cuore di Gesù e i battiti del cuore dell’umanità…. “Amatevi come io ho amato voi !”

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Riflessioni. in corso d’opera, dell’artista che ha “realizzato” la croce... autunno 2015 Mi era già successo…. Anche un anno fa, ottobre o novembre del 2014, mentre stavo realizzando un altro lavoro in vista dell’Avvento…. Questa volta è stata la croce a farmi riflettere. Legno e “stirodur” (una cosa che assomiglia al polistirolo) a formare due lunghe strisce rettangolari, una lunga cinque metri,

l’altra poco meno e larghe sessanta centimetri. Presa quella corta e incastrata trasversalmente all’altra poco sopra la metà: ecco bella e pronta una croce regolare. Troppo facile! Don Giorgio aveva in mente una croce particolare, tutta sagomata e quindi: misura, proporziona, rimisura, disegna e ritaglia… Quando la lama è uscita dal primo ritaglio il pezzo in eccesso è caduto a terra. -8-


Si dai, diventava bene e allora via con gli altri pezzi. S----------T Ma quei pezzi,…. Cosa sono? … chi sono…? Lì, nel mio laboratorio, di certo erano scarti ed erano destinati al fuoco o alla discarica. Io li ho giudicati scarti perché in quel caso altro non potevano essere. Giudicati scarti….. Quante volte giudichiamo delle persone, vecchi o giovani, maschi o femmine, e le classifichiamo di seconda o terza classe e le destiniamo alla “discarica “ del nostro sentire, li disprezziamo, li de - prezziamo dando a quella o quelle persone uno scarso prezzo , uno scarso valore o addirittura ce li rendiamo indifferenti, a volte ci scappa pure un: “per me non esisti”. Potrebbe poi andar peggio perché se questo sentire contagia un gruppo più numeroso di persone che si ritengono migliori, gli atteggiamenti che queste adotteranno con loro li allontanerà sempre più ed allora è come se queste anime le gettassimo via, nella Geenna, in discarica. Ne saremmo responsabili. Quei pezzi, metafora di persone che si sono staccati, provengono dalla croce, dall’amore della croce come ogni essere umano e se prima di gettarli proviamo a riavvicinarli al pezzo di origine scopriremo che aderiranno perfettamente e andranno ad ingrandire la croce e ad aumentare l’amore che la croce rappresenta. Basta avere la pazienza di trovare il verso giusto. La vicinanza o la distanza alla fede più vera nessuno potrà mai soppesarla nell’altro , come il giusto o sbagliato, il vitale o il mortale. Dubitiamo perfino di noi stessi a volte e quindi…… A me è capitato e purtroppo capiterà ancora di dubitare e sbagliare divenendo potenzialmente uno scarto e prego che ci sia sempre qualcuno anche su questa terra che abbia la pazienza, la Misericordia di trovare in me il lato giusto che combaci al Tutto. A.F. -9-


“SERVIRE” IL SIGNORE CON GIOIA... Presentazioni dei nuovi chierichetti alla comunità durante la Messa del 29 novembre

Perché fare la presentazione dei nuovi chierichetti? Nell’autunno del 2015 don Giorgio mi ha presentato la lista dei bambini di 3a elementare che frequentano la catechesi. Abbiamo poi organizzato un breve incontro con don Giorgio in sacrestia per illustrare a loro l’ambiente dove si preparano le funzioni e per invitarli a svolgere questo servizio. Il loro entusiasmo è stato davvero grande e per otto di loro oltre che all’entusiasmo si è aggiunta la voglia di imparare e continuare con perseveranza questo importante servizio. Un po’ per la voglia di mettersi in gioco, un po’ perché attratti dalla novità, un po’ perché vogliono bene a Gesù, questi bambini hanno continuato questo servizio. Chi sono? Eccoli qui: BONINSEGNA MARCO - CEMIN DANIEL CEOL CHRISTIAN - DELLANTONIO GIACOMO FERRARI LUCA GUADAGNINI MARTIN MOSELE NICOLA - SMESNJAK SEBASTIAN

A dire il vero è grazie alla fraterna e grande collaborazione dei chierichetti più “anziani” che questo è stato possibile. Sì… perché a loro è stato affidato il compito di seguire i piccoli con pazienza nelle attività liturgiche e a insegnare loro i piccoli segreti per diventare abili chierichetti, proprio come dei bravi fratelli ! Ecco dunque che ho proposto a don Giorgio di fare una piccola cerimonia per presentarli alla comunità parrocchiale. Credo che sia doveroso da parte nostra apprezzare il loro servizio. - 10 -


Loro sanno rendere la liturgia più calda e secondo me anche più simpatica. Per loro è stato sicuramente emozionante sentirsi chiamati per nome in chiesa e, credo, abbiano capito che la loro presenza è importante nell’ambito liturgico. Gesù ci ha insegnato a valorizzare il lavoro e l’impegno dei nostri piccoli. In loro vediamo tanta spontaneità ma soprattutto sentiamo la Sua presenza !

Marco S.

C’era tanta gente alla messa alla presentazione di noi bambini del 2006 come nuovi chierichetti. A metà della messa il nostro animatore Marco ci ha chiamati per nome: Sebastian , Luca, Marco , Daniele, Giacomo, Christian, Nicola e Martin. E noi abbiamo promesso di fare il nostro meglio per aiutare don Giorgio nelle celebrazioni dove saremo chiamati per prestare il nostro servizio. C’erano anche i chierichetti più grandi che ci hanno aiutato. Marco Boninsegna Dopo alcune domande di rito i nuovi chierichetti hanno detto :” Eccomi” e hanno accettato di prestare servizio alla parrocchia. E’ stato un bel momento emozionante sia per noi genitori che per i nostri ragazzi dopo quello importante di maggio quando, per la prima volta, hanno ricevuto Gesù Eucaristia. In quel momento ho rivissuto il mio “essere stato chierichetto” un bel po’ di tempo fa ed è stato molto bello vedere mio figlio all’altare con la stessa gioia che aveva caratterizzato la mia vita di quel tempo. Siamo vicini a loro e aiutiamoli a crescere bene. un papà - 11 -


LA MISERICORDIA VISTA CON GLI OCCHI DEI SANTI In ascolto dei Padri Carmeltani

Decanato di Fiemme

Giovedì 19 novembre Con Padre Rosario e Padre Gabriele iniziamo un percorso verso la Misericordia attraverso la vita dei Santi. SANTO è colui che appartiene a Dio, offrendoGli ogni giorno un po’ di più del proprio cuore. La Santità è vocazione di tutti! Conosceremo la vita e l’esperienza di tre sante in particolare: ◊ S. Francesca Cabrini – misericordia verso gli ultimi ed in particolare gli emigranti ◊ B. Elisabetta Canori Mora – misericordia all’interno della famiglia ◊ S. Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo – misericordia vissuta nel Carmelo.

ALLE PORTE DELLA MISERICORDIA Percorso di preparazione al grande

GIUBILEO della MISERICORDIA animato dai PADRI CARMELITANI PREDAZZO AULA MAGNA DI CASA M.IMMACOLATA ore 20.30  Giovedì 19 novembre  Giovedì 26 novembre  Venerdì 11 dicembre

Tutte le comunità sono invitate Nel primo di questi tre incontri conosciamo S. Francesca Cabrini (1850 – 1917), la Santa degli italiani in America. Dolore, miseria, sfruttamento, odio reciproco, analfabetismo: questo è l’ambiente che la accoglie quando sbarca, insieme a sette consorelle, in America. Sin da piccola voleva partire missionaria e il suo desiderio era di andare in Cina, ma il Vescovo la invia nel nuovo continente; lei chiede conferma a papa Leone XIII che la esorta a partire, appunto, per l’America. Immediatamente consapevole della gravità della situazione, fonda un educandato per orfane ed una scuola, convinta che per poter cambiare la situazione fosse necessario partire dai bambini. La sua - 12 -


dolcezza, ma anche la sua fermezza, avviano un circolo virtuoso della Carità, conquista i benefattori e riesce ovunque ad ottenere il sostegno economico che le serve per portare avanti la sua opera. Fonda il primo Hospital Columbus per italiani in America, che prima non avevano diritto ad alcuna assistenza medica. Condivide la sofferenza dei reietti, soffre la loro condizione, sorretta da una forza che le viene dal fare la volontà di Dio. Il giovedì successivo approfondiamo la figura della Beata Elisabetta Canori Mora (Roma 1774 – 1825), di nobile famiglia decaduta, fu affidata alla tutela di uno zio che la fece studiare a Cascia dove, a 11 anni, ebbe la sua prima esperienza mistica e, l’anno successivo, durante una chiamata di Gesù gli promette di consacrarsi a lui. A 23 anni, tuttavia, sposa il brillante Cristoforo Mora, promesso avvocato, bello, giovane, ricco ed affascinante. Molto presto però il marito si rivela geloso in maniera patologica, non le permette di uscire di casa e nemmeno di incontrare i genitori ed avvia una relazione extra-coniugale che porterà avanti tutta la vita. Eli-

sabetta reagisce ai maltrattamenti fisici e psicologici del marito con fedeltà totale. Nascono due figlie che lei deve seguire, vivendo del suo lavoro e occupandosi della cura della casa, senza rinunciare alla preghiera, al servizio dei poveri e degli ammalati. Molte persone si rivolgono a lei per necessità materiali e spirituali; entra nell’ordine secolare dei Trinitari. Si diffonde la fama della sua santità, delle sue esperienze mistiche e dei suoi presunti poteri di guarire i malati. Dona se stessa per la conversione del marito, per il Papa, la Chiesa e la città di Roma, dove giungono i moti della Rivoluzione Francese che nega qualsiasi idea di Fede. Alla sua morte – avvenuta lo stesso giorno di quella dell’amante del marito (“la voglio accanto a me in Paradiso”, aveva dichiarato), il marito si converte, diventa un Padre Cappuccino e morirà in fama di santità. Con tenacia instancabile sopporta

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ed offre durante la sua vita soprusi ed umiliazioni, sorretta anche lei da una forza immensa che le viene dal fare la volontà di Dio. Venerdì 11 dicembre incontriamo S. Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo (1873-1897), Dottore della Chiesa; in lei si incarna la Misericordia verso i lontani (è infatti Patrona delle Missioni, insieme a S. Francesco di Sales) e la Misericordia vissuta nelle concretezze quotidiane. Sua la definizione della “piccola via” verso il Cielo, ossia la consapevolezza che ogni cosa fatta con Amore in unione con Dio rimane per sempre! “Te lo garantisco: Dio è molto più buono di quello che tu pensi” e “Il buon Dio mi ha fatto capire che ci sono anime che la sua Misericordia non si scorda di aspettare” sono le due massime che Padre Rosario ci raccomanda di fissare come sfondo di questa serata. Ancora bambina S. Teresa sente Gesù sussurrare sulla croce “Ho sete!” e coglie che quella è una sete di anime da salvare. In quel momento capisce che deve portare a Lui le anime dei più grandi peccatori, per offrire loro una possibilità di salvezza. Inizia così a pregare per Henri Pranzini (1857-1887), assassino di due donne ed una bambina, un efferato delinquente. Questi, salito al patibolo dopo aver rifiutato la Confessione in maniera sprezzante, un attimo prima di essere ghigliottinato, chiede al sacerdote un crocifisso e lo bacia ripetutamente. S. Teresa, non ancora entrata al

