Sommario Rassegna Stampa Pagina Rubrica Testata: 25
Testata:
Data
Titolo
Pag.
11/11/2018
MEDICI CUAMM, SALVATI CINQUEMILA BIMBI DENUTRITI (F.Blesio)
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Corriere della Sera Cuamm uscite nazionali
Avvenire
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11/11/2018
TUTTI I PICCOLI SALVATI DAI MEDICI CON L'AFRICA CUAMM (R.Gobbo)
6
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07/11/2018
BREVI - BOLOGNA SABATO I MEDICI CUAMM RILANCIANO L'IMPEGNO
7
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17/11/2018
PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: MEDICI CUAMM, CERCHIAMO DI ESSERE FERMENTO PER FAR CAMMINARE LAFRICA SUL
8
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10/11/2018
AFRICA: MANSERVISI (COMMISSIONE EUROPEA), COSTRUIRE UNALLEANZA CON LEUROPA, PERCHE' I DESTINI SONO U
12
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10/11/2018
MEDICI CON LAFRICA CUAMM: CANTONE (MEDICO), TORNERO' IN SUD SUDAN APPENA MI SARO' RIPRESO DALLINCIDE
13
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10/11/2018
MEDICI CON LAFRICA CUAMM: NATI 117.541 BAMBINI IN AFRICA CON UN PARTO SICURO
14
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10/11/2018
SUD SUDAN: MONS. ZUPPI (BOLOGNA), E' UN PEZZO DELLA GUERRA 15 MONDIALE CHE STIAMO VIVENDO
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09/11/2018
SOLIDARIETA' E SALUTE: DON CARRARO (MEDICI CUAMM), FARE DI PIU' E MEGLIO CON LAFRICA
16
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12/11/2018
PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: A BOLOGNA I DATI DEL PROGETTO DEL CUAMM
18
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08/11/2018
PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: FARE DI PIU' E MEGLIO CON LAFRICA: A BOLOGNA PER IL MEETING ANNUALE DEL
19
Testata:
Testata:
Testata:
Agenziasir.it
Aise.it
Avvenire - ed. Bologna Sette
4
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18/11/2018
RIPARTIRE DALL'AFRICA
20
1
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11/11/2018
MEDICI CON L'AFRICA, ASSEMBLEA ANNUALE
22
1
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04/11/2018
IN DIOCESI
23
2
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04/11/2018
CUAMM IN ANGOLA PER CREARE SANATA
24
1
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28/10/2018
CUAMM, I MEDICI IN CAMPO CON L'AFRICA
26
8
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07/10/2018
CUAMM, DON COLOMBO-LERNER DIBATTITO SUI MIGRANTI DALL'AFRICA
27
06/11/2018
I MEDICI CHE CURANO MAMME E BAMBINI AMICI DI CUAMM, MEETING A BOLOGNA
28
09/11/2018
MEDICI CON LAFRICA CUAMM ANNUAL MEETING IL 10 NOVEMBRE A 29 BOLOGNA
Testata: 19
Testata:
Buone Notizie (Corriere della Sera) Cuamm uscite nazionali
Comunicazioneinform.it Cuamm uscite nazionali
Testata:
Corriere di Bologna (Corriere della Sera)
1
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11/11/2018
160 MILA BIMBI CURATI DAI MEDICI CUAMM
31
1
Cuamm uscite nazionali
07/11/2018
IL MEETING DEI MEDICI CHE CURANO L'AFRICA
32
6
Cuamm uscite nazionali
07/11/2018
LA SPECIALIZZANDA: "IO, A LEZIONE DI INTEGRAZIONE IN MOZAMBICO"
33
LA CONDIZIONE IN AFRICA CRESCITA E MIGRAZIONI
34
Testata: 6
Corriere Romagna di Forli' e Cesena Cuamm uscite nazionali
24/10/2018
Sommario Rassegna Stampa Pagina Rubrica Testata: 9
Testata:
Titolo
Pag.
22/10/2018
I PROBLEMI DELL'AFRICA PAROLA A DON CARRARO
35
12/11/2018
LA FESTA DEL CUAMM PER L'AFRICA, MISSIONE DI ZUPPI IN SUD SUDAN
36
Corriere Romagna di Rimini e San Marino Cuamm uscite nazionali
Corrieredibologna.Corriere.it Cuamm uscite nazionali
Testata:
Data
il Gazzettino - ed. Padova
1
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11/11/2018
OLTRE 117MILA BIMBI NATI COL CUAMM
38
7
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01/11/2018
MEDICI CON L'AFRICA "UN PIANO PER 32OMILA MAMME"
40
Testata:
il Giorno
17
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11/11/2018
BIMBI DA SALVARE E AIUTI DON CARRARO SUONA LA SVEGLIA "FARE DI PIU' PER L'AFRICA"
41
17
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07/11/2018
"IN AFRICA PER SALVARE 60MILA BAMBINI" (F.Moroni)
43
1
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21/10/2018
Int. a D.Cantone: IO, VIVO PER MIRACOLO (R.Bartolomei)
44
Testata:
IL MATTINO DI PADOVA
1
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11/11/2018
"UN SORRISO PER L'AFRICA NEL MONDO INCATTIVITO"
48
33
Cuamm uscite nazionali
02/11/2018
MANO DAVANTI AL VOLTO #IOSTOCONLAFRICA TUTTI CON IL CUAMM PER IL CONTINENTE NERO
50
Testata:
Il Resto del Carlino
17
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11/11/2018
BIMBI DA SALVARE E AIUTI DON CARRARO SUONA LA SVEGLIA "FARE DI PIU' PER L'AFRICA"
52
17
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07/11/2018
"IN AFRICA PER SALVARE 60MILA BAMBINI" (F.Moroni)
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21
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03/11/2018
NOEMI E LA LOTTA ALL'HIV IN TANZANIA "PAURA? SI', DI NON ESSERE ALL'ALTEZZA" (L.Manfredi)
55
19
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01/11/2018
"LA MIA VITA DA MEDICO IN AFRICA COSI' SALVIAMO MAMME E BAMBINI"
57
1
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21/10/2018
Int. a D.Cantone: IO, VIVO PER MIRACOLO (R.Bartolomei)
58
Testata:
Il Resto del Carlino - Cronaca di Bologna
1
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11/11/2018
PIAZZA GREMITA PER L'AFRICA "VOGLIAMO SALVARE 50MILA BAMBINI"
62
7
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11/11/2018
LA STORIA DI CANTONE: "DEVO TANTO AL SUD SUDAN"
64
7
Cuamm uscite nazionali
11/11/2018
SALVARE 5OMILA BAMBINI DALLA FAME: MEDICI E VOLONTARI AL LAVORO
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I
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
INSERTO - FARE DI PIU' E MEGLIO CON L'AFRICA (D.Carraro*)
66
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10/11/2018
SOLIDARIETA
67
II
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
INSERTO - "AFRICA, PER I MEDICI LEZIONE PREZIOSA" IL PRIMARIO: 68 FERMARE LA STRAGE DI NEONATI (L.Manfredi)
III
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
INSERTO - AGATA E LUCA, MISSIONE IN TANZANIA "INSIEME PER DIFENDERE LA SALUTE" (L.Manfredi)
70
9
Cuamm uscite nazionali
09/11/2018
CUAMM E IL SOSTEGNO ALL'AFRICA "ASSISTENZA A MAMME E NEONATI"
71
11
Cuamm uscite nazionali
07/11/2018
CUAMM, ECCO IL MEETING SULL'AIUTO ALL'AFRICA (F.Moroni)
72
13
Cuamm uscite nazionali
05/10/2018
"FARE DI PIU': L'AFRICA NE HA BISOGNO"
73
SI PARLA DI AFRICA TRA MIGRAZIONI, EDUCAZIONE E SALUTE
74
Testata: 6
Il Resto del Carlino - Ed. Forli' Cuamm uscite nazionali
24/10/2018
Sommario Rassegna Stampa Pagina Rubrica Testata:
Data
Titolo
Pag.
