Labirinti

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Ente Promotore Circolo Artistico “Amici nell’Arte” Castello Costa-Del Carretto tel. 0182.582351 cell. 338.8504478 17033 Garlenda (SV) E-mail: info@amicinellarte.it Sito Web: www.amicinellarte.it Patrocinio Comune di Garlenda Catalogo a cura di Carmen Spigno Pasquale Meli Grafica copertina Pasquale Meli Testi di Walter Accigliaro Silvia Bottaro Ugo Ronfani Carmen Spigno Stampa Tipografia Bolla - Finalborgo Consorzio Artigiano Castel Govone © Copyright 2006 - “Amici nell’Arte”


Provincia di Savona

Comune di Garlenda

Golf Club Garlenda

Circolo Artistico “Amici nell’Arte” no profit

Labirinti 22 luglio - 31 agosto 2006 Castello Costa-Del Carretto - Garlenda


Il perché della mostra

Dopo il “Mito di Orfeo” del 2004, che tanto successo ha riscosso fra pubblico e critica, gli “Amici nell’Arte” attingono nuovamente al ricco mondo del mito, consci che in esso siano racchiuse molte risposte ai problemi esistenziali dell’Uomo, che si ripropongono sempre uguali in ogni luogo e in ogni tempo. Come scrisse Mircea Eliade, nel mito si assiste ad un “eterno ritorno” nel quale il “tempo” è costituito da un susseguirsi di eternità periodicamente recuperabili. Il tema del 2006 sarà “Labirinti”, argomento vasto ed affascinante presente nei miti di ogni tempo, dall’Asia all’Africa, dall’America all’Europa. Il labirinto rappresenta un vero e proprio mistero ed ha assunto valore di simbolo, di archetipo, nella cultura di tutta l’umanità. Infatti quello di Creta è solo il più famoso di tutta una serie di labirinti che, dai tempi più antichi, ha accompagnato l’evoluzione della civiltà umana e a tutt’oggi resta inspiegabile come abbia avuto origine e si sia diffuso in terre remote e lontanissime fra loro. “Labirinto” non è soltanto quello del Minotauro o della Casa degli Specchi dei Luna Park, nè quello verdeggiante dei Giardini all’Italiana, ma quello disumanizzante delle grandi periferie metropolitane, fino a giungere ai meandri dell’inconscio, “labirinto” astratto, mentale, onirico, pregno delle nostre fobie, ansie, incertezze, dei vizi e peccati di ogni tempo. Lo scopo di una ricerca così profonda nel mondo del mito non è trasporre tematiche di tempi remoti nel mondo contemporaneo, il che sarebbe anacronistico e riduttivo, quanto quello di attingere nel passato a fonti eternamente valide, in grado di infonderci sicurezza, speranza e gioia di vivere. Nell’organizzazione logistica dell’iniziativa, sarà riprodotto nel Parco del Castello un labirinto luminoso di grandi dimensioni, nei cui meandri il pubblico sarà invitato ad entrare, in modo da essere coinvolto fisicamente ed emotivamente nell’atmosfera misteriosa dell’evento artistico, nel quale si potranno ammirare le opere inedite di un folto gruppo di pittori, scultori, ceramisti e fotografi, italiani e stranieri. Infine, com’è consuetudine per gli eventi proposti in seno a “Ginevra-Arte&Musica”, anche “Labirinti” avrà un notevole supporto di spettacoli musicali, di teatro e di danza, che si susseguiranno nell’arco del periodo di mostra ed avranno come protagonisti giovani artisti emergenti, poiché è soprattutto per loro, per i giovani, che noi artisti operiamo. L’anno prossimo, a Dio piacendo, la nostra ricerca culturale prenderà in esame un altro archetipo del mito, l’“Enigma”, e anche per questo promettiamo uno spettacolo indimenticabile Mi piace concludere con questa riflessione: “Labirinti” sarà un luogo dove potremo cercare insieme il sottile filo d’Arianna che ci permetta di ritrovare l’uscita… Garlenda, 22 luglio 2006 Carmen Spigno presidente “Amici nell’Arte” Garlenda


Labirinti

Nel labirinto di un’estate ligure Nell’ambito di una tematica pluriennale sul “Mito” (per affondare le radici del pensiero e dell’arte negli archetipi di un’antica memoria comune, a correggere la tendenza della società tecnologica a dimenticare valori, sentimenti e emozioni che sono patrimonio inalienabile e necessario del genere umano), il dinamico Circolo Artistico “Amici nell’Arte” di Garlenda, di cui è animatrice appassionata Carmen Spigno, pone le sue ormai tradizionali manifestazioni dell’estate 2006 all’insegna di un progetto denominato “Labirinti”. Per l’Occidente erede della cultura greca il Labirinto per antonomasia è quello cretese del Minotauro: frontiera estrema del coraggio e dell’avventura umani varcata affidandosi al filo d’Arianna della fedeltà alla ragione, contro i mostri della parte buia del mondo. Il cercare la luce nei percorsi dell’ignoto (per seguire, dirà Dante, “virtude e conoscenza”: Odissea di ogni uomo negli spazi del mondo in cui ci è dato di vivere) è una misteriosa, ineludibile avventura che sempre si è ripetuta nel tempo e nello spazio, dalle civiltà arcaiche a quelle evolute, in Asia

e nell’Africa, nelle Americhe e in Europa. Fino a diventare diversione galante nei giardini all’italiana dell’aristocrazia di Versailles, l’altrove di Alice nel Paese delle Meraviglie e – tanto persistente la suggestione della metafora – dispositivo della psicologia sperimentale: dove i “percorsi

ciechi” sono sfide vitali per cogliere il senso e il mistero della vita. E’ sintomatico il fatto che nella cyber-società in cui viviamo, immersi come siamo in un ordine tecnologico e mediatico, una volta scoperti i limiti delle costruzioni

Ugo Ronfani

ideologiche, degli schemi sociali, delle usuali comunicazioni e il mito del Labirinto torni in metafora per esprimere ancora, nell’eternel retour degli archetipi di cui scriveva Mircea Eliade, la ricerca, l’avventura, la passione dell’ignoto. N o n s i a m o p i ù (fortunatamente) chiusi nelle fortezze di verità definitive, di certezze gestite dal potere. Nella filosofia e nelle scienze, nell’arte e nelle politica il Labirinto è oggi, in questo metaforico ritorno, il percorso incerto sì, ma fecondo, che riduce gli errori e gli orrori di cui è stato disseminato il passato dell’umanità. Chi negli spazi “problematici” del “labirinto” del castello di Garlenda, oasi mediterranea di un turismo estivo intelligente, incontrerà opere di artisti, momenti musicali, frammenti di teatro e di poesia adunati nell’unicum del volonteroso progetto degli “Amici nell’Arte”, potrà dare corso a emozioni rigeneranti, a impulsi libertari, a pensieri dove il passato e il futuro s’incontrano in uno stare insieme nell’impresa non stop della vita.


Labirinti

Labirinti del mito, labirinti dell’anima, labirinti d’arte

Walter Accigliaro

«... Mentre lavoravo, mi sembrava che l’immagine prodotta evocasse questo “riflesso” della “totalità delle cose che includono tutte le forme riunite”, qualcosa che non potevo comprendere e neppure visualizzare senza far ricorso alla geometria, o ad un paesaggio spazio-temporale, un campo di trasformazione in cui le forme assumevano gradualmente un nuovo significato. ...». Patrick Conty (L’esprit du labyrinthe, 1996) L’intricato cammino entro cui ciascuno di noi si muove nel corso della propria esistenza, di per sé può evocare la complicata forma labirintica. È una delle considerazioni elementari da cui probabilmente deriva la quasi universale “fortuna emblematica” che tale figura geometrica ha riscosso nel corso dei secoli, dall’antichità remota al Medioevo, dalle citazioni in epoca rinascimentale ai settecenteschi trattati umanistici. Sempre ricorre il riferimento, mitico o rituale, a questa configurazione. Anche la sua rappresentazione sui pavimenti di molte chiese antiche (ad esempio, in S. Vitale a Ravenna nel VI secolo, nelle cattedrali medievali di Chartres, Amiens, Reims, nella chiesa di S. Michele Maggiore a Pavia ecc.) intende simboleggiare la vita umana con tutte le sue prove, con le difficoltà e le possibili deviazioni. Cosicché, per la religione cristiana, il suo centro di solito significa l’attesa della salvazione nella forma della

Gerusalemme celeste oppure la meta dell’evocato pellegrinaggio in Terra Santa. Altre forme di religiosità ci mostrano i labirinti degli indiani hopi od i buddisti mandala tibetani. Nondimeno l’architettura civile, la decorazione murale ed i giardini più ricercati dal Rinascimento all’Ottocento (secondo i disegni del Filarete nel XV secolo, fino alle opere grafiche di Escher) hanno talvolta ripreso la forma geometrica del labirinto (quadrata o circolare), come ci indicano i testi di Francesca Romana Lepore (Dentro e fuori il labirinto, 2002) e di altri studiosi. Dalla mitica dimora del re Minosse a Creta (costruita da Dedalo per rinchiudervi il Minotauro) e da quella con 3000 stanze presso le piramidi egiziane citata da Erodoto, sino al Giardino Zen, nel tempo la realizzazione di intricate strutture regolari ha contraddistinto particolari e significative conformazioni colte delle abitazioni oppure delle sedi cultuali. In fondo,

pure la “costruzione” del nostro corpo è in parte labirintica: con le circonvoluzioni del cervello, con il groviglio delle vene, con la rete del sistema nervoso. Da lì è pressoché immediato riferirsi ai meandri della nostra mente, facile a smarrirsi nei sogni e nei pensieri. Così, pure da queste osservazioni possiamo rivolgerci al labirintico intreccio fra abitare e vivere, tra strutture e rapporti umani. Insomma, molte civiltà, in ogni tempo, hanno rappresentato od adottato labirinti per finalità emblematiche; come ognuno può riscontrare in se stesso analogie anatomiche o cerebrali con quelle forme. Tuttavia qui ci interessa un’altra traccia di lettura. L’antica scienza degli intrecci dedalici può volgerci ad osservare quanto dal mito e dalla ritualità possiamo trarre per una sensibile analisi interiore. Così come l’artista ricerca con difficoltà la “via”, il percorso ottimale per la propria creatività, gli antichi misteri ci mostrano strade tortuose della «poetica dell’universo».


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Molti sentono il bisogno di conoscere meglio se stessi, di capire quali siano i meccanismi che inducono le reazioni individuali, di intravedere un senso più profondo per l’esistenza umana. Però non è facile, anzi, è più agevole fermarsi alla superficialità oppure accontentarsi di risposte preconcette o rinunciare del tutto. Emblematicamente, l’antica scienza degli intrecci e dei nodi manifesta una «scienza dello spirito». In tal senso, cercare la chiave che apre e disvela l’enigma del labirinto «significa penetrare in un sapere iniziatico che conduce al centro di se stessi, punto stabile per orientarsi nel mondo», come afferma Patrick Conty (Labirinti, 1997). Occorre andare oltre, transitare nel mistero, svelare intimi percorsi. Dapprima ognuno potrà scorgere il segnale forte che rivela il labirinto, che ne manifesta l’emblematica essenza. Anche l’elemento naturale più massiccio, forte, elevato può svelarci la propria entità. «... Nella montagna nasce il dio, al centro del labirinto splendono i suoi due volti come fuoco raggiante ...», così evoca Michelangelo Castello (L’estetica degli anelli, 1991). Anche la caverna primordiale è assimilabile a questa misteriosa conformazione. Avvicinarsi, scegliere di inoltrarsi oppure no?

