Parrocchia di Predazzo Bollettino n°2 luglio 2014

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PARROCCHIA Santi FILIPPO e GIACOMO

CAMMINIAMO INSIEME ANNO XXX - N째 2 - 2014 APRILE/MAGGIO/GIUGNO


In questo numero: descrizione articolo

pagina

PER UN PO’ DI RISTORO ESTIVO... (il parroco don Giorgio)

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LE ACLI

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INCONTRO CON SUOR ANNA

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ANIMAZIONE PERCHE’?

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L’ABBRACCIO DI GESU’

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SETTIMANA SANTA

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VERSO IL TRIDUO PASQUALE

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VIA CRUCIS

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LUCI DI ATTESA E DI SPERANZA

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FESTA DI PRIMA COMUNIONE

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CELEBRAZIONE DELLA CRESIMA

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OSCURA LUMINOSISSIMA NOTTE

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MESE DI MAGGIO

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A CARAVAGGIO CON OSPITALITA’ TRIDENTINA

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TRASFERTA A ROVERETO...

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DON BOSCO

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FOLLINA E ASOLO

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PELLEGRINAGGIO A ROMA

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CON SAN FRANCESCO TROVIAMO LA……..

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Ciclostilato in proprio ad uso manoscritto della parrocchia di Predazzo -2-


PER UN PO’ DI RISTORO ESTIVO…

Il discorso diventava sapiente e la talpa, messa fuori la testa dalla terra, disse: «La vita è un combattimento nell'oscurità».

CHE COSE’ LA VITA? Un caldo giorno d'estate, verso la metà della giornata, il bosco fu avvolto da un profondo silenzio. Gli uccelli piegarono la testa sotto l'ala. Tutto riposava. Solo il fringuello alzò il capo e domandò: «Che cos'è la vita?». Tutti furono colpiti da questa difficile domanda. Una rosa che aveva appena messo fuori un bocciolo e dispiegato un petalo dopo l'altro, disse: «La vita è sbocciare». Una farfalla che dal mattino non si era fermata e volava felice da un fiore all'altro, assaggiando qua e là, disse: «La vita è tutta gioia e sole». Una formica che si affannava a trascinare una pagliuzza lunga dieci volte lei, disse: «La vita è lavoro e stanchezza». Un'ape affaccendata a caricare nettare da un fiore, ronzò: «La vita è un miscuglio di lavoro e di piacere».

La gazza che vive per giocare brutti tiri al prossimo osservò: «Ma che razza di discorsi! Dovremmo chiedere il parere di persone intelligenti». Si accese allora una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile che sentenziò: «La vita è fatta di lacrime, nient'altro che lacrime». Poco lontano rombava il mare. Le onde si alzavano imponenti e si abbattevano con veemenza inaudita contro le rocce e gli scogli, poi indietreggiavano quasi per riprendere forza e tornare ad assalire il granito delle rive. Anche le onde espressero il loro parere: «La vita è una sempre inutile lotta verso la libertà». Nel vasto cielo azzurro un'aquila reale tracciava i suoi cerchi e fieramente esultò: «La vita è conquistare le altezze». Un salice flessuoso intervenne: «La vita è sapersi piegare sotto le bufere». Cadde la notte. Un gufo espresse il suo parere:

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«La vita è approfittare dell'occasione mentre tutti gli altri dormono». Per un po' ci fu un grande silenzio.

La mia vita è un istante,un’ora che

Un giovane che tornava a casa a notte fonda sbottò: «La vita è una continua ricerca della felicità e una catena di delusioni».

passa,un momento che mi sfugge e se ne va. Tu lo sai, mio Dio,che per amarti sulla terra,non ho altro che l’oggi.

Finalmente sorse una fiammeggiante aurora. Si dispiegò in tutta la sua gloria e disse:

Santa Teresa di Gesù Bambino

«Come io, l'aurora, sono l'inizio del giorno che viene, così la vita è l'inizio dell'eternità». Tratto da: la vita secondo l’aurora di Bruno Ferrero Elledici

«So di non avere altro che questo piccolo giorno di oggi da donare a colui che mi chiama per tutti i giorni, ma come dirgli sì per tutti i giorni se non gli dono questo piccolo giorno qui … Dio ha mille anni per fare un giorno; io ho solo un giorno per fare qualcosa di eterno: oggi».

Anche quest’estate sarà unica nella nostra vita per…..Amare…… e lasciarci amare da Dio! Il parroco don Giorgio

Frère CHRISTIAN DE CHERGÉ, martire

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LE ACLI

“Associazione Cristiana di Lavoratori italiani” : sede di Predazzo A Predazzo le Acli sono nate nell' immediato dopo guerra. Era un gruppo che si occupò dell'assistenza delle persone che avevano sofferto durante gli eventi bellici. Questo gruppo si trasformò in circolo ACLI aderendo al movimento che era nato in Italia. ll primo presidente del circolo di Predazzo, fu Mario Dellagiacoma, all'epoca messo comunale. Divenne poi, Dellantonio Flavio (Tonàt) presidente del circolo ACLI dal 1960 e poi dal 1990 quando si trattò di ricostruire il circolo che era andato in “vacanza”. Il motivo di questa vacanza fu la crisi del 1970 che colpì le ACLI nazionali per via della svolta socialista che era in contrasto con l' idea sociale cristiana che è il fondamento del nostro agire. Rimesso in piedi il circolo c'era la necessità di trovare un nuovo presidente più giovane che potesse portarlo avanti, stavo comprendendo che i tempi stavano cambiando e non mi sentivo più di affrontarli e quindi bisognava distruggere il detto che si usa da noi " te l'has sempre fat ti te podes ben segutar ". Questo secondo me è il modo di distruggere una associazione.. Ebbi la fortuna di conoscere un giovane predazzano che si dimostrò interessato e preparato: Fabio Pizzi, che portò avanti il circolo. Però dopo quattro anni, per motivi suoi personali lasciò e ci ritrovammo da capo. Abbiamo avuto, nonostante tutto, un gruppo di soci che oggi sono ancora ben motivati e intenzionati a proseguire il lavoro nel circolo. Questo un breve cenno storico del nostro circolo ACLI. Il gruppo di cui dicevo era costituito dai cinque soci: Dellantonio Aldo, Dellantonio Silvana, Guadagnini Francesco, Morandini Livio, Boninsegna Flavio, Danzi Elsa e Fanton Marco di Tesero. Fra questi è stato scelto Morandini Livio, presidente, che è sempre stato molto attivo e accettò di assumere la responsabilità di continuare l' attività. Il circolo, fino ad ora, è sempre stato conosciuto più come patronato e altri ser-

vizi. E' vero che il patronato è l 'attività più importante dell' associazione, tuttavia essa non si occupa solo di assistenza. L' associazione è nel territorio, subisce i vari problemi, ci vive dentro, facendone parte. L' associazione dunque ha il diritto e un dovere anche di occuparsi della vita sociale del proprio paese della valle e dei suoi problemi. Ecco che fra le varie attività è bene che essa si occupi di questo importante settore della vita. All'assemblea del 29 marzo scorso è stato eletto il nuovo direttivo al quale porgo l'invito di entrare nella vita di tutti i giorni: conoscere, approfondire i problemi che esistono nella società in cui viviamo. Ecco che allora il circolo oltre che essere assistenziale col patronato e i servizi, diventa parte attiva nella costruzione del bene comune. Tutti possono aderire alle ACLI che non sono una associazione qualsiasi bensì una organizzazione che ha giovato al paese ed alla sua gente e vuole continuare ad esserlo. Voglio concludere con un pensiero di Papa Benedetto XVI nella sua enciclica "CARITAS IN VERITATE". Al paragrafo 79 si legge:"LO SVILUPPO HA BISOGNO DI CRISTIANI CON LE BRACCIA ALZATE VERSO DIO NEL GESTO DELLA PREGHIERA. CRISTIANI MOSSI DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE L' AMORE PIENO DI VERITA' DA CUI PROCEDE L' AUTENTICO SVILUPPO NON E' DA NOI PRODOTTO MA CI VIENE DONATO. PERCIO' NEI MOMENTI PIU' DIFFICILI E COMPLESSI, OLTRE AD AGIRE CON CONSAPEVOLEZZA, DOBBIAMO SOPRATTUTTO RIFERIRCI AL SUO AMORE". Dellantonio Flavio (Tonat)

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INCONTRO CON SUOR ANNA

una suora salesiana animatrice di una parrocchia trentina Questa sera, lunedì 31 marzo, è previsto l’incontro per catechisti, ex catechisti e membri del Consiglio Pastorale con Suor Anna, salesiana delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che opera nella comunità di Pergine Valsugana. Dopo aver recitato l’Angelus la parola passa, appunto, a Suor Anna la quale molto direttamente ci indirizza su quello che sarà l’argomento della serata: l’evangelizzazione. Molti sono i punti di vista dai quali potrebbe partire una riflessione su questo tema, così spesso citato anche da Papa Francesco. Ma stasera faremo un esercizio anche pratico, per verificare quanto siamo noi stessi evangelizzati, cioè quanto il Vangelo, quanto la Parola di Vita facciano parte della nostra esistenza.

ze e le sono salite alla labbra le parole di Giovanni (11,1-16) quando scrive di Gesù a Betània, alla morte di Lazzaro “Guardate come lo amava, piange”. L’ha abbracciata dicendole che sicuramente tante persone lo avevano amato in vita, dal momento che così tanti stavano partecipando al suo funerale! Molte sono le occasioni in cui la Parola del Vangelo può essere parte viva della nostra giornata: ogni volta che una mamma bacia il suo bimbo (“Ti amo come ti ama Dio!”) o quando faccio la spesa (“Non accumulare!” Matteo 6,19-34). La parte successiva dell’esercizio si concentra appunto su questo: collegare a qualche azione della giornata una parola del Vangelo. Per farlo ci viene concesso più tempo, ma qui si riscontrano maggiori

Per prima cosa suor Anna ci invita a scrivere in cinque minuti un elenco delle cose che facciamo durante la giornata. Personalmente ho trovato impegnativo elencare su un foglio le mie attività quotidiane e ho dovuto per forza operare un lavoro di sintesi. Sono molto incuriosita dal lavoro che seguirà alla stesura di queste righe, perchè evidentemente non può essere finito qui. Conclusi i cinque minuti suor Anna ci racconta di alcune occasioni in cui sente particolarmente presente in lei la Parola. Per esempio il sabato, in Oratorio: a volte il pomeriggio risulta più pesante del solito, a causa delle discussioni tra animatori o dello scarso entusiasmo dei bambini. Le tornano in mente le parole di Marco (10,13-16) “Lasciate che i bambini vengano a me” e così recupera energia! Ci parla poi di un funerale al quale ha partecipato di recente; il defunto era il papà di un ragazzo animatore dell’Oratorio, mancato a soli 63 anni a seguito di malattia. La chiesa di Pergine era gremita e alla fine della cerimonia si è presentata alla vedova per porgerle le condoglian-6-


difficoltà. Alcuni rilevano che sarebbe più semplice partire dal Vangelo stesso per poi, meditandolo, collegarlo alla nostra Vita. Ma questo già lo facciamo la domenica a Messa, mentre stasera dovremmo proprio cercare di guardarci dentro per capire quanto noi stessi siamo evangelizzati! Come i discepoli di Emmaus (Luca 24,1335) che inizialmente non avevano riconosciuto Gesù e poi hanno capito di trovarsi in sua presenza vedendolo “spezzare il pane”, così anche noi possiamo avvertire la Sua presenza nei diversi segni della nostra giornata. Suor Anna cita l’esempio di una coppia di sposi che rappresenta in modo privilegiato tutto l’amore di Dio. Anche in un abbraccio, infatti, in una carezza, ci sono la Sua parola, il Suo amore e la Sua tenerezza. Buon cristiano non è semplicemente chi va a Messa o si confessa regolarmente; il vero cristiano si distingue per le azioni che compie con il cuore pieno dell’amore di Dio! L’andare a Messa per abitudine, per “regola” ci rende dei Farisei, mentre il vero cristiano prima di tutto “ama”! Cerchiamo di evitare di sentirci rivolgere queste parole: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” ; Marco 7,6. Santa Maria Domenica Mazzarello – fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice – così sollecitava: “Vivete alla presenza di Gesù!” e San Giovanni Bosco invitava a “diventare santi rimanendo allegri, con gioia nell’impegno quotidiano”. Anche Papa Francesco ci esorta: “Siate testimoni gioiosi dell’amore di Dio” e ci ricorda che, anche nella sofferenza “La croce di Cristo, abbracciata con amore, mai porta alla tristezza, ma alla gioia”. A conclusione dell’incontro Suor Anna ci fa riflettere sull’importanza di essere consapevoli che la nostra vita scorre in comunione con il Signore e che dobbiamo ricercare la Sua presenza con cuore gioioso. Ecco il perché dell’esercizio fatto in apertura: abbiamo avuto modo di

constatare che la Sua parola, il mezzo che abbiamo per comunicare con Lui, è parte integrante della nostra giornata. Dobbiamo solo prenderci il tempo di pensarci! Don Giorgio chiude la serata facendoci notare che le parole di Suor Anna possono essere lette come la parafrasi, l’esegesi del Vangelo di domenica 30 marzo – Giovanni, 9,1-41 – che narra la guarigione del cieco nato. Preghiamo affinchè anche in noi, come nel cieco, si possa far strada la Parola ed il desiderio di conoscere Gesù, la volontà di uscire dal buio, dalla cecità del cuore per lasciarci illuminare dal Suo amore!

