Bollettino 3 2016 Parrocchia di Predazzo

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PARROCCHIA Santi FILIPPO e GIACOMO

CAMMINIAMO INSIEME ANNO XXXII - N° 3 - 2016 LUGLIO/AGOSTO/SETTEMBRE


In questo numero: descrizione articolo

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Il “Tempo” del Terremoto: QUANDO DIO “CHIEDE” MISERICORDIA!

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Alla ricerca di una nuova speranza...

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Ehilà... Batti il cinque fratello....

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...Per non dimenticare! Nel centenario della 1° guerra mondiale...

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“Emozioni”... in campo!

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Serviamo il Signore con gioia....

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Festa, Preghiera e Amicizia...

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Riflessioni a pochi giorni dalla morte di mia madre...

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Predazzo in Festa...

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Porte aperte... anche in estate

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Il viaggio della “Misericordia”

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Una storiella per aiutarci a riflettere...

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Zaino in spalla... e occhi al Cielo...

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Notturno.

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Ciclostilato in proprio ad uso manoscritto della parrocchia di Predazzo -2-


I L “ T E M P O ” d el T E R R E M O TO : QUANDO DIO “CHIEDE” MISERICORDIA! I terremoti e la domanda di sempre: dov’è Dio nelle tragedie? Quando accadono disastri, come il terremoto che ha colpito il Centro Italia si sente dire spesso:

Dio è tanto buono e misericordioso, perché permette tutto questo? Perché tanto dolore nel mondo? Perché proprio a me, cosa ho fatto di male? Perché il Signore sembra tacere?». È proprio questa la questione decisiva: in un mondo ferito da innumerevoli sofferenze, il quesito fondamentale non è se ci sia un Dio o no, ma se la notizia che c’è un Dio sia una buona notizia. Non è in questione l’esistenza di Dio (anche se per molti il male escluderebbe un Dio buono), ma se Egli sia un qualche riparo alla disperazione e al dolore. È un problema che attraversa la nostra storia personale, la storia di ogni uomo in ogni tempo e che scuote alle radici ragione e fede. Da piccoli non si ha consapevolezza del male. Da giovani ci si sente onnipotenti e quindi al riparo dal male. Da adulti non ci si può più esimere dal porsi seriamente il problema del male e dal cercare una risposta a tale interrogativo determinante. Anche il progresso scientifico e tecnologico non basta... Il credente non chiede di far pace con il male o di avere una qualche esauriente spiegazione su di esso: egli prega per «essere liberato dal male». Si impegna nella liberazione dal male. Il discepolo di Gesù chiede di avere la forza di far indietreggiare e -3-


persino di eliminare il male. E quando ciò non è possibile, chiede a Dio di sostenerlo per farvi fronte mediante la fede, la speranza e l’amore, per impedire che esso imponga il non-senso e la disperazione. Un proverbio ebraico dice che «le buone domande non hanno mai risposte». Afferma il cardinale W. Kasper: «In definitiva il male, per il nostro intelletto, resta un mistero impenetrabile». E il pensatore Sergio Givone precisa: «La sofferenza umana è un mistero che deve essere interrogato, benché non possa esserlo che disperatamente». Contro il male, con Dio e in Dio: è la posizione del cristiano, il quale crede che la risposta di Dio al male è Gesù Cristo. Lo scrittore francese Paul Claudel affermava: «Cristo non è venuto a sopprimere la sofferenza. Non è venuto nemmeno a spiegarla. È venuto per accompagnarla con la sua presenza». Gesù non ha detto: «Soffrite come ho sofferto io». Ha invece comandato: «Amatevi come io vi ho amato». Il cristiano non ricerca perciò la sofferenza per se stessa, ma l’amore. E la croce accolta diviene il segno dell’amore e del dono totale. Portarla dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell’offrire la prova massima dell’amore.

Se senti vacillare la fede per la violenza della tempesta, calmati: Dio ti guarda. Se ogni cosa che passa cade nel nulla, senza più ritornare, calmati: Dio rimane. Se il tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona. Se la morte ti spaventa, e temi il mistero e l'ombra del sonno notturno, calmati: Dio risveglia. Dio ci ascolta, quando nulla ci risponde; è con noi, quando ci crediamo soli; ci ama, anche quando sembra che ci abbandoni. ( sant’Agostino)

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Davanti al tuo mistero insondabile donaci l’amore che crede. Davanti alle nostre fragili forze donaci l’amore che spera. Davanti alle inevitabili incomprensioni donaci l’amore che sopporta. Davanti al male che ci ferisce donaci l’amore che perdona. Davanti alla nostra e altrui miseria donaci il tuo amore che tutto accoglie. (Giuseppe Canovai)

…..Allora il “tempo” del terremoto diventa anche il terremoto del “tempo”…cioè la “scossa” della carità e della solidarietà!!! “Tempo” nel quale Dio ci chiede “misericordia” e “misericordia per il “tempo” che viviamo perché diventiamo “amore”…quell’amore che solo rimane perché è l’eternità…dove ci ritroveremo vivi nel “per sempre” di Dio e in Dio! Il vostro Parroco don Giorgio

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ALLA RICERCA DI UNA NUOVA SPERANZA.. La comunità di Predazzo accoglie alcuni profughi… Un semplice grazie ed un sorriso vale più di tante parole… Un grazie che viene dal cuore e che ci sentiamo Di fronte alla ripetere quotidianamente da Lamin, Johnny, tragedia di decine Bright, Fred e Endurance da quando, quel giovedì di migliaia di di aprile in cui il sole splendeva, ci siamo incontrati per la prima volta. profughi che fuggono dalla Timidezza, un velo di imbarazzo, lo spaesamento morte per la guerra di chi arriva per la prima volta in un luogo nuovo… Un pranzo super (grazie a quelle anime buone di e per la fame, e Ospitalità Tridentina) gustato in compagnia… sono in cammino Don Giorgio, la nostra sindaca, la nostra famiglia, verso una speranza Enzo, Alessandro, Mauro, Armanda e i volti, per di vita, il Vangelo loro rassicuranti, di Stefania e Dario, operatori di ci chiama, ci chiede, Fondazione Comunità Solidale. di essere “ prossimi” I saluti di “benvenuto” da parte del parroco e della sindaca si mischiano ai discorsi, alle battute dei più piccoli in dialetto che proviamo a tradurre in inglese, e ai e abbandonati, loro primi e sinceri “grazie”. a dare loro una E poi Lamin che, per far sparire in un attimo speranza concreta. l’imbarazzo tipico dei nuovi incontri, inizia a cantare e a ballare, con la musica e il ritmo che gli Non soltanto pulsano nel sangue, ringraziando tutti noi presenti. dire :”Coraggio, E poi il momento di andare a casa… Quella pazienza !...” casa che, nel cuore di Predazzo, speriamo possa Papa Francesco diventare davvero una CASA per loro. Cari nuovi amici … siete qui da poco tempo e conosciamo ancora poco di voi, delle vostre storie, delle vostre paure e speranze. Accogliamo sempre con un sorriso e il rispetto un ascolto autentico dei primi pezzi di vita che ci concedete nei vostri racconti. Vogliamo solo dirvi GRAZIE!! Grazie per averci fatto riscoprire la bellezza di trascorrere momenti semplici, come il pranzo della domenica, insieme, stretti attorno ad un tavolo per più della solita mezz’ora, assaporando cibi, sguardi, parole e silenzi. -6-


Grazie per averci fatto vedere e riscoprire le nostre meravigliose montagne, l’ultima neve e la pace che qui da noi si respira. Grazie per tutte le volte che vediamo nei vostri occhi la riconoscenza e la voglia di conoscere e dialogare, nonostante ancora non si condivida la stessa lingua. Grazie per averci fatto scoprire nuovi canali di dialogo, come il linguaggio della musica, del canto e del ballo. Grazie perché adesso la nostra famiglia si è allargata, e perché a “mama e papa” brillano gli occhi quando li abbracciate, li ringraziate, quando vi offrite di aiutare nell’ orto e con i piedi nudi e le mani sporche, imparate e insegnate parole nuove. E ancora un grazie a voi per tutte le volte che, con gli occhi traboccanti di speranza e gratitudine, ci avete urlato o detto timidamente, il vostro grande e sincero grazie! Silvia, Francesco, Cristina e Valerio .

