Bollettino Parrocchia di Predazzo n4 2016

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PARROCCHIA Santi FILIPPO e GIACOMO

CAMMINIAMO INSIEME ANNO XXXII - N° 4 - 2016 OTTOBRE/NOVEMBRE/DICEMBRE


In questo numero: descrizione articolo

pagina

Dio in Gesù ha preso il mio volto

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... In cammino per meditare e riflettere

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Abitare la terra, abitare la città

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Giornata del creato.

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Per non dimenticare... nel centenario della prima guerra mondiale

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Tutti in festa per Maria....

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10 cose da fare subito... domani potrebbe essere troppo tardi.

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Appuntamento annuale con Maria

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Giubileo dei malati e dei sofferenti.

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Ottobre missionario

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Gli Angeli ci proteggono

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Il Rosario: la preghiera più bella

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Con Maria... per le vie di Predazzo.

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Santa Teresa di Lisieux ci insegna ad amare.

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Pronti via!!! ... Si ricomincia...

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Volontari a confronto...

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Un’ “Ospite” speciale in val di Fiemme...

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“Samuel” ... ci unisce ancora

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Riflessioni dell’artista... in corso d’opera

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L’occhio del falegname

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Grazie, Signore, per i doni della terra e della vita

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Intervista al “Signor Avvento”

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Ciclostilato in proprio ad uso manoscritto della parrocchia di Predazzo -2-


DIO IN GESU’ HA PRESO IL MIO VOLTO

“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth… …Nella « pienezza del tempo » (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). (dalla Bolla di indizione dell’Anno Santo di Papa Francesco)

Quando guardo gli altri mi sento un po’ impacciato, vorrei esser questo...vorrei esser quello... e invece io sono solo così! Gioco talvolta ai paragoni: «Se avessi questo... se avessi quello....se... e poi se... ». Ma io sono solo così! Quante sono le volte che non mi sono sentito amato, e quanti treni ho perso per non aver accolto il tuo conforto. Quante tappe ho bruciato ad aspettare una parola amica, e non ho gustato una Parola che mi dà vita. Quanti volti ho scorso per ritrovarmi invano e non ho apprezzato Te che mi hai trovato. Quante porte ho bussato per essere accolto e quando Tu bussavi io non ero pronto. Ora sono qui e cerco chi da sempre mi ha cercato. Ora sono qui e mi sento amato. (preghiera di un giovane)

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In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone. Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità? Epifanio non si dette più pace: si mise in viaggio; percorse l’Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era. Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l’allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso. Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro. Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta e la presentò all’Abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell’intimo e interrogava. Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello. Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo. (da un racconto Bruno Ferrero)

Il Tuo volto, Signore io cerco! salmo 26

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In Cristo Gesù, Dio si è fatto uomo. D’ora in poi ogni volto che incontro mi parla di Lui! Ogni volto è storia di vita…. Ogni volto è conversione-cambiamento…. ogni volto è ricerca…ogni volto è specchio e immagine….progetto…. mistero che rivela e nasconde…. Ogni volto è porta dell’infinito desiderio che abita ogni cuore…. Ogni volto è vocazione-chiamata all’amore! E solo nell’amore si può rispondere a Colui che si è fatto come noi per farci come Lui!

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A tutti voi un caloroso augurio di

Il vostro Parroco don Giorgio -5-


…IN CAMMINO PER MEDITARE E RIFLETTERE Pellegrini nel silenzio della notte verso Loreto … ...con Gesù e Maria nel cuore Perché no…??? Macerata - Loreto E’ il secondo anno che mi vedo coinvolta in questo pellegrinaggio che, al sentirne parlare, mi spaventa un po’ ancora adesso che ne conosco la dinamica. 30 km a piedi con partenza alle 21.30 e arrivo alle 6.30. Ma non sono sola: sabato 11 giugno 2016 eravamo oltre centomila, di tutte le età. Ci siamo ritrovati nel campo sportivo di Macerata e prima di iniziare la S. Messa il Papa ha telefonato per salutarci e sostenerci, per incoraggiare un’iniziativa così coinvolgente. Alle origini alcuni ragazzi con il loro professore avevano deciso di fare questo pellegrinaggio per ringraziare dei benefici dell’anno scolastico che si stava concludendo e per affidare alla Madonna gli impellenti esami di maturità, poi, con gli anni, si sono aggiunte molte persone che ora arrivano da tanti luoghi diversi. Il bello è che, passo dopo passo, non ti accorgi di percorrere chilometri, lungo la strada molti uomini e donne, seduti sulle loro seggiole, guardano incuriosite il passare di questo fiume di persone. Molte luci nelle case sono accese anche a notte inoltrata e ti senti come se quelle persone camminassero con te. C’è uno scambio di silenziosa -6-


intesa nell’incrociare gli sguardi. Più avanti un parroco espone Gesù Eucarestia sulla strada e più avanti ancora ti danno le fiaccole che illuminano il percorso notturno. Tra canti preghiere e testimonianze, arriva l’alba e, in lontananza, si scorgono i saliscendi che conducono a Loreto. Persone generose offrono il tè che, a questo punto, è veramente ristoratore. E a Loreto, prima di arrivare nella piazza, c’è la Madonna che ci aspetta e che per l’occasione è portata all’aperto per permettere a tutti di poter dire una preghiera davanti a Lei. Ecco perché il secondo anno mi sono detta: “Perché no…” Adriana

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ABITARE LA TERRA, ABITARE LA CITTA’ Convegno Bellamonte 23-26 agosto 2016

Dal 23 al 26 agosto 2016 si è svolto a Bellamonte presso la sala polifunzionale “Aldo Moro” il tradizionale Convegno sul tema: “Abitare la terra. Abitare la città”, promosso dalla Fraternità Francescana e Cooperativa sociale Frate Jacopa con il patrocinio del Comune di Predazzo La Presidente nazionale Argia Passoni ha posto l’attenzione sull’esigenza di un abitare più umano nella complessità del tempo presente, a fronte di una società sempre più frammentata e di una relazionalità sempre più anonima. Il Convegno ha avuto inizio martedì 23 agosto con la relazione di Mons. Mario Toso (vescovo di Faenza-Modigliana) “Abitare la città, rigenerando il sociale.” Il Monsignore ha messo in evidenza che le relazioni sociali implicano una logica di gratuità, di dono, di reciprocità, mentre la vita attualmente è sempre più contrassegnata da un individualismo egoistico e libertario che frantuma il “noi”. La seconda giornata si è aperta con la relazione del nostro Arcivescovo Mons. Lauro Tisi sul tema: ”Abita la terra e vivi con fede”. La fede cristiana è un’operazione di appassionante umanizzazione, che ha la necessità di silenzio e di lasciarsi interpellare dalla realtà. Una delle zone dove lasciarsi porre le domande è il creato. Frequentare il creato con momenti di silenzio è terapeutico e fa sorgere domande e ti fa percepire appartenente ad una storia, a una realtà che ti trascende. Abitare la terra con fede vuol dire sostanzialmente avere imparato la lezione dell’umanità di Gesù Cristo, così come ha fatto S. Francesco. Ĕ seguita la tavola rotonda “Abitare il territorio” introdotta dallo stralcio di un filmato della Fondazione Dolomiti Unesco curato da Piero Badaloni sull’importanza delle Regole. La nostra Sindaco Maria Bosin, ha accennato alla Regola Feudale e alla Magnifica Comunità quale esempio sul nostro territorio di gestione comunitaria dei beni comuni. L’ intervento di Marcella Morandini, Direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, sul tema “Gestire assieme un bene comune. Il caso delle Dolomiti -8-


Unesco”, ha messo in evidenza come la Fondazione stia portando avanti una nuova sfida nella gestione unica delle Dolomiti Don Rodolfo Pizzoli, delegato diocesano PSL, ha rilevato come abitare il territorio vuol dire sentirsi parte attiva, sentirsi comunità mettendo a disposizione le proprie competenze, capacità ed attenzioni per fare in modo che ci sia per tutti una prospettiva di speranza per un buon abitare. Nella giornata di giovedì 25 agosto si è affrontato il tema dell’abitare le relazioni nell’ambito della famiglia. Don Massimo Serretti (docente teologia dogmatica) ha evidenziato come la creazione dell’uomo e della donna sia il punto più alto della relazione. Questa relazione creata da Dio e consegnata all’uomo e alla donna, insieme a quella di paternità, maternità, figliolanza, è la “madre” di tutte le relazioni Letizia Atti (educatrice multimediale) ha poi introdotto il tema dell’“abitare la rete” parlando delle relazioni tra on-line e off-line. Abitare la rete fa parte della vita di oggi ed è necessario cogliere la portata delle nuove forme di comunicazione. L’ultimo giorno dedicato all’“Abitare la terra” è stato aperto dalla comunicazione “Abitare o inabitare?”. La pedagogista Edes Guerrini. Ha evidenziato l’importanza di essere chiamati a recuperare le nostre radici spirituali, il nostro cuore. Tutta la creazione ha questo destino di salvezza e chi deve portarlo avanti è l’uomo perché egli è posto come custode e coltivatore. Infine Don Marco Cagol (Direttore PSL del Triveneto) ha parlato di “Quale etica per abitare la Casa Comune?”. La parola abitare ci rimanda all’instaurare una relazione, stabile, armoniosa, giusta, alla cura, all’attenzione, alla custodia. Ĕ una dimensione dell’amore, Dio abita la terra per darle la vita, per dare la vita all’umanità. Marilena Lochmann ( Per chi volesse approfondire gli argomentri del Convegno può richiederli a marilena.loc@gmail.com o alla libreria Discovery di Predazzo. )

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GIORNATA DEL CREATO 2° giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato

Testimonianza di una turista … Sono una turista che trascorre ogni anno il mese di agosto in questo stupendo paese di Predazzo. Quando il primo settembre in chiesa si è pregato ringraziando Dio per il creato, mi sono informata ed ho scoperto che proprio quel giorno si celebrava la seconda Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, istituita lo scorso anno da Papa Francesco. Ho ricordato, allora, il convegno a cui avevo partecipato svoltosi a Bellamonte sul tema “Abitare la terra, abitare la città” alla fine di agosto. Infatti, da sempre provo gioia ed emozione nell’ammirare le bellezze del creato che trovo in abbondanza in queste valli. Ad essere del tutto sincera, il convegno mi è parso abbastanza pesante, ho fatto fatica a seguirlo per la terminologia troppo teologica e , secondo me, non alla portata di tutti. La preghiera comunitaria in chiesa mi ha fatto capire che, forse, al di là delle tante parole, ciò che serve maggiormente è un

