INDICE
DEL CATALOGO »
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Tematica della mostra
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Saluti delle Autorità
» Marilisa Giordano » Ottavia Hiddenart
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Il perché della mostra
» Caterina Massa » Constantin Neacsu
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Testi critici
» Tina Popa
»Patrizia Valdiserra
» Ciso Risso
»Cesare Botto
» Giuseppe Sinesi
»Silvio Rosso
» Carmen Spigno » Magda Tardon
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Brani poetici
» Luisa Tinazzi » Elisa Traverso
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Carlos Carlè
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Gli Artisti » Maidè Aicardi
» Giovanna Usai » Antonietta Zamponi »
I Pentameter
» Daniele Albinger
» Walter Accigliaro
» Anna Maria Angelini
» Corrado Ambrogio
» Luciana Bertorelli
» Cesare Botto
» Riccardo Carrara
» Mario Mondino
» Pietrina Cau (con Raffaella Maron)
» Silvio Rosso
» Mario Dabbene » Giuseppe De Carlo » Maria Pia Demicheli
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Gli sponsors »
SITO WEB
Ente Promotore Circolo Artistico “Amici nell’Arte” Via Verneto, 10 17023 Garlenda (SV) tel. +39 0182 58 23 51 mob. +39 338 850 44 78 mail: info@amicinellarte.it web: www.amicinellarte.it Patrocinio Regione Liguria Provincia di Savona Comune di Finale Ligure Testi Carmen Spigno Patrizia Valdiserra Cesare Botto Silvio Rosso Curatori catalogo Carmen Spigno Pasquale Meli Allestitore mostra Pierluigi Luise Grafica Pascal McLee Fotografia Pascal McLee sito web della Mostra © Copyright 2013 - “Amici nell’Arte”
15 settembre - 6 ottobre 2013 Oratorio de’ Disciplinanti Complesso Monumentale di Santa Caterina Finalborgo
TEMATICA
DELLA MOSTRA
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Progetto “<<
Rewind”
Attraverso l’arte gli artisti del Circolo si prefiggono l’obiettivo di far comprendere alla gente quanto sia essenziale “fare un passo indietro” e vivere una vita in cui al centro ci sia il benessere dell’Uomo e non solo i beni materiali, come invece accade tuttora. Saranno presentate al pubblico opere pittoriche, scultoree, ceramiche, fotografiche, di video-art ed installazioni aventi lo scopo di stimolare le persone a dare alla propria vita una “svolta”, un andamento diverso da quello attuale, per poter affrontare il periodo critico che stiamo vivendo, sia sotto il profilo economico, che etico e psicologico, e ritrovare l’equilibrio. Noi tutti abbiamo vissuto per anni “sopra le righe”, incuranti delle gravi conseguenze sull’economia e sull’ambiente ed ora dobbiamo rivedere il nostro stile di vita e “ridimensionarci”, cioè, come dice il titolo della mostra, “riavvolgerci” attorno ai veri valori esistenziali, tramandatici di generazione in generazione dai nostri antenati. Non a caso è stata scelta come immagine simbolica del progetto l’antico reperto storico ritrovato nelle acque del Mar Egeo, nei pressi di Creta, conosciuto con il nome di “Meccanismo di Antikythera”. Secondo alcuni studiosi, sembra che il “Meccanismo di Antikythera” fosse un “calcolatore meccanico” formato da vari ingranaggi dentati, risalente al I secolo a. C., in grado di osservare il passare del tempo, i giorni della settimana, i mesi, il sorgere e il tramontare del sole, gli equinozi, i pianeti (di cui allora solo 5 erano conosciuti), le fasi lunari, le eclissi e, secondo una recente scoperta, persino le date dei giochi olimpici. Dal momento che il tempo, per noi umani, scorre soltanto in una direzione, questo oggetto ci può aiutare a soddisfare l’esigenza di far scorrere il tempo all’indietro, ovvero tornare nel passato, dandoci l’opportunità di recuperare ciò che abbiamo smarrito strada facendo: i valori della famiglia, dell’amicizia, dell’onestà, della lealtà, della solidarietà, del rispetto reciproco, dell’umiltà, della salvaguardia della Natura, accontentandoci delle “cose semplici” che ogni giorno ci offre la vita. Come per le precedenti mostre, Orizzonti, Madre Terra e Popoli, anche questa si inserisce nel filone che stiamo sviluppando da alcuni anni, e cioè riuscire a superare la crisi del nostro fragile sistema socio-economico, facendo leva sugli aspetti più profondi e spirituali del nostro animo ed esprimendoli attraverso l’arte e la cultura. Gli artisti partecipanti dovranno affrontare con i loro lavori la molteplicità di questi temi, e darne rappresentazione con un’opera significativa, utilizzando al meglio la propria tecnica espressiva. In tal modo potranno interagire efficacemente con la gente, al fine di scuotere le coscienze e risvegliare gli animi per una consapevolezza piena e responsabile della propria vita.
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SALUTI
DELLE AUTORITA’
Saluto dell’Amministrazione La Mostra Collettiva d’Arte Contemporanea “<< Rewind”, che sarà ospitata negli spazi dell’Oratorio De’ Disciplinanti di Finalborgo, risponde pienamente alle finalità sempre perseguite da questo Assessorato e dal Comune di Finale Ligure nel corso degli anni. Il rispetto per l’ambiente e la Natura, l’osservanza degli antichi valori etico-sociali, l’importanza della cultura e dell’arte nel contesto attuale e soprattutto la valorizzazione dell’uomo rispetto alle “cose”, sono stati, anche in passato, gli obiettivi di questa Amministrazione. Oltre a queste finalità, inoltre, nella mostra citata si potranno ammirare pregevoli opere di pittura, scultura, ceramica, installazioni come espressione della creatività dei trentun artisti partecipanti, di diverse nazionalità. La serata inaugurale sarà arricchita dalla performance di musica e pittura nell’ambito del progetto “The Beat Art” di Rudy Mas, presentata in prestigiose sedi internazionali. La Città di Finale Ligure auspica la migliore riuscita dell’iniziativa, certa del successo che la stessa otterrà fra i visitatori, italiani e stranieri, e fra gli esperti del mondo dell’Arte. Finale Ligure, 2 settembre 2013 Nicola Viassolo Assessore alla Cultura Città di Finale Ligure
Saluto del Presidente della Provincia di Savona Desidero ringraziare il Circolo “Amici nell’Arte” noprofit di Garlenda da anni attivo sul nostro territorio nella promozione dell’arte e della cultura. Quest’anno il Circolo ha ideato e progettato la mostra d’arte contemporanea “<< Rewind”, un interessante racconto attraverso diverse forme di espressione artistica che permette una profonda riflessione sull’essere umano ed il suo agire. “<< Rewind” invita al raccoglimento, ad una pausa per poi “riavvolgere il nastro”, letteralmente tornando indietro per cercare di riscoprire il significato più autentico della vita. E così l’incontro tra artisti dalla intensa sensibilità e dalla grande creatività, in possesso di quella padronanza che permette di spaziare con disinvoltura attraverso ogni tipo di espressione e di linguaggio artistico, è occasione di scambio e di dialogo all’interno di una mostra che racconta
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emozionanti storie di vita. Da sempre la nostra Amministrazione si è distinta nell’appoggio e nel sostegno alle iniziative culturali, artistiche, sportive e sociali proposte dalle diverse associazioni del territorio, nell’ottica di uno sviluppo sinergico fra le varie componenti, al fine di migliorare, assieme alla qualità della vita dei cittadini, anche l’approfondimento culturale. Savona, 3 settembre 2013 Angelo Vaccarezza Presidente Provincia di Savona
Saluto della Regione Liguria Ancora una volta il Circolo Artistico Culturale “Amici nell’Arte” ha colto nel segno con il tema “<< Rewind” scelto per la rassegna d’arte contemporanea 2013. In questo momento storico di crisi, dell’economia ma anche dei valori che permeano la società, c’è un bisogno crescente di cambiamento e di ripartenza verso un nuovo assetto socioeconomico che superi l’attuale e che ci proietti in una dimensione dove i veri valori esistenziali, per troppo tempo soffocati da quelli materiali della società della finanza, tornino ad essere centrali. E chi meglio della cultura e dell’arte può svolgere, in tal senso, un ruolo educativo e propulsivo? Ecco allora le opere pittoriche, scultoree, ceramiche, fotografiche, di video-art ed installazioni della rassegna che ci tracciano la via per “riavvolgersi” in noi stessi alla ricerca, in noi e nella conoscenza del proprio “io razionale ed emozionale”, dei valori esistenziali da cui ripartire per un nuovo futuro dove l’uomo e la natura tornino ad essere il centro della vita e del vivere. Un plauso a tutti gli artisti partecipanti ed al Circolo promotore. Genova, 4 settembre 2013 Angelo Berlangieri Assessore Regionale al Turismo, Cultura e Spettacolo Regione Liguria
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IL PERCHE’
DELLA MOSTRA
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Nel 2010 il Circolo Artistico-Culturale “Amici nell'Arte” presentò una mostra nel Castello CostaDel Carretto di Garlenda dal titolo “Madre Terra”. Il messaggio che si cercò di lanciare allora era di porre in evidenza lo stato disastroso in cui vessava il nostro Pianeta, colpito da tsunami, alluvioni, piogge acide, inquinato da maree nere, terre avvelenate da pesticidi e sostanze chimiche, aria e acqua contaminate da esplosioni nucleari (in ultimo Fukushima) ... Già allora invitammo tutti a fare un “passo indietro”, a rinunciare a molte scelte consumistiche per una vita più semplice e sana e soprattutto, a non porre il profitto economico come scopo principale, della vita a danno della salute e della salvaguardia della Terra. Oggi la situazione è peggiorata ed è giunta ad un limite intollerabile, le risorse si stanno esaurendo e la furia degli elementi naturali ha raggiunto livelli incontrollabili. Per questo anche noi abbiamo fatto un sogno (“We have a dream”): poter tornare indietro nel tempo con un meccanismo “magico” come il l'orologio di Antikythera, fino a ritrovare gli antichi valori, le antiche usanze, gli antichi ritmi di vita dei nostri avi e riportarli nel presente per salvare noi stessi, i nostri figli, il nostro Pianeta... E perciò il tema della mostra di quest'anno 2013 è “<< Rewind” - “Riavvolgimento”. E ci auguriamo che non sia solo un sogno, ma il profondo convincimento di ognuno di noi, dal politico importante alla persona più umile, che questo pensiero induca a cambiare radicalmente lo stato attuale delle cose. Carmen Spigno Presidente del Circolo Artistico-Culturale “Amici nell’Arte” noprofit