Il Resto del Carlino - Ed. Ferrara e Provincia
10
Cuamm uscite nazionali
26/10/2018
"AFRICA, REALTA', CONDIZIONATA, DALL'EMOZIONE"
75
9
Cuamm uscite nazionali
24/10/2018
L'AFRICA TRA PERCEZIONE E REALTA' ECCO I PROGETTI DEGLI OPERATORI
76
Testata:
Il Resto del Carlino - Ed. Modena
5
Cuamm uscite nazionali
11/11/2018
"DA TRENT'ANNI VICINO AI BIMBI AFRICANI"
77
5
Cuamm uscite nazionali
11/11/2018
LA ONLUS `HO AVUTO SETE' PORTA ACQUA POTABILE NEI VILLAGGI DI MALAWI, BURKINA FASO, BENIN
79
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07/11/2018
UN CALENDARIO RICCO ALLA TENDA SULLE NOTE DEI `QUINTORIGO' (E.Zanasi)
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11/11/2018
"IN AFRICA PER CREARE UN SISTEMA SANITARIO"
81
Cuamm uscite nazionali
11/11/2018
REGGIO EMILIA, LA MISSIONE AFRICANA DI AGATA MISELLI. "PORTO 83 LA MEDICINA IN TANZANIA"
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
"AFRICA, PER I MEDICI LEZIONE PREZIOSA". IL PRIMARIO: FERMARE 86 LA STRAGE DI NEONATI
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
AGATA E LUCA, MISSIONE IN TANZANIA. "INSIEME PER DIFENDERE LA SALUTE"
89
Cuamm uscite nazionali
10/11/2018
BOLOGNA, IL CUAMM PER L'AFRICA AL TEATRO MANZONI. LE FOTO
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10/11/2018
FARE DI PIU' E MEGLIO CON L'AFRICA
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10/11/2018
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM, MEETING A BOLOGNA. "BISOGNA FARE DI PIU'"
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10/11/2018
MEDICI PER L'AFRICA CUAMM, IN 1500 A BOLOGNA PER IL MEETING 98 ANNUALE
Cuamm uscite nazionali
06/11/2018
MEDICI CON LAFRICA CUAMM, IN PIAZZA NETTUNO L'INSTALLAZIONE PER L'AFRICA
99
19/11/2018
I MEDICI DEL CUAMM DALLA PARTE DELLE DONNE AFRICANE
103
27/10/2018
LA SCELTA DI CHIARA (M.Farina)
107
Testata: 1
Testata:
Testata:
Il Resto del Carlino - Ed. Reggio Emilia Cuamm uscite nazionali
Ilrestodelcarlino.it
Ilsecoloxix.it Cuamm uscite nazionali
Testata: 72/75
Testata:
Io Donna (Corriere della Sera) Cuamm uscite nazionali
La Difesa del Popolo
1
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18/11/2018
MOSAICO ANNUAL DAY DEL CUAMM: TUTTA LA CURA PER MAMME E 111 BAMBINI IN AFRICA
2/3
Cuamm uscite nazionali
18/11/2018
LA DIFESA 45
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18/11/2018
CON LE FOTO DI #IOCONL'AFRICA
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Testata:
la Nazione
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11/11/2018
BIMBI DA SALVARE E AIUTI DON CARRARO SUONA LA SVEGLIA "FARE DI PIU' PER L'AFRICA"
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Cuamm uscite nazionali
07/11/2018
"IN AFRICA PER SALVARE 60MILA BAMBINI" (F.Moroni)
118
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21/10/2018
Int. a D.Cantone: IO, VIVO PER MIRACOLO (R.Bartolomei)
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Testata:
La Repubblica - Ed. Bologna
1
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10/11/2018
OGGI AL MANZONI L'INCONTRO ANNUALE DEI MEDICI CUAMM
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05/10/2018
CONFRONTO SULL'AFRICA CON LERNER E DON CARRARO
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Sommario Rassegna Stampa Pagina Rubrica Testata: 5
Testata: 15
Testata:
Data
Titolo
Pag.
09/11/2018
"MEDICI CON L'AFRICA CUAMM", APPUNTAMENTO A BOLOGNA
125
14/10/2018
FARE DI PIU' E MEGLIO CON L'AFRICA
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19/11/2018
I MEDICI DEL CUAMM DALLA PARTE DELLE DONNE AFRICANE
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12/11/2018
PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: A BOLOGNA I DATI DEL PROGETTO DEL CUAMM
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Cuamm uscite nazionali
08/11/2018
PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: FARE DI PIU' E MEGLIO CON LAFRICA: A BOLOGNA PER IL MEETING ANNUALE DEL
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10/11/2018
"PRIMA LE MAMME E I BAMBINI" CUAMM A BOLOGNA PER PRESENTARE SECONDO ANNO DEL PROGRAMMA
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Cuamm uscite nazionali
13/11/2018
ANNUAL MEETING PRIMA LE MAMME E I BAMBINI
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24/10/2018
ANNUAL MEETING DI MEDICI CON L'AFRICA CUAMM
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10/11/2018
AGATA E LUCA, MISSIONE IN TANZANIA. "INSIEME PER DIFENDERE LA SALUTE"
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10/11/2018
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM A BOLOGNA. "BISOGNA FARE DI PIU'"
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ANNUAL MEETING DI MEDICI CON L'AFRICA, CUAMM
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AFRICA TRA PERCEZIONE E REALTA'. NUMERI E STORIE
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I MEDICI DEL CUAMM DALLA PARTE DELLE DONNE AFRICANE
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La Serenissima Cuamm uscite nazionali
La Settimana (Rovigo) Cuamm uscite nazionali
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SALUTE MATERNO-INFANTILE
“Prima le mamme e i bambini”: Medici Cuamm, “cerchiamo di essere fermento per far camminare l’Africa sulle sue gambe” 17 novembre 2018
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Il programma quinquennale lanciato dall'organizzazione mira a garantire 320mila parti assistiti e a curare 60mila bambini malnutriti. A due anni dall'inizio i risultati sono molto soddisfacenti nei sette Paesi coinvolti: Etiopia, Sud Sudan, Uganda, Tanzania, Mozambico, Angola e Sierra Leone. Nel 2018 il progetto è partito anche nella Repubblica Centrafricana
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117.541 parti assistiti, 526.650 visite pre e post natali, 4.794 bambini malnutriti gravi presi in carico. Sono alcuni dei numeri del
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programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, promosso da Medici con l’Africa Cuamm. A don Dante Carraro, direttore del Cuamm, chiediamo un bilancio dei primi due anni del programma quinquennale, partito a novembre 2016, alla conclusione del primo progetto che aveva obiettivi simili anche se più ridotti. Don Dante, come sta andando il progetto? Il target quinquennale che ci siamo dati come obiettivo è di 320mila parti assistiti che vuol dire 320mila mamme accompagnate durante il parto e anche 320mila neonati assistiti. 7 Paesi coinvolti, rispetto agli 8 in cui siamo presenti e 10 ospedali rispetto ai 24 dove siamo. Abbiamo scelto gli ospedali e le aree dove abbiamo un lavoro più consolidato.