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atteggiamento interiore di lode, di ringraziamento e di rispetto per il creato e verso il prossimo. Quante volte di fronte ad un tramonto, ad un bosco, l’uomo fa un’esperienza di Dio, perché la natura ha qualcosa che parla di Dio e parla soprattutto del Mistero Pasquale, il Mistero di Cristo. La natura è piena di un linguaggio che significa donarsi: la natura si dona, si dona come bellezza e tutto è un donarsi. Io penso che questa Giornata sia importante. E anche il tema di quest’anno “ Usiamo misericordia verso la casa comune” dettato da Papa Francesco è molto bello, questa misericordia di Dio per ogni essere vivente. Un filosofo colombiano dice: “Amare significa vedere ogni essere con gli occhi di Dio”, vedere ogni essere come lo vede Dio e questo lo dice anche la Scrittura: “Dio vide che tutto era molto buono, quando finì la creazione”. Così vede Dio la creazione e ci invita a vedere questa “casa comune”, questa creazione, tutte le cose che Lui ci ha dato, come un qualcosa di molto buono, che ci aiuta ad avere un rapporto con Dio Creatore e Redentore. Grazie quindi a papa Francesco che ci permette ancora una volta di più di riflettere e ringraziare per le meraviglie che ci circondano

B.M.R

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PER NON DIMENTICARE… …NEL CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Continuiamo le riflessioni di don Valentino…

Don Valentino Felicetti, dopo aver letto la ricerca fatta da Mons. Lorenzo Dalponte e racchiusa nel libro “ Il clero dei profughi trentini” (Vita Trentina 1915) vuole condividere con noi , la vita di alcuni preti predazzani che tanto si prodigarono per i profughi durante la guerra 1915- 1918: In questo numero ricordiamo don Tomaso Boninsegna

Un quarto sacerdote predazzano, oltre i tre citati negli altri bollettini, merita di essere ricordato per il suo grande lavoro tra i profughi e i militari trentini ricoverati negli ospedali di Innsbruck. Ordinato sacerdote nel 1897, il primo incarico fu quello di cappellano nella popolosa parrocchia di san Pietro e, successivamente, dopo solo 5 anni, nel 1902, padre spirituale del Collegio Vescovile. Allo scoppio della guerra, 24 maggio 1915, si sarebbe potuto fermare in città con un certificato di “ indispensabilità” data la carica occupata, perché parecchie persone ragguardevoli, erano intervenute presso la polizia in suo favore. Ma don Tommaso scelse di accompagnare i profughi a Salisburgo, aiutando soprattutto anziani e mamme con bambini piccoli. Avendo constatato che molti profughi si fermavano a Innsbruck e che negli ospedali c’erano numerosi feriti e militari del contingente militare trentino, decise di fermarsi nel capoluogo tirolese. Trovò ospitalità presso le suore dell’Adorazione perpetua. Uomo molto austero e di poche parole, non amava ricordare il passato. Solo sulla testimonianza di numerosi profughi si poté conoscere l’intenso lavoro da lui svolto nella città e non solo, per l’assistenza religiosa, ma anche per le prestazioni caritatevoli. Quando nell’autunno del 1915 la - 12 -


luogotenenza di Innsbruck ordinò a 10 sacerdoti del Collegio Vescovile di lasciare il Trentino e cercare una sistemazione a Salisburgo perché sospettati di irredentismo, don Boninsegna cercò di assisterli in vari modi e intervenne presso l’Ispettorato scolastico in aiuto al direttore Mons. Depellegrin per ottenere l’autorizzazione allo svolgimento degli esami semestrali e della maturità per gli alunni privatisti militari. Nel giugno 1914, su invito del Commissario vescovile don Dalpiaz, passò a Vienna come prefetto di disciplina del Convitto destinato agli studenti profughi del Trentino e del litorale triestino dove erano ospitati una trentina di alunni del Vescovile. Qui gli studenti del collegio di Trento si distinguevano dagli altri per la disciplina nel contegno e nel profitto degli studi. Questo lusinghiero giudizio e anche il risultato del lavoro educativo di don Boninsegna, gli valsero la promozione come direttore del Convitto. La cosa non ebbe seguito però perché il convitto fu consegnato ai padri salesiani di nazionalità tedesca. Allora don Tommaso ritornò ad Innsbruck dove la sua opera era particolarmente desiderata ed apprezzata. Nel 1917, l’anno della fame, nei negozi della città non si trovavano nemmeno le patate, eppure don Boninsegna si adoperò con ogni mezzo pur di procurare anche piccole quantità di cibo per le famiglie più bisognose. Nell’autunno del 1918, finita la guerra, rientrò a Trento assai provato nella salute, anche se era di costituzione robusta. Nel 1919 fu nominato arciprete della parrocchia di S. Pietro e pure canonico onorario del Duomo, compito che svolse con saggezza e competenza per parecchi anni. - 13 -


TUTTI IN FESTA PER MARIA…. Solenne processione dell’Addolorata a Cavalese

UN PO‘ DI STORIA … Davanti all’immagine dell’Addolorata , in data 24 giugno 1944, si riunì la Magnifica Comunità Generale per esprimere voto solenne, affidando alla protezione dell’Addolorata tutte le genti di Fiemme. Il testo del voto è esposto sulla parete sinistra del santuario, vicino all’altare. La formula votiva fa espresso richiamo alle tradizioni dei padri, che nei momenti di grave pericolo e di pubbliche calamità erano soliti affidarsi alla Regina dei Cieli per impetrare protezione e soccorso divino e scrive che il voto è stato fatto… …”per impetrare la divina protezione sopra i soldati al fronte o nei campi di concentramento, auspicando un felice ritorno alle loro famiglie e per chiedere la grazia di risparmiare la valle dagli orrori della guerra”. In esso si promette “una piena esecuzione di opere per onorare la Madonna e il suo Santuario nell’immediato dopoguerra, quale segno tangibile di imperitura riconoscenza e quale pegno di quella fede che dovrà segnare il passo dei nostri figli e generazioni venienti”. Segue l’elenco delle opere… Alla fine della guerra nel 1945 venne celebrata la messa nel parco della Pieve pieno zeppo di fedeli venuti a piedi da tutti i paesi di Fiemme e venne fatta una grandiosa processione con la statua della Madonna Addolorata. Il voto è stato solennemente rinnovato in data 26 maggio 1996. Nel Giubileo del 2000 il Santuario dell’Addolorata è stato proposto dal vescovo di Trento come Chiesa Giubilare per il decanato e per tutta la diocesi. La festa del Santuario si celebra ogni anno la terza domenica di settembre.

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Le promesse vanno sempre mantenute! Anche quelle fatte alla Madonna! Domenica 18 settembre, alla Pieve di Cavalese, don Piero Rattin, delegato del Vescovo, ha presieduto la messa solenne seguita dalla processione per le vie del paese, con la statua dell'Addolorata, portata dai vigili del fuoco volontari ,"levata" dal suo santuario, come nel 1944 e nel 1996, seguita da tanti fedeli fiemmesi, da due bande e dai cori parrocchiali, dai sacerdoti, dalle autorità civili e militari di tutti i Comuni e dai rappresentanti della Magnifica Comunità . Lo Scario ha ricordato la storia del legame della gente di Fiemme alla Madonna Addolorata e al suo santuario. E' stata mantenuta la promessa in grande stile! Certo che nel 1944 lo spirito di devozione del popolo della Valle di Fiemme, verso la Madonna, sarà stato più vivo, spinto dalla grande paura della guerra in corso e dalla precarietà della situazione politica e sociale. Ma solo Dio è in grado di "leggere" nei cuori: saprà lui se domenica i presenti hanno vissuto la messa e la processione con spirito di riconoscenza al Signore e di fiducioso affidamento a Maria o se hanno semplicemente presenziato a una cerimonia formale, che "era da fare" per scadenza cronologica. E' il grande rischio del nostro tempo: essere tentati di fare a meno

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di Dio, perché tutto sommato non viviamo grossi problemi e perché la tecnologia sembra saziarci sempre di più. Oppure partecipare alle celebrazioni per anestetizzare la nostra coscienza e poterci sentire " a posto". Questa esperienza è stata per me un'occasione per pormi questo interrogativo: "Dio è ancora il punto di riferimento per me, per la nostra famiglia, per le nostre comunità parrocchiali e civili? Il nostro "andare a Messa" e pregare è ancora un'esperienza che orienta le nostre scelte di vita o è ridotto a una formalità?" "Maria, orienta il nostro cuore verso tuo figlio Gesù": Elena

Per le famiglie del decanato, la Pastorale familiare ripropone l’appuntamento mensile di preghiera, a Ziano, nella Casa Parrocchiale MARTEDI’ 13 DICEMBRE 2016 MARTEDI’ 17 GENNAIO 2017 MARTEDI’ 21 FEBBRAIO 2017 MARTEDI’ 14 MARZO 2017 MARTEDI’

4 APRILE 2017

“FAMIGLIA, ORIENTA IL TUO SGUARDO VERSO GESU’”

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10 COSE DA FARE SUBITO... DOMANI POTREBBE ESSERE TROPPO TARDI Non perdere questa opportunità!...

1. Bacia i tuoi figli, abbracciali, dà loro affetto e tenerezza – non denaro -, divertiti e gioca con loro finché sono piccoli. Domani se ne andranno di casa. 2. Assisti, cura e accarezza i tuoi genitori, le persone anziane che ami. Domani non saranno più con te. È la legge della vita. 3. Metti tutti e cinque i sensi e tutta la tua anima in questo istante che stai vivendo e fai vivere pienamente tutti coloro che hai al tuo fianco… Domani forse non potrai più farlo. 4. Dì a tuo/a marito/moglie che lo/a ami, che è la persona più importante della tua vita. Renditi conto di quello che sei e che hai oggi. Domani forse sarà troppo tardi. 5. Fallo/a felice oggi che puoi… domani forse sarà troppo tardi. Non ci sarete più l’uno per l’altro. 6. Ripeti ai tuoi cari le parole più gentili o compi il gesto generoso che forse aspettano da tempo. 7. Dà loro oggi il meglio di te: la tua presenza, la tua attenzione, il tuo tempo, la tua persona. Non sai se un altro giorno sarai in grado di farlo. - 17 -


8. Fa’ quello che devi, come sai e come puoi… e lascia il domani nelle mani di Dio. 9. Non sprecare la tua vita, né i tuoi valori umani e cristiani… Falli fruttare oggi, perché non sai se domani sarà tardi. 10. Compi un’opera buona oggi stesso. Inizia donando delle cose e finirai per donare te stesso. È la via migliore. Il domani che desideri e che sogni forse non arriverà mai. Se hai rispettato i punti di questo decalogo, sii contento. Ricorda una persona cara e offri suffragi per lei, perché goda della vita piena ed eterna del cielo, dove un giorno vi incontrerete di nuovo.