Carmelo, lo apprende dai giornali e si rende conto che Dio ha accettato la sua richiesta, ha esaudito la sua preghiera e considera Pranzini come il primo dei suoi figli. Cresce così di giorno in giorno il suo desiderio di salvare le anime, che, come lei stessa afferma, non si fermerà alla sua morte, essendo lei decisa a proseguire la sua opera di salvezza anche dal Cielo. E proprio in questo senso la sua opera si intreccia con l’esistenza di Jacques Fesch (1930 – 1957), un criminale francese. In carcere per aver ucciso un agente di polizia durante la fuga dopo una rapina ad un cambiavalute, si converte al punto che è in atto un processo di canonizzazione da parte della chiesa cattolica. Questo ragazzo è un personaggio moderno, la cui vita si conclude tragicamente dopo essersi stancamente trascinata senza scopo. Solo durante i tre anni di carcere riuscirà

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a dare un senso alla sua esistenza, quando, costretto a fermarsi in una cella, inizia a leggere Santa Teresa d’Avila, San Francesco d’Assisi, Storia di un’Anima della “nostra” S. Teresina, la Divina Commedia. Comincia così un viaggio, il più impegnativo ma anche il più emozionante di tutti, all’interno di se stesso. Scriverà: “Come vento impetuoso la Grazia mi ha visitato, mi sembrò di cominciare a vivere per la prima volta!”. Il giorno del suo 27° compleanno giunge la sentenza della condanna a morte, vive momenti terribili d’angoscia. Si affida alla lettura di S. Teresina e ama la sua piccola via ed il legame stretto della Santa con Dio e alla fine decide di donare la sua vita,

offre l’esecuzione capitale al Signore. Il 30 settembre (anniversario della morte di S. Teresa di Lisieux) sposa religiosamente Pierètte, la madre di sua figlia Veronique ed il giorno seguente si avvia al patibolo dopo essersi confessato e comunicato. Scrive qualche giorno prima, a riguardo della sua morte: “Tendo una mano alla Vergine ed una alla piccola Teresa”, con la certezza dei Santi che deriva da una fede immensa.

La santità si conquista giorno per giorno attraverso piccoli passi. Ci vuole tanta pazienza per essere un buon padre, una buona madre, o buoni nonni e in questa pazienza viene la santità… Tuo figlio vuole parlarti un po’ delle sue cose fantasiose, ma è sera e uno è stanco e vuole essere lasciato in pace. Ecco ascoltarlo è un passo verso la santità… Papa Francesco

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Durante questi incontri abbiamo capito che la vocazione che Dio dà a ciascuno di noi è la felicità; lo stare serenamente nel “punto in cui Dio mi mette” è la via per la Santità. La Misericordia è lo sguardo di Dio che si posa su di me, come diceva S. Teresa d’Avila: “Guarda Gesù, che ti guarda!” e Misericordia è guardare al prossimo con lo stesso sguardo di Dio. Misericordia che mi permette di abbassarmi a vivere la stessa situazione degli abbandonati che aiuto (S. Francesca); Misericordia che mi dimostra di che amore siamo capaci se ci affidiamo al Signore, se ci rendiamo consapevoli del fatto che siamo figli dell’unico Padre (Beata Elisabetta). Misericordia che si esprime attraverso la preghiera, lì dove non possiamo fisicamente arrivare (S. Teresa di Lisieux). La Misericordia affonda le sue radici nel Venerdì Santo, perché lì c’è un Dio che dà la vita per me, perché mi ama, muore al posto mio, per colpa mia. Devo permettere che il dato umano taccia di fronte all’amore di Dio, devo riuscire a farmi piccolo, sempre più piccolo e la forza di Cristo che si è fatto ultimo tra gli ultimi mi darà la possiblità di compiere atti di misericordia. Se noi capiamo che siamo stati noi per primi oggetto di misericordia, sapremo vivere la nostra quotidianità spalancando il cuore all’Eterno. E’ evidente che un atteggiamento misericordioso può far male, ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, la carità, per essere autentica, deve far male, la vera carità “strappa, lacera”, altrimenti si tratta di filantropia, non di carità. Ha detto Gesù: “Chi vede me, vede il Padre”. L’unione con Dio ci dona quello spirito di paternità che ci permette di distaccarci, di innalzarci da una semplice visione orizzontale, di allontanarci dal coinvolgimento personale ed istintivo per renderci capaci di perdonare. Che importanza ha sapere che Gesù è nato a Betlemme, se non nasce OGGI nella mia vita? Grazie a Padre Gabriele e a Padre Rosario per averci accompagnato in questo cammino di riflessione sulla Misericordia, vissuta quotidianamente da grandi Anime in un disegno di Eternità! Ci auguriamo possano esserci altre occasioni di incontro. Grazie! RIFLESSIONI DI UNA PARROCCHIANA …. Ho partecipato al secondo incontro con i padri carmelitani di Trento promosso dalla Parrocchia, in preparazione al Giubileo della misericordia, tenacemente voluto da papa Francesco. Argomento dell’incontro la presentazione della beata Elisabetta. - 16 -


Premetto che io non ne avevo mai sentito parlare e quindi ho ascoltato con attenzione e interesse il racconto della sua travagliata esistenza a fianco di un marito fedifrago e violento e attorniata da cognate a lei ostili, ma anche del suo personalissimo e privilegiato rapporto con Gesù che le appariva durante i suoi momenti di estasi, momenti dai quali traeva la forza per affrontare le sofferenze della vita . A seguire, un altro padre ha sviluppato una serie di riflessioni aventi per oggetto il senso dell’amore coniugale all’interno del matrimonio cristiano. Mentre il discorso procedeva, io pensavo che i relatori stavano delineando profili molto alti, obiettivi a cui ragionevolmente ciascuno poteva anche pensare di avvicinarsi in qualche misura, ma che difficilmente potevano essere raggiunti. Sicuramente però l’impatto emotivo era forte. È infatti molto bello pensare che” lo sposo o la sposa, prima che al coniuge, appartengono a Gesù che presta loro occhi, mani, cuore e corpo perché possano amarsi come Lui ama entrambi da sempre o che, grazie al dono dello Spirito Santo ricevuto nel battesimo, gli sposi vengono conformati a Cristo che li rende capaci di pronunciare il loro sì “e molto altro ancora.

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Ma io mi chiedo: per condividere ideali così alti, quanto cammino bisognerebbe aver compiuto. insieme? E quanti l’avranno fatto? Io ai miei tempi sicuramente no. E argomenti così impegnati e impegnativi non dovrebbero necessariamente essere ascoltati da entrambi i coniugi? Guardandomi attorno, invece, tra le persone presenti in sala mancavano proprio le coppie e soprattutto quelle giovani. D’altra parte è difficile e forse nemmeno giusto che entrambi i genitori si stacchino dalla famiglia se a casa ci sono figli piccoli. La platea era quindi formata per lo più da persone di una certa età e con una realtà familiare ormai consolidata, con la quale ciascuno , tornando a casa di lì a poco, si sarebbe dovuto confrontare, o come persona coniugata, o separata, o single o vedova, essendo rappresentate in sala tutte queste categorie. A parte queste mie e del tutto personali considerazioni, ritengo tuttavia che l’incontro sia stato formativo e interessante, espresso attraverso un eloquio chiaro ed efficace e che abbia comunque offerto a tutti degli spunti per una riflessione personale, a mio avviso sempre molto importante. Aggiungo di mia iniziativa alcune parole tratte da un libro del cardinal Martini, che personalmente ho sempre apprezzato moltissimo e che possono essere condivise da tutti ed essere di aiuto a ciascuno di noi nell’anno dedicato alla misericordia.

“Il matrimonio contiene una vocazione a un’unità di coppia e di famiglia da costruire giorno per giorno. È un lungo cammino di integrazione e di ascesi, perché l’unità non è ovvia, ma richiede molto perdono, molta pazienza, richiede di ricominciare sempre da capo. È un educarsi a vicenda, un lasciarsi educare dall’altro, che in tutta la vita comune rappresenta un traguardo da mettere in chiaro, un bersaglio da ripulire ogni giorno. Di fronte a concezioni e forme familiari contraddittorie e inaccettabili è comunque già missionario il voler vivere serenamente, semplicemente, coraggiosamente un ideale cristiano”. Francamente mi sembrano parole molto consolatorie, obiettivi che possono essere più facilmente perseguiti e non solo all’interno del matrimonio, ma estesi anche alla vita di relazione più in generale . M.S.

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L’AMORE NON HA CONFINI… ( a cura di Cristina Dellantonio )

I ragazzi della catechesi di 5 elementare scrivono ai missionari predazzani … è la volta di suor Celestina Brigadoi missionaria in Bolivia

Carissima Suor Celestina, siamo un gruppo di catechesi della quinta elementare del tuo paese, Predazzo. Con gli altri tre gruppi della nostra annata, qualche tempo fa abbiamo parlato della missione e dei missionari, impegnandoci a prendere contatto con uno dei nostri missionari predazzani per sapere cosa fanno, come vivono i bambini dei paesi dove operano, ecc. Il nostro gruppo ha scelto te e allora oggi prendiamo contatto attraverso questo veloce canale che è la posta elettronica. Intanto ti voglio informare che domenica 22 marzo proponiamo una recita al teatro dell’oratorio, con il titolo “La Passione con il cuore”; devolveremo il ricavato a favore delle missioni dei quattro missionari predazzani attivi nel mondo. Si tratta di un lavoro fatto su un copione elaborata dalla mamma catechista Silvia, e parliamo degli ultimi momenti della vita di Gesù, per approfondire il grande amore che ha per noi e sentirci partecipi di questo amore attraverso la proposta di riflessione alla nostra comunità, con lo scopo di aiutare i bambini che vivono situazioni di difficoltà in diverse parti del mondo: davvero spesso non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo e della possibilità concreta di fare qualcosa per gli altri. Speriamo di risentirti presto, ti racconteremo come andrà la recita e cercheremo di mantenere i contatti, e magari di incontrarti di persona la prossima volta che tornerai a Predazzo! Ti ringraziamo e ti salutiamo con affetto, le catechiste Cinzia e Cristina con i ragazzi del gruppo di catechesi - 19 -


SUOR CELESTINA RISPONDE...