Pensieri e riflessioni…. Heila! Ciao, come va! Hai! Giao. La mia frase preferita Così l’inizio, come tanti inizi di una l’ha pronunciata conoscenza. Il primo scambio di parole uno dei rifugiati, un (poche in italiano poche in inglese), di ragazzo : strette di mano (nere le loro), di reciproci sguardi negli occhi (striati di “ Non sono pericoloso, rosso i loro). sono in pericolo” In realtà una sommaria e rapida presa di misure su ambo i fronti ma(Bono, leader degli U2) scherata da un’autoimposta disinvoltura. Di certo la lingua non aiuta, per loro e anche per me questa è una difficoltà in più. Ho voglia però di comunicare e conoscere qualche cosa in più di questi cinque ragazzi africani. Per ora iniziamo con i nomi e la provenienza di ognuno e poi piano piano nei giorni e settimane seguenti, il resto di quello che -7-


avranno desiderio di raccontare. Durante il pranzo cucinato dalle volontarie di Ospitalità Tridentina nei locali dell’oratorio, Lamin, il più espansivo, proveniente dal Gambia, ci ha intrattenuto con un ballo e un canto nella sua lingua, gli altri quattro, Endurance, Fred, Johnyj e Bright tutti nigeriani, sorridendo osservavano mentre mangiavano. Certamente già qui, se si vuole, si possono notare alcune differenze con noi , sia fisiche, non solo il colore, ma anche abitudinali, in questo caso nel mangiare, gusto o prescrizione religiosa che sia. Ma anche similitudini nella timidezza e nel disagio iniziale. Alle prime differenze non facciamo più neanche molto caso fortunatamente, alle seconde, invece, cioè le somiglianze, dovremmo

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sforzarci di entrare ancor più in empatia. Lo stupore di Lamin qualche giorno dopo, durante una passeggiata nei dintorni del paese, nel vedere scorrere abbondante l’acqua nel ruscello vicino al Maso Coste e il suo malore per “l’altitudine” sul paese dalla stessa zona, mi portano a riflettere sulle difficoltà di questi ragazzi ad adattarsi in paesi distanti geograficamente, e non solo dalla propria casa. Ho notato una certa loro difficoltà, ma anche la volontà di inserirsi…, ammirevole la perizia con cui Jonni, in giro con me durante la giornata ecologica, raccoglieva anche le più piccole carte e mozziconi. E fin qua niente di speciale o di strano! Ognuno ha i suoi usi e le sue abitudini.

Tre considerazioni, all’apparenza senza nesso… 1 - Cinque anni fa ho letto un lungo di reportage di 300 interessanti e spinose pagine riguardante le persone e i motivi che le spingono a intraprendere il viaggio su una delle rotte della disperazione che attraversano il continente africano. Lo scritto descriveva nello specifico quella che dal Corno d’Africa raggiunge la Libia. Rotta controllata in gran parte da sfruttatori legati alla mafia nigeriana, la successiva traversata sui barconi organizzati da sfruttatori nordafricani e l’arrivo in Italia, Lampedusa in primis con “l’accalappiamento “di molti disperati da parte di sfruttatori (in vari modi) italiani. 2 - Mi è capitato alcune volte di dover attraversare a piedi nudi qualche decina di metri su terreni dissestati. 3 - Sono da poco rientrato da Medjugorje (primi di maggio) e li sono salito come tutti sulla collina del Krizevac dove si snoda lo sconnesso e sassoso tracciato della Via Crucis. Lì, sulla collina, ho messo insieme le tre cose e questo miscuglio l’ho associato alla “via crucis” che tutti i profughi, compresi quelli che abbiamo ospitato a Predazzo, in qualche maniera devono percorrere. Pensavo, rifacendomi al reportage, a cosa avranno visto quegli occhi rossi del primo sguardo, a cosa avranno dovuto sopportare quelle mani e quei corpi. -9-


Rimembravo il dolore sotto i miei piedi nella mia piccola esperienza scalza immaginando il dolore che sentivano in quel momento alcuni pellegrini che vedevo salire scalzi sul Krizevac, sulla via dolorosa la cui meta era la cima, cercando un appoggio sicuro e liscio in mezzo alle pietre più appuntite, mentre remavano nell’aria con mani e braccia simulando un volo che potesse alleggerire e sgravare i piedi dal peso del proprio corpo nei passi più dolorosi. Li guardavo incrociare pericolosamente le gambe in passi traballanti oscillando a destra e sinistra in cerca di un equilibrio, sempre precario e appoggiare talvolta una mano a terra. La ricerca della terra, la sicurezza, un porto. A volte un pellegrino che passava accanto gli offriva il sostegno di una mano. La stretta di una mano, nera o bianca non importa, ma amica, sicura. In cima ringrazieranno di essere arrivati e con le scarpe ai piedi e passo sicuro faranno rotta su una via meno pericolosa. Alessandro

Serata di musica e allegria per conoscersi meglio e per stare insieme. L’evento è stato pensato e organizzato dai cinque ragazzi richiedenti protezione internazionale che vivono a Predazzo. Chiunque voglia passare una serata in compagnia, assaggiando sapori di un altro continente e ascoltando le musiche più internazionali è invitato a fare un salto alla Casa della Gioventù a Predazzo venerdì 15 luglio alle 20:30.

E H I L A’ … B ATT I I L C I N Q U E F R AT E L L O … . Pensieri vari …

Una sera facendo una passeggiata in paese con i miei amici si è avvicinato a noi uno dei ragazzi richiedenti protezione internazionale. Già da un centinaio di metri inizia a sbracciarsi, a urlare “Hei, Hallo! Ciao ragazzi!” e sorridendo si ferma a parlare con noi. “Ciao, mi chiamo Lamin, how are you?” e in un italiano un po’ improvvisato ci invita a questa serata. “Oratorio, venerdì, otto e mezza” dice “canto, ballo, amici… vi aspetto” ci batte il 5 e se ne va. “Perché no?” diciamo noi. E così, venerdì sera, andiamo all’oratorio. Sinceramente sono arrivata lì - 10 -


aspettandomi una serata completamente diversa; da quel che ci aveva detto Lamin, immaginavo di arrivare e vedere una sorta di spettacolino organizzato dai ragazzi…invece no! C’erano delle gran tavolate, una trentina di persone in attesa di mangiare. Allora mi sono seduta anch’ io e poco dopo ci è stata servita la cena dai ragazzi e dai loro amici venuti da Pinè per l’occasione. Abbiamo mangiato tutti insieme, poi siamo andati in un’altra sala dove i ragazzi hanno iniziato a ballare e cantare. All’inizio eravamo tutti seduti a guardarli, battendo le mani a tempo, sorridendo… e in quel momento mi sono passati per la testa tanti pensieri. Ho pensato a loro, provando ad immaginare tutto quello che potevano aver passato prima di arrivare qui; poi ho immaginato di essere io al loro posto, con altri quattro ragazzi, da soli, in Africa, a cantare e ballare davanti ad un pubblico che mi guarda stranito. A quel punto, probabilmente, colti più o meno tutti dagli stessi pensieri, ci siamo guardati, alzati, ed abbiamo iniziato a ballare con loro. Di lì a poco eravamo tutti “in pista”, a provare a ballare come

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loro (che tra l’altro sono bravissimi), muovendoci sulle note della musica africana. Che dire, è stata una piacevolissima serata, assolutamente da riproporre! E perché no, magari anche un bel corso di ballo africano non sarebbe male! Francesca Cemin Ci siamo presentati alla serata dopo esserne venuti a conoscenza da Facebook. Una bella serata, per conoscere i nuovi ragazzi e per “assaggiare” la loro cultura, sia culinaria che musicale. Siamo subito stati accolti con molto calore dai ragazzi, che alcuni di noi conoscevano già. La serata si è aperta mangiando in compagnia una cena tipica africana. Abbiamo proseguito ballando tutti insieme e soprattutto siamo stati coinvolti dalla loro musica e dal loro ritmo. Vorremmo evidenziare però un aspetto purtroppo dal sapore per noi amaro: la poca affluenza. Erano presenti solo una ventina di persone su una comunità molto più vasta. Una comunità che quando deve affrontare “lo straniero” alza un muro che sfonda quando è il momento di criticare. Angelica Dellasega e Alessandro Ceol

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PER NON DIMENTICARE… …NEL CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Continuiamo le riflessioni di don Valentino… Don Valentino Felicetti, dopo aver letto la ricerca fatta da Mons. Lorenzo Dalponte e racchiusa nel libro “ Il clero dei profughi trentini” (Vita Trentina 1915) vuole condividere con noi , la vita di alcuni preti predazzani che tanto si prodigarono per i profughi durante la guerra 1915- 1918: In questo numero ricordiamo don Angelo Dellantonio

Don Angelo Dellantonio ( 1874 – 1919 ), anche lui nativo di Predazzo, ordinato sacerdote nel 1898 fu parroco di Caldonazzo. Il 5 giugno 1914 partì con 2000 profughi di Caldonazzo. Levico e Bosentino, assieme al suo cappellano don Giovanni Vitti. A Salisburgo il treno fu diviso in due tronconi, di conseguenza anche la gente restò separata. Don Angelo con un convoglio di 700 persone, giunse a Byalavsko in Moravia presso Bistritz, mentre lì vicino, con una carrozza, arrivò pure il suo cappellano: in tutto 2500 persone vennero distribuite in 130 località di 8 parrocchie diverse, in una superficie di 20 chilometri quadrati e sistemati in diversi alloggi di fortuna, quasi tutti edifici scolastici. Visitava 2 o 3 località al giorno; trovò gente in gravi difficoltà economiche: il Paese era povero e con grandi difficoltà occupazionali. I pochi che riuscivano a trovare lavoro percepivano 1 corona e 60 centesimi al giorno. Il contributo governativo come profughi era di 70 centesimi al giorno che però non riuscivano a ricoprire le spese familiari. Nella lettera che scrive al Vescovo dice :” Tremo pensando al momento in cui questa povera gente avrà finito quel poco di provviste e denaro che aveva con sé”. Il Vescovo gli inviò subito 10 corone e lui, molto emozionato, lo ringraziava per la tanta provvidenza. In un altro scritto del 26 ottobre esprime un fervido apprezzamento per la lettera pastorale indirizzata ai profughi e scrive :” Viene letta di frequente nelle famiglie perché è di grande conforto in queste ore di amarezza”! - 13 -


