Società Editrice Barbarossa Milano 1992
1990, Ars – Nantes 1992, Società Editrice Barbarossa – Milano
digitalizzato 2009 http://nazbol.splinder.it
Dedicato a coloro che hanno ritenuto necessario e soprattutto dignitoso organizzarsi per affermare un diritto, perché ribellarsi è giusto
“Quali che siano le circostanze, il dovere di un Rivoluzionario è di fare la Rivoluzione” Carlos Minghella “Fate della causa della Nazione la causa del Popolo e la causa del Popolo sarà quella della Nazione” V.I.Lenin Prefazione dell’Editore Jean Thiriart, il cui nome è quasi sconosciuto in seno al mondo nazional-rivoluzionario italiano, è senza dubbio il teorico politico al quale dobbiamo di più. E' a lui che si devono, già dal 1966 la denuncia dell'Occidente e dei suoi lacchè, la designazione degli Stati Uniti come nemico principale dell'Europa, l'idea di un'Europa indipendente ed unita da Dublino a Vladivostok e l'idea di | un'alleanza con i nazionalisti ed i rivoluzionari del Terzo Mondo. A lui dobbiamo anche l'abbozzo con l'organizzazione Jeune Europe, di un Partito Rivoluzionario Europeo, ispiralo ai principi leninisti, e la versione moderna di un socialismo che doveva essere allo stesso tempo nazionale, comunitario e "prussiano". Ma chi è Jean Thiriart? Nato in una grande famiglia liberale di Liége che provava forti simpatie per la sinistra, Thiriart milita dapprima in Jeune Garde Socialiste, poi, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel Fichte Bund -lega sorta dal movimento nazional-bolscevico di Wolfheim e Laufenberg - e negli Amis du Grand Reich Allemand, associazione che in Belgio raggruppa gli elementi d'estrema sinistra favorevoli alla collaborazione europea, cioè all'annessione al Reich tedesco. Come nazionalista europeo, Thiriart negli anni '60 sosterrà la lotta per il Congo belga, il Katanga e la Rhodesia, poiché il controllo dell'Africa gli appare necessario per l'Europa, economicamente e strategicamente. Inoltre porterà il sostegno della sua organizzazione all'O.A.S., poiché un'eventuale conquista del potere in Francia da parte di questa organizzazione gli sembra di natura tale da poter servire come trampolino di lancio ad una futura Rivoluzione Europea. Dopo il fallimento di questa operazione, ma soprattutto l'allontanamento dell’'ala reazionaria del movimento, dal 1964/65, Jeune Europa praticherà una netta "svolta a sinistra" e tenterà di lavorare essenzialmente di concerto con la Cina (Thiriart incontrerà Chou En Lai nel 1966), i paesi dell'Est non allineati a Mosca (nel 1966 saranno presi contatti con la Yugoslavia e la Romania) ed i paesi arabi rivoluzionari (nel 1968 Thiriart sarà ufficialmente ricevuto in Iraq ed in Egitto, dove incontrerà Nasser). Aggiungiamo che dall’'esilio Peròn darà a più riprese il suo sostegno ufficiale a Jeune Europe, e che il primo europeo che sarà ucciso, armi alla mano, nei ranghi della resistenza palestinese, Roger Coudroy, era un militante di Jeune Europe. Tuttavia, deluso dal relativo fallimento del suo movimento e dalla timidezza degli appoggi esterni, Thiriart nel 1969 rinuncerà alla lotta militante. Ciononostante è a lui che si rifaranno agli inizi degli anni '70 l'Organizzazione Lotta di Popolo in Francia, Italia, Germania e Spagna, e negli anni '80 il Parti Communautaire National Européen in Belgio e il periodico francese "Le Partisan Européen". La nuova situazione venutasi a creare in Russia dopo l'allontanamento di Gorbaciov, con la "destra" nazionalpopolare e la "sinistra" comunista che lottano unite contro il comune nemico - l'occidentalizzazione -, ha riportato alla vita politica Jean Thiriart, che oggi si definisce nazional-bolscevico europeo nella linea di Ernst Niekisch e che dice di avere per modello storico Joseph Stalin e Federico II Hohenstaufen. Suoi articoli sono comparsi sul periodico "Nationalisme & République" e si sono svolti alcuni incontri con i dirigenti di Nouvelle Résistance. Fino ad oggi di Jean Thiriart in lingua italiana era disponibile solo il volume Europa. Un impero di 400 milioni di uomini (Volpe, 1965). Mancavano soprattutto opere sulla storia ed i contenuti politici del movimento Jeune Europe. La Società Editrice Barbarossa ha deciso di intraprendere la loro progressiva pubblicazione.
Nasce così questa nuova collana, curata direttamente dal Consiglio Direttivo del movimento politico Nuova Azione, con lo scopo di dare dei rapidi strumenti per l'analisi storica e politica e contribuire così alla costituzione di un Fronte Unito contro il Nuovo Ordine Mondiale. Marco Battarra
PREMESSA Non entra nel merito di questo studio fare la storia di Jeune Europe, questa organizzazione europea transnazionale animata, dal 1960 al 1969, da Jean Thiriart e che fu presente in undici paesi europei. Tra cui il Belgioe l'Italia dove ebbe un certo peso politico. Per la mera storia di questa organizzazione, il lettore potrà fare riferimento alla tesi pubblicata nel 1978 dall'Università di Parigi ed intitolata Jean Thiriart et le national-communautari-sme europeen (1). Qui ci occuperemo dei rapporti che sono esistiti tra Jeune Europe e l'estrema sinistra maoista, rapporti che segnatamente hanno portato alla presenza di vecchi quadri dell'organizzazione nei ranghi delle Brigate Rosse, ed al livello più alto. Nel momento in cui, in seguito alla ripresa della guerriglia antiamericana in Europa, la stampa parla spesso, sovente a torto, di "convergenza degli estremi", ci sembra importante dare un'altra visione del fenomeno ed altri orientamenti e spiegazioni. Il nostro lavoro si situa su due piani ben differenti. Da una parte risponde alle necessità di uno studio storico rigoroso ed oggettivo. Dove viene data importanza alle fonti. Dall'altra si tratta di un lavoro "impegnato", scritto da un militante rivoluzionario europeo. Noi non crediamo all'atto gratuito in un mondo dove tutto è politico. E' la ragione delle conclusioni politiche date a questo lavoro. A diverse riprese facciamo per la prima volta delle rivelazioni il cui carattere sensazionale non sfuggirà al lettore più attento. Ogni volta queste saranno supportate da documenti. Charleroi, 1985
Jeune Europe, un'organizzazione rivoluzionaria transnazionale La grande stampa di regime si caratterizza con il più piatto conformismo. Una delle manifestazioni più stupide di ciò è la marcata volontà di dare ad ogni corrente politica un'etichetta che la situi in uno scacchiere convenzionale che va dall'estrema destra all'estrema sinistra. E quando un movimento rivoluzionario si situa fuori dal sistema, niente vale più. Vengono allora le pseudo spiegazioni sulla "convergenza degli estremi" ed altre fantasticherie provenienti dalla non-politica, dal sogno o semplicemente dalla disonestà. Jeune Europe non è sfuggita a questo fenomeno e si vede catalogata da trent’anni come di "estrema destra", anzi "neofascista" a dispetto della realtà e dell'obbiettività. Ma se si studia questa organizzazione europea attraverso la sua reale storia, le sue pubblicazioni e i numerosi documenti, la realtà è un'altra: ci troviamo davanti ad un movimento rivoluzionario originale e inclassificabile, che si situa risolutamente fuori dai conformismi di destra e di sinistra. "Organizzazione per la formazione di un quadro politico" (2), partito rivoluzionario d'avanguardia, Jeune Europe ricorda, per i suoi metodi e il suo progetto politico, il partito Bolscevico del 1903: "Una rivoluzione esige la congiunzione di diversi fattori: possedere un'ideologia globale (e non solamente un piccolo programma elettorale); essere un gruppo determinato, organizzato, omogeneo, disciplinato, cioè essere un partito di lotta; infine trovare un momento dì crisi... L'ideologia l'abbiamo, il gruppo strutturato lo stiamo preparando, il momento di crisi lo aspettiamo al varco" (3). Vecchio militante stalinista nell'anteguerra (4), Thiriart ha strutturato il suo movimento seguendo i principi dell'ortodossia organizzativa leninista e la gerarchizzazìone dì questa viene direttamente dal "centralismo democratico". A diverse riprese Thiriart ha riconosciuto ['influenza esercitata su di lui in questo campo da Lenin(5). Rivoluzionario coerente, Thiriart non escluse alcuna via per fare la rivoluzione europea. E, influenzato dagli esempi concreti dei rivoluzionari extra-europei o del Terzo Mondo, vide nella lotta armata una possibilità non trascurabile. Segnatamente scrisse: "Un rivoluzionario europeo deve dunque da ora considerare come un'ipotesi di lavoro un'eventuale lotta armata insurrezionale contro l'occupante americano... Colui a cui questa ipotesi fa paura non è un rivoluzionario. Non è nemmeno un nazionalista europeo. Quando si vuole il fine si vogliono i mezzi. Quando si vuole l'Europa si vogliono tutti i mezzi per farla. Bisogna fin da ora inserire nella lista delle possibilità un'azione di stile Vietnam in Europa..." (6). La formazione fisica e paramilitare gioca dunque un ruolo considerevole nei corsi delle Scuole quadri dell'organizzazione dove si preparano i militanti alla creazione dei futuri partigiani e guerriglieri antiamericani. Le direttive di Jeune Europe in questo campo sono peraltro molto precise: "Nell'ipotesi di un conflitto, noi saremo impegnati in azioni paramilitari e militari..." (7). Jeune Europe non è peraltro alla sua prima esperienza d'azione diretta clandestina. Dal 1960 1962 l'organizzazione offre l'appoggio delle sue reti belghe, francesi, spagnole, italiane e tedesche, all'OAS francese di cui costituisce le principali strutture della "Mission III", incaricata dell'azione sul territorio metropolitano. Come riconosceranno tutti gli osservatori. Jeune Europe si mostrerà molto efficace (8). Diversi suoi militanti, tra cui lo stesso Jean Thiriart, in questa occasione conosceranno la prigione. Si trattava allora di un'alleanza tattica destinata a procurare, in caso di vittoria dell'OAS, un polmone esterno, un "trampolino francese" all'organizzazione in vista di un'azione rivoluzionaria in Europa. Ideologicamente, un fossato separava le posizioni atlantiste e pro-americane dei colonnelli d'Algeri e le opzioni rivoluzionarie anti-americane di Thiriart. Sul piano ideologico, gli Stati Uniti sono designati come il nemico principale. Dal 1960, Thiriart afferma chiaramente il suo antiamericanismo che non farà che crescere nel corso degli anni. Lo slogan "US go home" farà la sua apparizione sulle colonne di Nation Belgique. settimanale in lingua francese dell'organizzazione, dal 1962(9). A partire dal 1965, gli USA diventano peraltro il solo avversario, come sottolinea pertinentemente Etienne Verhoeyen in uno studio per altri versi molto discutibile: "Si ha anche l'impressione che, nell'ideologia di Jeune Europe, l'anti-americanismo ha rimpiazzato poco a poco l'anticomunismo" (10). Il progressivo e prevedibile slittamento, dal 1961, di Thiriart verso il "nazional-comunismo", di cui parleremo più avanti, non vi è evidentemente estraneo.
