Popoli

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“Popoli”



Questo catalogo, dedicato alle popolazioni dell’Emilia Romagna, vuole esprimere la nostra più sincera vicinanza a tutte le persone che stanno soffrendo per il terremoto che ha sconvolto il loro paese.

In copertina “Popoli: l’emblema” Le rovine della Torre dell’Orologio di Finale Emilia


Ente Promotore Circolo Artistico “Amici nell’Arte” Via Verneto, 10 17023 Garlenda (SV) tel. +39 0182 58 23 51 mob. +39 338 850 44 78 mail: info@amicinellarte.it web: www.amicinellarte.it Patrocinio Regione Liguria Provincia di Savona Comune di Andora Testi Silvia Bottaro Carmen Spigno Patrizia Valdiserra Curatori catalogo Carmen Spigno Pasquale Meli Grafica Pasquale Meli Stampa Tipolitografia Bacchetta snc Regione Bagnoli, 66 - Albenga (SV) © Copyright 2012 “Amici nell’Arte”


“Popoli” Mostra d’Arte Contemporanea


IL PERCHÉ DELLA MOSTRA In un periodo particolarmente complesso per i popoli di tutto il mondo, il Circolo Artistico “Amici nell’Arte”, con questa mostra, auspica la fine di una società consumistica e superficiale e si adopera per l’inizio di un periodo di consapevolezza responsabile nei riguardi dell’integrazione, della cooperazione e della solidarietà fra i popoli. Le vicende odierne della nostra società lanciano sempre più frequentemente segnali xenofobi contro chi è “diverso” dalla propria razza, non considerando che lo stato attuale del pianeta sta portando inevitabilmente ad una popolazione sovrannazionale formata da gruppi multietnici, integrantisi gli uni con gli altri. Ognuno di essi contribuisce alla vita sociale con il proprio patrimonio culturale e storico, una ricchezza che deve essere salvaguardata e non osteggiata o annichilita, un’alleanza che non deve avere barriere di lingua, divisioni di ideologia e religione, né confini. Per troppo tempo abbiamo dovuto abbattere muri e reticolati, ma ancora oggi l’uomo li sta erigendo in varie parti del mondo, incurante delle lezioni della Storia. In questo sfacelo c’è da considerare anche un altro partner della vita dell’uomo sulla Terra: la Natura, che, come afferma Carlo Petrini, “è vittima essa stessa di una politica dissennata di esasperato sfruttamento e di un inquinamento incontrollato, che stanno devastando i suoli fertili”, le acque e l’aria, risorse indispensabili per il cibo di tutti i popoli. Dietro tutti questi gravi problemi si staglia inequivocabile l’ombra del “dio denaro”, del guadagno ad ogni costo, del potere... che ha provocato la terribile recessione in cui stiamo vivendo. Multinazionali, banche, organizzazioni criminose hanno distrutto il delicato equilibrio economico fra i popoli a loro unico vantaggio e la povertà, le guerre, la fame e la mancanza di istruzione aumentano... La “casta” è sempre più assetata di privilegi e la vita dei poveri si fa sempre più dura. Gli artisti invitati alla mostra hanno affrontato con i loro lavori la molteplicità di questi temi, spezzando una lancia a favore di un’unione spirituale fra tutti i popoli del mondo e di una profonda interconnessione e risonanza intuitiva fra tutto ciò che esiste. Ciò consentirà loro di superare le odierne difficoltà, ritrovando in se stessi l’energia vitale per reagire e ricostruirsi un’esistenza libera. Carmen Spigno Presidente Circolo “Amici nell’Arte”

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La TrinitĂ del XXI Secolo


TESTI CRITICI Silvia Bottaro Patrizia Valdiserra

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Ai confini del Mondo. di Silvia Bottaro

Tra scontro ed incontro esiste una linea sottile, quasi evanescente. A volte le frontiere sono segnate solo dalla presenza di due bandiere diverse. Quindi sono molti i modi di concepire il confine. Essi sono molto più fiscali e pedanti quanto più i Paesi si sentono diversi: la caduta dei confini avviene per legge e accordo tra gli Stati, oppure quasi in automatico tra Paesi affini. I confini sono, perciò, politici ma anche naturalistici: una barriera montuosa, un deserto quasi invalicabile, le sponde di un fiume e di un mare. A volte ciò che pare dividere, invece unisce come nel caso dei fiumi della penisola indocinese perché gli scambi commerciali e, quindi, umani sono facilitati proprio dalla navigazione di quelle acquee. La globalizzazione attuale, reale e virtuale, pone una domanda: esistono ancora luoghi di confine? Esiste il mito della frontiera? È fuor di dubbio che gli orizzonti smuovono l’uomo verso l’ignoto dalla notte dei tempi: l’uomo è sempre in cammino verso mète diverse, al di là delle geografie circoscritte dai nazionalismi e dai conflitti. Un tempo il mondo si percorreva con faticosa lentezza; oggi il mondo non è così senza confini come, forse, ad una lettura poco attenta può sembrare. Resta il desiderio di varcare e di compiere la pura e semplice azione di passare una frontiera: raggiungere “l’ultima Thule” (Virgilio, Georgiche, I,30), ossia il confine meno noto, quasi completamente rimosso dall’immaginario collettivo. Giungere “al confine” è un’emozione che riempie il cuore e la mente e spesso i luoghi geografici più remoti e sperduti hanno, anche, nomi particolari (il rimando corre a Samarcanda oppure a Ouagadougou). “I confini sono desideri”: le isole paradossalmente sono il confine perfetto. Una parola chiave, forse, in questo viaggio verso i confini è “irraggiungibile” e la lontananza è, per caso, un criterio per riconoscere un confine? Le demarcazioni del


mondo sono luoghi fisici e mentali, sono viaggi, in un certo senso, alla scoperta di sé, senza scordare il bello dell’incontro perché le carte geografiche sono intrise di vicende degli uomini. Incontrare popoli diversi per etnie, abitudini, costumi, fede vuol dire collezionare incontri, sentire voci, vedere colori, percepire profumi: tutto ciò diviene indice e insegnamento del vero, del sorprendente. Varcare un confine è come procedere “oltre”, vedere cosa c’è al di là dell’orizzonte. L’uomo ha creato il grattacielo come affermazione di qualcosa di nuovo che cerca di instaurare una relazione tra uomo e natura. Già le torri (da quella di Babele in poi raffigurata da Bruegel) avevano questa idea di ascesi, ma nel Medioevo saranno le cattedrali gotiche ad avere l’ambizione di raggiungere il cielo permeandosi di luce. Oggi tali costruzioni architettoniche sono sempre più ardite ed il loro slancio pare andare oltre alle nuvole, e le troviamo da New York ai Paesi, così detti, emergenti. Le città, quindi, non si sviluppano più in orizzontale, ma in verticale: la città sale per affermare la forza e la potenza umana e per rispondere, anche, all’anelito del divino che è presente nei Popoli. Guardiamo il nostro bel Paese così ricco di torri civiche e campanili. La torre è un transfert in chiave di ordine sociale (torri di avvistamento e di controllo di borghi e di città) e quale segno religioso (anche per segnare il tempo con meridiane ed orologi). Il suono delle campane per secoli ha scandito lo scorrere delle azioni di tanti Popoli: voce di popolo, quindi, il suono della campana e la consuetudine di dar nomi di santi ad esse era legato alla viva e vera solidarietà umana. Desidero ricordare le “torri di luce” dei fari ed i loro, sempre più rari, guardiani che s’incontrano in Francia, in Italia, in Spagna, in Inghilterra, in Croazia: abitanti di costruzioni ferme, immutabili che vegliano sui naviganti. La mostra “Popoli” mi ha indotto a tali riflessioni che “ad alta voce” ho voluto fare con chi avrà tempo e desiderio di leggere (e spero che siano moltissimi) queste righe, forse un po’ disordinate, ma scritte di getto in un “viaggio” artistico sollecitato dai colori, dalle forme, dalle tecniche degli Artisti che sono presenti in questa originale collettiva contemporanea voluta ed ideata dagli “Amici nell’Arte” di Garlenda.