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APPUNTAMENTO ANNUALE CON MARIA Tradizionale pellegrinaggio di anziani e ammalati

Il giorno 22 settembre, in un tiepido pomeriggio, il gruppo di Ospitalità Tridentina ha organizzato l’annuale pellegrinaggio a Pietralba. E’ questo un appuntamento sempre atteso con tanta gioia ed entusiasmo. E’ stata grande la partecipazione di anziani ed ammalati che sono partiti con due pullman nel primo pomeriggio dalla piazza; a loro si sono aggiunti anche alcuni ospiti della Casa di Riposo. Già durante il viaggio è iniziato il pellegrinaggio con la recita del Rosario, al termine del quale siamo giunti in vista del Santuario, immerso in un colorato paesaggio autunnale che spiccava contro il cielo turchino.

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Appena giunti, il gruppo si è diretto verso la chiesa dove è stata concelebrata la Messa da don Pierino e padre Mathieu Ngoa, originario del Camerun che, dalla primavera scorsa, è il nuovo priore del Santuario. Una Messa partecipata ed animata con canti che esprimevano la comunione e la gioia di stare insieme, e momenti di silenzio e di preghiera a Maria, Colei che sempre ci accompagna, ci parla e ci ascolta. Nel frattempo alcuni volontari avevano preparato le tavole per la merenda, offerta a tutti al termine della Messa. La giornata assolata ha permesso di rimanere all’aperto, per la gioia dei partecipanti a questo pomeriggio di festa. Non sono mancati i canti, della nostra tradizione, animati da Giuliana con la sua chitarra, per vivacizzare ed allietare ancor più questo momento. Tra sorrisi, note e allegria, il pomeriggio è trascorso velocemente ed è giunta l’ora di rientrare in valle. Ma ciascuno con un dono particolare nel cuore e la speranza di tornare ancora. Cristina

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GIUBILEO DEI MALATI E DEI SOFFERENTI In questo anno santo della Misericordia anche la nostra diocesi ha voluto organizzare per domenica 25 settembre il Giubileo “Più cuore in dei malati e di tutto il quelle mani!”… personale che si occupa di loro. Noi Gruppo di Ospitalità Tridentina Questa esortazione di Fiemme abbiamo accolto con molto è di san Camillo de entusiasmo questo invito mettendo a Lellis, apostolo dei disposizione di tutti un pullman attrezzato. malati e modello Vi lascio la testimonianza commovente di di quanti a loro una ragazza di Ziano che ha partecipato con si dedicano con noi a questo evento. spirito cristiano. “Oggi 25 settembre è domenica, il giorno della festa, del riposo e del ristoro in Cristo. Sto camminando per le vie di Trento, con In occasione di passo spedito. La messa per i malati si terrà questo evento in duomo nel pomeriggio. Sono emozionata, Giubilare si devo ammetterlo. Sarà proprio il vescovo a potrà venerare la celebrarla ed io ne sono davvero felice. In quell’uomo convivono una semplicità e umiltà Reliquia del cuore gioiosa che commuovono. Mi siedo su una di san Camillo, delle sedie preparate per l’evento all’interno quale simbolo e del duomo ammirando i giochi di luce e colore richiamo evidente provenienti dalle vetrate gotiche dell’edificio e ad accogliere e attendo la messa. E’ stato splendido, la voce concretizzare del vescovo intensa e accattivante, giunge al quella sua cuore. esortazione nelle Attraverso metafore semplici ha raccontato nostre relazioni e la condizione dei malati e di chi amorevolmente nei nostri gesti di li assiste , con schiettezza e umorismo in cui servizio. davvero mi sono vista riflessa e…. capita. Quegli occhi così buoni e vividi fanno leggere davvero in profondità l’animo umano, riflesso - 21 -


palpabile del suo Creatore. Per me è stata un’esperienza bellissima, perché mi sono sentita, attraverso le sue parole, abbracciata, compresa e amata da Dio. Non servono chi sa quali discorsi retorici per farci sentire parte di un qualcosa che travalica tempo e spazio. Basta solo un sorriso e la consapevolezza che Dio, in ogni istante, ci abbraccia con il Suo infinito amore. Ecco quello che ho vissuto dentro di me dopo le parole meravigliose del vescovo. Anche nella malattia c’è vita , speranza, futuro se tendiamo con fiducia le mani a Cristo. Grazie Vescovo!” Laura

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OTTOBRE MISSIONARIO Testimonianza di suor Delia in partenza per il Congo

Prima parte SIAMO SU QUESTA TERRA... Cosa ho imparato in questi tre ultimi anni di vita missionaria? 1.Tappa: Tre anni fa mi è stata chiesta la gestione di un grosso centro sanitario nel quale come missionarie saveriane lavoriamo da circa 40 anni. Io non sapevo assolutamente niente in questo settore. Mi è stato chiesto di gestire il personale, circa 30 tra medici, infermieri, ostetriche, aiuto infermieri, ecc., tutti congolesi; comperare le medicine, seguire le cure dei malati poveri e di quelli cronici di cui nessuno si occupa: diabetici, tubercolosi, epilettici e poi il settore delle vaccinazioni e tutta la contabilità. I primi giorni ho preso paura e la responsabilità era veramente tanta. Giorno per giorno, con una certa agitazione chiedevo: COSA DEVO FARE OGGI? Non mi sono persa d’animo. A turno chi lavorava con me mi aiutava, mi dava una mano, mi diceva cosa dovevo fare. Dopo alcuni mesi, cominciavo a sentirmi bene, a conoscere i miei collaboratori, i malati e i vari servizi che mi erano stati chiesti. Cominciavo a sentirmi a mio agio e a sentire la gioia di essere là e di servire in quel modo un po’ nuovo per me. Quel che mi premeva era: Essere lì e poter fare un po’ di bene, nient’altro. Provavo la gioia della visita ai malati e ai loro famigliari, il poter essere vicina a tante persone nel momento così particolare della malattia, cercando insieme al personale sanitario la soluzione ai vari problemi. - 23 -


Cosa ho imparato in quel periodo? Prima cosa, che nella vita c’è sempre da imparare, da conoscere cose nuove e poi l’importanza di fidarmi degli altri: senza spaventarmi se qualcuno mi imbroglia, o cerca di rubare o anche di farmi del male, cercando di sfruttare ogni occasione come momento formativo per me e per gli altri. Dare fiducia è un’ottima medicina, parlare con le persone anche quando la fiducia non è ricambiata, perdonare e ricominciare ogni volta da capo. Se poi la persona non ne vuole sapere, niente paura, pazienza e saper sdrammatizzare, saper anche riderci su sugli sbagli fatti.

2.Tappa: Il 7 e 8 settembre di due anni fa, c’è stata l’uccisione, il massacro delle nostre tre sorelle Lucia, Olga e Bernardetta, nella comunità di Kamenge à Bujumbura in Burundi, poco distante da dove sono io attualmente. Sono stati giorni di dolore acuto e una grande domanda: PERCHE’? C’era il piano di sterminare tutta la comunità. Clémentine, nostra sorella congolese si è salvata... Quei giorni e anche dopo abbiamo visto un Paese in ginocchio. In quei giorni di lutto, a migliaia sono venuti a piangere con noi, a consolarci, a chiederci perdono a nome di chi aveva fatto quel terribile gesto. Lucia, Olga e Bernardetta erano le nostre sorelle più anziane, più deboli, più acciaccate, ma con un “desiderio ostinato” di rimanere là e continuare a fare un po’ di bene nonostante le loro poche forze. Rendevano semplici servizi: l’accoglienza in casa, i fiori e la biancheria della chiesa, ascoltare la gente, curare i malati poveri. Olga amava tanto la musica e la mattina spesso andava in chiesa a suonare l’organo, i suoi pezzi preferiti e a cantare i canti che amava. Lucia, bravissima infermiera e ostetrica, a causa di un brutto infarto non poteva più esercitare la sua professione, ma curava i poveri che venivano a cercarla e che anche i padri saveriani le portavano. Bernardetta, era una donna saggia e una consigliera ricercata. Ma perché proprio loro? Cosa avevano fatto di male? - 24 -


Abbiamo sempre esigito e continuiamo ad esigere che la verità sia fatta su quei due giorni di terrore ma per ora, niente. Quella mano assassina le ha uccise, ma loro avevano già dato la loro vita, per sempre, per amore del nostro popolo. Tutte e tre avevano espresso alla nostra Congregazione e alle loro famiglie che se fossero morte in Africa, avrebbero voluto essere sepolte lì. E così è stato.

Cosa mi ha insegnato questo avvenimento? A perdonare chi ha ucciso con tanta crudeltà, credo e crediamo che il male non ha l’ultima parola; a esigere e continuare a esigere verità sui fatti; a mettere in conto anche una morte cruenta nel percorso della mia vita, pur non cercandola, pur non desiderandola, pur avendone paura. Stiamo condividendo la vita della nostra gente, niente di diverso o di particolare. Quel che vivono molto più di noi, cerchiamo di viverlo anche noi. La tanta vicinanza, arrivata a noi da ogni parte del mondo, ci ha veramente fatto bene. Mai era stata fatta tanta animazione missionaria come in questi due anni. Le nostre TRE MAGNIFICHE hanno parlato di più a partire dalla loro morte che quando erano in vita. La nostra casa, per volontà della gente e nostra, è divenuta ora una casa di memoria di tutti i martiri dell’Africa Centrale e di preghiera per la pace. E’ commovente e impressionante vedere che tutti i giorni ci sono persone che vanno lì a pregare, che si confessano, che lasciano nel cestino sul quale c’è la loro fotografia, delle intenzioni di preghiera...