Carissimi, queste iniziative che prendete mi commuovono e mi fanno tanto bene!!! Che bello sapere che, giovani come voi, date libero spazio allo zelo e amore che il Signore vi mette dentro per il suo Regno e sapete creare momenti e modi diversi per “innamorare” di questo anche i bambini!!! Bravissimi e bravissime! Continuate cosí perché a questo ci chiama Colui che ci ama: a farlo conoscere perché molti e molte lo possano seguire sempre piú da vicino! Che dirvi bambini? Penso di conoscervi un po’ vero? Immagino che mi sono incontrata con voi in questi anni (non ricordo quando e con chi) ma sono veramente felice che possiate incontrarvi con quell’amore di Gesú che vi abbraccia uno per uno, per non lasciarvi mai. Ringraziate davvero le vostre catechiste, che vi aiutano in questo cammino di Vita e di realizzazione piena. Chissá che bella rappresentazione avrete fatto al Teatro: che impressioni vi sono rimaste? Che cosa ha suscitato nel vostro cuore la recita che avete realizzato? Mi piacerebbe sentirvi!!!! Che dirvi dei nostri bambini? Mi viene alla mente in questo momento Juan David, un bambino di 8 anni che abbiamo conosciuto, nella visita fatta alle famiglie: non parla, solo qualche verso e gesti. Abbiamo visto con una neurologa cosa fare e, con la sua diagnosi, abbiamo cercato una scuola speciale per lui. Lí gli hanno riscontrato che non vedeva bene: siamo andati da un oculista e il risultato? Il dottore ha ordinato - 20 -


un’operazione: le ciglia erano rivolte verso dentro e provocavano a David una lacrimazione quasi continua. Quindi l’operazione e, dopo una settimana, siamo ritornate dall’oculista che ci ha dato la ricetta per l’ottico dicendoci che al bambino, una volta messi gli occhiali, gli sarebbe sembrato di vivere in un altro mondo, sapete perché? Il bimbo aveva meno 14 di diotrie, gli ha ordinato 7 per crescere poi gradualmente. L’operazione é costata parecchio come pure gli occhiali ma, insieme (papá e mamma e nostro/vostro aiuto) abbiamo pagato tutto; il papá ha detto al dottore che giá prima si era accorto di questo ma non aveva la possibilitá economica di poter fare l’operazione. E pensate che proprio in questo momento mi chiama il papá dicendomi che anche il figlio piú piccolo (prima elementare) ha bisogno dell’oculista (cosí gli han detto le maestre). Domani andremo insieme per vedere come va! Voglio fare una foto dei due fratellini per mandarvela; vediamo se riesco a farla E quante e quante sono le situazioni di bisogno con cui ci incontriamo ogni giorno e sono contenta che voi possiate partecipare in questo. Basta, non voglio stancarvi, termino qui; vi ringrazio ancora tanto e vi auguro una buona Pasqua a voi e ai vostri genitori, una Pasqua che passa attraverso la solidarietá con chi ha meno di voi. Grazie! Un grande abbraccio a ciascuno di voi e alle vostre carissime catechiste Sr. Celestina Brigadoi

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AVVENTO...

Prepariamo il nostro “cuore” per accogliere Gesù…Bambino Entrando in Chiesa domenica 29 novembre 1° domenica di Avvento troviamo una sorpresa: a fianco dell’altare si erge un imponente orologio dominato da un grande pendolo. Mentre un chierichetto lo spinge per avviarne il movimento ondulatorio, don Giorgio ci racconta che quel pendolo si trovava una volta nel campanile e ci invita a riflettere su quanto tempo, lieto e triste, abbia scandito. Il movimento del pendolo cattura la mia attenzione e il disegno delle stagioni che gli fa da sfondo contribuisce a rendere concreta l’azione del tempo. Il poeta inglese H. A. Dobson scriveva: “Il tempo passa, dici? Ah, no! Ahimé, il tempo resta, noi passiamo” ed è proprio quello che ci sta spiegando don Giorgio. Tutto passa, passano gli Imperi, passano i grandi uomini, passano le straordinarie imprese. Solo l’Amore resta! Per coloro che amano il tempo è Eternità ed il verbo amare trova la sua definizione nell’unione di due altri verbi: accogliere e donare. Solo questo è Amore, quell’amore che permette di trascendere il limite della nostra vita terrena per andare

Cosa sono i millenni? Una manciata di tempo. Polvere in confronto ad un unico sguardo dell’eternità (Herman Hesse) Ogni secondo è di valore infinito, perché è il rappresentante di un’eternità tutta intera. (Goethe) meravigliosamente… oltre! Chiediamoci se il nostro orizzonte si ferma al “qui e ora” o se si spinge più avanti, chiediamoci, in questo inizio d’Avvento, se siamo pronti a vegliare durante l’attesa del Figlio dell’Uomo, consapevoli che il tempo che stiamo vivendo non è quello definitivo ma è solo passaggio verso la pienezza!

“Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale.” Papa Francesco - 22 -


RIFLESSIONI DI UNA PARROCCHIANA …. Ho provato un inatteso senso di stupore domenica alla messa delle 10: non sapevo letteralmente da che parte volgere lo sguardo!

Le gradinate delle balaustra erano “invase” da decine e decine di meravigliose corone d’avvento: un colpo d’occhio davvero straordinario! Il rosso acceso delle candele e dei nastrini che le adornavano, il verde brillante dei rami di abete con cui erano state intrecciate, il bianco della stellina posta su ciascuna di esse costituivano un tripudio di colori e di bellezza! Ora, si sa, tutte le cose belle appagano il cuore, oltre che la vista! Adesso queste corone fanno splendida mostra di sé nelle nostre case e costituiscono un forte richiamo al tempo di attesa, l’Avvento, che è appena iniziato. Un grazie doveroso quindi a tutte le persone che con la loro abilità e con tanta pazienza le hanno realizzate!

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Ma la sorpresa vera era un’altra: nel presbiterio, accanto all’altare, era posto un pannello su cui era stato disegnato un gigantesco orologio e intorno ad esso, dipinte con maestria, il ciclo delle stagioni. Al centro dell’orologio spiccava un enorme pendolo. Quale poteva essere il significato sotteso? Lo avremmo scoperto di lì a poco… Il tempo passa, non si ferma e soprattutto non può tornare indietro. Di qui la necessità di viverlo al meglio, di saper sfruttare le opportunità che la vita ci dona, di non sprecarlo perché è prezioso. Chiaro il riferimento all’Avvento, tempo speciale che ci viene offerto per prepararci alla nascita di Gesù. Durante l’omelia un’immagine mi ha colpita particolarmente e direi anche per certi versi commossa: l’immagine del pendolo che oscilla lentamente come le braccia di un genitore che culla il suo bambino. Quanta tenerezza in queste parole che richiamano alla mente gesti che qualunque genitore ha sperimentato! Che dire a conclusione? A costo di sembrare ripetitivi non si può che ripetere una sola parola: grazie, grazie di cuore per le tante emozioni che ci vengono gratuitamente donate attraverso le parole, i canti, i segni, i simboli che arricchiscono così tanto le nostre liturgie e conseguentemente tutti noi che vi partecipiamo. M.G.

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ANNO DELLA MISERICORDIA Apriamo le porte del nostro cuore ...

8 Dicembre: Immacolata Concezione ed apertura del Giubileo Straordinario dell’Anno Santo della Misericordia, indetto da Papa Francesco con la “Misericordiae Vultus”. Questo tempo ci aiuti, come ha detto papa Francesco a Roma prima dell’apertura della Porta Santa, a divenire testimoni dell’Amore di Dio, rivolgendoci ai privilegiati ai Suoi occhi con lo stesso Suo atteggiamento: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt, 35)

La Misericordia esprime un’energia che si dispiega nel Tempo più che nello spazio: avvia processi di sviluppo e di crescita. Ogni giorno possiamo divenire artefici di misericordia, con il nostro “Sì” quotidiano, quel Sì umile ma forte che Maria esprime alle parole dell’angelo, quel Sì disponibile al servizio e all’aiuto che dovrebbe contraddistinguere il nostro tempo. “Rallegrati o Maria!”, questo il saluto dell’angelo che deve essere anche il nostro buongiorno, il nostro essere contenti perché con noi c’è Gesù e la grazia della nuova vita che ci ha donato. L’orologio nel presbiterio indica proprio l’ora della Misericordia, le tre del pomeriggio, ora in cui, attraverso l’Immacolata, la Misericordia del Padre si è concretizzata quale dono straordinario di redenzione per l’umanità tutta, l’umanità intera. E la grande croce appesa al soffitto sembra sgorgare sangue e vita sull’assemblea intera, sembra che una vita nuova scenda dall’alto su ciascuno di noi

Maria, madre di un’umanità nuova, grazie al singolare privilegio di essere stata concepita immacolata, ci accompagni in questo Tempo di Misericordia. - 25 -


e abbracci nell’asse orizzontale tutto il mondo! Rappresenta dolore, certo, ma possiamo intravedere un’immagine stilizzata di una colomba che, da questo sangue, si libra in volo portando la Pace di cui tutti abbiamo estremo bisogno! Don Giorgio ha allestito una Porta Santa simbolica, attraverso cui siamo passati, facendoci il segno della Croce – chiave della Misericordia – con l’acqua benedetta a memoria del nostro Battesimo, per incontrare l’Immacolata, Madre di Misericordia. Porta simbolica non solo perché rappresenta quella di Roma, ma simbolo anche di tante chiusure, di tanti rifiuti o, al contrario, simbolo di apertura e di disponibilità agli altri, chiunque essi siano. Grazie a don Giorgio per questi segni, che non vogliono costituire una “scenografia teatrale” – come lui stesso spiega - ma aiutarci invece a riflettere sulla ricchezza immensa della nostra Fede. Spalanchiamo la porta del nostro cuore e preghiamo per tante porte chiuse, sbarrate dal male e dall’egoismo, affinchè anche lì possa filtrare una luce di misericordia, luce che mi porta a vedere la sofferenza dei fratelli, a farmene carico come se fosse mia e ad impegnarmi concretamente per alleviarla.