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TESTI
CRITICI
BRANI DI
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PATRIZIA VALDISERRA CESARE BOTTO SILVIO ROSSO
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PATRIZIA
VALDISERRA
“Grazie a Dio si può tornare indietro. Anzi, si deve tornare indietro. Anche se occorre un coraggio che chi va avanti non conosce.” (Pier Paolo Pasolini)
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REWIND: IL CORAGGIO DI TORNARE INDIETRO
Accade talvolta che, per andare avanti, ci si debba arrestare; soffermarsi un istante, volgendo lo sguardo a ciò che lasciammo alle spalle, riprendendo sentieri già battuti, a ritrovare i passi perduti, quelli un giorno lasciati come cosa dimenticata; a ritrovare talvolta noi stessi, persi chissà quando, chissà dove, ché Vita sovente ci tende l’agguato, distratti noi da falsi bisogni, da come da false priorità, morgane mendaci e irridenti cui troppo spesso sacrifichiamo il tempo, come la parte migliore di noi, inconsapevoli e ignari. Ecco dunque il nastro da riavvolgere, il bandolo da dipanare, a riscoprire una dimensione altra, una tonalità più rarefatta e lieve, spogliandoci man mano delle sovrastrutture che fanno il nostro esistere nel mondo così greve, il nostro procedere così tardo e lento, arrancando quasi, in quest’epoca che vorrebbe essere di velocità e progresso, così che l’unica via possibile, l’unica opportunità che ci è data d’esistere, è quella d’arrestare i nostri passi e regredire. Regressione: su un piano energetico è polarità altra dall’avanzare; condizione che presuppone il procedere, arretrando, poi che paradossalmente, per ascendere, s’ha da addentrarsi nei recessi più profondi, discendendo, passo passo, come l’alchimista che nelle profondità del sé scopre la pietra celata nel cuore del cuore - preziosa -, ché di luce e d’ombra è la dialettica delle cose e dopo tanta luce, a far cieco lo sguardo, s’impone di ricercare quell’ombra, a ritrovarsi, nella quiete, componendo i frantumi dell’immagine di sé nel mondo, volgendo lo sguardo alle profondità di sé, riavvolgendo appunto il nastro... rewind. E davvero è un tornare indietro, dal particolare delle nostre esistenze cieche, all’universale di un’esistere consapevole e pieno. “Noli foras ire” questo il monito di Sant’Agostino. Monito a non andar fuori, ma a rientrare in noi stessi, ch’è nelle profondità dell’uomo che Verità risiede. E il ritorno ad una condizione di naturalità custodisce in sé - ossimorica - quell’idea di progresso che sola passa attraverso la regressione. Così, riavvolgendo il nastro, avviene d’abbandonare, esauste spoglie, i vecchi attaccamenti, le antiche nevrosi, quelle che sole s’alimentano dell’ansia di andare oltre noi stessi, a conquistare orizzonti nuovi di senso, moltiplicando i bisogni, accumulando ricchezze, depauperando la terra, incuranti l’uno dell’altro, come dell’armonia che sola riconduce il molteplice all’unità. Riavvolgerci, dunque, ritessendo la trama d’antichi valori, dei quali tornare ad essere vivi, come forti e tenaci. Straordinaria svolta di respiro a far più lieve l’anima, come la mente, libera, infine, da ombre e livide larve di pensiero. Ed è tale condizione, unica e sola, quella che potrà ricondurre l’umanità ad uno stato di natura. Già, natura... nel pronunciamento di tale parola è, potente, una magia che fa vergini le cose, poi che natura si riconnette all’idea della nascita all’esistenza... Natura: participio futuro a dire delle cose che sono per venire alla luce, a dire dell’uomo che rinasce a se medesimo, riscoprendo i passi perduti, quelli dimenticati, come una dimensione d’umiltà che lo fa più prossimo alla terra, così che, nell’affondare alle zolle le radici - profonde - più alti si levino al cielo i rami della sua pianta. Questa, dunque, la riflessione che il Circolo degli Amici nell’Arte ha inteso proporre, a suscitare negli artisti coinvolti, ciascuno secondo la propria sensibilità, fermenti nuovi di creatività coniugati all’impegno sociale e civile, auspicando una condivisione via via più larga, ché compito dell’arte non è solo d’affermare l’individualità dell’artista, ma d’offrire uno sguardo “altro” a osservare le cose, a meglio comprendere come si sia noi nel mondo e con quale vibrazione ciascuno, in questo mondo, abbia a vivere il proprio tempo. Patrizia Valdiserra
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CESARE
BOTTO
â&#x20AC;&#x153;...la (sua) pittura è stata attraversata da striature luminose che svelano, sovrapponendosi a nere metalliche architetture e a trame coloratissime tese a superare i confini stessi della tela, labirintici percorsi scenografici in un susseguirsi continuo di piani fino al raggiungimento di scansioni spaziali emblematiche e profonde, oltre i ritmi di un tempo non definibile.â&#x20AC;? (Gio Ferri)
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<< REWIND: IL PENSIERO LIBERO DELL’UOMO
L’arte, come espressione del pensiero libero dell’uomo, ha sempre indagato, rappresentato e coinvolto nelle più variegate forme di linguaggio, in modo evidente o metaforico, la società del suo tempo. Limitandoci all’ambito della pittura, è noto che grandi artisti come Caravaggio, Goya, Bacon, per citare solo tre esempi di epoche diverse, non fossero solo bravi pittori capaci di produrre opere di alto appagamento estetico, ma nel loro lavoro, al di là del tema evidente, denunciavano i mali che serpeggiavano nella stessa società che li sosteneva. Zygmunt Bauman, nel suo libro “L’etica in un mondo di consumatori” (Laterza 2010), sostiene che, a differenza dell’epoca precedente, quella della modernità solida, che viveva proiettata verso l’eternità, la modernità liquida non si pone alcun obiettivo e non traccia alcuna linea conclusiva; più precisamente essa attribuisce il carattere della permanenza unicamente allo stato di transitorietà. Ed è in questo stato di transitorietà che oggi operiamo costantemente bersagliati da troppe informazioni, da un’incessante flusso di immagini e da continue e innumerevoli -pretestuose formule concettuali, che aspirano al ruolo di dogma. La pittura, credo, possa ancora fornirci un’ancora di salvezza, forse almeno un’isola in cui rifugiarci, un terreno solido a cui fare riferimento. La capacità espressiva del colore, la potenza del segno e la inesauribile possibilità di inventare nuove forme per dare visibilità ad un pensiero, costituiscono gli ingredienti di cui l’artista dispone nel suo magistero. Per parlare del mio lavoro senza distrarre l’attenzione con riflessioni troppo lontane nel tempo, ritengo di affermare che la recente produzione (ma vale in generale) altro non è che il frutto di ciò che il XX° secolo ci ha offerto e in gran parte influenzato. Non si può infatti ignorare il progressivo e inesorabile processo di mutazione dell’arte che, orientando sempre più l’attenzione sulle problematiche della vita nei suoi adattamenti a una civiltà dei consumi, all’integrazione razziale, alla convivenza con culture e confessioni diverse, ci ha condotti a considerare e, volendo, superare le barriere che ci dividono regalandoci modalità inedite di interpretazione e di sviluppo del nostro fare arte. È in questa ottica che procedo prediligendo come supporto per i miei elaborati i materiali poveri, i pannelli pubblicitari abbandonati tra i rifiuti, le tele sciolte prive del telaio e della cornice, le tavole di legno scartate dall’industria e ogni elemento riciclabile, altrimenti destinato a inevitabile declino. In questa scelta operativa è insito il concetto di “rewind” inteso non come ritorno a modalità espressive del passato, ma volto ad un possibile reimpiego di ciò che la foga consumistica produce, denunciandone lo spreco, il disordine, l’inquinamento. Anche nella scelta dei colori tendo all’utilizzo di prodotti neutri solubili in acqua, possibilmente privi di componenti chimiche, con preferenza per gli ossidi minerali naturali a ridottissimo tasso inquinante, che impasto e preparo personalmente. Infine, ma non ultima considerazione, va posta sul modus operandi che mi è proprio: dipingere in libertà fuori dalle regole del mercato, che inibisce la creatività, e affidarmi all’improvvisazione creando di volta in volta nuove regole e nuovi modelli. L’essenzialità dei segni, le forme astraenti, i toni contrastanti, sviluppano una dialettica fra ordine e disordine, fra pulsioni istintive e scansioni più controllate, fra trasformazioni metamorfiche ed elementi archetipici, fissati mediante un’esecuzione rapida e senza troppi ripensamenti, questa in conclusione è la cifra stilistica che mi rappresenta. Cesare Botto
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SILVIO
ROSSO
“...una ricerca sulle potenzialità metamorfiche delle sostanze cromatiche industriali, dapprima nello spazio con l’oggettivazione della ‘macchia colore’ (’Teorie cromatiche’ e contenitori di colore) e, successivamente, nel tempo, documentando i risultati di questa ricerca…”
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LA PALUDE: UN RITORNO ALL’ALVEO PROTETTIVO
La Palude, l’acqua, è anche un ritorno all’alveo protettivo del liquido amniotico in cui tutti noi ci siamo trasformati.