Sovente prevale la rinuncia. Allorché l’incomprensione è pari alle banalità quotidiane, vale volgersi altrove. Fermarsi o procedere risolutamente, tentare di superare le incertezze, rischiare di perdere l’orientamento eppure proseguire sino alla meta. Arduo è trovare il bandolo della matassa. Come scrive Mircea Eliade, «... Un labirinto è la difesa a volte magica di un centro, di una ricchezza, di un significato. Penetrare in esso può essere un rituale iniziatico, come si vede grazie al mito di Teseo. Questo simbolismo costituisce il modello di qualsiasi esistenza la quale, attraverso una quantità di prove, avanza verso il proprio centro, verso se stessa ...» (L’épreuve du labyrinthe, 1978). Queste ed altre sono le eventualità che prospetta la trama dedalica. Come un complicato cammino iniziatico, andare al centro oppure raggiungere l’uscita verso la luce nuova significa volgersi verso di sé, migliorarsi, ottenere infine la propria completezza. Quindi, bisogna superare i limiti e le banalità della condizione superficiale. Andare oltre il labirinto contingente può equivalere ad operare, con saggezza riflessiva, una conversione dello sguardo per volgerlo all’interiorità: dal visibile all’invisibile. Anche l’artista percorre il dedalo delle problematiche,

tecniche e culturali, connesse alla ricerca espressiva. Soltanto il suo estro, le sue convinzioni concettuali, le sue capacità possono condurlo alla meta agognata, attraversando ostacoli, deviazioni, scoramenti. Chi giunge all’arte vera ha compiuto un lungo “iter periglioso”, ha riconosciuto la “giusta via”, perciò ha seguito risolutamente il filo di Arianna che porta all’anelato fine. Il tramite a tutto ciò, la struttura che accoglie ma che confonde, è il labirinto esistenziale in cui egli può perdersi oppure andare oltre per giungere all’ideale “mondo delle idee”. Da lì scaturisce la linfa essenziale che nutre la creatività, che agevola quel particolare co lle game nto pe r l’az ione esecutiva. Da lì anche le oscure pareti del labirinto potranno dotarsi di vivide immagini per ogni tempo. Alba, marzo 2006


Labirinti

Enigmi intriganti nei Labirinti esposti nel Castello a Garlenda La mostra collettiva incentrata sul tema di quest’anno – Labirinti – offre l’occasione di entrare nuovamente nell’antico Castello Costa Del Carretto, vero baluardo delle radici storiche del territorio di Garlenda, infatti, l’Associazione “Amici nell’Arte” di Garlenda non è nuova a realizzare annualmente un incontro culturale legato al mito visto attraverso la sensibilità artistica contemporanea. Creatività ed idee la fanno da padrone grazie all’estro di personalità talmente differenti tra loro da originare da sé il mistero del “labirinto”: un tema che è passato dal mito, alla letteratura (fino a Borges ed al suo labirinto verde già realizzato a San Rafael in Argentina), all’architettura. La mostra intende sondare tale narrazione nella contemporaneità per vedere se l’arte, nelle sue più varie forme e nei suoi diversi linguaggi, riesca a trovare, oppure no, la via per uscire dal labirinto, non quello costruito da Dedalo su incarico di Minosse per rinchiudervi il Minotauro, ma quello del nostro tempo, della routine quotidiana, della burocratizzazione della vita, degli enigmi e della solitudine, dell’isolamento di oggi. Il mistero, l’arcano dell’uomo moderno sono, in un certo senso, i temi ed i contenuti di questa rassegna artistica e culturale. Il buon numero di partecipanti dimostra l’interesse per il dedalo

di problemi contemporanei e la voglia di ricercarne le fonti per guardare ad un futuro preferibile. Forme, colori, tecniche, tagli interpretativi, dimensione delle opere, materiali usati sono i “percorsi” che i vari pittori e gli scultori presenti hanno indicato, vissuto, sperimentato con il proprio stile personale per entrare ed uscire dal “palazzo della doppia scure”, ovvero il labirinto (dal greco labrys = bipenne), ossia ognuno di loro ha dato la propria interpretazione di tale argomento così intricato, misterioso, complicato. E’ nato un “labirinto” espressivo, plasmato di lessici alquanto diversi tra loro (dalla fotografia alla piccola scultura su ardesia) dove il simbolo, il graffito del labirinto diviene il motivo di ricerca per trovare, in qualche modo, sé in rapporto con le cose e gli altri, lo spazio, il tempo, l’animo, il paesaggio. E’ difficile, in poco spazio a disposizione, o meglio è stata, anche, una scelta oculata quella di lasciar “parlare” le opere selezionate e, quindi, ridurre al minimo le “definizioni”, i lemmi del mio commento: chi avrà la pazienza di considerare tale mostra troverà spunti di valutazione degni di attenzione grazie alla presenza di “voci” più o meno giovani e già confermate nel panorama della arte contemporanea italiana e straniera. Certamente eclatanti sono le presenze di levatura “speciale” quali quelle di Picasso, Tilson, Corpora,

Silvia Bottaro

Coser, Carlè, Lorenzini e va dato atto a chi ha organizzato questa edizione della mostra collettiva “Labirinti” di aver fatto un grande sforzo per offrirci tali opportunità. Mi resta, però, alquanto difficile, in un contesto, talmente, disomogeneo, poter parlare in modo compiuto del percorso artistico di simili Personalità che hanno definito e contraddistinto la strada dell’arte dei nostri tempi, anche in campo internazionale. Al fine di non perdermi nell’intrico del tema in discorso, mi limiterò a tracciare, seguendo semplicemente l’ordine alfabetico, una brevissima annotazione relativa ad ogni opera, sperando, in tal modo, di offrire lo spunto per un “pellegrinaggio” (nelle cattedrali medievali, i labirinti erano intesi, in quanto chemins à Jèrusalem come sostitutivi del pellegrinaggio in Terra Santa) a Garlenda per visitare questa singolare e peculiare vetrina della creatività contemporanea: un canto moderno a più registri. Le opere e gli artisti protagonisti della mostra Walter Accigliaro con una tavolozza alquanto silente, laconica, tacitiana ma serrata (i suoi bianchi e grigi con accenti azzurri) crea un’ambientazione incantata dove le tracce della leggenda dell’eroe che percorre i segni grafici di una danza, quasi,


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cultuale ci fanno scoprire il senso psicologico della “ricerca del centro”. Carlotta Alessandri propone un articolato lavoro in più parti legate tra loro dall’angoscia dell’uomo moderno, afflitto e vittima, in un certo senso, dal l ab ir i n to b ur oc r a t ico d e ll a quotidianità: dai biglietti del treno, al bancomat. Carte, numeri, code da farsi che oggi sono i percorsi obbligati della potestà tecnologica labirintica, ovvero l’intrico della burocratizzazione del rapporto tra il cittadino ed il “potere”. Didi Armellin propone un fondale blu, con molti cambi tonali, dove delle maglie, più o meno larghe, lasciano trasparire guizzi vivaci, sfuggenti eppure evocativi di magmatico colore rosso: l’uomo che intraprende un percorso iniziatico, forse, alla ricerca della libertà dalle coartazioni e dalle sopraffazioni. Romy Barrile ci presenta una raffigurazione emblematica dei pensieri dell’uomo contemporaneo che si avviluppano nella sua testa in un dedalo di domande che cercano risposte e confutazioni. E’ di notevole interesse la sua inclinazione alla ricerca di interiorizzazione dei miti archetipi, descritti dalla narrazione tradizionale rivestita, però, di immagine rilevabile e tangibile.

Ennio Bestoso con il suo “toro”, simbolo di una forza penetrante, originaria, che incarna la “vis” capitale con la potenza virile, ci rimanda ai culti dell’antica Creta ove, pare, sia ambientato in quanto attraversa con vigore e con il suo lavoro il perimetro del labirinto: è un simbolo di solidità e di vitalità. Luisa Bonello compone dei mondi intricati, spaccati tra loro, una sorta di scudi dove la spirale individua un sistema dinamico che, a seconda di come lo si consideri, si avvolge, oppure si “s-volge”. L’ambientazione può essere quella del cosmo dove tali manifestazioni possono ricordare le nebulose, ovvero si notano “cerchi ad onde”: grafia che già nella preistoria apparve nei sepolcri. Opere, quindi, originali e ricche di richiami dove è silente l’idea della “morte” e della “rinascita” e, pure, un ricordo ludico e non propriamente simbolico riferito, anche all’idea del “difficile percorso per entrare e poi uscire” dal labirinto della vita. Francesca Bonfanti nel suo “universo” fatto di visioni, di colore, di zone, in questo caso, ancora probabilmente da indagare e da completare, ci mostra la tensione ad “uscire” dalla confusione moderna per trovare un colloquio più vero ed intimo anche con la natura circostante, al fine di non offenderla e di comprenderla nelle sue

“segretezze”, ambiguità.

ovvero

nelle

Leonilde Carabba gioca con la luce di Wood per penetrare, ancora di più, l’enigma del labirinto, proposto in quattro versioni di colore (rosso, giallo, verde, blu) e nella grafica più nota, pure guardando al labirinto della tomba del re etrusco Porsenna presso Chiusi: quella particolare luce mette in evidenza una luminosità insita che è la voglia di trovare la strada verso l’obiettivo. Rita Carelli Feri si interessa non solo al labirinto mitologico, ma parte dall’osservare la potenza del messaggio del legno di rovere fossile col quale descrive il volto umano che si dischiude alla luce della verità, lasciando da parte un dedalo di fili che erano l’origine di un primitivo bozzolo oppressivo, vessatorio, angosciante.. Carlos Carlè fa parlare, predicare, annunciare e discettare il suo grés (materiale scabro, concettoso, tecnologico e nello stesso tempo reso espressivo). La stele ancestrale che si verticalizza e si fessura con una sorta di ferita labirintica attraverso la quale il sangue della civiltà si cauterizza con la potenza del sole, con il calore della parola, con la poesia della naturalità dei luoghi, con la scrupolosità dei gesti, con la religiosità dei canti e delle


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leggende, con la conoscenza delle saghe alla incessante ricerca di un significato “altro”: questo in sintesi è fare arte per lo scultore argentino, savonese/albisolese d’adozione dal 1973. Bruno Cassaglia vista la peculiarità del suo segno grafico particolarmente sensibile, fenomenico, significativo ed efficace compone con i colori rosso e giallo “testi” visivi, corrosivi nella loro semplicità, ricchi di humus anche poetico (così la sua produzione di mail art) incentrando l’attenzione sulla comunicazione. Pietrina Cau è colpita dal “racconto” tramandato da Creta ad oggi di un mostro mezzo uomo e mezzo toro, nato dal connubio di Pasifae col toro mandato da Poseidone a Minosse: l’opera possente, poderosa, potente ed energica nel modellato e nella foggiatura mette in luce la forza, la brutalità, l’efficacia del mito che trascende il tempo. Sandra Cavalleri ha ideato il suo “uomo” che vive nel labirinto delle sue vene, nel dedalo dei neuroni e delle sinapsi, nei solchi e nelle cicatrici intrigati e compromessi del quotidiano e della verità, nei nessi aggrovigliati della storia: la ceramica, ancora una volta, aiuta l’homo faber a raccontarsi.

Milly Coda quale fine letterata, oltre che artista, rivisita il racconto di avventura di “Pinocchio” alla ricerca del senso della vita: i suoi paesaggi di mare, intensi di azzurrità, di trasparenza, di perspicuità, di candore ed, in un certo senso, di moralità, ci narrano storie simboliste, spesso oniriche, certamente emblematiche nelle quali l’uomo moderno cerca le risposte ai suoi, a volte, confusi e disorganici interrogativi e dubbi. Anna Corti inserisce un lieve volto di donna nel groviglio del senso della vita, scandito dalla luce e dal buio, dal sole e dalla luna: la metafora è quella di cercare di non restare prigioniera nel viluppo, nel labirinto delle non verità, delle imposture, dei conformismi cercando sempre la luminosità, ovvero la vita, il dinamismo, il temperamento. Ruth De Boer allude, probabilmente, ad Arianna che con il proprio filo dato a Teseo riesce a salvarlo dal Minotauro ed a farlo uscire dal labirinto: la scultrice con vigore ed eleganza mette al centro del dedalo architettonico la donna che deve cercare di non essere imprigionata lei stessa dalle vicende che le accadono, ma essere faro, luce, strada maestra. Enzo Dente il dramma di Arianna, la donna che con il suo acume ha salvato l’amato dal

labirinto nel quale il Minotauro intendeva farlo perire, è il “racconto, la traccia, il canovaccio che si svolge sul corpo senza tempo di questa figura che si libera dai legami, dalle limitazioni e dalle suggestioni del mondo odierno, ovvero da una sorta di camicia di forza avvilente, opprimente. Paolo Dolzan è colpito, come altri, dalla figurazione del “toro”, ovvero la forza penetrante della fertilità, della morte e della resurrezione spesso collegate tra loro nella iconografia della bestia – mostro. Una immagine di potenza, quasi sacrale che l’uomo sfida ancora nella corrida: non ludi sportivi ma un vero e proprio rituale contro l’animale temuto quale rappresentante dell’incoercibilità delle forze naturali. Co Dorgelo con la sua “grafica” elegante e ricca di rimandi culturali, narra il misterioso intreccio delle forme della natura (le penne, forse quelle fabbricate da Dedalo per sé e Icaro al fine di sfuggire dal labirinto), della voglia di libertà dell’uomo con la traccia del cavallo bianco, personificazione simbolica della forza e vitalità a livello più alto del toro. Flavio Furlani inventa con la terracotta un “pezzo” di labirinto


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(forme architettoniche pure) che si duplicano, si ampliano, si dilatano nello specchio creando un vero gioco di rimandi, ovvero la corrispondenza magica tra la cosa vera (l’intrico della vita) e la sua copia; tale riflessione induce alla prudenza, alla verità.

rosso, pulsante di richiami sì mitologici ma, pure, il rimando corre agli intrecci, ai nodi culturali e di sopraffazione che anche l’uomo moderno ha creato (pensiamo ai luoghi di costrizione) cercandone di venirne fuori con la speranza di un volto umano.

rinascimentale “trittico” traccia un percorso concettuale dove la numerologia sostituisce, in un certo senso, la parola e diviene la chiave d’accesso privilegiata e favorita per comprendere e travalicare le leggi armoniche dell’universo.

Lorenzo Giusto Acquaviva pensa, immagina, sogna e…poi crea con la tonalità vibrante, appassionante del rosso, rosso selenio con grani d’oro: il suo “labirinto” è geometricamente contenuto nel forno, in abbandono, di un originario figulo. Le forme quadrate lasciano scoprire, in prospettiva, la rosa che ci riporta al buon gusto, all’armonia della natura che si ravviva e si rincuora di fiducia con la luce riverberata dal plexyglass

Bruno Liberti ci regala una nuova prova, se ce ne fosse ancora bisogno, della sua pittura di estrazione neo figurativa che come una musica poetica ed intima si accorda con il registro e l’ampiezza espressionista, a volte, simbolista della sua grandissima capacità di narratore visivo. Garbo, eleganza e musicalità, padronanza non comune della tecnica espressiva, una tavolozza alquanto sensibile mettono in risalto la sua vasta cultura e la sua particolare partecipazione esistenziale al tema di questa rassegna espositiva.

Rosa Mammola usa il vetro quale materia di per sé già magica per giungere alla trasparenza, al lemma, alla voce della testimonianza di Ulisse che sono, ormai, la trama sottile ma ineliminabile della storia della civiltà: è un invito a non essere come Narciso, non ci dobbiamo smarrire ma dobbiamo essere maturi.