Predazzo, 8 settembre 2016 2° Anniversario dell’uccisione di Sr. Lucia, Olga e Bernardetta Missionarie Saveriane a Kamenge, Burundi

( nel prossimo bollettino seguirà la seconda parte ) - 25 -


GLI ANGELI CUSTODI CI PROTEGGONO

PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE (di San Francesco di Sales)

S. Angelo, Tu mi proteggi fin dalla nascita. A te affido il mio cuore: dallo al mio Salvatore Gesù, poiché appartiene a Lui solo. Tu sei anche il mio consolatore nella morte! Fortifica la mia fede e la mia speranza, accendi il mio cuore d’amore divino! Fa’ che la mia vita passata non mi affligga, che la mia vita presente non mi turbi, che la mia vita futura non mi spaventi. Fortifica la mia anima nelle angosce della morte; insegnami ad essere paziente, conservami nella pace! Ottienimi la grazia di gustare come ultimo cibo il Pane degli angeli! Fa’ che le mie ultime parole siano: Gesù, Maria e Giuseppe; che il mio ultimo respiro sia un respiro d’amore e che la tua presenza sia il mio ultimo conforto. Amen

…2 ottobre festa degli angeli …e dei nonni!!!

C'è sempre un angelo che precede ogni nostro passo, ..c'è sempre un angelo che ci sorregge ad ogni prova, ..c'è sempre un angelo che ascolta ogni nostra preghiera, ..c'è sempre un angelo che consola ogni nostra lacrima, ..c'è sempre un angelo che abbraccia ogni nostro fremito

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Come ha detto don Giorgio nell’omelia, i nonni sono gli angeli custodi delle nostre famiglie. In questo momento la parrocchia vuole ringraziare i tanti nonni che anche nella nostra comunità parrocchiale sono dei veri angeli: sono presenti in tante occasioni donando tempo, disponibilità, competenze in vari ambiti della vita parrocchiale. Il loro servizio vissuto in modo semplice, umile e spesse volte silenzioso e nascosto, ci conforta e ci fa sentire “ Chiesa viva” dove ognuno mette a disposizione di tutti doti e tempo. Grazie quindi NONNI e NONNE!! Il Signore vi ricompensi!!!

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IL ROSARIO: LA PREGHIERA PIÙ BELLA …OTTOBRE…ALLA SCUOLA DI MARIA

Il Rosario è la preghiera più cara a Maria TWEET DEL PAPA e la più cara a chi ama Maria. La Madonna stessa ci ha fatto sapere Il Rosario è la preghiera quanto le sia gradita tale preghiera. che accompagna A Lourdes, a Fatima ella è apparsa col sempre la mia vita; Rosario tra le mani ed ha esortato tutti a è anche la preghiera dei semplici e dei santi … recitarlo. Come dubitare dunque della vaè la preghiera del mio lidità, della bellezza, dell’efficacia di questa cuore. preghiera? Eppure non è raro imbattersi in persone che sollevano obiezioni rispetto a essa e che dicono che è una preghiera noiosa, meccanica, povera di contenuti. Il Rosario non è soltanto preghiera vocale, non è una meccanica ripetizione di parole, ma è soprattutto un pregare con il cuore. Nella sua essenza, esso è una via per contemplare il volto di Cristo con lo sguardo di Maria. Così, ancora una volta, Maria ci porta a Gesù. La familiarità con il Rosario è indispensabile per capirlo e vale per esso il principio generale: a pregare si impara pregando. È vero che tante volte mentre preghiamo la nostra mente si perde dietro mille distrazioni, le parole sembrano uscire automaticamente, verrebbe voglia di rinunciare, e quindi ci domandiamo: ma ne vale la pena? La Madonna sarà contenta ugualmente e apprezzerà i nostri sforzi di invocarla e intrattenerci con lei. Sarà Lei a raccogliere le nostre Ave Maria e a separarle dalle nostre distrazioni, per farne quel mazzo di fiori che non siamo stati capaci di fare e, felice, ci stringerà al suo cuore. Coraggio, allora, lasciamoci guidare da Lei, che ci ama così tanto, e desidera solo che ci apriamo all’amore di Dio, per sentirlo ancora più vicino e lasciarlo operare nella nostra vita.

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CON MARIA …PER LE VIE DI PREDAZZO Processione della Madonna del Rosario

Parto dal Vangelo in cui Gesù richiama i lebbrosi guariti perché solo uno su dieci è tornato a ringraziare. Questo mi ha fatto riflettere su quanto poco anche noi sappiamo ringraziare per i mille doni di Dio di cui ogni giorno facciamo esperienza. La processione, poi, mi ha dato l’input per ringraziare anche Maria che ci sollecita alla preghiera universale. Facciamo parte di una realtà in cui la preghiera non solo per noi , ma anche per i fratelli, è indispensabile. Lei, Maria, ci ha promesso la sua vicinanza e portandola per le vie del paese l’ho sentita più vicina a ciascuno. La partecipazione viva di tutte le associazioni mi ha fatto toccare con mano la presenza della comunità in preghiera. Anche i coscritti con la loro vivacità sono stati segno e testimonianza che anche i giovani sanno fare la loro parte, portando la statua di Maria insieme ai pompieri. Le bellissime riflessioni e preghiere proposte dal nostro parroco don Giorgio, mi hanno aiutato ad interiorizzare meglio quello che stavo facendo, a dare un significato profondo anche a questo gesto esteriore della “ processione” che spesse volte non è capita o vissuta come un momento di folklore!. Altro che folklore…per me è stato un momento di grande preghiera e di aiuto spirituale. Grazie dunque a tutti per la bella testimonianza e a Maria per la sua instancabile presenza. Luciana - 29 -


SANTA TERESA DI LISIEUX CI INSEGNA AD AMARE Incontro con il padre carmelitano padre Giuseppe Pozzobon

Martedì 11 ottobre don Giorgio ci ha fatto un grande regalo dandoci la possibilità di approfondire la conoscenza di Santa Teresa di Gesù Bambino, in vista della presenza dell’urna con le sue reliquie nella nostra parrocchia dal 23 al 30 ottobre. Come potevo non cogliere l’occasione essendo la Santa Teresina la mia protettrice? La sala conferenze alla casa Maria Immacolata era piena. Il padre carmelitano, venuto appositamente da Treviso, ha parlato della santa Teresa ci dice… con un entusiasmo “da innamorato”, raccontandoci la storia della vita di Teresa Ah, se tutte le anime che fin da “ragazzetta” desiderava entradeboli e imperfette sentissero ciò che sente re al Carmelo di Lisieux. la più piccola fra loro, Teresa nasce ad Alencon il 2 gennaio Teresa! 1873 e trova nella sua famiglia terreno Non una dispererebbe fertile alla fede, essendo i genitori cristiad’arrivare alla vetta ni ferventi che la educano alla preghiera della montagna d’amore poiché Gesù non chiede fin da bambina. (La coppia Luigi Martin e grandi azioni, bensì Zelia Guerin sarà proclamata santa. Ansoltanto l’abbandono e la che le sue quattro sorelle Maria, Paolina, riconoscenza! Leonia e Celina sceglieranno tutte la vita monastica.) Purtroppo la mamma viene a mancare quando lei ha solo quattro anni e questo evento la rende ancora più sensibile. Scrive nei suoi diari di quando il padre la conduceva a passeggio in campagna “...preferivo sedermi sola sull’erba in fiore: allora i miei - 30 -


pensieri si facevano profondi e l’anima mia, senza sapere cosa fosse meditare, si immergeva in una vera orazione”. Padre Giuseppe intercalava il racconto della vita di santa Teresina con la lettura di brani tratti dai suoi scritti per farci comprendere con quale semplicità e naturalezza ella esprimeva a Gesù tutto il suo amore. Nonostante il linguaggio usato possa sembrare a volte troppo romantico, quello che va apprezzata è la novità nell’indicarci una nuova “piccola via” che ci porta a Gesù nell’abbandono totale e fiducioso al suo Amore. A colpirmi particolarmente sono stati questi tre concetti: l’attrazione forte verso Gesù Bambino e il desiderio di perdersi in lui – il bisogno di sentirsi piccola nelle braccia di Gesù – la ricerca di una maniera tutta nuova e breve per arrivare a Dio prima possibile. “Vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione”. Teresa desiderava ardentemente che nella sua vita tutto fosse subordinato all’amore per il Signore e tutto orientato a Lui. A soli quattordici anni prende la decisione di entrare in convento. Il papà è perplesso a causa della sua giovane età, ma dietro la sua insistenza accetta di accompagnarla ad un colloquio con il vescovo il quale, però, giudica prematura questa decisione e non accorda il permesso. - 31 -


Ricordando quel momento Teresa scriverà: “L’anima mia era sommersa nell’amarezza, ma anche nella pace, perché cercavo soltanto la volontà di Dio”. Alcuni giorni dopo, Luigi Martin parte per un viaggio in Italia accompagnato dalle figlie Celina e Teresa, la quale ha in mente il progetto di chiedere al Papa il permesso di entrare al Carmelo a quindici anni. Qualche settimana dopo il gruppo di pellegrini francesi viene ricevuto in udienza da Papa Leone XIII che rimette la decisione nelle mani del vescovo e della superiora del conventoFinalmente il 9 aprile 1888 Teresa corona il suo sogno. “Finalmente i miei desideri erano compiuti, l’anima mia provava una pace così dolce e profonda che mi sarebbe impossibile esprimere e.. questa pace mi è rimasta, non mi ha abbandonata in mezzo alle più grandi prove”. Dal convento scrive spesso alla sorella Celina dicendole, fra l’altro, con grande spontaneità “Come è facile piacere a Gesù, non c’è che da amarlo senza guardare a se stessi, senza troppo esaminare i propri difetti... Gesù non m’insegna a contare gli atti, egli mi insegna a fare tutto per amore, a non rifiutargli nulla... ma tutto questo nella pace, nell’abbandono. E’ Gesù che fa tutto, io non faccio niente.” L’8 settembre 1890 Teresa pronuncia i voti solenni e prende il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo e pochi anni dopo la sorella Paolina viene eletta priora e le affida il compito della formazione delle novizie. Lei è brava a scrivere piccole recite e poesie per rallegrare i momenti di ricreazione. Purtroppo anche lei dovrà affrontare la prova della fede dovendo vivere un periodo di buio profondo nel quale chiama in aiuto la volontà per continuare a essere fedele all’Amore. - 32 -