In questi primi due anni abbiamo o enuto 117.541 parti assistiti, ovvero il 37% dell’obie ivo da rag iungere in 5 anni. Questo vuol dire che siamo “on track”, cioè in linea. Lo stato d’animo è, perciò, di profonda consolazione e motivazione perché il cammino che si sta facendo è molto buono e siamo fiduciosi di poter raggiungere l’obiettivo di quei 320mila parti. Noi siamo operativi con il progetto in Etiopia, Sud Sudan, Uganda, Tanzania, Mozambico, Angola e Sierra Leone. Abbiamo lasciato fuori la Repubblica Centrafricana, perché questo è l’ultimo Paese dove abbiamo iniziato a operare nel 2018: anche lì realizzeremo il progetto, ma lo conteggiamo fuori dal programma perché si è inserito dopo.
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Per raggiungere l’obiettivo di oltre 117mila partiti assistiti come avete operato?
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Abbiamo concretamente garantito anche molte visite prenatali. Infatti, la mamma viene a partorire in ospedale se l’hai accompagnata in tutto il percorso. Questo è un lavoro fatto di prevenzione e di educazione.
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In questi due anni abbiamo fa o 526.650 visite pre e post natali, numero che corrisponde al 72% del target promesso; infa i la mamma va educata prima e accompagnata dopo il parto. Tante volte, infa i, il problema non è pre amente medico, ma culturale.
Tra le novità del progetto, la lotta alla malnutrizione… In totale ci occuperemo di 60mila bambini. Come obiettivo in questi cinque anni cureremo 10mila bambini malnutriti gravi, cioè che sono a rischio di vita, e altri 50mila per prevenire la malnutrizione cronica. Dopo due anni, dei 10mila gravi sono 4.794 bambini malnutriti gravi trattati, che è circa il 50% dell’obiettivo dell’intero programma. Abbiamo raggiunto, poi, 41mila bambini dei 50mila cronici per i quali bisogna educare le mamme su come dare un pasto bilanciato.
In questo caso abbiamo già rag iunto quasi al 100% l’obie ivo.
Uno dei problemi è anche la collocazione geografica dei villaggi dove le future madri vivono? Molte donne e bambini vivono in maniera geograficamente molto disagiata rispetto alla struttura ospedaliera. Perciò, abbiamo anche calcolato quanti trasporti in ambulanza siamo riusciti a fare in questi due anni: 7.658 trasporti in ambulanza. Questo è un dato importante perché non c’è dubbio che le famiglie tante volte vivono talmente lontane dal centro sanitario e dall’ospedale che le mamme preferiscono partorire a casa. Se è vero che vogliamo garantire un parto sicuro e prote o alle mamme, la differenza la fa anche poterle rag iungere con un’ambulanza, un’auto o una
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barca.
Quanto è importante la formazione?
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Importantissima. Abbiamo formato 1.816 operatori comunitari, cioè quelli che sono più vicini alla gente che vive nelle capanne e nelle zone più remote. Diamo un piccolo salario e facciamo una formazione semplice per un primo filtro che fa da ponte tra la mamma che
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partorisce e il centro sanitario. Poi abbiamo formato 1.191 operatori sanitari, cioè coloro che gestiscono le strutture periferiche, i dispensari e i centri sanitari. Hanno un livello formativo più elevato con corsi più approfonditi e costituiscono un collegamento con l’ospedale. Quando il proge o terminerà, queste persone continueranno a svolgere questa a ività.
Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi…
Qual è l’importanza di questo progetto?
“Prima le mamme e i bambini” è il cuore del nostro intervento in Africa, cioè la salute materno infantile, per tre grandi motivi. Il primo perché è un valore etico: di mezzo c’è il diritto sacrosanto di una mamma di mettere alla luce un bambino senza perdere la vita. Il secondo motivo è di natura “epidemiologica” perché va a toccare il maggior problema sanitario dell’Africa, che è la salute delle mamme quando partoriscono e quella dei neonati. A livello internazionale è riconosciuto da tutti come il collo di bottiglia della sanità africana. Il terzo è che per far partorire in sicurezza una mamma per esempio con un cesareo, devo allestire una sala operatoria funzionante 24 ore su 24 in maniera minimale, ma qualitativamente efficiente. La stessa sala operatoria servirà anche per altri tipi di interventi. Quindi, grazie al progetto si rafforza il sistema sanitario del Paese. Quali sono gli altri principali campi di intervento del Cuamm in Africa?
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Interveniamo su un altro grande problema dell’Africa, che è costituito dalle malattie infettive: la tubercolosi, l’hiv e la malaria. Negli ultimi tempi, poi, stanno crescendo anche le malattie cronicodegenerative: l’ipertensione, il diabete, le ipercolesterolemie, specie nelle capitali, perché, da un lato, non è entrata ancora la cultura del cibo e, dall’altro, c’è l’invasione da parte delle multinazionali del cibo, che favoriscono gli alimenti dolci, di cui i nostri amici africani vanno pazzi ma che sono bombe glicemiche dannose per la salute. Gli africani hanno pochi soldi, perciò le multinazionali vendono questi
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QUOTIDIANO MEETING ANNUALE
Africa: Manservisi (Commissione europea), “costruire un’alleanza con l’Europa, perché i destini sono uniti” 10 novembre 2018 @ 14:28
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“Come Unione europea abbiamo parlato della necessità di
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CONVEGNO x ASSISI
PARROCCHIE: CARD. BASSETTI, “NON SIANO ANONIME MA CASE DOVE I VARI CARISMI TROVANO CITTADINANZA” 14:50
SPORT x MODENA
FESTIVAL MIGRAZIONE: CATIA PEDRINI (MODENA VOLLEY), “NEL QUOTIDIANO NECESSARIO UN PERCORSO DI EDUCAZIONE AI DIRITTI FONDAMENTALI” 14:43
costruire un’alleanza tra Europa e Africa, perché i destini sono uniti. Perché la crescita europea è legata a quella africana”. Lo
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM x BOLOGNA
ha detto Stefano Manservisi, direttore generale della divisione
SUD SUDAN: MONS. ZUPPI (BOLOGNA), “È UN PEZZO DELLA GUERRA MONDIALE CHE STIAMO VIVENDO”
Cooperazione internazionale e sviluppo della Commissione europea, intervenuto stamani al meeting annuale di Medici con l’Africa Cuamm, a Bologna. “Molto spesso quando si parla di Africa si chiede di aumentare i fondi in maniera esponenziale. Il che è perfettamente vero, ma bisogna fare in modo diverso”, ha spiegato il dg. Ricordando che adesso la priorità è per gli investimenti, Manservisi ha affermato che bisogna “creare posti di lavoro che durino in Africa”, perché ciò “contribuirà a creare posti di lavoro in Europa”. “È questa la sfida che abbiamo. Solo con un’alleanza si può riuscire a farlo, sostenuta da molti fondi ma anche dalla volontà dei volontari e da imprese private che possano fare investimenti”.