Franco Grassi inventa una maschera contemporanea, tratta dal mito, che cerca di districarsi dal groviglio e dall’accozzaglia delle idee, degli accadimenti che gli frullano intorno alla testa. Il tratto originale, i colori delicati creano un’aura di tensione psicologica dove la testa diviene, quasi, una “medusa” i cui capelli sono i “serpentelli” del labirinto della quotidianità, così feconda di problematiche. Caroline Keyn costruisce il “suo” labirinto magmatico e materico con il classico graffito

Sandro Lorenzini si esprime esclusivamente e per scelta con la ceramica che diviene il medium della sua interpretazione dei contenuti intimi, interiori e sinceri della cultura, anche popolare, con una singolare vocazione, passione alla narrativa, con impressioni drammatiche e di rigore monumentale nella composizione plastica, pur mettendo in rilievo una non comune, originale ed autentica attitudine e sagacia creativa. Stefano

Lubatti nell’uso del

Ferdinando Marchese intreccia, lega, ordisce alcune figure semplici geometriche con le semisfere nel tentativo di costruite, oppure di demolire, l ’ a r c h i te t t u r a d e l l a b i r i n t o “irrisolvibile”, dimostrando una notevole perizia nella composizione e nella tecnica con velature e colori tersi, ma coinvolgenti, calati in un’atmosfera trascinante. Mauro Marchiano torna alla forza del mito classico con il toro significante la vita, ma anche il lavoro della terra. Un animale che ha nel mantello la grafia, il carattere, l’impronta del labirinto per comunicare e divulgare, in


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certo senso, la fatica, la solidità e la capacità dell’uomo di addomesticare la bestia per metterla al suo servizio. Sabrina Marchiano pone centralmente l’espressione figurata, il simbolo, il traslato dell’universo (la sfera) e dell’uomo che cresce nel luogo deputato a ciò, ovvero il “giardino” (il paese florido), con la sua costruzione architettonica che cerca un’armonia interna alla coltivazione dei fenomeni interiori della vita. Nene Martelli ci stupisce sempre attraverso la precisione e l’essenzialità, quasi orientale, con la quale descrive, indaga il quotidiano nella lettura, pressoché metrica, esistenziale del fluire temporale. Cercando con l’ausilio di “segni significanti” peculiari, il nucleo di una poetica contemporanea, così prossima all’esistenzialismo. Verde, nero, rosso giocano con il rombo della quotidianità, inserito dentro la “geometria”, anche limitativa dello spazio quotidiano. Mi pare di poter dire che la Martelli prima di fare immagina …sogna, per poi raccontare. Antonella Martinetto nell’essenzialità della verità del materiale usato (l’ardesia), così legato all’architettura ligure, cerca la forza della grafica illustrativa del

labirinto per parlarci di come tale “dettaglio” l’abbia sedotta, tanto da mitigare il rigore della tecnica con la seduzione della materia attraverso la ricerca di forme le più semplici possibili e, quindi, più comunicanti gli interni contenuti semantici. Caterina Massa prende spunto dalla cultura cretese per un vaso “da scavo” ricco di suggestioni ancestrali e così la creazione di tante placche cadenzate dal ballo rituale del nero e del rosso, in una sorta di pentagramma su cui comporre armonie: una scelta netta, ardita, osata, ludica, piena di personalità, di voglia di scardinare i limiti, sia quelli oggettivi sia quelli soggettivi. Veronique Massenet dimostra, ancora una volta, di essere una scultrice dotata di una “interna” armonia: così come il labirinto si sviluppa in geometrie intriganti ed incuneate tra loro, la sua opera lignea è assolutamente facente partecipe, straordinariamente accattivante, attraente nella trama di linee, di luci e di ombre che non sottendono alcun imbroglio od impedimento. Lorenzo Massobrio e Luigi Pittaluga hanno realizzato un lavoro a quattro mani, ovvero una installazione dove la difficoltà di trovare sé è il nesso del gioco dei differimenti e dei richiami, in una sorta di film in bianco e nero visto,

anche, al negativo che porta indietro la mente al gioco tragico del labirinto: l’uomo di oggi deve trovare il filo di Arianna per uscire dal groviglio dei propri dubbi, grazie, anche, alla luce che può far vedere la traccia, l’orma da seguire. Giovanni Mazza segue il filone di chi ha riflettuto ed indagato l’uomo odierno soffocato, in un certo senso, dal rumore, dal clamore, dalla vorticosa ritmica della vita quotidiana, da un senso di solitudine interiore dovuto ad una sorta di incomunicabilità con la massa: questo è il labirinto da cui si deve uscire ed evadere a tutti i costi. La Galleria Galliata - Gian Pietro Menzan i p resenta un’opera di Joe Tilson, che trova nel tema di questa collettiva (“Labirinti”) una giusta collocazione, infatti, la sua ricerca, da sempre, è inserita in una dimensione mitico - magica, attraverso il riferimento diretto agli elementi primordiali (acqua, terra, fuoco, aria e il suo lavoro rientra in tale gioco alchemico) ed ai segni ed ai simboli di culture arcaiche, quali il labirinto, la ziqqurat. La sua presenza è, quindi, un vero arricchimento linguistico e creativo per l’osservatore, essendo Tilson una delle voci internazionali più eclatanti del panorama dell’arte non solo inglese.


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La Galleria d’arte Vincenzo Merchionne ha presentato un opera di Antonio Corpora, un arricchimento di grande levatura, per la verità non è il solo, di questa esposizione. Il suo astrattismo, non soltanto geometrico, basato sempre su un vivace, esuberante, comunicativo e vitale cromatismo è ancora protagonista di questo intenso acquerello dove il “suo mare”, una sorta di canne d’organo rosse e magmatiche che violentemente s’infrangono nel tormentoso blu cupo dei fondali, ci parla della ricerca impegnativa che Corpora dagli anni Trenta del Novecento non ha mai abbandonato, scrivendo “pagine” visive davvero penetranti, lancinanti ed originali. Gabriella Piazzolla modulando da una certa ricerca di antica matrice futurista, considera le parole, le frasi, i titoli che compongono le pagine dei quotidiani (dalla cronaca nera a quella sportiva) il dedalo, l’intrico di voci, di pensieri, di immagini, di gesti in cui, oggi, dover trovare il bandolo del proprio libero pensiero. Gianni Piccazzo cerca il senso del labirinto partendo dall’iconografia dell’utero, che rimanda a tale ideazione architettonica, volendolo scoprire con la ceramica e le sue silenti cristalline di terse profondità di

sentimento, inserite nell’inusuale idea grafica del buco della serratura: un ceramista alquanto creativo ed, in questo caso, allusivo forse verso l’universo femminile troppo complicato oppure ostacolato da certa cultura? Una domanda alla quale ogni osservatore potrà dare la propria risposta. Gianni Ravera ha simulato una sorta di “vetrata” composta da un caleidoscopio di tasselli cromatici e magmatici di colore acceso, acido a volte, forse intesi quale un improbabile martinetto per sollevare la figura (nera) imprigionata in quello sfavillio abbacinante di cromie: la figura sembra chiusa in una sorta di bozzolo circondato da migliaia di tessere di “seta”, in a t tes a d i d i v en ir e f a r fa lla , smagliante e libera. La Galleria Ristori presenta un’opera di Coser alquanto problematica nella scelta della cera e del bitume su legno per “narrare” il mito che diviene il tema concettuale sviluppato: sparisce l’oggetto, l’uomo e si accentua il valore primario dell’idea che diventa il motore della conoscenza, a scapito dell’immagine. Si può dire che siamo di fronte ad una ricerca della dimensione mentale. La stessa Galleria ci offre una non troppo facile opportunità di visionare un’opera di Pablo

Picasso: una piastrella dipinta del 1956 (“Tete d’homme barbue”). Tale opera ci conferma l’attività di ceramista del pittore spagnolo iniziata a Vallauris (intrecciata, in un certo senso, con quella di Albisola e di Tullio d’Albisola), operosità copiosa come quella di grafico. Gli echi del cubismo (una quasi completa riduzione del colore alla gamma dei grigi, la scomposizione dell’oggetto in ogni dove, cercando di collegarlo all’ambiente circostante, la collaborazione con Braque) portano alla ricerca del dinamismo, anche, interno. Questa figura è autonoma nell’alveo della sua personalissima rielaborazione dei dati della cultura antica (molta importanza ebbero i suoi studi sulla cultura africana): il tema raffigurato appare nella sua realtà fisica, ma lasciato da parte ogni tentativo imitativo, viene ricostruito liberamente nello spazio del quadro, della piastrella, fattisi spazi reali sui quali si può agire senza limiti, vincoli e condizionamenti giungendo, anche, al cubismo orfico, ovvero a sfumature poetiche. Carlo Rovelli ci permette di avvicinarci alla forte espressione, alla locuzione che la fotografia è capace di offrire, intervenendo su di essa. Creando, in tal modo, non una semplice riproduzione di un evento ma inserendo un gesto


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originale ed autentico, un segno inequivocabile del proprio estro e della propria percettività. Arturo Santillo usa il “suo” linguaggio apparentemente non facile, lacerato dalla problematica contemporanea con una riflessione del tutto personale, articolata e scissa in una figurazione metaforica ed esistenziale, modulata da una tavolozza altamente silente, misteriosa, arcana. In questo modo nasce il suo “uomo/ demone” che dentro di sé macera il labirinto della incomunicabilità, dell’isolamento con una sospensione ed un’ansietà metafisica. Carmen Spigno considera il labirinto una sorta di vero “luogo dell’anima”: un rifugio per l’uomo odierno e trae linfa ispiratrice, oltre che dalla letteratura contemporanea, dalla natura, considerata poetica nella sua diversità espressiva. Nel suo polittico appare una “ricerca di segni” nella materia prima, la terra, che riconducono a intimi labirinti, positivi o magici, sempre eleganti, attraenti, evocativi. Nella sua lettura, evocativi di una civiltà antica, la cretese, che rinchiuse il mostro Minotauro nel gigantesco labirinto solo perché “diverso”. Bruno Tosi, da par suo, ci induce a guardare una creazione

piena di personalità: i segni ricorrenti sulla ruvidezza porosa della materia lasciano trasparire un insieme, forse una scala di valori, da cui la seduzione del vero, dell’intimo travalica la paura della confusione delle idee per uscir fuori con la propria sincerità ed autenticità. Giovanna Usai ci mostra, quale artista tessile, la malia dell’arte del “tessere”: la scrittura ferma sulla carta le idee, il telaio oppure il ricamo su un canovaccio, permette di eseguirle come l’artista le ha pensate intarsiate con la gamma cromatica accesa e con i segni di un “viaggio dentro” l’intreccio delle credenze, delle riflessioni. Laura Vegas, una straordinaria artista argentina, una donna creativa che ha fatto del tessere, dell’uso dei materiali poveri e peculiari della donna (i fili di lana) il suo personale alfabeto. Il telaio diviene il suo pentagramma su cui comporre armonie, eufonie, simmetrie in una ludica ricerca di archetipi, piene di personalità, di estro, di comunicazione, di partecipazione, di relazione con la storia del vissuto. Mauro Venturino incentra la sua attenzione sull’uomo, ormai, spersonalizzato, quasi robotizzato completamente e, avvolto nella sua tuta asettica, solo tra molti: questo è il “labirinto” di incomprensibilità che

colpisce, che induce ad una attenta considerazione ed introspezione sul valore della quotidianità in rapporto con la scienza, le sue conquiste e la loro applicazione. Danilo Viviani è colpito dall’architettura dell’ambiente, in questo caso dalle foglie che composte tra loro instaurano un rapporto labirintico con il tutto: la natura non parla attraverso false note, ignora la mancanza di gusto e lo si evince dalla fine ed elegante trama che i reticoli delle fronde stabiliscono da soli, creando una sorta di mappa dell’ innocenza, della freschezza del creato. Jochen Wolfart con la sua sensibilità, tangibilità e la sua raffinata tecnica fotografa il paesaggio, la città per cogliere degli spunti dove, per esempio, i filari degli alberi diventano un inno alla libertà, un cuneo di luce che trafigge l’ombra bruna, fosca, adombrata di un pensiero costretto nel labirinto di una territorio urbano, percepito e rilevato quale nemico e minaccia per la salute psicofisica dell’uomo di oggi.