Una catechista

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“ANIMAZIONE: PERCHE’?” Il ruolo dell’animatore non è certamente da sottovalutare. Credo sia questo uno dei principali messaggi che ha cercato di trasmetterci Don Marco, il prete salesiano che abbiamo incontrato nel pomeriggio di sabato 5 aprile. Tramite un percorso suddiviso in tre fasi, siamo stati portati a riflettere su questo importante ruolo che siamo disposti ad interpretare durante il campo estivo. Don Marco, pur essendo molto giovane, è stato in grado di coinvolgere, non solo noi animatori più giovani, ma anche gli adulti . Il nostro gradito ospite è un prete salesiano, originario di Pordenone, ma operante a Trento. I salesiani sono il gruppo che si ispira alla figura di Don Bosco, ovvero che offrono la loro vita a servizio delle comunità giovanili.

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Proprio per questo è stato chiamato, per dare a noi animatori una visione più cristiana e formativa del ruolo dell’educatore e per farci prendere coscienza del compito a cui Dio ci ha chiamati. Trovandosi davanti a molti ragazzi che svolgeranno per la prima volta il ruolo dell’animatore ha evidenziato il cambiamento che c’è tra l’essere animato e l’animare, sottolineando soprattutto la fiducia che gli animatori adulti e Don Giorgio hanno dato loro. Gli argomenti che abbiamo affrontato durante il pomeriggio sono stati accompagnati da video e giochi, così da rendere il tutto più interessante e originale. L’incontro è iniziato con la visione di un cortometraggio animato legato al tema della collaborazione per raggiungere uno scopo comune. Don Marco ha evidenziato questo punto usando una frase che mi ha colpito molto: “Per educare ci vuole un villaggio”. Ed è vero, i bambini e i ragazzi che par-

tecipano al campeggio, o che frequentano l’Oratorio, hanno come principale scopo quello di divertirsi e di stare con i propri amici, ma alla fine della settimana hanno un nuovo punto di vista sulle tematiche che vengono trattate e sulla religione. Di certo, quindi, è importante avere un gruppo di educatori unito e affiatato, così da garantire ai bambini una settimana serena e un esempio da poter seguire. Così siamo passati al secondo punto del percorso: l’esempio. Abbiamo ascoltato la canzone “Hall of Fame” de The Script. Il testo parla della volontà di diventare famosi, e apparire appunto nella Hall of Fame, tradotto “stanza della fama”, liberamente ispirato alla “Walk of Fame”, il famoso marciapiede hollywoodiano su cui le star imprimono lo stampo delle loro mani. Ma cosa può collegare l’essere famosi con l’animazione? Ognuno di noi ha sempre ammirato qualcuno e ha avuto l’aspirazione a diventare come lui/lei. Che sia esso un attore, uno

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sportivo o un qualsiasi altro personaggio più o meno famoso. Don Marco ci ha fatto notare che anche noi, nei nostri anni da bambini, avevamo un animatore che ci piaceva più di altri, che vedevamo come un mito, come un vero e proprio esempio. Questo è uno degli scopi che dovrebbe perseguire un animatore: diventare un esempio positivo e cristiano per i ragazzi, che rimarrà sempre impresso nella loro testa e nel loro cuore. Ed è bello quando, a distanza di anni, si sente nominare il proprio nome come un esempio, perché ciò significa che si ha svolto bene il proprio compito di animatore. Ci siamo poi divisi in quattro gruppi casuali, non per amicizie, e abbiamo compilato una scheda. Questa era finalizzata al capire le motivazioni per cui si sceglie di fare l’animatore al campo estivo. C’erano una lunga serie di possibili scelte, ne dovevamo selezionare almeno cinque e disporle in ordine di importanza. La maggior parte di noi ha risposto “Per stare con gli altri”, “per dare agli altri ciò che ho ricevuto” e “perché mi

rende felice”. Credo che si possano trarre le conclusioni senza dilungarsi con discorsi e parole vane. Tutti noi abbiamo qualcosa da dare agli altri, e facendo questo ci si accorge della felicità che si riceve. Nell’ultima parte dell’incontro abbiamo ascoltato l’intervento di Alessandro D’Avenia alla giornata dei giovani, svoltasi a Jesolo nel 2012, organizzata ogni anno dai salesiani. D’Avenia è un professore di lettere in un liceo, nonché uno scrittore di discreto successo. Dal suo discorso emergevano molti concetti che ognuno di noi ha segnato e poi riportato agli altri in un breve momento di condivisione. E dopo questa descrizione, spero esauriente, del nostro pomeriggio, vorrei scrivere qualche parola a proposito di quello che vuol dire per me fare l’animatrice. Il campeggio, come l’Oratorio, pretende un impegno più o meno importante e una cospicua dose di responsabilità. Ognuno di noi, quando ha accettato questo compito, sapeva bene o male a che cosa andava incontro. Fare l’animatore ti fa divertire; fai nuove amicizie; intra-

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prendi nuove relazioni con ragazzi che magari prima non conoscevi; si creano dei bei rapporti anche con gli adulti che, nonostante sembrino ricalcare l’immagine dei nostri genitori, riescono a tirare fuori il meglio da ognuno di noi. Io non smetterò mai di ringraziarli, in questi anni mi hanno insegnato moltissimo, non solo per quanto riguarda il ruolo dell’animatore, ma anche sul servizio in parrocchia, sul mettersi in gioco sempre e in ogni caso e mi hanno fatto capire il vero significato della frase “Fare felice gli altri per rendere felice te stesso”. L’incontro con Don Marco mi ha colpito molto per la semplicità con cui un prete è riuscito a far emergere una serie di sensazioni che ogni anno provo trasmettendo i miei valori e quelli della Chiesa a quei bambini. L’essere animatrice mi ha aiutata a crescere e penso che mi servirà ancora per una maggiore crescita nella vita e quindi sento la necessità di ringraziare coloro che hanno reso possibile tutto ciò:

“ L’ABBRACCIO DI GESU’ ” Prima Confessione dei bambini di II elementare Presentazione dei bambini alla comunità La Messa serale del 6 aprile è stata animata dai bambini di seconda elementare che hanno fatto richiesta del sacramento della Confessione, momento importante per farsi conoscere da tutta la comunità parrocchiale . La riflessione di don Giorgio si è focalizzata sull’ “albero “ , tema conduttore di tutta la catechesi di quest’anno. I bambini di 2° ormai lo conoscono bene e sanno riconoscere quello del male , che dà solo spine, da quello del bene che invece dà frutto.

• Don Gigi, che è stato il primo a darmi la fiducia che tanto desideravo.

I bambini sono stati attenti e pronti nel rispondere con entusiasmo e pertinenza alle domande rivolte dal parroco. Durante la celebrazione hanno fatto richiesta del dono della confessione, ricevendo uno ad uno una croce, per i cristiani l’albero più bello.....

• Don Giorgio che ci ha dato la possibilità di incontrare Don Marco;

Da mamma e da catechista posso dire di aver vissuto con emozione il momen-

• gli animatori adulti per essere sempre così disponibili e comprensivi con noi giovani, • i miei “colleghi” più giovani che ogni volta si impegnano per migliorare il campeggio e a far sì che regni l’amicizia e l’armonia nel gruppo. • E, in particolare, a quegli animatori e non che sono stati per me un esempio . Spero, nel mio futuro , di poter diventare, a mia volta , un modello per i bambini che ho conosciuto e per quelli che incontrerò. Giulia Piazzi Animatrice dell’oratorio e dei campeggi

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to in cui don Giorgio ha ritagliato un po’ di tempo per ciascun bambino, affinché tutti potessero ringraziare Gesù per il dono che stanno per ricevere. Ora aspettiamo tutti assieme il 12 aprile, quando finalmente anche questi bimbi potranno, attraverso la confessione, scacciare via “ l’uomo vecchio” , perché, come dice una canzone che i bambini conoscono molto bene e cantano con entusiasmo “Gesù inventò l’antidoto, confessarsi è cosa bella e far riaccender la fiammella....... Federica Gabrielli Il rito si è concluso con la consegna a tutti i bambini di una pianta piena di piccoli fiori, simbolo del bene che può nascere dalle loro buone azioni.

Celebrazione della 1a Confessione : sabato 12 aprile Numerosi segni hanno caratterizzato la celebrazione della Prima Confessione, lo scorso 12 aprile. Uno di questi è stato l’accoglienza dei bimbi all’ingresso principale della chiesa: ogni genitore ha chiamato per nome il proprio figlio, che ha risposto “Eccomi”, ricevendo un lumino acceso, segno della Luce ricevuta durante il Battesimo.

Abbiamo infine festeggiato tutti assieme all’ oratorio con una buona merenda. Da mamme, ma soprattutto da catechiste, abbiamo vissuto questo momento con emozione, riscoprendo nel percorso portato avanti insieme ai bambini il significato di questo sacramento.

Questa fiammella è stata poi spenta, simboleggiando il peccato, per essere poi riaccesa dopo la Confessione.

La Confessione non è un’attesa di punizione, ma un dialogo a tu per tu con Dio Padre. Un Padre che già conoscendo il peso, la sofferenza, la confusione che genera il peccato, ci aspetta a braccia aperte per liberarci da quelle oppressioni.

I bambini, durante la celebrazione, hanno cantato e risposto con entusiasmo alle domande di don Giorgio.

E’ in ”quell’abbraccio” che ci dona il perdono e ci fa sentire figli amati.

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Serena e Federica


Pensieri di alcuni bambini…

immagine (Bambino in braccio a Gesù) che mi è stata donata da un confessore Nonna Fernanda

Sabato 12 aprile abbiamo fatto la nostra prima confessione. Il momento più bello è stato quando abbiamo incontrato il sacerdote e ci siamo confessati.

Per la prima volta ho vissuto il rito della prima confessione nel ruolo di nonna e non mi aspettavo di provare un’emozione così forte. E’ stato davvero commovente sentire la parola “ECCOMI” pronunciata dai bambini in risposta al papà o alla mamma che chiamava il proprio figlio per nome, entrando in chiesa. Personalmente ho trovato questo momento molto importante perchè sono stati coinvolti i genitori, dimostrando così di condividere il cammino di fede, nella propria famiglia. Ho provato una gran tenerezza nel vedere i bambini che, seduti vicino al sacerdote, confidavano i propri peccati, forse inconsapevoli che quel momento sarebbe stato un incontro personale con Gesù, con il Padre che perdona e che corre loro incontro abbracciandoli.

Io ,Giacomo , mi sono confessato da don Pierino e avevo il cuore che mi batteva forte perché avevo un po’ di paura ed ero emozionato e il mio amico Martin si è confessato con don Giorgio. Anche lui, mi ha detto, aveva un po’ di paura.

Ho apprezzato molto i canti perchè, attraverso la musica e le parole, i bambini sono riusciti a trasmettere la gioia della festa del perdono.

Ci è piaciuto anche quando i nostri papà ci hanno chiamato per nome. Eravamo molto felici!!! Martin e Giacomo

Riflessioni di alcune nonne… Ero presente alla prima confessione dei bambini di seconda elementare e devo dire che è stata proprio una bella celebrazione. Io nonna ho provato una profonda emozione nel sentire così ben spiegate sia le nostre fragilità sia il grande amore di Gesù sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte. Sento la necessità di dire grazie a don Giorgio e alle catechiste per la preparazione di questi bambini e complimenti a loro che sono stati bravi e tranquilli e penso abbiano colto l’importanza di questo grande sacramento. Io l’ho colta da adulta vedendo questa - 12 -

Nonna Grazia


SETTIMANA SANTA “Momenti di preghiera della Comunità”

Adorazione Eucaristica con i bambini di IV elementare. Siamo in Chiesa con i bambini della catechesi per una mezz’ora di Adorazione Eucaristica. Vorrei tanto che riuscissimo a liberare la mente da altri pensieri, a far spazio a Lui in questo momento così speciale che abbiamo la fortuna di vivere. Don Giorgio ci parla di quel pezzo di pane che, pur così sottile, così leggero racchiude in sé tutta la Storia e non solo da duemila anni a questa parte, ma proprio tutta la Storia, fin dall’inizio! In quel dischetto bianco ci sono racchiusi il sole e la terra, la luna e i mari, le montagne, gli animali, la Natura tutta e soprattutto ci siamo racchiusi noi, le nostre vite! Quel dischetto bianco è Gesù, è Dio che si è fatto uomo per noi, per per-

metterci di amarlo, per rendersi visibile ai nostri occhi. Certo noi non abbiamo avuto il privilegio di vivere al tempo in cui è vissuto Lui, ma con l’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena, Gesù ci ha dato la possibilità di averLo sempre vicino a noi. E adesso siamo inginocchiati davanti a Lui, e don Giorgio ci esorta a dirGli quanto Lo amiamo, quanto importante sia Lui per noi. Prima di uscire ogni bambino si avvicina all’altare e si ferma un momento in raccoglimento davanti a Lui. Non posso fare a meno di guardare questi bambini e di chiedermi quanti di loro abbiano compreso la bellezza e la tenerezza di questo momento.. tornando a casa chiedo a mio figlio che impressione abbia avuto da questo momento di preghiera. Lui mi risponde serio che davanti al Santissimo Lo ha pregato di aiutarlo ad avere più fede e ad andare più d’accordo con suo fratello. “Cosa significa per te avere più fede?” gli domando e lui “Significa