“ E’ così dolce servire il buon Dio nella notte della prova, non abbiamo che questa vita per vivere di fede!”. Durante la Pasqua del 1896 deve mettersi a letto, inizia la malattia che la condurrà alla morte: la tubercolosi manifesta i primi sintomi e il 30 settembre 1897 Teresa muore a neppure 24 anni. Nell’ottobre dell’anno successivo vengono raccolti e pubblicati i suoi scritti nel volume “Storia di un’anima”. Il 17 maggio 1925 Papa Pio XI proclama solennemente la santità di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, definendola la più grande santa dei tempi moderni. Due anni dopo la costituisce patrona delle missioni di tutto il mondo. Santa Teresa è stata proclamata anche Dottore della Chiesa il 19 ottobre 1997 ed è patrona della Russia. Il pellegrinaggio di S. Teresa di Lisieux in val di Fiemme ci offre l’occasione per meditare sul suo messaggio e, come hanno raccomandato sia don Giorgio che il padre carmelitano a conclusione della serata, per prenderci il tempo e rimanere in tranquillità vicino alla reliquia e affidarle le nostre preoccupazioni, la fatica delle persone ammalate e chiedere a lei le grazie per noi, per i nostri cari e per quanti ci stanno a cuore. Lei accoglierà le nostre preghiere donandoci le grazie che imploriamo da lei come ha promesso prima di morire : “Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra”. Marisa Cestari

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PRONTI VIA !!!...SI RICOMINCIA… Festa all’oratorio per la ripresa delle attività È iniziata la scuola, sono incominciate anche tutte le attività della parrocchia e… si parte anche con l’attività di oratorio sia di domenica che di mercoledì. Una splendida domenica di ottobre, precisamente il 9, eccoci tutti nella palestra della scuola primaria per fare festa assieme ed iniziare così con rinnovato entusiasmo e con il sorriso, il nuovo anno di oratorio. La merenda poi concluderà il fantastico pomeriggio . I bambini partecipanti hanno fatto subito amicizia grazie anche ai vari giochi a squadre preparati con tanto impegno dagli animatori. Durante la festa c’è sempre un tema che fa da filo conduttore per tutti i giochi. Quest’anno il tema era “le olimpiadi nella storia”. I bambini, circa una trentina, sono stati divisi a squadre, ogni squadra aveva un nome che era molto divertente, ma anche storico per diversificarsi dalle altre squadre … I capi gruppo delle squadre erano gli animatori che hanno così potuto conoscere meglio i bambini della loro squadra. Il primo gioco che abbiamo fatto è stato molto divertente e innovativo, nuovo anche per me : infatti non lo avevo mai fatto sia da bambina prima e poi da animatrice, e quindi anch’io mi diverto … Anche tutti gli altri giochi stato stati molto apprezzati e partecipati. Uno dei giochi che mi è rimasto impresso, non per la sua semplicità, ma per il suo significato per me importante, è stato questo : bisognava ricopiare le immagini stampate su un foglio. E fin qui niente di straordinario. Ma appena finito il capolavoro - 34 -


un bambino mi ha detto : “ Io vorrei regalar questo disegno a te così ti ricordi di me!”. Un cosa semplicissima se vogliamo, ma in quel momento il mio cuore è scoppiato di gioia perché ho capito veramente cosa significasse fare l’animatrice, arrivare al cuore dei bambini e delle altre persone e arrivarci per quello che sei con i tuoi pregi e ahimè anche con i tuoi difetti…, e non per quello che fai o dici. Che bello poter instaurare questi rapporti amichevoli e vicendevoli solo sulla fiducia e sull’amore! I vari giochi di questa domenica impostati anche a mo’ di “ gara” , se di gara si può parlare, sono pensati apposta per far capire ai bambini che tra di loro non ci dovrebbero essere litigi su chi arriva prima o su chi arriva ultimo, perché il bello è giocare, divertirsi, conoscersi, chiacchierare assieme, e passare una domenica all’insegna del divertimento e del gioco di gruppo. Com’ è bello poi veder arrivare tutti i bambini felici di poter passare un pomeriggio con il G.A.O.(gruppo animatori oratorio) , con i compagni di classe, di calcio, di sport, salutare le proprie mamme o papà dicendo “ a dopo” , quel a dopo che lascia trasparire tanta voglia di divertirsi con tutti i nuovi amici che si conosceranno sia durante la grande festa sia negli incontri delle successive domeniche o mercoledì. Devo dire che mi piace molto fare l’animatrice, questo mi dà tanta gioia!

Cecilia

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VOLONTARI A CONFRONTO…. Incontro conviviale e di verifica fra i vari volontari dei campi dell’oratorio

Molto costruttivo e amichevole l’incontro di venerdì 22 ottobre con i vari collaboratori/ sorveglianti dei campi dell’oratorio. Quasi tutti hanno partecipato portando ognuno la propria esperienza di questi 5 mesi di sorveglianza ai nostri ragazzi che, in tutti i pomeriggi della settimana, possono vivere in amicizia e gioco nei tre campi dell’oratorio. Non ci siamo nascosti che l’inizio – come tutti gli inizi del resto – è stato difficile: le varie regole necessarie per poter vivere in armonia e in modo tranquillo stavano “ strette” soprattutto ai ragazzi più grandi: non poter fumare…non dire parolacce… ecc. non è stato accolto di buon grado anche perché abituati ad una certa libertà di azione! Non sono mancate discussioni e spiegazioni varie per far comprendere l’importanza di un regolamento e di un corretto modo di avvicinarsi a ragazzi coetanei e adulti. Comunque ora, dopo questi mesi di “rodaggio”, possiamo senza dubbio affermare che le cose sono notevolmente migliorate: i ragazzi stanno imparando a rispettare e rispettarsi, ad aiutarsi vicendevolmente, ad avere un comportamento più corretto e - 36 -


ad accettare quanto l’adulto propone. Unanime è stata la convinzione che anche i campi dell’oratorio possono e devono diventare un luogo educativo dove non deve mancare il rispetto reciproco sia fra ragazzi che fra adulti. Si fa appello alle famiglie, luogo educativo primario, affinché aiutino questi ragazzi a rendersi sempre più corretti e disponibili al dialogo, all’accettazione reciproca, alla non-violenza…. Il responsabile dell’Associazione NOI che, in modo umile e sereno ha ascoltato l’esperienza di tutti, per poter attuare poi anche nuove strategie di sorveglianza, ha voluto ringraziare ognuno dei presenti sottolineando come, con l’aiuto di tanti volontari, anche il “ campo-oratorio” può diventare una parte importante di una comunità che vuole valorizzare ed educare ad un sereno “vivere civile”! Un gustoso rinfresco preparato da alcuni volontari, ha dato modo di completare ed aumentare l’amicizia e la conoscenza fra le varie persone. Si riprenderà l’attività di sorveglianza nella prossima primavera con rinnovato entusiasmo e consapevolezza educativa.

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UN‘ “OSPITE“ SPECIALE IN VAL DI FIEMME …

Dagli scritti…

Predazzo, Ziano e Panchia‘ accolgono le reliquie di santa Teresa

Gesù brucia d’amore per noi. Contempla i suoi occhi spenti e abbassati! Contempla le sue piaghe! Contempla il suo volto! Là vedrai quanto ci ama. Non c’è che una cosa da fare nella notte di questa vita, l’unica notte che non ritorna più: quella d’amare, amare Gesù con tutta la forza del nostro cuore e salvargli le anime perché sia amato. Oh, fare amare Gesù!

Il Signore è più tenero di una madre…

La paura mi fa indietreggiare; con l’amore non soltanto vado avanti, ma volo

Dal 23 ottobre al 6 novembre, la Val di Fiemme ha accolto le Reliquie di S. Teresa di Lisieux, con varie celebrazioni nelle parrocchie del decanato. Che senso ha, oggi, venerare una reliquia di una santa? Agli occhi di qualcuno può sembrare addirittura un gesto bigotto; l’urna preziosa che contiene una vertebra della “Piccola Teresa del Bambin Gesù” può essere guardata con ilarità e pregiudizio e si può arrivare ad esclamare: “Che spreco di soldi quel baldacchino dorato, con incastonate intorno tante pietre preziose! E solo per mostrare un pezzo di osso!” Ma si può provare a guardarla con occhi diversi. Teresa, entrata nel Carmelo a soli 15 anni, morta a 24 anni, è stata proclamata Santa, Patrona delle missioni e Dottore della Chiesa: è testimone di una vita di fede luminosa per tutta la Chiesa. Guardare quell’urna confezionata con - 38 -


materiali così preziosi può quindi comunicarci un primo messaggio: la fede, la scoperta di essere amati immensamente da Dio, è un dono che ha un grande valore per la tua vita e non può essere paragonata a nessun bene terreno. Osservando la piccola vertebra inserita nel cuore dell’urna si può fare un paragone con il nostro corpo umano: nelle nostre vertebre passa il midollo spinale, organo che ci garantisce la vitalità e il movimento. S. Teresina può allora essere vista simbolicamente come un canale tra Dio e noi: lei, con la sua “Piccola via” di santità è uno strumento nelle mani di Dio, è un canale che vuole portare alla Chiesa, alle parrocchie, a ognuno di noi, la vitalità dell’Amore, il movimento della Grazia che può convertire i cuori, può riaccendere la fraternità nelle relazioni, può riattivare la fede nelle nostre comunità che rischiano di assopirsi. PUO’! Il passaggio di una reliquia è quindi una forza potenziale, che entra in azione nella misura in cui il tuo cuore è disponibile ad aprirsi alla grazia di Dio. Come è stato scritto in uno dei fascicoli stesi accuratamente per preparare i fedeli di Fiemme al grande evento, “ davanti a queste reliquie, oggi, possiamo crescere nella fede se non ci fermiamo alla straordinarietà della vita di Teresina, ma cerchiamo Dio in quello che lei stessa è stata”. Che grande dono la presenza di S. Teresina, patrona delle missioni, alla Veglia missionaria decanale, il 28 ottobre, a Cavalese! Che segno di apertura di cuore la presenza di tanti fedeli da varie parrocchie alle celebrazioni liturgiche e alla giornata diocesana della misericordia con S. Teresa! Che accorato gesto di fiducia in Dio e nei suoi Santi veder sostare davanti all’urna, in silenzio, a ogni ora del giorno, mamme, papà, nonni che pregano per i loro cari; che segno di misericordia le icone benedette, prese in chiesa e portate a un ammalato in casa o in ospedale; che testimonianza di abbandono a Dio un parroco che ha il coraggio di organizzare questo insolito e rivoluzionario evento, convinto che l’azione della Grazia di Dio e le promesse di Santa Teresina superano per efficienza il più perfetto dei piani pastorali! E.G. - 39 -


Riflessioni varie….

* Molto bello e

commovente quando con i nostri bambini e ragazzi della catechesi siamo andati davanti all’urna di S.Teresa per ascoltare direttamente da lei quanto diceva al cuore di ciascuno: piccoli e grandi. I bambini hanno ascoltato attentamente la storia di questa piccola- grande santa.