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OPERE DI MAESTRI

Pablo PICASSO Antonio CORPORA Joe TILSON


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pabloPICASSO Tete d'homme barbue 1956 piastrella dipinta cm. 20 x 20 Galleria Ristori - Albenga Pablo Picasso nasce a Malaga nel 1881. Nel 1895 si trasferisce a Barcellona, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti.Nel 1900 realizza il primo viaggio a Parigi. Qui conosce Max Jacob. Sono momenti difficili, che nel suo lavoro trovano riscontro nel cosiddetto "periodo blu" (1901-1904), simbolista e disperato. Si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1904. Nel 1905 incontra Fernand Olivier, che diviene sua compagna. Le nuove frequentazioni e il grande interesse nei confronti del circo scaturiscono nel cosiddetto "periodo rosa" (1905-1906), malinconico, ma dalle tinte più chiare e pastello. Il 1907 è un anno di svolta. Profondamente colpito dall'opera tarda di Cézanne e dalla scultura africana, realizza Les demoiselles d'Avignon, che in qualche modo segnano la nascita del Cubismo. Conosce Georges Braque, con il quale instaura un lungo periodo di sodalizio artistico. Nel 1909 soggiorna a Horta de Ebro, dove porta avanti la ricerca che nel 1910 sfocerà nel cosiddetto "cubismo analitico" (1910-1912). A contatto di gomito con Braque, elabora una nuova concezione della composizione, definita "cubismo sintetico" (1912-1914). Sulla tela fanno la loro apparizione inserti di materiali diversi dal colore ad olio, fino alla punta estrema dei "papiers collés". Nel 1917 incontra Jean Cocteau, e con lui incontra il coreografo russo Djaghilev. L'anno dopo sposa Olga Koklova, una delle ballerine, da cui avrà un figlio, Paulo. Dall'impressione del viaggio scaturisce il "periodo classicista". Nel 1923 si avvicina al surrealismo e prende parte alla prima mostra surrealista presso la Galerie Pierre. Nel 1927 incontra Marie-Thérèse Walter, che diviene sua compagna. Dalla metà degli anni '20 manifesta un interesse crescente per la scultura e la grafica. Nel 1931 illustra le Metamorfosi di Ovidio, e nel 1935 il ciclo sulla Minotauromachie. Sempre nel '35 nasce la figlia Maïa. Su commissione del Governo spagnolo Picasso realizza Guernica (1937), grande dipinto dedicato alla cittadina basca, distrutta dai bombardamenti tedeschi. Nel 1943 incontra Françoise Gilot, da cui ha 2 figli. A partire dal 1947, a Vallauris, realizza le prime ceramiche. Sempre a Vallauris, nel 1952, realizza i grandi affreschi sulla Guerre e la Paix. Nel 1954 incontra Jacqueline Roque, che sposerà nel 1961. Negli anni '50 rielabora opere di grandi artisti del passato. Nel 1955 realizza la serie delle 15 varianti sul tema Femmes d'Alger di Delacroix. Nel 1957 le 58 varianti da Meniñas di Velasquez. Nel 1959 è la volta di Le déjeuner sur l'herbe di Manet. Nel 1963 comincia a dedicarsi al tema del "pittore e la modella". Tra le ultime opere va ricordato il ciclo di 347 acqueforti, realizzate nel 1968. Picasso muore a Mougins nel 1973.


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antonioCORPORA Il mare di una volta acquarello cm. 36 x 51 Galleria Merchionne - Loano

Nato a Tunisi nel 1909. Arriva a Firenze nel 1929 e nel 1930 tiene una mostra a Palazzo Bardi. Si trasferisce a Parigi dove risiede fino al 1939. La sua educazione pittorica si forma nel clima della tradizione moderna da Monet a Cezanne, Picasso, Matisse. Tornato in Italia, collabora alla Fiera Letteraria e nel 1934 entra in contatto con gli artisti della Galleria Il Milione. Scrive saggi sull'arte astratta e la propone con le sue opere in mostre all'estero. Si lega di amicizia con Lucio Fontana, Soldati, Licini, Reggiani. Nel 1939 tiene una sua personale alla Galleria II Milione. Nel 1945 è profugo a Roma e Guttuso (conosciuto nel 1939) gli offre il suo studio. Alla Biennale di Venezia del 1952 a Corpora viene assegnato il Premio della Giovane Pittura Italiana. Sempre contrario a qualunque regola, fu uno dei primi a staccarsi da un'idea programmatica di pittura astratta, o astratta-concreta. Nel 1951 una giuria di critici e artisti francesi gli assegna insieme a Music il “Prix de Paris”. Nel 1955 gli viene assegnato il primo premio della Quadriennale di Roma. Alla Biennale di Venezia del 1956 gli viene attribuito il I° Premio per la litografia. È invitato alla Biennale anche nel 1958-1960-1966. Due grandi opere di Corpora sono al Museum of Modern Art di New York. Nel 1959 è presente nella II° Documenta a Kassel. Le Musée National d'Art Moderne acquista una sua opera e nel 1970-71 espone al Grand-Palais di Parigi, in una collettiva dove figurano tutti i nomi prestigiosi dell'arte moderna: Picasso, Bracque, Matisse, mostra in omaggio a Yvonne e Christian Zervos. Sue opere figurano nei più importanti musei del mondo.


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joeTILSON Labyrinthos opera su carta cm. 21 x 30 Galleria Galliata-Menzani - Alassio

Joe Tilson è nato a Londra nel 1928. Dal 1949 al 1952 frequenta la Martin's School of Art, insieme a Frank Auerbach e a Leon Kossoff, e dal 1952 al 1955 il Royal College of Art, con Peter Blake e Richard Smith. Nel 1955, dopo aver vinto il Premio Roma, lavora e vive a Roma. Conosce Joslyn Morton all'Accademia di Brera a Milano e la sposa nel 1956. Insegna come professore universitario alla Slade School, all'University College di Londra e al Kings College, quindi all'Università di Durham a Newcastle-upon-Tyne, alla School of Visual Arts di New York e alla Staatliche Hochschule für Bildende Kunste di Amburgo. Tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Marlborough di Londra nel 1962 e nel 1964 viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia e al Padiglione inglese alla Triennale di Milano. Per oltre quarant'anni il lavoro di Tilson si è svolto attraverso grandi costruzioni e rilievi, dipinti e sculture, grafiche e multipli. I temi scelti da Tilson per esprimere "il sacro in Natura", trascendono il tempo e attraversano varie culture, con particolari riferimenti alle mitologie preclassiche (le civiltà indiane d'America o il "tempo dei sogni" degli aborigeni australiani o le ricerche alchemiche). Segni strutturali e modulari - le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i simboli alchemici riferiti ai punti cardinali o ai quattro elementi-base, le quattro stagioni, il mese lunare, il labirinto, la scala, gli enigmi, il gioco, le parole… Nel 2006 espone opere di grande formato nella mostra "Terra, Acqua, Aria, Fuoco" a Palazzo Doria di Loano, con la collaborazione della Galleria Galliata-Menzani di Alassio.


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ARTISTI PARTECIPANTI Walter ACCIGLIARO Carlotta ALESSANDRI Didi ARMELLIN Romy BARRILE Ennio BESTOSO Luisa BONELLO Francesca BONFANTI Leonilde CARABBA Rita CARELLI FERI Carlos CARLE' Bruno CASSAGLIA Pietrina CAU Sandra CAVALLERI Milly CODA Anna CORTI Luca COSER Ruth DE BOER Enzo DENTE Paolo DOLZAN Co DORGELO Flavio FURLANI Lorenzo GIUSTO Franco GRASSI Caroline KEYN Bruno LIBERTI

Sandro LORENZINI Stefano LUBATTI Rosa MAMMOLA Ferdinando MARCHESE Mauro MARCHIANO Sabrina MARCHIANO Nene MARTELLI Antonella MARTINETTO Caterina MASSA Véronique MASSENET Lorenzo MASSOBRIO Luigi PITTALUGA Giovanni MAZZA Gabriella PIAZZOLLA Gianni PICCAZZO Gianni RAVERA Carlo ROVELLI Arturo SANTILLO Carmen SPIGNO Bruno TOSI Giovanna USAI Laura VEGAS Mauro VENTURINO Danilo VIVIANI Jochen WOLFART


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walterACCIGLIARO Sulle remote tracce del labirinto perduto tecnica mista su tela cm. 100 x 120 (fotografia di Pierangelo Vacchetto)

Walter Accigliaro è nato ad Alba (CN) nel 1950, dove risiede. Ha studiato al Liceo Artistico di Torino ed all’Accademia Albertina delle Belle Arti, principalmente con Paulucci, Saroni, Calandri e Franco. Dal 1980 è docente di Discipline Pittoriche all’Istituto Statale d’Arte di Asti. Inoltre, dal 1970 egli si occupa della salvaguardia e dello studio dei beni culturali ad Alba, nelle Langhe, nel Roero. In questo ambito ha curato svariate esposizioni, scritto libri e saggi qualificati. Va pure considerata la sua parallela attività di consulente, di redattore di cataloghi e di organizzatore di rassegne d’arte moderna. Per quanto concerne l’attività artistica, Accigliaro dal 1969 ha partecipato ad esposizioni collettive oppure allestito mostre personali in Italia ed all’estero. Documentano la sua ricerca espressiva pubblicazioni, cataloghi ed articoli, nonché fervidi contatti con artisti, critici d’arte, scrittori. Fra coloro che si sono occupati delle opere di Walter Accigliaro vanno segnalati, tra gli altri: Giuseppe Andreani, Roberto Baravalle, Maria Teresa Barolo, Luca Beatrice, Miche Berra, Massimo Centini, Andrea Cogoi, Edoardo Di Mauro, Eraldo Di Vita, Marida Faussone, Giovanni Cordero, Ida Isoardi, Pino Mantovani, Gian Giorgio Massara, Angelo Mistrangelo, Filippo Mollea Ceirano, Carlo Morra, Carlo Pellegrino, Jolanda Pietrobelli, Otello Soiatti, Elisabetta Tolosano, Antonio Visconti, Oscar Visentin.


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carlottaALESSANDRI Alcun lieu nulle part inchiostro, carboncino e acrilico su carta cm. 50 x 70

Carlotta Alessandri è un’artista italo-belga arrivata in Italia nel 2003 per approfondire il suo percorso personale e la natura del suo sradicamento. I suoi nonni, nati in Veneto, sono emigrati in Belgio nel 1932 per lavorare in miniera a Marcinelle, detto “il paese nero”. Carlotta, da adulta, ha scelto di trasferirsi in Italia, in Liguria, per approfondire la ricerca delle sue radici. Da ragazza ha seguito la scuola di Belle Arti a Namur (Belgio) sotto la guida della pittrice Simone e del ritrattista Grunhard. In seguito, ha studiato filosofia e psicologia all'Université Libre de Bruxelles e si è laureata in giornalismo. Contemporaneamente, ha continuato a coltivare il disegno in diversi laboratori. Dopo aver lavorato alla televisione lussemburghese come presentatrice del telegiornale nazionale, si trasferisce a Parigi dove tuttora lavora scrivendo in rubriche culturali di teatro e di cinema. Appare sul Canale televisivo franco-tedesco “Arte”, su FR3, il terzo canale televisivo francese, con un appuntamento quotidiano nel quale presenta libri per bambini. Nello stesso tempo lavora alla radio “Radio Classique” come giornalista effettuando interviste a celebrità del mondo del teatro, della pittura, della canzone in merito al loro rapporto con la musica, e partecipa al montaggio della trasmissione stessa. Nello stesso tempo partecipa a mostre personali e collettive.


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didiARMELLIN Anima mia tecnica mista su tela cm. 90 x 90

Nata a Brescia, ora vive ed opera in Liguria Fin dalla giovane età ha manifestato una spiccata vocazione per il disegno e la pittura. Per approfondire questa passione segue per anni gli insegnamenti di vari maestri potendo così sperimentare ed acquisire varie tecniche pittoriche (olio, acquarello, pastello, tecniche miste). Per ampliare la propria creatività frequenta corsi di ceramica e scultura presso lo studio di un’artista bresciana. Dal 1993 inizia a partecipare a concorsi e collettive nazionali ed internazionali in varie città italiane (Roma, Bologna, Milano). Nel 1997 tiene la prima mostra personale presso il Centro Esposizioni Continental Art di Tirrenia. Nel 1996 e 1998 consegue due premi partecipando al premio Moretto di Brescia. Premiata nel 1998 alla IX Biennale Enore Campanini a Canossa, nel 2000 tiene un’altra personale presso la Galleria Studio d’Arte a Brescia con successo di critica. Trasferita da poco in Liguria, inizia ad ampliare il proprio orizzonte espositivo con una personale presso la galleria UCAI di Albenga nel 2004, e collettive nel 2004 e 2005 al Castello di Garlenda con l’Associazione Amici nell’Arte.


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romyBARRILE Labirinto ceramica – monocottura con ossidi h. cm. 32

Nata a Caltanisetta, dall’età di 6 anni vive a Genova, dove ha frequentato il Civico Liceo Artistico “N. Barabino” sotto la guida del pittore Aldo Bosco, del ceramista Guglielmo Bozzano, dello scultore Michelangelo Barbieri. E’ socia di vari circoli culturali tra cui l’Associazione Culturale Satura di Genova e il Circolo degli artisti ad Albisola. Ha esordito al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1964 partecipando in seguito a numerose collettive e personali presso il Centro d’arte Villa Gropallo Genova (2000), la Pinacoteca Civica A. Martini Savona (2001), il Circolo degli Artisti Pozzo Garitta Albisola, la Biennale Nazionale della Ceramica Albisola, il Palazzo Ducale (Ceramisti Liguri) Genova (2003), il Palazzo Impellizzeri Siracusa(2004), la XVII Rassegna Assoc. Incisori Liguri Genova 2005. la XVII Rassegna Assoc. Incisori Liguri Genova 2006. Hanno scritto di lei L. Caprile, G. Beringheli, G. Daccomi, G. Scorza, A. Gianti


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ennioBESTOSO Toro fusione in bronzo a cera persa cm. 30 x 22 x 18

Ennio Bestoso nasce ad Albenga nel 1965. Autodidatta, nutre fin da piccolo una grande passione per la scultura. Autonomamente apprende le tecniche di fusione del bronzo e di altri metalli. Ha frequentato per anni gli studi di numerosi artisti di talento, ove ha messo a frutto le tecniche pi첫 raffinate della propria arte collaborando con loro. Attualmente coadiuva Giulio Moirano, Antionia Dovicchi e Luigi Canepa. Vive e lavora a Casanova Lerrone, ove ha lo studio in frazione Ranco.