Finché gridiamo: “E’ buio! E’ buio!”, la luce non si accende. Mandiamo noi luce con la nostra vita più buona e, in noi e attorno a noi, passerà la potenza del Sangue di Cristo che sana la storia e la rende storia di salvezza! Madre Teresa di Calcutta

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RIFLESSIONI VARIE di alcuni parrocchiani …

Martedì 8 dicembre, in concomitanza con la cerimonia solenne celebrata in Vaticano, anche la nostra piccola comunità di Predazzo ha celebrato, con il gesto simbolico dell’ apertura della Porta Santa, l’inizio dell’ Anno Santo indetto in forma straordinaria da Papa Francesco. Come ha ricordato don Giorgio, il Giubileo appena iniziato è stato fortemente invocato da Papa Francesco per affidare alla Madonna, madre di tutti noi, non solo i nostri dubbi, le preoccupazioni quotidiane, ma anche i drammi umanitari, le guerre ed i conflitti di ogni genere che insanguinano non solo il mondo, ma scuotono ed interrogano le nostre coscienze, affidando quindi tutto questo alla Divina Misericordia che rappresenta il filo conduttore di questo Giubileo. Per questo motivo, con una piccola cerimonia iniziale, don Giorgio ha aperto e varcato la nostra piccola Porta Santa, allestita con sapiente maestria artigianale dai volontari della parrocchia; un lavoro lungo e certosino che ha riprodotto in scala l’identica Porta Santa del Vaticano, in una meravigliosa raffigurazione artistica, senza alcun particolare tralasciato, che ha fatto rivivere a tutti i presenti le stesse emozioni e gli stessi sentimenti di chi, quella stessa mattina, partecipava in San Pietro alla cerimonia ufficiale. Denso di significato profondo e degno di riflessione, la statua della Madonna, posta subito dietro la porta, che ha accolto tutti noi al nostro passaggio davanti a Lei: una madre “misericordiosa” proprio a ricordarci il motivo di questo Giubileo, una madre con le braccia aperte, pronta ad accoglierci con i nostri errori e le nostre mancanze, alla quale tutti i partecipanti alla Santa Messa hanno riservato un segno di riverenza con un inchino, a dimostrazione del fatto che la bontà della nostra mamma celeste rappresenta per tutti noi motivo di fiducia, di amore e di sicurezza. R.C. - 27 -


Sono rimasto perplesso la scorsa domenica entrando in chiesa. Troppi addobbi - ho pensato - ed eccessivo il contesto. È stato il pensiero di pochi attimi. Sentire l entusiasmo di don Giorgio nel celebrare la messa e la passione che trasmette con le parole mi hanno aperto gli occhi. E mi hanno fatto capire… e pentire del mio pensiero superficiale e della mia stupida critica. Io che vivo la mia fede tiepidamente ho bisogno di entusiasmo e di una guida così entusiasta . Ti ringrazio don Giorgio. Buon Natale Paolo Degregorio

Varcare la porta santa ed entrare nell’anno della misericordia è stata un’esperienza molto toccante! Per me, il momento più emozionante è stato quello di trovare al di là della porta Maria, la mamma del cielo che, come ha detto don Giorgio, ci prende per mano e ci accompagna durante questo cammino in cui ciascuno è chiamato a gustare la misericordia di Dio e ad essere misericordia per gli altri, cioè essere presenza di Dio in ogni incontro che facciamo. La preghiera è la nostra forza e i santi ce l’hanno largamente dimostrato. Maria, poi, è la misericordia che si è fatta persona, accogliendo, educando, vivendo con Gesù per seguirlo fin sulla croce da cui è scaturita la grande misericordia di Dio e la salvezza per ciascuno di noi. Luciana G. - 28 -


TEMPO DI NATALE IN… AMICIZIA I ragazzi dell’oratorio presentano un recital natalizio

Domenica 13 dicembre i ragazzi, gli Animatori dell’Oratorio, il Coro Giovanile e i tecnici ancora una volta si sono messi in gioco per rallegrare e far riflettere con un loro spettacolo, un pomeriggio pre natalizio, pomeriggio aspettato sempre con gioia e trepidazione da tutti: grandi e piccoli. Nel volantino distribuito in sala così si legge:

Come ogni anno i primi a stupirci della realizzazione di questo recital siamo noi Animatori più adulti ….ci sembra quasi impossibile perché pare che ogni anno aumentino gli impegni e i problemi, sia per il coinvolgimento dei ragazzi, sia per la disponibilità degli Animatori più giovani, e invece …ECCOCI QUA !!! Ancora una volta grati al Signore per aver potuto fare questa attività e inserire un messaggio cristiano di impegno e speranza per i ragazzi. La scritta sul fondo “ Tempo di Natale in amicizia “ e la battuta finale “ Il tempo di Natale potrebbe essere l’occasione giusta per fare il primo passo verso gli altri “ sono l’augurio che ci facciamo a vicenda per vivere bene questo tempo prezioso. La storia che fa da filo conduttore, viene presentata e interpretata da 14 animatori/adolescenti, veramente bravi e promettenti! Le scene presentate dai ragazzi sono 3 e sono tratte dal racconti di Bruno Ferrero, anche le coreografie sono 3. Il Coro Giovanile con molta disponibilità ha accettato il nostro invito e si è preparato con l’entusiasmo e la gioia che lo contraddistinguono, GRAZIE DI CUORE!!! - 29 -


Come ogni anno si sono verificati degli imprevisti e delle incomprensioni, ce ne scusiamo con i genitori che in questo mese di prove hanno dovuto usare tutta la pazienza possibile con noi e con i loro ragazzi. GRAZIE A TUTTE LE FAMIGLIE! Abbiamo dovuto ridurre al minimo le prove, come sempre, per i tanti impegni dei ragazzi…questo inciderà un po’ sul risultato finale, ma al di là di questo rimane il valore del messaggio, dell’impegno e della disponibilità che occasioni come queste aiutano a far crescere… Un grande GRAZIE agli animatori più giovani che hanno affrontato questa esperienza con l’entusiasmo e la spensieratezza tipiche della loro età. Ecco le parole del ritornello finale : Natale in amicizia è Natale vero di Gesù Natale per cui vale la pena di aspettare di aspettare un gran Natale un Natale in amicizia un Natale come vuole Gesùùù!!!

Un grosso augurio di serene e cristiane feste dal G.A.O. ( Gruppo Animatori Oratorio )

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Una mamma ci scrive … BELLISSIMO lo spettacolo che ci hanno regalato domenica 13 dicembre i ragazzi e animatori dell’oratorio. Mi hanno detto che lo avevano già presentato, ma io lo vedevo per la prima volta. Il messaggio è stato chiaro, chiarissimo, per i ragazzi e soprattutto per noi adulti. Annullare le distanze del cuore, vivere in amicizia, non avere pregiudizi, non catalogare le persone per il vestito, per i soldi , per la cultura che hanno, ma sentirsi “ fratelli” di tutti nel concreto vivere quotidiano. In sala mi guardavo attorno e accanto a me vedevo gente con le quali neppure io parlavo da tempo, a dir la verità credo sia solo per una forma di antipatia a pelle!!! E credetemi le parole e le varie scenette dei ragazzi mi hanno fatto proprio pensare molto e mi sono resa conto di quanto tempo io stessa abbia sprecato nel “ giudicare” nel “ pensare male” degli altri, nel chiudere porte e finestre che, se fossero state aperte, sicuramente avrebbero fatto entrare persone e anche …il sole. Bellissimo e molto sentito anche il coinvolgimento del pubblico: “urlare” assieme le varie frasi proposte mi ha fatto pensare ulteriormente e, credo come me, anche altre persone si sono sentite “prese” dal significato di tutto lo spettacolo Quindi un bel grazie a chi ha ideato il tutto, ai ragazzi-attori che hanno messo in scena questo spettacolo, ai bambini che si sono messi in gioco con entusiasmo e buona volontà. GRAZIE davvero a tutti e spero di poter vivere ancora per molti anni momenti così emozionanti e profondi. Allora: CORAGGIO soprattutto agli animatori : perché ci deve sempre essere qualcuno che “ tira la careta”! E forza ragazzi : partecipate ancora numerosi; il tempo poi, quando sarete più grandi, vi ricompenserà con il ricordo nostalgico dei bei tempi passati in armonia e gioia.

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LA LUCE DELLA PACE DA BETLEMME Bellissimo ed emozionante l’arrivo degli scout della val di Fiemme Arianna, Elisa e Riccardo, nella chiesa semioscura di Predazzo prima della S. Messa delle 18 di domenica 20 dicembre. In mano tenevano una lanterna con una fiamma viva, la fiamma della LUCE DELLA PACE proveniente direttamente da Betlemme e che ha alimentato la candela posta sull’altare, candela che continuerà ad ardere per ricordare a tutti il grande dono della pace. In una chiesa gremita di persone Susan, aiuto capo dei lupetti di Moena, ha spiegato così il significato di questo gesto:

Nella Chiesa della Natività a Betlemme vi è una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane della terra. E’ la Luce della Pace, un semplice segno che unisce attorno al mistero del Natale migliaia di persone. E’ un simbolo di fraternità che rappresenta il mistero di Dio che si fa uomo, è l’annuncio del suo amore che illumina la vita di ogni uomo. Dal 1986 gli Scout viennesi hanno deciso di collaborare alla distribuzione della Luce della Pace, mettendo così in pratica uno dei punti chiave dello scautismo, l’amore per il prossimo espresso nella “Buona Azione” quotidiana. Di anno in anno è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo per la consegna della “ Luce della Pace” tramite i Gruppi Scout. Sempre più numerosi sono gli Scout che vi prendono parte. Quasi ogni anno la Luce della Pace di Betlemme è stata portata in un “nuovo” Paese europeo. Anche quest’anno il nostro Gruppo scout Fiemme e Fassa 1 ha voluto prendere parte all’iniziativa. - 33 -


La luce della Pace va diffusa a più gente possibile, la Pace è patrimonio di tutti e la Luce deve andare a tutti. Si vorrebbe che la luce della Pace arrivasse in special modo nei luoghi di sofferenza, ai gruppi di emarginati, a coloro che non vedono speranza e futuro nella vita. L’occasione della distribuzione può essere occasione di Buone Azioni : fare compagnia a chi è solo, visitare gli ammalati, dar da mangiare a chi ha fame. La Luce della Pace non ha solo un significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici, morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede. Perciò accogliamo coloro che vorranno partecipare alla distribuzione anche se non cristiani, purchè condividano i valori di Pace e Fratellanza che la Luce della Pace porta con sé. Aiutateci a continuare questa staffetta portando la Luce nelle case delle persone a voi care e vicine come augurio di un sereno Natale.

Approfittiamo di questo articolo per dare delle informazioni, che possono risultare utili , sul gruppo scout Fiemme e Fassa 1, così, se qualcuno fosse interessato a parteciparvi, sa di cosa si tratta ed eventualmente contattare uno dei capi Claudia Zamana.

SCOUT FIEMME e FASSA 1 Ma chi sono questi scout? Fin dalla fondazione(1907) lo Scautismo si propone come obiettivo la formazione integrale della persona secondo i principi ed i valori definiti dal suo fondatore Lord Robert Baden Powell,(B.-P per tutti gli scouts) che nella concre-

tezza del suo linguaggio e delle sue intuizioni pedagogiche, aveva indicato in “quattro punti” i fondamenti del metodo scout: “formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo”, qualità semplici, ma necessarie per formare un uomo libero ed un buon cittadino.

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La metodologia applicata all’interno dell’associazione non è basata su lezioni teoriche, ma con lo strumento dell’imparare facendo, attraverso esperienze concrete come la vita nei boschi, la cucina al campo, la manualità, l’uso degli attrezzi, il canto, l’espressione teatrale, lo sport, la conoscenza della natura, la competenza tecnica, la catechesi vissuta nelle attività pratiche, il servizio al prossimo, il gioco ecc. La proposta educativa dello Scoutismo parte da 8 anni di età e termina a circa 21 anni. Bambini, e ragazzi sono divisi in gruppi differenti a seconda delle varie fasce d’età: da 8 a 11 anni i bambini sono Lupetti, e si riuniscono nel Branco. da 12 a 16 anni si è Esploratori e Guide, riuniti nel Reparto. – a 17 anni si diventa Rover e Scolte Ogni unità scout è seguita dai Capi (educatori che hanno almeno 20 anni) e da Assistenti Ecclesiastici che vivono insieme ai ragazzi il “grande gioco” che porta tutti a crescere. Il nostro gruppo”ValFassa1” nasce nel 2001 in Val di Fassa dove opera a Pozza di Fassa, sul reparto e sul Clan . Nel 2011 viene aperta la prima unità in Val di Fiemme , a Cavalese presso l’oratorio della Pieve, ed opera su ragazzi/e del Reparto “della Magnifica”. Nel 2012 presso l’oratorio di Moena , trova sede il Branco “Rupe delle Nevi” .