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Popoli. Per un’Ontologia Politica e Sociale dell’Idea di Fraternità. di Patrizia Valdiserra

“Non dal nostro abitare sul suolo della patria, né dal nostro contatto fisico nell’industria e nel commercio, ma soprattutto da un’adesione spirituale siamo uniti a formare una comunità.” (Hugo Von Hofmanstal)

Popolo: sostantivo maschile trisillabo nel quale respira un concetto vago, quello stesso che attraversa la storia del pensiero politico, di volta in volta esprimendo differenti significazioni, a seconda della lettura, variamente condotta dai diversi autori, come dei contesti storici e politici analizzati. E quell’ambiguità, che è del lemma, come dell’idea, nacque laddove fu dichiarato il popolo sovrano, tralasciando di dire cosa esso fosse, chi ne facesse parte, a quale titolo e perché. Pure, già Cicerone sosteneva come l’idea di popolo non si esaurisca in quella d’una moltitudine di uomini riunitasi per un più generico motivo, rinviando all’idea d’una società organizzata, che abbia a suo fondamento l’osservanza della giustizia, come la comunanza d’interessi e valori. Ciò, a ricordare, oggi, l’esigenza d’un collante assai più forte d’una mera vicinanza, a sancire quel che ognuno riconosce come “popolo”. E quello stesso collante s’impone a consacrare il vincolo di solidarietà fra le genti, così che, nel suo plurale, il lemma s’avviva d’una nuova pregnanza, a dire di terre, stati e città; città che individui abitano e vivono, misurando tra loro distanze, oltrepassando confini, intrecciando relazioni, che prescindono dal parlare lingue differenti e lontane; maturando sovente conflitti, germinati nell’humus d’un diverso sentire che pertiene al singolo, come a comunità più vasta, che è quella della nazione. Data al maggio 1990 la Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli; dichiarazione in virtù della quale ogni aggregazione umana, che in sé scorga una comunanza di tradizioni storico culturali, sviluppatesi in ambito geograficamente determinato, costituisce un popolo. Quello stesso per il quale è sacro il diritto di riconoscersi in quanto tale, come d’affermarsi in quanto nazione. Ed è, quest’ultima, coagulo di genti che, nel comune sentimento d’appartenenza, ravvisa quella tonalità d’essere ch’è madre al proprio esistere nel mondo, al di là d’ogni possibile arida definizione geografica, come politica. Cuore pulsante, quel comune sentire, a far d’una nazione pluralità d’anime dialoganti, d’umanità varie per le quali non basti il


comune nascimento, ma sempre valga quella dimensione ontologica da Manzoni espressa nel celebre verso:

“Una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue, di cor". Vero è che l’uomo, dai tempi più remoti, seppe incarnare in sé quello spirito di competizione, sovente esasperato, come bramoso di profitti, ad accender la scintilla, quella da cui divampò, nei secoli, la fiamma distruttrice di molteplici conflitti; venerando, i più, gli idoli bugiardi del potere, come della forza; ad accumular ricchezze, gravida ognuna di un’aura dolorosa: quella della povertà altrui, come dell’altrui soccombenza. Avvenne così che avidità ci conducesse, a passo d’oca, verso le cose più abbiette. Pensiamo troppo, in realtà, così come poco sentiamo: questo, il grande limite dell’uomo, costantemente proiettato verso nuove conquiste, verso orizzonti altri e lontani da sé, dimentico che l’universo mondo abita in ognuno di noi, così che ognuno è mondo da scoprire, storia incognita da ascoltare, fratello cui tendere la mano, seppure il colore della pelle sia altro dal proprio e la lingua distante. Già, un fratello… figli ognuno d’una stessa madre, quella terra che ci sostiene, che ci sostenta e accoglie, quand’anche di noi non restasse che polvere. Fratelli, non avversari, o peggio nemici da sconfiggere e umiliare. Pure, in questo tempo nuovo, urge una presa di coscienza, assunzione di responsabilità che sia condivisa a qualunque latitudine, in quanto membro, ciascuno, del comune consesso umano. Così, ciò che realmente occorre, in questo tempo nuovo, è un nuovo senso d’appartenenza al genere più vasto dell’umanità. Impulso primigenio, latente lungo tempo nelle vene, come a lungo sottaciuto, in nome dei denari, del privilegio, d’una presunta superiorità dell’uno sull’altro, seppure fratelli; impulso vitale e progressivo, tale da indurre a costruire qualcosa per cui valga ancora la pena di vivere, così che l’esistere torni a prevalere sull’immagine consunta e greve d’una sopravvivenza che poco d’umano in sé conserva. E davvero humanitas implica la comprensione piena dell’altro da sé, eguale a noi, seppure differente; il rispetto del fratello congruente al rispetto per se medesimi. E in tale vibrazione, quella pietas, che disconosce steccati e barriere; che vorrebbe, oggi come ieri, dal nord al sud del mondo, gli uomini non più divisi, ma uniti; avvinti tra loro in unico e solo, fraterno abbraccio. Humanitas, parola antica e viva d’una pregnanza che sola nell’uomo riposa. In essa il sedime del lungo travaglio che, da oscure lontananze, di sé afflisse il mondo antico, fino a che caritas non sorse a riconoscere, amando nel singolo, il Cristo, figlio del Dio vivente.

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Pure, in quell’oscurità, che è dei secoli remoti, palpita la luce d’un sentire, così prossimo a noi e vivo: quello d’un immigrato, d’un intellettuale africano, quel Publio Terenzio Afro che, a due secoli dalla venuta del Cristo, scriveva:

homo sum, humani nihil a me alienum puto. E in quelle parole, la cognizione d’essere uomini, partecipe ognuno del valore d’una humanitas confidente e piena, così che nulla di ciò che è umano sia ritenuto estraneo, come distante. Poi che humanitas, davvero, è valore universale, onnicomprensivo; valore in nome del quale l’uomo rivendica il diritto-dovere d’interessarsi ai problemi che affliggono altri uomini, con uno spirito che sia solidale, come benevolo. Pure, sovente, l’uomo esperì il proprio essere Caino al fratello, esso “microcosmo di follia”, quello stesso che Mefistofele additò nel Faust goethiano, a dire come l’animo umano sia abisso insondabile, in cui dimorano oscure perversioni, conflitti e brame, come insanabili contraddizioni. Avvenne così, dalla notte dei tempi, che humanitas trovasse la propria mortificazione nell’avidità di onori, come di ricchezze, di terre e titoli, e conoscenze, come spazi sempre più vasti da contendere al cielo. E in quella sete inesausta, il pungolo del conflitto, fantasma d’una guerra, gravida sempre di morti, orrida di sangue, quello delle vite spezzate, delle carni lacere e sozze per le quali acqua basterebbe e un tozzo di pane a riscattare tutta una vita vissuta nella contesa, a dare ancora un senso al nostro esistere qui, sotto questo cielo. Così, avendo fede, comunque lo si chiami, quel Logos, che di sé informa l’universo mondo, potremo ancora dire col salmista:

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché di lui ti ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato. Così, dell’unità cui tutto si riconduce, dell’armonia da che ogni cosa nacque, davvero ogni uomo è parte, fratello all’altro uomo, consapevole ognuno d’un fatto: che umanità in sé accoglie, luminosa e tersa, l’eguaglianza nella dignità, siccome quell’insondabile molteplicità, che fa degli uomini, che vivono e respirano sotto questo cielo, un’onda colorata a coprire le terre, a lambirne le sponde vibrando nel battito di milioni di cuori palpitanti all’unisono.