A Jeune Europe non ci si faceva alcuna illusione sulle capacità del l'occupante americano. Così, Thiriart cercherà instancabilmente degli alleati tattici nella sua lotta di liberazione nazional-europea. Ed è in questo campo più che in ogni altro che risalta il carattere indiscutibilmente rivoluzionario dell'organizzazione. Il sostegno di Jeune Europe alle lotte anti-imperialiste Dal 1962, Jeune Europe, in seguito al fallimento dell'OAS. sa di non poter più contare su un appoggio in Europa. Dovette allora cercarsi degli alleati nel Terzo Mondo, dove si moltiplicavano le lotte anti-imperialiste. Thiriart proclama sinceramente la necessità di una "lotta quadricontinentale" contro l'imperialismo americano. Intende con ciò rispondere alla creazione a L'Avana, nel gennaio 1966, di un'organizzazione permanente. Organizzazione Trìcontinentale di Solidarietà dei Popoli, destinata ad unificare e a coordinare i movimenti anti-imperialisti. Vi ritorneremo. Le sue posizioni trovarono, incontestabilmente, una larga e favorevole eco. I giornali in lingua francese. La Nation Européenne, ed italiana, La Nazione Europea (10 bis), dell'organizzazione sosterranno senza riserve la lotta del popolo vietnamita per la sua unità di fronte all'aggressione americana in Indocina. Qualche titolo significativo: "Vietnam: les tortionnaires", "L'enfer du Vietnam" (11), "Da-Nang: un pien-Bien-Phu U.S.?" (12). Tran Hoai Nam, capo della missione del FNL (Vietcong) ad Algeri, firmerà un lungo articolo su La Nation Européenne intitolato "La paix americaine: la paix des cimetieres" ( 13). Fin dal suo inizio, Jeune Europe porterà il suo sostegno incondizionato alla lotta d'indipendenza della Nazione latino-americana. In risposta, il generale argentino Juan Peròn, leader storico dell'antiamericanismo in America Latina, durante il suo esilio a Madrid, darà in due riprese il suo appoggio all'organizzazione (14). Segnatamente, Peron dichiarò: "Leggo regolarmente La Nation Européenne e condivido interamente le sue idee. Non solo in ciò che concerne l'Europa, ma il mondo" (15). E' in questo quadro che si situa il sostegno dato da Jeune Europe alla rivoluzione cubana. La copertina di La Nation Européenne del novembre 1967 (nr. 22) titola: "Castro, la Rivoluzione continua!" e lo stesso numero contiene un lungo articolo intitolato "Guerriglia", dove si dà un appoggio incondizionato alle guerriglie latinoamericane e a Cuba. Un vibrante omaggio è reso alla Figura di Che Guevara. Da parte sua, l'agenzia di stampa ufficiale cubana Premsa Latina, ha pubblicato l'articolo "L'exemple de Cuba" apparso su La Nation Européenne (nr. 22, novembre 1967). Più inatteso ancora, da parte di persone qualificate come "fasciste", è l'intervento del leader nero americano, Stockeley Carmichael, capo delle Black Panthers, realizzato ad Algeri e pubblicato nel nr. 21 di La Nation Européenne (ottobre 1967), con il titolo "We want Black power!". Ma è incontestabilmente nella lotta contro il sionismo e l'appoggio dato alle lotte del popolo palestinese e della Nazione araba che Jeune Europe darà tutta la misura del suo impegno rivoluzionario ed antiimperialista. Ricordiamo per altro il sostegno ufficiale ricevuto nel mondo arabo, per non limitarci all'appoggio dato alla causa antisionista. Personalità arabe come Nather El-Omari, ambasciatore irakeno a Parigi (16), o Selim El-Yafi, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari a Bruxelles della Repubblica siriana ( 17), pubblicheranno degli articoli su La Nation Européenne. Così come il segretario esecutivo del Fronte di Liberazione Nazionale di Algeri (18). Cherif Belkacem, coordinatore del segretariato esecutivo del FLN. il comandante Si Larbi, capo delle relazioni esterne dello stesso, e Djam-Il Bendimred, responsabile del dipartimento "orientamento e informazione" del FLN e direttore del periodico Revolution Africaine, organo centrale del FLN, accorderanno interviste esclusive a La Nation Européenne (nr. 21, ottobre 1967). Jeune Europe figurerà tra i primi sostenitori della Resistenza palestinese ancora in embrione, in un'epoca in cui il sostegno alla causa palestinese non era ancora di moda. Le copertine di La Nation Européenne sono anche qui esplicative: "Palestina: una guerra non terminata" (19), "Gli ignobili metodi gestapisti d'Israele" (20), "Palestina, guerra di liberazione" (21 ). La Nation Européenne pubblicherà un'intervista esclusiva con Ahmed Choukeiri, primo presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) dove segnatamente dichiarava: "... diamo la nostra benedizione al vostro movimento La Nation Européenne. E’ un movimento progressista. Auspichiamo di tutto cuore che riesca a diffondersi in tutta Europa" (22). E se il progetto di lotta militare comune tra l'OLP e Jeune Europe non potrà vedere la luce, dei militanti dell’organizzazione combatteranno individualmente nella Palestina occupata, come Roger Coudroy. il primo europeo caduto con le armi in mano nei ranghi di Fatah.
Coloro che si sorprenderanno per questo appoggio ai movimenti rivoluzionari non hanno compreso il senso dato chiaramente da Thiriart alla lotta di liberazione nazional-europea. Lo slittamento di Thiriart verso il "nazional-comunismo" Se nei primi anni del movimento, Thiriart deve contare su un'ala destrorsa (essenzialmente franco-belga) che alimenta un anticomunismo virulento, nondimeno dal 1960 afferma delle posizioni che sono in linea diretta con quelle che difende oggi: "Creazione d'una Grande Europa da Dublino a Vladivostock", "Nazionalcomunismo" è cooperazione tra l'URSS e l'Europa occidentale (23). Nel 1962, Thiriart scriveva: "Secondo me vi è più probabilità di vedere formarsi in 25 anni i seguenti blocchi: le due Americhe (tornerò altrove sull'augurio di vedere l'America Latina salvata dagli yankee), il blocco asiatico Cina-India e il blocco EuropaAfrica-URSS. Cosa che ci permette di parlare non più di 'da Brest a Bucarest' ma da Brest a Vladivostock. La geopolitica disegna già questo avvenire..." (24). Dopo l'eliminazione definitiva dell'ala destrorsi dell'organizzazione (25), Thiriart orienta Jeune Europe in una direzione in cui dominano due orientamenti: da una parte un radicale anti-americanìsmo, dall'altro un progressivo spostamento verso posizioni "nazional-comuniste'. Thiriart teorizza il Comunitarismo come un superamento del comunismo e non come un suo avversario. Nel 1965, definiva il comunitarismo come "un socialismo nazional-europeo" e precisava che "in mezzo secolo il comunismo giungerà, malgrado o di buon grado, al comunitarismo" (26). Qui la storia gli darà ragione poiché i correttivi economici introdotti oggi in Ungheria o in Romania piegano l'economia comunista nel senso del comunitarismo (da tenere presente che questo saggio è stato scritto prima degli avvenimenti degli ultimi anni, NdT). Bisogna anche notare le forti analogie tra il comunitarismo definito da Thiriart e la NEP (27) introdotta da Lenin in URSS, dopo il periodo detto "del comunismo di guerra". Nel 1984, Thiriart preciserà chiaramente che il comunitarismo è un "comunismo europeo de-marxistizzato" (28). Questa evoluzione ideologica nei fatti si tradurrà in due modi ben distinti. Da una parte una visione sempre più pro-sovietica (29) che porterà nel 1981 alla creazione da parte di Thiriart della Scuola dottrinale "eurosovietica". Dall'altra, un avvicinamento dell'organizzazione ai regimi dell'Europa dell'Est che evolvono nel senso del "nazional-comunismo": essenzialmente la Yugoslavia di Tito e la Romania di Nicolae Ceaucescu. In un articolo intitolato "Scacchiere mondiale e nazional-comunismo" (30), Thiriart afferma che "il concetto rivoluzionario sarà negli anni a venire la creazione di un'Europa socialista di stile rivoluzionario, la nostra Europa comunitarista e in questa costruzione i quadri e i militanti comunisti dell'Europa dell'Est hanno da giocare un ruolo immenso". Nell'estate del 1966, Thiriart viaggia in Romania (31) e Yugoslavia, moltiplicando i contatti ufficiali. La pubblicazione da parte di La Nation Européenne di diversi articoli forniti dall'Agenzia di stampa governativa romena Ager (32) o dai giornalisti yugoslavi Dragutin Solajic (33) e B. Rumesic (34), testimoniano questi contatti. All'inizio dell'agosto 1966, la rivista diplomatica ufficiale del governo yugoslavo Medunarodna Politika pubblica in lingua serbo-croata un lungo articolo di Thiriart dal titolo "Europa od Bresta do Bukuresta" (35). E' il segno visibile dell'interesse incontrato al più alto livello dalle tesi europeiste di Jeune Europe. Nello stesso periodo, diversi dirigenti europei di Jeune Europe andranno nell'Europa dell'Est. Così JeanClaude Pabst, dei quadri europei dell'organizzazione, andrà in Germania Orientale. Al suo ritorno pubblica su La Nation Européenne un articolo elogiativo intitolato "Senza Piano Marshall, il vero miracolo tedesco". E Claudio Mutti, dirigente della rete italiana, che il "nazi-maoismo" renderà celebre, viaggerà in Bulgaria, Romania e Yugoslavia (37). Racconterà la sua visita nel primo di questi paesi in un reportage intitolato "Autostop in Bulgaria" (38). Ma il risultato più spettacolare di questi contatti al più alto livello, sarà l'incontro tra Jean Thiriart e Chou En-lai, organizzato dai servizi di Ceaucescu in occasione della visita del primo ministro cinese a Bucarest, nell'estate 1966. L'incontro Thirlart - Chou En-lai a Bucarest "Nella sua fase iniziale, il mio incontro con Chou En-lai non fu che uno scambio di aneddoti e ricordi. Chou En-lai si interessò ai miei studi sulla scrittura cinese (40) ed io al suo soggiorno in Francia che per lui rappresentava un gradevole ricordo giovanile. La conversazione si orientò poi sul tema degli eserciti popolari - tema caro tanto a lui quanto a me. Le cose si guastarono quando progressivamente si arrivò al
concreto. Dovetti subire allora un vero e proprio corso di catechismo marxista-leninista. Chou stese poi l'inventario dei gravi errori psicologici commessi dall'Unione Sovietica. E la lezione sì spostò sulle nozioni di "alleanza gerarchica" e "alleanza ugualitaria". Per distendere l'ambiente, affrontai il tema dei disordini che avevo organizzato a Vienna nel l961 durante l'incontro Krusciov-Kennedy (41). Ma il tentativo di fargli accettare il concetto della lotta globale quadricontinentale di tutte le forze anti-americane nel mondo, quali che siano i loro orientamenti ideologici, fallì. Attirai a tal scopo la sua attenzione sul fatto che era anche l'opinione del generale Peron, un amico di lunga data. Si inalberò un po' quando gli feci notare che in Argentina Peron - sul piano psicologico- era una forza incommensurabilmente più forte che il comunismo. "Io sono un uomo pragmatico. Gli domandai dunque dei mezzi - del denaro per sviluppare la nostra stampa ed un santuario per la nostra organizzazione - per la prepa-razione e la strutturazione di un apparato politico-militare rivoluzionario europeo. Mi rinviò ai suoi servizi. Il solo risultato fu, alla fine dell'incontro, un eccellente pranzo, consumato in un clima molto disteso. Ricomparvero allora gli ufficiali rumeni, che non avevano assistito agli incontri politici. In seguito, non riuscii ad ottenete nulla dai servizi cinesi, la cui incomprensione dell'Europa era totale sia sul piano psicologico che su quello politico". Da notare che Patrice Chairoff, i cui contatti con diversi servizi segreti (tra cui quello israeliano) sono stati svelati in diverse occasioni e il cui libro carico d'odio. Dossier Neo-nazisme ha beneficiato di diverse indiscrezioni, conferma questo