La gente era preoccupata: avevano paura di venire mandati nelle baracche del campo profughi e anche lui temeva l’impatto del concentramento con istriani e triestini, assai diversi dai trentini. In ottobre scriveva che la situazione era notevolmente migliorata, sia grazie allo spirito di iniziativa , sia per la comprensione trovata nella popolazione morava, povera, ma buona e cordiale. Problema continuamente presente era la mancanza di indumenti, perciò chiese a Trento della seta per poter occupare le ragazze volonterose e bisognose. Per mesi rinnovò la richiesta al Segretariato di Trento per venire incontro a questo terribile bisogno. “ Ogni piccola cosa sarà gradita e utilizzabile”. Altro problema che assillava don Angelo era la scuola per i ragazzi. Ne voleva realizzare ben 5, tanto era grande il bisogno. Nel suo distretto, dopo enormi fatiche e pratiche per ottenere i permessi, trovare locali e personale e l’arredamento, ne potè aprire 4. Soffriva anche di un’ulcera allo stomaco, causata dagli sforzi e dalle preoccupazioni. Il suo cappellano don Vitti, che prestava il suo servizio a tre ore di treno, in occasione di una visita, lo trovò deperito e stanco e così scriveva “ Don Angelo continua a lavorare, ma è debole di stomaco e di cuore e non so come possa stare in piedi con quel poco che mangia.” A sollevarlo un po’ dalla fatica, intervenne il commissario vescovile don Dalpiaz che gli affidò una cura d’anime più piccola e più raccolta nella cittadina di Neutischein, in Moravia settentrionale, poco distante dalla frontiera polacca, dove si trovavano molte “ zingherane” di Sacco con le loro famiglie, occupate nella locale fabbrica tabacchi. Il 21 marzo 1918 don Angelo ritornò a Byseavsko colpito da una brutta polmonite che cercò di curare con pazienza e fiducia. Nella lettera del 12 aprile 1918, diretta a don Dalpiaz, l’unico lamento pastorale diceva: “ Come lei sa, son presto tre anni che dobbiamo fare una vita da vagabondi e in questi tre anni abbiamo sciupato quel po’ di vestiario che avevamo preso con noi. Ora siamo ridotti ai minimi termini e fra non molto ci toccherà forzatamente restare tappati in casa per non far ridere la gente. Anche a nome di don Vitti e don Malfatti chiediamo della stoffa per una talara e un soprabito”. Il 30 agosto don Angelo sperava di accompagnare in Valsugana un convoglio di 280 profughi che rientravano per il lavoro dei campi. Fu una delusione. Lui, invece, per il rimpatrio dovette attendere la fine della guerra: novembre 1918! - 14 -


“EMOZIONI” …IN CAMPO! Campeggio estivo a Santa Giuliana di bambini e ragazzi dal 16 giugno al 10 luglio Dalla viva voce di animatori adulti , giovani, ragazzi e bambini…. Gioia, disgusto, paura, rabbia, tristezza: le emozioni! Questo è stato il tema che ha fatto da filo conduttore al campeggio parrocchiale di quest’estate. Durante la settimana i ragazzi hanno riflettuto e cercato di comprendere meglio i diversi stati d’animo che si provano a seconda del momento/situazione che si sta vivendo. Poiché tutti noi siamo fatti di emozioni, durante il campeggio i ragazzi hanno sperimentato e vissuto in prima persona tutte queste emozioni... e anch’io come animatrice. Alla vigilia della mia partenza nella valigia c’era, oltre al necessario per tutta la settimana, anche un bel po’ di apprensione/PAURA di non essere all’altezza del delicato ruolo che mi competeva; poi è sopraggiunta la frustrazione/RABBIA per non riuscire a dare sempre il meglio di me stessa; successivamente è subentrato il rammarico/ TRISTEZZA di non aver avuto modo e tempo per conoscere più a fondo ogni singolo ragazzo, certa che in ciascuno di loro avrei scoperto qualità e doti meravigliose. Nel tornare a casa però, mi sono accorta che il mio bagaglio pesava molto più di quando ero partita. L’ho aperto ed ho scoperto che era pieno di … GIOIA, quella che avevo accumulato e ricevuto stando semplicemente assieme a quei ragazzi, condividendo i vari momenti della giornata e le attività svolte durante la settimana. Gioia per il loro entusiasmo, la loro esuberanza, la voglia di stare insieme; gioia nel sentirli ridere spensieratamente; gioia nel vederli fare pace dopo un litigio; gioia per quello che sono riusciti a comunicare attraverso scenette, dialoghi e cartelloni; gioia per aver condiviso con loro momenti di svago, di preghiera, di riflessione. Quindi nel fare il bilancio di quest’esperienza, pur consapevole dei miei limiti e debolezze, posso dire che hanno vinto le emozioni positive. La mia speranza è che anche per tutti i ragazzi questo campeggio sia stata un’esperienza altrettanto positiva, un’occasione di crescita e di arricchimento personale. - 15 -


E chissà che almeno in alcuni di loro qualche ricordo di questa settimana rimanga salvato, come abbiamo visto accadere nel film d’animazione “Inside out”, nel cassetto della memoria a lungo termine … Giovanna Defrancesco ( animatrice 2° turno )

Sono circa 4-5 anni che faccio l’animatore per il campeggio di Predazzo. Quest’ anno l’argomento che abbiamo trattato è stato “Inside out” per poter arrivar, grazie ad esso, alle emozioni che si provano nel corso della nostra vita. Assieme ai ragazzi sono riuscito a provare delle emozioni come per esempio “LA FELICITA’” nel vedere i ragazzi divertirsi e stare assieme, riuscendo così a raggiungere uno dei nostri obiettivi maggiori per questo campeggio. Speriamo che grazie a questa esperienza i ragazzi abbiano capito l’utilità e la bellezza delle emozioni che la vita ci offre. Francesco Favaron ( animatore 2° turno )

Il campeggio a Santa Giuliana?.....

Un’esperienza Bellissima, con la “B” maiuscola! Sono cinque anni che ci ritorno, un motivo ci sarà! Dal momento in cui i genitori ci salutano nel cortile, si alza un’atmosfera particolare: un clima di felicità, gioia, divertimento. Queste si mescolano in un unico calderone formando un ambiente in cui tutti si è uniti e si dipende l’uno dall’altro; le uniche “persone” a essere escluse dall’atmosfera sono Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, quelle non sono gradite! Alle volte, però succede che queste riescano a inserirsi tra noi e intaccare quell’armonia perfetta che si era creata, ma uniti riusciamo a respingerle. Il tema di quest’anno? Si… sono le emozioni! A noi - 16 -


ormai diventati grandi, ci determinano la giornata, sia siano nostre o del nostro vicino. Il film “Inside out” che abbiamo visto insieme e che parla di tutte le sensazioni, rispecchia il contesto del campeggio perché qui si vivono la maggior parte dei momenti di felicità, ma purtroppo qualche volta di tristezza. Ormai questo, per la nostra annata, è stato l’ultimo anno da ragazzi, quelli che non hanno voluto partecipare non sanno cosa si sono persi! Dal prossimo anno abbiamo la possibilità di provare una nuova esperienza, quella dell’animatore. Il campeggio è un momento indimenticabile! Andrea Boninsegna ( 3° media )

La mia prima esperienza di animatrice al Campeggio di Santa Giuliana è stata senza dubbio arricchente. Ma come è partita? Il fatto che mio papà sia stato animatore per anni ha aiutato, perché con “la scusa” mi ha chiesto se volessi partecipare anch’ io quest’anno. Ho poi parlato con Enzo e Mariella che mi hanno dato un ulteriore input. Ho dovuto comunque rifletterci per un po’ di tempo, perché quest’ anno è stato anche il mio ultimo di scuola e, tra studio e preparazione agli esami, avevo da fare. Inoltre è un tipo di esperienza che non avevo mai provato. Poi però ho preso la decisione quasi d’impulso e mi sono detta: “Perché no?! Perché non provarci?”. E così, ho partecipato alle ormai ultime riunioni con gli animatori che avevano organizzato il tutto da tempo, così da capire come muoversi e cosa era stato programmato. Con l’avvicinarsi della data di partenza cresceva un po’ la tensione, causata dal mio carattere poco estroverso. Ma con un po’ di buona volontà si superano gli ostacoli, o comunque anche quelli che crediamo lo siano. Così il 3 luglio siamo partiti alla volta di Santa Giuliana e un po’ alla volta anche i ragazzi sono arrivati, tutti entusiasti e con il sorriso. Iniziando a fare conoscenza gli uni con gli altri la mia tensione si è allentata. - 17 -