ARTISTI Le recensioni critiche degli artisti sono state curate dalla d.ssa Silvia Bottaro

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Rainer Kriester Carlos Carlè Giovanni Tinti Maidè Aicardi Daniele Albinger Anna Maria Angelini Enzo Angiuoni Luciana Bertorelli Ennio Bestoso Luigi Canepa Sandra Cavalleri Pietrina Cau Anna Corti Domenico D'Aleo Mario Dabbene Michele Dieli Antonella Lodetti Paola Maestri Ferdinando Marchese Caterina Massa Giovanni Mazza Maurizio Moncada Constantin Neacsu Francesco Pellicanò Ylli Plaka Michele Protti Giuseppe Sinesi Carmen Spigno Magda Tardon Luisa Tinazzi Giovanna Usai Luisa Vincini Andrea Odello


RainerKRIESTER Nato a Plauen (D) nel 1935 ha vissuto e lavorato in parte a Berlino (D), in parte in a Vendone, in regione Castellaro. Ha studiato pittura all'Accademia delle Belle Arti di Berlino con H. Jaenisch e P. Janssen e più tardi si è dedicato alla scultura in pietra e in bronzo. Nel 1982 ha scoperto l'antica torre saracena di Castellaro-Vendone, che è diventato il suo principale luogo di lavoro e di esposizione: vi sorgono più di 35 grandi sculture in pietra calcarea del Finalese. Innumerevoli e lusinghiere le mostre e prestigiosi i premi ottenuti nel corso degli anni, fra cui il Premio Speciale della Henry Moore-Price Exhibition. Ha esposto a Berlino, Monaco, Amburgo, Francoforte, Amsterdam, Hannover, Parigi, Lubecca, Ütrecht, New York, Londra, Genova ed in numerose altre località. Le sue opere si trovano nei più celebri musei del mondo. Deceduto il 14 maggio 2002 a Savona, in Liguria, riposa nel cimitero di Vendone, come vegliato dalle splendide opere del parco di Castellaro.

La forza della pietra del Finale usata quale materia mutante nella sua luce interiore; i segni profondi incisi in essa o nel bronzo, pongono in evidenza le piaghe, le ferite dello scorso secolo che lo Scultore ha in sé e che cerca di rendere oggettive a Tutti al fine di ripetere sempre gli stessi errori.

Großes Sonnenzeichen I Scultura in Bronzo h. 270 x 180 x 105 cm

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CarlosCARLÈ Il Maestro argentino nasce nel 1928 a Oncativo (Córdoba). I suoi primi contatti con la ceramica avvengono nella fabbrica di refrattari del padre e da cui il suo interesse il grés. Verso la fine degli anni Quaranta intraprende, a Buenos Aires, lo studio della ceramica, del disegno e della scultura e aderisce ad “Artesanos”, primo gruppo di avanguardia in Argentina per la ceramica d'arte. Nei suoi lavori utilizza anche bronzo, ferro e pietra. Opera in Brasile, Olanda, Danimarca, Germania, Francia, Italia, dove si stabilisce nel 1963 e decide di dedicarsi esclusivamente alla scultura in grés. Le sue opere gli hanno valso riconoscimenti e premi in tutto il mondo, e si trovano in numerosi musei, tra i quali l’Hetiens Museum di Düsseldorf, il Musée des Arts Decoratifs dì Parigi, il Museo Sìvori di Buenos Aires, il Museo delle Ceramiche di Faenza, il Museo di Arte Contemporanea di Shigaraki, in Gíappone, dove nel 1998 ha realizzato una scultura monumentale dietro invito dello stesso Museo. Nell’aprile 2009 gli viene conferita la cittadinanza italiana.

Con il rigore del grande maestro crea globi che non banalizzano il mappamondo ma lo rendono “altro”, con le sue steli in grés inventa le verticalizzazioni universali dell’uomo ed il suo bisogno d’infinito, con le piastre su cui pone le cristalline verdi, azzurre o di altro colore rimanda ai mari che uniscono i continenti.

Sfera

gres 60 cm ø

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GiovanniTINTI Nato a Bragno il 28 marzo 1917, è mancato l’8 gennaio di quest’anno a Savona. Nel dopoguerra ha iniziato l’attività espositiva artistica che lo ha portato negli anni Cinquanta e Sessanta a condividere le proprie esperienze a stretto contatto con quelle personalità che hanno reso celebre Albisola e Savona in campo nazionale e internazionale. Ha mantenuto intatta negli anni la voglia di creare e di esprimersi, dapprima nell’ampio periodo dedicato alle bande meccano-grafiche, fino a sviluppare negli ultimi decenni una serie di ideogrammi che sono divenuti poi espressione del suo alfabeto artistico. È stato socio fondatore del Comitato di Rigore Artistico di Albisola-Savona, dove ha lavorato e collaborato, partecipando fino all’ultimo a incontri, mostre e iniziative culturali.

Maestro della pittura del Novecento, ricercatore costante nel lungo corso della sua vita, ha percorso la pittura e la ceramica con un “segno” particolare, una sorta di lemma universale per sconfiggere la babele dei linguaggi in una specie di universale conversazione.

Sequenza Dinamica #3 Acrilico su Tela 120 x 90 cm

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MaidèAICARDI Nasce a Genova, ove frequenta il Liceo Linguistico. Nel capoluogo ligure inizia la preparazione artistica con il Maestro Aldo Cestino, insieme ad un piccolo gruppo formato nel C.C.A. (Circolo Culturale di Albaro), con cui tuttora mantiene regolari contatti per lavorare e confrontarsi. Pur dedicandosi di preferenza alla pittura ad olio, negli ultimi anni si unisce al Gruppo “PRISMA” seguito dalla nota pittrice e scultrice Auri Campolonghi e sotto la sua guida fa interessanti esperienze con altre tecniche artistiche. Attualmente la pittrice lavora con gruppo di artisti nell’atelier di Renata Soro.

La “Scuola” quale icona della cultura, dove ragione e sentimento del crescere insieme trovano la loro dimensione nella forma e nella luce della profondità del valore dello studio: un tema su cui meditare nella forma universale del girotondo. Una Scuola olio su tela 50 x 60 cm

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DanieleALBINGER Di origine tedesca, risiede in Italia dal 1985. Sempre attenta sin da piccola alla ricerca dell’attimo da ricordare (immortalare) e dell’“arcano da svelare”, inizia a fare le sue prime foto ancora molto giovane. Questa sua passione negli anni è divenuta la sua professione. Ha gestito per molti anni a Milano il suo studio fotografico. Oggi Daniele, che parla quattro lingue, abita in Costa Azzurra, a Menton, a pochi passi da Monaco.