aspetto delle cose: "Il PCE (Parti Communautaire Européen, formato nell'ottobre 1965 da Jeune Europe) ed i suoi devoti militanti, offrivano una logistica apprezzata dai servizi speciali cinesi rappresene tati a Bruxelles da Wang- Yu-Chang e che s'interessavano molto agli organismi della NATO e del SHAPE basati in territorio belga, ma la personalità molto particolare di Thiriart fece cessare bruscamente questa collaborazione. Malgrado un incontro del capo del PCE con Chou En-lai in Romania nella primavera del 1966, qualche mese più tardi si ebbe la rottura..." (42). Affronteremo più avanti il reale seguito di questo incontro. La Cina: un alleato tattico del movimento di liberazione europeo Per Thiriart, la Cina maoista è un semplice alleato tattico del movimento di liberazione nazional-europeo e non un modello politico o ideologico, o un esempio da seguire. Si tratta di mettere in opera una lotta quadricontinentale contro l'imperialismo, come spiega Jean Thiriart: "La tricontinentale (Asia-Africa-America Latina) non la spunterà nei confronti degli Stati Uniti. La sola Europa occidentale detiene mezzi cinquanta volte superiori alla tricontinentale... Bisogna, secondo noi, introdurre Fazione rivoluzionaria nella colonia più ricca degli Stati Uniti Questa colonia più ricca degli USA è l'Europa" (43). Thiriart oppose alla politica di solidarietà ideologica condotta dai cinesi (alleanza ideologica tra marxistileninisti) una politica di alleanze tattiche tra tutte le forze anti-americane: "Il dogmatismo ispirato dalla 'soluzione ideale' conduce all'immobilismo... Attualmente è di un'evidenza accecante che la lotta antiamericana deve inscriversi nel quadro di una coalizione mondiale del tipo 'Fronte dei nazionalismi'. Nazionalismi arabo, cubano, cinese ed europeo" (44). Due necessità reclamano queste alleanze tattiche. Da una parte la forza della superpotenza americana: "Non si possono abbattere gli Stati Uniti che tramite una coalizione di guerre e d'insurrezioni locali. Contro gli Stati Uniti bisogna applicare il principio della muta, come sanno fare i lupi per atterrare una belva più forte di ognuno di loro. Non bisogna lasciare respiro agli Stati Uniti, bisogna anche disperderli su teatri d'operazioni molto lontani gli uni dagli altri" (45). E' più o meno la tattica preconizzata da Che Guevara: "Creiamo uno, dieci, cento Vietnam". D'altra parte, ogni movimento rivoluzionano ha bisogno di un "polmone" esterno, di un santuario. Come spiega Thiriart: "Se ogni azione rivoluzionaria ha bisogno di un humus locale e nazionale, è raro che possa riuscire senza un polmone esterno... Il polmone o il trampolino esterno, giocano un ruolo capitale in ogni azione sovversiva. Bisogna in tutta logica e in tutta efficacia che ogni paese anti-americano possa essere un trampolino a non importa quale tipo d'azione anti-americana. La rivoluzione nazional-europea inizierà, sul terreno, quando avrà trovato un santuario per le sue basi logistiche. Non prima" (46). Nel quadro di questa lotta quadricontinentale, la Cina e l'Europa sono di fatto solidali. Sono degli alleati privilegiati, afferma Thiriart: "Sul piano logico... la Cina e l'Europa sono degli alleati di fatto, degli alleati obbligatori. La Cina sola non può sperare di prendere il suo posto al sole della politica planetaria, l'Europa
sola non può sperare di cacciare i suoi occupanti se questi non sono preventivamente indeboliti o preoccupati dalla crescita cinese" (47). In questa alleanza, la Cina maoista non è per niente un modello: "L'irritazione intellettuale o estetica che noi. Europei, proviamo allo spettacolo delle buffonate della rivoluzione culturale non deve mai farci perdere dì vista che la politica reale è un affare di interessi e non di gusto” (48). Come discepolo della scuola neo-machiavellica, Thiriart esalta una realpolitik: "Bisogna innanzitutto liberarsi dall'approccio sentimentale che ci fa distrarre dalla realtà. Il castrismo o la rivoluzione suscettibili di sedurre i nostri spiriti. Ma ciò non deve farci perdere dì vista che Castro, in piccolo, e Mao, in grande, sono attualmente degli uomini che indeboliscono gli Stati Uniti. Non sono certo l'esercito cubano o quello cinese che occupano Francoforte oche insudiciano il Belgio: è l'esercito degli Stati Uniti. I nostri occupanti sono gli americani. I nemici dei nostri nemici non sono nostri amici, ma sono i nostri alleati del momento" (49). La collaborazione tra Jeune Europe e i maoisti Gli sviluppi dell'incontro tra Thiriart e Chou En-lai a Bucarest saranno spettacolari. I cinesi impietriti nel dogmatismo del loro catechismo marxista-leninista, cercavano dei vassalli ideologici e non degli alleati tattici. Come fece notare allora un Thiriart disincantato: "I dirigenti di Pechino si trovano attualmente in un notevole isolamento. Si sono maldestramente giocati la Yugoslavia ingiuriando grossolanamente e ingiustamente Tito, si sono isolati dal mondo a causa dei loro eccessi. Questi eccessi che sono sì utili alla preparazione psicologica alla lotta all'interno della Cina, non sono esportabili. In Europa l'esercito antiamericano sarà il nazional-cornunitarismo. Bisogna che a Pechino si realizzi che il nazionalismo grandeuropeo sarà la sola leva di un'azione anti-americana di portata storica. Gli eccessi, il puritanesimo marxista, sono e saranno senza presa sulle masse europee... Mao non se ne è ancora resoconto, ed è qui che risiede il suo attuale errore politico-strategico" (50). D'altra parte, per i Cinesi, l'Europa è un terreno d'azione secondario dove gli interessa solo un'agitazione che serva alla loro propaganda e diretta contro le superpotenze. A questo proposito, è rivelatore un articolo di Lin-Piao, allora grande rivale di Mao. pubblicato su Pekìn Information (7 agosto 1967): "Se si prende il mondo nel suo insieme. l'America del Nord e l'Europa occidentale possono essere considerate le sue città e l'Asia, l'Africa e l'America Latina, ne sarebbero le campagne. Il movimento rivoluzionario del proletariato dei paesi capitalisti dell'America del Nord e dell'Europa occidentale, ha provvisoriamente, per ragioni diverse, segnato il passo; il movimento rivoluzionario dei popoli d'Asia, d'Africa e d'America Latina si è sviluppato vigorosamente. E, in un certo senso, la rivoluzione mondiale conosce oggi una situazione che vede le città circondate dalle campagne. Alla fin fine, è dalla lotta rivoluzionaria dei popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, dove vive la schiacciante maggioranza della popolazione mondiale, che dipende la causa rivoluzionaria mondiale". Di fronte ad una Cina fissata sulla tricontinentale la lotta quadricontinentale proposta da Thiriart conta poco. I profitti diretti di questo incontro sono dunque quasi completamente nulli. Ma, per contro, su un altro piano, psicologico, saranno importanti. Jeune Europe riesce ad uscire dal suo isolamento, dal ghetto politico dove la confinava l'infamante accusa di "fascismo" diffusa dalle polizie di regime e dai servizi d'azione psicologica americani. Chou En-lai offriva una cauzione "progressista" all'organizzazione che vedrà così aprirsi numerose porte, segnatamente all'estrema sinistra. E' a partire da qui che La Nation Européenne diventa un'importante tribuna anti-americana dove si esprimeranno numerose forze rivoluzionarie. Per le organizzazioni maoiste, Jeune Europe cessa d'apparire come un avversario, più o meno fascisteggiante, per divenire un possibile alleato. Così, il leader del Parti Communiste Suisse di tendenza filo-cinese, Gerard Buillard, non esiterà a concedere un'intervista a La Nation Européenne (51). Ma è in Italia che si produrranno le conseguenze più importanti. In questo paese dove nessun "cadavere" separa le due parti (non è il caso, e lo vedremo, del Belgio) si attuo uno spettacolare avvicinamento, il più sovente "alla base", tra Jeune Europe ed i gruppi maoisti. Il passaggio di diversi quadri e militanti di Giovane Europa nei ranghi maoisti in occasione delle lotte studentesche del 1967-68, aveva peraltro preparato il terreno. Maoisti e nazional-europei condurranno di concerto numerose azioni comuni su dei temi anti-imperialisti. Lo testimonia, per esempio, un volantino intitolato "Il Fronte dei Terzo Mondo passa per il fiume Ussari" e
firmato congiuntamente dalla Federazione provinciale d'Imperia di Giovane Europa e dal Comitato d'Imperia del Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista)! La convergenza dei temi tra le due parli vi appare chiaramente: ostilità all'imperialismo e alle due superpotenze, lotta di concerto con la Cina ed il Terzo Mondo, rifiuto dell'occupazione americana in Europa, antisionismo e anti-israelismo, socialismo. Se si eccettua il "romanticismo" cinese e terzo mondista, assistiamo qui all'adozione da parte dei maoisti dei temi fondamentali di Jeune Europe. Questo documento (52) illumina di nuova luce l'ulteriore evoluzione di numerosi quadri di Giovane Europa che, dopo la scomparsa dell'organizzazione, "passeranno" all'estrema sinistra maoista. Infatti, non dovevano veramente sentirsi spaesati! Bisogna anche parlare dell'importante posto tenuto nella lotta studentesca dal Movimento Studentesco Europeo. Quest'organizzazione studentesca universitaria fu creata su iniziativa di Giovane Europa in vista d'orientare i gruppi autonomi studenteschi in un senso favorevole all'organizzazione. Dal concetto di "Brigate Europee" alla prassi delle Brigate Rosse Abbiamo visto che la lotta armata nel quadro di un'insurrezione anti-americana in Europa è un'ipotesi seriamente prevista da Thiriart. Quindi cercò ì mezzi per dotare Jeune Europe di un apparato politicomilitare e per trovare un terreno dove addestrarlo e formarlo. E in quest'ottica che interviene il progetto di creazione delle Brigate Europee, partendo dall'organizzazione e inquadrate da essa. In ragione del dogmatismo cinese, rapidamente Thiriart non si fece più illusioni su un aiuto proveniente da Pechino. Gli era dunque necessario trovare altri alleati: saranno i paesi arabi progressisti in lotta contro l'imperialismo israelo-sionista e il suo inseparabile alleato americano. Le condizioni sono favorevoli: un nascente movimento di resistenza palestinese allo stato embrionale: dei paesi arabi umiliati da Israele e desiderosi di rivincita (questo sentimento non farà che accentuarsi dopo l'aggressione sionista del giugno 1967); una mancanza di quadri di alto livello e di alta tecnologia; dei governi rivoluzionari nazionalisti ma non marxisti. Esiste dunque incontestestabilmente un terreno. Rimane da occuparlo. Sarà l'occasione per Thiriart di sviluppare il concetto delle Brigate Europee: "Il carattere ineluttabile di un prossimo scontro militare tra Israele e gli Arabi - tutto il determinismo storico vi conduce - dovrebbe portare ad incoraggiare la creazione di Brigate Internazionali recrutate qui, in Europa, e destinate a formare delle divisioni di tipo altamente meccanizzato, altamente specializzate, da utilizzare per la rottura (lo sfondamento, NdT). L'ho detto prima: la guerra di liberazione della Palestina ci interessa al più alto livello perché è una guerra antiamericana. I nazionalisti pan-europei devono formare dei quadri, provarli, (...). Una partecipazione militare all'azione éi liberazione della Palestina costituirebbe allo stesso tempo per gli Arabi un aiuto materiale e morale e per noi l'occasione per la costituzione di una formazione armata d'intervento che potrà servire poi, dopo la campagna di Palestina, su altri teatri" (53). Si tratta dunque di creare una