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credere di più che Lui c’è e che di Lui mi posso fidare. Sai” – aggiunge – “un mio amico dice che non serve pregare perché nessuno ti risponde!”. Provo a dirgli quello che sento e cioè che “La risposta è in quello che fai e soprattutto in quello che sei, questa è la risposta alla tua preghiera. La risposta è dentro di te, perché quando preghi, in fondo, cerchi sempre la strada giusta… e riuscire a sceglierla è già risposta alla tua preghiera. Noi non sentiamo solo con le orecchie, non vediamo solo con gli occhi, non tocchiamo solo con le mani, non gustiamo solo con la bocca e non annusiamo solo con il naso… Noi abbiamo un Cuore ed è da lì che la risposta arriva… sempre! Basta volerla ascoltare!”. Mi dice poi che gli è piaciuto il canto “Cristo Signore mia luce interiore, dentro al mio buio accendi il Tuo amore!” e mi spiega che secondo lui il buio di cui parla la canzone sono i nostri peccati, il male che facciamo quando diamo ascolto al “serpentello” che già strisciava nel giardino dell’Eden tra Adamo ed Eva e che continua ancora oggi a spargere il suo veleno. “Ha detto don Giorgio che siamo anche noi dei piccoli Giuda, a volte dei grandi Giuda”… e come ha ragione, aggiungo io! Siamo davvero fortunati ad avere un Padre eternamente buono e misericordioso altrimenti già da molto si sarebbe stancato della nostra miseria! La sera, a casa, mi tornano in mente queste parole che insieme abbiamo ripetuto: Padre, sia fatta la Tua volontà! Gesù, vieni nel mio cuore! Vieni, Spirito Santo!

so hai messo dentro di me, Ti prego, Signore Gesù, resta con me!

E prego così con il mio bambino: Quando sbaglio, quando faccio del male, quando non ho voglia, quando metto l’IO davanti al NOI, quando fingo, quando tradisco, quando non ho pazienza, quando non comprendo, quando giudico, quando in qualsiasi modo manco di rispetto a quanto di meraviglio-

Una mamma catechista e il suo bambino

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VERSO IL TRIDUO PASQUALE …

ti che, proprio dentro di noi, troveremo un tesoro prezioso che ci abita e ci sostiene.

Oltre ai cinque sensi, di cui tutte le creature dispongono, magari con strumenti diversi, ma che svolgono la funzione di metterci in contatto con la realtà al di fuori di noi stessi, l’essere umano dispone di qualcosa di più profondo che gli permette di vedere, sentire, toccare, annusare e gustare non con i consueti organi bensì con il cuore! Cos’è infatti che ci permette di emozionarci, di commuoverci, di partecipare in pienezza a quanto ci circonda? E’ proprio il cuore, che ci consente di fare un passo oltre, un passo più in là di quella che è l’umana e concreta percezione di quanto ci circonda. Come qualsiasi altra abilità, però, anche questa specie di sesto senso dev’essere allenato altrimenti perdiamo quanto di più intenso e profondo possediamo.. il cuore! E come lo manteniamo in esercizio?? Come possiamo conservare al meglio la nostra sensibilità?? Possiamo raggiungere quest’obiettivo fermandoci, in silenzio, bloccando il flusso dei pensieri e dei problemi per guardarci finalmente dentro, cer-

Questo è quello che don Giorgio ci ha accompagnati a fare durante la Quaresima, con le veglie della domenica pomeriggio e con l’ora dei Getsemani in Cappella il giovedì sera. Ricordando l’uliveto situato poco fuori Gerusalemme in cui Gesù Cristo si ritirò a pregare dopo l’Ultima Cena, siamo stati aiutati a spegnere l’interruttore del “fare” per accendere quello del “pensare”; scopo di questa riflessione è il rendersi conto che anche nella difficoltà non siamo soli e soprattutto che la forza e il sostegno per affrontare il peso della nostra vita lo troviamo quanto mai vicino a noi, anzi, proprio dentro di noi! Durante l’Adorazione Eucaristica abbiamo non solo la possibilità di scaricare quanto di pesante ci opprime, ma anche di rimanere in silenzio ad ascoltare la risposta alle nostre preghiere che immancabilmente sale dal cuore. Come ci ha ricordato don Giorgio prima della Benedizione solenne del mercoledì santo, con le parole di Giovanni Paolo II, l’Eucarestia è il “cielo” che scende sulla terra. Non c’è che un velo tra visibile e invisibile, ma tenue, trasparente… come un’Ostia. L’Eucarestia è un angolo

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di cielo, unione tra angeli e uomini, tra santi e peccatori, tra vivi e morti… che sono poi i più vivi di tutti! E la sua forza trasfigura il mondo trascinandolo verso la comunione piena; e i credenti sono chiamati ad entrare in questo dinamismo eucaristico che travolge l’intera creazione. L’Eucarestia, infatti, è un dono che Dio fa agli uomini e che li strappa dalla condizione di tristezza e di morte per inserirli, fin da ora, nella luce e nella festa del paradiso. L’Eucaristia della Domenica, potremmo dire, porta gli uomini nel cielo, li rende “contemporanei” dell’Eucarestia celeste che gli angeli e i santi celebrano immersi nel cuore stesso della Trinità. Ogni istante della nostra vita diviene in questo modo simultaneo dell’eternità di Dio. Durante la Settimana Santa l’altare della nostra Chiesa è stato arricchito di due splendidi ulivi. La fredda pietra della casa di Dio ha ospitato la vita di due alberi magnifici a memoria di quel giardino in cui Gesù si è ritirato a pregare suo Padre dopo l’ultima cena, in attesa che si consumasse il tradimento di cui Lui era consapevole oggetto, in attesa che tutto si compisse. Anche un altro giardino nella Bibbia è stato sede di tradimento, ci ha

ricordato don Giorgio: il giardino dell’Eden, in cui Adamo ed Eva vivevano in completa ed assoluta serenità. Ma il Male si è impossessato di quel luogo ed ha cominciato a “serpeggiare” tra i due abitanti, inducendoli a compiere quello che tutti noi conosciamo! Purtroppo quello stesso male continua ad infiltrarsi anche nei nostri cuori, seminando il dolore e la sofferenza che caratterizzano tristemente la nostra esistenza. Dio però non si dimentica di noi e ci dona la salvezza tramite Suo figlio Gesù Cristo, il quale, come ha affermato Papa Francesco “prese su di Lui tutti i nostri peccati, le nostre superbie, le nostre sicurezze, le nostre vanità, le nostre voglie di essere come Dio. … Per questo un cristiano che non sa gloriarsi in Cristo crocifisso non ha capito cosa significa essere cristiano. Le nostre piaghe, quelle che lascia il peccato in noi, soltanto si guariscono con le piaghe del Signore, con le piaghe di Dio fatto uomo, umiliato, annientato. Questo è il mistero della Croce.” Prepariamoci a rivivere questo meraviglioso mistero, dono di salvezza per tutti gli uomini.

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Giovedì Santo La forza della Carità Eccoci arrivati alla conclusione della Quaresima. Questa sera, giovedì santo, nella memoria dell’ultima cena di Cristo con i suoi apostoli, prologo del Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, la Chiesa è invitata a cogliere la sua origine nel dono che Cristo fa di sé. La Chiesa è piena di fedeli, sono presenti anche i bambini che celebreranno la Prima Comunione e i ragazzi della Cresima. Don Giorgio sale dal fondo portando all’altare gli oli consacrati dal vescovo la mattina, durante la messa crismale. La celebrazione eucaristica di questa sera raccoglie i grandi “misteri” dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio e il dono del comandamento nuovo dell’amore fraterno. La lettura che segue racchiude infatti tutto questo. “Dalla 1° lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi 11,23-26 Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie,

lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finchè egli venga.” Dopo la lettura del Vangelo di Giovanni (13,1-15) in cui si celebra la lavanda dei piedi da parte di Gesù agli apostoli, Don Giorgio evidenzia con forza la necessità di porci in un atteggiamento di umiltà nei confronti del Signore e di essere consapevoli di quanto Lui ci ami; il gesto di lavare i piedi ai suoi apostoli è ricco di significato nella sua semplicità e ci ricorda che, in quanto cristiani, abbiamo il dovere di servire gli altri e di renderci conto della nostra piccolezza e del nostro essere “sporchi” permettendo a Gesù di risanarci. Ci spiega poi che L’Eucarestia è il solo ed unico dono che possiamo fare a Dio, perché si tratta di Suo figlio. Ed è in essa che si racchiude passato, presente e futuro, ciò che fummo, che siamo e che saremo. La memoria ci aiuta a collegare gli avvenimenti di tutta una vita e a farne intravvedere come un filo, il filo della provvidenza di Dio. La memoria infatti non ci

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fa cadere nella nostalgia dei bei tempi o nella tristezza di ciò che non c’è più ma ci apre alla gratitudine e alla riconoscenza di quanto vissuto per gustare appieno ciò che siamo ed abbiamo. Quel gesto di benedire e spezzare il pane e di condividere il vino ci offre il senso di tutta una vita, unendo tanti singoli istanti in un unico gesto che continua oggi. All’offertorio quattro bambini della prossima Prima Comunione salgono all’altare e chiedono all’assemblea di accompagnarli con la preghiera e con l’esempio nel loro cammino di vita cristiana. Don Giorgio consegna loro simbolicamente le tuniche che indosseranno quel giorno così importante, ricordando che quell’indumento candido è una divisa ed un’uniforme. Divisa perché ha il compito di “dividerci”, di allontanarci dal peccato ed “uniforme” in quanto dobbiamo essere uniti, immersi, nell’Amore che Dio ci dona. Al termine della liturgia il Santissimo Sacramento viene accompagnato dai bambini della Prima Comunione e dai ragazzi della Cresima verso l’altare della reposizione e sfila tra due ali di lumini accesi, accompagnato dal canto. Da questo momento l’assemblea non verrà sciolta sino al termine della solenne veglia pasquale del Sabato Santo e viene invitata ad intrattenersi in adorazione, condividendo il dolore e l’angoscia provati da Gesù nell’Orto degli Ulivi, prima di far dono a noi di tutto sé stesso. In silenzio lasciamo la chiesa. Sono incantata dalla bellezza dei bambini, dalle infinite possibilità che i loro piccoli visi nascondono, ma soprattutto sono meravigliata al pensiero che questa liturgia si va ripetendo da secoli, in memoria di Lui! Non si tratta solo dei canti, del Gloria al suono delle campane – che non sentiremo più fino al termine della veglia pasquale – non si tratta solo delle luci sapientemente dosate per creare maggiore atmosfera e raccoglimento; non si tratta nemmeno solo dei due ulivi ai lati dell’altare, così ricchi di significato e in grado di trasportarci in quel giardino dove Gesù

ha sudato sangue, dove è stato così meschinamente e crudelmente tradito… E’ molto di più! E’ il senso stesso della Vita cristiana che si sta ancora una volta manifestando ai nostri occhi. Come ha detto don Giorgio ognuno può vivere la propria religiosità come meglio crede, ma è solo nell’Eucarestia, in cui sono presenti il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù che i fedeli entrano in comunione con Dio. Il pane e il vino offerti a Dio da parte del sacerdote divengono, per opera dello Spirito Santo, il Corpo e il Sangue di Cristo, gli stessi da Lui offerti sulla croce. Quanta meravigliosa grazia!