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MEETING ANNUALE x ROMA
AFRICA: MANSERVISI (COMMISSIONE EUROPEA), “COSTRUIRE UN’ALLEANZA CON L’EUROPA, PERCHÉ I DESTINI SONO UNITI” 14:28
NOTA x ARGENTINA
ARGENTINA: DOMANI LA GIORNATA NAZIONALE DELL’INFERMO. VESCOVI, “COMPIERE GESTI SIGNIFICATIVI” 14:19
OMELIA x BARCELLONA
Persone ed Enti
AFRICA
BAMBINI
EUROPA
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM
SALUTE
Luoghi
ROMA
BEATIFICAZIONE DEL OLMO E COMPAGNI MARTIRI: CARD. BECCIU, “SEGNO DI UN AMORE PIÙ GRANDE CHE RACCHIUDE OGNI ALTRO VALORE”
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10 novembre 2018 © Riproduzione Riservata
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DIOCESI: TURSI, TRE NUOVI CENTRI DI ASCOLTO COME OPERA SEGNO PER LA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI 13:54
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Medici con l’Africa Cuamm: Cantone (medico), “tornerò in Sud Sudan appena mi sarò ripreso dall’incidente” 10 novembre 2018 @ 11:33
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10 novembre 2018
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MEETING ANNUALE x BOLOGNA
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM: CANTONE (MEDICO), “TORNERÒ IN SUD SUDAN APPENA MI SARÒ RIPRESO DALL’INCIDENTE” 11:33
ACCOGLIENZA x MESSICO
annunciato Damiano Cantone, medico italiano di 32 anni di
MESSICO: LA CAROVANA DEI MIGRANTI RIPRENDE IL CAMMINO VERSO LA FRONTIERA DI TIJUANA. SUOR BARRAL, “IN QUESTI GIORNI ABBIAMO OPERATO TUTTI INSIEME”
Medici con l’Africa Cuamm, sopravvissuto a un incidente aereo
11:30
“Appena mi sarò ripreso, tornerò in Sud Sudan”. Lo ha
nel Paese africano lo scorso settembre, in cui persero la vita 17 persone. E lo ha fatto intervenendo in collegamento al meeting annuale dell’ong, in corso stamani a Bologna. “Avevo scelto di andare a lavorare per un periodo in Africa e, in particolare, in
STORIA x ROMA
CULTURA: A ROMA UN CORSO DIVULGATIVO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA APERTO A TUTTI 11:23
Sud Sudan – ha raccontato -. Dopo i corsi fatti a Padova con il Cuamm volevo misurarmi in questa esperienza che era sicuramente impegnativa, ma credevo nelle mie capacità come medico e come persona”. Poi, il disastro aereo mentre Cantone si recava nel Paese. “Ho accettato la sfida ma è successo poi l’incidente. Adesso sto bene, il peggio è passato, i dolori sono
VIDEO x ARGENTINA
ARGENTINA: CONCLUSA ASSEMBLEA VESCOVI. ACCETTATA GRADUALE SOSTITUZIONE CONTRIBUTI STATALI ALLA CHIESA CON ALTRE FORME DI SOSTENTAMENTO 11:07
passati. A breve dovrei riuscire a tornare in piedi”. Nelle parole del medico la convinzione che “quest’esperienza è rimasta per me incompiuta”. “Alla luce di come è andato l’incidente sento di dovere a queste persone, a questo popolo, qualcosa. Ancora di più di quando sono partito dall’Italia”.
VESCOVI x BOLIVIA
BOLIVIA: MONS. RICARDO CENTELLAS CONFERMATO PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PER IL PROSSIMO TRIENNIO 11:00
CULTURA x ROMA MEDICI
SALUTE
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM
SOLIDARIETÀ
Luoghi
BOLOGNA
Persone ed Enti
LETTERATURA: ROMA, AL VIA QUESTO POMERIGGIO AL GESÙ GLI INCONTRI “ESSERE UN PELLEGRINO” CON SILVIA SCHIAVONI 10:55
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Argomenti
10 novembre 2018 © Riproduzione Riservata
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TELEVISIONE x ROMA
“A SUA IMMAGINE”: OGGI E DOMANI STORIE DI RISCATTO IN CALABRIA E APPROFONDIMENTO SULLA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO 10:42
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QUOTIDIANO MEETING ANNUALE
Medici con l’Africa Cuamm: nati 117.541 bambini in Africa con un parto sicuro 10 novembre 2018 @ 12:15
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Sono 117.541 i bambini nati in Africa con un parto sicuro grazie al programma “Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi giorni”. Lo ha annunciato Medici con l’Africa Cuamm durante il meeting annuale, stamani, a Bologna. L’obiettivo annunciato è quello di riuscire a garantire 320.000 parti assistiti e di seguire nella crescita 60.000 bambini contro la malnutrizione in 5 anni. Tra le altre novità annunciate durante l’iniziativa dell’ong, la
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SPORT x MODENA
FESTIVAL MIGRAZIONE: MAURIZIO BOSCHINI, “LA STORIA DI PETER NORMAN SERVE A RACCONTARE QUELLO CHE VIVIAMO OGGI E VIVREMO DOMANI” 12:19
CONVEGNO x MODENA
FESTIVAL MIGRAZIONE: MARANI (SKY SPORT), “ABBIATE IL CORAGGIO DI OPPORVI AL PENSIERO UNICO PRESTABILITO” 12:17
MEETING ANNUALE x BOLOGNA
formazione di 1.000 operatori, tra autisti, paramedici e operatori
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM: NATI 117.541 BAMBINI IN AFRICA CON UN PARTO SICURO
della centrale operativa nell’ambito del progetto Nems (National
12:15
Emergency Medical Service) per le emergenze sanitarie della Sierra Leone. Da Antonio Cammisecra, Ceo di Enel Green
MANIFESTAZIONE x TORINO
Power, invece è stata assicurata la donazione al Cuamm di un
TAV: MCL ADERISCE ALL’INIZIATIVA “SÌ, TORINO VA AVANTI”. COSTALLI, “NUOVA LINEA È STRATEGICA”
impianto fotovoltaico con pannelli solari per garantire energia in modo continuativo all’ospedale di Wolisso (Etiopia), che deve
12:07
essere operativo sia di giorno che di notte. CULTURA x VELLETRI-SEGNI
Argomenti
MEDICI
PARTO
SALUTE
Persone ed Enti
DIOCESI: VELLETRI-SEGNI, UN CONVEGNO PER I VENT’ANNI DELL’ARCHIVIO DIOCESANO INNOCENZO III 11:40
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM
Luoghi
BOLOGNA MEETING ANNUALE x BOLOGNA
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MEDICI CON L’AFRICA CUAMM: CANTONE (MEDICO), “TORNERÒ IN SUD SUDAN APPENA MI SARÒ RIPRESO DALL’INCIDENTE”
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QUOTIDIANO MEDICI CON L’AFRICA CUAMM
Sud Sudan: mons. Zuppi (Bologna), “è un pezzo della guerra mondiale che stiamo vivendo” 10 novembre 2018 @ 14:40
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CONVEGNO x ASSISI
PARROCCHIE: CARD. BASSETTI, “NON SIANO ANONIME MA CASE DOVE I VARI CARISMI TROVANO CITTADINANZA” 14:50
SPORT x MODENA
mondiale che stiamo vivendo, uno forse tra i più dimenticati”.