I più piccoli hanno anche danzato davanti a Lei aiutati da “ sorella Anna” , una suora vietnamita che attraverso la danza ci ha fatto comprendere meglio alcuni particolari della vita di Teresa. Molto bello ed edificante anche per noi adulti vedere come i piccoli, i bambini sanno “ lasciarsi stupire” dall’Amore di Gesù e con animo libero sanno accogliere il suo amore. Una bella lezione per noi adulti a volte così freddi e con il cuore chiuso. Ogni bambino poi, alla fine della preghiera, invitati da don Giorgio, ha appoggiato la mano sull’urna confidando a lei , a questa santa , nel segreto del loro cuore una sofferenza, un desiderio, una speranza! Un grande grazie a don Giorgio per averci fatto conoscere questa santa sconosciuta alla maggior parte di noi, grazie da parte nostra e da parte dei bambini Una catechista riconoscente - 40 -


* Non credo sia venuta per caso la nostra S.Teresina, sono convinta che lei abbia voluto venire proprio qui a Predazzo per risvegliare la nostra fede spesso assopita. Grazie Teresa, ora tocca a noi portare avanti quanto hai seminato in modo gratuito e in maniera così abbondante nei nostri cuori durante questa settimana, settimana che io chiamo “ di grazia profonda”. Aiutaci a seguirti sulla strada della fiducia e dell’abbandono. Una mamma catechista

* Sento di dire un grazie

particolare e sincero alle suore : Anna ( la danzatrice provetta ), Caterina, Agnese, Nadia e Nina che attraverso il loro canto così “ angelico” oserei dire, la chitarra suonata così bene, le parole dei canti ( alcuni però erano in francese, ma belli lo stesso ) ci hanno aiutato ad innalzare il nostro sguardo al Cielo, quel Cielo da cui ci aspettiamo ora una “ pioggia di rose” come ha promesso la nostra Santa. V.F.

* Avevo sentito parlare ancora dalla mia mamma dell’esistenza di

questa santa Teresa, ma non mi ero preoccupata di conoscerla più di tanto. Ho accettato con gioia allora di accostarmi a questa santa, di cono- 41 -


scerla un po’ di più, di “ascoltare” quella voce che mi parlava dentro e che mi faceva sentire la nostalgia di qualcosa di più grande. Premetto che negli ultimi tempi la mia fede si era un po’ raffreddata, non sempre andavo a Messa la domenica, in casa poi perdevo con tanta facilità la pazienza con i miei figli e con mio marito, spesse volte mi sentivo giù senza sapere il perché. Partecipando alle varie celebrazioni proposte dal parroco, ascoltando gli scritti di Teresina, mi sono ripromessa di conoscerla meglio. Ho letto assieme alla mia mamma il libriccino regalatoci a noi catechiste da don Giorgio, nel quale veniva spiegata in maniera molto semplice, ma profonda la vita e la spiritualità di questa santa. Conoscendola meglio ho imparato ad amarla: a lei ho chiesto con fiducia di aiutarmi in famiglia, di donarmi un po’ di pazienza, di aiutarmi ad essere fedele alla Messa e tante altre cose. Sostando in silenzio davanti all’urna delle reliquie mi sembrava davvero che mi ascoltasse e che prendesse sul serio i miei desideri. Ora sono felice: sto scoprendo che con la calma e l’amore arrivo meglio al cuore dei miei figli e di mio marito. Anzi loro stessi si sono meravigliati di quel qualcosa che è cambiato in me. E dal cuore mi sgorga spontaneo un grande GRAZIE santa Teresa! E GRAZIE a don Giorgio per averla portata tra noi! L.C.

* Quanta gioia ed emozione avere nella

nostra chiesa la reliquia di Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo! Sì, grazie a don Giorgio, grande conoscitore innamorato della santa, che ha fatto i salti mortali per farcela conoscere in diversi modi iniziando dalla vita vissuta della santa, alle preghiere del Rosario, via Crucis, sia per adulti che per bambini e ragazzi, momenti di adorazione. S. Messe con omelie da rimanere a pelle d’oca. E così, chi come me non conosceva bene la sua breve e travagliata vita di - 42 -


sofferenze, ma di tanto amore verso Gesù donandosi totalmente a Lui, ha potuto accostarsi e amare questa santa. Che dono immenso averla conosciuta! Quel viso dolce nella grande fotografia che faceva da cornice alle reliquie, esprimeva la gioia di donarsi e di offrire a Gesù con tutto il suo cuore la sua lunga sofferenza. Abbiamo imparato pregando con Lei quanto sia importante la preghiera, il sacrificio e l’amore da donare a chi ci sta accanto sul nostro cammino, anche se questo dovesse costare sacrificio perché alla fine ci porta tanta gioia al cuore! Grazie don Giorgio che, attraverso queste reliquie, ci hai portato una grande carica di profonda spiritualità. Grazie S. Teresa che con la tua breve vita ci hai donato tanta speranza e attraverso la preghiera ci hai fatto capire che non siamo soli, ma mettendo Gesù, la Vergine Maria e tutti i santi al centro del nostro cuore, saranno loro che veglieranno su di noi e sul mondo intero. Giovanna F.

* Per me la presenza delle reliquie di

santa Teresina del Bambin Gesù del Volto Santo ha significato ripercorrere tutta la mia vita a ritroso, nei vari momenti in cui l’avevo incontrata e impegnarmi a mettere in pratica la sua “ Piccola Via” Ma è stata anche un’ esperienza di Chiesa…il vedere tante persone pregare e accostarsi a lei… Ho pregato per i sacerdoti la nostra santa Teresina perché ci aiuti a far sì che possa aumentare la comunione d’amore tra loro e con i fedeli e che tutto ciò possa diventare un faro che possa illuminare il mondo intero. Monica

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* Ho partecipato tre volte alla santa Messa in presenza delle reliquie della santa Teresina. Mi sono trovata dinanzi a questo viso birichino il cui sguardo riempiva ogni mia ansia …e di fronte alle sue reliquie ho sentito l’onore della presenza della santità, il dono più grande.. ed ho chiesto di diventare fanciulla e di amare Gesù più di ogni cosa.. Per la gloria di Dio riporto che io e mia figlia Gioia, abbiamo donato una immaginetta della Santa ad una signora ricoverata in ospedale e questa signora è notevolmente migliorata Il dono delle reliquie di una santa , qui, in valle, è un pezzo di paradiso sulla terra. Domenica di Cavalese * Domenica 6 novembre ero presente a Predazzo, con alcune famiglie

di amici miei della Val di Non venuti per rendere omaggio a Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo. Terminata la Messa mattutina, si è formata una coda di persone che in fila si avvicinavano per toccare e baciare la teca contenente la reliquia della Santa. Siamo stati testimoni della potenza dell’Amore di Dio nei suoi santi: una donna con problemi spirituali, seguita da un esorcista di Trento con la sua comunità ”Cinque pani “ , nel toccare la teca rimane come fulminata da una scossa terribile, trema convulsamente, e cade per terra iniziando ad urlare e contorcendosi come un’ ossessa davanti ad una quarantina di testimoni. Tutti insieme cominciamo a pregare e dopo qualche minuto la donna, visibilmente provata, si calma. Lei, abituata agli esorcismi, spiega che, al toccare la teca ha sentito l’azione santificante di Dio entrare in maniera prepotente per sconfiggere l’azione del maligno. Dio, attraverso questa azione ci ha dimostrato, che una reliquia, non è un semplice souvenir riguardante un santo, ma che , dove c’è una reliquia di un santo, è presente in spirito pure il Santo. Sia lode a Dio Cristian di Cavalese - 44 -


* Per vari motivi mi sono trovata a partecipare alla messa serale,

cosa per me non abituale…e già questo lo ho interpretato come un segno : Santa Teresina mi voleva lì. Poi, quando l’urna con la reliquia è entrata in chiesa, una forte commozione mi ha invasa tutta e mi sono ritrovata con il pensiero ed il cuore a Lisieux. La cosa straordinaria per me è stata la sua presenza viva in mezzo a noi, la meraviglia di poter meditare ancora una volta i valori profondi che ci ha lasciato: la semplicità, l’umiltà, l’abbandono e la riconoscenza, il farsi piccoli con lo sguardo rivolto costantemente al buon Dio da dove ci viene la forza e la capacità di vivere il “ quotidiano” Questo non è sempre facile e fallimenti ne incontriamo spesso, ma la costanza e la certezza che il Signore ci aspetta, ci rialza e ci perdona, ci devono aiutare ad alzare lo sguardo e a sentirci amati come ha fatto lei. Questa è la comunione dei santi…sentirli vicini e provare ad imitare e seguire la strada che ci hanno tracciato consapevoli che sono validi intermediari per ottenere le grazie. Luciana B.

GRAZIE SANTA TERESA! * Sono qui davanti a te santa Teresina in questa ultima mattinata in cui stai fra noi. Fra alcune ore ripartirai alla volta di Lisieux. In questo silenzio che avvolge questa splendida chiesa voglio ringraziarti per essere venuta tra noi. Io non ti conoscevo, non sapevo nulla di te. Ho avuto modo in questi giorni di approfondire tramite le parole - 45 -


del Parroco, le varie celebrazioni, il Rosario, la Via Crucis, le varie letture, la spiritualità della “piccola via” e ti dirò, cara Teresa, che ora ti sento amica e sorella. GRAZIE per avermi insegnato che ogni piccola cosa, anche la più insignificante, se fatta con e per amore, è grande e preziosa agli occhi di Dio dandomi tanta pace e serenità. Questo è ciò che mi porto nel cuore dopo il tuo passaggio. E ti sembra poco? Ora vivo la mia quotidianità in un altro modo: mio marito, i miei figli non sono più “ palle ai piedi” da sopportare, ma persone preziose da amare attraverso le piccole azioni di ogni giorno spesse nascoste e incomprensibili. GRAZIE ! M.S.

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LA PAROLA AI BAMBINI… Riflessioni nell’incontro di catechesi di quinta elementare…

Mi sono piaciuti tanto i canti intonati dalle suore venute dalla Francia e quando una di loro ha danzato davanti le reliquie di Santa Teresa.

Una cosa che mi ha colpito è che è diventata patrona delle missioni senza uscire dal convento.

Mi è piaciuta molto la storia della sua vita. Ho capito che Gesù era molto importante per lei.

Mi ha colpito quando è voluta entrare in convento molto giovane. E che amava molto Gesù fin da bambina..

Mi è rimasto impresso quando don Giorgio ha detto che santa Teresa è vissuta poco e che avrebbe fatto cadere una pioggia di rose.

A me è piaciuto molto sentire che santa Teresa ha preso il nome da Gesù: santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto santo e che pregava tanto.