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luisaBONELLO Il labirinto via iniziatica tecnica mista su tela cm. 60 x 80

Luisa Bonello è nata a Savona nel 1961 e ivi risiede. Laureata in Medicina e Chirurgia è specialista in Medicina del Lavoro. Ha cominciato a dipingere da giovane frequentando lo studio del pittore Carlo Bossi, amico del padre. Più tardi scopre il filone esoterico-iniziatico, che diventa studio e la porta a tenere conferenze su tali argomenti. Non ha mai partecipato in passato a mostre perché dipingeva esclusivamente per se stessa. Attualmente espone presso la Galleria Ristori di Albenga. Lo studio delle Cattedrali gotiche inziatiche (XII-XIII sec.), dell’architettura cistercense, comacina e templare, e quindi dei segni e simboli lasciati dai Maestri costruttori, stimola la sua creatività ed il suo impegno stilistico permettendole di realizzare opere dense di messaggi esoterici.


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francescaBONFANTI Energia vitale tecnica mista su tela cm. 100 x 100

Nata a Pietra Ligure nel 1963, vive e lavora a Borgio Verezzi. Autodidatta, si dedica da anni alla pittura, frequentando corsi di olio e acquarello sotto la guida dei pittori Donorà e Mariani, che le hanno consentito di esprimere liberamente le sue capacità creative. Sotto la guida del pittore Rudy Mascheretti ha frequentato i corsi di Nudo e Figura organizzati dal Circolo “ Amici nell’Arte” di Garlenda. Attualmente, dopo un lungo percorso figurativo, la sua pittura si sta evolvendo verso un’astrazione onirica. Ha partecipato a numerose mostre e concorsi.


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leonildeCARABBA Labirinto delle quattro stagioni polittico su tela in luce di Wood 4 x cm. 60 x 60

LeoNilde Carabba, nata a Monza il 28 Novembre 1938 ed attualmente residente a Sesto San Giovanni (Milano) comincia, durante gli studi al Liceo Internazionale, ad interessarsi di poesia e di pittura. Si forma nella Milano artistica degli anni 50-60. Nel 1961 fa la sua prima personale alla Numero di Firenze. Gli anni seguenti la vedono sempre più coinvolta nel mondo dell’arte, soprattutto a Milano, Roma e Firenze, e può godere del supporto e dell’influenza formativa di artisti come Hsiao Chin, Enrico Bay, Roberto Crippa, Castellani, Turcato, Bonalumi, Cristo, Tancredi, Fautrier, Piero Manzoni, Pino Pascali, Accardi. Lucio Fontana stesso presenta una delle sue prime esposizioni. Nel 1966 comincia gli esperimenti sulla rifrazione della luce giungendo ad ottenere, mediante l’uso di microsfere di vetro, una superficie ad intensità luminosa variabile secondo l’angolo di visuale del fruitore, senza bisogno di mezzi meccanici. Nel 1968 si interessa di critica d’arte e pubblica saggi e recensioni sulle riviste “GALA” e “AL-2”. Nel 1982 comincia a lavorare su legno. Si trasferisce a Bolinas (California) dove resterà per cinque anni. Del suo lavoro parla Pierre Restany: Nel 1988 si ristabilisce a Milano. In questi ultimi anni il suo lavoro si fa sempre più raffinato e centrato sui simboli del profondo. Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.


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ritaCARELLI FERI Percorso apofatico scultura in legno e rame (rovere fossile). cm. 65 x 30 x 37

Rita Carelli Feri ha seguito corsi di nudo a Brera e di affresco a Caprese Michelangelo con il prof Saldarelli dell’Accademia di Firenze. Ha frequentato a Milano lo studio dell’artista che le è stato maestro, Luigi Lomanto. Nel 1993 fonda con altre quattro artiste il Gruppo Artemisia, col quale presenta numerose esposizioni. La sua pittura predilige la figura umana, osservata di preferenza in una condizione di immobilità, ferma, statica quasi per conservare una specie di mistero dell'espressione. Vive e lavora alle porte di Pavia, nella cittadina di Valle Salimbene


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carlosCARLÈ Doppia colonna grès cm. 140 x 45 x 14

Nasce in Argentina nel 1928. I suoi iniziali contatti con la ceramica avvengono nella fabbrica di refrattari del padre e da cui il suo interesse per le alte temperature, per il grés. Verso la fine degli anni Quaranta intraprende, a Buenos Aires, lo studio sistematico della ceramica, del disegno e della scultura e aderisce ad “Artesanos”, primo gruppo di avanguardia in Argentina per la ceramica d'arte. Nel 1959 è tra i fondatori del Centro de Arte Ceramica. Si cimenta inoltre nell’uso del bronzo, del ferro e della pietra. Opera in Brasile, Olanda, Danimarca, Germania, Francia, Italia, dove si stabilisce nel 1963 e decide di dedicarsi esclusivamente alla scultura in grés. Le sue opere gli hanno valso, dagli anni cinquanta in poi, riconoscimenti e premi in tutto il mondo, e si trovano in numerosi musei, tra i quali l’Hetiens Museum di Düsseldorf, il Musée des Arts Decoratifs dì Parigi, il Museo Sìvori di Buenos Aires, il Museo delle Ceramiche di Faenza, il Museo di Arte Contemporanea di Shigaraki, in Gíappone, dove nel 1998 ha realizzato una scultura monumentale dietro invito dello stesso Museo. Vive a Savona, ove ha lo studio in via Famagosta. Fra i critici che hanno scritto delle sue opere si ricordano L. Lambertini, E. Biffi Gentili, L. Caramel, M. Shibatsuji...


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brunoCASSAGLIA Primo labirinto della parola tecnica mista su carta cm. 30 x 40

Bruno Cassaglia, nato a Vado Ligure nel 1949, vive e lavora a Quiliano. Autore di racconti e testi poetici, per la sua ricerca poetico-visiva passa dalle carte povere alla fotografia, dalle tavolette alle grandi tele. Noto anche per la mail-art, è attivo dal 1978 ed ha partecipato a centinaia di esposizioni in Italia, Germania, Brasile, Australia, Russia, Spagna, Olanda, Egitto, Finlandia, Belgio, Inghilterra, Portogallo, in spazi pubblici e privati. Ha opere in permanenza al Centro Culturale Il Gabbiano alla Spezia e alla Galleria d’Arte Ghiglieri a Finale Ligure; è presente con un’opera al Museo Villa Groppallo a Vado Ligure, e al Museo Palazzina delle Arti alla Spezia. Nel 2005 fonda e conduce con l’artista Renato Cerisola e l’Assessore alla Cultura Alberto Ferrando Il “S.A.C.S.”, Spazio Arte Cont. Sperimentale del Comune di Quiliano, in collaborazione col Museo Villa Groppallo di Vado Ligure.


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pietrinaCAU Vittima creta patinata cm. 48 x 24 x 30

Nata ad Olbia il 24 /11/ 1946, risiede ad Alassio dal 1958. Sin da giovanissima si dedica all’arte da autodidatta, esprimendo la sua vena creativa attraverso varie tecniche pittoriche. É particolarmente attratta dal modellato ed ha perfezionato la sua tecnica seguendo corsi di disegno e scultura. La tecnica Raku, che apprende nel 2002, le permette di sperimentare l’uso del colore in modo inusuale, ottenendo risultati che la soddisfano e le consentono di esprimere al meglio originalità e fantasia. Ha partecipato a varie collettive in Francia e in Italia.


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sandraCAVALLERI Labirinto cm. 100 x 120 refrattari e ossidi

Sandra Cavalleri vive e lavora ad Andora in Liguria. Ha insegnato nelle scuole superiori e contemporaneamente ha coltivato i suoi interessi per l'arte, la ceramica e la pittura. Ha esposto le sue opere in numerose mostre collettive e personali in Italia ed all'estero. Nell’agosto 2004 è stata invitata in Cina a Jingdezhen Sanbao per festeggiare i mille anni della porcellana. Con altri artisti ha inaugurato ed esposto in una mostra nella sede cinese del Centro Culturale Paraxo.


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millyCODA Le vie della memoria del labirinto di Pinocchio pastello ad olio su carta cm. 48 x 68

È nata a Savona. Vive e lavora a Genova, dove svolge attività di arte e di cultura. Esordisce come pittrice al Prix de Peinture a Cannes, dove frequenta il Liceo Linguistico. Allieva del pittore Collina, della scultrice Renata Cuneo, ha caratterizzato il suo esordio esprimendosi nel linguaggio della tradizione ligustica savonese (Peluzzi). In particolare si ricordano i suoi paesaggi di mare e quelli dedicati all’osservazione delle città industriali. Ha realizzato in ceramica Via Crucis e Pala d'Altare per la Cappella S. Antonio in Argentario. Espone in personali e collettive di pittura e ceramica in Italia e all’estero. Scrive. Ha fatto parte del gruppo di artisti italiani di “Campoaperto” e di “Padiglione Italia”(P. Daverio 2005), dei poeti del “Gruppo Golfo ‘89” e de “La Poesia Femminile in Italia”. Premio Satura 2005. Critche e presentazioni di F. Ballero, B. Bianco, G. Bruno, P. Bruno, G. Beringheli, M. Bocci, E. Boffano, R. A. Borzini, S. Bottaro, A. Capasso, L. Caprile, V. Faggi, E. Ferrero, D.Ferrin, G. C. Ghiglione, E. Lowenthal, G. Meriana, A. Mundula, N. Ozkan, D. Pastorino, G. Pistarino, Pennone, S. Riolfo, V. Rocchiero, A. Scarella.


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annaCORTI Labirinto Ying-Yang tecnica mista su stoffa cm. 155 x 155

Anna Corti è nata a Torino, dove si diploma all'“Istituto Statale d'Arte per il Disegno della Moda e del Costume”. Inizia a lavorare come illustratrice e disegnatrice di fumetti. Superata questa breve esperienza entra nel campo della moda come stilista e collabora per molti anni con importanti industrie di abbigliamento a Torino, Alba, Bologna e Milano. Compie numerosi viaggi nelle più importanti città europee per lavoro e per arricchirsi culturalmente e artisticamente. Un lavoro di ricerca che le fa girare il mondo e visitare importanti musei e gallerie d'arte. Dal 1999 risiede stabilmente ad Andora in Liguria e, lasciato il lavoro d'equipe per la grande industria, segue un suo percorso creativo più libero, che spazia dalla pittura alla ricerca della forma. Crea così anche pezzi da indossare, dove trasmette il suo modo di essere, le sue emozioni e l'energia che riceve durante il processo creativo. Crea inoltre installazioni e pezzi d'abbigliamento unici. Hanno scritto di lei A. M. Faldini, S. Bottaro, L. Penasso.


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lucaCOSER Senza titolo cera e bitume su legno cm. 120 x 110

Nasce a Trento nel 1965. Nel 1983 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia al Corso di Pittura tenuto da Emilio Vedova. Nel 1987 si diploma all'Accademia di Belle Arti di Firenze al Corso di Pittura tenuto da Gustavo Giulietti. Nel 1997 diviene Assistente alla Cattedra di Anatomia Artistica presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo. Sue esposizioni personali: 1998 Lattuada Studio, Milano - Galleria Il Campo delle Fragole, Bologna - Galleria Ristori, Albenga (SV) - Galerie Orms, Innsbruch 1995 Galleria Cenacolo, Trento 1994 Galleria Ponte Pietra, Verona 1993 Spazio Conciapelli, Bolzano 1992 Galleria Spatia, Bolzano - Casa Veneta, Muggia (TS) 1991 Galleria Cenacolo, Trento 1990 Galerie Orms, Innsbruck 1989 Galleria Ponte Pietra, Verona


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ruthDEBOER Lies and truths struttura in metallo rivestita di tela impregnata su base lapidea h. cm. 78

Nasce nel 1949 a Djember (Indonesia). Dopo aver finito la scuola secondaria nei Paesi Bassi, segue un addestramento alla scuola Famous Artists School ad Amsterdam, nella quale diviene esperta di varie tecniche per l’illustrazione. Ha lavorato in vari tipi di business per la pubblicità, per l’informatica e per la moda. Inoltre è stata responsabile con alcune altre persone di in una cooperativa d’arte e di una galleria che ha offerto, ed ancora offre, agli artisti l'opportunità di esibire il loro lavoro. Successivamente è stata responsabile per l'organizzazione di mostre e di pubblicità. Dopo essersi spostata in Francia, ha trovato pace, quiete ed ispirazione per dipingere e fare sculture. Ha esposto i suoi lavori nel 2005 al Salzburg Art Fair ed è in esposizione permanente presso una galleria d’arte vicino Mannheim, in Germania, a Pézenas, in Francia, e a Leersum, in Olanda.


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enzoDENTE Il filo di Arianna scultura ceramica con ossidi in monocottura, cavo elettrico su base di legno cm. 60 x 45 x 32,5

Genovese, classe 1953, autodidatta. Sue opere si trovano in collezioni private in Cina, Germania, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Repubblica Argentina,Spagna e Stati Uniti d’America. Recentemente ha esposto sia in Italia che all’estero e precisamente a Benevento, Padova, Venezia; nel 1997, negli anni 1998, 2001 e 2002 a Genova; nel 2003 e 2004 a Baden Baden, in Germania; nel 2005 a Bonn (D), a Genova e a Pavia. Enzo Dente vive ed opera a Genova.