La gioia della vita e della libertà nell’immagine che esplora il mondo giovanile con rara visione anche dell’interiorità generazionale: i giovani sono il futuro dei Popoli.

3 Ragazze

fotografia 120 x 80 cm

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AnnaMariaANGELINI Ligure, nata a Imperia, interprete simultaneista congressuale in inglese e francese, ha scelto però la strada della famiglia. Dalla prima giovinezza scrive poesie esclusivamente per se stessa. Appassionata di viaggi e fotografia, in Namibia, nel deserto color albicocca di Sossusvlei, colpita dalla essenzialità delle linee delle dune nel monocolore, intuisce che le foto possono diventare un mezzo importante per comunicare emozioni. Da qui le ricerche e gli studi sull’informale... Forme semplici a volte umili; giochi di colori, studio sulla luce riflessa o rifratta, fiori che diventano intersecazioni di piani o sinfonie di colore, macro. Il suo lavoro va verso un tipo di foto che è più vicina alla pittura astratta, onirico metafisica, che non alla fotografia comunemente intesa.

La fotografia quale documento, testimonianza vera della vita dei Popoli, dei loro costumi, dell’uso dei colori. Quasi una immagine panoramica dell’essere oggi nel mondo a seconda delle latitudine in una sorta di nuovo mappamondo di forme, di ideali, di segni, di solitudini. Egitto al Femminile fotografia 41 x 32 cm

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EnzoANGIUONI L’artista è presente sulla scena artistica nazionale a partire dagli anni ‘70 e nel 2012 compie quarant’anni di carriera artistica. Produce cultura in prestigiosi spazi pubblici e privati quale consulente scientifico di amministrazioni, aziende turistiche, musei e circoli culturali. Ha esposto alla cinquantaduesima edizione della Biennale di Venezia nel progetto Camera 312 – Omaggio a Pierre Restany, nel 2008 nella mostra Omaggio al futurismo a Palazzo Ducale di Genova e successivamente a Sydney (Australia) presso l’Istituto italiano di cultura. Vive e lavora ad Avellino.

Mediterraneo: un abbraccio di colori, di paesaggi, anche ideali, che accompagnano la vita di etnie diverse, di Popoli in perenne cammino verso la pace, la libertà, la condivisione di un bacino d’acqua salata che deve divenire lo specchio del futuro. Mediterraneo 3 olio su tela 60 x 60 cm

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LucianaBERTORELLI Nasce a Bedonia (Parma). A Genova si diploma al Liceo Artistico “Nicolò Barabino”. dipinge da sempre, prediligendo una tecnica fortemente materica attraverso l’assemblaggio di vari materiali che l’avvicinano naturalmente alla scultura, che approfondisce negli ultimi anni lavorando l’argilla e le terre refrattarie nelle quali modella le sue figure. Vive e lavora a Savona.

La speranza nel Messaggero celeste è il tema che la Bertorelli sviluppa con grande maestria ed eleganza nell’imponente uovo, simbolo del mondo, del grembo materno, con rara efficacia comunicativa.

Uovo-Angelo Spes

scultura modellata a mano, colorata con ossidi e cotta ad alta temperatura h. 60 x 40 x 40 cm

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EnnioBESTOSO Scultore autodidatta, nasce ad Albenga nel 1965. Nutre fin da piccolo una grande passione per il modellato. Apprende autonomamente le tecniche di fusione del bronzo e di altri metalli. Ha frequentato per anni gli studi di numerosi artisti di talento ove ha messo a frutto le tecniche più raffinate della propria arte collaborando con loro. Attualmente coadiuva con Giulio Moirano, Antionia Dovicchi e Luigi Canepa. Vive e lavora a Casanova Lerrone, ove ha lo studio in frazione Ranco.

Una forma – il calice – che rimanda a pratiche religiose ma pure un contenitore di acqua, elemento comune ai Popoli, per dissetarsi, per dissodare la Terra. Una scultura molto intensa che travalica l’Occidente per divenire simbolo, quasi, di una lingua comune. Il Popolo Cristiano

cera persa - monolitico h. 23 x 8 cm ø

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LuigiCANEPA Nasce a Genova nel 1941, città ove frequenta i corsi di scultura e di tecnica delle incisioni all’Accademia Ligustica di Belle Arti. Artista poliedrico, si cimenta con i più svariati materiali in ambito scultoreo, passando dal marmo alla pietra, dal bronzo alla ceramica, mentre in pittura predilige l’acquerello, l’olio e i pastelli. Ha partecipato con successo a numerose mostre in Italia ed all’estero, fra cui il Festival della maiolica ad Albissola ed il recente Huntenkunst in Olanda. È intervenuto al V Simposio internazionale di Rodi Garganico e, nel 2011, al II Simposio nazionale di scultura su pietra a Enna. Vive ad Albissola Marina ed ha lo studio adiacente al "Centro dell'Arredamento" a Valleggia di Quiliano (SV).

L’Artista esplica un concetto universale attraverso una materia “granitica”, allusiva, fortemente legata a geografie lontane in una sorta di archetipo monolitico, elegante nel colore nero, inciso, scavato per sottolineare il percorso, mai lineare, dello sviluppo delle generazioni nel Mondo. Archetipo

scultura in granito nero Sud-Africa h. 128 x 35 x 20 cm

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PietrinaCAU Nata ad Olbia nel 1946, si è trasferita ad Alassio, in Liguria, sin dal 1958. Attualmente vive nell'entroterra ingauno, ad Ortovero, con il marito e le due figlie. Sin da giovanissima si è dedicata all’arte da autodidatta, esprimendo la sua vena creativa attraverso svariate tecniche pittoriche. Particolarmente attratta dal modellato, con il tempo ha sentito l’esigenza di perfezionare la sua tecnica, seguendo corsi di disegno e scultura. La tecnica Raku, che apprende nel 2002, le permette di sperimentare l’uso del colore in modo inusuale, ottenendo risultati che la soddisfano e le consentono di esprimere al meglio la propria originalità e fantasia. Ha partecipato a numerose collettive in Francia e in Italia.

Nella complessa opera della Cau la materia – la ceramica – diventa energia, moltiplicatore di cibo per alleviare la “fame” nel mondo. Avventura e missione ai confini del pianeta cercando di abbattere la sottile linea tra scontro ed incontro, come vorrebbe la fiducia, la pacificazione tra i popoli. La manna del 3° Millennio (semi O.G.M.) Installazione Ceramica 100 x 100 cm (1 mq. di terreno)

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SandraCAVALLERI È nata ad Andora, in Liguria, dove vive e lavora. Laureata in lingue, è stata docente di inglese nelle scuole superiori e parallelamente ha coltivato il suo interesse per l’arte. Lasciato l’insegnamento si è dedicata a tempo pieno alla ceramica ed alla pittura. Nel corso del tempo ha affinato la sua capacità scultorea che viene esaltata dall’uso della tecnica “Raku”per le cotture. Nell’agosto 2004 è stata invitata in Cina a Jingdezhen Sanbao per festeggiare i mille anni della porcellana. Con altri artisti ha inaugurato ed esposto in una mostra nella sede cinese del Centro Culturale Paraxo. Oggi si dedica a tempo pieno all’arte ed insegna yoga.