Giorno per giorno con i giochi di squadra e in altri momenti condivisi insieme, cercavo di capire i ragazzi e come rapportarmi con loro. Pur essendo di poche parole, mi piace stare con le persone e soprattutto cercare di aiutarle e capirle, per quanto mi è possibile. Alla fine la settimana è volata, ma ciò che ho imparato da questo Campeggio lo porterò sempre con me e mi aiuterà anche in altre situazioni. Se ci sono ragazzi che, come me, a volte si sentono insicuri o “poco all’altezza” per fare l’animatore, vorrei solo dire che non è un problema avere un carattere così, purché non sia d’impedimento per provare a fare qualcosa di nuovo. Greta Felicetti ( animatrice 2° turno ) Anche quest’anno noi ragazzi di Predazzo e Ziano abbiamo partecipato al “Campeggio della parrocchia” a S.Giuliana. Gli animatori scelgono sempre un tema per questa settimana: l’anno scorso era il cartone animato di “Alice nel paese delle meraviglie”, due anni fa era quello di “Pinocchio”. Quest’anno abbiamo riflettuto su alcune delle emozioni che proviamo tutti i giorni, come ad esempio la GIOIA, la PAURA, il DISGUSTO, la RABBIA e la TRISTEZZA. Quando a gruppi ci siamo riuniti a fare i “dialoghi”, per parlare appunto insieme di questo tema, mi è piaciuto molto e mi sembra di aver capito cose importanti per la mia vita. Una frase che mi ha colpito e che ancora adesso ricordo e porto con me è che “la paura è fatta di niente”, cioè spesso le cose che ci fanno paura le immaginiamo solamente! Don Giorgio ci ha fatto capire che per combattere la rabbia e la tristezza bisogna cercare Gesù, che sa trasformare questi sentimenti in gioia e speranza! - 18 -


Cosa vuol dire per me CAMPEGGIO? Con tre verbi direi: pregare, condividere e soprattutto divertirsi! In questi sette giorni preghiamo certamente più che a casa, ma lo facciamo insieme, con tanta gioia, e quindi tutto risulta più facile! Condividiamo tutto: la stanza, il momento del pranzo, il gioco e i vari compiti che ci sono affidati e anche questo non pesa, perché il clima è sempre di collaborazione. Gli animatori organizzano tanti giochi e, divisi in squadre, affrontiamo le varie prove: questo crea un grande clima di affiatamento e ci divertiamo un sacco! Durante questa settimana a Santa Giuliana nella villa Sacro Cuore non eravamo in molti noi ragazzi, ma credo che sia l’anno che mi è piaciuto di più, perché si è creato davvero un bel gruppo, che ha accolto tutti, senza escludere nessuno! Purtroppo questo è stato il mio ultimo campeggio; dall’anno prossimo spero di parteciparvi come animatrice: mi piacerebbe davvero regalare ad altri ragazzi quello che in questi anni è stato regalato a me! Un grande GRAZIE agli animatori e a don Giorgio! Sofia Boninsegna ( 3° media ) La mia esperienza al campeggio parrocchiale a Santa Giuliana 2016 nasce ancora l’estate scorsa, Thomas rientra dal campeggio con un grande entusiasmo, mi racconta quanto fatto, e la cosa mi piace molto, e un primo pensiero mi è passato per la mente: perché non provarci? Quando poi in autunno Enzo mi ha proposto di parteciparvi quest’anno non ho avuto esitazioni ed ho accettato volentieri. L’ inverno l’ho trascorso incontrandomi con gli animatori, ma soprattutto con i “poeti” alla ricerca e all’elaborazione del tema del futuro campeggio, lavoro svolto con entusiasmo pensando a quello che poi sarei stato in grado di dare e ricevere dai piccoli campeggiatori. A giugno finalmente si parte, entusiasmo alle stelle alla partenza, poi una volta a Santa Giuliana i miei buoni propositi si sono rilevati non adatti all’esperienza che stavo per vivere, un momento di sconforto…una notte - 19 -


di meditazione e tutto è cambiato, ho capito che ero là non per essere l’adulto che brontola, ma l’amico più grande che consiglia e aiuta, e devo dire che mi sono trovato bene in questa nuova veste. Settimana intensa, anche faticosa fisicamente (ho 50 anni e correre con i bimbi…), ma sicuramente appagante, vivere a contatto con tanti ragazzini mi ha ridato l’entusiasmo di quando ero più giovane, inoltre loro riescono sempre a trasmetterti un qualcosa che ripaga tutto quello che hai fatto. Anche i vari temi del campeggio (rabbia-tristezza-gioia-disgusto-paura) affrontati assieme ai ragazzi sono stati veramente dei momenti intensi, che mi hanno fatto molto riflettere su come ormai questa nostra società frenetica lasci poco spazio al pensiero, alla riflessione, alla preghiera, tutte cose di cui tutti noi abbiamo necessità. Da questi incontri sono usciti dei pensieri, delle riflessioni vere, giuste, reali che noi adulti neanche ci immaginiamo e che invece i nostri figli vivono quotidianamente e noi neanche ce ne accorgiamo. Tutte queste paure, timori, rabbie, tristezze i ragazzi li hanno poi bruciati in un grande falò che ha concluso la settimana. Non si pensi che il campeggio è solo questo, anzi sono molto di più i momenti di svago comune, siamo andati due volte al lago di Levico, abbiamo seguito ben due volte la nostra nazionale di calcio e tante altre cose. Non sono poi mancati i momenti dedicati alla preghiera e alla riflessione spirituale grazie al nostro don Giorgio che tutte le sere con racconti, filmati ci faceva riflettere sul sentimento che era stato affrontato quel giorno ricordandoci che sopra di noi c’è un DIO che ci ama SEMPRE che non si dimentica di noi mai, cosa che invece - 20 -


spesso noi facciamo nei suoi confronti. Non vorrei ripetermi, ma non posso non ribadire che è stata un’esperienza grande che mi ha dato molto, certamente più di quello che ho cercato di trasmettere io. Ti porti a casa un grande entusiasmo, una voglia di affrontare la quotidianità in una maniera diversa, più intensa, e i ragazzi che tornano a casa dal campeggio ne sono la dimostrazione. Un grazie sincero a tutti quanti mi hanno permesso di vivere una settimana DIVERSA ma VERA e VIVA. Giovanni Baldessari ( animatore 1° turno )

Anche quest’anno sono andato in campeggio a Santa Giuliana e mi sono divertito tanto. Abbiamo fatto dei giochi a squadra per poter conoscere altri bambini e per imparare a rispettare tutti. I ragazzi animatori erano divertenti e i genitori che ci hanno accompagnato erano gentili e ci aiutavano. Le cuoche ci preparavano dei pranzetti buonissimi. Abbiamo anche guardato la partita della nazionale di calcio e abbiamo fatto delle escursioni: due volte al lago di Levico per fare il bagno e una volta di sera siamo andati nel Deserto di sassi a fare una fiaccolata. Ci siamo divertiti tutti e ci aiutavamo quando, finito di mangiare, sparecchiavamo. Ringrazio Don Giorgio e tutte le persone che si impegnano a far diventare questa esperienza UNICA. Nicola Mosele ( IV elementare ) Quest’anno sono stata per la seconda volta al campeggio di Santa Giuliana, organizzato dalla Parrocchia di Predazzo. Appena arrivati abbiamo socializzato un po’ con tutti in attesa che ci comunicassero l’assegnazione e la composizione delle stanze. Si respira sempre un’aria di curiosità nell’aspettare di sapere con chi sarai in stanza. Mi sono trovata a condividere la camera con le animatrici Milano - 21 -


Benedetta e Brigadoi Anna e con le mie “coinquiline”, nonché amiche di scuola, Milano Valentina, Morandini Lara e Gabrielli Giovanna. Mi ha divertito molto l’allegra e rumorosa sveglia quotidiana delle 8.00 in punto che dava il via alle giornate ricche di attività e incontri. Ero anche molto ansiosa di conoscere il tema che avevano scelto e ci avrebbe accompagnato per l’intera settimana. Il tema proposto per quest’anno, ovvero ”Inside out”, si è rivelato una sorpresa ed è stato molto entusiasmante: i giochi e le chiacchierate mi hanno coinvolta e divertita allo stesso tempo. Ho fatto parte della squadra rossa e devo dire che eravamo tutti partecipi ed affiatati tra noi, si è creata così una bella atmosfera e una forte sintonia. Quante risate ci siamo fatti a guardare le partite di calcio dell’Italia: abbiamo fatto talmente tanto tifo che alla fine sono rimasta quasi senza voce. L’esperienza al campeggio non è stata per me solo di gioco, ma anche educativa e soprattutto spirituale con molti spunti di riflessione. Ho imparato a rispettare più regole, orari, a condividere spazi e tempi quotidiani e a prestare attenzione alla sensibilità dei miei compagni e non solo. Vorrei ringraziare i cuochi che mi hanno seguito nelle mie necessità di particolare alimentazione. Vorrei dedicare un GRAZIE DI CUORE agli animatori ed in particolare a Mariella e Enzo sempre attenti, premurosi e affettuosi che mi hanno permesso di trascorrere e vivere intensamente questa meravigliosa e unica esperienza che rimarrà sempre nel mio cuore. Rigato Sofia ( V elementare ) Quest’estate sono stata al campeggio di S. Giuliana. E’ stato molto bello perché abbiamo fatto tanti giochi divertenti. Siamo andati 2 volte al lago e abbiamo mangiato un buon gelato. La mia camera era molto grande perché ci stavano 30 bambine. Quando qualcuno si comportava male, come regola, doveva - 22 -


sparecchiare, ma era un “ castigo” anche divertente! Si passava le giornate giocando in amicizia, facendo giochi di squadra . riflettendo sulle “ Emozioni” che era il tema del Campeggio e c’erano anche alcuni momenti di preghiera. La cosa più bella è che ho avuto la possibilità di conoscere tanti bambini e non solo della mia età . Infatti a tavola, a pranzo e a cena, avevamo come vicini non sempre gli stessi bambini perché venivano messi dei segnaposti a caso. All’inizio questa cosa mi è sembrata un po ‘ difficile da accettare, poi, però, questo mi ha aiutato ad avere e conoscere tanti altri amici che altrimenti non avrei mai conosciuto. La domenica sono arrivati i genitori e don Giorgio ha celebrato una bella messa, con questa abbiamo concluso il campeggio. Posso dire che per me è stata la vacanza più bella che abbia mai vissuto. E vorrei tanto ringraziare tutti: gli animatori adulti e ragazzi , i cuochi che ci hanno fatto dei pranzi squisiti, don Giorgio e i miei amici! Anna Chiocchetti ( 3° elementare )

Ringraziamo di cuore chi da anni collabora e sostiene in silenzio il campeggio parrocchiale: il Pastificio Felicetti che pensa a rendere gustosi i nostri pasti, Arredamenti Defrancesco che mette a disposizione il furgone per il viaggio di andata con tutto (tanto) materiale e grazie anche a Claudio che lo guida, Luciano Piazzi che pensa invece al viaggio di ritorno. Grazie alla Cassa Rurale per il sostegno economico, di materiale e gadget vari e ai fantastici cuochi (Gianmaria, Alessandro, Marilena, Rita, Renato, Marco, Mariarosa e Marilena Guadagnini). Grazie a Don Giorgio, ai volontari della segreteria parrocchiale e all’Associazione Noi.