forza politico-militare europea, sviluppata seguendo il modello delle Brigate Internazionali costituite dal Komintern durante la guerra civile spagnola (1936-39). Queste Brigate Europee, inquadrate dai militanti di Jeune Europe, avrebbero svolto il ruolo di "cubani d'Europa", animanti ovunque la lotta anti-americana. "Nel quadro di un'azione planetaria contro le usurpazioni dell'imperialismo degli Stati Uniti, cioè nel quadro di un'azione quadricontinentale contro Washington, bisogna contemplare una presenza militare europea che per il momento, nella stessa Europa, è prematura. Ma questa presenza militare può e deve affermarsi su altri teatri d'operazioni, in America del Sud. nel Vicino Oriente" (54). Thiriart espone chiaramente i vantaggi che si aspetta da questa operazione politico-militare: "Per noi patrioti europei il vantaggio sarebbe di formare sul terreno i quadri del futuro Esercito Popolare di Liberazione dell'Europa. Ci sono necessarie delle guerre di addestramento per operare la decantazione indispensabile alla messa in opera di un quadro militare interamente nuovo. Bisogna potersi far la mano in Bolivia o in Colombia, prima di fare lo stesso in Europa. Questo sarà in qualche sorta lo stile 'garibaldino' uno dei molteplici aspetti della liberazione europea. Dal momento in cui sarà possibile operare sul terreno europeo, noi avremo così i quadri addestrati per un'azione militare insurrezionale e liberatrice" (55). L'obbiettivo di Thiriart è evidente: sfociare rapidamente in un'azione militare anti-americana, qui, in Europa: "La formazione di queste Brigate deve farsi in uno stile e in strutture fin dall'inizio formalmente europee. Non può essere questione di mischiare i nostri elementi con altri, ma di prestarli per campagne
precise. In effetti lo scopo finale di tutte queste operazioni sarà di sfociare nel teatro europeo con uno strumento politico-militare debitamente strutturato, inquadrato, gerarchizzato ed educato” (56). Definito il concetto dì Brigate Europee, restava da trovare il "polmone" dove svilupparle. "Dove addestrare queste Brigate? Ma nei paesi che sono realmente determinati a distruggere l'imperialismo americano" (57). Vedremo di seguito per quali ragioni queste Brigate non vedranno la luce. Ma il concetto stesso di brigate conoscerà una posterità inattesa, dopo il passaggio di certi quadri di Jeune Europe all'estrema sinistra maoista. Edulcorato, ridotto ad una visione strettamente italiana e privato di ogni prospettiva europea, questo concetto ispirerà quello delle Brigate Rosse italiane, cosa che non ha niente di sorprendente quando si conosce la personalità dei loro fondatori. Peraltro Thiriart ricorderà questa posterità: "Alcuni degli ex di Jeune Europe in Italia, dopo il mio ritiro, si sono uniti con la frazione comunista cinese. Ciò ha portato ad un terrorismo rimarchevole dal punto di vista tecnico, ma senza avvenire, per mancanza di un pensiero politico coerente" (58). La missione politica di Thiriart in Medio Oriente All'inizio del 1968, Thiriart tenta degli importanti passi presso paesi arabi progressisti, principalmente l'Algeria, al fine di concretizzare il suo progetto delle Brigate Europee. In quel tempo scrisse: "Si può, si deve esaminare un'azione parallela e desiderare la formazione militare, in Algeria, fin da ora, di una sorta di Reichwehr rivoluzionaria europea. Gli attuali governi del Belgio, Paesi Bassi, Inghilterra, Germania, Italia essendo a diversi gradi i satelliti, i valletti di Washington, dobbiamo, noi nazionalisti, noi rivoluzionari europei, andare a formare in Africa i quadri di una futura forza politico-militare che, dopo aver servito nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, potrà battersi un giorno in Europa per farla finita con i kollabos di Washington" (59). Nell'autunno 1967, il braccio destro di Thiriart, Gerard Bordes, direttore di La Nation Europèenne va in Algeria per sondare il terreno. E' ricevuto da alte personalità algerine, quali Cherif Belkacem (coordinatore del Segretariato Esecutivo del FLN), Mohamed Bel-Hadj Tayebi (responsabile delle relazioni estere del Segretariato Esecutivo), tutti e due membri del Consiglio della Rivoluzione, e Djemil Ben Dimred (direttore dell'organo centrale del FLN, Revolution Africaine) (60). I risultati di questo viaggio furono incoraggianti; Cherif Belkacem dichiarò a Gerard Bordes: "Conosciamo le prese di posizione del vostro movimento, segnatamente in ciò che concerne la crisi del Medio Oriente...noi lo consideriamo come un alleato" (61). I contatti proseguiranno, essenzialmente tramite l'intermediazione del corrispondente accreditato di La Natìon Euroenne, Gilles Munier (61 bis). Nell'aprile 1968, Bordes torna nuovamente ad Algeri dove consegna un memorandum al governo algerino. In questo, Thiriart e Bordes propongono in particolare: "Contributo europeo alla formazione di specialisti in vista della lotta contro Israele, la 'preparazione tecnica della futura azione diretta contro gli Americani in Europa', la 'creazione di un servizio d'informazioni anti-americano e anti-sionista in vista dell'utilizzazione simultanea nei paesi arabi ed in Europa'" (62). Spaventati da questo progetto rivoluzionario, i dirigenti algerini non vi diedero seguito ed i contatti s'interruppero. Thiriart, che è già in contatto con ufficiali siriani ed irakeni, volge allora la sua attenzione verso i paesi arabi che fanno direttamente fronte ad Israele. Nell'autunno 1968, intraprende un'importante missione politica nel Vicino Oriente della quale fa il resoconto La Natìon Européen-ne del novembre dello stesso anno (63). In Egitto è ricevuto dal presidente Nasser ed assiste come accreditato ai lavori d'apertura del Congresso dell'Unione Socialista Araba, il partito di governo egiziano. E' anche ricevuto da diversi ufficiali tra i quali i ministri Hafez Ghanem e Ahmed El Morshidy (64). E' ufficialmente invitato dal governo irakeno ed incontra diversi ministri e direttori generali. Questa missione politica ha una grande risonanza nella stampa araba. Thiriart concede interviste a tre giornali irakeni, un'intervista unica a tutta la stampa e alla radio-televisione libanesi (65). La Natìon Européenne (66) espone gli obbiettivi di questo importante viaggio: "La grande preoccupazione di Jean Thiriart è il coordinamento dell'informazione politica araba in Europa e la lotta contro le gigantesche lobbies della stampa filo-sionista in Europa... Il nostro consigliere politico stima che il primo sforzo che gli arabi devono fare consiste nell'organizzare la loro informazione in Europa. Che in seguito è auspicabile l'organizzazione di formazioni militari di volontari europei per aiutare e partecipare alla lotta di resistenza palestinese".
I risultati pratici di questo viaggio, come spiegherà Thiriart stesso, saranno estremamente illusori: "Ho incontrato la gente dell'OLP a Bagdad, di un'OLP del tutto elementare, rudimentale, quasi embrionale. Ho incontrato i ministri irakeni nell'intento d'organizzare nei paesi arabi una forza militare europea moderna. 11 veto sovietico è stato istantaneo... Ho incontrato Nasser che mi ha subito deluso molto. Era un uomo di teatro. Sarei tentato di dire un uomo di parole più che d'azioni" (67). Così le Brigate Europee non videro mai il giorno. Il dopo Jeune Europe II fallimento di questo viaggio avrà delle conseguenze definitive per Jeune Europe: il ritiro dalla vita politica di Thiriart (dopo 15 anni) e la rapida scomparsa dell'organizzazione. A questo proposito Thiriart scriverà: "Sono tornato dal Cairo verso Roma, di notte, in un grande Boeing della Japan Air Lines, con la decisione di archiviare questo dossier. Mi sono allora ritirato dalla politica attiva. Per tredici anni mi sono ritirato da ogni attività politica. Ho assunto la presidenza europea di una società scientifica e ho viaggiato molto..." (68). La Nation Europeennee pubblica il suo ultimo numero nel febbraio 1969. Le differenti reti dell'organizzazione si sciolgono rapidamente, l'italiana sparirà per ultima nel giugno 1970 (La Nazione Europea pubblica il suo ultimo numero quello stesso mese). Un ultimo tentativo di riformare l'organizzazione senza Thiriart, fallisce nella primavera del 1969 (69). Jeune Europe appartiene ormai alla storia. E' l'assenza di mezzi finanziari sufficienti - Jeune Europe è una voragine senza fondo - che motiva il ritiro di Thiriart, che si rifiutava di condurre una lotta politica di basso livello, senza mezzi. Per i quadri dì Jeune Europe è la dispersione. Molti di loro rientreranno semplicemente nel sistema, abbandonando la politica. Certi - soprattutto belgi e francesi -raggiungeranno l'estrema destra dove apporteranno un certo spirito "europeo". Un pugno di militanti tenteranno di ricreare un'organizzazione europea, principalmente attraverso le diverse frazioni di Lutte du Peuple. Infine, e unicamente in Italia (70), dei quadri e dei militanti di Jeune Europe passeranno all'estrema sinistra maoista (dove ritroveranno dei vecchi compagni che avevamo fatto lo stesso itinerario nel 1967-68) e da là alle Brigate Rosse, E' della loro evoluzione che ci vogliamo occupare. L'azione comune tra maoisti e nazional-rivoluzionari L'Italia degli anni 1967-77 vedrà un fenomeno politico particolare a proposito del quale la stampa parlerà di "convergenza degli estremi". Gruppi maoisti e nazional-rivoluzionari, vecchi "fratelli nemici", si uniranno in una comune azione contro il sistema. Di fronte alla 'rivolta' del 1968-69, molti in effetti furono inclini a credere che la mobilitazione per la distruzione del sistema borghese fosse cominciata... (71 ). Come spiega Giorgio Freda, i nazionalrivoluzionari, volevano "rivolgersi a coloro che rifiutano radicalmente il sistema, situandosi oltre la sinistra di questo, sicuri che anche con loro potrà essere realizzata una leale unità di azione nella lotta contro la società borghese (...). L'obiettivo che forma il compito politico e anima l'agire nell'ordine storico temporale risulta per entrambi il medesimo: distruggere il sistema borghese" (72). Il maggio 1968 in Italia, vede svilupparsi l'unità d'azione auspicata da Freda. Formazioni catalogate all’"'estrema destra" come Primula e Caravella rifiutarono "l'anticomunismo viscerale in nome dell'esigenza prioritaria di lottare contro il sistema, a fianco dei vari gruppi d'estrema sinistra che vedevano, nelle crociate antifasciste, una manovra revisionista per puntellare lo Stato borghese, mentre avanguardie 'nazional-europee' quali Giovane Europa e Lotta di Popolo si adoperavano per consolidare questo attacco concentrico contro il potere. Di fronte alla nuova e pericolosa situazione, il regime mobilitò, accanto a PS e Carabinieri, gli sbirri in borghese del PCI e del MSI. Per citare alcuni episodi: a Milano un gruppetto di missini tentò di attaccare la Facoltà di Lettere, sotto gli occhi benevoli dei questurini; a Roma attivisti del PCI tentarono di incendiare la Facoltà di Architettura: il giorno seguente, una banda tricolore guidata da Almirante e Caradonna andò all'assalto della Facoltà di Legge per 'liberarla' dai 'comunisti' (che erano studenti di Primula, Caravella, etc). In breve, le manovre congiunte di antifascisti e anticomunisti riuscirono a spaccare l'unità d'azione che si andava profilando. Nel r7. sembra che alla cacciata di Lama - epigono di Caradonna - dall'università romana abbiano collaborato oltranzisti di destra, mentre nello stesso anno è stata segnalata la presenza di ordinovisti nel corso degli scontri avvenuti a Bologna fra autonomi e polizia" (73).