Una grande installazione ceramica dove il simbolo del “cuore” significa la caduta dei confini, quelli geografici e quelli politici, dove utopia, illusione, mito della frontiera lasciano il posto all’emozione del cuore del viaggiatore contemporaneo che vuole conoscere tutte le bandiere di questo mondo globale, sempre più diviso. Mandala

installazione ceramica ca. 20 mq.

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AnnaCORTI Nasce a Torino, dove si diploma all'“Istituto Statale d'Arte per il Disegno della Moda e del Costume”. Inizia a lavorare come illustratrice e disegnatrice di fumetti. Entra nel campo della moda come stilista e collabora per molti anni con importanti industrie di abbigliamento a Torino, Alba, Bologna e Milano e, per lavoro, compie numerosi viaggi nelle più importanti città europee arricchendosi culturalmente e artisticamente. Dal 1999 risiede stabilmente ad Andora in Liguria e, lasciato il lavoro d'equipe per la grande industria, segue un suo percorso creativo più libero, che spazia dalla pittura alla ricerca della forma, nella creazione di installazioni e pezzi d'abbigliamento unici ed esclusivi.

Il bello dell’incontro è la scoperta della preghiera, nelle proprie lingue, con le proprie musiche: i teli raffinati, leggeri, eleganti della Corti accolgono l’osservatore con la forza della tradizione, del dialogo come viaggio alla scoperta di sé, per trovare l’altro. Preghiere diverse, dimensione unica

tecnica mista con colori acrilici, glitters e pastelli 2 teli di organza trasparente - 350 x 700 cm - 300 x 700 cm

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DomenicoD’ALEO È nato nel 1952 a Palermo. Autodidatta, fin dalla giovane età ha dimostrato un grande interesse verso l’arte, soprattutto la pittura. Ha studiato in modo personale le tecniche pittoriche ed ha frequentato corsi di pittura. Visita abitualmente gallerie e musei e predilige le opere dei maestri contemporanei, fra cui Biaggi e Squillantini, ai quali si ispira. Vive e lavora a Cisano sul Neva.

In una sorta si “sacra armonia” l’autore parla della cronaca contemporanea degli accadimenti: si avverte una straordinaria intensità comunicativa, rappresentando una esigenza sempre più radicata tra le Genti, rivolta a trovare un edificante collante tra i Popoli, ascoltando la speranza dei Giovani. Popoli-Cronaca

olio e fusin su tela 100 x 80 cm

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MarioDABBENE Dai 16 ai 20 anni frequenta assiduamente lo studio del maestro Leo Spaventa Filippi, traendone preziosi insegnamenti relativamente alla composizione e costruzione del quadro, nonché un'attenta osservazione del vero. Seguendo un’innata predisposizione per l’arte intesa come manualità, sperimentazione, ricerca ed esperienza, si é nel tempo affermato artisticamente attraverso l’utilizzo di materiali diversi, quali plastica, cemento lavorato, elementi metallici. Recentemente ha subito un ritorno alla tradizione pittorica con la realizzazione di opere surreali e simboliche con particolare riferimento a temi mitologici. Vive e lavora a Varese dove, da molti anni, fa parte dell’Associazione Artisti Indipendenti.

Un inno alla Cultura ed al suo rispetto in un puzzle di “icone” che si affiancano in un paesaggio ancora in gran parte da scoprire e conoscere ma scandito dalle forme, dai colori, dalle architetture, una sorta di album non dei ricordi ma dell’avvenire. La Cultura è Libertà

olio su tela 80 x 100 cm

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MicheleDIELI Nato a Loano (SV), si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel ’92. Sviluppa il suo percorso artistico trasferendosi a Milano dove entra a far parte di una nutrita corrente artistica, caratterizzata dalla rielaborazione della realtà, ritornando talvolta a discipline più tradizionali quali la pittura e la scultura che si accompagnano spesso a media più inediti, come l’elaborazione digitale e il video. Partecipa ad alcune mostre personali e a numerose collettive grazie all’appoggio di alcuni critici e curatori, fra cui A. Riva, M. Sciaccaluga, M. Di Marzio e L. Beatrice. Recentemente è tornato a risiedere stabilmente in Liguria, riducendo notevolmente anche la propria attività, nell’attesa di restituirgli una dimensione territoriale adeguata alle nuove condizioni.

Uno sguardo ad un mondo, forse alienato, forse abitato da “altri”, una sorta di danza dell’essere; una sfida per il futuro in una sorta di surrealismo fuori dagli schemi quale novello traghettatore in un “habitat” diverso.

Habitat 6

olio e acrilico su tela 220 x 130 cm

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AntonellaLODETTI Vive e lavora a Bergamo, città nella quale intraprende la sua formazione artistica: sviluppa esperienze nella grafica, nella pittura e per diversi anni si occupa di restauro di dipinti. Successivamente riprende e approfondisce la tecnica della ceramica a bassa e alta temperatura, terre sigillate, bucchero e Raku con la guida dei ceramisti e maestri d’arte Vanni Gritti, Sergio Pagliari, Rita Rolli e Cesare Calandrini. Il suo lavoro consiste nell’insegnamento della disciplina di arte e immagine nelle scuole secondarie. Gestisce laboratori di attività manipolative e ceramica per ragazzi e tiene corsi di formazione sulla didattica della ceramica per insegnanti. Si dedica principalmente alla tecnica di cottura Raku.

La rete metallica quale vincolo alla libertà, il rosso quale magmatico senso del sentimento verso la strada della libertà, la ceramica Raku quale voce antichissima, dalla Cina, per gridare tale “sacro” diritto dell’Umanità.

Tutti i popoli della terra hanno un sacro diritto alla pace

bassorilievo in ceramica raku e rete metallica 75 x 45 cm (particolare)

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PaolaMAESTRI Artista autodidatta, ha partecipato con successo ad importanti collettive dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) di Albenga-Imperia e dell’associazione “Amici nell’Arte” di Garlenda ed ha alle spalle alcune personali di un certo rilievo (Sorrento, Andora ed Albenga) che l’hanno introdotta nel mondo dell’arte. Molto schiva e riservata, la ceramista di Testico realizza nella sua casa-laboratorio, con la tecnica a china, opere di valore, frutto di una profonda ricerca interiore, di una personalissima e visionaria interpretazione del mondo e dei temi classici e mitologici, legati alla cultura mediterranea. Forti richiami a Ligustro, Dalì ed Alberto Savinio, la rendono una delle più interessanti scoperte artistiche liguri degli ultimi anni.

Raffinato disegno, evoluzioni ed architetture che non rammentano solo la Spagna ma la cultura araba anche in Sicilia: una condivisione di segni, di musiche, di profumi, di spezie che accomunano le Genti.

Spagna

china e acrilici su carta 70 x 100 cm

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FerdinandoMARCHESE Nato a Termini Imerese nel 1956, vive in Liguria sin dal 1964. Abita ed ha il suo studio a Toirano (SV). A Loano svolge la sua attività di insegnante di scuola primaria e da molti anni si dedica alla pittura e alla ceramica. È maestro infatti da più di 25 anni, ha lavorato con bambini dai 3 ai 10 anni, istituendo nelle scuole numerosi laboratori d'arte grafico-pittorica e ceramica. È promotore di Phylosophy for children, una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee. Ha iniziato a dipingere in giovane età sotto la guida del professor Ferdinando Fioretti. Ha approfondito e sviluppato le tecniche pittoriche come autodidatta fino all'incontro con il pittore spagnolo Albert Barreda. Suoi quadri fanno parte di collezioni private in Italia, Francia, Germania, Svizzera e presso istituzioni.