Gli animatori - 23 -


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SERVIAMO IL SIGNORE CON GIOIA… ….assieme è più bello!

Venerdì sera, con i chierichetti ci siamo trovati per trascorrere una serata insieme. Ci siamo incontrati alle otto e abbiamo iniziato con il completare il “Samuel”, un giornalino con giochi simili a dei cruciverba e quiz riguardanti la religione e la diocesi di Trento. Ci siamo poi raccolti in un breve momento di preghiera per ricordare a tutti noi l’importanza di Gesù nella nostra vita. Dopo la preghiera siamo usciti per giocare a “prendere”. La serata si è conclusa in piazza dove ci siamo salutati per tornare a casa. Questi momenti insieme mi rendono sempre molto felice: poter giocare, cantare, pregare e suonare insieme a tutti rende ogni incontro sempre entusiasmante. Tutto diventa speciale perché condiviso con gli altri. Nessuno in queste occasioni viene escluso o si sente escluso. Un grazie a tutti i miei amici e in particolare a coloro che hanno organizzato la serata offrendoci pure uno squisito gelato. Con la loro semplicità e umiltà rendono ogni occasione di incontro una vera festa! Nicolò Brigadoi

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Molto bello per me è stato partecipare alla Messa delle 10 il giorno della Sagra di San Giacomo, presieduta dal nuovo Arcivescovo don Lauro. E’ stata la seconda volta che vedevo il nostro Arcivescovo : infatti, con i miei amici di prima media, lo avevamo già incontrato a Trento assieme alle nostre catechiste dopo la Cresima. Ed anche quello era stato un momento molto bello che non dimenticherò mai! Il giorno di san Giacomo mi ha emozionato un’altra volta. Lui è una persona semplice e simpatica. Io, assieme ai miei amici chierichetti, ci siamo sentiti “ onorati” di stare all’altare e speriamo davvero di rivederlo presto o di riaverlo ancora qui nella nostra bella chiesa. Damiano Brigadoi

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F E S TA , P R E G H I E R A E A M I C I Z I A … …con ammalati ed anziani per condividere una giornata “diversa”...

In un mondo dove sembra prevalere la teoria del “ tutto e subito”, dell’”usa e getta” e del “ giovane e bello”, consola il fatto di vedere associazioni di volontariato che si chinano su chi non ha più l’efficienza e la dinamicità dei vent’anni o porta su di sé il peso della malattia. Questa premessa per parlare dei volontari di Ospitalità Tridentina che da molti anni si occupa della Pastorale degli Ammalati e Anziani nella nostra parrocchia e della stupenda festa che hanno organizzato per loro domenica 17 luglio. L’appuntamento è alle 10 per la S. Messa. La Chiesa ha accolto le molte persone arrivate in piazza accompagnate dai volontari e una lunga fila di carrozzelle con gli ospiti della Casa di Riposo. La celebrazione presieduta da don Giorgio ha avuto il suo culmine nella benedizione eucaristica finale, a memoria delle grandi benedizioni eucaristiche di Lourdes e Loreto. Molti ammalati hanno sicuramente partecipato a pellegrinaggi nelle località mariane e sarà stato per loro un felice ricordo il sentire proclamare le invocazioni: ” Signore, noi ti adoriamo…Signore, noi speriamo …Signore, noi crediamo in te!” che hanno concluso in maniera solenne il rito della benedizione. La chiesa era gremita, e la santa messa è stata partecipata anche da molte persone che in questo momento sono in ferie a Predazzo e che hanno saputo apprezzare con sincere parole di elogio. Lasciata la chiesa tutti a pranzo al tendone! Un fresco aperitivo offerto dalle amiche volontarie ha accolto gli ospiti insieme ad un affettuoso sorriso di benvenuto. La giornata di sole ha permesso a tutti di gustarlo all’aperto mentre si scambiavano i primi saluti e gli abbracci. Sì perché questa è anche una meravigliosa occasione d’incontro tra loro, tra persone che spesso non hanno modo di incontrarsi. Un pranzo ricco e raffinato preparato per l’occasione dal nostro bravo e sempre disponibile Renato Dassala ha soddisfatto l’ appetito di tutti. Sulle tavole apparecchiate con molto gusto, non mancavano i fiori, gradito omaggio di saluto alla fine della festa. - 29 -


Il pomeriggio ha riservato infine una sorpresa : la rappresentazione di una brillante commedia recitata dalla filodrammatica di Panchià, una divertente e applaudita pièce teatrale che raccontava l’esilarante e travagliata vincita al totocalcio di un improbabile e maldestro bracconiere. Fin qua la cronaca! Ma credo che il “più è il non detto” che rimane impresso nel personale ricordo dei partecipanti, di tutti i partecipanti, sia degli amici-ospiti sia dei volontari. E’ l’espressione di un volto, è il sorriso di un anziano, è la gioia dello stare assieme, è il condividere con gli amici un ideale di servizio, è vivere nella gioia che ci offre il dono gratuito del Bene. Loredana Galvani

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Riflessioni a

pochi giorni

dalla morte di mia madre… Scrivo questa mia riflessione a tutti. In particolare ai figli, di qualsiasi età, che hanno entrambi o un solo genitore. Durante le ultime ore di vita di mia mamma, mentre l’accarezzavo, una mia lacrima è caduta sulla pelle nuda del suo braccio e ho pensato: “ L’ultima volta che l’ho bagnata con le mie lacrime ero un bambino” Questo mi ha portato a riflettere e a poter dire di cercare, desiderare anche un contatto fisico con i genitori. Non ci dobbiamo vergognare di far cadere le nostre lacrime su di loro se ne sentiamo il bisogno, non lesiniamo carezze TUTTI I GIORNI. Questo vale ovviamente anche per i genitori! E’ una meravigliosa medicina che sprigiona il suo effetto su entrambi! Non attendere che sia troppo tardi, non farti sorprendere. Non essere costretto ad accarezzare un pelle fredda. Non perdere neanche un giorno! F.A. …preghiera che piaceva molto alla mia mamma.. - 31 -


P R E D A Z Z O I N F E S TA … …per la tradizionale sagra patronale ! Anche quest’anno lunedì 25 luglio Predazzo ha voluto festeggiare la sagra patronale nel giorno di san Giacomo, senza peraltro dimenticare la ricorrenza dei santi patroni Ss. Filippo e Giacomo il 3 maggio.

E lo ha fatto in maniera solenne invitando a presiedere la liturgia eucaristica il nuovo arcivescovo mons. Lauro Tisi. Con lui hanno concelebrato altri dodici sacerdoti, ricordando in modo particolare i 60 anni di vita sacerdotale di don Valentino Felicetti e di don Giorgio March e i 50 anni di don Tullio Maraner, già cappellano a Predazzo dal 1969 al 1973 ed ora collaboratore del parroco. Inoltre si sono voluti anche sottolineare i 150 anni trascorsi dalla benedizione della prima pietra della chiesa arcipretale; infatti proprio il 25 luglio 1866 c’è stato l’evento che ha dato inizio alla costruzione della nostra bella chiesa. La festa è stata preparata da un triduo di preghiera, che ha voluto sottolineare l’importanza spirituale di questa ricorrenza. L’inizio della sagra è stato dato domenica sera in chiesa dal coro arcipretale e dalla corale “In dulci jubilo” con un concerto vocale-strumentale. La mattina successiva la banda civica ha “svegliato” il paese con il tradizionale passaggio in alcune zone; alle 10 la solenne concelebrazione eucaristica ha dato la possibilità di “respirare” la fede e la spiritualità dei predazzani. - 32 -


E’ seguito in piazza un concertino della banda civica e l’appuntamento organizzato dall’Amministrazione comunale per dimostrare la riconoscenza della cittadinanza a Dellagiacoma Beppina, Boninsegna Luigi, Dellantonio Flavio e al “Grossempallonen” per la sensibilità e dedizione sociale nei confronti della comunità di Predazzo. La sagra è proseguita con la festa “campestre” in una piazza circondata dai tradizionali “bancheti”. La collaborazione fra Parrocchia ed Amministrazione comunale sottolinea il fatto che la festa di san Giacomo unisce i valori spirituali e i valori sociali della nostra comunità, quest’anno evidenziati e benedetti anche dall’Arcivescovo. Sotto questo buon auspicio, possiamo senz’altro dire: “a ‘n aoter an!” Marco Dellagiacoma