I sedicenti "nazi-maoisti" Onesta collaborazione tra "estremi" porterà ad un fenomeno politico che una stampa a corto di notizie d'effetto chiamerà stupidamente "nazi-maoismo". Il 27 aprile 1978, l'organo benpensante di "avanguardia'' L'Unità (quotidiano del PCI) pubblicava in prima pagina, con il titolo "il linguaggio di Freda e quello delle Brigale Rosse", degli estratti di un opuscolo scritto da Freda nel 1968 e pubblicato senza il nome dell'autore. L'Unità ritroverà in questo testo "certe espressioni che si crederebbero estratte da uno dei numerosi comunicati delle Brigate Rosse e vi rilevava dei passaggi 'veramente impressionanti per l'identità di linguaggio del capo di un gruppo sovversivo dell'epoca con quello dei capi dei gruppi sovversivi d'oggi" (74). Un bell'esempio di quello che la stampa chiamava "nazimaoismo". Dapprima notiamo che questa qualifica di "nazi-maoista", che deriva più dall'insulto che non dalla scienza politica, è stata appannaggio esclusivo dei giornalisti In nessun momento le correnti politiche in questione si sono identificate in questo vocabolo. Vediamo dunque che cosa indica. Considereremo principalmente due correnti politiche: da una parte quella animata da Franco Giorgio Freda, autore della celebre Disintegrazione del Sistema, dall'altro le diverse frazioni europee di Lutte du Peuple ed in particolare quella italiana. Passiamo rapidamente sul caso di Freda che deve la sua celebrità al ruolo che gli ha fatto tenere la "Giustizia" italiana, di principale accusato della strage di piazza Fontana (75). Freda e i suoi amici hanno oggi lasciato il terreno della politica (evoluzione constatabile dal 1975} per rifugiarsi nel campo letterario ed intellettuale dominato dall'ideologia "tradizionalista-rivoluzionaria" definita dal filosofo italiano Julius Evola e che José Cuadraro Costa ha giustamente qualificato come "anarchismo mistico" (76 - 76 bis). Molto più interessante è il caso delle diverse frazioni di Lutte du Peuple che derivano in linea diretta da Jeune Europe, di cui riprendono una parte della dottrina: "Jean Thiriart... non si può definire come un (o uno dei) maitre a penser ma costituisce, quantomeno, un riferimento molto serio per quanto concerne l'Europa" (77). Lutte du Peuple nasce con la sua frazione italiana, Lotta di Popolo: "Questa organizzazione è nata dalla fusione dei resti dì Giovane Europa, rappresentante in Italia di Jeune Europe, con il Movimento Studentesco di Giurisprudenza, gruppo transfuga di Avanguardia Nazionale, Serafino Di Luia, il movimento Avanguardia di Popolo di Pietro Golia a Napoli ed alcuni membri di Primula. I principali dirigenti dell'organizzazione Lotta di Popolo sono Sergio Donaudi, Gianni Marino, Aldo Guarino, Ugo Gaudenzi, Dantini e Franco Stolzo" (78). Yannick Sauveur parlerà di "ex di Giovane Europa, militanti del Movimento Studentesco Europeo, Potere Europeo, Università Europea..." (79). Rapidamente saranno create delle organizzazioni gemelle in Spagna, Germania, Francia. La frazione francese, la più importante dopo l'italiana: "L'Organisation Lutte du Peuple (OLP) è stata fondata alla fine del 1971 da qualche dissidente nazionalista di sinistra di Ordre Noueau e da alcuni socialisti europei di Pour une Jeune Europe.." (80). Il capo era Yves Bataille. In Italia prendono contatto con diversi gruppi extraparlamentari, ma più particolarmente con gli elementi più avanzati del nazionalismo europeo. Questi ultimi creano l'organizzazione Lotta di Popolo. Di ritorno in Francia, i nuovi combattenti europei gettano le basi di un nuovo movimento: non è né più né meno che la replica di Lotta di Popolo. E' nata la frazione francese dell'OLP (81). La frazione tedesca è il NRAO, "National Revolutionare Aufbau Organisation". L'ideologia delle diverse frazioni dell'OLP, presenta un insieme di tesi di Jeune Europe e di un maoismo "all'europea". Se la rivendicazione di "un'Europa unitaria e comunitaria" è proveniente dottrinariamente in linea diretta da Jeune Europe, l'OLP presenta un'importante mutazione ideologica. Il maoismo, che per Thiriart era un semplice alleato tattico, è diventato un modello politico da seguire, un esempio. Come fa notare con pertinenza Yannick Sauveur: "Se, in definitiva, si ammette la realtà di una corrente nazimaoista, si è indotti a domandarsi se non è semplicemente la transizione del Nazional-Bolscevismo, il nazimaoismo non essendo altro che il nazional-bolscevismo degli anni '70, essendo cambiato il quadro nazionale. Non è più la Germania ma l'Europa. Allo stesso modo, il bolscevismo non è più quello degli anni '30. C'è stato Mao e, incontestabilmente, il suo apporto ideologico, pratico è considerevole. Alla fin fine, l'Europa unitaria e comunitaria che vuole realizzare l'OLP non è né più né meno che la trasposizione dell'opera di Mao adattata al quadro europeo e alla mentalità del popolo europeo" (82).
Le diverse frazioni dell'OLP spariranno alla fine degli anni '70, senza mai aver avuto delle aperture politiche, i francesi per stanchezza, gli italiani sotto i colpi di un potere ultra-repressivo. Da Jeune Europe al maoismo Dopo aver studiato il caso di coloro che hanno preso per modello politico il maoismo, ci occupiamo ora degli ex quadri di Jeune Europe che sono semplicemente passati all'estrema sinistra maoista e tenteremo di chiarire loro percorso. Per cominciare, facciamo giustizia della leggenda, diffusa da qualche odioso pennivendolo, dei "neofascisti formanti il nucleo dell'estrema sinistra" con lo scopo della provocazione. I militanti di Jeune Europe che sono passati al maoismo, l'hanno fatto in tutta sincerità, con l'intenzione di efficacia e di logica nel proseguimento del loro impegno rivoluzionario. Bisogna sottolineare due importanti aspetti: la designazione degli USA come il nemico principale fatta da Thiriart e la convergenza, dagli anni 1967-68, di numerosi temi politici sviluppati allo stesso tempo da Jeune Europe e dai maoisti. Questi due fatti spiegano il passaggio di numerosi quadri, per certi dal 1967 - all'inizio delle lotte studentesche -, al maoismo. La loro influenza sarà importante, tanto al livello di linguaggio o di temi affrontati, quanto a quello dell'organizzazione. Bisogna ricordare che Jeune Europe era prima di tutto una scuola di quadri politici di livello molto alto e che i suoi militanti ne uscivano con una formazione ideologica e pratica raramente uguagliata altrove. Dai gruppi maoisti, alcuni quadri di Jeune Europe passeranno alle Brigate Rosse, dove vi porteranno il segno della loro prima formazione politica. Piuttosto che accontentarci di dare dei nomi, esamineremo qualche significativo quadro di Jeune Europe che ha seguito la via maoista. Quello di Claudio Mutti è il meno significativo perché ha finito per raggiungere la corrente politica animata da Freda del quale ha preso la direzione della casa editrice (Edizioni di Ar). Dirigente nazionale di Giovane Europa, direttore della pubblicazione La Nazione Europea, partecipa attivamente alla fondazione di Lotta di Popolo. Dopo il 1972. militerà in diverse organizzazioni maoiste. Al momento del suo arresto nel giugno 1974, è in possesso di una tessera del gruppo di sinistra Potere Operaio (83) nel quale è molto attivo. Dopo il 1976 ed una campagna diffamatoria organizzata dalla polizia di regime, Mutti raggiungerà la sua famiglia politica d'origine (83 bis). L'itinerario di Claudio Orsi è più significativo. Membro fondatore e dirigente nazionale di Giovane Europa fino al 1970, redattore di La Nazione Europea, questo nipote di Italo Balbo, uno dei dirigenti della Marcia su Roma, raggiungerà i ranghi maoisti dall'inizio del 1971. Dopo aver militato in diversi gruppi maoisti, fonda i Centri Studio e Applicazione del Pensiero di Mao Tse-Tung e l'Associazione Italia-Cina. Il caso di Pino Balzano è esemplare. Dirigente nazionale di Giovane Europa, ultimo direttore della pubblicazione La Nazione Europea, passa in seguito al maoismo. Nel 1975 anima il giornale d'estrema sinistra Lotta Continua, "il quotidiano dei lavoratori". Renato Curcio, un itinerario esemplare II caso di Renato Curdo è il più spettacolare. Dal 1967 anima diversi gruppi studenteschi d'estrema sinistra all’'Università di Trento. Là aderisce al Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) (85) - quello che, come abbiamo visto, nello stesso periodo collabora con Giovane Europa, ed anima la rivista Lavoro Politico. Nella stessa epoca incontra e sposa Margherita Cagol, la futura pasionaria delle Brigate Rosse (85 bis). In seguito, si trasferisce a Milano dove si lega con l'editore d'estrema sinistra Giangiacomo Feltrinelli che lo mette in contatto con la Rote Armee Fraktion (RAF) di Andreas Baader e con la Gauche Proletarienne francese (86). Curcio anima diversi gruppi: Collettivo Politico Metropolitano, Sinistra Proletaria ed infine, nel 1970, Nuova Resistenza (87), dove afferma un'ideologia staliniana ispirata al "comunismo di guerra" (88). In seguito ci sarà il passaggio alla lotta armata e la creazione, nel settembre 1970, delle Brigate Rosse. Un percorso politico che farà di Renato Curcio il capo storico delle Brigate Rosse, il "nemico pubblico numero uno" e che lo porterà al carcere e al processo di Torino del giugno 1977. La sua compagna. Margherita Cagol, morirà il 4 giugno 1975 in uno scontro a fuoco con i Carabinieri (89). Un itinerario esemplare di militante dell'estrema sinistra. Ma, vi chiederete, che rapporto c'è con l'argomento che stiamo trattando? E' molto semplice. Il capo storico delle Brigate Rosse non ha iniziato la sua carriera politica a Trento nel 1967, come credono i suoi biografi, ma molto prima, in Giovane Nazione poi in Giovane Europa.