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A me santa Teresa suscita semplicità. Mi ha colpito il fatto che sia diventata santa avendo vissuto solo 24 anni e che tutte le sofferenze che ha avuto mi sembravano troppe per una sola persona.

Mi ha colpito molto quando è stata guarita dalla statuetta della Madonna che le ha sorriso.

Mi ha colpito la morte della sua mamma quando lei aveva solo 4 anni… quanta sofferenza deve aver provato!

Mi è piaciuto il gesto di quelle persone che vanno in giro per il mondo . insegnando ai bambini la storia di santa Teresa.

Mi è piaciuto molto quando hanno portato in chiesa l’urna contenente un osso della spina dorsale di santa Teresa e quando abbiamo ballato insieme ad una suora

Mi ha colpito il fatto che ha scritto dei pensieri che a lei sembravano inutili e invece sono diventati importanti in tutto il mondo.

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“SAMUEL”… CI UNISCE ANCORA I chierichetti si incontrano per riflettere… e giocare

Autunno è il periodo dei magnifici colori, delle buone castagne…”de San Martin”… Ma per i chierichetti è anche il momento per ritrovarsi a fare il punto della situazione dopo la lunga pausa estiva. Ed eccoci così all’oratorio per il consueto appuntamento con la rivista “Samuel”. Trascorriamo la serata in allegria tra quiz, cruciverba, indovinelli e perché no anche una buona pizza, giochi vari e pure belle esibizioni musicate da chitarre e magnifiche voci “intonate” (?) Ma diamo un’occhiata anche ai risultati e alla classifica delle parrocchie che la redazione di Samuel stampa ad ogni numero: ora ci troviamo al 21° posto con 670 punti. Behh!!! Non è un granché se guardiamo a quelli di Pinzolo che sono i primi con 1210 punti. Ma noi abbiamo debuttato tardi, siamo solo all’inizio. Vedrete che rimonta in futuro ! ! ! Devo dire che questi ragazzi pur essendo molto “frizzanti” e, a volte anche troppo vivaci… , sanno però essere anche attenti e concentrati nei momenti opportuni, quelli seri e di riflessione. Termino questo breve scritto con le parole di papa Francesco al Giubileo dei ragazzi (secondo me, un bel messaggio per loro e anche per noi adulti). “Ragazzi, quante volte mi capita di dover telefonare a degli amici, però succede che non riesco a mettermi in contatto perché non c’è campo. Sono certo che capita anche a voi, che il cellulare in alcuni posti non prenda… Bene, ricordate che se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende!: la famiglia, la parrocchia, la scuola, perché in questo modo avremo sempre qualcosa da dire di buono e di vero”.

Marco Senettin - 49 -


Sabato 5 novembre arriviamo tutti all’oratorio armati di dolci, buona volontà e due ragazzi con la chitarra. Dopo di che si comincia con il risolvere i giochi del Samuel: il giornale dei chierichetti. Finito il lavoro, gli adulti aprono le sale e....VIA!!!Tutti a giocare a ping pong, nascondino e Zombie (o Crampus) cioè una sorta di nascondino al buio. Poi.....A TAVOLA!!! E’ ARRIVATA LA PIZZA!! E, in 2 secondi la “sala da pranzo” si riempie di chierichetti affamati!!! Finito il pasto, si canta e si gioca per all’incirca una mezz’ora.... E poi TUTTI A MESSA! Siamo stati invitati, in seguito, il martedì successivo assieme al gruppo di bambini/e che cantano nel coretto della domenica sera per spiegare anche a tutti gli altri bambini/e della catechesi di quarta elementare il motivo del nostro essere chierichetti o coristi e per “entusiasmare” a questo servizio anche altri nostri coetanei. - 50 -


Ci hanno fatto delle domande a cui noi e i coristi puntualmente abbiamo risposto. Saremo stati convincenti ??? Speriamo… e speriamo anche di vedere nelle prossime domeniche bambini con la “tunica bianca” pronti per servire il Signore e nuovi “ piccoli cantori” per rendere più bello e forte il nostro coretto! Thomas Baldessari

E’ divertente incontrarci con i chierichetti a fare giochi del Samuel, per poi ridere e scherzare, farci quattro risate e finire la serata mangiando un pezzo di pizza e ottimi dolci preparati da mamme gentili. E’ proprio bello ritrovarci a scadenze quasi fisse e stare insieme in compagnia, aumenta la nostra conoscenza e amicizia! Marco Boninsegna

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RIFLESSIONI DELL’ARTISTA… IN CORSO D’OPERA Pensieri sparsi durante il lavoro …

L’idea di creare un nuovo sfondo nel presepio della nostra chiesa, mi incuriosiva già da un paio di anni. Vedere sempre la stessa scenografia, un po’ spenta dal tempo, ormai non mi entusiasmava più. Allora, quest’anno mi sono detto: “ Dai Franco, comincia a giocare con i tuoi colori!” Così ho voluto creare qualcosa di diverso in modo da catturare, verso il nostro presepio, un’attenzione maggiore. Ho incominciato a dipingere un cielo con un blu più profondo, un firmamento stellato, poi ho continuato ad inventare delle montagne che potessero sembrare più delle colline desertiche ed infine un piccolo paese in lontananza. Una ricostruzione ambientale di quell’epoca, per far rivivere quei posti e quella Santa e speciale circostanza. Quella storia universale, cominciata e realizzata quella notte, - 52 -


dove il piccolo Gesù veniva al mondo tra un canto glorioso degli angeli, l’indifferenza di molti, lo sguardo meravigliato e sorpreso dei poveri pastori e l’inchino riverente dei Re Magi verso il nuovo Re, mi ha fatto riflettere e continua a stupirmi e a donarmi gioia! Quella gioia e quello stupore che ho voluto condividere con la mia comunità mettendo a disposizione di tutti il dono che Dio mi ha fatto, cioè quello di dipingere e ho cercato di farlo con il cuore e anche con tanta umiltà. Questo mio piccolo gesto, vuole essere soprattutto un momento di condivisione, di partecipazione e di emozione davanti a questa storia umana così importante che ha calamitato tutto l’universo e tutti noi, sin da quando eravamo bambini. Gianfranco Vianello

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DIO CI GUARDA CON L’OCCHIO DEL FALEGNAME

L’OCCHIO DEL FALEGNAME Una storiella per farci riflettere

C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio. La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di soci. Uno di essi prese la parola: «Dobbiamo espellere la Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra». Un altro intervenne: «Non possiamo tenere fra noi la Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca». «Il Martello – protestò un altro – ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. È urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!». «E i Chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano! E anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il prossimo!». Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, questi volevano a loro volta l’espulsione di chiodi e martello, e così via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti. La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L’uomo prese un’asse e la segò con la Sega mordace. La piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. L’Ascia che ferisce crudelmente, la Raspa dalla lingua scabra, Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in azione subito dopo. Il falegname prese poi i Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte. Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla. Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere. Per accogliere la Vita. (Bruno Ferrero – Storie di Natale) - 54 -


GRAZIE, SIGNORE, PER I DONI DELLA TERRA E DELLA VITA Nella nostra Parrocchia si celebrano anche gli anniversari di matrimonio significativi …. e si ringrazia !

TESTIMONIANZE…. Nel Messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la 66ª Giornata nazionale del Ringraziamento, che si celebra il 13 novembre, si legge…

In prossimità della chiusura dell’Anno Santo della Misericordia, nella ricorrenza della giornata del Ringraziamento per i doni ricevuti, durante la S. Messa delle ore 18 abbiamo ricordato gli anniversari di matrimonio che hanno festeggiato i lustri dai 5 ai 50 anni e oltre ed insieme abbiamo rinnovato le promesse matrimoniali. Noi le nostre promesse solenni le “Nella fertilità della terra che ci dà di che avevamo fatte davanti al Signore 40 anni fa nella chiesetta di Bellamonte. vivere lo sguardo credente scorge Eravamo molto giovani, con grandi un’espressione ideali e grandi sogni e ci siamo lanciati forte dell’amore nell’avventura matrimoniale senza tanti di Dio per le sue calcoli. creature, cui nella Allora non pensavamo certamente preghiera si indirizza che Lui stesso ci aveva fatto incontrare il ringraziamento” e ci aveva chiamati davanti all’altare per celebrare il Sacramento del Matrimonio. Con poche risorse economiche e con una valigia piena di sogni siamo partiti per andare a trovare parenti ed amici lasciati nel mio lontano paesello che avevo lasciato con la certezza che ben presto sarei tornato a vivere con loro…. Non è andata così! Il Grande Architetto ha voluto cambiare i miei progetti per costruire qualcosa che non avevo mai pensato. - 55 -


La nostra vita a due è iniziata lontano dalle nostre famiglie d‘origine e il percorso non sempre è stato facile; a tratti la strada si presentava in salita a tratti in discesa; a volte lungo sentieri sassosi e a volte ci siamo dovuti arrampicare per sentieri inesplorati ma sempre uno vicino all’altro, legati e facendoci sicurezza a vicenda. Siamo cresciuti insieme…ognuno con la sua velocità e i suoi tempi ma aspettandoci per poi proseguire insieme. Insieme abbiamo assaporato momenti di grande gioia per il dono dei figli e di tante amicizie sincere e insieme affrontato momenti tristi per la perdita di persone care, ma mai ci siamo sentiti soli. Siamo ancora in viaggio di nozze, lo stesso viaggio iniziato 40 anni fa e continueremo a viaggiare fino a che la nostra “Agenzia Viaggi” ce lo consentirà! “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto”? Alzerò il calice…(Sal.115) Nel calice metteremo le nostre gioie, i nostri dolori, le fatiche, le speranze… certi che il Signore li accetterà e ci benedirà. E quando ci sarà qualche momento di buio potremo sempre accendere la candela del giorno delle nostre nozze… Graziano e Franca - 56 -