FESTIVAL MIGRAZIONE: CATIA PEDRINI (MODENA VOLLEY), “NEL QUOTIDIANO NECESSARIO UN PERCORSO DI EDUCAZIONE AI DIRITTI FONDAMENTALI”
Lo ha detto stamani l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo
14:43
“La guerra nel Sud Sudan è uno di quei tanti pezzi della guerra
Zuppi, intervenendo al meeting annuale di Medici con l’Africa Cuamm. Il presule ha annunciato che andrà a breve nel Paese africano proprio con l’ong “per due motivi”: “Perché è una delle guerre dimenticate con sofferenze terribili e poi perché credo che ogni incontro debba far nascere qualcosa”. Il riferimento è al
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM x BOLOGNA
SUD SUDAN: MONS. ZUPPI (BOLOGNA), “È UN PEZZO DELLA GUERRA MONDIALE CHE STIAMO VIVENDO” 14:40
meeting che si è svolto nella città emiliana. L’arcivescovo ha segnalato anche che “per la prima volta dall’anno scorso sono
MEETING ANNUALE x ROMA
cresciuti i soldi dati alla cooperazione”. “L’Europa mette poco le
AFRICA: MANSERVISI (COMMISSIONE EUROPEA), “COSTRUIRE UN’ALLEANZA CON L’EUROPA, PERCHÉ I DESTINI SONO UNITI”
mani in tasca, tante le promesse, ma bisogna fare qualcosa insieme, perché altrimenti non c’è futuro per l’Europa senza
14:28
l’Africa e viceversa”. Guardando alle condizioni del continente africano, il presule ha affermato che “l’Africa purtroppo è un
NOTA x ARGENTINA
problema che non può lasciarci indifferenti, ma è anche una
ARGENTINA: DOMANI LA GIORNATA NAZIONALE DELL’INFERMO. VESCOVI, “COMPIERE GESTI SIGNIFICATIVI”
straordinaria opportunità perché l’Europa possa avere un futuro”.
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OMELIA x BARCELLONA
MATTEO MARIA ZUPPI BOLOGNA
MEDICI
SALUTE
Persone ed Enti
MEDICI CON L'AFRICA CUAMM
Luoghi
BEATIFICAZIONE DEL OLMO E COMPAGNI MARTIRI: CARD. BECCIU, “SEGNO DI UN AMORE PIÙ GRANDE CHE RACCHIUDE OGNI ALTRO VALORE”
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GUERRA
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9 novembre 2018
Solidarietà e salute: don Carraro (Medici Cuamm), “fare di più e meglio con l’Africa” 9 novembre 2018 @ 9:48
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POLITICA x BOLIVIA
BOLIVIA, ASSEMBLEA VESCOVI. MONS. CENTELLAS (PRESIDENTE), “ASSISTIAMO A PROGETTO DI PERMANENZA NEL POTERE E PER IL POTERE” 9:52
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Appuntamento domani con l’Annual Meeting di Medici con l’Africa Cuamm che quest’anno sarà a Bologna, al Teatro
MEETING x BOLOGNA
SOLIDARIETÀ E SALUTE: DON CARRARO (MEDICI CUAMM), “FARE DI PIÙ E MEGLIO CON L’AFRICA” 9:48
Manzoni, dalle 10.30 alle 12. A seguire, fino alle 13, tutti i partecipanti si trasferiranno in Piazza del Nettuno per la
ACCORDO x ROMA
conclusione attorno all’installazione di arte partecipativa
SALUTE MINORENNI: AGIA E AOPI, PROTOCOLLO D’INTESA PER DIFFONDERE LA CULTURA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA
realizzata con le foto di tante persone che hanno aderito alla mobilitazione #ioconlafrica inviando la propria foto al sito del
9:30
Cuamm. Un appuntamento ormai consolidato per gli amici e i sostenitori di Medici con l’Africa Cuamm e per quanti abbiano voglia di conoscere da vicino l’impegno del Cuamm “con” l’Africa, “per approfondire storie, obiettivi e risultati e incontrare i volontari che ogni giorno si spendono, in prima linea, per la salute di tante persone, primi fra tutti, mamme e bambini”. Il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, avviato nel 2017, coinvolge 7 Paesi di intervento del Cuamm, 10 ospedali e i loro distretti di riferimento. L’obiettivo è
FESTA x ROMA
DIOCESI: ROMA, IL CARD. DE DONATIS CELEBRA LA MESSA PER LA DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO 9:10
SUSSIDIO CEI x ROMA
AVVENTO-NATALE 2018: MONS. RUSSO, “IMPEGNO SOLIDALE IN TUTTE LE COMUNITÀ” 9:07
“garantire l’assistenza medica a mamme e bambini nei primi 1.000 giorni, che vanno dall’inizio della gravidanza fino al
SUSSIDIO CEI x ROMA
al tema della nutrizione e al diritto al parto assistito”. I target da
AVVENTO-NATALE 2018: MONS. RUSSO, “NESSUNA CONDIZIONE DI VITA È DESTINATA A DURARE PER SEMPRE”
raggiungere, in 5 anni, sono: 320.000 parti assisiti e 60.000
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secondo anno di vita del bambino, con un’attenzione particolare
LITURGIA x ROMA
Dante Carraro, direttore del Cuamm – per rispondere invoca per primo il diritto di ‘restare’ e per costruire un futuro
AVVENTO-NATALE 2018: PUBBLICATO IL SUSSIDIO DELLA CEI SU “VERRÀ IL SIGNORE IN TUTTA LA SUA GLORIA: OGNI UOMO VEDRÀ IL SALVATORE”
più giusto per tutti. Il nostro focus sono in particolare mamme e
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concretamente al grido di chi scappa da povertà e guerra e
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“Spendersi ‘con’ l’Africa per noi è l’unica strada – spiega don
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bambini da monitorare e curare contro la malnutrizione.
bambini: 320.000 mamme da assistere al parto in 5 anni e
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60.000 bambini da curare contro la malnutrizione”. Oggi più
RIEPILOGO x AUSTRALIA
che mai, per don Carraro, “c’è bisogno di fare di più e meglio, mobilitare le coscienze e le vite. Per questo da oltre 65 anni
SIR: PRINCIPALI NOTIZIE DALL’ITALIA E DAL MONDO. TASSE, LEGA CHIEDE SANATORIA ANCHE PER IMU E TASI. MALTEMPO, APPROVATO STATO D’EMERGENZA PER 11 REGIONI
cerchiamo di portare sviluppo sanitario dove c’è bisogno, perché
9:00
con l’Africa. Non ci interessano gli slogan ma vogliamo
la gente possa avere una possibilità di futuro lì dove nasce. L’Annual Meeting del Cuamm sarà l’occasione per dire tutti insieme che dobbiamo fare di più e meglio con l’Africa”.