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TESTIMONIANZA di don Valentino…. 1956 - 2016 Due sacerdoti predazzani : don Valentino Felicetti e don Giorgio March festeggiano 60 anni di vita sacerdotale

1966 - 2016 Traguardo dei 50 anni invece per don Tullio Maraner, cappellano a Predazzo parecchi anni fa

“Ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinitamente l’uomo. Ognuno di noi sacerdoti lo sperimenta chiaramente in tutta la sua vita.” Papa Giovanni Paolo II

Per l’esattezza, già il 17 marzo, vero giorno di anniversario, nella Cappella del Seminario, è stato ricordato l’evento, con la partecipazione di quasi tutti i condiscepoli viventi. Eravamo in 14 compresi i due alto-atesini, circondati da un bel numero di parenti e amici. Doverosamente abbiamo fatto memoria anche dei 23 defunti, che in questi anni ci hanno preceduto nella Casa del Padre. Come , direte voi, così tanti ? Sì, la nostra classe 1956 era una classe, straordinariamente numerosa a confronto di oggi; infatti in quinta teologia siamo arrivati in 44: 36 italiani, del Seminario di Trento e 8 di lingua madre tedesca, che avevano frequentato con noi gli ultimi anni di teologia, provenienti dal Seminario tedesco di Dorf-Tirolo della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Risento il dolce canto delle Litanie dei Santi scandite dal Coro e la risposta altrettanto nitida della numerosa assemblea dei parenti e amici che gremivano la navata del Duomo. Cercavo lo sguardo rassicurante della Madonna posta sull’altare del transetto di sinistra, nell’attesa della chiamata nominale e la risposta “ad sum” (eccomi). Sento le mani paterne del vescovo Carlo de Ferrari sul mio capo e la sua richiesta di rispetto e di obbedienza a Lui e ai suoi Successori nel tempo, poi l’abbraccio augurale di tutti i Sacerdoti concelebranti, specie di quelli che ci hanno accompagnato nei lunghi 13 anni di preparazione al Sacerdozio, pronti per spiccare il volo, a servizio del Regno di Dio. - 34 -


Ma torniamo da capo: dove è nata la mia vocazione ? Ne faccio memoria: era il 1942, tempo di guerra. Come quasi tutti i miei coetanei frequentavo l’Oratorio e in esso la Sezione Aspiranti dell’ Azione Cattolica; Delegato era Virginio Dellagiacoma (Tòmela) che, essendo bravo in disegno, diventerà Fratello Coadiutore nelle Scuole Salesiane di Genova. Assistente era il Cappellano don Livio Tamanini, nativo di Mattarello, un prete sempre sorridente, entusiasta, vero amico dei ragazzi. Lui non mi ha mai parlato di Seminario, ma credo che il suo esempio, mi abbia affascinato. Giocava con noi, ci portava in gita al Lago di Cece e di Moregna e al Santuario di Pietralba. In pellegrinaggio a Pietralba si andava con il trenino di Fiemme fino a San Lugano e poi, a piedi, attraverso i masi di Redagno e di Aldino e si pernottava sul fieno nel “tabià dei frati,” il giorno successivo si rientrava con il trenino da Fontane Fredde. Con 7 miei coetanei il Cappellano ci aveva istruiti a fare i chierichetti, con turni di servizio per le tre Messe del mattino, di cui la prima, d’inverno era alle 6 e l’estate alle 5,30. Tutti gli scolari partecipavano alla Messa delle 7.30, con la scuola alle 8, con in testa il maestro Lino per la quinta e il maestro Ettore per la terza. Il primo passo verso il Seminario fu l’esame di ammissione al Ginnasio nel grande edificio dell’Arcivescovile a Trento. Mi accolse il volto sorridente del Direttore don Giuseppe Gabrielli (Zeler). Era la prima volta che, accompagnato da mia madre, uscivo dalla Valle e a ORA salivo sul treno e con curiosità contavo il numero dei - 35 -


vagoni. Fui ammesso alla prima media, ma causa i bombardamenti, non potei entrare in Seminario a Trento, quindi i primi due anni li feci a Predazzo con tutti i miei compagni presso la Villa Immacolata, con la guida di don Angelo Guadagnini e don Gualtiero Vinotti, pure lui sfollato da Bolzano, ma rigidamente interno senza contatto con la famiglia, pur abitando in paese. Con grande nostalgia, resistetti. Finita la guerra, in ottobre 1945, scesi a Trento nel Seminario semi distrutto dai bombardamenti, con tanto freddo e santa fame. Tre anni di Liceo e 5 anni di Teologia ed eccoci al 17 marzo 1956 giorno della Ordinazione sacerdotale. Non posso per gli amici tralasciare “i tre amori” che hanno fatto da sfondo al mio Sacerdozio, senza oscurare Gesù, primo obiettivo della mia vita. I tre amori sono: la montagna, la Madonna e la parrocchia di san Marco in Rovereto. Il primo amore: le montagne con le sue cime quasi sempre oltre i 3 mila metri: esse hanno un nome che rimane indelebile nella mia memoria perché raggiunte con notevole impegno e zaino in spalla, quasi sempre con l’amico don Giorgio March e sono numerosissime le nostre escursioni. Più volte in autunno mi son trovato a contemplarle per fissarle nel cuore e ringraziare il buon Dio per così splendido sfondo concesso al nostro Paese. Il secondo amore: la Madonna, onorata e servita negli innumerevoli pellegrinaggi diocesani, guidando i pellegrini a queste oasi di riconciliazione e di speranza. Il terzo amore: la parrocchia di San Marco in Rovereto con la sua veneratissima Ausiliatrice per 25 anni amata e servita come parroco. - 36 -


Non ultimo, l’abbraccio e l’impegno missionario con la visita ai numerosissimi sacerdoti religiosi e laici nei vari continenti, la partecipazione alla loro passione missionaria e al loro lavoro, la promozione dei gruppi missionari a sostegno dei propri missionari nei vari continenti per 10 anni. Ora sono qui nell’Infermeria del clero causa un delicato intervento al cuore; grazie a Dio, sto riprendendo, sono quasi autosufficiente, nonostante le mie 85 primavere.. Da pensionato, il mio ricordo in preghiera è per tutti quelli che mi hanno sostenuto , hanno collaborato con me in tutti questi anni che Dio mi ha concesso di lavorare per Lui , come dice Papa Benedetto “nella vigna del Signore”. Trento, 25 luglio 2016 Don Valentino Felicetti

60 anni di sacerdozio…

Un amico e collaboratore di don Giorgio ne ricorda la preziosa e silenziosa presenza nella comunità rivana… «Sessant’anni fa, il 17 marzo 1956 nel duomo di Trento veniva consacrato prete don Giorgio March. Dai primi anni Settanta il sacerdote è legato alla nostra città. Arrivò, infatti, nel 1971 come professore di religione alle medie ‘ Sighele” e vi insegnò fino al 1995, quando, a 66 anni, maturò la pensione. A Riva però rimase sempre e lo è tuttora, ospite dei Verbiti a Varone. Ma, oltre la scuola, da sempre, si è dedicato con passione e competenza al mondo dei giovani. La sua “cattedrale” era la chiesetta della Miralago, dove era cappellano dei più piccoli in età e più ultimi nel welfare, senza trascurare caldi incontri con l’altra metà del cielo all’istituto Casa Mia, quando ancora la formazione religiosa era parte importante nel piano educativo. - 37 -


Gli piaceva (e gli piace) cantare tanto da far nascere nel 1978 il coro Anzolim de la tor. Esperto in comunicazione, quando ancora parlare di mass media turbava perfino i grandi professori, sperimentava l’educazione all’immagine con film, diapositive e inquadrature con le primissime telecamere sul mercato. Convinto che per esser felici, i ragazzi e i giovani devono star bene insieme: a divertirsi, cantare, condividere la mensa, ma anche a discutere, riflettere e quindi pregare, dedicava tutti i fine settimana e buona parte delle vacanze a incontri, giornate, campeggi, escursioni e ritiri per la meglio gioventù di quegli anni. Poi, quando nel 1992, il suo grande compagno di azione tra i giovani, padre Franco Maronese, partì per fondare la prima missione dei Verbiti in Romania, divenne promotore e animatore del flusso di sostegni spirituali e materiali verso la Casa de Reculegere di Traian nella regione Moldava della Romania. Con la pensione questo è il suo impegno quotidiano, fino a diventare un esperto spedizioniere: dalla gestione del magazzino e confezione dei pacchi agli incartamenti per uffici e dogane. Quanti Tir, colmi più di un uovo, sono partiti per la Romania, carichi di vestiario, alimenti, arredi (sedie soprattutto), ma anche di letti e tavoli dismessi dai nostri ospedali e alberghi. Ufficialmente è lui il presidente del V.A.R.O.M., l’associazione di volontariato che cura gli aiuti verso la Romania (www.varom..it). Per una persona cosi riservata come don Giorgio, so di aver detto troppo, ma questa è sola una parte di quanto si potrebbe dire. Spero almeno di aver fatto piacere a molti, rivani e non, a rinfrescare le memorie per unirci alla festa dell’amico che si accontenta di vivere le sue nozze di diamante nell’eremo del suo grande cuore».