Domenica 13 novembre alla s. Messa delle 18.00 i primi banchi erano occupati da coppie che durante quest’anno hanno festeggiato il proprio anniversario di matrimonio: chi 5 anni, chi 10, ma anche 50 e più! L’invito a noi sposi è arrivato da don Giorgio e dalla commissione famiglie, per condividere con la comunità un momento di celebrazione e di festa. Don Giorgio si è rivolto a noi più volte per ricordare la grazia di quel “SÌ”, pronunciato davanti a Dio, durante il rito matrimoniale e come ogni giorno sia importante rinnovarlo. La vita matrimoniale, ha detto, necessita di due elementi fondamentali, che possono essere rappresentati da due animali, quali il cavallo e il cammello. Il cavallo rappresenta la forza, la passione, l’energia, quella che probabilmente contraddistingue soprattutto le coppie giovani o comunque i momenti spensierati di famiglia o di coppia, in cui tutto procede con serenità e spensieratezza. Nella vita però, ha ricordato don Giorgio, ci sono anche moneti di deserto; e nel deserto il cavallo non riesce a far fronte alle condizioni avverse, la sua energia non basta. L’animale che meglio si adatta a tale ambiente è il cammello: con la sua calma, la sua pazienza, la sua capacità di stare anche giorni interi senza mangiare e bere; è il cammello che riesce ad attraversare il deserto, salvando se stesso e il suo cavaliere. Come a dire che nell’affrontare la propria vita familiare, i coniugi hanno bisogno di energia e vitalità, ma

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anche di pazienza, di capacità di attesa, per procedere nel cammino insieme. E in questo procedere insieme, don Giorgio ha sottolineato l’importanza di lasciare che Gesù cammini con noi, di invocarlo e sentirlo vicino. Ha rinnovato il consiglio di pregare insieme, perché in questo modo la presenza del Signore all’interno della propria famiglia diventa tangibile. Durante la processione offertoriale, una coppia è salita all’altare per accendere un cero, segno della luce di Cristo che, se lo vogliamo, irradia di luce la nostra vita, aiutando ad illuminare anche i momenti più bui. Durante la celebrazione gli sposi hanno rinnovato le promesse matrimoniali e al termine della messa don Giorgio ha distribuito a tutte le coppie presenti un calendario liturgico, prezioso strumento per ricordarsi di dedicare anche un breve momento quotidiano alla preghiera in famiglia. Al termine della messa, tutte le coppie sono state invitate ad un semplice rinfresco, per un momento conviviale. Un grazie sincero a chi ha pensato e organizzato questa celebrazione, che ci ha ricordato quanto sia importante affidare a Dio gli anni di matrimonio trascorsi e quelli che verranno. Alberto e Tatiana

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Anche quest’anno, come è consuetudine , domenica 13 novembre don Giorgio, assieme alla Commissione Famiglia ha voluto ricordare e festeggiare gli anniversari di matrimonio a cominciare dai primi 5 ai 50 ed oltre. Le coppie presenti erano numerose, una delle quali con 65 anni di vita insieme! Nel corso della celebrazione sono state rinnovate le promesse matrimoniali e don Giorgio nell’omelia ha sottolineato soprattutto l’importanza dell’amore coniugale Anche a noi in questa occasione viene spontaneo fare alcune riflessioni in merito. Prima di tutto ringraziare il Signore per averci aiutato ad arrivare fino ad oggi così come siamo ma soprattutto insieme. La vita matrimoniale è bella, ma alle volte molto difficile da gestire e l’amore quello vero si dimostra proprio qua. Una delle gioie più grandi del matrimonio è la nascita dei figli. In loro noi vediamo la nostra continuità, il loro futuro è il nostro, ma i sacrifici per farli crescere sono tanti, ma pesano meno se sono fatti con amore. Quando poi disgraziatamente ti capita di perderne uno la disperazione bussa alla porta, ti sembra di non farcela e qua c’è ancora l’amore che ti viene in aiuto. L’amore delle persone che ti sono vicine, di quelle che non pensavi, magari neanche conoscevi, la loro solidarietà ti scalda il cuore, ti aiuta ad andare avanti, a ritrovare serenità. Un grazie di cuore per la bella festa a don Giorgio e a chi con lui l’ha voluta e ha contribuito alla sua riuscita. Beppino ed Ernestina Delladio

da 55 anni insieme - 59 -


Molto apprezzata e significativa la preghiera letta all’offertorio

Parla la candela La mia luce oggi è qui con voi, sono una discreta testimone del vostro amore, sono il simbolo che vi ha illuminato e vi ha accompagnato. Sono trascorsi i lustri della vostra comunione di vita. Io sono qui a ricordarvi le promesse di quel giorno. Io, la candela del giorno delle vostre nozze vi sussurro all’’orecchio: “Vi ho visto. La mia fiamma era presente quando vi siete presi per mano e vi siete regalati i cuori. Io, sono qualcosa di più di una semplice candela, sono la testimone silenziosa nella casa del vostro amore e continuerò a vivere con voi. Nelle giornate di sole e piene di allegria, quando una bella stella brilla all’orizzonte delle vostre vite, non avete bisogno di accendermi. Ma quando si fa buio, quando si avvicina una burrasca, allora accendetemi. Quando scoppia un litigio, quando una preoccupazione vi affligge, quando dovete fare un primo passo e non sapete come, allora accendetemi. Quando serve una spiegazione e non trovate le parole giuste, quando volete abbracciarvi e vi sentite paralizzati, allora accendetemi. La mia luce sia un segno chiaro e splendente nella vostra casa. La mia luce parla una lingua che l’altro capisce subito. Io sono la candela del vostro matrimonio, vi amo entrambi. Tenetemi accesa, per quanto tempo e fino a quanto occorre! Quando vi sarete riappacificati e sarete abbracciati uno vicino all’altra, non avrete più bisogno di me, allora, con riconoscenza vi dirò: alla prossima volta”. Buon cammino! - 60 -


INTERVISTA AL “SIGNOR AVVENTO” CRONISTA: Come mai si chiama Avvento? Cosa vuol dire questa parola? AVVENTO: Il mio nome deriva dal latino “Adventus”, che significa venuta, arrivo. Venuta, Arrivo… ma di chi? Allora devo spiegarvi proprio tutto, il mio tempo serve per prepararsi ad un grande evento: il Natale, la nascita di Gesù, Salvatore del mondo. È un tempo in cui si attende, in cui ci si prepara. Un tempo di riflessione, di preghiera e di ascolto, di preparazione, purificazione, ma anche grande gioia. Si spieghi meglio… Facciamo un esempio pratico: se a casa sua deve arrivare un ospite molto importante cosa succede??? Sicuramente si pulisce bene tutta la casa! Si prepara la stanza degli ospiti. Si prepara un bel pranzo… Altro esempio: se in una famiglia deve arrivare un bambino, si prepara la culla, la cameretta, il fasciatoio, il passeggino, i biberon. Tantissimi preparativi!! Lo stesso avviene durante il mio Tempo. Si fanno pulizie in grande!!! Ma no….quello era un esempio… tutti noi siamo chiamati a fare pulizia dentro di noi. Buttare via i peccati, i vizi, le cattive abitudini, le cose superflue, per fare spazio alle cose che contano veramente e accogliere in uno spazio pulito e pronto, Gesù e i nostri fratelli, soprattutto quelli più bisognosi! Lei prima stava parlando della venuta di Gesù, ma lui non è già nato tanto tempo fa? Perché dovrebbe rinascere anche quest’anno??? Questo è proprio il bello del mio lavoro. Io ogni anno esco di casa ad annunciare che Gesù nasce sempre, nasce di nuovo. È come la speranza, non muore mai! Qualsiasi cosa noi facciamo, anche se giriamo le spalle a Gesù, lui è sempre pronto a rinascere nel nostro cuore se lo vogliamo accogliere! E la chiesa come vive questo tempo? Nella prima domenica si parlava di essere pronti, di non farsi trovare addormentati. Cosa vuol dire? Che non possiamo riposare? - 61 -


Ci mancherebbe, dobbiamo dormire e riposare. Il significato è un altro! Gesù voleva solo ricordarci di stare sempre attenti, vigili, di non essere pigri, di non rimandare le cose, di essere attivi e sempre pronti, perché non sappiamo mai cosa può succedere domani. Non dobbiamo aspettare solo il Natale per essere più buoni ed accogliere Gesù nella nostra vita! Dovremo sempre mantenere il nostro cuore pulito e pronto ad accogliere Gesù e i fratelli! Il mio compito è proprio questo: dire a tutti di accogliere sempre, in ogni istante e in ogni momento della vita! Accogliere… Ma in concreto cosa possiamo fare? Non ci sono ricette uguali per tutti. Ogni persona vive il suo Avvento speciale e diverso. I bambini possono mangiare qualche caramella in meno, possono aiutare di più mamma e papà, possono fare meglio i compiti a scuola, possono guardare meno televisione e risparmiare qualche soldino da dare in beneficenza! I ragazzi possono ascoltare di più i genitori, dire meno parolacce, mandare qualche sms in meno, possono essere più rispettosi, studiare di più, bisticciare meno! Anche gli adulti sono chiamati a fare tante cose: fumare meno, fare la pace con i fratelli, criticare meno, andare a trovare gli ammalati. Insomma tutti possiamo fare qualcosa per migliorare noi stessi! Sa che non ci avevo mai pensato. Pensavo che amare i fratelli più sfortunati fosse solo mandare i soldi in Africa! Non è solo quello. Se ci guardiamo intorno i fratelli vicino a noi hanno spesso bisogno di un aiuto, di un sorriso, di essere ascoltati, di essere capiti e accettati. Guardate che Gesù non nasce solo per i bambini dell’Africa. Nasce per tutti noi! A proposito di luce, molto bella questa candela che abbiamo acceso prima.. Quella è la Corona d’Avvento, un simbolo che tutti dovrebbero avere nella loro casa. Si accende una candela ogni domenica quando tutta la famiglia è riunita. Dall’oscurità si arriva alla luce. La luce di Gesù che entra nella nostra vita e le rende più felice e serena… ….e allora BUON AVVENTO!!!

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dal 1 settembre 2016 al 30 novembre 2016 HANNO CELEBRATO... le Esequie dei

il Sacramento del

Defunti

Battesimo QUAGGINI

ROSSI MARIA

ALESSANDRO

DELLAGIACOMA ALICE

GABRIELLI FRANCESCA

DELLAGIACOMA FILIPPO

DELLANTONIO GIANCARLO (Carlo)

DELLANTONIO LUCAS

MORANDINI MARIA GIULIA (Giuliana)

BRUNEL COSTANZA LONGO STEFANO LARGER DAMIANO DELLAFIOR EMMA COSTAZZER EDOARDO VAIA JONAS

il sacramento del Matrimonio BRUNEL ROMEO - BORDINAZZO MARIA ELENA SAVIN ALEX - DELLADIO ELISA BONINSEGNA ANDREA - PEDERIVA FEDERICA OSSI MATTEO - LORENZ PATRIZIA BENEDETTI ANDREA - DALLIO LAURA DECRESTINA ALESSIO - DEFRANCESCO KATIA - 63 -


Nel cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’AMORE , così sarò tutto!


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