La “Palude”, opera del lontano 1979, era (ed è) una ricerca sulle possibilità metamorfiche delle materie che in quel periodo esperimentavo. La trasformazione nella decadenza era il primo obiettivo del mio fare pittorico, in cui doveva la materia stessa assumere una nuova forma/vita nella, metamorfosi/morte di se stessa e divenire pittura nel tempo.
La Palude è il luogo più significativo di metamorfosi, di ritorno al passato e alle proprie esperienze, ma è anche il luogo in cui nuova vita continuamente avviene ed è quindi un guardare avanti, oltre. È luogo di grandi tensioni, di vita e di morte, di furenti battaglie tra sostanze per il predominio, per la sopravvivenza e rinascita, è luogo di miasmi fermentanti.
“…la pellicola oro di superficie si corruga, s’increspa, a volte si squarcia, le sostanze che sottostanno, a loro volta contaminate dalle resine industriali, si decompongono assumendo preziosissime colorazioni turchesi e smeraldine. È un magma liquido, ribollente, vitale, che morendo vive una nuova vita. Si appropria di un suo tempo…” e, ancora, “…ma anche sotto una superficie ambiguamente specchiante e silenziosa e, apparentemente, immobile, la materia oro e argento continua la sua incessante autogenesi, la sua trasformazione ‘magico-alchemica’ e, nel tempo, diviene nuovo segno, nuovo colore, pelle, luce, increspature, vento, riflessi, bagliori, emozione, attesa…”, così scrivevo nel diario. Silvio Rosso
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BRANI
POETICI
Memoria Il paese è tornato solitario nell’esodo invernale, spiaggia per i gabbiani, mare per il vento, teso su incredibili azzurri schiume bianche danzanti oltre il ridosso di capo Mele. Ad ogni spazio aperto tra il verde mi volto mentre salgo il colle per un sentiero di ripide scale. Salvato come memoria nel tempo la mia mano, piccina, di nuovo nella tua, caldo nido sicuro, e nell’altra un mazzolino di fiori raccolti tra le grate dei giardini: una rosa selvatica, un ciuffo di bouganville, una piccola margherita... tutto sta in un bicchiere. Maidè Aicardi
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Rewind Nel silenzio interiore, dove tutto si estingue nel nulla e il nulla si estingue nel tutto dove la parola è silenzio e la pienezza è nel vuoto, il mio pensiero si dissolve cercando la legge di Dio che fa di sé corpo in ogni cosa per diventare visibile dando forma e confini. I miei pensieri si dissolvono! Stanca è questa coscienza di vagare nel mare sempre in tempesta della vita. Coscienza che scende per imparare, e che faticosamente cerca di risalire verso il mistero stesso. Riavvolgiti anima mia, ritorna più su dove ogni pensiero è soave, leggero nel suo essere,
vai più su anima mia, riavvolgiti verso l’infinito, oltre ogni limite, ogni forma, dissolviti nello spazio, nell’esistenza pura da dove discendiamo, per realizzare la coscienza assoluta. Riavvolgiti ed elevati anima mia, vai sempre più in alto e adora colui che pazientemente e misteriosamente attende un ritorno consapevole e pieno d’amore. Anima mia ritorna, anima mia ama. Enza Castaldo
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CARLOS
CARLE’
“L’opera di Carlos Carlè sotto il profilo del contenuto ha radice in una ricca attitudine di ‘anamnesi’, di recupero di un passato e di un presente entrambi lontani. Per questo risveglia in noi echi di ricordi di qualcosa che forse non abbiamo conosciuto, di un mondo denso e in un certo modo atemporale”. Trinidad Sanchez Pacheco Direttore Museo di Ceramica di Barcellona
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Carlos Carle è nato a Oncativo, in provincia di Cordoba, in Argentina il 28/07/1928. Il suo primo contatto con la ceramica avviene quando, giovanissimo, lavora nella fabbrica di mattoni refrattari del padre e dove realizza i primi manufatti. Da allora il suo interesse è volto verso i materiali cotti ad alta temperatura, con particolare predilezione per il grès. Nel 1938 si trasferisce con la famiglia a Buenos Aires, dove studia letteratura e disegno. Negli anni ‘50 incontra Ana Burnichon “una straordinaria insegnante”, che lo invita nel suo studio ed ha la possibilità di sviluppare le sue conoscenze su una serie di tecniche. Con lei e suo marito Alberto Burnichon aderisce al gruppo “Artesanos”, un movimento d’avanguardia per le ceramiche artistiche in Argentina. Nel 1959 Carlos collabora alla fondazione del “Centro d’Arte Ceramico Argentino” e inizia a mostrare il suo lavoro in paesi europei come il Belgio e Praga. Nel mese di ottobre 1963 giunge in Italia e inizia a lavorare a Vietri sul Mare con Vincenzo Solimene. Durante questo soggiorno viaggia in Francia, Germania, Danimarca e Olanda al fine di ampliare la sua conoscenza della ceramica con un accento particolare su grès. Nell’estate del ‘66 arriva ad Albissola, dove rimane per due anni di lavoro a stretto contatto con la maggior parte degli artisti in circolazione della zona e in particolare con Wilfredo Lam, con il quale stabilisce una lunga amicizia. Arricchito da questi intensi anni in Europa, torna in Argentina, dove, a partire dagli anni ‘70, ha un intenso periodo di mostre ed esposizioni. Partecipa al XII Salone di Ceramica di Buenos Aires, ricevendo il Gran Premio Adquisicion, e al XXX Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Faenza, dove vince la medaglia d’oro. Nel 1972 Carlos Carlè diviene un membro dell’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra e l’anno successivo si trasferisce definitivamente ad Albissola. Dopo aver ricevuto dalla Regione Emilia Romagna il Premio al XXXII Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte, pochi anni dopo vince il Gran Premio alla Biennale Internazionale de la Ceramique d’Art a Vallauris (Francia). Nel 1980 si reca in Giappone ove tiene una conferenza presso la Sala Conferenza internazionale di Kyoto sul tema della “Ceramica in Architettura”. Negli anni successivi la sua opera è esposta al Museo Hetjens di Düsseldorf e al Museo de Ceramica di Barcellona. Dal 1986 al 1989 Carlos condivide l’iniziativa “Encuentro de Ceramistas Contemporaneos de America Latina”, una collettiva itinerante iniziata al Museo de Ponce a Puerto Rico e conclusa a Buenos Aires. Nel frattempo il suo lavoro è posto in mostra al Museo Sivori di Buenos Aires e
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CARLOS
CARLE’
presso l’Espace Latino-Americain di Parigi. Nel 1989 Carlos è invitato per una mostra personale dal Comune di Castellamonte, all’interno della XXIX Mostra di Ceramica e partecipa alla Con Fuoco. Kerakszene Italien a Zurigo, Francoforte e Düsselford. Negli anni ‘90 vince il Grand Prix alla XXXI edizione del Premio Suzzara, partecipa ad una collettiva itinerante dal Museo Kyushu in Giappone, presenta una mostra retrospettiva presso la Fortezza del Priamar di Savona ed espone suoi lavori al Museo Saga Art prefettizio in Giappone. Nel ‘97 riceve l’Oscar Albissola, un riconoscimento ufficiale per gli artisti il cui lavoro ha contribuito all’immagine della città in tutto il mondo. L’anno successivo è in Giappone, invitato dal Parco Shigaraki Ceramic Cultural a fare sculture per il museo della città. Tornato in Italia ha presenta una mostra personale presso il Comune di Barge dal titolo “Dal Piemonte all’Argentina e ritorno” ed è invitato al Simposio di Ceramica, organizzata in suo onore al suo ritorno dalla nativa Argentina. Nell’anno 2000 la città di Padova, nell’ambito della IV Edizione di Scultura Open Air, organizza una mostra personale con opere posizionate in varie parti del centro della città. Nel settembre dello stesso anno, con Ansgar Elde realizza due grandi opere in rilievo per le mura della città di Albissola. Con i “Megaliti per Barge”, monumento creato per la città di Barge, riceve la cittadinanza onoraria. Partecipa con due colonne di legno dipinto di sette metri di altezza alla mostra dal titolo “Il porto degli artisti” a Savona. Viene poi invitato a far parte della giuria al Festival Internazionale della ceramica a Mino 2002 in Giappone. Espone anche in una mostra personale presso il Comune di Badalucco (Imola). Nel corso dello stesso anno, con l’Accademia Internazionale della Ceramica, espone i suoi lavori alle importanti mostre 2002 Hellas di Atene e Icheon Ceramic World Center in Corea. Le sue opere gli hanno valso riconoscimenti e premi in tutto il mondo, e si trovano in numerosi musei, tra i quali l’Hetiens Museum di Düsseldorf, il Musée des Arts Decoratifs dì Parigi, il Museo Sìvori di Buenos Aires, il Museo delle Ceramiche di Faenza, il Museo di Arte Contemporanea di Shigaraki, in Gíappone, dove nel 1998 ha realizzato una scultura monumentale dietro invito dello stesso Museo. Nel 2006 realizza l’opera “Onda” per la Passeggiata a mare di Albissola Superiore. Nell’aprile 2009 gli viene conferita la cittadinanza italiana. Nel 2012 espone presso la Galerie Jan Paul Lelouch, a Parigi, e presso la Galerie “Elvire Gardonne”, a Vallauris, in Francia. Nel 2013 è presente a “Il volto della materia” a Carema (TO).
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Obarrio grĂŠs cm 60 x 22 x 57
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GLI
ARTISTI
MAIDÈ AICARDI DANIELE ALBINGER ANNA MARIA ANGELINI LUCIANA BERTORELLI RICCARDO CARRARA PIETRINA CAU / RAFFAELLA MARON MARIO DABBENE GIUSEPPE DE CARLO MARIA PIA DEMICHELI MICHELE DIELI MARINELLA FRANCHI MARILISA GIORDANO << indice
OTTAVIA HIDDENART CATERINA MASSA CONSTANTIN NEACSU TINA POPA CISO RISSO GIUSEPPE SINESI CARMEN SPIGNO MAGDA TARDON LUISA TINAZZI ELISA TRAVERSO GIOVANNA USAI ANTONIETTA ZAMPONI 25
MAIDE’
AICARDI
Maidè Aicardi nasce a Genova, ove frequenta il Liceo Linguistico. Inizia la preparazione artistica con il Maestro Aldo Cestino, insieme ad un piccolo gruppo formato nel C.C.A. (Circolo Culturale di Albaro), con cui tuttora mantiene regolari contatti per lavorare e confrontarsi. Pur dedicandosi di preferenza alla pittura ad olio, negli ultimi anni si unisce al Gruppo “PRISMA” seguito dalla nota pittrice e scultrice Auri Campolonghi e sotto la sua guida fa interessanti esperienze con altre tecniche artistiche. Attualmente la pittrice lavora con gruppo di artisti nell’atelier di Renata Soro.