Nel numero quattro della rivista Giovane Nazione (90), troviamo menzione della nomina del compagno Renato Curcio a capo della sezione di Albenga. Nel numero cinque (91) dello stesso periodico si segnala il suo zelo militante. Giovane Nazione servirà come trampolino di lancio per la creazione della rete italiana di Jeune Europe, dove militerà Curcio. Non è che molto più tardi che raggiungerà i ranghi del "movimento studentesco". E' in Giovane Europa che imparerà le virtù dell'organizzazione e della centralizzazione leninista. E' lì che studierà le teorie della guerra partigiana e il concetto di "Brigate" politico-militari. Giorgio Bocca nota d'altronde che a Trento, nel 1967, Curcio "preferiva studiare Clausewitz e le sue tesi sulla guerra partigiana" (92). Clausewitz, un autore quasi sconosciuto all'estrema sinistra ma molto letto nelle scuole quadri di Jeune Europe. Spiegazione psico-sociologica dell' "incontro degli estremi" La "convergenza degli estremi", il passaggio dall'uno all'altro, sono fenomeni inspiegabili per chi ragiona sullo scacchiere politico classico del regime, che va dall' estrema sinistra all'estrema destra, e dove sinistra e destra sono presentati come campi opposti e inconciliabili. In questo scacchiere Fascismo e Stalinismo, sinistra e destra non possono incontrarsi. Ed ogni convergenza appare contro natura. Ma alcuni autori, psicologi e sociologi, come Pareto, Serge Tchakhotin o H.J. Eysenck hanno avanzato altre spiegazioni, molto più soddisfacenti. Ma anche estremamente fastidiose per il regnante conformismo. Questi autori fanno dipendere le scelte politiche da scelte caratteriali. Vilfredo Pareto è il padre della sociologia psicologica. Tutto lo schema d'analisi psicologica in Pareto si ritrova nella sua divisione in sei classi dì residui e in quattro classi di derivazioni. Essendo i residui gli "istinti di comportamento" e le derivazioni "l'accompagnamento verbale", la giustificazione nel discorso. Da notare particolarmente due fenomeni: la frustrazione materna tradotta in comunismo e la frustrazione paterna tradotta in fascismo, nei giovani (93). Trenta anni dopo Pareto, Serge Tchakhotin, allievo di Pavlov, divide schematicamente il comportamento umano in quattro pulsioni: combattiva, alimentare, sessuale e parentale (94). Infine, l'inglese H.J. Eysenck abbozza una psicanalisi della politica con i suoi Social Attitudes, Ideotogy and temperament, etc... (95). La prossimità caratteriale tra "fascisti" e "stalinisti", che sono entrambi due tipi "autoritari" e "attivi" è ciò che ci interessa nel quadro di questo soggetto perché chiarisce il passaggio dall'uno all'altro o la loro convergenza, in ragione della quasi identità caratteriale dei due tipi politici, della prossimità dei loro temperamenti. Si ricordi peraltro che le Brigate Rosse si rifanno allo stalinismo (comunismo di guerra). E che i maoisti europei sono prima di tutto degli stalinisti delusi, non avendo accettato l'evoluzione antistalinista dei PC pro-russi dopo il 1956. f n politica la vera opposizione non si fa tra "destra" e "sinistra", ma tra temperamenti. E' questo che spiega i passaggi estremamente frequenti da un "estremo" all'altro, dove il modo di concepire l'atto politico è lo stesso al di là delle divergenze ideologiche di facciata. Aggiungiamo che il temperamento "attivo/autoritario" sfocia nel totalitarismo e che si sono potute notare numerose convergenze tra le diverse forme di totalitarismo nel XX secolo. Sotto questo punto di vista, non è l'alleanza dell'estate 1939 tra Stalin ed Hitler che era "contro-natura" ma quella dell'URSS con le democrazie del 1941. Il patto germano-sovietico sigillava l'incontro dei "fratelli-nemici" politici. Terminiamo sottolineando un'altra vicinanza politica: la convergenza di temperamento tra "liberali" e "gauchistes", la prossimità di queste correnti nella stessa fede nell'eguaglianza e nella democrazia. I passaggi tra queste due correnti sono frequenti allo stesso modo, se non di più, ma non vi si presta attenzione. Bisogna ricordare che la maggior parte dei leaders studenteschi "gauchistes" della fine degli anni '60 sono rapidamente diventati dei buoni borghesi, integrati nel sistema. L'itinerario di Jean Gol, ministro belga della Giustizia e conservatore ultra-liberale, che simbolizza oggi una repressione "liberticida" all' "israeliana" e la doppia sudditanza della nostra classe politica a Washington e a Tel-Aviv, ha qui valore d'esempio. Egli ha in effetti debuttato politicamente all'estrema sinistra, negli anni '60, come leader "gauchiste" all'Università di Liège. Solo le sue convinzioni sioniste non sono cambiate da quel tempo. Di passaggio notiamo che Jean Gol, nemico risoluto di tutte le forze anti-americane in generale e delle guerriglie europee occidentali in particolare, fu un accanito avversario di Jeune Europe durante gli anni '60. Un altro fenomeno sociologico chiarisce il nostro argomento: la creazione in Italia, alla fine degli anni '60, di un "blocco della gioventù" omogeneo. "In questo clima di crisi, gli estremisti si aggrappano ai vecchi dogmi. Creano un clima di guerra di religione, pretendono d'incarnare la verità. Sono dei fanatici nel mondo vago dell'ideologizzazione, perché sembra compiersi il tempo degli scontri dogmatici. Dei marxisti iniziano a
chiedersi se la lotta di classe si applica ancora ad una gioventù che ha l'aria di costituire una classe a sé stante. In ogni caso, questa gioventù non è più divisa in diversi blocchi mentali" (96). Da ciò ad operare di concerto, al di là delle ideologie di facciata, per la distruzione del sistema, non vi è che un passo. Non si può che raffrontare questa spiegazione sociologica alle tesi esposte da Giorgio Freda in La disintegrazione del Sistema. Spiegazione politica dell' "incontro degli estremi" Lo scrittore polacco Malynski oppone l'unità d'azione tra "estremi" al "compromesso storico" del quale denuncia chiaramente il disegno nella coincidenza d'interessi che avvicina il capitalismo e la burocrazia dei partiti e dei sindacati: "Contro questo blocco dell'insolenza democratica, della rapacità finanziaria e della dominazione giudaica, dovrebbe esserci il blocco dell'estrema sinistra e dell'estrema destra" (97). Mette l'accento su: "una certa profonda affinità tra quelle che vengono chiamate estrema destra ed estrema sinistra, perché, per quanto strano ciò appaia, sono precisamente i due partiti dello scacchiere sociale contemporaneo tra i quali, se non si guarda superficialmente, non vi è, in realtà, irriducibile interesse, né antitesi d'aspirazioni. Per contro, questa irriducibilità e questa antitesi esistono necessariamente dalle due parti nei confronti del borghese" (98). I propositi di Lalynski ci sono serviti d'introduzione, bisogna considerare le caratteristiche della situazione politica italiana alla fine degli anni '60 che hanno permesso, là e solamente là, la "convergenza degli estremi". Il carattere realmente rivoluzionario di Jeune Europe, la collaborazione tra questa organizzazione ed i gruppi maoisti, hanno preparato il terreno in Italia. Abbiamo già visto che nessun fossato, nessun "cadavere" politico separava le due parti. Prima del 1965, queste si ignoravano. Dopo il 1966, si avvicinarono e lavorarono insieme. Dopo la scomparsa di Jeune Europe, alcuni dei suoi quadri presero la via degli alleati di ieri, dove ritrovarono numerosi temi convergenti e soprattutto la designazione dello stesso avversario: gli USA e i loro "kollabos" europei. A titolo di comparazione, la situazione belga nello stesso periodo vedeva ogni tipo di "convergenza" impossibile. In Belgio numerosi "cadaveri" separavano i due campi. La presenza di numerosi elementi sionisti in seno alla corrente maoista (dopo il 1968 e i "fatti di Praga", provocheranno la scissione del Partito Comunista Vallone - maoista, fondato da Jacques Grippa - in diverse frazioni). L’odio che avevano per Jeune Europe, i sistematici scontri che provocheranno tra il 1960 e il 1966, renderanno ogni collaborazione impossibile proprio in ragione dell’'odio sviluppatosi in quegli anni. A diverse riprese Thiriart deplorerà questa opposizione degli estremi, non voluta da Jeune Europe e che non serviva che al regime. Infine, in Italia, l’anti-americanismo, condiviso da Giovane Europa e dai maoisti, diventa un potente cemento e salverà i protagonisti di fronte al comune nemico. (...) Nel maggio 1978, nel corso di un incontro in Italia, lo psichiatra tedesco Wilfred Rasch, ha parlato del gruppo Baader-Meinhof con parole appropriate tanto per il nucleo fondatore delle Brigate Rosse che per i militanti di Giovane Europa: "La guerra del Vietnam gli ha causato uno choc. Per effetto di un transfert, si sentivano essi stessi in guerra con gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti che simbolizzavano tutto quello che contestavano e odiavano nella società" (99). Come ugualmente sottolinea Jacques Kaufmann, è l'aggressione americana che provocherà il passaggio all'azione diretta del gruppo Baader-Meinhof, "per attirare l'attenzione della popolazione tedesca occidentale sulla guerra del Vietnam e sul 'massacro perpetrato dagli americani'" (100). Sarà quindi normale per i quadri di Giovane Europa dirigersi, dopo la scomparsa dell'organizzazione, verso coloro che ora erano i soli ad incarnare la lotta anti-americana, i gruppi maoisti. Modello leninista e tradizione giacobina: convergenze tra Giovane Europa e Brigate Rosse Affrontiamo ora le convergenze tra le due parti, che. lo vedremo, presentano forti analogie. - Il modello organizzativo leninista. Cominciamo con l'applicazione del leninismo in quanto modello organizzativo... Abbiamo già visto che Jeune Europe era organizzata secondo lo schema classico del partito leninista. Marcel Ponthier, uno dei suoi collaboratori, dirà di Thiriart: "... molto più tardi, in età matura... scopre a chi deve una parte del suo pensiero politico... Lenin (per le tecniche di partito rivoluzionario)" (101).
D'altra parte, tra i numerosi gruppi che passano alla lotta armata in Italia, quali i Nuclei Armati Proletari (NAP) e Prima Linea, le Brigate Rosse sono le sole ad inspirarsi al modello centralista e gerarchizzato del leninismo. Giorgio Bocca nota l'opposizione tra le strutture "leniniste" delle Brigate Rosse e quelle "autonome", "anarchiche e pre-leniniste" degli altri gruppi e principalmente dei NAP. Il leninismo organizzativo darà alle Brigate Rosse la durata nel tempo. I gruppi anarcheggiantt ed autonomi spariranno rapidamente. Dopo il 1975 i resti dei NAP entreranno nelle Brigate Rosse (102). Bisogna sottolineare che le Brigate Rosse saranno la sola guerriglia europea occidentale che adotterà il modello organizzativo leninista. - La tradizione rivoluzionaria giacobina. L'eredità politica giacobina appare chiaramente nelle Brigate Rosse. A questo proposito, Giorgio Bocca descrive: "...la dominazione storica, a sinistra, delle concezioni giacobine e bolsceviche dell'azione politica, che portano al rovesciamento radicale della democrazia politica..." (103). Thiriart, si presenterà volentieri come "un giacobino della più grande Europa" e non nasconderà la sua ammirazione per i giacobini ed in particolare Sieyes. Le strutture giacobine della Francia del 1789 sono l'incontestabile modello dell'"Europa unitaria" proposto da Jeune Europe (104). Affrontiamo di seguito le convergenze ideologiche tra Jeune Europe e le diverse guerriglie europee occidentali (sia quelle degli anni '70, che le nuove generazioni), tra cui le Brigate Rosse. Questa convergenza non ha peraltro niente di sorprendente per ciò che concerne le Brigate Rosse se si ricorda che abbiamo già precedentemente attirato l'attenzione sulla coincidenza di temi di Giovane Europa e del Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) quale appariva singolarmente nel volantino comune distribuito alla fine degli anni '60. E' da questo partito maoista che è uscita la maggior parte dei quadri dei gruppi dopo il 1970. Convergenze ideologiche tra Jeune Europe e le guerriglie anti-americane Attraverso la comparazione dei temi e dei testi delle due parti, vedremo che appaiono numerose e precise convergenze ideologiche. - Illegittimità dei governi europei All'estrema sinistra, l'analisi marxista classica generalmente fatta dei governi, li presenta come delle emanazioni di un potere di classe, capitalista e borghese. Tutt’altra è quella delle Brigate Rosse e dei loro epigoni europei. Come sottolinea Xavier Raufer, autore di diverse opere sul terrorismo (tra cui: Terrorisme, violence: reponses aux questions que tout le monde se pose): "La loro originalità risiede nell'analisi strategica che li porta a designare il loro nemico: lo Stato, quello del proprio paese, in quanto "marionetta dell Imperialismo americano" (105). Thiriart, invece, oppone l'illegittimità di questi governi, la cui legalità dal 1945 non si fonda altro che sul denaro e sulle armi americane, alla legittimità di coloro che lottano per la liberazione e l'unificazione della Nazione europea: "L'Europa legale è una costruzione di carta, infatti essa non esiste. Perché non è indipendente: non è altro che una specie di Super-Panama americana. Se l'esercito americano dovesse lasciare l'Europa, in questo momento, la costruzione crollerebbe. Non vi è Nazione dove non c'è indipendenza. A quest'Europa legale che noi rifiutiamo, opponiamo l'Europa legittima, l'Europa dei Popoli, la nostra Europa” ( 106). E aggiunge: "Nostro dovere è di denunciare queste marionette degli Americani..." ( 107). - Rifiuto della plutocrazia internazionale Le Brigate Rosse non hanno cessato di denunciare il controllo americano dell'Europa occidentale attraverso le multinazionali: "La trasformazione in seno all'Europa, degli Stati Nazione d'ispirazione liberale in Stati Imperialisti delle Multinazionali (SIM) è un processo in corso anche nel nostro paese; lo SIM, attraverso la sua ristrutturazione, si appresta a giocare il ruolo di cinghia di trasmissione degli interessi economici e strategici dell'imperialismo..." ( 108). Da parte sua Thiriart sottolinea che: "Il protettorato politico americano si impone a noi attraverso l'infiltrazione della finanza americana nella plutocrazia europea. Il controllo delle industrie europee da parte della finanza americana, porta direttamente al protettorato politico... Ne consegue che la politica europea si vede progressivamente controllata da delle forze extra-europee" (109). -Evitare la guerra in Europa Le guerriglie anti-americane sottolineano che: '"L'imperialismo è in crisi': solo una guerra può permettergli di superarla" (110- 110 bis).