Nel 2015 il gruppo cambia nome e diventa “Fiemme e Fassa 1” Il gruppo con la sua attività accoglie ragazzi provenienti da quasi tutti i paesi delle due vallate ed è qui che facciamo le uscite e i campi estivi in tenda o nelle baite. Questa attività ci permette di conoscere meglio il meraviglioso territorio in cui viviamo, anche grazie alla disponibilità delle amministrazioni comunali di tutti i paesi che ci danno la possibilità di campeggiare . Un grosso grazie lo dobbiamo dare alla Magnifica Comunità di Fiemme, che ci concede sempre con molta disponibilità l’uso delle loro baite. Nel corso degli anni il reparto “della Magnifica” è cresciuto molto ora conta 24 ragazzi/e iscritti. Siamo inoltre molto contenti perchè a settembre 2016 aprirà anche un Branco in Val di Fiemme che accoglierà i bambini dagli 8 agli 11 anni .Un ultimo, ma non meno importante ringraziamento lo dobbiamo fare a Don Ferruccio Furlan che ci concede gratuitamente l’uso dei locali dell’oratorio di Cavalese.

Chi volesse saperne di più di questa interessante e importante associazione presente anche sul nostro territorio può contattare Claudia Zamana . ( cell 340 6816048 ) Claudia Zamana

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NELLA GIOIA DEL NATALE Cosa penserà Gesù del nostro vivere il Natale? Questo mi sono chiesta mentre si spegnavano le luci all’interno della nostra chiesa prima della Santa Messa della Vigilia. Ed ho immaginato queste Sue parole…

Gesù Bambino ci scrive … “Eccomi entrare in Chiesa, una statua che mi raffigura bambino, portato in alto lungo la navata centrale dalle mani di don Giorgio. “Viene Gesù ,la luce del mondo” ripete tre volte ed il Coro risponde, cantando gioioso. Isaia (9,1-6) vi ricorda che “ogni calzatura di soldato che marciavo rimbombando… ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati e dati in pasto al fuoco… poiché un bimbo è nato per noi, ci è stato dato un figlio..” e nella lettera a Tito (2,11-14) leggete che “E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”. Don Giorgio spiega in maniera molto efficace la potenza della Parola di Dio, mio e vostro Padre, riportando le parole di un bambino: Dio è venuto tra noi come bambino per FARSI AMARE! E il legno della greppia che lo ha accolto neonato è quel legno della croce che lo ha visto morire per NOI. Sulle labbra del bambino che voi accogliete commossi questa sera, già affiorano le parole “HO SETE”.. e l’omelia termina con un punto interrogativo al termine di queste parole “Di che cosa ha sete Dio?” Vi guardo nei banchi della chiesa e vedo che qualcuno di voi sta cercando una risposta a questa domanda… Dio ha sete della vostra anima, ha sete di salvezza per ciascuno di voi che siete tutti ugualmente preziosi ai suoi occhi!

Mentre mi guardate adagiato nella “mangiatoia” di bianche stelle di Natale, sforzatevi di ripetere dentro di voi questa domanda, fate in modo che la gioia di questa sera accompagni ogni giorno della vostra vita, che la mia nascita si possa ripetere ancora ed ancora in un continuo OGGI!... Non dimenticate di pregare, di ringraziare, di accogliermi nel vostro cuore, di pensare a quanto il Padre mio e vostro vi ami… Provate a spalancare il vostro cuore in un abbraccio carico di Amore e di Misericordia e così sarà Natale tutto l’anno!”

Papa Francesco: nel volto del piccolo Gesù contempliamo il volto di Dio che non si rivela nella forza, nella potenza, ma nella debolezza e nella fragilità di un neonato. - 36 -


UNA FAMIGLIA… DA IMITARE! 26 dicembre: Festa della Famiglia di Nazareth

Da un messaggio di Giovanni Paolo II… Nel clima di gioia che è proprio del Natale, celebriamo oggi la Festa della Santa Famiglia. Dal presepe il nostro sguardo si sposta idealmente sull’umile dimora di Nazaret. Gesù, fattosi nostro fratello, ha voluto passare attraverso l’esperienza della famiglia. Si è così inserito nella prima e fondamentale cellula di aggregazione sociale, dando in tal modo un riconoscimento di validità perenne alla più comune fra le istituzioni umane. Per noi credenti la famiglia, riflesso della comunione trinitaria, ha come modello quella di Nazaret, al cui interno si è svolta la vicenda umana del Redentore e dei suoi genitori. Pensiamo alle difficoltà che Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare in occasione della nascita di Gesù ; e poi nell’esilio in Egitto, per sfuggire alla persecuzione di Erode. Guardando quest’oggi a quella Casa santa, il pensiero va alle tante famiglie che, in questi nostri tempi, si trovano in situazioni difficili. Alcune sono segnate da estrema povertà, altre sono costrette a cercare in Paesi stranieri quanto purtroppo manca loro in Patria, altre ancora incontrano al proprio interno seri problemi a causa del rapido mutamento culturale e sociale che talora le sconvolge. Tutto questo mostra quanto sia urgente riscoprire il valore della famiglia ed aiutarla in ogni modo ad essere, come Dio l’ha voluta, ambiente vitale dove ogni bimbo che viene al mondo è accolto fin dal suo concepimento con tenerezza e gratitudine ; luogo dove si respira un clima sereno che favorisce in ogni suo membro un armonioso sviluppo umano e spirituale. Possa la Santa Famiglia, che oggi veneriamo, ottenere questo dono per ogni nucleo familiare, e lo aiuti ad essere una piccola “chiesa domestica”, scuola di virtù umane e religiose. - 37 -


Un parrocchiano ci scrive… Molto bello vedere un gruppo di “ coscritti” tutti composti e “ seri” nel primo banco della chiesa per partecipare alla messa delle ore 20 del 26 dicembre, giorno in cui la Chiesa ci invita a riflettere sulla “famiglia di Nazareth”. I colori sgargianti dei loro vestiti uniti ai “cappelli fioriti” messi in ordine sui banchi davano un senso di allegria e spensieratezza. Guardando questi ragazzi 18enni, che dovrebbero aprirsi alla vita in modo più consapevole e maturo, mi ha fatto ricordare quando anch’io alla loro età credevo di conquistare il mondo ed il mio cuore era pieno di sogni. Mentre li osservavo con una punta di nostalgia pensando alla mia gioventù…, nel mio cuore mi sono unito all’augurio che don Giorgio ha fatto loro: saper riscoprire la tenerezza nel quotidiano puntando e affidandosi all’unico che non delude mai e che ha il potere di far realizzare tutti i sogni più profondi del cuore umano, ma soprattutto uno : saper amare e accettare l’amore degli altri! E allora ragazzi anche da me, un semplice parrocchiano che con voi ha condiviso il momento” forte” dell’Eucaristia, un grande augurio: che il nuovo anno vi porti ad essere persone pronte a donare e ricevere amore! E per ultimo vorrei dire a tutte quelle persone che dimostrano di non avere speranza nei giovani : no, non è vero che i giovani non hanno nulla da dire e da dare, ci sono giovani splendidi che sanno fare bello e buono il nostro mondo, hanno solo bisogno della nostra fiducia e del nostro calore! Grazie cari giovani per la vostra bella testimonianza!

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NEL CUORE DELLA NOTTE, CON I PASTORI, PER INCONTRARE GESU’ Un’alternativa al gran cenone di fine anno

TESTIMONIANZE... L’evangelista Luca racconta :” I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino, adagiato nella mangiatoia” ( Lc.2,16). Oggi quello del pastore è un lavoro degno di rispetto come le altre attività umane compiute con onestà e passione, ma al tempo di Gesù in terra di Palestina i pastori erano poco considerati se non addirittura disprezzati perché sempre lontani dal tempio di Gerusalemme, lontani dalla preghiera, lontani dai riti di purificazione, lontani da tutti, lontani persino da Dio. Essi stessi pensavano di non essere amati da Dio, dal quale si aspettavano chissà quali tremendi castighi: essi erano proprio in fondo alla scala sociale in Israele. Luca, col suo racconto, ci vuole far conoscere l’agire di Dio: non agli Scribi, ai Dotti, al gran Sacerdote, ai Potenti, ma Dio è vicino proprio ai pastori, agli ultimi, ai disprezzati. “L’angelo del Signore disse loro: Non temete ecco, vi annuncio una - 39 -


grande gioia, che sarà di tutto il popolo, oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è Cristo Signore “( Lc.2,10-11). Questo è lo stile di Dio, questa è la sua sapienza, Dio non guarda ciò che guardano gli uomini, ma guarda nel profondo del cuore di ognuno ed è proprio ai pastori che Dio affida il compito di diffondere la lieta notizia: le promesse di Dio, annunciate da secoli dai profeti, si stavano compiendo. Ho cercato di immaginare quanta gioia avessero provato quei pastori: non era vero ciò che avevano sempre detto gli Scribi e i Farisei! Non era vero che Dio non li amava, che Dio li disprezzava, che Dio volgeva il suo sguardo solo sul tempio di Gerusalemme e su chi lo frequentava. Il Dio di Israele amava anche loro : ”Senza indugio” ( ecco la fede dei pastori ) anche se faceva freddo, anche se era buio, non importa, i pastori si mettono in cammino illuminati e riscaldati da quella luce che viene dal cuore, per contemplare il Bambino annunciato dall’angelo. Con questo spirito la notte del 31 dicembre mi sono recato alla veglia di preghiera e di ringraziamento per contemplare Gesù, mandato da Dio, annunciato dai profeti: mi sono sentito come quei pastori assieme alla comunità di Predazzo ( eravamo tutti pastori) con la gioia nel cuore e il desiderio di riscaldarci alla luce del Principe della pace, che con la sua venuta tra gli uomini ha dato inizio ad un mondo veramente nuovo, un mondo di fraternità, di amore, di servizio, un mondo che tanti, ancora oggi come allora, si ostinano a non vedere o a non volere. Rendo grazie e lodo il mio Signore per avermi concesso la gioia e l’opportunità di incontrarlo ancora; ringrazio don Giorgio e la sua bella comunità per avermi accolto e dato la possibilità di pregare insieme, fare comunione attorno a Gesù, nostra salvezza e fonte di ogni bene. All’inizio dell’anno nuovo, non mi resta che augurare un buon cammino di fede a tutti voi. Luigi Lena, diacono