Questo mio lavoro è nato ispirato dalla consapevolezza che un ritorno dell’uomo alle origini è ormai improrogabile. Il legame tra l’uomo e la terra che da sempre lo nutre conduce il pensiero ad una naturale riflessione: bisogna portare rispetto alla terra o essa, sfruttata ed impoverita, non potrà più nutrirci. Tra il ‘700 e l’800 la popolazione mondiale raggiunse il miliardo;oggi, nel 2000, abbiamo raggiunto i 7 miliardi di individui. La sopravvivenza sta nella saggezza che solo il passato ci può suggerire. Nel viso del contadino ho voluto mantenere sia la sua stanchezza per il lavoro fatto, ma anche la serenità che il suo sguardo ci manda… un messaggio di speranza per l’ umanità.
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Lâ&#x20AC;&#x2122;uomo e la sua terra olio su tela cm 40 x 80
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DANIELE
ALBINGER
Di origine tedesca, risiede in Francia dal 2001. Sempre attenta sin da piccola alla ricerca dell’“arcano da svelare”, inizia a fare le sue prime foto ancora molto giovane. Questa passione negli anni è divenuta la sua professione in Italia a Milano, dove ha gestito per molti anni il suo studio fotografico. Oggi Daniele, che parla quattro lingue, abita in Costa Azzurra, a Mentone, a pochi passi da Monaco, dove continua a portare avanti la sua ricerca fotografica e collabora con associazioni nell’ambito culturale per la valorizzazione e la conservazione del patrimonio.
Riflessione sul mondo attuale e la distruzione delle nostre risorse naturali. Ecco il breve testo che mi ha ispirato nella ricerca fotografica per la mostra “<< Rewind”. “In ultima analisi, tutte le attività umane hanno come obiettivo la realizzazione della felicità. Perché, allora, abbiamo finito per produrre il risultato opposto? Potrebbe la causa di fondo sia la nostra incapacità di comprendere correttamente la vera natura della felicità?” Daisaku Ikeda
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Quercia foto digitale professionale fine art con montaggio supporto rigido - cm 70 x 90
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ANNA MARIA ANGELINI
Ligure, nata a Imperia, interprete simultaneista congressuale in inglese e francese, ha scelto però la strada della famiglia. Dalla prima giovinezza scrive poesie esclusivamente per se stessa. Appassionata di viaggi e fotografia, in Namibia, nel deserto color albicocca di Sossusvlei, colpita dalla essenzialità delle linee delle dune nel monocolore, intuisce che le foto possono diventare un mezzo importante per comunicare emozioni. Da qui le ricerche e gli studi sull’informale... Forme semplici a volte umili; giochi di colori, studio sulla luce riflessa o rifratta, fiori che diventano intersecazioni di piani o sinfonie di colore, macro. Il suo lavoro va verso un tipo di foto che è più vicina alla pittura astratta, onirico metafisica, che non alla fotografia comunemente intesa.
Le fotografie onirico-metafisiche che scatto scandagliano l’anima, armoniche come poesie; svelano l’invisibile, vanno ‘oltre’. Parlano a quella essenza istintuale che siamo andati perdendo per i troppi stimoli della vita odierna. Esse sono utopiche e ucroniche: sta a noi smontare tutte le sovrastrutture per riguadagnare la semplicità dei volumi e dei colori.
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Pennellate analogica, luce solare scomposta cm 50 x 70
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LUCIANA
BERTORELLI
Nasce a Bedonia (Parma). A Genova si diploma al Liceo Artistico “N. Barabino” Dipinge da sempre prediligendo una tecnica fortemente materica attraverso l’assemblaggio di vari materiali che l’avvicinano naturalmente alla scultura. Ad Albissola Marina, si accosta al mondo della ceramica che approfondisce con passione con i Maestri Garbarino, Cimatti e Plaka. Vive e lavora a Savona.
“Ascolto la melodia...” Modellandola volevo ricreare una figura “antica” dove la pace interiore ed il silenzio fossero centrali. Circondata e sottoposta quotidianamente alle pressioni della nostra società superficiale e frettolosa, ho voluto creare una figura che parlasse di immobilità e di quiete.. Quiete brulicante di vita interiore, che si avverte benissimo dall'espressione intensa, gli occhi socchiusi, la bocca appena sorridente... Anche la forma ad uovo aiuta alla condivisione profonda di questi valori di ascolto e di comunicazione interno-esterno..particolare-universale... contingente-eterno...
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Ascolto la melodia... scultura modellata al tornio e poi a mano, colorata con ossidi ed engobbi h. cm 55
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RICCARDO
CARRARA
Nato ad Albenga nel 1962, Riccardo Carrara ha sempre avuto passione per il disegno e nel 2005 ha iniziato a dipingere su tela usando colori acrilici. Da autodidatta, quadro dopo quadro, ha perfezionato la propria tecnica, sempre attento ai suggerimenti dei colleghi più esperti.
“Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche.” Toro Seduto 1831-1890 Capo degli Hunkpapa Sioux
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Pellerossa gesso su tavola cm 45 x 90
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PIETRINA CAU
Nata ad Olbia nel 1946, si è trasferita ad Alassio, in Liguria, sin dal 1958. Attualmente vive nell'entroterra ingauno, ad Ortovero, con il marito e le due figlie. Sin da giovanissima si è dedicata all’arte da autodidatta, esprimendo la sua vena creativa attraverso svariate tecniche pittoriche. Particolarmente attratta dal modellato, con il tempo ha sentito l’esigenza di perfezionare la sua tecnica, seguendo corsi di disegno e scultura. La tecnica Raku, che apprende nel 2002, le permette di sperimentare l’uso del colore in modo inusuale, ottenendo risultati che la soddisfano e le consentono di esprimere al meglio la propria originalità e fantasia. Ha partecipato a numerose collettive in Francia e in Italia.
“Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso; e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. Poi Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu…” “Genesi” in ebraico significa “in principio”, in greco “nascita”, “creazione”, “origine”… Ma se “in principio” a creare l’umanità fossero state popolazioni aliene? Una bella favola moderna proposta in chiave artistica tramite la figura femminile di una viaggiatrice delle galassie che, giunta in tempo immemore sul nostro pianeta, allora arido e sterile, innesca un irreversibile processo di “bonifica” e di “colonizzazione” mediante la musica prodotta dal suono di insoliti flauti. La musica è matematica, è rapporto è numero, ed i numeri, si sa, sono alla base della nostra scienza. (Pascal McLee)
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RAFFAELLA MARON
Raffaella Maron, nasce a Torino il 7 Agosto del 1971. Nei primi anni 2000 inizia la sua carriera artistica, creandosi uno spazio tra culture antiche, mitologiche, odierne ed aliene. È stata scoperta da un gallerista londinese che l’ha lanciata nel mondo dell’arte. Nel suo lavoro non considera come priorità il colorare o dipingere la tela, ma crea su di essa delle costruzioni, che mostrano agli occhi del passante la domanda più antica del mondo: “da dove veniamo”.
Energie nuove vibrano nello Spazio, dove la presa di coscienza dell’esistenza di forze naturali nascoste, come particelle, raggi, elettroni, preme con forza incontrollabile sulla “vecchia” superficie della tela: è il passo finale di distacco dalla “vecchia” arte verso la “nuova” arte spaziale. Mondi indefiniti, quantici algoritmi, Universi Paralleli, denunciano la vera storia della venuta dell’Uomo, disgregando concetti, storia, religioni puramente di comodo. Ama confondersi in mezzo agli esseri umani infiltrandosi in una vita apparentemente statica come la maggior parte di essi, lavorando come qualsiasi essere umano e costruendo una vita sociale normale, ma quando si confronta con una tela ecco che esce dal sistema chiamato Errore, creando l’essenza della vita stessa. “Quando creo ci sono io, e io solamente. La mia mano, a volte è ferma e consapevole, altre no. Tutto ciò che ho creato e creo è sempre nato da un Errore, quell’ Errore, mi ha obbligata a vivere. Probabilmente lo stesso Errore mi ha salvato dal sistema.”
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PIETRINA CAU
Genesi installazione (personaggio in resina e flauti in ceramica raku) dimensioni naturali
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RAFFAELLA MARON
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MARIO
DABBENE
Dai 16 ai 20 anni frequenta assiduamente lo studio del maestro Leo Spaventa Filippi, traendone preziosi insegnamenti relativamente alla composizione e costruzione del quadro, nonché un'attenta osservazione del vero. Seguendo un’innata predisposizione per l’arte intesa come manualità, sperimentazione, ricerca ed esperienza, si é nel tempo affermato artisticamente attraverso l’utilizzo di materiali diversi, quali plastica, cemento lavorato, elementi metallici. Recentemente ha subito un ritorno alla tradizione pittorica con la realizzazione di opere surreali e simboliche con particolare riferimento a temi mitologici. Vive e lavora a Varese dove, da molti anni, fa parte dell’Associazione Artisti Indipendenti.
La cementificazione che avanza sta distruggendo velocemente i cortili verdi nei quali si svolgeva la vita delle famiglie di un tempo. Le corti erano un luogo di riunione e collaborazione fra la gente. Qui giocavano i bambini, venivano portati i prodotti della terra ed allevati gli animali… La vita era dura, ma gioiosa. Ora invece è vissuta con una grande solitudine.