Bisogna dunque evitare questa guerra. Per la Rote Armee Fraktion, il terrorismo è dunque un mezzo per impedire Io scoppio di una guerra mondiale condotta sul territorio europeo ed implicante la sua distruzione e quella della sua popolazione (111). Thiriart, da parte sua, rifiuta che l'Europa sia: "Una Nazione-campo di battaglia". Sottolinea che "in caso di conflitto tra i due blocchi imperialisti, l'Europa si trasformerebbe .subito in Nazione-campo di battaglia, perché è l'Europa - o ciò che ne resterebbe - che farebbe le spese di una spiegazione armata tra gli USA e l'URSS, essendo i due avversari d'accordo a risparmiarsi gli orrori della nucleare" (112). - Ostilità alla NATO, "partito della guerra" Action Directe pubblicherà, nel febbraio 1964, un lungo testo tattico intitolato Une tache revolutionnaire: le combat international: "che chiama alla mobilitazione europea dei rivoluzionari decisi a praticare la lotta armata contro il 'partito della guerra' (la NATO)" (113). Thiriart propone "l'Europa indipendente contro la NATO" e afferma che: "fare confidenza negli USA per la nostra difesa è, per i veri europei, una posizione insostenibile per principio, pericolosa nei fatti" ( 114). Abbiamo visto per altro che tutta l'attività di Jeune Europe a partire dal 1966 era tesa alla creazione di una forza politico-militare destinata a: "battersi un giorno in Europa per farla finita con i 'kollabos' di Washington" (115). - Rifiuto della NATO come "gendarme degli Americani in Europa" Per le Brigate Rosse: "A livello militare, è la NATO che pilota e dirige i progetti continentali di controrivoluzione nei differenti SIM europei" ( 116). Il discorso fatto da Jeune Europe è identico. Così, Leon Quittelier, uno dei dirigenti europei dell'organizzazione, scrive, in un articolo intitolato "Mons: Oberfeld-Kommandantur de l'U.S. Army": "Meglio di chiunque altro, i dirigenti della NATO sanno benissimo che sono lì prima di tutto per proteggere gli interessi' americani... I JGS scrivono sui muri: Esercito = Sbirro del capitale. Mai questo slogan è stato così vero. La NATO è lo sbirro dell'ipercapitalismo americano" (117). - La NATO come strumento di vassallaggio americano in Europa In un comunicato comune, la Rote Armee Fraktion e Action Directe attaccano la NATO: "Il progetto centrale, nell'attuale fase della strategia imperialista, è il tentativo Di saldare gli Stati europei in una struttura omogenea, in un blocco duro, che sia completamente integrato nel nucleo del potere imperialista: la NATO in quanto struttura di dominazione più avanzata qui" (118). Per Jean Thiriart: "La NATO così come è organizzata, è totalmente nelle mani degli Americani. Non si può dunque parlare di alleati poiché i rapporti che esistono nella NATO tra gli USA ed i paesi europei membri sono quelli di padrone e assoggettato" ( 119). - Rifiuto della demo-plutocrazia parlamentare Thiriart constata che: "In Europa occidentale, da diversi decenni, regna la plutocrazia, travestita da democrazia parlamentare. Le potenze del denaro tirano le redini delle commedie politiche" (120). Denuncia che: "Il regime della democrazia parlamentare, in una società a struttura capitalista, come l'Europa dell'Ovest, conduce inevitabilmente al regime dissimulato della plutocrazia. Il denaro è il denominatore comune: permette di acquistare tutto, compreso il potere politico... Tutti i poteri sono riuniti nelle mani di una casta di politici professionisti, divisa dal popolo, e manovrata dai gruppi finanziari soventi esterni all'Europa" (121), E conclude che: "è necessaria una radicale trasformazione delle nostre strutture politiche e sociali" ( 122). Le Cellule Comuniste Combattenti, pongono: "La questione del potere, della vittoria, e della rottura con il circo democratico all'ombra di 20.000 gendarmi" (123). E aggiungono: "Quando i lavoratori vedono... Martens e Tindemans (ministri belgi, ndt) correre a cercare i loro ordini a Washington, comprendono tutto l'interesse del parlamentarismo borghese!" (124). - Un risoluto antisionismo Notiamo anche le convergenze di temi e di linguaggio in ciò che concerne l'antisionismo e il sostegno alla lotta di liberazione del popolo palestinese: Un volantino del Bewegung des 2 Juni (Movimento del 2 giugno) (125) afferma che: "Il capitale europeo e americano ha installato una potente base militare nel Vicino Oriente e sostiene attivamente le aggressive crociate sioniste in territorio arabo" ( 126). Ricorda che Israele è occupata "a commettere dei crimini fascisti contro gli Arabi di Palestina" (127) e che "da dieci anni, il popolo palestinese lotta con le armi in mano contro l'imperialismo americano. Lo stato
d'Israele, sionista e razzista, difende gli interessi petroliferi del primo gendarme del mondo grazie al napalm, ai Phantom e ai blindati tedeschi" (128). La Nation Europeenne, da parte sua, denuncia "gli ignobili metodi gestapisti d'Israele" (129) e titola: "Israel: les nouveax nazis" ( 130). Thiriart analizza "il ruolo dello Stato d'Israele nella strategia americana" e sottolinea che: "La liquidazione degli Stati Uniti nel Mediterraneo passa attraverso la liquidazione totale dello Stato d'Israele" (131). Come si è visto attraverso questi esempi (che si potrebbero moltiplicare), vi è incontestabilmente, tra Jeune Europe e le diverse guerriglie anti-americane, una doppia convergenza: - convergenza ideologica nella scelta e nell'analisi dell'avversario; - convergenza metodologica nel ricorso all'azione diretta, alla lotta armata (abbiamo visto che per Jeune Europe era un'ipotesi ritenuta come probabile). Le cose divergono ben inteso quando si passa agli obiettivi delle due parti. In Thiriart, noi troviamo incontestabilmente un'idea dello Stato, di alta politica (l'Europa unitaria) ed una weltanschauung, una visione del mondo (il comunitarismo nazional-europeo) che si situa nettamente in seno alla scuola neo-machiavellica. Nelle diverse guerriglie anti-americane, per contro, ciò che colpisce è l'assenza di fini reali, di costruzione politica. E' il terrorismo fine a sé stesso, il nichilismo distruttore. Ma, come ci insegnano Carl Schmitt e il suo discepolo il politologo Julien Freund, l'atto più importante in politica è "la designazione del nemico": e questo è incontestabilmente lo stesso, l'imperialismo americano, il suo sterna di vassallaggio la NATO e i suoi "kollabos" europei. In una parola, il sistema occidentalatlantista. NOTE 1 ) Yannick Sauveur, Jean Thiriart et le nazional-com-munautarisme européen, tesi pubblicata dall'Università di Parigi nel 1978, sotto la direzione del professor Gerbet, terza edizione (in 4 volumi e 600 pagine), Editions Machiavel, Charleroi, 1985. 2) E' così che si presenta l'organizzazione stessa nell’'intestazione dei suoi giornali e dei suoi documenti. 3) Jean Thiriart, "Vers une paralyse du regime" in Jeune Europe, nr. 212, 11 giugno 1965, p. 2. 4) Nel 1975, dichiarava in un'intervista accordata alla rivista universitaria Cahiers du CDPU, nr. 12: "Ho cominciato, come sapete, molto giovane il mio 'percorso', la mia 'cerca del Graal politico' nel Partito Comunista. Era il tempo di Stalin". 5) Cfr. la postfazione di Marcel Ponthier, intitolata "Influences" in La Grande Nation, l'Europe unitaire de Brest a Bucarest, Bruxelles, ottobre 1965. 6) Jean Thiriart, "L'Europe nous devrons la faire nous-meme", in Jeune Europe nr. 214, 9 luglio 1965, p. 6. 7) Communications nr. 385, 26 settembre 1966. Si tratta del bollettino francofono interno di Jeune Europe. 8) Così, Patrice Chairoff, poco sospetto di simpatie, scriverà nel suo Dossier neo-nazisme (ed. Ramsay, 1977): "Jeune Europe... non risparmierà il suo sostegno all'OAS e numerosi suoi militanti conosceranno, in quest'occasione, la prigione. Una menzione importante, caratteristica dell'efficacia del movimento fascista belga: se l'inconseguenza di diversi membri dell'OAS condusse al l'arresto di diversi militanti di Jeune Europe, il contrario non si verificò mai". 9) Nation Belgique, nr. 109,21 settembre 1962. 10) E. Verhoeyen, "L'extreme-droite en Belgique", Currier Hebdomadaire du Crisp, nr. 642-643, 26 aprile 1974. 10 bis) Le Edizioni All'Insegna del Veltro hanno in programma la ripubblicazione dell'intera raccolta di La Nazione Europea ( NdT). 11) In La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967. 12) in La nation Européenne, nr. 24, febbraio 1968. 13) "La paix americaine: la paix des cimetieres", in La Nation Européenne, Ibid., p. 10/12. 14) Cfr. la lettera del generale Peròn pubblicata nel settimanale Nation Belgique, nr. 97 del 25 maggio 1962. E l'intervista di Peròn in La Nation Européenne, nr. 30, febbraio 1969. 15) La nation Européenne, Ibid., p. 20/22. 16) Articolo "Les Arabes et l'Occident", in La nation Européenne, nr. 28, giugno 1968, p. 14/16. 17) Articoli "Palestine, nouveau Vietnam" in La Nation Européenne, nr. 17, maggio 1967 e "La menace israelienne au Moyen-Orient" in La Nation Européenne, nr. 13 e 14. gennaio e febbraio 1967.