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don Giorgio e don Valentino con i rispettivi genitori

g r u p p o i n v i t a t i

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P O R T E A P E R T E … A N C H E I N E S TAT E Amicizia e condivisione all’oratorio Siamo due volontarie e collaboriamo per la buona riuscita dell’oratorio estivo. Siamo molto soddisfatte di come è organizzato e notiamo sempre molta partecipazione da parte di tanti bambini e ragazzi di ogni età. Si è creata una bella atmosfera e andiamo molto d’accordo. Il pomeriggio si apre con la presentazione di ognuno di noi: abbiamo la possibilità così di conoscerci meglio. Questo inizialmente nel piazzale esterno con aggiunta di giochi vari da fare insieme. A piacere poi, chi non rimane all’esterno a giocare, può andare nelle sale all’interno dove si fanno lavoretti sempre nuovi usando vari materiali anche di riciclo. C’è anche la sala giochi , a dir il vero molto gettonata! Segue un momento di preghiera con don Giorgio e finiamo in gloria con una buona merenda. L’ultimo giorno ci si trova tutti assieme per condividere e - 40 -


concludere in modo diverso la nostra “ avventura “ con un pomeriggio di amicizia all’aperto al Minigolf. Per noi è sempre una bella esperienza stare con i ragazzi, ma siamo convinte che anche per loro sia così. E , nonostante la fatica e l’impegno , crediamo che davvero valga la pena continuare in questo tipo di servizio: i ragazzi sono preziosi e poi sperimentiamo che “ C’è più gioia nel donare che nel ricevere”, anche se, possiamo dire, da bambini e ragazzi riceviamo molto, oltre alla gioia di stare insieme! Roberta Ossi e Stefania Brigadoi

L’oratorio estivo: un posto dove ci si può divertire insieme ai propri amici giocando a calcio, palla colpirsi, bombe ad acqua…. Un luogo dove ci si incontra per condividere un momento di preghiera tutti assieme, dove si fa merenda imparando a non sprecare il cibo. Il tempo all’oratorio passa molto veloce anche grazie ai bellissimi lavoretti preparati da mamme e nonne. Da un po’ noi partecipiamo attivamente come animatrici. Anno dopo anno collaborare con l’oratorio estivo è sempre un’emozione diversa, ma sorprendente: vedere i bambini che giocano con una spensieratezza assoluta fa molto piacere e ti aiuta a voler sempre dare il massimo. Ci dovrebbero essere molte più attività come questa per far sì che tutti i bambini e i ragazzi si divertano assieme. Stefania Giacomelli e Cecilia Felicetti giovani animatrici - 41 -


Ecco

i nostri

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vor

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IL VIAGGIO DELLA MISERICORDIA …con Papa Francesco a Cracovia per la GMG

Anche una predazzana era lì…. Premetto che fino all’ultimo non ero convinta di partecipare a questa 31° Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) per vari motivi, forse le aspettative troppo alte, la paura di partire dopo i numerosi recenti attentati in Europa, la paura di una delusione del viaggio… Fatto sta che mi sono fatta coraggio e… mi sono buttata in questa mia III GMG (ho vissuto precedentemente quella di Sidney e di Madrid). Non essendoci stati iscritti del paese, né tantomeno della valle, mi sono aggregata ad un gruppo di ragazzi di Mezzolombardo, seguito da un frate francescano con cui avevo già vissuto altre esperienze assieme. Ha inizio quindi la sera del 24 luglio la mia esperienza di GMG dal tema “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.” Dopo aver partecipato alla messa nel duomo di Trento presieduta dal vescovo Lauro ed aver accolto il suo mandato di “non avere paura a seguire Gesù”, alle 23, con 12 pullman e circa 550 ragazzi provenienti da tutto il Trentino, siamo partiti alla volta di Cracovia. Quasi 20 ore di viaggio, passate a fare amicizia e conoscenza con i ragazzi del gruppo. Arrivati poi a destinazione siamo stati sistemati in due scuole e una palestra, queste erano la base quotidiana di partenza e arrivo; erano situate vicino a due luoghi molto importanti spiritualmente: il santuario di suor Faustina Kowalska meglio conosciuto come della “Divina Misericordia” e il santuario di Giovanni Paolo II, entrambi santuari giubilari. Il giorno successivo all’arrivo, con 2 pullman, ci siamo recati al santuario di Jasna Góra a Czestochowa per pregare la Madonna Nera. Qui c’è stato il primo momento di emozione personale, migliaia di ragazzi che con devozione e semplicità erano radunati per un unico scopo: - 43 -


pregare! Le sensazioni che si provano in questi momenti sono veramente forti e non sono semplici da spiegare a parole. Dopo la visita al santuario siamo ripartiti alla volta di Cracovia per partecipare alla messa di apertura della GMG. Anche qui il clima è stato molto particolare ed emozionante; avendo vissuto altre GMG si può pensare che certe emozioni possano svanire, invece, per me, ogni giorno vissuto è stata una sorpresa e una scoperta. Per i giorni successivi la Pastorale Giovanile aveva preparato un programma da seguire giornalmente, quindi dal mercoledì al venerdì la mattina abbiamo seguito la catechesi animata da vari gruppi di Trento che lanciavano un messaggio tratto dalla parola del Vangelo, dal quale poi scaturivano delle domande che venivano affrontate dai vari vescovi italiani presenti in parrocchia, concludendo poi il tutto con la S. Messa. Il mercoledì sera c’è stato il momento particolare per noi italiani: il pellegrinaggio dal Santuario Giovanni Paolo II al santuario della Divina Misericordia con la messa conclusiva; a seguire la Festa degli italiani con un vero e proprio concerto dal vivo tenuto da nostri artisti connazionali. Ma la cosa più bella è stato l’inaspettato saluto in Santuario Giovanni Paolo II diretta di Papa Francesco: è stato emozionante vederlo sul maxischermo sapendo che era arrivato a Cracovia ed era lì solo per noi a pochi km di distanza. Il giorno seguente c’è stata poi la sua accoglienza nel centro di Cracovia, la parco Blonia, dove migliaia di ragazzi erano lì, sotto la Santuario Divina Misericordia - 44 -


pioggia ad attenderlo. Quando ha fatto la sua entrata c’è stato un boato e l’emozione è salita perché lui era lì, io ero lì, probabilmente voi lo avrete visto meglio di me alla TV, ma credetemi: essere lì presenti è tutta un’altra cosa… Il venerdì non abbiamo partecipato alla via Crucis da lui presieduta, ma alla sera abbiamo fatto, noi di Trento, le confessioni comunitarie: oltre 20 preti ci attendevano per ascoltarci e conferirci quel perdono che solo Dio sa dare. E’ stato un momento toccante, il silenzio che c’era, la serenità, la gioia e la convinzione di voler essere lì; più di 500 ragazzi “miei vicini di casa” con lo stesso credo, la stessa convinzione che con il bene si può fare molto, la voglia di impegnarsi a costruire reti solide e sane basandosi su principi solidi e di amore, tutto questo mi ha fatto respirare un’aria di gioia e di speranza. Ed eccoci al sabato, partenza alle 6 del mattino, abbiamo iniziato ad incamminarci al “Campus Misericordiae” dove sono state celebrate la veglia e la messa conclusiva della GMG di domenica, celebrata dal Papa. La giornata è passata tranquillamente in attesa del momento più importante della GMG: la veglia; 2.000.000 giovani provenienti da ogni parte del mondo venuti tutti per Papa Francesco il quale nel suo messaggio ha sottolineato il fatto che “nella vita c’è un’altra paralisi che nasce quando si confonde la FELICITÀ con un DIVANO: credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci - 45 -


nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci, né preoccuparci. La “divanofelicità” è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più, che può rovinare di più la gioventù, perché a poco a poco ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti” Queste parole ci hanno fatto molto riflettere perché in questo tempo, dove la tecnologia e la comodità sembrano le cose migliori di cui abbiamo bisogno, non ci accorgiamo che con l’andare del tempo e con il nostro egocentrismo roviniamo i rapporti tra di noi, sembriamo tristi e soli, non riusciamo ad accorgerci del mondo che ci circonda, delle persone che ci amano e che desiderano il bene per noi. VIVERE è un’ occasione che ci capita una volta sola e non dobbiamo assolutamente perderla e attraverso le opere di misericordia possiamo migliorare noi stessi facendo del bene a noi e a chi ci circonda. Se all’inizio sono stata un po’ titubante a partecipare a questo evento, ora sono felice di averne fatto parte e soprattutto di essermi portata nel cuore quella gioia, serenità e allegria che ho incontrato in Gesù in questi giorni, e anche in tutte le persone che hanno vissuto con me queste giornate indimenticabili. Romina Degregorio

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Chi ti offende ti rende più FORTE Chi ti critica ti rende più IMPORTANTE Chi ti invidia ti rende piú PREZIOSO, ed alcune volte è divertente sapere che, quelli che ti augurano il PEGGIO... devono sopportare che ti capiti il MEGLIO!!!