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Rewind acrilico su tavola cm 100 x 100
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GIUSEPPE
DE CARLO
Giuseppe De Carlo nasce in Toscana nel 1952, a Montignoso, ai piedi delle Alpi Apuane. Dal nonno, cavatore, impara a conoscere il marmo e la sua lavorazione, ne coglie le emozioni e le storie, che porta con sè in Liguria, nella Fontanabuona, la valle dell’entroterra di Genova dove si estrae l’Ardesia. La pietra lo affascina, lo attrae, ma questa passione rimane latente fino al 1999, quando incontra lo scultore ungherese Balazs Berzsegnyi. I suoi insegnamenti risvegliano in lui le antiche emozioni e soprattutto gli forniscono gli strumenti teorici e tecnici necessari. Si avvicina alla pratica della scultura nella Cava-Laboratorio dell’Ecomuseo dell’Ardesia di Cornia di Moconesi (GE), nella Valfontanabuona, dove passano anche artisti provenienti da diverse parti del mondo in un proficuo confronto-scambio di esperienze artistiche. É così che prende l’avvio l’Associazione Culturale Liguria-Arte “La Pietra Nera” che organizza importanti manifestazioni sia in Italia che all’estero.
Inevitabile conseguenza di un “unwind” sconsiderato, inadeguato, esagerato. Riavvolgimento, retromarcia da un percorso terminato, concluso, errato, impercorribile. La scultura vuole rappresentare un processo di “<< rewind” con un simbolo moderno di |< start, unito a un simbolo arcano come la “spirale” che si involge in una vorticosa precipitazione verso il basso. Un basso costituito dal “globo di pietra nera”, messo a rappresentare il seme, il punto d’origine, punto fermo di riferimento, madre terra, ventre materno, rinascita… Seme da cui si svolge, come un cordone ombelicale, un’esile e filiforme, ma decisa, “spirale”, in contrapposizione alla prima che, tenta, ambisce, rivendica una nuova vita, un nuovo cammino. “Un invito, una necessità, un’ esigenza di ricerca verso un percorribile e sostenibile equilibrio di un nuovo unwind”
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<< Rewind scultura in marmo bianco di Carrara con inserti in ardesia, serpentinite, ferro, corda h. cm 145 x 30 x 30
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MARIA PIA
DEMICHELI
Nata a Genova, dove risiede, ha manifestato fin da giovanissima l’interesse per il disegno e la pittura iniziando da autodidatta a realizzare dipinti frequentando per alcuni anni lo studio di una pittrice svizzera. Abbandonato questo percorso a causa di un lavoro molto impegnativo, ma documentandosi continuamente su pubblicazioni specialistiche, dopo moltissimi anni inizia a frequentare lo Studio della scultrice ed insegnante d’arte Alda D’Alessio dalla quale apprende le più importanti tecniche pittoriche. L’amore per le arti figurative e per gli accadimenti sociali del nostro tempo la spinge a dipingere l’umanità nei momenti surreali della propria esistenza in senso scenografico iniziando nel 2004 a partecipare a varie mostre e concorsi italiani ed esteri.
L’opera ripropone in chiave ironica e teatrale “Giuditta e Oloferne” (i soprusi dell’uomo sulla donna che portano alla tragedia). Dall’uomo decollato escono coriandoli e stelle filanti a dimostrazione che la sua indole non è cattiva ma l’odierna società che lo sta cambiando diminuendone i valori della comprensione, reciproco rispetto, umanità, solidarietà e dignità che sono i cardini della civile convivenza. Nello sfondo del mio palcoscenico metaforico c’è la speranza di uomini e donne che part6ecipando al mondo giocoso della danza e della vita, varcheranno la soglia del Teatro Paradise dove, con amore e reciproco rispetto dell’essere umano, potranno danzare e gioire insieme.
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Giochi di prestigio olio e ceramica su tela cm 100 x 150
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MICHELE DIELI
Nato a Loano (SV), si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel ‘92. Si trasferisce a Milano ove sviluppa il suo percorso artistico. Entra a far parte di una nutrita corrente delle più rappresentative realtà artistiche dalla metà degli anni ‘90 in poi, caratterizzata da una rielaborazione della realtà, con un ritorno a discipline più tradizionali quali la pittura e la scultura, non disdegnando media più inediti come l’elaborazione digitale e il video. Partecipa ad alcune mostre personali e a numerose collettive che evidenziano e legittimano questa nuova tendenza, con l’appoggio di alcuni critici e curatori destinati a diventarne i pionieri (A. Riva, M. Sciaccaluga, M. Di Marzio, L. Beatrice e altri). Da alcuni anni è tornato a risiedere stabilmente in Liguria, riducendo notevolmente anche la propria attività nell’attesa di restituirgli una dimensione territoriale adeguata alle nuove condizioni.
In questo momento storico il concetto di REWIND dal mio punto di vista è interpretabile soltanto come ipotesi di RIPARTENZA. Data per sottintesa l’intrinseca necessità di RIAVVOLGIMENTO, diventa difficile prescindere dal groviglio che tale operazione produrrebbe: nelle nostre certezze, nelle convenzioni sociali, nelle opinioni “pubbliche”, nella quotidiana “catechizzazione” di ognuno di noi da parte del sistema, teso come un elastico fino al momento della rottura. Ho immaginato una specie di scenario privo di quelle fondamenta che abbiamo ripudiato. Il paesaggio che ne emerge oltre a galleggiare in uno SPAZIO-TEMPO tutto da rielaborare e privo di riferimenti, non risponde né a prospettive né ad assonometrie logiche mediante lo smantellamento dell’architettura “autoreggente” sulla quale si fondano le nostre convinzioni per liberare ciò che rimane delle nostre coscienze. ATLANTID CITY è il teatro di questo accadimento, luogo di una possibile ripartenza che comincia dalla completa “decostruzione” dell’esistente e si ricompone dalle proprie ceneri.
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Atlantid City acrilico su tela cm 130 x 180
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MARINELLA FRANCHI
Marinella Franchi, umbra di nascita, ligure di adozione, riflette nelle sue opere l'amore per la natura. Nel suo lavoro pittorico usa tecniche e materiali diversi. Ha partecipato a concorsi vari ottenendo il 3° posto nei concorsi di “Alassio donna” e della “Città di Alassio” (quest'ultimo presieduto dal Prof. Stefano Zecchi). Ha effettuato mostre personali e collettive in Italia e all'estero, performance con musica e recitazione al Caffè degli Artisti di Pietra Ligure e lavori a soggetto presentati ai Chiostri di Santa Caterina di Finalborgo per spettacoli benefici tenuti a favore del Canile “Elsa” del Luogo.
Il benessere dell'uomo dipende dal benessere della natura, della quale non si rispettano le leggi, cosa che sanno fare creature pacifiche, sagge, belle e intelligenti la sui salvezza è indispensabile per la vita da lasciare alle generazioni future.
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Il giaguaro acrilico su cartone telato cm 50 x 70
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MARILISA
GIORDANO
Marilisa Giordano originaria di Vinadio e residente a Boves, si diploma al liceo artistico Ego Bianchi e si laurea all’accademia di Belle Arti di Cuneo. Figlia d’arte del padre Tullio e allieva dei maestri Antonio Carena e Plinio Martelli, attualmente professa nel settore della pittura, e tramite la body painting sperimenta da diverso tempo la pittura sulla figura stessa. Pittrice della bellezza femminile, espressa tramite la pittura ad olio su tavola, crea opere pittoriche neo-iperrealiste, realizzate a “velatura” per accresce la luminosità del colore, varca la costrizione della cornice “tentando di liberarsi”, si muove in mezzo a noi interagendo col fruitore. Queste figure reali-irreali consce della propria bellezza kantiana, “libera”, portatrici dell’estro, varcano la dimensione fantastica dell’arte e quella reale, del presente e del passato, la forza di andare oltre gli schemi prefissati e i limiti imposti dalla realtà, la bellezza di provare a non avere limiti… una finestra aperta al sogno… Sognare e Creare le uniche Vere Libertà dell’essere umano, impossibile soffocare il bisogno di evadere.
L’eleganza del silenzio… l’eleganza di fermarsi per riflettere, di pensare prima di parlare e agire, di guardare con gli occhi del cuore e di ascoltare la propria anima… per andare oltre.
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L'eleganza del silenzio olio e smalto su tavola cm 138 x 110
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OTTAVIA
HIDDENART
Ottavia è un'artista immaginaria, pur avendo vissuto per davvero. Per anni ha prodotto collage senza mostrarli a nessuno. A Ottobre 2012 ha aperto un blog - "I am now brave enough to call myself an artist" - e da allora ha partecipato a diverse mostre collettive, a Montpellier, Milano e Torino. A Novembre sarà presente al Social Photo Fest di Perugia e ne va molto fiera.
“Ho vissuto un’esistenza quasi trasparente, tra il 1903 e il 1983. Non sono stata coraggiosa e non ho fatto quello che avrei voluto, non sono riuscita a separarmi da mia madre né dalla casa in cui vivevo. Non mi sono sposata, non ho avuto figli e la mia famiglia si è estinta. Avrei voluto essere un’artista, lavoravo nel segreto della mia mente senza mai realizzare le mie opere. Ora, a trent’anni dalla morte, mi viene data una seconda possibilità da chi si è trovato in mano le mie fotografie, unica eredità della mia esistenza. Si perde facilmente la memoria delle persone che sono state, con la mia arte lotto contro questo: voglio riportare in vita volti rimasti senza una storia.”
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In a japanese Sunday afternoon collage digitale con fotografie vintage, stampa fotografica su dibond cm 80 x 80
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CATERINA MASSA
Savonese di nascita, si è sempre dedicata al disegno e alla pittura, pur avendo una formazione umanistica letteraria. La sua attività artistica è caratterizzata da fasi distinte. All'inizio predilige la pittura ad olio, poi l’incontro quasi casuale con la ceramica è stato determinante per passare ancora più all'essenziale e, di qui, all'astratto. L'ultima tappa è rappresentata dalla tecnica Raku che, attraverso il sorprendente percorso di lavorazione, le procura forti emozioni. Nel 1999 dà vita a Cisano sul Neva ad un laboratorio di ceramica, punto di riferimento per la sua attività e attorno al quale ruotano numerosi amici ceramisti. Vive e lavora sia a Savona, sia a Cisano sul Neva (SV), ove ha il laboratorio di ceramica.