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“Cos’è una Veglia di Preghiera?” Chiedo ai miei figli mentre ci vestiamo per andare alla Veglia in Cappella Maria Immacolata. Il più grande mi risponde che si tratta di “un momento che ci riporta all’Ultima Cena, al termine della quale Gesù chiede agli apostoli di vegliare e pregare per lui”; il piccolo mi risponde che, secondo lui “è un tempo che dedichiamo a rimanere in silenzio, ascoltando il nostro cuore e quello che Gesù, in questo silenzio, ci vuole dire”. All’inizio di queste due ore di raccoglimento, a fine anno, penso alle parole di don Giacomo durante la Santa Messa di ringraziamento: ci ha invitati a sostare davanti a Gesù Eucaristia lasciando scorrere tra noi e Lui quanto successo quest’anno, momenti belli e meno, lieti e tristi, ma ringraziando comunque, anche per le cose più scontate e, apparentemente, meno importanti. Ascolto le riflessioni lette da don Giorgio, le musiche di Taizé che le accompagnano e in quel silenzio affiorano davvero tanti pensieri, anche, a volte, piuttosto scomodi… rivedo tanti volti, tante situazioni e non riesco ad evitare la frase “Ama il prossimo tuo come te stesso”, tra i tanti pensieri continua lieve ad affiorare. Non mi è stato detto “Ama il prossimo tuo – quello che ti è simpatico, quello che ti risulta facile, quello che ti ricambia qualcosa, quello che ti considera”, mi è stato proprio detto “Ama il prossimo tuo” secco, senza scappatoie. E sinceramente ho la tendenza a considerare prossimo scomodo parecchie persone, ma questo silenzio mi porta a riflettere sul fatto che prossimo sono pure io degli altri e chissà cosa pensano di me! Chissà che tipo di prossimo sono io! Insomma, non per fare il verso alla canzone di Sanremo ma che si voglia o no “gli altri siamo noi”… le considerazioni che facciamo - 41 -


sugli altri sono inevitabilmente le stesse che ci vengono rivolte contro! Papa Francesco ripete spesso che Dio ci ha fatto il dono straordinario della Pace, ma noi ne siamo gli operatori! Sta a noi costruirla… anche nel piccolo delle relazioni quotidiane.. e temo che se continuiamo a prendere le misure con il nostro personalissimo metro sarà difficile raggiungerla, persino all’interno delle nostre case, figuriamoci nel mondo!

Lasciamoci invadere dall’amore di Dio! Non dimenticatelo: questo è il grande tempo della misericordia! (Papa Francesco) Vengono lette queste parole: “Le nostre comunità siano oasi di misericordia!”, ma per realizzarlo dobbiamo necessariamente cambiare punto di vista, altrimenti temo che non ci arriveremo mai.

Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio. (Giacomo 2,13) Così trascorrono le due ore proposte da don Giorgio al termine del 2015… ricche di preghiera, pensieri, ringraziamento e riflessioni… con l’augurio di un sereno anno nuovo, concludo con le parole di papa Francesco:

Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia. E’ attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima. E’ ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. … Nelle tue primavere sii amante della gioia. Nei tuoi inverni sii amico della saggezza. E che quando sbagli strada ricomincia tutto daccapo. … E scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta, ma usare le lacrime per irrigare la tolleranza.

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MIGRANTI E RIFUGIATI CI INTERPELLANO La risposta del Vangelo della Misericordia è il tema scelto dal Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato domenica 17 gennaio 2016

Il Papa scrive nel suo messaggio ” Più che in tempi passati, oggi il Vangelo della misericordia scuote le coscienze, impedisce che ci si abitui alla sofferenza dell’altro e indica vie di risposta che si radicano nelle virtù teologali della fede, speranza e carità, dedicandosi alle opere di misericordia corporali e spirituali…Alla radice del Vangelo della misericordia, l’incontro e l’accoglienza dell’altro si intrecciano con l’incontro e l’accoglienza di Dio: accogliere l’altro è accogliere Dio in persona. Cari fratelli e sorelle migranti e rifugiati, non lasciatevi rubare la speranza e la gioia di vivere che scaturiscono dall’esperienza della misericordia di Dio, che si manifesta nelle persone che incontrate lungo i vostri sentieri”.

PERCHE’ ACCOGLIERE I PROFUGHI? Roberto Calzà direttore Caritas Diocasana e Cristian Gatti direttore Fondazione Comunità Solidale “ L’accoglienza è un obbligo di ogni cristiano” ha sottolineato mons. Bressan, ricordando l’appello di papa Francesco alle parrocchie e comunità per l’accoglienza profughi. Siamo contenti di poter dare a persone disperate una possibilità di continuare a sperare in un futuro migliore. - 43 -


L’arcidiocesi di Trento facendo proprio l’invito del Papa ha firmato un protocollo d’intesa con la provincia Autonoma di Trento ( Cinformi ) per dare avvio al progetto accoglienza dei richiedenti protezione internazionale ( coloro cioè che più comunemente chiamiamo profughi ) in alcune strutture messe a disposizione dalla parrocchie: appartamenti e canoniche. Sono una quarantina le persone finora accolte in vari paesi ma la chiesa trentina è pronta ad accoglierne 120. Le spese di adeguamento delle abitazioni sono sostenute dall’Arcidiocesi, che non chiederà alcun affitto alla Provincia mentre l’accoglienza sarà gestita dalla Fondazione Comunità Solidale e Caritas Diocesana in sinergia con Cinformi e promuovendo dei comitati per l’accoglienza nelle singole parrocchie”

MOLTE SONO LE DOMANDE CHE LA GENTE SI PONE CIRCA L’ACCOGLIENZA, ECCO LE RISPOSTE DEI RESPONSABILI DELLA FONDAZIONE E DELLA CARITAS Chi sono le persone che arrivano? Sono poveri che bussano alle nostre porte perché dove sono nati non possono più vivere a causa delle guerre, della situazione politica e civile, delle condizioni ambientali ed economiche. Come trascorreranno le giornate? Dovranno obbligatoriamente partecipare a corsi di italiano e di formazione organizzati dalla Provincia e potranno essere interessati alla realizzazione di piccoli servizi di volontariato alle comunità o ai comuni. Chi garantisce il loro buon comportamento? L’equipe della Fondazione, il comitato di accoglienza, i cittadini comuni che intessono con loro rapporti.

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Per quanto tempo staranno fra noi? Dai 18 ai 24 mesi, il tempo necessario per dimostrare la loro buona volontà e veder riconosciuta e accolta la loro richiesta di protezione internazionale. Quanto ricevono? Da un fondo europeo ricevono 2,50 Euro al giorno in contanti e 4 Euro in buoni spesa da utilizzarsi nei nostri supermercati. Il resto dei 27,50 Euro dati dal Fondo servono per il servizio di gestione. Cosa ci guadagniamo ad accoglierli? Le parrocchie, economicamente, nulla. Gli appartamenti sono messi a disposizione gratuitamente; a livello umano, siamo convinti, c’è molto da guadagnare nel conoscere gente di culture diverse, ascoltare le loro storie e i loro drammi, ci permette di conoscere anche noi stessi e ci aiuta a sentirci sempre più comunità a 360°. E se non sono previsti arrivi nelle nostre comunità cosa dobbiamo o possiamo fare? Innanzitutto fare rete con le comunità vicine che vivono concretamente l’accoglienza, mettersi a disposizione per una partita al pallone, per una gita in montagna, per un canto insieme …non sono i singoli paesi che accolgono, ma tutta la comunità trentina e poi, non dimentichiamo che come cristiani, abbiamo uno strumento in più, la preghiera per chi arriva, le loro famiglie, per chi accoglie, per chi ancora non riesce ad accogliere.

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... PER NON DIMENTICARE! NEL CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE... Don Valentino Felicetti, dopo aver letto la ricerca fatta da Mons. Lorenzo Dalponte e racchiusa nel libro “ Il clero dei profughi trentini” ( Vita Trentina 1915 ) vuole condividere con noi , la vita di alcuni preti predazzani che tanto si prodigarono per i profughi durante la guerra 1915- 1918: don Accursio Dellagiacoma, don Nicolò Nicolao, don Angelo Dellantonio, don Lorenzo Felicetti, don Tommaso Boninsegna. Tema altamente attuale quello dei profughi, quando anche noi eravamo dei “profughi” a causa della guerra. Iniziamo con la vita semplice e umile di don Accursio... Nella ricorrenza del centenario della prima guerra mondiale 1914-1918 un posto non secondario merita il ricordo della grande sofferenza patita dalle popolazioni civili delle zone di confine dell’allora impero austro-ungarico, quale la Vallagarina con Rovereto, Arco, Riva e le vallate di Folgaria e Lavarone, costretti ad evacuare improvvisamente nel giro di poche ore, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, abbandonando case, bestiame e perfino anziani ed ammalati non autosufficienti per trasferirsi in paesi sconosciuti dell’Austria inferiore, della Boemia e della Moravia e in particolare nelle “città di legno” ossia i campi profughi di Mittendorf , presso Vienna, Braunau e Katzenau, per ben lunghi 4 anni, fino al sospirato rientro di novembre 1918, trovando i loro paesi ridotti ad un cumulo di rovine, quasi irriconoscibili. Sofferenza questa, unita a quella dei mariti e fratelli morti sui fronti della Galizia e della Russia e di quanti internati deceduti a causa degli enormi disagi nei campi profughi. Gemiti inesprimibili, li ha definiti il parroco di Marco don Giuseppe Pederzini ( 1833 – 1955 ) scrivendo all’allora vescovo di Trento Mons. Celestino Endrici, pure lui esiliato e confinato, sotto accusa di irredentismo, nel monastero cistercense di Heiligen Croix, nel cuore della selva viennese, dove rimase, diremmo oggi, agli arresti domiciliari, fino alla fine della guerra. Tutto questo per dire il clima e il contesto in cui visse e operò un nostro concittadino : don Accursio Dellagiacoma, all’epoca della guerra parroco - 46 -


di Carbonare, nel distretto di Lavarone. Don Accursio nacque a Predazzo nel 1883. Dopo gli studi nel Collegio Arcivescovile di Trento, fu ordinato sacerdote nel 1908. Allo scoppio della guerra ( 24 maggio 1915 ) si trovava a Carbonare proprio nell’immediata zona di operazione e perciò costretto, con tutta la popolazione, ad abbandonare il paese in tutta fretta e raggiungere Caldonazzo e poi Trento, dove si formavano i treni per i profughi destinati ai “ Campi-profughi”. Don Accursio, alla partenza dei suoi parrocchiani, si ritirò a Predazzo, in famiglia, però non era tranquillo della decisione presa e perciò pochi mesi dopo, il 27 luglio con lettera al Vescovo, chiese che gli venisse assegnato un posto nelle terre raggiunte dai profughi, come avevano fatto coraggiosamente tutti i sacerdoti dei paese evacuati. Il 2 agosto gli venne proposto il paese di Poggestal nell’Austria inferiore dove si trovavano 3mila roveretani. Il 14 agosto raggiunse la destinazione, ospite del parroco del luogo. Subito si trovò in difficoltà perché disponeva solo di un piccolo sussidio di 58 corone appena sufficienti per le spese di vitto e alloggio. Erano a suo carico, le spese dei viaggi nel circondario per visitare e portare una parola di conforto ai numerosi gruppi di profughi provenienti dai più diversi paesi del Basso Trentino sparsi nei tanti paesini della regione a lui affidata. Una particolare cura e attenzione la dedicò ai malati ed anziani, a prescindere dalla parrocchia di provenienza e a rispondere alle numerosissime richieste di aiuto che lui, tramite il commissario vescovile faceva pervenire al comitato di Trento per i casi più bisognosi. Nel settembre accompagnò 250 profughi di Varignano nel grande accampamento di Mittendorf, a pochi chilometri da Vienna, dove incoraggiato dalla presenza di altri confratelli, chiese di restare, dato che là si trovavano già alloggiati molti dei suoi parrocchiani di Carbonare e Folgaria. Nell’autunno del 1917, quando per disposizione governativa, i profughi della baraccopoli vennero autorizzati a cercarsi una occupazione all’esterno, don Accursio si recò in Boemia, a Telsh, dove trovò ospitalità presso i padri Premostratensi di Nova Rise, e dove rimase fino alla conclusione della guerra, per un servizio di cura d’anime umile e generoso, come era il suo stile. Da pensionato trascorse gli ultimi anni a Predazzo, nella casa paterna, nel rione “ Molin” con la sorella Berta. E morì nel 1974. I suoi coetanei e i vicini di casa lo ricordano come prete umile e riservato, segnato da tristi e dolorosi anni vissuti da profugo, lontano dalla sua gente. Riposa nella cappella del cimitero, dedicata alla memoria dei preti predazzani. - 47 -