Un sogno: da Babele, alle torri medievali, ai grattacieli di New York abbattere tutte le diversità, fecondare una Madre Terra generosa e vitale per Tutti alla ricerca di un’unica strada da percorrere nel mondo e verso il cielo.

Popolo

colori alchidici - sabbia - vetro su tela 200 x 140 cm

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CaterinaMASSA Savonese di nascita, si è sempre dedicata al disegno e alla pittura, pur avendo una formazione umanistica letteraria. La sua attività artistica è caratterizzata da fasi distinte. All'inizio predilige la pittura ad olio, poi l'incontro quasi casuale con la ceramica è stato determinante per passare ancora più all'essenziale e, di qui, all'astratto. L'ultima tappa è rappresentata dalla tecnica Raku che, attraverso il sorprendente percorso di lavorazione, le procura forti emozioni. Nel 1999 dà vita a Cisano sul Neva ad un laboratorio di ceramica, punto di riferimento per la sua attività e attorno al quale ruotano numerosi amici ceramisti. Vive e lavora sia a Savona, sia a Cisano sul Neva (SV), ove ha il laboratorio di ceramica.

La “memoria” secolare quale vero archivio globale della civiltà senza confini, scolpita nella terra – ceramica Raku – dove il dolore degli uni diventi la forza degli altri: una pietra-casa, una pietra-patria raffigurata dall’Artista con grande capacità narrativa, oltre che maestria tecnica ormai perfezionata. Custode di Memorie

ceramica - cottura raku sfera 30 cm ø

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GiovanniMAZZA L’artista nasce a Roma nel ‘34 nel caratteristico quartiere di Trastevere. Notato dall’anziano e affermato pittore G. Ferrazza, viene accolto nello studio del maestro ed introdotto nell’ambiente artistico. Frequenta quindi lo studio del maestro Beppe Assenza, che lo conduce verso la maturità a artistica e per il quale Mazza sente di dover esprimere perenne riconoscenza. Il primo approccio con il giudizio del pubblico e della critica si ha con le pittoresche Marguttiane, Partecipa a numerosi concorsi nella Capitale ed alla Prima Rassegna di Arte Figurativa di Roma e del Lazio del 1958. Negli anni che seguono, la sua attività artistica procede lungo un percorso di ricerca personale volto particolarmente alla riflessione sulle tematiche sociali che coinvolgono l’uomo contemporaneo, un impegno che gli vale importanti riconoscimenti nelle collettive e nei concorsi nazionali ed internazionali e l’amicizia di illustri intellettuali contemporanei.

Emigranti su barche fatiscenti sono l’emblema difficile e doloroso, per certi versi, dell’esodo contemporaneo che sfida l’ignoto, la paura, il freddo verso un’utopia, forse, di Paesi migliori, più accoglienti. Opera intensa e che fa riflettere sul mito dell’Occidente e sulla sua ricchezza, vera o ipotetica. Deriva

olio su tela 200 x 140 cm

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MaurizioMONCADA Nato a Vittoria (RG) nel 1959, si trasferisce con la famiglia nel 1960 in Valle d’Aosta. Sin da ragazzo si interessa di pittura, scultura e fotografia. La sua ricerca artistica inizia all’età di 12 anni con la pittura ad olio. Attratto dalla natura e dalle sue bellezze, nel 1975 inizia inconsapevolmente la sua grande passione per la fotografia grazie ad una piccola macchina totalmente manuale regalatagli. Sperimentando la stampa delle proprie foto in bianco e nero, passando successivamente con gli anni a diverse macchine fotografiche e, per qualità d’immagine, a scattare diapositive, nel 1984 giunge il suo primo riconoscimento ad un concorso fotografico. Da allora ha coltivato la sua passione con ottimi risultati. Attualmente risiede a Saint-Vincent e lavora ad Aosta.

La forza del racconto delle pietre usate per costruire le antiche case, i viottoli percorsi dai tempi andati dall’uomo con la carriola o con il mulo in una testimonianza comune a ogni latitudine: una immagine sospesa nel tempo che accomuna la fatica di vivere con la fatica del lavoro e dell’età. Vicolo a Tensoz. Travaille de nuit

fotografia 70 x 50 cm

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ConstantinNEACSU Il pittore rumeno nasce nel 1952 a Bran, in Transilvania. Dopo gli studi presso il Liceo d’Arte di Targu Mures, nel 1975 si è laureato in pittura all’Università di Belle Arti di Cluj-Napoca, in Romania. Successivamente, attraverso un rigoroso iter richiesto dal suo Paese, ha ottenuto il riconoscimento di Artista Professionista, divenendo membro dell’U.A.P. – Unione degli Artistici Plastici della Romania. Sin da giovanissimo porta avanti un’intensa attività espositiva, in mostre personali che in eventi artistici di rilevanza nazionale e internazionale. La sua ricerca muove dalla consapevolezza di un’armonia presente nel cosmo e in ogni suo aspetto. Realizza opere pittoriche e grafiche, nelle quali la struttura materica e astratta si affiancano e si sdoppiano dialogando. Accanto alla produzione pittorica, si dedica alle opere su carta, dove il segnico-cromatico diviene gesto e scrittura. Attualmente vive e lavora Italia.

Il fieno è ogni dove. È cibo, giaciglio, copertura per i tetti, composto per fare i mattoni. È quel fil rouge che collega i Popoli, li lega con mistero e con suggestione, collegando passato e futuro.

Popoli Insieme

tecnica mista (paglia e colori acrilici) su tela 160 x 100 cm

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FrancescoPELLICANÒ Nato nel 1956 ad Aosta, città nella quale vive e lavora, ha due hobbies principali: la musica e la fotografia. La musica è per lui rappresentata dalla batteria, strumento con il quale convive da più di 40 anni. La fotografia è invece un hobby che pratica da diverso tempo, ma che ha particolarmente approfondito soltanto da un paio d’anni, essendo passato ad una fotocamera reflex professionale. Come per la batteria, che suona ad “orecchio”, anche per la fotografia è la stessa cosa… La tendenza è per la fotografia naturalistica, ma, essendo molto curioso, cerca anche situazioni diverse. Sicuramente le montagne e le bellezze valdostane lo aiutano non poco a catturare belle immagini. Durante i viaggi estivi all’estero realizza splendidi reportages fotografici coniugando la conoscenza dei luoghi con l’amore per la natura e la fotografia.

Immagini dalla realtà dei borghi antichi con un alta intensità evocativa e creativa: il lavoro di quelle mani che da secoli usano l’amo; una sorta di reliquie della “mensa” con il pane e la bottiglia del vino, la storia dentro le pietre solo apparentemente fredde e lontane dalla vita. Il Pastore Felice fotografia 70 x 50 cm

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YlliPLAKA L’artista albanese è nato a Tirana il 4 Gennaio 1966. Nella stessa città si diploma in scultura e ceramica all'Accademia di Belle Arti dove segue i corsi dello scultore Thoma Thomai. È considerato uno dei più interessanti e dotati scultori in ceramica del panorama italiano. Le sue opere hanno conosciuto un costante e crescente interesse di pubblico e di critica attraverso un'attenta programmazione espositiva. Il suo modo di scolpire e modellare è inconfondibile, così come l'attenta analisi delle forme e dei loro significati. Le sue opere entrano in comunicazione diretta con chi le osserva, rimandando ad un universo al tempo stesso arcaico e attuale. Numerosissime e di successo le sue esposizioni personali e collettive, ove ha collaborato con Pistoletto, Branzi, Deganello, Vitone, Ulian, Santachiara, Rovero, Paruccini, Mendini, Levi, Georgacopoulos, Dolèac e Burkhardt. Dal 1991, anno in cui giunge in Italia, vive e lavora a Savona.