L’universo ha avuto la sua evoluzione nel tempo, ma la forza di gravità, secondo gli scienziati, sta respingendo le sue parti verso un unico punto, di qui il nome di BIG CRUNCH. La stessa cosa avviene per l’umanità. Tutto ciò che è “BENESSERE” fa parte della nostra “CIVILTÀ” che ha sostituito la “REALTÀ” divenendo “CONTRADDIZIONE”, essa è il confronto razionale di ciò che è, con ciò che era. Rifiutare il mondo di ieri significa estraniarsi, dissociarsi, collassare, rompere l’incanto delle “COSE CHE ESISTONO”. È bene quindi rimanere legati al passato, poiché il passato è quella “Realtà più naturale e più semplice” da rimpiangere sempre con nostalgia.
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Processo di concentrazione ceramica raku cm 40 x 40
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CONSTANTIN NEACSU
Constantin Neacsu nasce nel 1952 a Bran in Romania, nella regione storica della Transilvania. Dopo gli studi presso il Liceo d’Arte di Targu Mures, nel 1975 si è laureato in pittura all’Università di Belle Arti di Cluj-Napoca, in Romania. Successivamente, attraverso un rigoroso iter richiesto dal suo Paese, ha ottenuto il riconoscimento di Artista Professionista, divenendo membro dell’U.A.P. – Unione degli Artistici Plastici della Romania. Giovanissimo, porta avanti un’intensa attività espositiva, che vede presentarsi sia in mostre personali che in eventi artistici di rilevanza nazionale e internazionale. Ha partecipato, come artista ospite e come organizzatore, a numerosi simposi, tra i quali, nel ’90, per conto del museo Balcesco. Realizza opere pittoriche e grafiche, nelle quali la struttura materica e astratta si affiancano e si sdoppiano dialogando. Accanto alla produzione pittorica, si dedica alle opere su carta, dove il segnico-cromatico diviene gesto e scrittura.
Facciamo parte di una grande rete che noi chiamiamo Universo, dove tutto è intimamente collegato, come i fili di paglia in grande pagliaio. A prima vista tutto sembra essere caotico, ma dentro vi è un ordine che soltanto adesso noi uomini stiamo scoprendo con grande sorpresa. Il nostro cervello è un insieme di connessioni di sinapsi che sono organizzate in modo meraviglioso. La società umana è collegata tramite pensieri, rapporti umani, economici, politici e reagisce come un unico organismo usando le comunicazioni sotto forma di parole, immagini, suoni… Da poco tempo abbiamo inventato il web, dove tutto è collegato, come le sinapsi nel cervello, e reagisce come una società umana. Avendo capito questo ordine dell’Universo, possiamo iniziare a scoprire il nostro piccolo universo individuale, con i nostri bisogni ed i nostri doveri.
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Segno acrilico e fibre naturali su tela cm 100 x 100
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TINA
POPA
Nata in Romania, a Tecuci, nella regione di Galaţi, ha studiato presso l’Istituto di Arti Plastiche a Iaşi. È membro titolare dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania e socia del Club Rotary Ramnicu Valcea. Ha esposto ripetutamente in Romania presso le Gallerie della UAP delle diverse città e Musei d’Arte rumeni, sin dal 1970. Sue opere sono state poste in mostra anche all’estero: a Digione, Francia e a Vienna, Austria, (1991), alla “Maison de la Roumanie”, Parigi (1992), a Bonn, presso il “Frauen Museum” (1993), ad Antibes, Francia, all’“Arcades” Galleries e alla Galleries “L’Europe des beaux arts” (1994), presso la Galleries «Du Port», a Marsiglia, France (1994), a Bamberg, Germania, e in Olanda e Belgio (1995), a Shanghai, Cina (1998), ad Amburgo, Galery «Chako» e a Straubing, Germania (2000), a Buxelles, presso il Misiunea României pe lângã U.E., e ad Hame, Belgio (2003), a Kromeriz, Republica Ceca, e a Monmartre - Hammamet, Tunisia (2005), a Monaco, al “Theatre de Variete” (2007) e nella Casa belga-rumena di Bruxelles (2009). L’artista è molto attiva nell’ambito organizzativo ed ha proposto numerosi simposi d’arte presso la sua abitazione a Ramnicu Valcea, finalizzati alla realizzazione di successive mostre e cataloghi d’arte.
Dopo aver finito la mia casa di legno immersa nel verde, ho riscoperto la bellezza della Natura: piante, fiori, animali, profumi, colori, paesaggi suscitano in me profonde emozioni che si collegano con il mio stile di vita ed i miei lavori. Nel mio “angolo verde” ritrovo i ritmi e i tempi armoniosi della natura, che l’uomo contemporaneo deve riconquistare.
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Il rifiorire della vita olio su tela cm 70 x 70
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CISO
RISSO
Ciso Risso è nato a Ville S. Pietro di Imperia (Liguria) nel 1936, pittore e disegnatore ha studiato a Genova conseguendo la maturità Artistica e l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Dagli anni ‘60 vive ad Albenga (Savona) dove ha iniziato la sua carriera artistica e dove tutt’ora dipinge. Sue citazioni appaiono su Le Arti, Dizionari e cataloghi Bolaffi, Il quadrato Bolaffiarte,Il catalogo dell’arte moderna Mondadori.
Ritorno con la fantasia ai tempi in cui l’uomo sapeva costruirsi dei miti: i favolosi “giardini dell’Eden”. Oggi la scienza con la sua fredda e metodica precisione li ha distrutti. Ci ha però allargato orizzonti smisurati (miliardi di anni luce) spazi quasi vuoti vicini allo zero assoluto, stelle caldissime (milioni di gradi) pressioni inconcepibili (stelle di neutroni, buchi neri). La nostra piccola e meravigliosa terra diventa così preziosa, anzi preziosissima, un vero giardino dell’Eden da rispettare ed amare.
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Il giardino dell'Eden e le galassie olio su tela cm 90 x 70
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GIUSEPPE SINESI
Nato in provincia di Bari, vive e lavora in Piemonte. A partire dagli anni novanta inizia una intensa e proficua frequentazione di alcuni studi d’arte e si fa strada la convinzione che la pittura debba accompagnare la sua vita. Il suo percorso comprende esperienze di pittura figurativa e approda ad una pittura astratta condotta con ricerca e sperimentazione. A partire dai primi anni duemila partecipa a collettive nazionali ed internazionali ed in sedi museali di prestigio. Negli anni 2007/2008 , sulla base delle esperienze maturate, elabora una pittura singolare e personalizzata che gli consente nuovi ambiti espressivi ed occasioni di approfondimento. Partecipa a collettive di respiro internazionali, Forum de l’investissement, Palais de Congrès, Parigi (2009); galleria Brehova, Praga e castello di Garlenda (2010). Nel 2009 espone con una personale a Villa Gualino con patrocinio della Regione Piemonte e città di Torino. Nel 2010 personale a Palazzo Oddo di Albenga (SV).
Abbiamo tutti, ora più che mai, la netta sensazione di aver “accelerato” troppo, di aver vissuto gli ultimi decenni ad una velocità troppo sostenuta e, forse, di non essere riusciti a controllare la direzione del proprio percorso. La crisi ci costringe ad una brusca frenata sui consumi e sulle abitudini quotidiane ma anche a prendere coscienza di ciò che è utile ed opportuno da ciò che non lo è. Il titolo del mio lavoro “Non si può tornare indietro” non è una constatazione disillusoria del nostro vivere quotidiano ma una riflessione obbligata ad assumere sempre, nel quotidiano, comportamenti consapevoli e responsabili.
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Non si può tornare indietro tecnica mista su tre tele cm 120 x 240
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CARMEN
SPIGNO
Nasce a Diano Marina, in Liguria. Ha studiato disegno e pittura presso il Centro Italiano Artistico Culturale di lmperia, sotto la guida del maestro Giuseppe Balbo. Fondamentale è stato nel 1997 l’incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del “Gruppo delle Terre”, che segna una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora si dedica alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, portando avanti una continua ricerca sulle tracce e i segni che essi lasciano sui diversi materiali, quali carta, legno, tela, sacco, vetro, metallo, ardesia… Si occupa della preparazione di manifestazioni e mostre d’arte, patrocinate da Enti pubblici o privati. Critici e giornalisti hanno scritto di lei, fra i quali W. Accigliaro, L. Caprile, C. Paternostro, E. Cerruti, S. Bottaro, U. Ronfani, C. Orlando, F. Molteni, A. Fontana, R. Valentini, W. Meixner, M. Scavuzzo, C. Cormagi, F. Gallea, P. Gioia. Ha partecipato a numerose mostre in Italia ed all’estero: “Mediterraneo” a Trier, “Italinischer Sommer” a Schoenecken, “Arte italiana in Provenza” ad Aix-en-Provence e nel 2008 “Tellus”, nei Chiostri di S. Caterina di Finalborgo, col maestro Carlos Carlè. L’artista vive e lavora a Garlenda in Liguria, dove ha l’atelier e la mostra permanente.
Fino ad oggi noi abbiamo vissuto come se ci trovassimo su un treno ad alta velocità, osservando la realtà circostante attraverso un finestrino, non riuscendo a distinguere le singole cose proprio a causa dell’eccessiva velocità. Abbiamo visto solo macchie indistinte, senza percepirne la vera essenza, le forme, i colori… “<< Rewind” consiste nello scendere da quel treno ed imparare nuovamente a camminare, rallentando i nostri ritmi convulsi, in modo da poter interagire con il mondo intono a noi. Solo così riusciremo ad ritrovare l’equilibrio e l’armonia con noi stessi, con gli altri e con la Natura, in un ritorno alle origini, quando lavorare la terra era alla base della vita. L’installazione in mostra, infatti, ritrae distese di terra arata, fra cielo e acqua, per ricordarci qual è l’ambiente ideale in cui l’umanità dovrebbe vivere, oggi posto ai margini da una cementificazione selvaggia e da un inquinamento letale.