COMUNITA’ IN CAMMINO … …per risvegliare la memoria del nostro Battesimo La celebrazione svolta all’inizio di ogni messa festiva del 10 gennaio, festa del Battesimo di Gesù, dopo la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, ha lasciato un segno particolare nel mio cuore. Mentre il coro intonava il canto “Misericordias Domini in aeternum cantabo” tutti in fila ci siamo avvicinati al fonte battesimale, ci siamo segnati con l’acqua benedetta e abbiamo invocato lo Spirito Santo perché scendesse su ciascuno dei presenti per aiutare tutti noi a vivere ogni giorno concretamente l’essere cristiano. E’ stato un momento forte per me che mi ha aiutato a rinnovare l’impegno di una vita concretamente vissuta per Gesù ricevuto prima nel sacramento del Battesimo e poi della Confermazione. La “croce colomba rossa” espressione dell’amore di Gesù offerto fino in fondo e santificato con il proprio sangue, mi ha fatto riflettere sulla grandezza di questo amore e sull’importanza di invocare spesso lo spirito di Dio perché abbiamo forza, saggezza e abbandono per fare la sua volontà. Battesimo non è solo lavacro, ma fonte dell’amore misericordioso di Dio che ci unisce tutti in un grande abbraccio. Anche questi gesti esterni che possono sembrare infantili e inutili , ci aiutano invece a fare memoria del nostro Battesimo e a prendere coscienza di quanto la Chiesa nostra Madre ci voglia bene facendoci fermare ogni tanto per riflettere sul nostro essere cristiani. L.T. - 48 -


GENITORI IN SCENA!! “RISCHIA E FISCHIA” FESTA DI CARNEVALE Bella l’idea di don Giorgio di allestire uno spettacolo a cui prendessero parte i genitori, un’occasione anche per loro di mettersi in gioco e di dimostrarsi anche ai figli in vesti inusuali!! La scelta di agganciarci al NOI è stata dettata dalla necessità di non interferire troppo con i normali impegni di catechesi. Per la verità non sono stati molti a rispondere all’appello, ma quelli che l’hanno fatto sono stati assolutamente eccezionali – e non lo dico per “piaggeria” (non è da me!!). Perciò, sperando di non dimenticare nessuno, GRAZIE ma veramente GRAZIE di cuore a chi sul palco non si è visto ma c’ha messo del suo in termini di creatività e capacità artistiche: Angela, Giovanna, Manuela e grazie ad Alessandro che ha costruito l’applausometro. GRAZIE a chi ci ha messo la faccia (e qualcosa di più!!), affrontando con coraggio il pubblico, pur non avendone precedente esperienza: Fulvio, Gianni, Giovanni, Letizia e Massimo. GRAZIE a chi ha fatto del suo meglio in entrambi gli ambiti, lavorando a casa per la scenografia e dimostrando navigata capacità di conquistarsi la simpatia del pubblico (naturale, questo, per i grandi attori): Agostino. GRAZIE allo straordinario presentatore, già attrice nella Filo di Moena, simpaticissima e pronta a misurarsi con la gestione della lingua anglosassone, Teresa. GRAZIE a Flavio, attore di consumata esperienza e pronto a salire sul palco anche in quest’occasione. GRAZIE un GRAZIE GRANDISSIMO ai nostri splendidi musicisti, a Walter, Daniele e Federico (.. perché la musica vola tra le generazioni!) e GRAZIE a Cristina per la dolcezza e l’impegno, a Stefano per la pazienza e la generosità, ad Andrea per aver accompagnato tutto lo spettacolo con la sua batteria, a Francesco per il coraggio di suonare con dei “mostri sacri”! GRAZIE ai barzellettieri: Emma, Giulia, Ilaria, Andreas, Marc, Nicolò,Thomas Ba., Thomas Br. GRAZIE alle ballerine: Asia, Francesca, Giada B., Giada D., Giulia, Iris, Nata- 49 -


sha, Nicole, Raissa, Romina, Serena… ai bambini si sa.. basta esserci per creare allegria contagiosa!! GRAZIE ad Alessandro – “sior Miseria”, grande come sempre… grazie soprattutto per il suo entusiasmo! Pur essendo un grandissimo attore, sono certa che fosse sincero quando, girando dietro le quinte a scattare fotografie, ripeteva “Bello! Bello!” GRAZIE a Daniele, Giorgio e Marco, tecnici sempre disponibili! GRAZIE a voi, con tutto il cuore, che avete voluto essere con noi in teatro quella sera! GRAZIE anche a chi con la sua gelida e completa indifferenza mi ha fatto capire che non sempre disponibilità, sincerità, gentilezza e comprensione si trovano dove dovrebbe essere più naturale cercarli! Noi ci siamo divertiti, eravamo un “accrocchio” di persone che poco si conoscevano tra loro, ma l’obiettivo comune di divertirci e di far possibilmente divertire ha reso tutto semplice!! E al termine dello spettacolo a tutti è salita alle labbra questa domanda “quando ci troviamo per una pizza?”.. e l’amicizia… è già di per sé un successo!!... ancora GRAZIE A TUTTI!!!! Silvia Dellagiacoma

Ci sono non credenti che servono Cristo senza conoscerlo e Cristiani che lo conoscono senza servirlo. Gianfranco Ravasi

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PER RALLEGRARE I NONNI … Concertino delle voci bianche alla Casa di Riposo Ciao a tutti Siamo il gruppo delle voci bianche di Predazzo, composto da bambini e ragazze. Solitamente animiamo la Messa della domenica alle ore 18, ma ci divertiamo a cantare anche alle feste folcloristiche del nostro paese. Sabato 16 gennaio siamo andati alla Casa di Riposo di Predazzo, per trascorrere un pomeriggio in allegria, insieme agli ospiti che lì risiedono. Tutti ci aspettavano nella sala delle feste e subito ci hanno accolto con tanta curiosità e sorrisi. Abbiamo cantato canti tipici della nostra tradizione popolare : Valderì, Me compare Giacometo, Oh stella di neve …. E che bello vedere che alcuni ospiti univano la loro voce alla nostra . Qualcuno del nostro coro ha suonato anche con uno strumento: un sax,

un flauto, una tastiera ….per un piccolo intermezzo musicale mettendo così a disposizione di tutti i talenti di ciascuno. Siamo felici perché abbiamo potuto regalare e regalarci un pomeriggio gioioso! E così ci siamo salutati sulle note di questa canzone e nel cuore tanta emozione: “ Volare oh oh oh oh Cantare oh oh oh oh nel blu degli occhi tuoi blu felici di stare quaggiù ….CON TE !!! E ci siamo ripromessi di tornare ancora alla Casa di Riposo per donare e condividere la nostra gioia e allegria perchè sentiamo nel cuore di voler bene a questi nostri “ fratelli” e per donare e ricevere sorrisi che fanno tanto bene al cuore Giuliana con il gruppo delle voci bianche

Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta”

Gibran Khalil

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MISERICORDIOSI COME IL PADRE Perchè l’ANNO SANTO …. perchè della „ MISERICORDIA „ Martedì 26 gennaio, il sacerdote salesiano don Gianfranco ha offerto alla comunità una forte riflessione sull’Anno della Misericordia. Partendo dal video dell’apertura ufficiale della porta santa, in cui si è notata la difficoltà del Papa a spalancare i pesanti portoni, don Gianfranco ha evidenziato che per tutti noi è difficile spalancare la porta del nostro cuore alla misericordia di Dio e alla misericordia verso i fratelli. Ma come si fa a essere misericordiosi? Con due interessanti video sono state presentate le 7 opere di misericordia corporale e spirituale, piuttosto dimenticate dalla maggioranza di noi cristiani, come ha scoperto il Papa in un’udienza in Sala Nervi (Cerca il video su Youtube: “Papa Francesco e le opere di Misericordia – durata 7’21”) Eccole:

OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE

OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE

1. Dar da mangiare agli affamati

1. Consigliare i dubbiosi

2. Dar da bere agli assetati

2. Istruire gli ignoranti

3. Vestire gli ignudi

3. Ammonire i peccatori

4. Ospitare i pellegrini

4. Confortare gli afflitti

5. Visitare i carcerati

5. Perdonare le offese

6. Visitare gli infermi

6. Sopportare pazientemente le persone moleste

7. Seppellire i morti

7. Pregare Dio per i vivi e per i morti

Per chi ha la possibilità, questi sono i due video proiettati, a disposizione anche su Youtube, belli da rivedere in famiglia, anche con i figli. Per i nonni, può essere l’occasione di chiedere ai nipoti di guardarli insieme sul loro computer portatile.... ◊

“7 Opere di Misericordia Corporale – Corpus Hominis 2015 “– durata 6’36

“Le opere di misericordia spirituale” - durata 1’05”

Le opere di misericordia corporale possono sembrare più facili da eseguire, - 54 -


perchè alcune sono azioni che compiamo magari con frequenza, come il preparare da mangiare e da vestire per i nostri familiari. Moltà difficoltà comportano invece quelle spirituali, che richiedono molto discernimento e molta carità, perche si corre il forte rischio di cadere nel pettegolezzo, di giudicare male gli altri e di tagliar loro le gambe ferendo la loro sensibilità, anche dentro i nostri gruppi ecclesiali. La capacità di perdonare le offese è forse il test più difficile per mettere alla prova il nostro essere misericordiosi, in famiglia prima di tutto, poi nel lavoro, nei rapporti quotidiani con il prossimo. ◊

Che fatica perdonare il marito/moglie che non apprezza quello che sei e fai e ti fa notare solo i tuoi errori.