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paoloDOLZAN Proconsul proconsul Acrilico su tela cm. 400 x 194

Nasce a Mezzolombardo nel maggio del 1974. Compie gli studi a Trento presso l’Istituto Statale d’Arte e successivamente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si diploma nel 1998, allievo di Carlo Di Raco. Nel corso della sua permanenza nella città di Venezia stringe rapporti di amicizia con numerosi artisti che lo avvieranno ad una intensa attività collaborativa ed espositiva in Italia e all’estero, a partire dal 1993. A partire dal 1997 soggiorna, seppure per brevi periodi, in territorio austriaco: a Salisburgo (ospite della KunstlerHaus), a Villach (Orange Symposium) e a Kras (Bildhauer Symposium Krastal). Sue opere compaiono in numerose pubblicazioni e si trovano in svariate collezioni private. Nel marzo 2004 inaugura con una mostra personale, la galleria Spazio27, con sede a Trento, di cui è fondatore insieme a Simona Cesari e Sara Albertini. Attualmente è insegnante di Disegno e Storia dell’Arte, vive e lavora a Trento.


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coDORGELO Labirinto opera grafica - acquerello cm. 45 x 30

Nata ad Eidhoven (Olanda), vive e lavora ad Andora. Erede di una poliedrica ed atavica esperienza artistica, ha iniziato a dipingere nel 1991 per illustrare una serie di racconti scritti dal fratello, residente in Francia. Ha partecipato ad esposizioni in Francia, Olanda, Brasile e Italia.


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flavioFURLANI La realtà del doppio inverso terracotta su specchio cm. 50 x 50

Nato a Torino nel 1933, è fotografo e scultore in legno, marmo e materiali vari. Autodidatta, ha scoperto la sua inclinazione artistica da bambino, quando raccoglieva l'argilla destinata ai mattoni, per modellare piccoli oggetti. La prima parte della sua vita è stata dedicata alla fotografia, in cui è diventato un noto professionista, specializzandosi in riprese aeree. Circa quindici anni fa ha cominciato a dedicarsi alla scultura con grande entusiasmo. Ha partecipato a numerose mostre. Vive e lavora ad Albenga, dove ha il laboratorio. Vari critici e giornalisti si sono occupati del lavoro di Furlani, tra gli altri Romano Strizioli, Mario Lorenzo Paggi, Nicola Pizzo, Silvio Riolfo Marengo, Aldo Ghidetti, G. Barcella, Giuseppe Minetto, Arnaldo Fontana, Carlo Cormagi, Marco Melgrati, Giampiero Barone e Alberto Sgarlato.


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lorenzoGIUSTO Labirinto installazione in materiale refrattario smaltato con rosso selenio e oro a terzo fuoco, con elementi e base in plexiglas cm. 40 x 35 x 53

Lorenzo Giusto Acquaviva nasce a Genova nel 1971. Coltiva da autodidatta la passione per il disegno ed inizia a misurarsi con la plastica utilizzando la cera, per poi passare alla ceramica e alle più grandi dimensioni. È frequentando i laboratori e confrontandosi con esperti artigiani che Lorenzo sperimenta le diverse tecniche di cottura e prova a orientarsi nel mare magnum degli smalti. Nel 2003 frequenta la scuola della ceramica di Montelupo Fiorentino, dove apprende l’uso del tornio e approfondisce le conoscenze tecniche. La sua prima produzione è caratterizzata da forme tradizionali di piccole dimensioni, vasi, piatti e bacili, mentre successivamente vira verso una decisa sperimentazione. Vive e lavora a Montemagno, Calci. Fra il 2005 ed il 2006 espone ad Alpha, collettiva di inaugurazione della galleria Techne Contemporanea, a Montelupo Fiorentino (Firenze), a Savona, al Weekend dell’arte della Casa d’Arte San Lorenzo, Artimino-Napoli, e all’Esposizione alla Galerie Simart, Parigi.


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francoGRASSI Labirinti mentali Acrilico su tavola cm. 80 x 100

Nato a Milano, da anni si è trasferito in Liguria, prima a Castelvecchio di Rocca Barbena, poi ad Albenga, dove vive e lavora. La passione di Grassi per la pittura ha origini antiche ed è sempre nata da uno stimolo di vita. Compiuti i suoi studi a Milano presso scuole di belle arti, ha partecipato a numerose collettive in Lombardia. Oltre ai disegni a china si dedica preferibilmente alla pittura, in particolare al pastello e all'acquarello; i suoi temi ricorrenti si riferiscono alla natura, come simbolo dell'esistenza nei suoi vari aspetti. E’ anche studioso appassionato di “tradizioni iniziatiche”, in particolare della Mistica Ebraica, pertanto è facile incontrare nei suoi lavori alcuni simboli teosofici. Di lui hanno scritto diversi critici, fra i quali Arnaldo Fontana, Silvio Riolfo Marengo, Wolfgang Meixner ed altri.


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carolineKEYN Libero tecnica mista cm. 100 x 150

Nasce a Sanspareil, in Germania, nel 1946. Dal 1963 al 65 studia pittura presso l'Accademia di Augusta - Specializzazione Tecnica della Creazione - ed è studentessa del professor Heinz Butz (Monaco). Negli anni 1965/66 si dedica all'apprendimento della Scultura Manuale presso l'Accademia di Monaco. Dal 1966 al 1967 studia psicologia e pedagogia ad Augusta. Nel lungo periodo dal 1967 al 1996 è professoressa di Educazione Artistica ed insegna presso diversi ginnasi in Baviera. Dal 1974 inizia la sua attività artistica con esposizioni nelle città di Augusta, Stoccarda e Monaco. Dal 1985 al 1993 è promotrice del "Circolo Belle Arti" della Città di Aichach, in Baviera, del quale, oltre che socia fondatrice, è stata anche amministratrice delegata e organizzatrice di mostre e simposi internazionali. Numerose sono le mostre personali e collettive a cui ha partecipato sia in Italia sia all’estero. Da alcuni anni si dedica ad una tecnica artistica particolare mediante l'uso creativo della fotografia. Vive e lavora tra Italia e Germania. In Italia ha lo studio in Diano Arentino e in Stella Santa Giustina.


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brunoLIBERTI Arianna e il Minotauro dipinto ad olio su tela cm. 100 x 120

Bruno Liberti vive ed opera a Genova. Tra i suoi maestri si annoverano E. Alfieri, A. Morena, A. Nobile, E. Scanavino. Ha esposto in numerose gallerie pubbliche e private quali, Galleria Rotta, Museo Arte Contemporanea Villa Croce, Teatro dell’Opera, Castello Foltzer, Palazzo S. Giorgio a Genova, Palazzo Robellini ad Acqui Terme, la Pinacoteca Civica a Vado Ligure, Pozzo Garitta ad Albisola e a S. Michele a Brescia. Hanno scritto di lui V. Faggi – L. Caprile – G. Marcenaro – G. Beringheli – V. Accade – G. Morelli – G. Cantoni – G. Upiglio – D. Riolfo Marengo – D. Bertasio – M.T. Orengo – G. Lunardon G. Biavati – D. Ferin.


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sandroLORENZINI Dove sei, Asterione? terracotta, ossidi, smalti e oro cottura a 1240° C - terzo fuoco 720 °C cm. 67 x 25

Nato a Savona nel 1957, albisolese di origine, è alla quarta generazione dei Mazzotti ceramisti. Diplomatosi nel 1975 al Liceo Artistico Arturo Martini di Savona, ha frequentato la Facoltà di Architettura nell'Ateneo genovese. Terminati gli studi in scenografia gli studi in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, opera fino al 1975 come scenografo nell’ambito teatrale milanese. Dal 1984 su invito di Peter Voulkos si reca negli Stati Uniti per tenere stages di ceramica alla Berkeley University ed alla California State University, San José, dove da allora mantiene un’attività artistico-didattica continuativa. Dal 1986 sperimenta l’installazione di grandi opere di scultura ceramica in importanti spazi architettonici (1986 “Percorsi” Fortezza del Priamar-Savona, 1991 “La Casa di Asterione” Galleria d’Arte Contemporanea-Padova, 1996 “La Casa del Re” Reggia di Caserta, 1999 “Dal Disperato al Sublime” Faenza, 2000 “Lo Spazio Ritrovato” Castello di Roccavignale). Dagli anni ‘80 espone in Italia, negli USA, in Europa (Francia, Germania) e Asia (Cina, Giappone).


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stefanoLUBATTI Labirinto numerico (della serie “Concetto numerico”) acrilico su juta grezza trattata a collage cm. 210 x 100

Stefano Lubatti nasce a Mondovì nel 1949. Si trasferisce in Liguria nel 1958 con la famiglia di origine. Nel 1967 frequenta a Torino una delle prime scuole di grafica pubblicitaria fondate in Italia. Il suo percorso artistico inizia con le prime personali nel 1970, dopo un periodo dedicato alla ricerca tecnica ed espressiva, nel 1990 trova e sintetizza una nuova espressione artistica da lui ideata e denominata “Concetto Numerico”. Nel 1991 partecipa ad Atre Expo Javit Center New York e al SIAC di Firenze. Nel 1997 partecipa ad Arte Fiera di Bologna al MIART di Milano ad Artissima a Torino. Nel 1999 l’Agora Gallery di New York gli organizza una personale. Nel 2003 è presente ad Albissola Marina alla Galleria Art Saloon con una personale ed il Museo Mazzotti di Albissola acquisisce una sua opera. Dal dicembre 2003 al febbraio 2005 organizza due mostre personali evolutive dell’antesignano Concetto Numerico: “In a Global Age” e la “New Dimension”. Partecipa inoltre ad una collettiva al Sharjah Art Museum negli Emirati Arabi con “Concetto Numerico nel Mondo”. Di lui hanno scritto i critici Stefania Carozzini per Flash Art, Mario Del Cassero per “Quadri &Sculture”, Paolo Levi per “Forma e Colore” Ed. Mondadori, Germano Beringheli Ed. De Ferrari.


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rosaMAMMOLA Il labirinto dell’attesa vetro fusione a 850° con inserimento di chiodi in cottura e filo da tessitura. Intelaiatura in ferro cm. 75 x 75

Rosa Mammola inizia la lavorazione del vetro piano nel 1985, utilizzando oltre al vetro vari materiali come ceramica,carta, carta pesta e pasta vitrea. Produce prevalentemente vetrate artistiche, quadri e sculture su commissione e su propri disegni. Vive e lavora a Finalborgo, dove ha una bottega d’arte.


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ferdinandoMARCHESE Irrisolvibile! acrilico su tela cm. 120 x 120

Ferdinando Marchese è nato a Termini Imerese nel 1956; vive e lavora a Loano. Ha nell'insegnamento la sua principale occupazione. E' maestro infatti da circa venticinque anni e ha lavorato con bambini dai tre ai dieci anni, istituendo nelle scuole numerosi laboratori d'arte. Ha tenuto la sua prima mostra personale presso la galleria Ghisolfi di Loano nel 1988, seguita dalla personale del 1989 presso il Brandale di Savona e da altre presso la Galleria Civica di Albenga. Ha partecipato a mostre collettive tra le quali Quipu (interpretazioni non celebrative della scoperta dell'America) presso Villa Groppallo di Vado Ligure. I suoi quadri fanno parte di numerose collezioni private, in Italia e all'estero, e presso istituzioni.


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mauroMARCHIANO Dentro, il labirinto fusione in bronzo in cera persa cm. 45 x 30 x 15

Nasce ad Alassio nel 1957. Diplomato geometra, si è dedicato alle arti figurative come autodidatta. Attualmente risiede a Garlenda, ove è parroco. Degli anni ‘75-‘80 sono diversi olii su tela, raffiguranti nature morte e paesaggi tendenti al figurativo moderno e impressionista. (Morandi, Casorati, Manet, Seurat...). Partecipa in questo periodo a diverse mostre collettive in Riviera tra Sanremo e Genova. Parallelamente coltiva l'interesse per la tecnica dei Madonnari (l'uso del gessetto sull'asfalto a tema religioso). Partecipa a diversi incontri internazionali tenuti dapprima a Camaiore e a Mantova sul piazzale del santuario delle Grazie di Curtatone. Del ‘90 sono alcuni bozzetti per mosaici raffiguranti le sette opere di misericordia spirituali, realizzati per il Santuario di Monte Croce di Balestrino. In questi anni la sua pittura ha subito diverse trasformazioni passando dal figurativo all'astrazione per poi tornare all’elaborazione della figura. Negli ultimi lavori c'è un maggiore interesse per la scultura, i volumi, le forme, la manipolazione dei diversi materiali quali pietra, bronzo, vetro, ceramica, legno. Fa parte dell'ultima produzione la riscoperta del Sacro.


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sabrinaMARCHIANO Labirinto ceramica Raku, rame e legno cm. 90 x 60

Nasce ad Alassio nel 1965. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara, ove si diploma in Pittura con il massimo dei voti. Comincia subito a lavorare come grafico pubblicitario presso uno studio grafico di Albenga, dove attualmente è impiegata. Per quanto riguarda l’attività artistica, ha ripreso l’attività con corsi di ceramica organizzati dall’Università delle Tre Età di Alassio. Attualmente sta sperimentando la ceramica “Raku”.


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neneMARTELLI Senza titolo olio e oro su tela cm. 100 x 100

Nene Martelli nasce nel 1927 nella Torino di P. G. Frassati, Massimo Mila, Norberto Bobbio. Nel 1947 lascia l’Accademia Albertina e fa amicizia con Spazzapan. Nel 1955 si innamora dello scultore Gianni Fenoglio, formando un sodalizio artistico-amoroso indissolubile. Nel 1959 Incontra Michel Tapié e con lui Ada Minola, Assetto, Garelli, Pollock, Hofmann, Fontana, Pinot Gallizio. G. Fenoglio muore nel 1969 di tumore al polmone. È così che nel 1974 sposa Carlo Laria e si trasferisce a Rapallo. L’anno successivo M. Tapié viene a inaugurare la sua personale alla Chironi 88 di Nuoro. Nel 1977 a Torino presenta una personale all'International Center of Aesthetic Research, curata e presentata da M. Tapié. Seguono numerose mostre personali e collettive in Italia e all' estero. Hanno scritto di lei L. Carluccio, M.Tapié, Marisa Vescovo, Mirella Bandini, Stelio Rescio, Germano Beringheli, Sandro Ricaldone, Mirella Bentivoglio, Francesco Brusco, Angelo Dragone, Maria Torrente.