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Vivere una vita in armonia con la Terra terre e resine naturali su tela 3 x cm 100 x 100
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MAGDA
TARDON
Nata a Torino nel 1948, Magda Tardon si è laureata in Letterature Straniere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Inizia la sua formazione artistica presso lo studio dello zio, il pittore Almerico Tomaselli, in seguito si perfeziona nella tecnica dell'acquerello con il pittore Guido Bertello. Frequenta l’Accademia Albertina di Torino e, presso il Centro Internazionale di Grafica di Venezia diretto da R. Licata, i corsi di tecniche tradizionali e sperimentali di incisione. Inizia ad esporre le sue opere nel 1971 con presenze annuali alle rassegne della Promotrice delle Belle Arti a Torino e del Piemonte Artistico e Culturale. Successivamente collabora come illustratrice con la rivista Psychologies. Oggi le sue opere sono presenti alla Pinacoteca della Regione Qalybiya al Cairo ed alla biblioteca di Alessandria d’Egitto. Ha lo studio a Torino e ad Alassio.
L’eterno ciclo della natura. Tutto ha un inizio, una fine, muore ed ha una rinascita. L’acqua cancella e l’acqua crea. Cancelliamo con un colpo di spugna gli errori del passato e partendo come un mondo vergine costruiamo il futuro. La costruzione di un nuovo futuro può cominciare dalle piccole cose,dalla cura del nostro giardino. Il filo a piombo indica la strada di un nuovo equilibrio.
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â&#x20AC;Ś in principio era acrilico 2 tavole cm 80 x 30
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LUISA
TINAZZI
Luisa Tinazzi incisore e pittrice, nasce a Povegliano Veronese, ove risiede. Ha seguito corsi di educazione artistica al “CEA” in Villafranca e successivamente i corsi liberi di incisione (calcografia) all’Accademia di Belle Arti “G.B. Cignaroli” di Verona. Fa parte dell’ ACIV - Associazione Culturale Incisori Veronesi, del club dell’incisione “Venezia Viva”, ed è iscritta al Club Amici nell’Arte. Ha partecipato a esposizioni e concorsi di incisione in Italia e all’estero, sue opere si trovano all’archivio delle stampe A. Sartori Mantova, alla Civica raccolta delle Stampe Achille Bertarelli Milano, al Museo Florean (Romania), ad Elassona ed Atene (Grecia).
Nell’opera a tema ‘Rewind’ viene evidenziato il fattore tempo che sovrasta con la sua regolarità ritmica le nostre vite. Il tempo nelle culture orientali è spesso rappresentato dalla sinuosità del serpente per risaltarne la periodicità, il suo ripetersi, gli alti e i bassi e mai come in questo periodo che stiamo vivendo, avvertiamo sulle nostre teste la pesantezza di questo passaggio critico, di periodo di crisi. Tutti quegli indici finanziari proiettati giornalmente che salgono e poi decrescono, sono anche loro la rappresentazione di un serpente immaginario che si muove sopra le nostre teste e superiore alle nostre volenterose comprensioni. Al centro gli ingranaggi del tempo, legati da un filo, rappresentano i condizionamenti della nostra vita consumistica ai quali non sappiamo rinunciare. Ma è tempo di scelta e di far girare la ruota in una direzione o in un’altra. La corsa dell’umanità del nostro tempo è ormai a senso unico, spogliata di cultura, di valori quali l’onestà, la condivisione, la comprensione, si è rivestita di denaro e tutto si muove e funziona in relazione ad esso ed alla sua folle corsa, ma la direzione per una scelta verso i valori veri, verso la conservazione e il rispetto della natura e dell’uomo è un’altra.
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Rewind: tempo di scelta incisione a punta secca e intaglio su matrice di carton-cuoio, inserto collograph, stampa monocroma matrice e stampa cm 50 x 70 - misura finale: foglio+supporto tela cm 70 x 100
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ELISA
TRAVERSO
Elisa Traverso, nata a Savona nel ‘44, è stata insegnante di discipline pittoriche, disegno ed educazione artistica nelle scuole medie con brevi parentesi nei licei. Fin dalla più verde età ha disegnato, dipinto tagliato, incollato con grande entusiasmo e, una volta impadronitesi di una tecnica ha cercato di mescolarla alle altre, sovrapporle, assembrarle con il desiderio non sempre inconscio di mescolare assembrare anche tutte le cose che vedeva e le conoscenze classiche amate e assimilate. La fatica di raggiungere la SINTESI di TUTTO non sempre ha dato i risultati auspicati, ma… la tenacia e la voglia di sperimentare fanno parte del carattere di Elisa. Diplomata al glorioso liceo Nicolò Barabino di Genova, una vita fa… è stata allieva di Nobile, Verzetti Borella, Pestelli e compagna di scuola di G. Bonelli. Ha partecipato a numerose collettive a Savona e fuori e ha fatto altrettante mostre personali.
La complessità e la vastità dei ricordi. Ho pensato un’immagine che rappresenti in parte la mia vita già trascorsa, con la mia arte, lo studio e l’impegno costante ed infine le tante cose apprese e le tante cose dimenticate. Ho dipinto una vasta composizione che rappresenta un grande “cervello” fatto di linee curve e colori brillanti con superfici di ogni dimensione intese come contenitori di idee e di azioni, il tutto interconnesso e aggrovigliato che sembra in parte arretrare e in parte uscire dalla tela. Ogni linea diritta, curva o spezzata racconta il fluire dei ricordi, le superfici colorate ricordano le lacrime e le risate con i verdi e i blu che parlano del mare e i gialli con i rossi alludono al felice e sfavillante colore del nostro sole.
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“Rewind” riavvolgere acrilico su tela cm 100 x 100
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GIOVANNA USAI
Nasce a Cagliari nel 1947. Nel 1972 si laurea in Architettura nell’Università di Firenze. Vive ad Alassio dal 1973. Ha insegnato Educazione Tecnica nella Scuola Media Statale sino al 1996. Nel 1993 realizza i primi lavori in Patchwork, che ama divulgare con passione; ha insegnato per due anni le basi del patchwork presso il Circolo Didattico Statale di Finale Ligure e ad Alassio all’interno dell’università della Terza Età. Ad oggi lavora con immutata passione presso il suo studio alassino.
Giovanna Usai da circa venti anni si dedica all’arte tessile. Realizza l’opera “ Rewind and open your mind” utilizzando migliaia di stoffe tagliate a piccole pezze, tessuti che cuce sullo spago uno dietro l’altro senza soluzione di continuità. Ottiene così un lungo filo colorato da avvolgere in un gomitolo che finito misura un metro di diametro. L’arcaico e semplice gesto di avvolgere una matassa riporta al domestico e femminile lavoro per cui con il fuso e l’arcolaio si ottiene il filato di lana. Lavorare in modo meccanico con le mani consente alla mente di spaziare libera per infiniti percorsi. Mettendo a disposizione dei visitatori una matassa di filo di pezze colorate e rivolgendo loro l’invito a proseguire l’opera di avvolgimento intorno al gomitolo si propone di coinvolgerli nel rito unificante della creazione collettiva. Il riavvolgimento di scarti di tessuto rimanda all’idea del riciclo contenendo in sé l’idea che dall’utilizzo di avanzi di può nascere una nuova opportunità e quindi un nuovo progetto.
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Rewind and open your mind gomitolone di stoffe e stracci filati diam. cm 100
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ANTONIETTA ZAMPONI
Nata a Genova, dove attualmente risiede, ha frequentato lo studio della scultrice Alda D'Alessio, dove ha scoperto la creatività in tutte le sue espressioni, forme , parole, i concetti ed i collages che li esemplificano e le tecniche miste. Attualmente le piace rielaborare anche i cartelloni pubblicitari, sui quali applica collages e poesia visiva.
Dal mio punto di vista la tematica di “<< Rewind” è racchiusa nell’eterno conflitto fra la natura e l’urbanizzazione. Lo aveva già anticipato oltre 40 anni fa Adriano Celentano nel suo successo del 1972 “Un albero di trenta piani” ove cantava: “… Tutti grigi come grattacieli con la faccia di cera è la legge di questa atmosfera che sfuggire non puoi fino a quando tu vivi in città. … Ora invece qui nella città i motori delle macchine già ci cantano la marcia funebre. E le fabbriche ci profumano anche l'aria colorandoci il cielo di nero che odora di morte.”
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Lâ&#x20AC;&#x2122;eterno conflitto fra la natura e lâ&#x20AC;&#x2122;urbanizzazione tempera e collage cm 65 x 85
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I PENTAMETER GLI ARTISTI
WALTER ACCIGLIARO - CORRADO AMBROGIO SILVIO ROSSO - MARIO MONDINO - CESARE BOTTO
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WALTER ACCIGLIARO CORRADO AMBROGIO CESARE BOTTO MARIO MONDINO SILVIO ROSSO
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WALTER
ACCIGLIARO
Walter Accigliaro è nato ad Alba (CN) nel 1950. Lì ancora risiede ed ha il proprio studio. La sua formazione artistica è prettamente torinese. Ha studiato al Liceo Artistico Statale di Torino ed all’Accademia Albertina delle Belle Arti (avendo principalmente come insegnanti Paulucci, Saroni, Calandri e Franco), fino al 1973. Dal 1980 al 2007 è stato docente di Discipline Pittoriche all’Istituto Statale d’Arte di Asti. Nel 2007 ha tenuto alcune lezioni all’Accademia di Belle Arti a Cuneo. Svolge parallele attività di grafico e consulente, nonché di ricercatore e studioso del patrimonio storico-artistico di Alba, delle Langhe, del Roero.