Un talento giovane ma già molto apprezzato che dall’Albania ha trasferito la propria libertà dall’altra parte del Mediterraneo e parla con il gres e la terracotta con una originale vena improntata al vivere l’opera: Ylli le abita le sue ceramiche. Crocerossina

terracotta smaltata h. 8 x 68 x 68 cm

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MichelePROTTI Nasce a Mortara (PV) nel 1948 e si avvicina alla pittura come autodidatta. La sua indole anarchica lo accompagna in un viaggio inquieto e onesto, alla ricerca di una forma espressiva da considerare solo sua, esclusiva, senza pagare conti e senza scendere a compromessi. I suoi “oggetto-quasi” ritraggono la realtà attraverso pensieri misteriosi e profondi, sfiorando limiti e certezze della quotidianità che si consuma in un deterioramento naturale di cose abbandonate morenti, ormai giunte alla fine. Le sue opere sono il frutto di una sperimentazione consapevole che ormai da più di quindici anni permea la vita dell’artista e che non è certamente giunta al termine: quando Michele Protti si ritira nella sua officina creativa, ne esce solo dopo aver dato vita a opere straordinariamente nuove.

Una scultura “povera” per materia ma ricca di rimandi ad un racconto atavico dove, nel cerchio della vita, l’uomo ha trovato ostacoli, aculei, chiodi sacrificali ma “quasi” non ricorda quel dolore, guarda avanti e cerca solo la ruota, segno di rinnovata civiltà. Oggetto-quasi

tecnica mista con metallo, stoffa, faesite, cartone, cemento 92 x 90 cm

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GiuseppeSINESI Nato a Canosa di Puglia (BA) nel 1957, dopo gli studi si trasferisce a Torino ove inizia la sua attività artistica da autodidatta. Negli anni seguenti frequenta i corsi di pittura tenuti dal maestro Sesia della Merla che lo forma artisticamente. La passione artistica lo porta ad abbandonare il campo prettamente figurativo ed a sperimentare nuove forme d'espressione, fino a scoprire una dimensione decisamente soggettiva e personalizzata.

Fuori dai miti, i Popoli cercano, al loro interno, nuove energie e sinergie per una pace sociale vera, nel nome della giustizia trasparente: i grattacieli, orgoglio capitalista dell’Occidente sono diventati mezzi di marketing. Dobbiamo riprendere il desiderio di andare “oltre”, di vedere al di là dell’orizzonte. Dall’altra parte del mondo olio su tela 150 x 100 cm

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CarmenSPIGNO Nasce a Diano Marina, in Liguria. Ha studiato disegno e pittura presso il Centro Italiano Artistico Culturale di Imperia, sotto la guida del maestro Giuseppe Balbo. Fondamentale è stato nel 1997 l'incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del “Gruppo delle Terre”, che segna una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora si dedica alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, portando avanti una continua ricerca sulle tracce e i segni che essi lasciano sui diversi materiali, quali carta, legno, tela, sacco, vetro, metallo, ardesia… Fondatrice nel 1998 del Circolo Artistico “Amici nell'Arte”, dal 2001 ha curato numerose mostre in Italia e all’estero. Critici e giornalisti hanno scritto di lei, fra i quali W. Accigliaro, L. Caprile, C. Paternostro, S. Bottaro, U. Ronfani, C. Orlando, F. Molteni, A. Fontana, G. Folco… L’artista vive e lavora a Garlenda in Liguria, dove ha l’atelier e la mostra permanente.

Arte, amore, politica, giustizia, libertà: parole e colori dell’infinito, reliquie del presente per guardare avanti con l’uso della Terra così trasversale ad ogni continente, così percorso con un impronta sempre originale dall’Artista tanto da renderlo un legame forte con la storia dei Popoli. Popoli in Cammino

Terre e Resine Naturali su Tavola 130 x 83 cm

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MagdaTARDON Nata a Torino nel 1948, si è laureata in Letterature Straniere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Inizia la sua formazione artistica presso lo studio dello zio, il pittore Almerico Tomaselli, in seguito si perfeziona nella tecnica dell'acquerello con il pittore Guido Bertello. Frequenta l’Accademia Albertina di Torino e, presso il Centro Internazionale di Grafica di Venezia diretto da R. Licata, i corsi di tecniche tradizionali e sperimentali di incisione. Inizia ad esporre le sue opere nel 1971 con presenze annuali alle rassegne della Promotrice delle Belle Arti a Torino e del Piemonte Artistico e Culturale. Successivamente collabora come illustratrice con la rivista Psychologies. Oggi le sue opere sono presenti alla Pinacoteca della Regione Qalybiya al Cairo ed alla biblioteca di Alessandria d’Egitto. Ha lo studio a Torino e ad Alassio.

Un segno raffinato gioca con le forme; i colori trasparenti che rimandano alla melodia di antiche canzoni che i naviganti o i deportati cantavano in una sorta di litania ancestrale al fine di raggiungere una serenità sociale in un mondo meno afflitto da conflitti e generoso di pace. Esodo - Barconi

tecnica mista su carta 2 fogli 33 x 48 cm in unica cornice

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LuisaTINAZZI Incisore e pittrice, nasce a Povegliano Veronese, ove risiede. Ha seguito corsi di educazione artistica al “CEA” in Villafranca e successivamente i corsi liberi di incisione (calcografia) all’Accademia di Belle Arti “Cignaroli” di Verona. Fa parte dell’Associazione Culturale Incisori di Verona, del club dell’incisione “Venezia Viva” ed è iscritta al Club Amici nell’Arte. Ha partecipato a esposizioni e concorsi di incisione in Italia e all’estero, sue opere si trovano all’archivio delle stampe A. Sartori Mantova, alla Civica raccolta delle Stampe Achille Bertarelli Milano, al Museo Florean (Romania), ad Elassona ed Atene (Grecia). Ha ricevuto il “Premio della giuria al concorso ex libris Palladio” 2010, ha realizzato nel 2011 l’acquaforte per il vincitore del premio di poesia “La carezza di un verso” indetto dalle sezioni FIDAS di Verona centro.

L’antica arte dell’incisione offre l’occasione per un’indagine profonda tra la storia e gli usi ed i costumi di certi popoli nativi, lontano da cliché ma che travalica il confine del già visto. Un racconto fresco, non retorico che rimanda ad una sorta di scavo archeologico della civiltà. Popoli della terra

collograph e incisione a punta secca su lastra unica, stampa monocroma 35 x 50 cm

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GiovannaUSAI Nasce a Cagliari nel 1947. Nel 1972 si laurea in Architettura nell’Università di Firenze. Vive ad Alassio dal 1973. Ha insegnato Educazione Tecnica nella Scuola Media Statale sino al 1996. Nel 1993 realizza i primi lavori in Patchwork, che ama divulgare con passione; ha insegnato per due anni le basi del patchwork presso il Circolo Didattico Statale di Finale Ligure e ad Alassio all’interno dell’università della Terza Età. Ad oggi lavora con immutata passione presso il suo studio alassino.