Venerdì Santo la forza della Passione Anche stasera la chiesa è piena di fedeli. Si avverte l’austerità del momento e quando i sacerdoti si prostrano a terra è evidente la solennità di questa serata. Ancora una volta ascoltiamo la Passione, quella secondo Giovanni e non smette mai di impressionare sentirne il racconto. Con l’Adorazione della Santa Croce entriamo in prima persona nel vivo della partecipazione a quel drammatico momento e ci incolonniamo per baciare Cristo Crocefisso. Penso che dovrei fermarmi più spesso a guardare la Croce, a riflettere sul suo significato, su quanto è stato fatto per noi e sulla possibilità meravigliosa che, attraverso essa, ci è stata offerta. E’ vero, la frenesia delle nostre giornate spesso ci impedisce di trovare il tempo per approfondire, per raccoglierci a pensare, ma sento che questo non è un alibi sufficiente. In realtà troviamo il tempo per tante cose che potremmo tranquillamente tralasciare ma, anche se involontariamente, non ci rendiamo conto che spesso perdiamo per strada quello che più conta. Per questo motivo sono davvero importanti momenti come questo, per riportarci ad una di-

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Sabato Santo la forza della Gioia. Ore 9.00 – entro in chiesa per le Lodi e vedo il Crocifisso steso sui gradini dell’altare, adagiato su un lenzuolo bianco. Alle Sue spalle, due candele ne illuminano la grandezza, anche in quella terribile condizione. Don Giorgio inizia dicendo che il Sabato Santo è un giorno “severo” nel quale l’umanità si ritrova senza Dio. Cita Ratzinger, che già nel ’69 scriveva che il mondo di oggi vive un lunghissimo sabato santo e non posso fare a meno di pensare che quel sabato santo non è ancora finito.. e se ne vedono i tristi risultati! Parla dell’Albero della Croce come di una pianta esattamente opposta rispetto a quelle che noi conosciamo, che si nutrono, attraverso le radici, della linfa presente nel terreno. L’Albero della Croce ha le sue radici in cielo e da lì ci inonda del suo nutrimento salvifico!

mensione non solo “pratica” della nostra esistenza. Non si celebra l’Eucaristia. E come potremmo, L’abbiamo ucciso! Penso a mio figlio che, guardando il film “La Passione” ha esclamato convinto: “Non è possibile che un uomo possa perdonare chi gli sta facendo questo! Non è possibile!” e l’unica cosa che sono riuscita a dirgli è che un uomo no, non lo può sicuramente fare, ma Gesù è Dio e anche noi possiamo perdonare chi ci fa del male, se lasciamo che sia Lui ad agire dentro di noi. Finchè non ci sarà perdono, anche solo nelle piccole cose, nelle nostre famiglie, nelle nostre case, non ci sarà pace! Alla fine della liturgia la Chiesa rimane vuota, spoglia… inizia il giorno senza Dio per l’umanità.

La Croce di Cristo è un ponte tra la morte e la vita… oggi Lui discende agli Inferi e lì porta la Sua luce per tornare poi sulla terra portando la Resurrezione. Un pensiero ed una preghiera a Maria, che nella sua totale accettazione ha saputo aspettare, credere, sperare ed amare, condividendo in tutto la sofferenza del suo unico figlio. La Chiesa così, vuota, ha un aspetto severo, ma di una severità che sa portarci all’essenziale: la Croce! Quando poi la sera torno in chiesa per la solenne Veglia Pasquale è subito chiaro che la promessa fatta da Gesù in merito alla Sua Risurrezione si è avverata. Sorrido guardando le colombe posate sugli ulivi. Poi tutto si fa buio ed entra il Fuoco Nuovo che andrà ad accendere il Cero Pasquale. “Io faccio nuove tutte le cose” e noi dobbiamo permetterglielo, perché Lui non ci impone nulla. Bellissima l’”esplosione” del suono delle campane al Gloria, gioia pura! Don Giorgio ci ricorda che ora per Gesù

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no potrà benedire la propria casa… e per i bambini presenti in chiesa c’è una dolce sorpresa sotto gli alberi di ulivo sull’altare… ovetti piccoli e dolci, di cioccolato! L’atmosfera è veramente gioiosa e torno a casa sicura di aver partecipato, ancora una volta, a qualcosa di Grande! E ho in testa le parole dell’ultimo canto: “… perché so che la Vita non muore, ecco perché canto sorella mia!”

Una parrocchiana

™™™ VIA CRUCIS

Animata da Ospitalità Tridentina Non è ancora giorno quando in piazza si vede arrivare gente per partecipare alla consueta Via Crucis organizzata da Ospitalità, gruppo di Predazzo e Ziano. Tra le persone vedo anche parecchi ragazzi e questa nota di giovinezza fa assolutamente piacere.

inizia la parte difficile: dopo aver fatto rotolare la pietra che chiudeva il Suo sepolcro, si ritrova oggi con tante pietre da smuovere dai nostri cuori, per farci entrare il Suo Amore!

Sono riuscita a far uscire dal letto tutti: marito e ragazzi e ne sono davvero felice! Ancora un po’ assonnati ed infreddoliti aspettiamo l’inizio della preghiera. Mi guardo intorno e vedo che c’è davvero tanta gente! Caricati i due altoparlanti e

Alla benedizione dell’acqua al fonte battesimale sono presenti i cresimandi che manifestano alla Comunità la loro intenzione di confermare il sacramento del Battesimo per vivere così la loro vita di fede in piena consapevolezza. Don Giorgio li invita a essere dei cristiani viventi e non dei “sepolcri”, dei “reperti archeologici”… la fede non va subita, va vissuta con tutto il cuore! E si raccomanda di non considerare il sacramento della Cresima come l’ultimo atto della loro vita di cristiani, come purtroppo spesso accade! Al termine della celebrazione viene distribuita l’acqua benedetta, con cui poi ognu- 20 -


trovato il “volontario” per portare la croce davanti al corteo, iniziamo il cammino tra le quattordici stazioni, ascoltando ad ognuna di esse un brano del Vangelo e riflettendo aiutati dalle meravigliose parole di Madre Teresa di Calcutta. Accompagniamo così la croce di Cristo lungo tutta la sua ascesa al Calvario per arrivare insieme a lui in cima al monte. Per questo Gesù, prima di morire, ci ha fatto dono del Suo corpo e del Suo sangue, per darci la forza di prendere su di noi la nostra croce e di seguire passo dopo passo il suo cammino. Penso a quante persone a me care non ci sono più, a quante hanno già portato la loro croce e si trovano ora in Cielo e alle tante che stanno soffrendo in questo momento. Mi rendo conto che la croce non risparmia nessuno. Il dolore è parte della nostra vita. Sta a noi se viverlo in solitudine o aiutati e confortati da Gesù. Penso inoltre alle persone nel mondo, tutte anime ugualmente care agli occhi di Dio, che soffrono la fame, non solo di cibo,

ma anche di affetto e di amore. Dovremmo riuscire a metterci a disposizione di Dio per aiutare i nostri fratelli in difficoltà, per donarci come Lui ha donato Suo figlio. Come Simone di Cirene si è caricato della croce e si è messo al seguito di Gesù, anche noi possiamo farci partecipi del Suo immenso sacrificio attraverso ogni nostra offerta, ogni nostro gesto concreto di aiuto e di amore nei confronti del prossimo. Penso a quanto dolore causa la nostra indifferenza, il nostro “passare oltre” che ci impedisce di imprimere il volto di Gesù nel nostro cuore, come si è impresso sul fazzoletto della Veronica. Mi ha molto colpito la frase di Madre Teresa in merito a “quante volte abbiamo raccolto dei poveri sulla strada, abbandonati come animali, che desideravano morire come angeli”. Nella nostra realtà non incontriamo gente morente per strada, ma quante volte riusciamo a cogliere la solitudine e l’abbandono di chi abbiamo vicino? Quante volte riusciamo davvero a dimenticare noi stessi per appartenere a Gesù, unica vera vocazione di ogni cristiano?

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Oggi come allora, Gesù viene crocifisso per i nostri peccati; Dio non è amato e onorato come dovrebbe dagli uomini e sta cercando di colmare il vuoto che si è creato tra Lui e noi attraverso la preghiera dell’umanità, affinchè ogni uomo trovi la salvezza. A noi il compito di fare tutto quanto ci è possibile per far dimenticare a Dio l’ingratitudine dell’uomo, attraverso gesti concreti spegniamo la Sua sete! Grande l’immagine descritta da Madre Teresa di Gesù che muore in croce: con le braccia aperte – per abbracciarci! Con il capo reclinato – per poterci baciare! Con il cuore sanguinante – per accoglierci! E pensare che noi l’abbiamo inchiodato alla croce e Lui continua incessantemente ad amarci… Dovremmo davvero riflettere su questo quando ci sentiamo soli o spiritualmente poveri!

diffondere; come il sacrificio, che dobbiamo offrire nelle nostre famiglie e a quanti ci sono vicini.” Torniamo a casa, facciamo colazione e poi, mentre i ragazzi rimangono a casa, noi usciamo per andare al lavoro. Ripenso alla coppia di caprioli che abbiamo notato guardare incuriosita il nostro corteo e al cielo che ad un certo punto si è tinto di rosa. E’ stata una grande grazia iniziare così questo Venerdì Santo… a noi farla fruttare! Una famiglia

™™™

“Dobbiamo diventare un tralcio genuino e fruttuoso della vite di Gesù, accettandolo nella nostra vita come a Lui piace di venire:

LUCI DI ATTESA E DI SPERANZA

come la verità, che dobbiamo dire; come la vita, che dobbiamo vivere;

Tradizione di Predazzo: le croci illuminate sui monti attorno al paese

come la luce, che dobbiamo accendere; come l’amore, che dobbiamo amare; come la via, che dobbiamo percorrere; come la pace, che dobbiamo

Come da diverso tempo, anche quest’anno, nella sera del Venerdì Santo, sono state accese tre grandi croci composte da tante fiaccole: due sulle pendici del monte Mulat nei prati di Valena a monte della Chiesa parrocchiale e una sulle pendici del monte Agnello. L’accensione delle croci viene perpetuata da moltissimi anni in memoria della crocifissione di Gesù Cristo e rappresenta simbolicamente una silenziosa presenza notturna accanto al Cristo morto. L’allestimento delle croci è stato curato, come

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sempre, dal Gruppo Volontari Rico dal Fol di Predazzo. All’uscita della Chiesa dopo la celebrazione della Passione di Gesù, tutta la gente ha potuto ammirare queste luci simboliche.

nella chiesa hanno contribuito ad aumentare l’emozione e l’impazienza per l’arrivo di questo importate giorno Volevo ringraziare la comunità per aver accolto questi piccoli angeli affinchè possano intraprendere un meraviglioso cammino al fianco di Gesù.

Un doveroso ringraziamento va al gruppo dei volontari che, con generosità e penso … Ed eccoci qui, il gran giorno è finalmente anche con tanto sacrificio, si adoperano arrivato! per preparare questo momento significaQuanta agitazione ed emozione tra i bantivo. chi della cappella e, una volta consegnati Una parrocchiana riconoscente i simboli realizzati per l’occasione dai ragazzi del progetto PER.LA, siamo pronti

™™™ FESTA DI PRIMA COMUNIONE Il vero amico

Pensieri di una catechista … Alla messa del giovedì santo sono stati presentati alla Comunità Parrocchiale i nostri bambini di terza elementare: hanno chiesto con semplicità ed umiltà di poterne entrare a far parte ricevendo il dono d’amore più grande: Gesù. Sono stati accolti a braccia aperte, è stata consegnata loro la tunica bianca che indosseranno nel giorno speciale in cui Gesù entrerà nel loro cuore, simbolo che richiama la veste candida che indossarono al battesimo diventando così amici di Gesù. Le luci e l’atmosfera che si sono create

per la processione e l’entrata in chiesa. Comincia la Messa: ogni bambino ha un ruolo. Questo è il loro giorno, sono loro i protagonisti: c’è chi legge, chi porta le candele, chi l’offertorio, tutti sono chiamati a dare il loro contributo affinchè Gesù, facendosi piccolo piccolo, possa sentirsi accolto ed amato. Dopo l’offertorio saliamo tutti sull’altare e ci stringiamo attorno a Gesù formando un gran cuore. Al momento della pace ad ogni bambino viene consegnata una rosa bianca da portare ai propri cari nei banchi, quanti occhi lucidi! Finalmente il momento tanto atteso : ” Vieni Signore Gesù”, che emozione !!!

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La Messa si conclude con una preghiera ed un canto alla Madonna, a Lei che è madre di tutti. Volevo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e reso meravigliosa questa giornata, soprattutto bambini: hanno fatto tanta fatica, ma per una gran gioia e soddisfazione! Concludo con una frase di R.Wagner che dice :” La gioia non è nelle cose, è in noi” ed è vero, una gioia che Qualcuno, lassù, ci ha donato Alice Piazzi Catechista dei bambini di terza elementare

Quando finalmente è cominciata la messa per me è stato un momento bellissimo, perché sapevo che presto avrei ricevuto anch’io la mia prima comunione. La Messa è stata davvero molto bella: con i canti, i fiori e la preghiera tutti assieme intorno all’altare. Sono sicuro che la gioia di quel giorno mi rimarrà nel cuore per tutta la vita. Ed ora domenica dopo domenica andando alla Messa mi avvicino a Gesù, aspetto il momento della Comunione e tornato a casa penso che Gesù rimarrà con me per tutta la settimana. Thomas Furlan

Pensieri di un bambino …

Riflessioni di una mamma …

Domenica 4 maggio per me è stato un giorno davvero speciale: ho ricevuto la mia prima comunione

Per questa giornata così importante il sole splende come da parecchi giorni non faceva.

Per un bambino come me, mangiare il pane e il vino poteva sembrare un po’ strano, ma con l’aiuto della catechesi e di don Giorgio ho potuto capire il vero significato di questo Sacramento: stavo avvicinandomi ancora di più a Gesù.

Inutile dire che l’ingresso in chiesa di questi piccoli è sempre suggestivo e l’espressione commossa delle catechiste che li accompagnano in questo momento così importante conferma quest’impressione.

Quella mattina ero davvero felice, ma non vi nascondo però che ero anche un po’ agitato.