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PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: A BOLOGNA I DATI DEL PROGETTO DEL CUAMM 12/11/2018 - 16:46
Email Stampa PDF BOLOGNA\ nflash\ - In un Teatro Manzoni gremito, sono stati presentati oggi sabato scorso a Bologna i dati del secondo anno del programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni” di Medici con l’Africa Cuamm, riunito in città per la sua assemblea annuale. Nell’ambito del progetto, al suo secondo anno di vita, il Cuamm ha svolto 117.541 parti assistiti, ovvero il 37% dell’obiettivo da raggiungere in 5 anni; 526.650 visite pre e post natali, che corrisponde al 72% del target promesso; e curato 4.794 bambini malnutriti gravi, che è circa il 50% dell’obiettivo dell’intero programma. E ancora: 7.658 trasporti in ambulanza, 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari formati, 30.216 incontri comunitari e 35.975 cooking demonstration realizzati. Grandi numeri, dietro i quali ci sono persone, volti, storie di gente che ha bisogno, di persone che hanno voglia di mettersi in gioco e fare la propria parte per la salute degli ultimi in Africa. (nflash) ARTICOLO PRECEDENTE UN PONTE DI PACE PER "SENTIRSI A CASA": A BARCELLONA LA SCUOLA DI LINGUA E CULTURA DELLA COMUNITÀ SANT’EGIDIO
Articoli Relativi UN PONTE DI PACE PER "SENTIRSI A CASA": A BARCELLONA LA SCUOLA DI LINGUA E
“PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: FARE DI PIÙ E MEGLIO CON L’AFRICA”: A BOLOGNA PER IL
CULTURA DELLA COMUNITÀ SANT’EGIDIO
MEETING ANNUALE DEL CUAMM
10/11/2018 - 15:31
08/11/2018 - 19:04
SIGLATO UN ACCORDO TRA L'UNIVERSITÀ BOCCONI E L'OFFICE FOR OUTER SPACE
FOOD FESTIVAL AND CULTURAL INTEGRATION IN LIBANO: I MILITARI
AFFAIRS (OOSA) DELL'ONU
ITALIANI INSIEME PER LA POPOLAZIONE LOCALE
08/11/2018 - 13:58
08/11/2018 - 11:24
SALA (LOMBARDIA): COOPERAZIONE PER RICERCA E INNOVAZIONE TRA REGIONE E ISRAELE
SCAMBIO DOCENTI TRENTINO - TIROLO: AL VIA L’EDIZIONE 2018-2019 02/11/2018 - 19:44
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“PRIMA LE MAMME E I BAMBINI: FARE DI PIÙ E MEGLIO CON L’AFRICA”: A BOLOGNA PER IL MEETING ANNUALE DEL CUAMM 08/11/2018 - 19:04
PADOVA\ aise\ - Mancano ormai pochi giorni all’Annual Meeting di Medici con l’Africa Cuamm che quest’anno sarà a Bologna, sabato 10 novembre, al Teatro Manzoni, dalle 10.30 alle 12. A seguire, fino alle 13.00, tutti i partecipanti si trasferiranno in Piazza del Nettuno per la conclusione attorno all’installazione di arte partecipativa realizzata con le foto di tante persone che hanno aderito alla mobilitazione #ioconlafrica inviando la propria foto al sito del Cuamm. Un appuntamento ormai consolidato per gli amici e i sostenitori di Medici con l’Africa Cuamm e per quanti abbiano voglia di conoscere da vicino l’impegno del Cuamm “con” l’Africa, per approfondire storie, obiettivi e risultati e incontrare i volontari che ogni giorno si spendono, in prima linea, per la salute di tante persone, primi fra tutti, mamme e bambini. Il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, avviato nel 2017, coinvolge 7 paesi di intervento del Cuamm, 10 ospedali e i loro distretti di riferimento. L’obiettivo è quello di garantire l’assistenza medica a mamme e bambini nei primi 1.000 giorni, che vanno dall’inizio della gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino, con un’attenzione particolare al tema della nutrizione e al diritto al parto assistito. I target da raggiungere, in 5 anni, sono: 320.000 parti assisiti e 60.000 bambini da monitorare e curare contro la malnutrizione. “Spendersi “con” l’Africa per noi è l’unica strada – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm – per rispondere concretamente al grido di chi scappa da povertà e guerra e invoca per primo il diritto di “restare” e per costruire un futuro più giusto per tutti. Il nostro focus sono in particolare Email Stampa PDF mamme e bambini: 320.000 mamme da assistere al parto in 5 anni e 60.000 bambini da curare contro la malnutrizione. Oggi più che mai c’è bisogno di fare di più e meglio, con l’Africa. Non ci interessano gli slogan ma vogliamo mobilitare le coscienze e le vite. Per questo da oltre 65 anni cerchiamo di portare sviluppo sanitario dove c’è bisogno, perché la gente possa avere una possibilità di futuro lì dove nasce. L’appuntamento, quindi, è per tutti a Bologna, il 10 novembre: l’Annual Meeting del Cuamm sarà l’occasione per dire tutti insieme che dobbiamo fare di più e meglio con l’Africa”. Tra gli ospiti del meeting anche Elisabetta Belloni, Segretario generale del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il Ministro della salute della Regione Oromia, Etiopia, Daguma Dereje, Dario De Nicola del Desk Tanzania, figura di riferimento del CEFA, la Presidente Ospedale Bambino Gesù Mariella Enoc, Stefano Manservisi, Direttore generale Divisione Cooperazione Internazionale e Sviluppo della Commissione Europea e Giorgio Marrapodi, Direttore Cooperazione allo Sviluppo, Ministero Affari Esteri. E ancora, Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Loi Tohu Direttore generale Ministero della Sanità, Sud Sudan e Monsignor Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna. Conduce Piero Badaloni con Tiziana Ferrario. (aise)
ARTICOLO PRECEDENTE SIGLATO UN ACCORDO TRA L'UNIVERSITÀ BOCCONI E L'OFFICE FOR OUTER SPACE AFFAIRS (OOSA) DELL'ONU
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PADOVA – L’Annual Meeting di Medici con l’Africa Cuamm si terrà quest’anno a Bologna: l’appuntamento è per sabato 10 novembre al Teatro Manzoni, dalle 10.30 alle 12.
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A seguire, fino alle 13, tutti i partecipanti si trasferiranno in Piazza del Nettuno per la conclusione attorno all’installazione di arte partecipativa realizzata con le foto di tante persone che hanno aderito alla mobilitazione #ioconlafrica inviando la propria foto al sito del Cuamm. Un appuntamento ormai consolidato per gli amici e i sostenitori di Medici con l’Africa Cuamm e per quanti abbiano voglia di conoscere da vicino l’impegno del Cuamm “con” l’Africa, per approfondire storie, obiettivi e risultati e incontrare i volontari che ogni giorno si spendono, in prima linea, per la salute di tante persone, primi fra tutti, mamme e bambini. Il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, avviato nel 2017, coinvolge 7 paesi di intervento del Cuamm, 10 ospedali e i loro distretti di riferimento. L’obiettivo è quello di garantire l’assistenza medica a mamme e bambini nei primi 1.000 giorni, che vanno dall’inizio della gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino, con un’attenzione particolare al tema della nutrizione e al diritto al parto assistito. I target da raggiungere, in 5 anni, sono: 320.000 parti assisiti e 60.000 bambini da monitorare e curare contro la malnutrizione. “Spendersi “con” l’Africa per noi è l’unica strada – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm – per rispondere concretamente al grido di chi scappa da povertà e guerra e invoca per primo il diritto di “restare” e per costruire un futuro più giusto per tutti. Il nostro focus sono in particolare mamme e bambini: 320.000 mamme da assistere al parto in 5 anni e 60.000 bambini da curare contro la malnutrizione. Oggi più che mai c’è bisogno di fare di più e meglio, con l’Africa. Non ci interessano gli slogan ma vogliamo mobilitare le coscienze e le vite. Per questo da oltre 65 anni cerchiamo di portare sviluppo sanitario dove c’è bisogno, perché la gente possa avere una possibilità di futuro lì dove nasce. L’appuntamento, quindi, è per tutti a Bologna, il 10 novembre: l’Annual Meeting del Cuamm sarà l’occasione per dire tutti insieme che dobbiamo fare di più e meglio con l’Africa”. Fra gli inviatati all’evento: Elisabetta Belloni, segretario generale del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna; Antonio Cammisecra, presidente Enel Green Power; don Dante Carraro, direttore Di Medici Con L’africa Cuamm; Donata Dalla Riva, settore Progetti Cuamm; Daguma Dereje, ministro della Salute della Regione Oromia, Etiopia; Dario De Nicola, Desk Tanzania, figura di riferimento del Cefa; Mariella Enoc, presidente Ospedale Bambino Gesù; Giusella Finocchiaro , presidente della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna; Donald Madziku, ginecologo Cuamm In Tanzania; Stefano Manservisi, direttore generale Divisione Cooperazione Internazionale e Sviluppo della Commissione Europea; Giorgio Marrapodi, direttore Cooperazione allo Sviluppo, Ministero Affari Esteri; Carlo Monti, presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna; Romano Prodi, presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli; Andrea Riffeser Monti, presidente ed amministratore delegato di Monrif e della Federazione Italiana Editori Giornali; Paolo Rosi, capo progetto Cuamm, Servizio nazionale di Emergenza Sanitaria; Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero Vaticano per la Comunicazione; Loi Tohu, direttore generale Ministero della Sanità, Sud Sudan; Giovanni Torelli, medico Cuamm In Tanzania; mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.