18) Articolo intitolato "Israel: pion de l'imperialisme" in La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967, p. 18. 19) La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967. 20) La Nation Européenne, nr. 30, febbraio 1969. 21) La Nation Européenne, nr. 29. novembre 1968. 22) La Nation Européenne, nr. 23. dicembre 1967 p 6/9. 23) Il lettore farà riferimento allo studio di José Cuadrado Costa, "L'Union Sovietique dans la pensee de Jean Thiriart", pubblicato nell'edizione in quattro volumi della tesi di Y. Sauveur, Jean Thiriart et le national-communautarisme européen, op. cit. 24) Sotto lo pseudonimo di "Tisch", "L'Europe et l'URSS, un Rapallo européen: pourqoi pas?" in Nation Belgique -Jeune Europe, nr. 85,2 marzo 1962. 25) L'anno 1964 vedrà l'esclusione del gruppo francobelga animato da Lecerf, Nancy e Jacquart (Thiriart parlerà di "liquidazione dell'estrema destra razzista") ed il ritiro del dottor Teichman, animatore della "corrente anti-comunista" dell'organizzazione. 26) Jean Thiriart, La Grande Nation, l'Europe unitaire de Brest a Bucarest, op. cit., p. 60. 27) La NEP - Nuova Politica Economica - faceva coabitare delle forme miste d'economia ed in particolare rendeva alla gestione privata l'economia di distribuzione. 28) Jean Thiriart, 106 questions sur I'Europe. Entretien avec le journaliste espagnol Mugarza, ed. Machiavel, Charleroi, 1985. 29) L'Union Sovietique dans la pensee de Jean Thiriart, op. cit. 30) In La nation Européenne, nr. 11, 15 novembre 1966, p. 12. 31) Nel giugno 1966. In seguito a questo viaggio. La Nation Européenne pubblicherà un lungo reportage di Thiriart intitolato "Roumanie 1966", nr. 11, 12 e 13. 32) Articoli "L'industrialìsation de la Roumanie" in La Nation Européenne nr. 11, novembre 1966 e "Science et art en Roumanie" in La Nation Eumpéenne, nr. 12, dicembre 1966. 33) Artìcolo "Les Balkans et les courants europèens" in La Marion Européenne, nr. 12. 34) Articoli "Le nouveau role de la Mediterranée dans la strategie americaine" in La Nation Européenne, nr. 11 e "Les motifs et les effets de la revolution culturelle" in La Nation Européenne nr. 13. 35) Rivista Medunarodna Politika, Belgrado, nr. 392- 393, agosto 1966. 36) La Nation Européenne, nr. 18, luglio 1967, p. 12 e 13. 37) Cfr. La Nation Européenne, nr. 22, novembre 1967, p.22. 38) Cfr. La Nation Européenne, ibid. 39) Intervista di Jean Thiriart con l'autore, gennaio 1985. 40) Thiriart prima della guerra è stato per tre anni studente di scrittura cinese. Cfr. 106 questions sur l'Europe..., op. cit. 41) Una vigorosa azione dei militanti di Jeune Europe contro rodine di Yalta, simbolizzato dall'incontro Krusciov-Kennedy a Vienna, giugno 1961, aveva segnato quest'incontro di numerosi incidenti. A questo proposito cfr. Nation Belgique, nr. 46 (2 giugno 1961) e La derniere heure, Bruxelles, 4 e 5 giugno 1961. 42) Dossier neo-nazisme, op. cit., p. 445. 43) Jean Thiriart, "Inventaire de l'anti-americanisme", in La Nation Européenne, nr. 23, dicembre 1967, p. 12/18. 44) Ibid. 45)Ibid. 46) Ibid; 47) Jean Thiriart, “Tour une alliance tactique de di-mension planetaire" in La Nation Européenne, nr. 16, aprile 1967, p. 14/16. 48) Ibid. 49) Ibid. 50) Jean Thiriart, "L'erreur strategique de Mao" in La Nation Européenne, nr. 10, ottobre 1966. 51 ) "Les deceptions d'un chef communiste", in La Nation Européenne, nr. 13, gennaio 1967, p. 5. 52) Documento che figura nell'archivio personale di Jean Thiriart. 53) Jean Thiriart, "Les Arabes et l'Europe", in La Nation Européenne, nr. 29, novembre 1968, p. 10/13. 54) Jean Thiriart, "USA: le declin d'une hegemonie", in La Nation Européenne, nr. 18, luglio 1967, p. 4/8. 55) Ibid.
56) Ibid. 57) Ibid. 58) Jean Thiriart, 106 questions sur l'Europe... op. cit, domanda 91. 59) Jean Thiriart, "USA: un empire de mercantis" in La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967, p. 4/7. 60) Cfr. La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967, p. 26/30. 61) Ibid., p. 29. 61 bis) Gilles Munier è tornato alla ribalta delle cronache in occasione della crisi antecedente alla guerra del Golfo. Infatti in qualità di presidente dell'associazione Amitiés Franco-irakienne, è stato ricevuto venerdì 21 settembre 1990 a Bagdad, dal Ministro irakeno dell'informazione. L'incontro si è svolto alla presenza di una delegazione di "volontari francesi" il cui numero non è stato precisato e che erano arrivati a Bagdad per essere "ospiti degli Irakeni in installazioni vitali in segno di pro testa contro l'atteggiamento americano nel Golfo e di solidarietà con il popolo irakeno" (NdT). 62) "Memorandum a l'intention du gouvernement de la Republique algerienne", Paris, 12 aprile 1968, documento firmato da Bordes e Thiriart, archivio personale di Jean Thiriart. 63) La Nation Européenne, nr. 29, novembre 1968, pp. 2,14,15,24. 64) Ibid 65) Ibid. 66) Ibid. 67) Jean Thiriart, 106 questions sur l'Europe..., op. cit., domanda 91. 68) Ibid. 69) Cfr. le diverse lettere tra Bordes e Bruschi, archivio personale di Gerard Bordes. 70) Con un'eccezione, quella di Jean-Claude Garot, direttore del giornale di sinistra Pour, ed ex di Jeune Europe. 71) Claudio Mutti, introduzione alla seconda edizione di La desintegration du systeme (G. Freda), Paris, 1980, p. 5. 72) Giorgio Freda, La disintegrazione del sistema, Padova, 1980, p. 84-85. 73) Claudio Mutti, note complementari alla seconda edizione di La desintegration dusysteme, op. cit., p. 5354. 74) Ibid. 75) Da questa accusa Freda è stato prosciolto per mancanza di prove. Alla fine del processo, e dopo essere stato in detenzione preventiva dal 1970, sarà incolpato di "associazione sovversiva" e per questo condannato a circa dieci anni di carcere. 76) José Cuadrado Costa, "L'anarchisrne mystique du la paralysie de l'action revolutionnaire" in Conscience Européenne. L'autore vi fa una profonda analisi critica della corrente animata da Freda e dalle sue tesi "tradizionaliste". 76 bis) Ciò può ritenersi valido fino al 1990. Infatti alla fine del 1990 Franco Giorgio Freda ha dato vita ad un nuovo movimento politico, il Fronte Nazionale, la cui attività predominante sembra essere la battaglia in difesa "dell'identità etnica del popolo italiano", la lotta all'immigrazione e la "questione razziale". Tematiche e posizioni quantomeno sorprendenti da parte di chi più di vent'anni fa è stato l'autore di La disintegrazione del sistema (NdT). I 77) Yannick Sauveur, L'Oiganisation Lutte du Peuple, un mouvement national-bolchevik?, conferenza di scienze politiche (livello 2, sotto la direzione di M. Madelin), Paris, senza data, p. 11. 78) Patrice Chairoff, Dossier neo-nazisme, ed. Ramsay, 1977, p. 124. 79) Yannick Sauveur, L’Organisation Lutte du Peuple..., op. cit., p. 3. 80) Volonte et Action, pubblicazione di Lutte du Peuple, bimestrale in lingua francese, tedesca e italiana. 81) Yannick Sauveur, L'Organisation Lutte du Peuple..., op. cit., p. 3. 82) Ibid., p. 22 83) Fréderic Laurent, L'orchestre noir, Stock, 1978, p. 185. 83 bis) Da noi interrogato Claudio Mutti ci ha precisato quanto segue: "Non è vero che io abbia partecipato, né attivamente né passivamente, alla fondazione di Lotta di Popolo. Semplicemente, presi contatto con questa organizzazione dopo la dissoluzione di Giovane Europa e col-laborai con essa finché anche questa non scomparve. Non è neanche esatto che io abbia "raggiunto la mia famiglia politica originaria" (?). Se
mai, dopo il 1974 (non dopo il 1976) intensificai la mia attività nell'ambito delle Edizioni dì Ar e di Lotta di Popolo" (NdT). 84) Cfr. Lotta Continua, 5 giugno 1975. 85) Giorgio Bocca, Il terrorismo italiano, 1'970-78, Rizzoli Milano 1978, p. 10-11. I 85 bis) Cfr. Orìon nr. 32, maggio 1987 (NdT). 86) Giorgio Bocca, op. cit., p. 19. 87) Ibid., p. 20. 88) Ibid.,p. 39. 89) Cfr. Robert Sole, Le defi terroriste. Ed. du Seuil, Paris, 1979, p. 39,98 e 99 e Orìon nr. 32. 90) Giovane Nazione, nr. 4, settembre 1963. 91) Giovane Nazione, nr. 5, ottobre 1963. 92) Giorgio Bocca, op. cit., p. 10. 93) Cfr. Vilfredo Pareto, Tratte de sociologie generale, librairie Droz, Genève, 1968 e Les systemes socialistes, secondo volume, librairie Droz, Genève, 1965. 94) Serge Tchakhotin, Le viol des foules par la propagande politique, N.R.F., Gallimard, 1952. 95) HJ. Eysenck, The psicology of politics, Routlege e Kegan Paul, London, 1954. 96) Robert Sale, Le defi terroriste, op. cit., p. 176-177. 97) E. Malynski, L'empreinte d'Israel, Paris, 1926, p. 38/41. 98) ihià 99) Le defi terroriste, op. cit., p. 176. 100) Jacques Kaufmann, L'internationale terroriste, Plon, Paris, 1977, p. 39. 101) Marcel Ponthier, "Influences", postfazione a La Grande Natioan, l'Europe unitaire de Brest a Bucarest, op. cit., p. 73., 102) Cfr. Giorgio Bocca, op. cit, p. 71-72. 103) Ibìd., p. 157. 104) Cfr. Jean Thiriart, "Le concept d'Europe unitaire", in La Nation Européenne nr. 15, marzo 1967, p.26/29. 105) Xavier Raufer, "UCC: la triple alliance contre l'OTAN", in Le Point, nr. 646,4 febbraio 1985, p. 30. 106) Jean Thiriart, "Manifeste a la nation européenne", in Nation Belgique, nr. 116, 9 novembre 1962. 107) Jean Thiriart, La grande nation unitaire. l'Europe unitaire, seconda edizione, ed. Machiavel, Charleroi, 1984, tesi 8: "Le protectorat americain s'exerce par les natobles eùropéens", p. 14. 108) Comunicato delle BR, 18 marzo 1978, in Le defi terroriste, op. cit., p. 256. 109) La grande nation, l'Europe unitaire.., op. cit., tesi 62, p. 58. 110) Xavier Raufer, op. cit., p. 30. 110 bis) Ed infatti è arrivata la guerra del Golfo (NdT). 111) Gruppo Baader-Meinhof, El moderno estado capitalista y la estrategia de la luche annoda, seconda edizione, Barcelona, 1981, p. 59. 112) La grande nation, I Europe unitaire..., op. cit., tesi 6, p. 12. 113) Xavier Raufer, op. cit., p. 30. 114) La grande nation, l'Europe unitaire..., op. cit., tesi 7, p. 13. 115) Jean Thiriart, "USA, un empire de marcantis", in La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967, p. 7. 116) Comunicato delle BR, 25 marzo 1978, in Le defì terroriste, op. cit., p. 259. 117) In La Nation Européenne, nr. 16, aprile 1967, p. 29. 118) Comunicato comune della RAF e di Action Directe, 15 gennaio 1985, indirizzato all'Agence FrancePresse, Paris. 119) Jean Thiriart, La grande nation, l'Europe unitai-re.... op. cif., tesi 7, p. 13. 120) Ibid., tesi 62, p. 58. 121) Ibid., tesi 10, p. 16. 122) Ibid. 123) Comunicato delle CCC, gennaio 1985. 124) Ibid. 125) Il Movimento del 2 giugno è il grande rivale della Rote Armee Fraktion in Germania occidentale. Quest'organizzazione dì guerriglia, di tendenza anarchica, ha preso questo nome in memoria degli incidenti
scoppiati in occasione della visita dello Scià di Persia a Berlino Ovest, nel giugno 1967, dove la polizia uccise un manifestante d'estrema sinistra. 126) Volantino del Movimento 2 giugno, intitolato "Shalom et napalm", pubblicato nel libro di Jacques Kaufmann. L'internationale terroriste op. cit., p. 48-49. 127) Ibid, 128) Ibid. I 129) La Nation Européenne, nr. 30, febbraio 1969. 130) La Nation Européenne, nr. 29, novembre 1968. 131) Jean Thiriart, "USA: un empire de mercantis" in La Nation Européenne, nr. 21, ottobre 1967, p. 7.