La tecnica quilt utilizzata dalla Usai unisce già da sola i popoli: nata in Asia e nell’estremo Oriente, ha accompagnato i crociati nel Medio Evo ed il quilt più antico conservato risale al XIV° secolo e proviene dalla Sicilia. Stoffe a tre strati, colori vivaci, riquadri geometrici: vere matrici di racconti antichi proiettati nel futuro delle megalopoli in un gioco di “tessiture”, molto femminile e moderno. People in Motion

quilt 100 x 200 cm

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LuisaVINCINI Fin da bambina ha mostrato grande interesse e passione per il disegno e la pittura e quando, nel corso degli anni le cure dovute alla famiglia si sono attenuate, ha potuto dedicarsi pienamente alla sua vena artistica. Ha frequentato numerosi corsi tenuti da valenti maestri, raggiungendo un notevole livello espressivo. I suoi quadri sono ricchi di vivacità per i colori decisi, di armonia per le forme e le linee compositive e di grande poesia per le atmosfere, spesso sognanti, che riesce a catturare a trasmettere all’osservatore. Amica ed allieva di Caterina Massa per quanto riguarda la ceramica, pratica in modo egregio sia la pittura che la ceramica.

L’antica tecnica Raku percorsa con grande originalità e capacità tecnica inventa un racconto liberatorio, ricco di rimandi anche gioiosi dove, pare voler guardare ad una infanzia lieta sotto ogni latitudine.

3 obiettivi: la luce - la libertà - l’amore ceramica raku 25 x 45 x 16 cm

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AndreaODELLO Il giovanissimo Andrea è un ragazzino di quasi 11 anni con uno spiccato talento per il disegno, soprattutto a matita. Andrea vive con la famiglia a Balestrino, un paesino nell’entroterra del Ponente ligure, e frequenta ad oggi la quinta elementare. Fin da piccolissimo ha dimostrato acuto spirito di osservazione, curiosità e attitudine a riprodurre mediante il disegno la realtà che lo circonda. Come gran parte dei suoi coetanei, è attratto dal mondo del fantastico ed inventa personaggi nuovi, non disdegnando di riprodurre quelli più famosi del fumetto classico o fantasy. Il Circolo Artistico-Culturale “Amici nell’Arte”, ponendo in evidenza le finalità che lo caratterizzano, lo ha accolto tra le sue fila, attribuendogli il ruolo di mascotte, data la sua giovane età.

L’immediatezza del fumetto, la capacità di saper disegnare in modo ironico e buffo ma appropriato, le caratteristiche etniche e folcloristiche dei Popoli diventano un mezzo universale di linguaggio.

Ops... che Dio ci abbia fatto tutti uguali?

pannello fumetto 7 fogli A4 (21 x 29,7 cm)

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IL CIRCOLO Sono trascorsi già 14 anni da quando alcuni artisti della Val Lerrone, nell’entroterra di Albenga, nella Liguria di Ponente, hanno sentito la necessità di colmare una grave lacuna presente nel comprensorio. L’arte infatti non era ancora riuscita a trovare la giusta connotazione ed il meritato spazio. Era vissuta dalla maggior parte delle persone come un rituale per pochi eletti e non come espressione delle molteplici valenze dell’animo umano. Nel 1999 nacque così il Circolo “Amici nell’Arte” da un’idea di Carmen Spigno, pittrice, e di due amici stranieri, Rudolf van de Poll, fotografo e naturalista olandese, e Karl Schoenfeld, caricaturista tedesco. Vennero subito stabilite norme operative e fissati gli obiettivi da conseguire. Il semplice fatto che i tre fondatori fossero di nazionalità diverse, conferiva l’ imprinting caratteristico del Circolo, aperto all’arte ed alla cultura senza alcun tipo di confine e senza scopi di lucro. All’inizio i soci erano 14; ora (a tutto il 2012 inoltrato), dopo quasi tre lustri di attività, oltre 70, molti provenienti da paesi europei ed extraeuropei (anche da oltre Oceano). Il programma del Circolo, ovvero riunire nel nome dell’arte persone di diversa provenienza, legate da una comune passione e dal desiderio di trovare vera amicizia, é contenuto nella denominazione stessa. La finalità prevalente infatti è quella indicata dal pensiero di Hermann Hesse, divenuto poi il motto dell’Associazione:

“Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile… ma delle mille strade una soltanto, dura da trovare e facile da immaginare, abbraccia in un passo l’intero mondo, non inganna e all’ultima méta sa arrivare”. Tutte le iniziative infine, oltre a diffondere l’amore per l’arte e la cultura, non hanno alcuna mira lucrativa, anzi sono rivolte alla solidarietà e spesso alla beneficenza.

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1999 “Garlenda, punto d’incontro” - mostra d’Arte contemporanea con artisti italiani e tedeschi Castello Costa-Del Carretto - Garlenda 2000 “In cammino per la Pace” - mostra d’Arte contemporanea a beneficio dell’UNICEF (raccolti 13 milioni e 500 mila lire dalla vendita delle opere donate dagli artisti) 2001 “Ginevra - Arte & Musica” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica celtica 2002 “Mondo Occitano” - mostra d’Arte e musica occitana 2003 “Il Signore degli Anelli” - mostra d’Arte con le “Musiche della Terra di Mezzo” “Mediterraneo” - rassegna d’Arte - Trier (Germania) “Mediterraneo” - rassegna d’Arte - Cagnes-sur-Mer (Francia) 2004 “Il Mito di Orfeo” - mostra d’Arte con musica pop-rock anni ‘70 2005 “Ginevra in blues” - mostra d’Arte abbinata alla musica blues 2006 “Labirinti” - mostra d’Arte con musica, teatro e spettacolo di danza moderna 2007 “Ænigma” - mostra d’Arte con spettacolo di musica Irish “10 Pollici d’arte” - mostra collettiva d’inverno - Albenga 2008 “Metamorfosi” - mostra d’Arte presentata contemporaneamente nei tre comuni della val Lerrone “Metamorfosi segrete” - I percorsi dell’anima nel romanzo, nella poesia e nella saggistica moderna 2009 “Orizzonti” - mostra d’Arte con spettacolo di musica pop anni ‘70 e poesia beat, letteratura noir e tango “Arte per ricostruire” - asta benefica a favore del restauro di chiese e opere d’arte sacra danneggiate dal terremoto d’Abruzzo (raccolti 3.000 euro dalla vendita delle opere donate dagli artisti) 2010 “Madre Terra” - mostra d’Arte con concerto di musica e poesia ispirate al tema di “spoon river” “Metamorfosi” - mostra collettiva - Palazzo Oddo - Albenga “Un altro ponte” - interscambio culturale fra artisti siciliani e liguri - Forte S. Jachiddu - Messina 2011 “Dreams”- mostra d’Arte sul tema del sogno “Madre Terra” - mostra collettiva - Palazzo Tagliaferro - Andora 2012 “Popoli” - mostra d’Arte con spettacolo musicale e letteratura - Palazzo Tagliaferro - Andora


INDICE

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Carmen Spigno

6

IL PERCHÉ DELLA MOSTRA Silvia Bottaro - Patrizia Valdiserra

8

TESTI CRITICI

14

ARTISTI

82

IL CIRCOLO

84

INDICE





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