Nonostante la confusione che è sempre presente in queste cerimonie affollate, riesco a seguire con attenzione le parole di don Giorgio. “Gioia” ripete con forza, l’incontro con il Signore dev’essere

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gioioso, la messa è il momento centrale della nostra amicizia con Lui ed è in chiesa che Lui ci aspetta. La prima parte della Prima Comunione si farà con le “orecchie” e alcuni dei bambini lo seguono all’altare dedicato a San Giuseppe dove li aspetta un Vangelo, che viene portato all’ambone accompagnato dai lumini portati proprio dai bambini. Segue una lettura dagli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Luca (24, 13 – 35). Don Giorgio spiega ai bambini che i discepoli di Emmaus erano tristi per aver perso il loro amico Gesù e anche la nostra vita senza di Lui non può che essere triste. Per mantenere viva un’amicizia dobbiamo parlare ed ascoltare, dobbiamo frequentare questa persona amica; allo stesso modo, per rimanere in contatto con Gesù, che oggi sta per entrare nei piccoli cuori di questi bambini, dobbiamo andare in chiesa. Anche in famiglia ci si ritrova attorno alla tavola e allo stesso modo Gesù ci invita alla Sua mensa, ci dona tutto se stesso. Don Giorgio si rivolge ai bambini, ma sento che le sue parole sono indirizzate anche a noi genitori. E’ giusto che Gesù sia una presenza famigliare nelle nostre case,

dobbiamo essere noi i primi a coltivare quest’amicizia con Lui, perché i bambini respirano ed assimilano quello che noi facciamo più che quello che, occasionalmente, diciamo. Al momento dell’Offertorio altri bambini seguono don Giorgio all’altare dedicato a S. Elena e portano al presbiterio le offerte insieme al pane e al vino. Allo scambio della pace i bambini portano una rosa ed una spiga alle loro mamme… che tenerezza! A questo punto i bambini ricevono il Corpo di Cristo, uno alla volta, lentamente.. spero che la raffica di flash non disturbi questo momento così intenso. Alla fine si dispongono attorno a Maria, e con il canto si consacrano al Suo Cuore Immacolato.. un altro momento dolcissimo di questa celebrazione. Torno a casa ripensando alle parole che una bimba ha scritto sul suo biglietto ricordo di questa Prima Comunione, raccontate da don Giorgio: “Sono pronto per questo viaggio? Non lo so. Ma so che Tu sarai al mio fianco.

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Fa’ che io non mi allontani mai da Te!” E’ una nostra responsabilità far sì che non si risolva tutto in questa giornata, seppur così gioiosa e di festa. E’ una nostra responsabilità aiutarli in questo cammino, aiutarli a rendere possibili queste parole che oggi abbiamo più volte ripetuto: Resta con me Signore Gesù! Una mamma presente alla celebrazione

™™™ CELEBRAZIONE DELLA CRESIMA

Dono di Dio che ci aiuta a vivere da veri cristiani Sabato 10 maggio Esperienza personale di una mamma catechista Non è stato un percorso facile il preparare i ragazzi in questo cammino per la Cresima! Fra di loro c’era anche mio figlio, e ciò mi spaventava perché, mi chiedevo, se sarei stata in grado di affrontare questo giorno importante. Infatti, con mia figlia più grande, per motivi personali, non ho vissuto bene questo momento, tanto che in quell’occasione, mi sono sentita così male, che alla fine sono scappata dalla chiesa.. Era tutto così complicato, mi sono sentita fuori posto!

alla bellissima cerimonia di Padre Saverio, che è riuscito a trasmettere, non solo a me, serenità e grande forza! Ero fiera di essere riuscita, insieme alle altre mamme catechiste, di accompagnare tutti i ragazzi a questo grande e importante passo. Fra di loro , mi colpiva l’immagine di mia figlia che sosteneva il fratello a ricevere lo Spirito Santo. Per questo ho tanto ringraziato Dio! Non potevo desiderare di più… Una catechista

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Impressioni e commenti dei ragazzi:

Ma Dio, forse, mi ha dato una seconda occasione mettendomi di nuovo sulla strada della chiesa, che ormai sentivo lontana. Ho provato il piacere di riavvicinarmi ai suoi insegnamenti e capire veramente il valore dei sacramenti: chi se li ricordava più…? Arrivato il giorno della Cresima, ho provato una grande emozione, grazie anche - 26-

• La Cresima mi ha fatto capire questo: ora devo comunicare di persona, non come si fa di consueto con telefonini e computer… e così è con Dio!!! • E’ stato un percorso interessante e divertente… • Possiamo dire di aver percorso un cammino difficile, ma poi siamo stati ripagati…


• E’ bello, abbiamo capito il significato, ne siamo felici!

• Ho avuto una sensazione di grande libertà…

• Che bella messa con Padre Saverio, è passata così veloce e ci ha trasmesso gioia e pace…

• Emozionante il momento in cui abbiamo appeso all’albero di ulivo i cuori… simbolo di unione fra di noi, ma anche di grande impegno: ogni giorno accoglieremo i doni che Dio vorrà donarci per farli fruttificare…

• Sono stato illuminato anche da un raggio di sole… • Che emozione e agitazione… ma poi mi sono sentito veramente felice!

Alcuni ragazzi di prima media

™™™ OSCURA LUMINOSISSIMA NOTTE Chiara Menestrina incontra i ragazzi delle medie e i loro genitori durante la catechesi

pensiero la immaginerebbero affranta e disperata e invece la donna che mi trovo di fronte, sorprendentemente, sorride, di un sorriso autentico e lucente. Le sue parole sono semplici, ma profonde, spontanee, ma incisive: “vivete l’oggi in pienezza perché il domani ci è ignoto”.

Riflessioni di una mamma... Chiara , ex infermiera di Trento, poco prima dei vent’anni è stata colpita da una malattia rara e incurabile che l’ha costretta su una sedia a rotelle. Da allora i dolori non l’hanno più lasciata. La nostra umana percezione ed il nostro umano e naturale

Sentirla parlare dei sogni della sua adolescenza stringe il cuore, vedendola inchiodata sulla sedia a rotelle. Eppure, ci racconta nel corso delle ore trascorse insieme, qualcosa dei suoi sogni si è realizzato: desiderava girare il mondo e anche se fisicamente non le è stato concesso di

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farlo, c’è però riuscita tramite i suoi libri – Oscura luminosissima notte, Crudele dolcissimo amore e La Perla - che sono stati tradotti in diverse lingue. Ha avuto occasione di incontrare tantissime persone nel diffondere il suo messaggio di speranza che le deriva da un’intensa ricerca e conquista della fede. E’ evidente il peso derivante dalla sua malattia, ma è altrettanto evidente la tenace volontà di portarlo con tutta la serenità e l’accoglienza possibili. Quanta forza esprime nel dire che in ogni situazione dobbiamo cercare il lato positivo, l’opportunità che, seppur nascosta, ci viene comunque offerta. Anche Gesù – che lei chiama “socio” – ha subìto, sofferto, accettato ogni genere di dolore e di sofferenza, fino a donarsi per noi sulla croce… “se l’ha fatto Lui, come posso rifiutarmi io?” Mentre l’ascolto rifletto su quante quotidiane lamentele escono dalle nostre bocche, per quante sciocchezze ce la prendiamo, in quante occasioni lanciamo veleno contro la sorte, contro la gente, contro il tempo addirittura! E qui di fron-

te a noi c’è una persona che dipende in tutto e per tutto – come lei sottolinea – dall’altrui collaborazione e disponibilità e sa accettarlo con il sorriso! Anche don Giorgio, al termine dell’incontro, interviene proprio su questo aspetto… con un po’ di amarezza le racconta che ogni giorno vede in giro facce imbronciate, musi lunghi, sente chiacchiere malevole e critiche inutili e sterili. “Come si potrebbe migliorare questo genere di atteggiamento?” chiede… e Chiara risponde d’impulso “Farei vivere loro per un paio di settimane la vita che vivo io!” e poi aggiunge “Detto questo… è una domanda difficile!” e ci raccomanda di non dimenticare mai quanto di prezioso e bello Dio ci ha donato, a cominciare dalla Natura stessa. Per ognuno di noi Dio ha un progetto unico e in questo sta il senso del nostro vivere. Nel momento in cui comprenderemo che tutto è Dono ed opportunità riusciremo a coglierne la bellezza e a guardare la nostra esistenza con occhi diversi. Non so quanto abbiano colto di questo messaggio i ragazzi presenti e lei mi tranquillizza dicendo che molto spesso loro

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assumono un atteggiamento quasi indifferente o annoiato, ma le parole arrivano e lasciano un segno. Lo spero tanto. Spero che questo pomeriggio possa dare a tutti noi lo stimolo per riflettere… per pensare… e per ringraziare!

Una mamma presente all’incontro

AL “MAS DE LE COSTE” CON CHIARA M.

Riflessioni di un ragazzo di II media

Oggi, 12/05/2014, con la catechesi, abbiamo incontrato al Mas de le Coste, Chiara Menestrina . Alcuni giorni prima avevamo visto un documentario che parlava della sua malattia e della sua vita, di come lei, nonostante il dolore provocatole dalla sua malattia, riesca a guardare il lato positivo delle cose. Non voglio soffermarmi troppo sul filmato che ha sicuramente fatto scaturire in noi emozioni diverse e più deboli di quanto Chiara non abbia saputo suscitare nelle ore che abbiamo condiviso, per questo racconterò direttamente di questo pome-

riggio passato insieme. La prima cosa che ci ha detto è che, quand’era più giovane ed era ancora infermiera, le piaceva camminare e correre. Con parole sue ecco cosa ha detto:” Avevo così tanti sogni che mi sarebbe servito un cassetto estensibile per riporli tutti: volevo viaggiare, imparare le lingue, fare un anno di volontariato in Africa”. Quando, però, cominciò a presentarsi la malattia, i suoi sogni le sfumarono davanti agli occhi e si rese conto che avrebbe dovuto riporli nel cassetto definitivamente. Per questo ci dice:” Appropriativi del vostro presente, perché non sapete cosa succederà domani, vivete l’oggi in pienezza!”. Poi ci ha raccontato delle sue conversazioni animate con quello che lei chiama “il socio”: Gesù, che l’ha fatta andare avanti nei momenti in cui la malattia, di cui lei preferisce parlare chiamandola in terza persona, le provocava grande dolore, sebbene, a detta sua, sia stato proprio lui, il socio, a provocargliela per renderla strumento per arrivare al cuore di altre persone. Dopo averci chiesto se avevamo delle

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domande da porle, ci ha proposto un’”esercitazione”: erano state portate delle carrozzelle e noi divisi in coppie , a turno, dovevamo farci portare e poi a nostra volta spingere il nostro compagno. Il tutto per sperimentare cosa si prova sia ad essere costretti in carrozzella che a spingere qualcun altro; ovviamente non possiamo avere idea della situazione reale, in quanto il nostro è stato un semplice gioco mentre, purtroppo, Chiara, come tanti altri, non sta giocando o scherzando!!! Quando io venivo spinto dal mio compagno, ho provato una grande ansia, perché non mi sentivo affatto sicuro; mentre, quando ero io che spingevo lui, ero al massimo della concentrazione mettendoci grande attenzione in quello che stavo facendo. Anche se, per la verità, so cosa significhi spingere un invalido perché l’ho fatto ancora con la mia nonna. Adesso mentre sto scrivendo queste righe rifletto sulle cose che mi hanno mag-

giormente colpito delle parole di Chiara: lei riesce a vedere il lato positivo anche in una malattia che la fa tanto soffrire e che la costringe su una sedia a rotelle. Ci ha tanto raccomandato di amare la natura e di “sfogarci” con lei quando siamo giù o abbiamo i nostri momenti no: “Camminate, correte, se vi fa piacere abbracciate gli alberi, ma apprezzate sempre le cose meravigliose che il Signore vi ha donato! Imparate piano piano a conoscere Gesù, a fidarvi di Lui e a sentirlo vicino, come il Vostro migliore amico”. Alla fine dell’incontro ognuno di noi ha pescato in un sacchetto che lei aveva portato dei braccialetti, sui quali si poteva leggere una frase in inglese; sul mio c’era scritto:” I TRUST YOU” una frase rivolta al “socio” che significa: mi fido di Te!!! Michele Bernardi

™™™ MESE DI MAGGIO Rosario in cammino … Ospitalità Tridentina ha organizzato per questa serata, lunedì 12 maggio, la preghiera del Santo Rosario in campagna, lungo la strada costeggiata dai capitelli recanti i Misteri. Alle ore 20 c’è parecchia gente al punto di ritrovo previsto. Don Giorgio ci invita ad entrare in comunione con i moltissimi fedeli che in questo momento stanno pregando a Fatima, ricordando l’apparizione della Madonna ai tre pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia vicino alla cittadina portoghese il 13 maggio 1917. Apparizione di grande profondità teologica, che la Chiesa annovera tra le più importanti e significative, che ha rappresentato un monito

per le generazioni presenti e future e un forte segno di speranza. Preghiamo la Madonna per quanti soffrono, moralmente e fisicamente, per quanti non credono e per quanti non amano Lei e il Suo Figlio benedetto. Ad ogni mistero ripetiamo la preghiera dettata dall’angelo che si è manifestato ai tre pastorelli prima dell’apparizione di

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Maria

duro lavoro, lacrime in particolare di madri di famiglia che spesso si trovavano in situazioni di stenti e di difficoltà… sono sicura che dovessero sopportare tanto in silenzio e forse lavorando in campagna riuscivano addirittura a trovare sfogo e sostegno per le pesanti situazioni che si trovavano ad affrontare nelle loro famiglie. Sono certa che si rivolgessero a Maria in cerca di quell’aiuto che nessuno avrebbe saputo offrire loro. Erano vite dure, difficili, ma sostenute da una fede profonda, spontanea ed umile…

Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo,

ti chiedo perdono per coloro

che non credono, non adorano, non sperano, e non ti amano.