Riavvolgere, rivoltare, rivolgere o rigirare il tempo per una discesa in se stessi, per una riflessione più profonda o per un ripensamento. Come poterlo fare? Forse è possibile, se aiutati da uno strano marchingegno che fornisca modalità agevolanti, messo a confronto di una residua stele calendariale per rapportarsi con il continuo, inesorabile scorrere dell’età personale, dei mesi, dei giorni. L’opera pittorica, complessivamente, rivela un’immagine fantastica, una sorta di visione suggestiva, ma inquietante, seppur foriera di significati. Il marchingegno immaginario principalmente è costituito da un labirinto elementare, al quale è sovrapposta una ruota dentata. Quindi, ad una forma complicata per riti d’iniziazione verso il nascosto centro spirituale o per l’ascesa dall’oscurità alla luce, si addossa il simbolo solare, comprensivo dell’idea del cerchio e del movimento, come del divenire e del morire. La dentatura semicircolare richiama l’aspetto meccanico, quanto quello del dolore umano. Tutte le componenti dell’opera in questione sono “immerse” in una superficie d’argento. Lunare, collegato al principio femminile, il grigio argenteo è il colore freddo (od il non colore) in cui si riflette l’ambita purezza d’animo.
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Congegno per riavvolgere il tempo interiore tecnica mista su tela cm 100 x 150
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CORRADO
AMBROGIO
Corrado Ambrogio (1957) è nato a Mondovì (CN), dove vive tuttora. Laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Torino, ha esordito come pittore nel 1974. L’esigenza di sperimentare nuove regole e nuovi materiali lo ha portato nel 1989 ad alternare le attività di pittore e scultore. Ha illustrato libri, progettato e realizzato mobili ed elementi di arredo. Dal 2007 occupa di fotografia. Gli ultimi anni evidenziano una sempre crescente attenzione per lo spazio e l’architettura. Nel 2008 è stato invitato da Luciano Caramel alla Biennale Internazionale di Scultura al Castello di Aglié. Nel 2011 ha esposto al Padiglione Italia della LIV Biennale di Venezia. Nel 2013 ha partecipato ad Art Jungle nella Reggia di Venaria ed ha pubblicato De natura animalium (bestiario fotografico), in occasione della personale al Castello del Roccolo di Busca.
Dare un TAGLIO al narcisistico apparire per lasciare significative TRACCE, GRAFFI di vita, per ricomporre con nuova SCRITTURA una PAGINA di umanità.
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Graffi formica cm 31.5 x 46.7 su pannello ligneo cm 52 x 63
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CESARE
BOTTO
Cesare Botto è nato a Cuneo nel 1939. Negli anni ’50, che segnano il suo esordio come pittore, segue un corso per arti decorative nella sua città natale, frequenta l’artista Ego Bianchi e conosce Pinot Gallizio. Nel 1960 organizza la sua prima mostra personale a Cuneo presentato da Francesco Franco. L’anno seguente approda a Torino e si iscrive ai corsi di nudo dell’Accademia Albertina dove entra in contatto con il docente Filippo Scroppo che lo invita a frequentare il suo studio privato. Seguono tre anni di intensa attività, densi di stimoli e confronti in un rapporto stretto e fecondo tra il maestro e i suoi numerosi allievi, tra i quali si ricordano A. Maggia, S. Scanu, G. Griffa, A. Nebiolo, L. Proverbio, A. Tuninetto, S. Rosso... In quegli anni a Torino ebbe la fortuna di ospitare, proveniente da Parigi, il geniale critico Michel Tapiè, uomo colto, preparato e intenzionato a realizzare una serie di grandi operazioni culturali, facendosi promotore di mostre d’avanguardia a livello mondiale. È così che cresce in Botto l’urgenza di orientare la sua ricerca pittorica verso l’arte informale seguendo un progressivo abbandono della figurazione, ricostruendo con impeto gestuale e spontaneo forme inedite dai toni accesi, vibranti, sostenute da energiche spatolate nere. Negli anni ’70, introduce una componente di armonia compositiva nel suo lavoro, egli si pone in prospettiva critica di fronte allo status quo, percepisce il male di vivere quotidiano dilagante, ne indaga le cause, reagisce alla situazione contemporanea con una sua azione alternativa, anche se limitata al territorio dell’arte. La sua reazione all’attuale stato di disordine e di angoscia si concreta nella costruzione di un mondo “altro”, le cui costanti sono il rigore geometrico, la pulizia formale, l’ordine. Componenti, queste, che la società sembra aver dimenticato, e che compaiono ormai soltanto nelle visioni utopistiche e nei sogni… L’attività espositiva di Botto si svolge in Italia e all’estero con la partecipazione partecipando a numerose rassegne d’arte tra cui si segnalano la Quadriennale di Torino, l’Art Fair di Londra, “Romania-Arte-Italia” al Museo dell’Auto di Torino e al Romanian Museum di Galati, Foire de Valence-Francia, Italian Cultural Festival Istanbul-Turchia, Sidac-Studio Leiden-Olanda, de Puchritudine - palazzo Samone-Cuneo, Pentameter - palazzo Salmatoris-Cherasco, collettive all’Art Gallery la Luna, al Filatoio di Caraglio, a Palazzo Lomellini di Carmagnola (“I colori della Resilienza”) L’arte, come espressione del pensiero libero dell’uomo, ha sempre indagato, rappresentato e coinvolto nelle più variegate forme di linguaggio, in modo evidente o metaforico, la società del suo tempo.
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Reperti Urbani III acrilico su vetrofania cm 100 x 110
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MARIO
MONDINO
Mario Mondino è nato a Morozzo (CN) l’11 gennaio1949. Insegna discipline plastiche al Liceo artistico Statale “E. Bianchi” di Cuneo. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, tra cui nel 2001 “La poetica dell’immagine: esperienze del contemporaneo”, Collettiva di pittura e scultura, Volterra, Logge di Palazzo Pretorio, a cura di Clizia Orlando - Performance multimediale sul poeta tedesco Heinrich Heine. Liebe und Sang, Manta (CN), S. Maria del Monastero - Scultori per Saluzzo, anno primo, Fondazione A. Bertoni, Antiche scuderie (Caserma Mario Musso) Saluzzo (CN), nel 2002 Mostra personale in S. Maria del Monastero, Manta (CN), nel 2004 Scultori a palazzo Cisterna, Torino, collettiva a cura di A. Mistrangelo, nel 2005, Bordighera alta, Arte In Piazza, Agorà, grandi formati 12° edizione, nel 2006, Arte Plurale, Palazzo della Promotrice delle belle arti, Torino e nel 2007 Carloforte, isola di San Pietro, Simposio di scultura, Arte Aperta. Risiede a Cuneo ed ha lo studio a Cervasca (CN), in via Valdarello 11/A.
«Il mondo c’è già, non avrebbe senso farne una replica: il compito principale dell’artista consiste nell’indagare i moti più profondi e il significato fondamentale, e nel ricrearlo. Ciascun uomo non è più un individuo legato al dovere, alla morale, alla società, alla famiglia: in quest’arte diventa solo una cosa, la più grande e la più misera: diventa uomo». K. Edschmid, Uber den Expressionismus in der Literatur und die neue Dichtung, Erich Reiss, Berlino 1921.
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Disco acciaio cm 82 x 11
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SILVIO
ROSSO
Silvio Rosso, classe 1940, è passato dalla figurazione paesaggistica, a cavallo degli anni ’50’60, alla ricerca di sintesi tra luci e ombre che lo ha portato all’astrazione. Sul finire degli anni ’60, si cimenta nella verifica continua delle capacità espressive della pittura con o senza riferimenti figurativi. Affascinato dalla possibilità di trasformazione delle materie trattate, per tutti gli anni ’70 conduce una ricerca sulle potenzialità metamorfiche delle sostanze cromatiche industriali. Dopo una” pausa di riflessione” durata oltre una decina di anni, riprende l’attività artistica a metà degli anni ’90 con la produzione di diverse serie pittoriche nelle quali è attratto dal fascino delle possibilità metamorfiche della materia cromatica e della Natura, che sono in primo piano nella sua ricerca poetico-pittorica. Anche qui è l’elemento semiliquido il naturale veicolo di metamorfosi e, quindi, di attesa della manifestazione dell’evento pittura: l’incresparsi della superficie, il suo raggrumarsi, il suo “invecchiare”, l’ineludibilità del tempo. Nel 2006 fonda con Accigliaro, Ambrogio, Botto e Mondino il gruppo “Pentameter” con il quale ha partecipato a tutte le esposizioni programmate nella “Provincia Granda” ed oltre. La sua attività artistica lo vede impegnato con l’antologica al Castello Falletti di Barolo nel 2001, la partecipazione a “Chronos” nel 2005 nel Filatoio Rosso di Caraglio, la mostra “Metamorfosi” a Garlenda (SV). Nel 2010, organizzata dall’art Gallery La Luna di Borgo San Dalmazzo, espone in una personale “Cromatiche epifanie” a Cuneo (Municipio) e a Borgo San Dalmazzo nell’Art Gallery, dove nel 2012/13 espone con Cesare Botto, Albino Galvano e Filippo Scroppo nella mostra “Convergenze<>Divergenze”.
Ho deciso di esporre quest’opera che ha ormai quasi 45 anni perché la ritengo consona al tema della mostra “<< Rewind” e credo sia ancora e sempre attuale, oltre che di impatto emotivo e visivo. L’oro, materia base della mia ricerca di quegli anni, veniva contaminato da altre sostanze ed aveva inizio un lenta ma progressiva, ineludibile metamorfosi che conduceva la materia aurea ad una sorta di sublimazione assumendo aspetti cristallini e, a volte, smeraldini. C’era quindi nell’avvelenamento e nella trasformazione del simbolo del potere della nostra civiltà un qualcosa di diversamente affascinante: la “morte” dell’oro / potere che rinasce sotto forma di nuova vita nella PALUDE, non più simbolo di ricchezza e potere, ma di bellezza e purezza.
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La Palude tecnica mista su tela cm 602 x 172
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GLI
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