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Fucsia Nissoli (Fi) incontra il Sottosegretario alla Pubblica Amministrazione per parlare dei servizi per gli italiani all’estero Medici con l’Africa Cuamm Annual Meeting il 10 novembre a Bologna Il nuovo volto del dualismo Nord-Sud: la demografia e le migrazioni Il Capo dello Stato Mattarella a San Demetrio Corone (Cs) con il Presidente albanese Meta Il Sottosegretario Lucia Borgonzoni in visita a Parma Visita in Argentina del coro alpino “Monte Nero” di Cividale del Friuli Il 13 novembre a Brasilia “Concerto Italiano” Celebrato il 64 Anniversario della Società Italiana Le Tre Venezie di Mar del Plata Lunedì 12 novembre l’Istituto illustrerà ai lavoratori in varie città italiane le tutele previste dai loro contratti
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Medici con l’Africa Cuamm Annual Meeting il 10 novembre a Bologna
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LE CELEBRAZIONI
La festa del Cuamm per l’Africa, missione di Zuppi in Sud Sudan
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Sorride la Bologna del basket: vittoria per Virtus e Fortitudo
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Sul palco del Manzoni, la sinfonia tocca le corde del cuore. Sfilano le immagini di un’Africa che come dice don Dante Carraro «mentre il mondo si sta sempre più arrabbiando ci insegna a rispondere ai problemi con il sorriso». L’annual meeting di Medici con l’Africa Cuamm racconta gli obiettivi, i risultati e l’impegno quotidiano della ong in otto paesi dell’Africa subsahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda). I numeri dei primi due anni del grande progetto «Prima le mamme e i bambini» sono impressionanti: 117.541 parti assistiti, 526.650 visite pre e post natali, 4.794 bambini
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malnutriti gravi trattati. E ancora: 7.658 trasporti in ambulanza, 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari formati, 30.216 incontri comunitari e 35.975 cooking demonstration realizzati.
Il convegno Ad aprire il convegno, a cui hanno preso parte oltre 1.500 persone arrivate a Bologna da tutta Italia, la testimonianza video di Damiano Cantone, il giovane medico sopravvissuto a un incidente aereo a Yirol, in Sud Sudan, lo scorso ottobre. «Il peggio è passato — ha raccontato — appena mi sarò ripreso voglio tornare in Sud Sudan: sono stato salvato dalle persone che io dovevo aiutare e sento di dovere a queste persone ancora di più». FORZE DELL’ORDINE
I saluti A fare per primo gli onori di casa è stato il presidente della Regione Stafano Bonaccini. «Siamo tra le regioni che investono di più nel sociale — ha assicurato dal palco — su accoglienza e infanzia abbiamo sempre investito». Il testimone «bolognese» è poi passato tra le mani di chi in città sta abbattendo muri di intolleranza e rispolverando quell’accoglienza un tempo vanto e ricchezza dei bolognesi, poi smarrita nelle strade dell’individualismo e dell’ignoranza. L’arcivescovo Matteo Zuppi partirà con don Dante per il Sud Sudan tra poco meno di un mese, subito dopo l’Immacolata. «La guerra in Sud Sudan è tra le più dimenticate del mondo — ha ricordato — Vado molto volentieri perché da ogni incontro deve nascere qualcosa e questo evento è solo l’inizio di un cammino insieme. La strada è quella giusta, ma dobbiamo percorrerla con coraggio. L’Europa fa molte promesse, ma senza Africa non c’è futuro per l’Europa». Don Dante ha chiuso il convegno in teatro ricordando a tutti che «non dobbiamo mai perdere la fiducia e coltivare il sogno di un mondo più bello e giusto per tutti».
Sicurezza: in Emilia-Romagna arrivano 245 nuovi carabinieri di Redazione online
Corriere della Sera Mi piace Piace a 2,5 mln persone. Iscriviti per vedere cosa piace ai tuoi amici.
La piazza In piazza del Nettuno, dove è proseguito l’incontro, l’assessore Matteo Lepore si è dichiarato «felice che l’immagine del Cuamm abbia avuto i colori della nostra città». Davanti alla Salaborsa ha preso la parola anche Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli. «Da parte dell’Africa c’è attesa, oltre che simpatia e attenzione per l’Italia – ha fatto presente l’ex premier – Non ci rendiamo conto che da un rapporto corretto e serio con l’Africa dipende il nostro futuro». 12 novembre 2018 (modifica il 12 novembre 2018 | 10:56) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Reggio Emilia, la missione africana di Agata Miselli. "Porto la medicina in Tanzania" La 32enne reggiana è al suo secondo soggiorno con il Cuamm di LUIGI MANFREDI Ultimo aggiornamento il 11 novembre 2018 alle 06:11 Condividi
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La dottoressa Agata Miselli
Reggio Emilia, 11 novembre 2018 - Ospedale di Tosamaganga, Tanzania, regione di Iringa. Africa sub-sahariana. C’è una piccola task force di medici italiani che, sotto le insegne del ‘Cuamm Medici con l’Africa’, ogni giorno cercano di ‘costruire’
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(non solo di assistere), di rispondere alla richiesta delle donne e degli uomini africani di «essere aiutati lì dove è la loro vita, dove – spiega il direttore del Cuamm, don Dante Carraro – lottano ogni giorno per il ‘diritto di restare’». Tra quei medici, c’è anche una ragazza di Reggio. E’ Agata Miselli, 32 anni, specializzata in medicina interna all’università di Ferrara che solo qualche giorno fa è ripartita per il suo secondo soggiorno in Tanzania. Assieme a lei il compagno Luca Brasili, 31
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anni, pediatra romano. Si sono conosciuti sull’aereo che li portava in Africa nel febbraio del 2017. Hanno lavorato gomito a gomito nell’ospedale di ‘Tosa’. Lei nel reparto di medicina e nell’ambulatorio dove si curano le malattie croniche come l’ipertensione o il diabete. Lui in quello di pediatria. Mondi lontani anni luce. La Tanzania ha 53 milioni di abitanti, un medico ogni 233mila (l’Italia uno ogni 253...). «Il primo impatto? Da noi in Italia - racconta Agata - i soldi non sono un problema
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quando si prescrive una terapia o una diagnostica. Mi spiego: un medico italiano quasi mai si occupa di soldi, ma lo sforzo che si fa è di tipo diagnostico. In Africa no. Lì una cosa dipende dall’altra. I costi sono a carico dell’assistito e quindi devo assicurarmi che il paziente sia in grado di permettersi quello che prescrivo. E su quello calibrare le mie idee. Un approccio al quale non ero per niente abituata. Poi lì non esiste un sistema. La salute dipende tanto dalla dedizione del personale».