Santissima Trinità,

Padre, Figlio, e Spirito Santo:

ti adoro profondamente e

ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo,

Anche oggigiorno non mancano le difficoltà e le prove, ma raramente riusciamo ad affidarci a Lui… Terminiamo il Rosario al capitello della Madonna della Salette, a ricordo dell’apparizione avvenuta sulle montagne francesi nel 1846: anche lì la Madonna era apparsa a due giovani pastorelli, una Madonna piangente, affranta per un’umanità che, già allora, viveva spesso senza Dio.

presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi

e delle indifferenze con cui Egli stesso viene offeso.

E per i meriti infiniti del suo

Sacratissimo Cuore

e per intercessione del

Cuore Immacolato di Maria,

ti chiedo la conversione dei poveri peccatori.

Ascolto le riflessioni di don Giorgio e ripeto le Ave Maria insieme a tutti gli altri, mentre il mio sguardo si ferma a osservare i prati, il cielo, la luna e le nuvole che circondano il nostro corteo. Penso a quanti rosari silenziosi sono stati recitati in questo stesso posto, quando tante donne lavoravano nei prati e nei campi negli anni trascorsi. Immagino che siano anche scese tante lacrime durante il

Oggi pomeriggio ho avuto il privilegio di essere presente all’incontro che i ragazzi di seconda e terza media hanno avuto con Chiara M. e mi tornano in mente queste sue parole, rivolte appunto ai ragazzi, che riprendono anche quanto abbiamo meditato e pregato questa sera:

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“Non lasciate mai la vostra mano dalla Sua!” Una mamma insieme con i suoi bambini


Anche i bimbi insieme a Maria …

"Lasciate che i bambini

vengano a me”: ho pensato a questa frase del Vangelo, quando, nel pomeriggio del 22 maggio, ho partecipato insieme alla mia nipotina all'ultimo incontro di preghiera per i bambini da 0 a 6 anni, organizzato dal Gruppo Famiglie della Parrocchia.

Immaginando di essere su un treno, i bambini chi sul passeggino, chi in bicicletta e chi a piedi - hanno percorso un tratto della strada di campagna, affiancati da don Giorgio che suonava la chitarra. Questo allegro trenino, al suono di un campanello, si fermava davanti alle stazioni del rosario: dopo una semplice spiegazione, i bambini pregavano Gesù e Maria, come avevano imparato a fare negli incontri precedenti. La tenerezza con la quale si rivolgevano a Loro era commovente: noi adulti dovremmo imparare dai più piccoli la naturalezza e la spontaneità della preghiera. Il pomeriggio è terminato con una buona merenda in compagnia, a simboleggiare la gioia e l'importanza dello stare insieme.

verso la chiesetta di Bellamonte. Abbiamo visto una numerosa partecipazione da parte di bambini e ragazzi e siamo stati graziati da una stupenda serata. Don Giorgio, appena finita la recita del rosario, ha suggerito qualche minuto di silenzio per ascoltare e apprezzare il “rumore” della Natura. E’ sempre bello condividere questa ricorrenza con gli amici di Predazzo e Don Giorgio ha arricchito la chiusura con la benedizione del Santissimo! Grazie ancora… a presto! gli amici di Bellamonte

Ringrazio di cuore il Gruppo Famiglie e don Giorgio perché con questi momenti dedicati ai più piccoli riescono a far crescere in loro l'amicizia e l'amore verso Gesù e Maria Nonna Grazia

CON MARIA A BELLAMONTE … Conclusione del mese di maggio L’ultimo giorno di maggio, come di consueto, abbiamo fatto la chiusura del mese di maggio a Bellamonte con una piccola variante, partendo da un piccolo capitello della Madonna di Medjugorie. Recitando il rosario, ci siamo incamminati - 32 -


A CARAVAGGIO CON OSPITALITA’ TRIDENTINA Giovedì 15 maggio ho partecipato alla gita –pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio organizzata da Ospitalità Tridentina. In realtà il nome giusto del Santuario è S. Maria del Fonte per la sorgente che è scaturita dopo l’apparizione della Madonna. Secondo attendibili testimonianze storiche, il 26 maggio 1432, in località Mazzolengo, vicino a Caravaggio, verso le ore 17 la Vergine Maria apparve ad una donna di nome Giannetta. Così Maria parlò a Giannetta; “L’Altissimo Onnipotente mio figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di più e cadono di peccato in peccato. Ma io per 7 anni ho implorato da mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò voglio che tu dica a tutti che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore di mio Figlio, e che dopo vespro festeggino ogni sabato per devozione a me. Quella metà giornata devono dedicarla a me per i molti e grandi favori che hanno ottenuto da mio Figlio per mia intercessione. Alzati, non temere, tu riferisci quanto ti ho ordinato. Io confermerò le tue parole con segni così grandi che nessuno dubiterà che abbia

detto la verità”. Nel racconto dell’apparizione mi hanno impressionato le lacrime della Madonna e la sua tristezza per tutto il male che avviene nel mondo. Nel messaggio rivolto a Giannetta la Vergine Maria considera l’atteggiamento degli uomini che “ fanno ciò che è male ogni giorno di più”, ma al tempo stesso afferma di aver implorato da suo Figlio “ misericordia per le loro colpe”. Con questa preghiera ci affidiamo alla misericordia di Dio : egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Visitare un santuario della Madonna per me, è come esserle più vicini, mi piace affidarle le gioie, le preoccupazioni, le fatiche, le necessità non solo della mia famiglia, ma anche della nostra Chiesa e di tutto il mondo. Silvana Bernard

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TRASFERTA A ROVERETO... I GIOVANI INCONTRANO DON GIGI... Nel pomeriggio di sabato 3 maggio, il coro giovanile ha fatto una trasferta a Rovereto. Lo scopo di questa divertente uscita era la visita al nostro caro Don Gigi che da qualche anno si è stabilito nella parrocchia di San Giuseppe, proprio a Rovereto. Dopo aver fatto una visita a Castel Beseno, ci siamo diretti in città dove abbiamo partecipato alla Santa Messa. Dopo il momento di preghiera, siamo stati accompagnati da Don Gigi a mangiare una pizza, che è stata occasione di ritrovo e di dialogo con il nostro ex - parroco.

disponibile e divertente. Ci ha fatto molto piacere parlarci insieme e non mancheranno di certo altre occasioni per incontrarlo. Giulia Piazzi

Abbiamo potuto notare che i suoi impegni non sono certo diminuiti, ma vivendo vicino al liceo dove insegna (Liceo Rosmini), può essere più presente e vivere il tutto con più tranquillità. Non demorde nelle sue attività per i giovani, come Taizè e Winter che ha spostato a Rovereto, in una bellissima nuova struttura che può ospitare molti più ragazzi. Come forse alcuni compaesani già sanno, Don Gigi ha scritto e pubblicato anche un libro per spiegare la teologia ai ragazzi, che vi invito a leggere perché può essere d’insegnamento anche agli adulti. Non è cambiato molto da come lo abbiamo lasciato, ed è rimasto sempre molto

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E ANCHE NOI RAGAZZI... Noi ragazzi della terza media, come conclusione dell’anno di catechesi, lunedì 19 maggio, siamo andati a Rovereto per trovare il nostro “ vecchio” parroco don Gigi…, simpatico come sempre, ci ha parlato e ci ha fatto le sue solite battute divertenti con il suo grande e bellissimo sorriso.

Dobbiamo ringraziare la parrocchia di Predazzo, in particolare don Giorgio, che ha contribuito e ci ha permesso di realizzare questa bella giornata insieme. GRAZIE !!! Alcuni ragazzi di terza media

Il viaggio in corriera è stato allegro e abbiamo avuto Cristina come fotografa. Abbiamo parlato del nostro futuro, dei nostri progetti, della scuola e di che cosa abbiamo fatto a catechesi quest’anno.

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“DON BOSCO”

tiva e adesso è diventato proprio impossibile. Ma colgo l’occasione per andarci io, promettendole che le riporterò nei minimi dettagli quanto ho visto.

Quest’anno don Giorgio ha scelto come meta della gita-pellegrinaggio delle catechiste ed ex catechiste i luoghi che hanno visto nascere le grandi opere di San Giovanni Bosco , il grande Santo Educatore Catechista – Patrono della Gioventù, in vista del Bicentenario della nascita del prossimo anno.

Partiamo sabato 17 maggio alle 5 del mattino. La mancanza di alcune ore di sonno non si fa particolarmente sentire e il viaggio comincia in allegria. Il tempo è splendido e siccome non incontriamo intoppi lungo la strada possiamo addirittura permetterci di fare una sosta “fuori programma” alla casa natia di San Domenico Savio, in quel di San Giovanni di Riva presso Chieri. Questo santo, patrono delle mamme e delle gestanti, nacque nel 1842 e si spense nel 1857; fu allievo di San Giovanni Bosco e proclamato santo nel 1954 da Papa Pio XII. Domenico Savio ancora bambino scrisse a Don Bosco un biglietto: "Mi aiuti a farmi santo?". Il sacerdote gli rispose con i cosiddetti "segreti della santità:

Gita – pellegrinaggio delle catechiste

Mi sono iscritta pensando ai racconti di mia mamma su come ha conosciuto don

Bosco. Era stata sua cugina Suor Elena Dellagiacoma, della famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a far conoscere a nonna Margherita e di conseguenza a lei la figura di questo santo. Nel 1934 da Torino aveva scritto alla zia – mia nonna – di fare il possibile per partecipare alla cerimonia di canonizzazione dell’allora beato don Giovanni Bosco e mia nonna aveva ascoltato il suo consiglio ed era andata a Roma. La mamma racconta che questa cugina, settima dei tredici figli di sua zia Bonina era bravissima nell’arte del ricamo che aveva dovuto insegnare alle sorelle suore, prima di avere il permesso di partire per il Brasile – Mato Grosso – come missionaria, dopo la guerra. Lì è rimasta fino alla morte, nel 2002, all’età di 92 anni. E con le lacrime agli occhi mi diceva che il cuscino su cui posava la testa di san Giovanni Bosco nell’urna era stato ricamato proprio da lei. Leggenda? Verità? Poco importa! Avrei voluto accompagnarla già diversi anni fa a Torino, ma non se la sen-

1. Allegria 2. Impegno nei doveri di studio e di preghiera 3. Fare del bene A sette anni ricevette la Prima Comunione, per la quale scrisse alcune righe nelle quali riassumeva il suo progetto di vita: 1. Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà. 2. Voglio santificare i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesù e Maria. 4. La morte ma non peccati. Dopo questa sosta a sorpresa, riprendiamo la strada verso il Colle don Bosco che raggiungiamo più o meno a mezzogiorno. Dopo il pranzo andiamo a piedi al punto di incontro previsto con la guida che ci accompagnerà oggi pomeriggio e domani mattina: don Paolo.