Che fatica perdonare i figli, che pretendono solo e non dimostrano riconoscenza.

Che fatica perdonale il collega, che, se può farti uno sgambetto per prevalere su di te, si sente realizzato.

Che fatica perdonare il genitore anziano, che ha sempre da lamentarsi.

Che fatica perdonare il vicino di casa, che ti ha infastidito con una provocazione.

Che fatica perdonare dentro la comunità quel fratello/sorella di cui non condividi le scelte.

Don Gianfranco ci ha invitati a vivere questo anno della misericordia partendo dalla nostra famiglia, facendoci un piccolo programma concordato, per impegnarci a mettere in atto piccole “conversioni”: provare a cambiare il nostro modo di essere, di parlare, di fare, prima di tutto dentro la coppia. E ricordiamoci che nulla del bene che ci impegniamo a fare andrà perduto, perchè tutto sarà stato fatto a Lui. Saremo giudicati sull’amore: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare; ero ammalato e sei venuto a visitarmi; ......ero in difficoltà e hai avuto cura di me...” Elena

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RIFLESSIONI VARIE di alcuni parrocchiani … Bellissimo l‘incontro sul tema della Misericordia. Quello che mi sono portata dentro tornando a casa è: Misericordia non è pietismo, ma molto di più, è amore …. Amore di Dio per noi e amore che noi dobbiamo donare a Dio e agli altri. E questa capacità di amare deve partire dalla famiglia dove amore vuol dire accogliersi, accettarsi reciprocamente così come siamo. Non è volendo le persone a modo nostro che le amiamo di più , ma accettandole così come sono. Ecco la vera misericordia…e tutti indistintamente siamo chiamati a realizzarla. Ed io cercherò di impegnarmi in prima parsona. S.T.

La misericordia come chiave del futuro: questo è il messaggio che ci ha lasciato Padre Gianfranco. Il salesiano ha ricordato che non dobbiamo avere paura dell’altro, ma che al contrario dobbiamo sapere accogliere e aprire la porta con fiducia: la svolta per un mondo nuovo può esserci solo se diventiamo misericordiosi verso gli altri. Molto toccante la lettura di un brano scritto dall’ebrea Etty Hillesum che, di fronte all’immane sofferenza provocata dalla persecuzione nazista, non condanna Dio, ma lo scagiona e lo considera Lui stesso vittima dell’odio che imperversa attorno a lei. Etty Hillesum arriverà a dire :“ Tocca a me aiutare Te, affinchè Tu non venga distrutto dentro di me. L’unica cosa che conti veramente è un piccolo pezzo di Te dentro noi stessi“ Penso che questa sia la forma più grande della misericordia: riuscire a far fiorire, anche in mezzo al dolore e al male, il bene e l’amore Grazia

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LA GIOIA CONTAGIOSA DI DON BOSCO … Momento di festa e preghiera ricordando la nascita al cielo del santo dei giovani Sabato 30 gennaio alla S.Messa delle ore 20 si ricordava S. Giovanni Bosco. Erano invitati in modo particolare bambini, giovani e sportivi. Don Giorgio ha sottolineato la figura di questo santo , di come avesse avuto a cuore la gioventù specialmente quei ragazzi sbandati, senza punti di riferimento. Ha ricordato poi a tutti noi quanta responsabilità abbiano educatori e genitori che devono saper seguire con amorevolezza e bontà i ragazzi. All’inizio della santa Messa c’è stato il racconto di un aneddoto riferito al Santo e anche l’omelia è stata sostituita da uno stralcio di vita di Don Bosco presentato egregiamente da 4 persone. Poi il coro giovanile assieme al coro dei più piccoli ha animato con un tocco diverso e gioioso le canzoni. Alla fine Filippo e Martin, due adolescenti, hanno accompagnato con la fisarmonica una canzone alla Madonna, cantata con entusiasmo oltre che dal coro anche dalle persone anziane presenti, canzone che si cantava nei tempi passati ed ora in disuso, ma che, animata in questo modo, è risultata piacevole e “ rinnovata”. Subito dopo la benedizione le due fisarmoniche hanno aperto l’uscita dei fedeli suonando “ Camminiamo sulla strada” ricordandoci che ognuno deve seguire le orme dei santi cercando di lasciare una traccia concreta. - 57 -


E’ stata una messa che ci deve far riflettere perché la gioia, la comunione e l’allegria stanno bene dappertutto e soprattutto in Chiesa. Un grande grazie a don Giorgio che ci “sorprende” sempre con nuove proposte e un grosso grazie anche al nostro don Bosco che con la sua allegria contagiosa ci ricorda che “ una persona se non è gioiosa non può dirsi cristiana “. Lisetta

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CARO DIO ... DOVE SEI? Per riflettere sul misero della sofferenza… un ammalato scrive il suo dolore a Dio Caro Dio, Affidarsi a Gesù questa volta te lo misericordioso devo proprio dire… come Maria: l’hai fatta grossa, «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» non me l’aspettavo, (Gv 2,5) e poi proprio a me? Perché…? È un interrogativo che mi balena nella mente da diversi giorni e purtroppo non riesco a darmi una risposta. Io che forse potevo vivere felice, realizzando progetti e sogni che avevo nel cassetto e tu poi che mi avevi promesso tante cose, ora invece, mi fai soffrire su questo letto, un po’ per la malattia, un po’ per la terapia. Dio grande e misericordioso, tu che dici di essere la fonte di ogni bene, tu che dall’alto dei cieli ti senti di essere il padrone della storia di tutti noi, muovi un mignolo su tutta questa sofferenza e fammi sperimentare il tuo amore che da un bel po’ di tempo non lo sento. Come posso amarti? Adorarti? riconoscerti Signore della mia vita e della mia storia, quando tu ne stai lì e per me che soffro terribilmente non fai nulla? Tutti mi dicono: affidati a Dio, abbandonati a Lui!, Fanno presto loro a dirlo, ma mica soffrono come me e chi me lo dice è sempre qualcuno che sta meglio di me. Si mette a dirlo anche il cappellano che passa nella corsia. conferenza Episcopale italiana

Avviso sAcro

Ufficio Nazionale per la pastorale della salute

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Sì il tuo ministro.. che pensa di alleviare la sofferenza a furia di dire tante parole. Mi sono stancato, o Signore, di soffrire e anche di vedere i miei cari vivere la mia stessa sofferenza. Datti na mossa e aiutami! Fammi capire il senso di questa sofferenza e per favore intervieni. Non mi venire a dire che come tuo Figlio ha sofferto così devo soffrire io, o anche parole del tipo… che tu mi ami e per questo mi fai soffrire… Sei proprio un Padre strano se mi fai soffrire per dirmi il tuo amore. Non oso manco pregarti, non ne sono degno e poi comunque tu sai di cosa ho bisogno. Voglio solo che ascolti il grido della mia anima, il grido che scaturisce dal profondo del mio cuore e anche quando non ho fiato in gola…, Tu o Signore, aiutami ancora, stammi vicino. L’altro giorno mi hanno confermato che devo affrontare ancora un altro ciclo di chemioterapia, forse riuscirò a farcela e potrò lodarti. Ma per ora non mi riesce, è troppo forte la ferita che mi ha colpito… e so solo offrirti il mio silenzio e la mia rabbia, quella rabbia che non mi fa accettare nulla di questa vita…. Donami la tua grazia e fai luce sulla mia vita per scoprirti e amarti ogni giorno sempre di più….. - 60 -


Caro, a te che in questo momento stai soffrendo: ti chiedo di essere forte, di scoprire la luce che brilla nella tua anima. Sentiti avvolto dalla mia grazia che mai ti abbandona. Il mio sguardo è su di te e ti amo infinitamente. Dalla croce pesante del tuo dolore grida il tuo amore verso di me, non perderti d’animo. Colora la tua esistenza con i pastelli più incisivi. Sappi scoprire la bellezza di essere un vero prodigio e non temere mai nulla. Io ti sono sempre vicino, ti sostengo e guido i tuoi passi dovunque tu andrai. A volte comprendo che ti senti solo e perso tra le mura di un ospedale o della tua casa, ma sappi che io sono seduto accanto a te e ti sussurro all’orecchio dolci parole. Ti parlo come ad un amico, a un fratello, a un bimbo… sei una persona splendida per me e mai ti dimenticherò Sei nel mio cuore, ricco di amore e di tenerezza. A volte pensi che sia io a farti soffrire ma come potrei? Ti ho fatto di poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore ti ho coronato. Come potrei farti tutto questo e come mi potrei dimenticare di te? Figlio mio carissimo, da tempo ho fissato i miei occhi su di te, sei amabile e ricco di tenerezza, soffro con te e per te. Vivo con te il dolore che ti consuma e ti stringe dentro l’anima, ma tu sii forte, sii tenace nella tua impresa e a tutti devi saper donare un sorriso, anche - 61 -


quando ti costa. Vedo anche come vivi la terapia, il disagio per le tante prestazioni che devi subire, ma abbandonati a me e non temere mai nulla. Come un bimbo stretto tra le braccia della sua tenerissima madre, tale sei tu, stretto nell’abbraccio del mio amore e mai ti abbandonerò, perché so che tu mi sai ascoltare e mi sai amare. Figlio mio tenerissimo, ho un amore speciale per te, credimi, come la pupilla dei miei occhi, così voglio proteggerti e stringerti a me. Consegnami il tuo cuore, la tua anima, la tua persona e lasciati abitare dalla mia grazia. Solo così potrai essere la mia dimora. Abiterò in te e farò di te un raggio della mia presenza.. Grazie di quanto ogni giorno mi regali, grazie di ogni sorriso nella sofferenza e grazie perché nonostante tanto dolore, sai guardare a me con grande amore e speranza… Tuo Padre Dio (Scritta da don Gianni, il “moscerino” di Dio) - 62 -


dal 24 novembre 2015 al 29 febbraio 2016 HANNO CELEBRATO... le Esequie dei

il Sacramento del

Defunti

Battesimo FELICETTI REMO

BRUNI ELIO

BONSAVER RENATO MILO (non residente)

VANZETTA ANDREA

BERSELLI NATHAN

KLINKON LUIGI (sepolto fuori paese)

BONINSEGNA DAVIDE

BRIGADOI MARIA GRAZIA

CEOL JORDAN

GABRIELLI LUIGI

CEOL LORIS

POMPANIN DINO

DAHIOT SEBASTIEN (non residente)

GIACOMELLI CATERINA

DAHIOT OLIVA (non residente)

VALENTINO CARLO

ZORZI FRANCESCO (non residente)

MORANDINI ANTONIETTA

ABRAM EMMA (non residente)

MORANDINI PAOLO

ARTICO VALENTINA

DEGAUDENZ EGIDIO

BONINSEGNA MATTIA

MOLTRER ANNA

DEFRANCESCO IRIS

DELVAI CLORINDA (sepolta fuori paese)

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CI SONO ANIME CHE LA MISERICORDIA NON SI STANCA DI ASPETTARE! (Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo)


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