Una storiella per aiutarci a riflettere….. In un giardino c’era una bellissima rosa peró nessuno la tagliava perchè al suo lato c’era un grande ranocchio grasso e brutto . Un giorno la rosa molto arrabbiata gli disse: “Perchè non ti allontani da me”?? Il ranocchio molto triste si allontanó. La settimana seguente passando da quelle parti il ranocchio chiese alla rosa: “Che cosa ti è accaduto? Perchè i tuoi petali si stanno appassendo?” La rosa rispose: “Le formiche mi stanno mangiando giorno e notte ...” Il ranocchio le rispose: “Quando io stavo vicino a te anche se tu non volevi... io me le mangiavo, per questo eri cosí bella e splendente .” Molte volte siamo come la rosa non ci rendiamo conto del bene che ci fanno le persone che stanno al nostro lato, non le apprezziamo, senza renderci conto che ci stanno proteggendo . .

NON ESSERE COME LA ROSA. APPREZZA LE PERSONE CHE TI CIRCONDANO PERCHÈ ANCHE SE TU NON TI RENDI CONTO, LORO STANNO LÍ PER PROTEGGERTI. - 47 -


Z A I N O I N S PA L L A E … O C C H I A L C I E L O ! Grest alternativo …alla “scoperta” di alcuni santuari nell’anno della Misericordia (a cura di Graziano Melis)

SANTUARIO SANTA CROCE in Val BADIA Puntuali alle 7.30 siamo tutti in corriera: 29 adulti e 8 ragazzi. Il gruppo è contento e motivato e non vede l’ora di raggiungere il luogo di partenza per l’escursione. Arrivati a Badia, prima di sistemare per bene gli zaini in spalla, è d’ obbligo una visita alla splendida chiesa dei Santi Giacomo e Leonardo. Il sentiero si presenta subito impegnativo ed il gruppo comincia

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ben presto a disgregarsi anche perché i ragazzi camminano di buona lena… si sentono forti, hanno subito capito che chi li seguiva doveva fare i conti con la media anagrafica abbastanza alta. Dopo la prima mezz’ora il gruppo non esiste più, si procede in ordine sparso, ma i ragazzi sono tornati in coda. La salita si fa sempre più impegnativa…In coda al gruppo si parla poco, più che altro si medita… su quanto è dura la salita, su quanto poco siamo allenati, su quanto manca ancora all’arrivo. Qualcuno si perde d ‘animo e sceglie di proseguire in seggiovia. Chi prosegue a piedi può rivolgere un pensiero alle stazioni della Via Crucis lungo il tratto di strada… La 14° stazione ci fa capire che ormai siamo giunti alla meta. Ecco la chiesa!!! Non tanto grande. Bellissima e con uno sfondo stupendo: le pareti del Monte Santa Croce. Partecipiamo alla Messa tutti, in religioso silenzio. Rifocillati in spirito e corpo riprendiamo il cammino per altro sentiero alla volta di Oies. Tanta era la salita e altrettanto la discesa anche essa a tratti impegnativa, ma ben presto giungiamo e visitiamo la casa natale di San Giuseppe Freinademetz e la vicina chiesa che si trova nel Centro del Pellegrino. Ci rivolgiamo ancora al Signore e a Maria. Stanchi, ma contenti ripartiamo per il ritorno a casa…Prima di giungere a destinazione con una breve preghiera di ringraziamento per la giornata trascorsa ci diamo appuntamento per Pietralba. - 49 -


SANTUARIO MADONNA DI PIETRALBA Pietralba è per il GREST l’ unica meta ripetuta ogni anno e mai come quest’ anno ha visto una disaffezione così evidente: 28 pellegrini dei quali pochissimi ragazzi. Il gruppo, anche se ridotto, è felice e cammina di buona lena, tanto che il percorso è sembrato anche più breve del solito. La sosta consueta e ristoratrice presso “La Nuova Baita” in località “La Veccia”, poi dritti verso il Santuario che di tanto in tanto fa capolino tra abeti e cirmoli. Poco prima di mezzogiorno siamo già alla presenza di Maria e di Elisabetta per la recita dell’”Angelus”, poi libertà fino alle 15. Alla Santa Messa oltre al nostro gruppetto partecipano numerosi turisti, cosi mi è sembrato di rivivere i tempi di quando solo noi predazzani riempivamo tutto il Tempio. La splendida giornata non fa sicuramente presagire il temporale che ci attende al nostro arrivo a Predazzo…Ma ormai siamo a casa. - 50 -


SANTUARIO DI SAN ROMEDIO in SANZENO – Val di Non Il tempo non prometteva nulla di buono, le previsioni annunciavano acqua, ma decidiamo ugualmente di partire sperando in qualche schiarita…. Partiamo puntualmente e siamo quasi al completo sulla corriera. Arrivati a Sanzeno iniziamo subito il nostro “pellegrinaggio”. Suggestivo e apprezzato da tutti il sentiero realizzato nella roccia sul tracciato di un antico canale di irrigazione

ottocentesco. Nella Santa Messa in onore di Maria Regina dell’Universo celebrata nella Cappella del Santuario di San Romedio con preghiere spontanee ricordiamo e affidiamo al Signore i nostri fratelli, vivi e defunti, le persone colpite dal recente terremoto, i nostri ammalati, i nostri anziani, le nostre famiglie…. Dopo aver alimentato lo spirito, iniziamo per lo stesso sentiero il ritorno a Sanzeno…. Rifocillati e rilassati, prima della partenza per il ritorno a casa, ci raccogliamo ancora in preghiera ed entriamo per la Porta Santa - 51 -


della Basilica dei Martiri Anauniensi. Due validi chierichetti ci illustrano le fasi salienti della vita dei Martiri e dopo aver rinnovato la nostra professione di fede sul luogo del loro martirio davanti ai loro resti mortali, ritemprati e soddisfatti iniziamo il viaggio di ritorno verso Predazzo… A Mezzolombardo effettuiamo una “sosta tecnica”… C’è una gelateria che vale la pena di visitare ancora!

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Testimonianza….

Sono una partecipante alle gite del GREST. Devo dire che, oltre ad aver gustato meraviglie mozzafiato con panorami unici incastonati in splendide giornate limpide, ho trovato nei momenti di preghiera una possibilità in più di ringraziare e lodare il buon Dio per il suo Amore, la Sua Misericordia, la gioia di fermarsi con Lui e affidargli il mondo intero con tutte le sofferenze, le problematiche, ma anche con tutto il bene che fiorisce silenzioso ovunque. L’amicizia del cammino ci ha uniti un po’ di più ed ha allargato le nostre conoscenze… Grazie dunque agli organizzatori, anche se la gioventù stenta un po’ a gustare di questi momenti preziosi… Anche a loro il nostro ricordo perché possano, magari attraverso canali diversi, crescere nell’amore del Padre.

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NOTTURNO Stavano nella notte in mezzo all’erba dentro nidi di buio nuovi fiori, c’era nel sonno delle fronde un lento generarsi di linfe, di germogli… Gli animali nell’ombra, accovacciati, non sognavano l’alba, ma un durare pieno di fiato amico e di tepore… ...e la luna non c’era… Su nel cielo grandi stelle lanciavano bagliori da lontananze sterminate. Un canto siderale avvolgeva l’universo. “ Ma tu dov’eri ? L’umile tua impronta che deserti remoti valicava? Ma tu dov’eri ? Quale misteriosa povertà del creato ti celava?” “ Sto nella notte a reggere nel vento, ogni germoglio ed ogni filo d’erba. sto nella selva a guardia di ogni nido, di ogni covo nascosto, di ogni tana, tengo nelle mie mani tutto il cielo. Le stelle, lontanissime al tuo sguardo, le accesi senza sforzo, un traboccare di luce e vita dentro il cosmo vuoto. Così ho pensato il mondo - e poi l’ ho fatto soltanto per AMORE ! Ho steso il tempo sopra i viventi, dandone misura al battito cosciente di ogni cuore. Sono con te, sono con voi, segreto”.

Bona Betti Val di Fiemme dicembre 2009

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dal 1 giugno 2016 al 31 agosto 2016 HANNO CELEBRATO... le Esequie dei

il Sacramento del

Defunti

Battesimo GUADAGNINI RACHELE

PIAZZI INES

BETTEGA JACOPO

DELLAGIACOMA FLORA

CASERIO IRENE

FELICETTI MARIA ROMANA

FELIGETTI PIETRO

PANZAVOLTA ANGELO

NICOLLI MARGHERITA

DELLANTONIO LUIGIA SCOTTI ANGELA DEZULIAN MARGHERITA LIBERA GASTONE BORGA MARIA TERESA D’ERRICO GIUSEPPINA TESCARI GIORGIO GIACOMELLI ROBERTO

il sacramento del Matrimonio MORANDINI MANUEL - PIAZZI JENNI IOPPI FABRIZIO - DI MARTINO FRANCA - 55 -


Madonna Addolorata di Cavalese

Vergine di Fiemme, la tua effigie da secoli ci ricorda che tu ci sei, Madre Addolorata, che condivide le nostre sofferenze intercedi per la salvezza di tutti. Donna del dolore, madre dei viventi, accogli dunque la nostra supplica: a noi e ai nostri cari, ai pellegrini di questo santuario, a tutti i fratelli di fede, a tutti i figli di Dio dispersi, la tua misericordia ottenga pace e grazia. Insegnaci a sostare con te presso le infinite croci dove il Tuo Figlio è ancora crocifisso, testimoniando l’amore cristiano e accogliendo in ogni uomo un fratello.


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