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Sorridente ed emozionato ci racconta che lui è originario del Friuli e che dall’autunno scorso si trova, appunto e Torino. Tutta l’immensa opera salesiana, che ora si svolge in 131 paesi del mondo, è partita dal luogo in cui ora ci troviamo, dalla vo-

lontà e dalla convinzione di un giovane figlio di contadini! Nel 1815, anno in cui Giovanni Bosco è venuto al mondo il 16 agosto, su questi prati non c’era nulla tranne che la piccola casetta e la cascina in cui il padre lavorava come mezzadro. In questo luogo, dice don Paolo, “l’Eterno è entrato nel tempo, il Divino si è intrecciato con l’umano, Dio ha reso partecipe del Suo disegno un ragazzino”. Giovannino Bosco è la dimostrazione che se si lascia spazio a Dio nella propria vita, Lui compie cose grandi! In questo luogo il piccolo Giovannino ha vissuto alcuni incontri che saranno decisivi per la sua opera. Molto della vita e del pensiero di San Giovanni Bosco è contenuto nella

sua autobiografia “Le Memorie dell’Oratorio”, da lui scritta tra il 1872 e il 1875 e che narra la sua vocazione e la sua opera dalla nascita al 1850. Fu papa Pio IX che lo incaricò di lasciare traccia scritta della sua vita, quando don Bosco gli chiese l’autorizzazione per fondare una congregazione, con l’intento di dare continuità e futuro alla sua opera. Nell’immediato don Bosco non trovò il tempo per realizzare la richiesta del papa ed è nel 1872, sollecitato ulteriormente, che inizia a scrivere le memorie della sua vocazione negli anni della fanciullezza e preadolescenza. In questo libro si svolge l’intrecciarsi del disegno di Dio con la vita di un ragazzino, povero e semplice. Per i salesiani, aggiunge don Paolo, le Memorie rappresentano il testamento spirituale del loro santo fondatore. La Chiesa in cui ci troviamo, dedicata a Maria Ausiliatrice, è stata eretta nel 1915 dai cooperatori salesiani nel primo centenario della nascita di don Bosco, e all’esterno sotto l’ala del tetto, sono col-

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locati gli stemmi di molti paesi del mondo, da cui provenivano i ragazzi che hanno contribuito alla costruzione, in piena Prima Guerra Mondiale, per rappresentare la preghiera a Dio per il dono della Pace. Don Paolo ci racconta qualche cenno biografico di don Bosco; a soli due anni rimane orfano di padre e la mamma lascia la cascina in cui vivono, ma che costa loro la metà del raccolto di affitto, e si trasferisce con la nonna paterna e i due fratelli – dei quali uno avuto dal primo matrimonio del padre - nella tettoia acquistata poco lontano dal padre ed adattata a casa dalla madre Margherita. Qui riceve da lei una preziosa educazione e ha il sogno profetico della sua futura missione. Don Bosco scrive che il primo ricordo di cui ha memoria risale al giorno in cui suo padre morì e sua madre gli disse “Giovannino, tu non hai più un padre!”. Mamma Margherita lo educa con la fermezza propria di un padre e la dolcezza di madre. E’ donna di grande fede e Giovannino impara da lei il senso religioso, il senso di Dio. E’ lei che gli fa catechesi e che costantemente gli ricorda che “Dio ti vede”, perché la nostra vita si svolge sotto il Suo sguardo misericordioso. Lo cresce nella carità e nella solidarietà, infatti quel poco che hanno lo dividono con chi ha più bisogno. Oltre alla mamma le figure chiave della sua esistenza sono don Giuseppe Cafasso e Domenico Savio, entrambi riconosciuti Santi! Nel 1831 si trasferisce a Chieri per conti-

nuare la scuola, dopo la morte di don Calosso, il suo primo insegnante di latino e sua guida spirituale, conosciuto nel 1829. A Chieri lavora di giorno, imparando mille mestieri e di notte studia. Qui fonda

la Compagnia dell’Allegria che si basa sui principi che contraddistingueranno tutta la sua opera evangelica. Ci avviciniamo alla conclusione di questo pomeriggio in compagnia di don Paolo riflettendo sul fatto che oggi i tempi sono cambiati, la difficoltà di portare Gesù ai ragazzi e i ragazzi a Gesù è probabilmente maggiore rispetto ai tempi di don Bosco. Mamma Margherita esortava don Bosco a non contare sulle sole sue forze ma ad affidarsi a Maria. Anche nel famoso sogno dei 9 anni Lei veniva descritta come la Maestra sotto la cui guida lui avrebbe potuto diventare forte e realizzare quanto gli veniva richiesto. E anche nel famoso sogno delle due colonne insieme all’Eucarestia, come sostegno per la Chiesa, appare Maria! Prima di partire per raggiungere l’albergo ci affidiamo a Lei e lasciamo poi il Colle Don Bosco. Domani mattina ritroveremo don Paolo a Torino, zona Valdocco, all’Oratorio e alla grande Basilica di Maria Ausiliatrice, dove parteciperemo alla S.

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Messa. Domenica 18 maggio, Torino. Ore 09:00 Siamo arrivati alla Basilica di Maria Ausiliatrice con lo stesso splendido sole di ieri. Don Paolo di invita a visitare la casetta dove don Bosco svolse la sua attività, dopo l’ordinazione a sacerdote – il 5 giugno 1841 – fino alla morte il 31 gennaio 1888. C’è ancora la sua camera da letto e il suo studio e altre sale sono adibite a zona espositiva con raccolte di fotografie, oggetti e plastici della zona Valdocco. Ci spostiamo poi all’interno della Cappella Pinardi ed è chiara la commozione di don Paolo nel raccontarci che cosa rappresenti questa cappella per i salesiani e questi luoghi in generale, dove i loro santi hanno camminato ed hanno seminato il loro pensiero. Per tre anni dopo essere diventato sacerdote don Bosco rimane nel convitto ecclesiastico per l’apprendimento del ministero. Don Giuseppe Cafasso è la sua guida spirituale, un grande formatore ed insegnante, che, quando venne canonizzato, fu definito “perla del clero torinese”. Fino al 1860, anno in cui morirà don Cafasso, non sa ancora che sarebbe diventato il prete dei ragazzi, la sua strada si illumina un po’ alla volta, proprio come gli era stato detto nel sogno dei nove anni con le parole “a suo tempo tutto comprenderai…”.

Don Bosco assiste all’arrivo in città di tantissimi ragazzi orfani e poveri e al loro sfruttamento; altissima è la delinquenza e andando con don Cafasso nel carcere di Torino si rende conto che molti escono e rientrano nel carcere in continuazione. Ecco che don Bosco sente di dover dar loro un’altra possibilità essendo convinto che se “avessero un amico che si prendesse cura di loro, non finirebbero in carcere”. Comincia a parlare con i ragazzi, ad accoglierli e questo infastidisce gli altri preti che trovano poco dignitoso per un prete dedicarsi a giocare per strada con dei ragazzi miserabili. Ma don Cafasso si rende conto che in don Bosco sta operando il Signore e quindi lo lascia fare. In questo modo Don Bosco sviluppa un metodo educativo e pastorale preventivo, evitando il male dal principio non risanandolo successivamente. Don Paolo sorride nel ricordare che tante cosiddette “scoperte” degli specialisti dell’educazione moderni, in realtà erano già state fatte e sperimentate da don Bosco 150 anni fa! Il numero dei ragazzi che cominciano a seguirlo la domenica, perché durante la settimana lavorano, continua ad aumentare velocemente e si presenta il problema di trovare un posto adatto per accoglierli. Nella primavera del 1846 don Bosco è veramente disperato, gli sembra

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di non trovare una via d’uscita… è in quel momento che si presenta il signor Pinardi che offre una tettoia, bassa e malconcia, a quel prete dei ragazzi, perché vi possa svolgere la sua opera di carità! Celebra la prima messa il 12.04.1846 proprio qui, sul sito dove si trova la Cappella Pinardi e per la prima volta ha un luogo tutto suo per portare avanti il suo progetto d’amore verso i bambini e i ragazzi. Don Bosco si rende conto che per far del bene deve creare un clima di famiglia e per questo chiede a mamma Margherita di raggiungerlo a Torino, dove lei arriva nel mese di novembre del 1846. Successivamente la cappella diverrà refettorio – dal 1860 al 1888 – per poi assumere l’aspetto che possiamo attualmente ammirare. Tra il 1852 e il 1868 vengono costruite la Chiesa di S. Francesco di Sales, culla della Congregazione Salesiana e la Basilica di S. Maria Ausiliatrice. Proprio S. Francesco di Sales è il patrono della congregazione insieme a S. Giuseppe. Don Bosco si ispira a lui per la dedizione che aveva nel prendersi cura delle anime e perché fu il santo della dolcezza. Don Bosco diceva “… semmai io abbia a diventar prete….” voglio dare attenzione ai ragazzi, che ai suoi tempi erano abbandonati a se stessi. Nella Chiesa di S. Francesco si trova anche una statua del S. Luigi Gonzaga, il santo della purezza. Don Bosco scrive nel “Giovane Provveduto” che due in particolare sono gli strumenti che il demonio usa per allontanare gli uomini da Dio: fa credere che la vita cristiana sia triste e malinconica e che ci sia sempre tempo per convertirsi. Don Bosco invece ritiene che non si cambia nel corso della vita…. Si vive da adulti come si è imparato a vivere da bambini ed è e per questo che bisogna lavorare sui bambini, sui ragazzi, perché questa è l’età della semina e se si ha seminato si può essere sicuri che quel seme darà frutto! Non è dato sapere come e quando, ma abbiamo il dovere di seminare quando il terreno è fertile! Per dare ai suoi ragazzi dei modelli di vita scrive le biografie di Michele Magone, Francesco Besucco e Domenico Savio,

che arrivò a Valdocco nel 1854 e che vi rimase sino alla morte nel 1857. Don Paolo ci racconta che un giorno, nella Chiesa di S. Francesco di Sales in cui ci troviamo, don Bosco rimase deluso dalla scarsa partecipazione alla Comunione dei suoi ragazzi. Domenico ne è rattristato e decide di fondare la Compagnia dell’Immacolata, un gruppo di ragazzi che si dedicano in maniera intensa alla vita spirituale. I membri diventano apostoli dei ragazzi all’interno dell’Oratorio, si occupano di seguire quanti lo frequentano e di accogliere i nuovi arrivati. Don Bosco vede nascere la Congregazione Salesiana il 18 dicembre 1859 e don Paolo sottolinea che lui per primo fondò una congregazione non con adulti ma con i ragazzi stessi! Ci racconta della grande epidemia di colera che si diffuse a Torino nel 1854; don Bosco esortò i suoi ragazzi a rispondere all’appello del Prefetto di Torino per aiutare nei soccorsi, promettendo loro che chi si fosse offerto non si sarebbe ammalato; e così fu! La Basilica in cui alle ore 11.00 seguiremo la messa, fu realizzata per opera di don Bosco, su incarico del papa Leone XIII; non gli aveva messo mezzi a disposizione ma don Bosco riesce a trovare i fondi necessari girando in lungo e in largo dai suoi benefattori. La sua biografia narra che quando celebra nel maggio dell’87, ormai vecchio e stanco, davanti all’altare di Maria Ausiliatrice si interruppe 16 volte in pianto. Dirà poi che in quel momento aveva compreso che quanto aveva visto nel sogno dei 9 anni si era completamente realizzato. I principi della sua pedagogia e spiritualità sono riassunti in una lettera che scrive ai suoi ragazzi mentre si trova a Roma, il 10 maggio 1884: “Uno solo è il mio desiderio: vedervi felici nel tempo e nell’eternità!” “Non basta che i giovani siano amati, bisogna che si accorgano di essere amati” Importante è il tempo che si dedica ai giovani, sia quello dedicato alla loro edu-

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cazione che quello del tempo libero. Da qui lo specifico carisma salesiano che si esprime negli oratori e nelle scuole professionali gestite sai salesiani.

ridere e scherzare e condividere anche situazioni di tristezza o difficoltà. Come si dice… condividere i dolori, li dimezza e condividere la gioia, la raddoppia!

Spero di non aver annoiato nessuno dilungandomi anche su cenni biografici di don Bosco, ma ritenevo necessario inquadrare anche in un contesto concreto quanto abbiamo vissuto in questa gita/ pellegrinaggio.

Un grazie di cuore a don Paolo, per la passione e l’amore verso don Bosco, che con le sue parole ha trasmesso anche a noi!

Abbiamo trascorso due giorni splendidi: bella la compagnia, belli i luoghi, bella soprattutto l’opportunità che ci è stata offerta di approfondire una figura così carismatica come quella di san Giovanni Bosco… Inevitabili i confronti e i paragoni con la nostra vita e la nostra attività di catechiste, innumerevoli gli spunti che una tale riflessione può portare.

Un grazie di cuore a quanti hanno partecipato a questo viaggio! E naturalmente grazie a don Giorgio… chissà che non possiamo ricambiare con maggiore disponibilità ed entusiasmo come catechiste!!! Silvia Dellagiacoma

E’ stato bello anche chiacchierare tra noi,

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FOLLINA E ASOLO Gita delle “ MARTINE “

Il giorno 21 maggio 2014 si è svolta la gita delle “ Martine “ , le persone così denominate da don Giorgio che, durante l’anno, collaborano per la pulizia della chiesa di Predazzo. Questo nome deriva da Marta, una santa sempre a disposizione della casa del Signore. La partenza da Predazzo è alle ore 7.00 direzione Moena per affrontare il passo san Pellegrino. Il tragitto ci porta lungo la Val del Bois, transitando per il paese natale di Papa Luciani Canale d’ Agordo e man mano che si avvicina la pianura di Belluno tutto diventa più verde nella vegetazione. Don Giorgio, abile intrattenitore durante il viaggio, ci accompagna con le sue parole, con la preghiera e spiegazioni sino in prossimità delle colline dell’Altamarca, che segnano il confine più a ovest della provincia di Treviso e che preannunciano una terra ricca di vigneti, da dove nascono pregiati vini, di cui il prosecco è il più famoso. Con l’arrivo a Follina, inizia la nostra visita alla splendida Abbazia cistercense di Santa Maria, eretta su una precedente costruzione benedettina nel XII secolo. La costruzione a pianta latina, presenta la facciata rivolta a ponente e l’abside rivolta a levante come prevedeva la simbolo-

gia cistercense. Al suo interno sono molti i capolavori presenti, dalla grande ancona lignea di stile neogotico costruita da maestranze veneziane, copia esatta di quella originale presente nella chiesa di S. Zaccaria a Venezia. Essa ospita la statua in arenaria della Madonna del Sacro Calice, da sempre oggetto di grande venerazione e pellegrinaggio da parte dei follinesi e anche di migliaia di turisti provenienti da tutta Italia. Nell’abbazia si trovano, inoltre, l’affresco della Madonna con Bambino e Santi dipinto nel 1527 da Francesco da Milano e uno splendido chiostro di età precedente alla basilica stessa e portato a termine nel 1268 quando i monaci cistercensi si insediarono nel monastero. Nella cappella dell’Abbazia don Giorgio ha celebrato la S. Messa. Terminata la messa e la visita all’Abbazia, Renato Tonet, nativo della vicina Miane ci accompagna presso la locanda “ Bestemadora “ per consumare un fugace spuntino che tutti i presenti apprezzano moltissimo. Il viaggio prosegue verso Asolo, dove consumiamo un delizioso pranzo presso la trattoria Ponte Peron. Il pomeriggio è dedicato alla visita alla cantina di Asolo, dove c’è la possibilità di acquistare i vini della zona e anche, lungo le stradine adiacenti, le rosse e buone ciliegie. Infine, la vista continua nella parte storia di Asolo, uno dei borghi più belli d’Italia,