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antonellaMARTINETTO Labitinti ardesia cm. 38 x 13 x 32,5

Nata ad Asmara, in Eritrea, nel 1955, dal 1975 vive e lavora a Bordighera. Passa liberamente dalla ceramica, alla vetrofusione, all’ardesia non tralasciando di sperimentare anche materiali “innovativi”. Particolarmente attenta alle possibilità espressive delle differenti qualità della pietra, ha trovato nell’ardesia il maggior luogo del proprio fare plastico. Realizzando un assemblaggio di materiali svariati, dall’ardesia alla ceramica e alla vetrofusione, ottiene opere che si collocano e si estendono nello spazio, signifilcandolo di attributi simbolici. Evidenti le influenze della scultura astratta del Novecento, (Brancusi e Pevsner). In ogni caso su qualsiasi sostanza o materiale lavori, lascia i propri messaggi criptici e magici. Dopo alcune esperienze formative negli anni Novanta del Novecento, a Urbino e a Dublino, ha partecipato, nel 2003, ad uno stage di lavorazione dell’ardesia a Molini di Triora. Presente in numerose collettive dal 2000 al 2004, nel 2005 ha realizzato la prima personale alla Chiesa Anglicana di Bordighera.


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caterinaMASSA Atmosfere cretesi pannello snodato - Raku nudo/smalti cm. 120 x 35

Caterina Massa, savonese di nascita, si è sempre dedicata al disegno e alla pittura, pur avendo una formazione umanistica letteraria. Dopo aver operato in diverse proiezioni estetiche prevalentemente rivolte allo studio del paesaggio, in stile figurativo geometrico, ha iniziato un processo di astrazione, con evidenti connotazioni simboliche, espresso in un linguaggio essenziale, che, attraverso la semplificazione delle forme, giunge direttamente al messaggio emotivo. L’incontro quasi casuale con la ceramica è stato determinante per passare ancora più all’essenziale e di qui all’astratto. Il campo della ceramica appassiona tantissimo l’artista più vicina alla materia e agli elementi che la trasformano. L’ultima tappa è rappresentata dalla tecnica Raku che attraverso il sorprendente percorso di lavorazione le procura forti emozioni. Inizia ad esporre nel 1990, alternando collettive, personali e concorsi. Nel 1999 dà vita a Cisano sul Neva ad un laboratorio di ceramica, punto di riferimento per la sua attività e attorno al quale ruotano numerosi amici ceramisti.


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véroniqueMASSENET Ricerca di uno spazio interno tronco di rovere Ø cm. 25 x 70

Véronique Massenet è nata a Parigi, dove compie studi classici e poi di architettura d’interno all’Ecole Camondo. Parallelamente s’interessa già alla scultura, ma la sua formazione è tutta personale, se si eccettuano corsi serali di “modelage” in un atelier di Montmartre e delle sedute di disegno dal vivo all’ Académie des Beaux Arts de Paris. Nel 1967 vince il concorso “Soffitti contemporanei in basso rilievo”, la cui realizzazione viene esposta al Grand Palais di Parigi. Trasferitasi in Italia, apre il suo primo vero atelier di scultura. Inizia ad esporre nel 1977. Fino al 1978, pur prediligendo già la materia legno, ne esperimenta anche altre, realizzando sculture in pietra, marmo, granito e bronzo, evolvendo poi verso strutture mobili ed articolate, il legno, rivelatosi più idoneo, diventa, come tuttora, l’unico materiale che lavora. Ultimamente al lavoro ligneo fa seguire dei montaggi foto-digitali che ne illustrano la storia evolutiva. Vive e lavora a Berteggi.


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lorenzoMASSOBRIO / luigiPITTALUGA Labirinti - Not for sale (Non in vendita) installazione composta da struttura metallica, incisione su plexiglass a specchio, intervento pittorico su fotografie cm. 130 x 170 - altezza cm. 160

Lorenzo Massobrio nasce a Genova nel 1954. Ha studiato presso il Liceo Artistico Statale del capoluogo ligure e all'Accademia Ligustica di Belle Arti. Pittore corniciaio, vive e lavora a Genova. Luigi Pittaluga nasce a Genova nel 1949. Grafico, incisore cimiteriale, vive e lavora a Genova.


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giovanniMAZZA Il grido olio su tela cm.150 x 150

Giovanni Mazza nasce a Roma nel 1934. Inizia giovanissimo a disegnare i ragazzi della strada. Notato dal pittore G. Ferrazza, riceve da lui i primi insegnamenti nello studio della figura. Sotto la guida del Maestro Beppe Assenza, inizia la sua attività espositiva. Viene segnalato all’iniziativa culturale “Arte nel Quartiere”; nel 1958. Alla “Iª Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio” (attuale Biennale di Roma) riceve la medaglia d’argento. Nel tempo approfondisce, attraverso un meditato studio personale un proprio linguaggio pittorico che predilige le tematiche del vivere umano. Ha esposto, tra l’altro, presso “Atelier Galerie Nonntal” - Salisburgo(A); “Expo Arte” – Bari; “Maison des Associations Culturelles” – Mulhouse(F); Casinò Municipale – Sanremo; Galleria d’Arte “San Vidal” – Venezia; Galleria d’Arte “Lazzaro by Corsi” – Milano; Galleria d’Arte “G.B.Tiepolo – Udine; Castello Costa-Del Carretto – Garlenda (SV); Palazzo della Provincia – Savona; Fortezza del Priamàr –Savona; Villa Cambiaso – Savona. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Hanno scritto di lui Francesco Amato, Natale Zaccuri, Luciano Perissinotto, Franco Salvotti, Walter Alberti, Orfango Campigli, Giulio Gasparotti, Gabriella Niero, Ezio P. Zanesini, Paolo Rizzi, Giorgio Pilla, Francesco Valma, Antonietta Adami, Silvia Bottaro, Lorenzo Ciarlone, Silvia Bevini, Giannina Scorza, Giovanni Giraldi e altri.


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gabriellaPIAZZOLLA Labirinti quotidiani tecnica mista su tela cm. 80 x 80

Nata a Barletta nel 1947, vive e lavora in San Mauro Torinese. La carriera pittorica di Gabriella Piazzolla si forma sulle esperienze didattiche maturate nel corso di studi e di frequentazioni artistiche di diverso registro, dai maestri affermati come il prof. Romano Campagnoli e il maestro Gianni Sesia della Merla, alla Scuola di Nudo presso il Liceo Artistico di Torino, ai corsi di acquerello del prof. Sandro Lobalzo, al Corso Libero di Figura ed Incisione dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. Da questi insegnamenti scaturisce un'arte eclettica e variegata, per caratteri e per scelte tematiche, dal paesaggio tradizionale, alla ricerca sperimentale sulla figura umana, alle interpretazioni di forme espressive parainformali. Ha partecipato a oltre 80 mostre collettive e personali, concorsi e manifestazioni. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Germania, Stati Uniti.


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gianniPICCAZZO Evasioni installazione di 5 piattelle in terra semirefrattaria, ossidi, smalti e cristalline – 2 cotture a 980°C cm. 120 x 120

Piemontese d’origine, ligure d’adozione, dopo essersi laureato in Chimica Industriale a Genova si è trasferito ad Albissola nel 1968. Qui ha potuto finalmente dedicarsi alla creazione ceramica ed alla ricerca sui materiali, sulla decorazione, sulla forma. Ha partecipato a numerosi concorsi ed ha esposto in numerose collettive in Liguria e vari centri ceramici italiani. È di quest’anno la sua partecipazione su invito alla Mostra savonese “Santa RosselloSedici artisti per testimoniare”. Diversi critici si sono interessati al suo lavoro, fra cui Silvia Bottaro, Alida Gianti, Lorenza Rossi e Anna Maria Faldini. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.


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gianniRAVERA Labrys (Ascia bipenne) polimaterico ed acrilico su tela cm. 120 x 100

Gianni Ravera è nato a Savona nel 1959. Ha esordito giovanissimo da autodidatta ottenendo diversi riconoscimenti tra i quali il “Premio Presidente della Repubblica” al concorso indetto ed organizzato dal quotidiano “Avanti”. Alla fine degli anni ’70 ha maturato esperienze nel campo della ceramica collaborando per tre anni in un laboratorio in Albisola, e proprio da questa esperienza attinge la sua predilezione per gli interventi materici nelle sue opere. Ha iniziato ad esporre nel 1986 con crescente impegno, sfociato in numerose mostre collettive e personali. Sue opere sono presenti in numerose collezioni private sia in Italia che all’estero (San Pietroburgo, Bruxelles, Friburgo, L’Avana…) Nel 2006 ottiene un importante premio ad ArteaTeatro, al Teatro Flaiano di Roma. Diverse sono le tecniche utilizzate alla ricerca di nuove espressività: dai pastelli alle tempere, agli alchidici, acrilici, acquarelli, olio, smalti, malte e vernici. Vive e lavora in Albisola.


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carloROVELLI Inpreda tecnica fotografica mista con applicazioni in acrilico cm. 70 x 100

Carlo Rovelli inizia ad appassionarsi alla fotografia da bambino osservando il padre, bravo bianconerista. Il fascino della camera oscura lo coinvolge tanto che a 14 anni nelle vacanze estive, lavora in un laboratorio professionale di sviluppo e stampa. Fatto il primo passo, inizia a scattare con una vecchia fotocamera del padre ed a studiare tecnica fotografica per conto proprio. Inizia a collaborare con vari studi e laboratori diventando esperto di tutti i processi di stampa (bianco nero e colore). Collabora con festival teatrali, danza, jazz, fotografia industriale. Ha esposto in numerose collettive.


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arturoSANTILLO Umana natura (Labirinti mentali) olio su tela cm.120 x 80

Arturo Santillo vive e lavora a Genova, dove é nato nel 1950. Inizia a dipingere giovanissimo, é del 1972 la sua prima mostra collettiva. Nel 1974, a seguito della partecipazione ad un concorso locale, é invitato dalla critica d'arte Anna Maria Solia ad esporre presso la galleria "Arte Tre" di Genova, di cui é titolare. Nel dicembre 1975 viene allestita la sua prima mostra personale. Nel 1979, su segnalazione di Guido Arato, viene invitato alla rassegna "Il figurativo alle soglie degli anni '80", Palazzo Cariati (Napoli) e Galleria Civica d'Arte Moderna (Palermo). Ha fatto parte del gruppo di pittori presentati a Odessa dall'Assessorato alla cultura del Comune di Genova in collaborazione con l'associazione Italia-URSS (Odessa 1985). Su segnalazione di Dino Pasquali, nel 1992 é invitato alla rassegna "Pittori a Todi". Nel 1998, su invito di Silvia Bottaro responsabile del F.A.I. per la Liguria, partecipa con una sua opera, ad un'asta benefica a favore del restauro della Cappella Balbi di Savona. Un suo dipinto "Crocifissione" é collocato nella Chiesa S. M. Immacolata e S. Marziano di Genova. E' presente dal 1984 alle mostre provinciali d'arte. Fa parte del gruppo di artisti recensiti su "Critica d'Arte Oggi". Santillo compare su diverse pubblicazioni di arte contemporanea, curate dai critici più rilevanti del panorama artistico attuale.


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carmenSPIGNO Lo crederesti Arianna - disse Teseo - il Minotauro non s’è quasi difeso (Borges) polittico di terre e resine naturali su carta, su tela - particolare 4 x cm. 60 x 60

Nasce a Diano Marina, in Liguria. Ha studiato disegno e pittura presso il Centro Italiano Artistico Culturale di lmperia, sotto la guida del maestro Giuseppe Balbo. Fondamentale è stato nel 1997 l'incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del “Gruppo delle Terre”, che segna una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora si dedica alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, portando avanti una continua ricerca sulle tracce e i segni che essi lasciano sui diversi materiali, quali carta, legno, tela, sacco, vetro, metallo, ardesia… Nel 1998 è stata fondatrice del Circolo Artistico “Amici nell'Arte”, che annovera nomi di rilievo nel panorama europeo, associazione della quale è anche presidente. Si occupa della preparazione di manifestazioni e mostre d'arte, patrocinate da Enti pubblici o privati. Dal 2001 cura anche l’organizzazione di corsi di disegno e pittura e di nudo e figura. Critici e giornalisti hanno scritto di lei fra cui L. Caprile, E. Cerruti, S. Bottaro, U. Ronfani, A. Fontana, R. Valentini, W. Meixner, M. Scavuzzo, C. Cormagi, F. Gallea, P. Gioia, D. Mora. Ha partecipato a numerose mostre in Italia ed all’estero. L'artista vive e lavora a Garlenda in Liguria, dove ha lo studio e la mostra permanente.


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brunoTOSI 16 aprile 2006 - Alleluia olio e terre su tela cm. 47.5 x 27

Nato ad Albenga nel 1951. Nella cittĂ ligure, giovanissimo, frequenta lo studio del pittore Gian Musso della Pieve. Dal 1971 espone in spazi pubblici e privati. Negli ultimi anni, fra il 2001 ed il 2005, ha esposto in numerose mostre ed esposizioni, sia in Svizzera che in Italia. Dal 1976 vive e lavora a Lugano, ove ha lo studio.