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definita da Giosuè Carducci, la Città dei cento orizzonti. Asolo è raccolta entro anPELLEGRINAGGIO A tiche mura che si diramano dalla Rocca, ROMA una fortezza del XI secolo e conserva un Da Papa Francesco con Ospitalità grande fascino sui dolci colli asolani. QueTridentina sta cittadina fu meta di poeti e scrittori, 25 – 28 maggio 2014 artisti e viaggiatori, che qui trovarono l’ispirazione e l’armonia. Tra questi il poeta Domenica 24 maggio siamo partiti da inglese Robert Browning, Eleonora Duse, Trento alla volta di Roma per il Pellegriil compositore Gian Francesco Malpiero e naggio Diocesano organizzato da Ospitala scrittrice Freya Stark. Asolo non è solo lità Tridentina. I 240 pellegrini – dei quauna meta turistica per la sua storia, ma li 60 ammalati, 31 dame e 21 barellieri anche un luogo dove si possono trovare - sono distribuiti su cinque pullman che ed assaggiare piaceri della tavola. raggiungono la Città Eterna verso le otto Il ritorno verso casa avviene lungo la di sera. Valsugana con una sosta, consigliata da don Giorgio, a Civezzano per salutare l’ex Il lunedì mattina ci rechiamo alla Basiliparroco di Predazzo, l’indimenticabile don ca di San Pietro dove ci aspetta il nostro Guido Corradini. vescovo Bressan e dove assistiamo alla Il rientro a Predazzo è alle ore 22.00 dove messa da lui celebrata insieme ai “nostri” tutti si salutano soddisfatti per aver tradon Giorgio e don Guido, oltre che a don scorso una giornata ricca di emozioni. Giulio Viviani. E’ suggestivo assistere ad Un particolare e doveroso ringraziamenuna messa in S. Pietro, con lo sfondo di to a don Giorgio che ha voluto “regalarci” questa imponente costruzione ma mi renquesta meravigliosa gita come ringraziado conto che la Parola ha sempre lo stesmento per tutto il lavoro costante e siso significato, sia che venga letta nella lenzioso che le “ Martine “ svolgono con basilica più importante del mondo che in tanto amore, costanza e dedizione. una piccola chiesa di montagna. Terminata la messa, visitiamo veloce Chiara Facchini mente la basilica, sostando un momento

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davanti alla Pietà di Michelangelo, capolavoro da lui realizzato giovanissimo a soli 23 anni e poi davanti alla tomba di San Giovanni Paolo II.

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Dopo pranzo passeggiamo nel centro storico di Roma, da Piazza di Spagna al Pantheon alla chiesa di San Luigi dei Francesi con la cappella affrescata dal Caravaggio, passando per la Fontana di Trevi e concludendo a Piazza Navona. Siamo accompagnati da una guida eccezionale, Paolo, che sia nella giornata di lunedì che in quella di martedì ci racconterà con passione tanto di questa meravigliosa città, non limitandosi a nozioni elencate in maniera impersonale ma aggiungendo tanti e piacevoli commenti di storia e di cultura generale. Anche don Giulio ci spiega tante cose, ricco dei suoi 14 anni trascorsi a Roma nelle vesti di cerimoniere del Vaticano. I malati e gli anziani che accompagniamo si guardano intorno tra l’interessato e lo spaesato ma molti si dichiarano felici di poter essere lì... forse l’unica cosa che veramente sta loro a cuore è di vedere il Papa!! La mattina di martedì saliamo sui pullman e ci dirigiamo alla basilica di S. Maria Maggiore, dove assistiamo alla messa, sempre celebrata dal nostro vescovo e dai nostri sacerdoti. Molto bella l’omelia di don Piero Rattin, che ci ricorda che “la Chiesa è nelle singole anime” e parlando di Maria, a cui questa basilica è dedicata, sottolinea che “perchè la debolezza diventi forza, la Forza si è fatta debolezza”!

Stiamo per uscire dalla chiesa dopo averla velocemente visitata quando veniamo fermati perchè, ci dicono, sta arrivando il Papa per ringraziare la Madonna della buona riuscita del viaggio appena concluso in Terra Santa. Ricordo che anche il giorno successivo alla sua nomina a Vescovo di Roma, Papa Francesco si era recato in questa basilica la mattina presto per pregarLa, davanti all’immagine della Salus Populi Romani nella Cappella Paolina. Inutile dire che a tutta fretta e con grande emozione ci appostiamo ai lati delle transenne sistemate lungo la navata, a partire dall’uscita della sacrestia e poco dopo, lo vediamo arrivare con un sorriso splendido ed un bellissimo mazzo di fiori bianchi in mano! L’ho sentito sussurrare ad uno degli accompagnatori al suo fianco, senza smettere di sorridere “ma... mi stavano aspettando???”. Uno dei barellieri gli fa baciare una delle malate ed è bellissimo poter assistere da vicino ad un momento tanto toccante! Aspettiamo che passi ancora una volta, dopo aver pregato nella Cappella Paolina e, come se non bastasse, lo rivediamo anche fuori, lasciare la basilica nella piccola Ford che abitualmente usa per gli spostamenti in città! I malati, e non solo loro, sono concordi nel dire che la Madonna questa

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mattina ci ha fatto davvero una grande grazia! Mai ci saremmo aspettati una simile sorpresa! Dopo il pranzo a Grotta Ferrata ci dirigiamo verso Tivoli e lì visitiamo parte di Villa d’Este, inserita nel nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco nel 2001. Purtroppo non possiamo accedere ai famosi giardini con le carrozzelle e la maggior parte di noi si accontenta di guardare il panorama. Arriviamo così a mercoledì, giorno tanto atteso dell’Udienza con il Papa, anche se per la verità noi abbiamo già avuto il privilegio di incontrarlo ieri molto da vicino!! Prendiamo posto nel settore a noi assegnato, ai piedi della scalinata che conduce al sagrato e ai lati della piazza per alcune delle carrozzelle. Papa Francesco arriva verso le 9.30 e passa tra i fedeli a bordo della papa-mobile... come sempre saluta sorridendo la folla e bacia i bambini che i membri della sicurezza gli porgono. Quando comincia poi a parlare ci racconta con soddisfazione del suo viaggio in Terra Santa e invita con forza alla Pace, alla Fratellanza, all’amore e all’unione tra tutti i cristiani! Ci esorta ad essere “artigiani della pace”, dice proprio così e queste parole mi colpiscono molto.

“Chi lavora con le mani è un operaio, chi lavora con le mani e la testa è un artigiano, chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista”. Per me si trattava del primo pellegrinaggio... ma posso dire con sincerità che in sala da pranzo, la sera, praticamente l’unico momento in cui ci ritrovavamo tutti insieme, di questa forma di arte ne ho vista davvero tanta! Ho visto tanti “artisti”, giovani e meno giovani, che lavoravano con le mani, sicuramente con la testa ma soprattutto con tanto tanto grandissimo cuore! E mi sono resa conto che gli ammalati hanno colto proprio questo: al di là dell’aiuto materiale, hanno sentito tanto amore! Bello il Pantheon, belle le basiliche e i loro tesori, belle le ville e quanto custodiscono... ma è di artisti del cuore che il mondo, oggi, ha disperatamente bisogno! Ringrazio tutti, ma proprio tutti e concludo rubando le parole di un’ammalata che ci ha salutati, prima di scendere dal pullman, così: “Ci rivediamo alla prossima.... a Dio piacendo!”

Mi torna in mente una frase di San Francesco d’Assisi che ebbe a dire:

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Silvia Dellagiacoma Dama di Ospitalità Tridentina


CON SAN FRANCESCO TROVIAMO LA…….. Il Gruppo Animatori dell’Oratorio (G.A.O.) da alcuni anni nel periodo di primavera, per rivitalizzare l’attività ed entusiasmare gli animatori più giovani, allestisce uno spettacolo che è andato a sostituire il “CarnavalGao” (durato ben 30 anni); negli anni scorsi ci si è soffermati su questi temi: Il Papà/ La Mamma / Il Grazie / La Festa dei Popoli…… quest’anno è stata scelta la figura di san Francesco per i seguenti motivi: è un personaggio analizzato a scuola, approfondito con alcuni gruppi di catechesi e con i giovani, e fra i ragazzi è sicuramente il Santo più conosciuto e che riesce ad affascinare persone di ogni età. Abbiamo scelto di NON raccontare la sua vita, l’hanno fatto già tanti altri, ma di soffermarci su alcuni tratti del suo insegnamento, del suo stile di vita. E’ stata scelta una parola (quella che manca nel titolo…) e sulle singole lettere di questa parola abbiamo costruito tutto lo spettacolo, aiutati dai battibecchi fra Madre e Figlio che si inserivano continuamente e davano un piglio decisamente simpatico all’insieme. Per la “L” come “letizia” è stata fatta una scena e un ballo di gioia che ha contagiato tutti quelli che stavano sul palco. Per la “I” come “insieme/fraternità” una scena delle animatrici e un canto del Coro Giovani. Per la “B” come “bontà/ pace” una breve scena e un ballo dei più piccoli. Per la “E” come “ecologia” la scena di una gita e il canto “laudato sì”.

Per la “R” come “riflessione/ preghiera” due canti del Coro Giovani legati alle parole del Santo. Per la “T” come “trasformazione di vita” una scena sui Bilanci di Giustizia, un movimento che promuove la sobrietà e la semplicità. Per la “A” come “attenzione verso tutti” una coreografia delle animatrici sulla solidarietà. Solo al termine dello spettacolo si è risolto l’enigma con grande sorpresa dei ragazzi che in questo mese di prove hanno tentato in tutti i modi di capirne il significato. Al di là del risultato qualitativo, che stavolta è stato decisamente medio-alto, ribadiamo l’importanza di questo modo, il teatro, per proporre dei valori e dei messaggi positivi in primo luogo per chi partecipa e collabora e poi per chi viene a vedere; ma questa non è certo una novità, san Giovanni Bosco diceva che ”il teatro è il secondo pulpito della parrocchia”. Gli inviati di Predazzo-Blog, che da qualche anno sono presenti ai nostri spettacoli, e che ringraziamo, dovrebbero aver realizzato un DVD e coloro che ne sono interessati possono rivolgersi direttamente a loro. Per i mesi estivi l’attività di Oratorio domenicale è sospesa e riprenderà l’autunno prossimo, invitiamo i giovani che volessero fare questa esperienza e questo servizio di animazione (dalla Prima Superiore in su) a contattare gli Animatori più “vecchi” per poter così entrare in questo meraviglioso ed entusiasmante mondo dell’ ORATORIOOOO!!

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Per il Gruppo Animatori Oratorio, Donato.


MOVIMENTO ANAGRAFICO DI PREDAZZO dal 01 marzo 2014 al 30 giugno 2014

NATI

MORTI

LAUTON ANGELA

MORANDINI VALENTINA

MORANDINI FEDERICO

MORANDINI LUIGI

BERNHART PATRICK

DEMARTIN ANTONIETTA

BONINSEGNA LUCA

BRAITO ROBERTO

CIORBA ADELINA ANA

LONGO LORENZINA

FOGGIA ANNELIE

DEFRANCESCO PIERINA

TISAN EDWARD SEBASTIAN

GUADAGNINI MARIA

DELLANTONIO SEBASTIAN

GIACOMELLI MICHELE

DELLI ZOTTI MARTINA

BINDER ANNA

SCISCI CHIARA

DELLAGIACOMA PIA

CATANZARO LUIGI

STEVANIN ANTONIO

DELLAGIACOMA ALBERTO

GASHI SMAIL

ZORZI ANGELICA

GUADAGNINI GIOVANNI BATTISTA FELICETTI REMO BRIGADOI NICOLINA DELLASEGA TOMASO PIGHETTI ROSA

MATRIMONI BERSELLI LUCA - CHIOCCHETTI LUCIA DEFRANCESCO CINZIA - FIOROT DEMETRIO CHIESA ALEX - CORDUNEANU MARCELA CRINA INGRASSIA SALVATORE - BONINSEGNA GIULIA MORANDI SERGIO - GUARINO CONCETTA GUAZZOTTI CRISTIANO - GABRIELLI LAURA LOCHMANN VINCENZO LIVIO - XHUMARI ELSA - 47 -


“ Le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio � (Benedetto XVI)


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