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giovannaUSAI Viaggio dentro quilt di stoffe pesanti, cotone e seta grezza - particolare 2 x cm. 100 x 60 + 2 x cm. 20 x 60.

Nasce a Cagliari nel 1947. Nel 1972 si laurea in Architettura nell’Università di Firenze. Vive ad Alassio dal 1973, ove ha lo studio ed espone i propri lavori. Ha insegnato Educazione Tecnica nella Scuola Media Statale sino al 1996. Risalgono al 1993 i primi lavori in Patchwork, che ama divulgare con passione; ha insegnato per due anni le basi del patchwork presso il Circolo Didattico Statale di Finale Ligure e ad Alassio, all’interno dell’Università delle Tre Età.


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lauraVEGAS Il labirinto fili di lino, cotone, lana, seta, sisal, corda cm. 200 x 300

Laura Vegas è nata a Paranà, Entre Rios in Argentina, vive ed opera a Savona, unitamente al marito, lo scultore-ceramista Carlos Carlè. Autodidatta, lavora con stoffe da lei tessute. I suoi "arazzi", orditi con materiali fra i quali lino, cotone, lana, seta, sisal e corda, sono stati esposti in importanti mostre personali e colletive in Italia, in Francia, in Argentina e in Svezia. Ha vissuto gli "anni d'oro" dell'arte albissolese in compagnia di Milena Milani, Carlo Cardazzo, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Ansgar Elde, Wilfredo Lam, Tullio Mazzotti e Carlos Carlè. Dal 1972 sono numerose le sue presenze a manifestazioni e mostre, in diversi paesi, fra le quali: 1972 Primer Salòn Municipal de Tapices, Museo Sivori; 1973 Museo di Albissola Marina; 1976 Centro Internazionale di Brera, Milano - Invitata alla “Biennale Gubbio ‘76” Museo de Artes Visuales, Buenos Aires; 1978 Gallerie “EOS”, Kivik, Svezia; 1981 Centre Française des Arts de la Tapisserie, Paris; 1984 Kronstklubbarnos Galleri, Växjö, Svezia; 1988 Loggia della Mercanzia, Genova; 1993 Invitata a “Textiles Mediterrannéens”, Gruissan, Francia; 1994 Galleria “Osemont”, Albissola Marina; 1996 Exposition Patchwork Textil, Palaiseau, Francia; 2004 Studio Ruga, Clavesana; 2005 Castello di Roccavignale.


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mauroVENTURINO Ducit in errorem olio su tela cm. 80 x 100

Nato a Loano nel 1955, vive e lavora a Boissano, ove ha lo studio. Autodidatta, inizia a dipingere nel 1978. Le sue opere si ispirano al surrealismo, specialmente magrittiano, cui è approdato dalla metà degli anni ‘80. La sua ricerca è volta all’assemblaggio di oggetti e di situazioni fra le più disparate. Nel 1984 ottiene il 1° premio al concorso di Pittura “Città di Pietra Ligure” e nel 1986 si classifica al primo posto anche a Ceriale, al trofeo “Bastione d’oro”.


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daniloVIVIANI Natura tecnica mista cm. 70 x 100

Danilo Viviani è nato ad Albenga nel 1980. Nel 2006 si è laureato con il massimo dei voti presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Nonostante la giovane età, ha già iniziato, fin dal 2000, la propria attività espositiva, partecipando in mostre personali e collettive. Negli ultimi anni ha iniziato ad esporre anche oltrecortina, a Tolone, in Francia, (2004) e ad Algeri, in occasione dell’Incontro delle Accademie del Mediterraneo (2005). Vive e lavora ad Alassio.


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jochenWOLFART Loft window (Finestra del granaio) tecnica fotografica cm. 80 x 105

Jochen Wolfart nasce nel 1948 a Bad Mergentheim, stazione termale sulla "Strada Romantica", situata tra Tauberbishofsheim e Rothenburg, nella Germania meridionale. Nel 1968 lascia la scuola per diventare fotografo. Inizia a lavorare con Reinhart Wolf, grande fotografo tedesco di fama internazionale, in qualità di assistente ad Amburgo. Quando Reinhart si dedica alle TV commerciali, diviene suo assistente nel dipartimento delle arti. Nel 1971 passa a lavorare come freelance Casting Director. Fra il 1973 ed il 1975 lavora come produttore freelance per agenzie di pubblicità americane. Nel 1976 ricopre l'incarico di Production Designer per film e documentari, uno dei quali è "Nordsee ist Mordsee" ("North Sea is Dead Sea"). Dal 1978 è produttore TV e direttore commerciale. Dal 2006 è entrato a far parte del Circolo Artistico “Amici nell’Arte” di Garlenda.


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Il luogo della mostra IL CASTELLO COSTA-DEL CARRETTO «Nell’epoca feudale questa regione venne in dominio dei Conti della Lengueglia. Un discendente di Alineo, vassallo dei Marchesi Arduinici, Anselmo di Quaranta (Quaranta è un piccolo borgo in provincia di Alessandria) avea ottenuto nei primi anni dopo il 1100 dai suoi sovrani i feudi di questa valle e di quella del San Lorenzo presso Portomaurizio. Quì fece il suo castello a Garlenda, colà a Lengueglia. Poiché in quel tempo medesimo ogni Castello aveva il suo Don Rodrigo, i Conti della Lengueglia furono bruciati nel loro Castello di Garlenda il 18 di ottobre dell’anno 1543. Senonché uscirono i cugini e Genova, che avea mandato milizie a prendere possesso del feudo di Garlenda e Paravenna, dovette a quelli consegnarlo. Nel 1590 muore improvvisamente a Genova Antoniotto della Lengueglia. Il governo di quella repubblica attende nuovamente ad impossessarsi di Garlenda, ma uscì una donna per la quale quella signoria cambiò di cognome

soltanto. Violante, sorella di Antoniotto, moglie di Antonio Costa d’Albenga. vinta la lite contro tutti i cugini, Gio Tomaso ed i fratelli Giovan Francesco e Bonifazio, e pagati i diritti di vassallaggio al fisco imperiale di Vienna, fu riconosciuta da questi Signora di Garlenda e con essa il suo marito. [Il 26 agosto 1599 il feudo di Garlenda

Garlenda e Paravenna e di Conscente (quest’ultimo titolo lo ebbero dai Papi) pensarono a far rifiorire i paesi di cui aveano acquistato la signoria. Il Vescovo di Albenga Pier Francesco Costa impianta nel 1627 la Chiesa di Santa Maria Nascente, che è l’attuale parrocchia e suo padre Ottavio gli manda da Roma i tre quadri che l’adornano e che il popolo di Garlenda gelosamente custodisce. Questi sono: la Natività del Guercino, Sant’Erasmo del Poussin e San Mauro del Domenichino. La chiesa è un grazioso vaso a croce latina, che fa onore al paese e ricorda la munificenza di quella famiglia. I Costa sparirono verso la fine di quel secolo ed i feudi, i titoli e le sostanze passarono ai marchesi del Caretto, di Balestrino, loro discendenti ex foemina. Dai fatti del 1543, citati e Paravenna, fu concesso da Rodolfo dal Canonico Raimondi nei primi imperatore ai fratelli Pierfranco, anni del nostro secolo, ha origine il Ottavio e Alessandro, figli di fu Gio detto “Garlendin brujia scignu(r)i”». Antonio Costa e di Violante (dall’archivio Raimondi n.68 – Lengueglia coniugi. Questo è il passaggio dai Lengueglia ai Costa]. Istituto Internazionale di Studi Liguri I Costa, banchieri a Roma, Conti di - Albenga)


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IL FIAT 500 CLUB ITALIA Nel 1984, con solo trenta equipaggi, viene organizzato il primo meeting di Garlenda, dedicato alla bicilindrica torinese e un anno dopo la Pro Loco fonda il Club “Amici della 500”, che nel 1990 prenderà l’attuale denominazione di “Fiat 500 Club Italia”. Il Club conta più di 15.000 soci provenienti da ogni parte del mondo, fra cui il Giappone, l’Uruguay e il Canada. Fra tutte le iniziative, il meeting annuale di Garlenda rimane sempre l’evento più importante e atteso da tutti i cinquecentisti. Il pittore Walter Molino ha dedicato all’evento una storica copertina de “La Domenica del Corriere”. CENNI TURISTICI Garlenda è un ridente comune situato a 70 mt. sul livello dei mare nel punto più ampio della Val Lerrone, una delle più suggestive e pittoresche dell’entroterra ligure, prima che questa si chiuda ed acquisti fisionomia alpestre. Il verde domina nel territorio di Garienda con le sue tonalità e con le sue sfumature, con i suoi profumi, con i sinuosi sentieri che si addentrano nei boschi cedui e sempreverdi. Ogni angolo lascia scoprire nuovi ed insospettati orizzonti. In oasi di verde sono borghi antichi con la loro storia e con il loro piccolo mondo che sembra immerso in un sogno passato. L'ambiente naturale, ricco di boschi e prati, con ampie coltivazioni in cui si realizzano colture di avanguardia, si presta ad una villeggiatura tranquilla in grado di unire la quiete della campagna ligure alla salubrità dell’ambiente marino. Data la breve distanza dal mare, il turista può facilmente godere dei benefici di un soggiorno balneare. Garlenda è infatti raggiungibile in pochi minuti d’auto da Albenga, in 15’ da Alassio e, con l’autostrada dei Fiori, in breve tempo da Genova, Torino e Milano. L'aeroporto di Villanova d’Albenga è situato nelle sue immediate vicinanze. I numerosi impianti sportivi, fra cui si evidenziano il campo da golf, 18 buche, tra i più attrezzati e funzionali d’Europa, le piscine, il campo ippico e relativo maneggio, i campi da tennis, il palazzetto dello sport, i giardini pubblici ed una ricettività alberghiera di primordine, ne fanno uno dei centri più rinomati dal punto di vista turistico-residenziale. La cartina riprodotta mette in risalto la posizione di immediata vicinanza di Garlenda al litorale e la facile accessibilità mediante le ordinarie vie di comunicazione.


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IL CIRCOLO AMICI NELL’ARTE DI GARLENDA Il Circolo ha preso vita nel 1998 da un'idea di Carmen Spigno, pittrice con le terre, e di due amici stranieri, Rudolf van de Poll, olandese, e Karl Schoenfeld, famoso caricaturista tedesco. All'inizio i soci sono 14; ora, dopo quasi 8 anni, oltre 70, provenienti da tutta Europa. Il nome del Circolo "Amici nell'Arte" include già il suo programma: riunire nel nome dell’arte persone di diversa provenienza, legate da una comune passione e dal desiderio di trovare vera amicizia. La sua finalità prevalente infatti è quella indicata dal pensiero di Hermann Hesse, divenuto poi il suo motto. "Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile... ma delle mille strade una soltanto, dura da trovare e facile da immaginare, abbraccia in un passo l'intero mondo, non inganna e all'ultima mèta sa arrivare". Tale finalità, però, non è vista in modo egocentrico, ma proiettata verso la comunità intera e, in particolare, verso i bambini, i giovani e gli anziani, poiché il concetto centrale dell’Associazione è che saper dipingere, scolpire, suonare scrivere… siano attività che migliorano la qualità della vita, allontanando le paure, la solitudine, l'emarginazione, il disagio fisico. Infatti, tutte le sue iniziative, oltre

al diffondere l’amore per l’arte e la 500 mila lire dalla vendita delle cultura, si prefiggono questo scopo opere donate dagli artisti) senza alcuna mira lucrativa, anzi Anno 2001 - Ciclo “Ginevra - Arte & favorendo beneficenza e solidarietà. Musica” - 1ª edizione • “Mondo Celtico” - mostra d’Arte Circolo Artistico-Culturale contemporanea abbinata alla “Amici nell’Arte” musica celtica

www.amicinellarte.it info@amicinellarte.it

Anno 2002 - Ciclo “Ginevra - Arte & Musica” - 2ª edizione • “Mondo Occitano” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica occitana Anno 2003 - Ciclo “Ginevra - Arte & Musica” - 3ª edizione • “Il Signore degli Anelli” - mostra d’Arte contemporanea abbinata a “Musiche della Terra di Mezzo” Anno 2004 - Ciclo “Ginevra - Arte & Musica” - 4ª edizione • “Il Mito di Orfeo” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica pop-rock anni ‘70

Le sue iniziative più importanti dal Anno 2005 - Ciclo “Ginevra - Arte & Musica” - 5ª edizione 1999 ad oggi sono state: • “Ginevra in blues” - mostra d’Arte Anno 1999 contemporanea abbinata alla musica blues • “Garlenda, punto d’incontro” mostra d’Arte contemporanea con Anno 2006 - Ciclo “Ginevra - Arte & artisti italiani e tedeschi Musica” - 6ª edizione Anno 2000 • “Labirinti” - mostra d’Arte contemporanea, con oltre 50 • “In cammino per la Pace” - mostra artisti partecipanti, abbinata a d’Arte contemporanea a beneficio musica, teatro e danza moderna. dell’UNICEF (raccolti 13 milioni e


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IL PROTAGONISTA DEL MITO

“Il Minotauro” opera scultorea di Flavio Furlani


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Ringraziamenti

Si ringraziano sentitamente

Fondazione “Agostino De Mari” - Savona Comune di Garlenda Pro Loco - Garlenda Provincia di Savona Golf Club Garlenda Walter Accigliaro Silvia Bottaro Roberto Debenedetti Giuliano Miele Silvia Pittoli Ugo Ronfani ...e i soci degli “Amici nell’Arte” che hanno contribuito all’organizzazione della mostra


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