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Ed è proprio in questa la mission del Cuamm, ‘con’ e non ‘per’ l’Africa. «Prima
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dicevo che in Africa non esiste un sistema sanitario. Ecco, il Cuamm cerca di gettare le basi per costruirne uno. A noi non viene chiesto solo di coprire un buco,
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ma di contribuire a creare il sistema». Luca invece cura i bambini e realizza il fiore all’occhiello del Cuamm, il progetto «Prima le mamme e i bambini» che ha lo scopo
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di garantire l’assistenza medica ai piccoli - in un continente che ha un tasso di mortalità neonatale altissimo (in Tanzania ne muoiono 48 ogni 1000 abitanti, da noi 3.5) – nei 1000 giorni che vanno dall’inizio della gravidanza al secondo anno di età. Con un macigno, la malnutrizione. «Non mi è mai pesato svolgere il mio lavoro. Quello che faccio qui però - racconta Agata - sposa in pieno l’idea che avevo quando ho deciso di studiare medicina. Forse sono legata ad un’idea romantica. Ma per me è così».
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HOME › BOLOGNA › CRONACA
"Africa, per i medici lezione preziosa". Il primario: fermare la strage di neonati Paolo Lanzoni, volontario Cuamm dall’inizio degli anni ’80 Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 10:11 2 voti
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cose della vita». Lui, l’Africa, ormai la conosce bene da quella prima volta all’inizio degli anni ‘80 quando per la prima volta sbarcò in Tanzania come volontario del Cuamm. Tanzania, Mozambico, Uganda: sono le tappe del lungo viaggio intrapreso e non
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ancora concluso dal dottor Paolo Lanzoni, 62enne primario del reparto di pediatria
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all’ospedale di Carpi. Un viaggio punteggiato dal pianto, dalla sofferenza e dai sorrisi di tantissimi bambini («Non so nemmeno io quanti ne ho curati») e delle loro mamme. Dottore, 30 anni di Africa cosa le hanno lasciato dentro?
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«Dal punto di vista umano ho imparato a mettere in proporzione i problemi. Le faccio un esempio: quando da noi sento la gente lamentarsi che il cibo in ospedale
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non è buono sto zitto ma... Io stesso ho imparato che i miei problemi vanno messi in proporzione e non in assoluto». Riavvolgiamo il nastro: l’impatto con l’Africa come è stato? «I primi anni ho lavorato in ospedali missionari e quindi tra virgolette ero un po’ facilitato perché l’organizzazione è buona, i farmaci ci sono. Con gli anni ho
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lavorato più spesso con ospedali pubblici e lì ho capito che c’è una grande arretratezza, una grande difficoltà organizzativa oltre che finanziaria. Tanto che curare è la cosa più facile». In questo quadro si inserisce l’attività del Cuamm. Medici ‘con’ l’Africa e non ‘per’ l’Africa. Ha un significato preciso, vero?
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«Proprio qui stanno la differenza e la fatica, perché curare la malattia tutto sommato è abbastanza facile se hai i mezzi. Molto più difficile è far sì che quando il malato torna a casa continui a essere curato. ‘Con’ l’Africa vuol dire aiutare le persone a migliorarsi e ad andare avanti con le proprie forze. Con un intervento su tutto il sistema che viene prima e dopo il ricovero». Lei ha portato con sé in Africa la famiglia. Che esperienza è stata?
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«L’ho fatto soprattutto quando avevo i figli piccoli. E le devo dire che è servito
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soprattutto a noi, ci ha unito ancora di più. L’isolamento ci ha ‘costretto’ a stare molto vicini, ad aumentare la comunicazione all’interno della famiglia con i bambini. Adesso ad esempio si sta riscoprendo la lettura ai bimbi piccoli. Noi eravamo praticamente obbligati tutte le sere a raccontargli le favole, a star lì con loro. I miei figli hanno visto una realtà differente, conosciuto le difficoltà. Si sono dovuti confrontare con altri bimbi di un colore diverso». Qual è il problema maggiore dell’infanzia in quei Paesi? «Adesso è la mortalità dei neonati. La mortalità infantile sta riducendosi, ma quella neonatale (fino ai 3 mesi di età, ndr) non è calata. Se riuscissimo a ridurla calerebbe anche il tasso di natalità. Noi sappiano che in media in Mozambico una donna fa sei figli. Ma questo perchè gliene muoiono 4. Tenga presente che lì i figli sono una sorta di previdenza sociale». Una piaga africana è la malnutrizione infantile... «Ha due cause primarie: una è l’Aids che colpisce tanto i bambini, l’altra è di carattere sociale più che economico. È dovuta meno alla carenza del cibo. Ecco perché ritengo inutile spedire solo sacchi di farina». Qual è il Paese dove ha incontrato maggiori difficoltà? «Il Mozambico. È ancora molto povero, dilaniato prima dalla guerra coloniale e poi da quella civile. L’organizzazione dello Stato è molto indietro». La sintesi di questa sua fortissima esperienza? «Ai ragazzi dico: prendete su e andate a vedere. Questa gente vive situazioni che noi nemmeno immaginiamo. E allora andare serve a non svilire il racconto». © Riproduzione riservata
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HOME › BOLOGNA › CRONACA
Agata e Luca, missione in Tanzania. "Insieme per difendere la salute" Lavoravano nello stesso ospedale: lì si sono conosciuti, lì ritornano di LUIGI MANFREDI Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 10:11
Commento / Fare di più e meglio con l'Africa - di Don Dante Carraro 2 voti
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sono appena ripartiti per la Tanzania dove per un anno presteranno servizio all’ospedale di Tosamaganga. Agata si è laureata e specializzata in medicina interna all’università di Ferrara, nel reparto di medicina; Luca si è laureato e specializzato alla Sapienza di Roma, in quello di pediatria. Anche loro stregati dall’Africa e dal progetto della ong Medici con l’Africa Cuamm
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che dal 1950 cura la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Proprio sull’aereo che li portava in Tanzania per la prima volta nel febbraio 2017 si sono conosciuti lavorando poi nello stesso ospedale dove adesso sono tornati. LEGGI ANCHE Fare di più e meglio con l'Africa, di Don Dante Carraro LEGGI ANCHE Il primario Paolo Lanzoni: fermare la strage di neonati
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Qual è stato l’impatto con la gestione della sanità in Africa per voi che venite da una realtà lontana anni luce? Agata: «Io ero impegnata nel giro visite in ospedale e in un ambulatorio che si occupava di malattie croniche. Il primo impatto? Da noi in Italia i soldi non sono un
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problema quando si prescrive una terapia o una diagnostica. Mi spiego: un medico italiano quasi mai si occupa di soldi, ma lo sforzo che si fa è di tipo diagnostico. In Africa no. Lì una cosa dipende dall’altra. I costi sono a carico dell’assistito e quindi dovevo assicurarmi che il paziente fosse in grado di permettersi quello che stavo prescrivendo. E su quello calibrare le mie idee. Un approccio al quale non ero per niente abituata. Poi lì non esiste un sistema. La sanità si basa sulle persone. La salute dipende tanto dalla dedizione del personale».
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Luca: «Per me nell’ambito materno infantile è stato un po’ più facile rispetto ad Agata. Perché se l’adulto tra virgolette è abbandonato a se stesso, il bambino e la mamma sono invece molto più seguiti. Da un lato ci sono politiche del governo tanzaniano in questo senso, inoltre parlando del Cuamm il fiore all’occhiello è appunto il programma «Prima le mamme e i bambini». Per quanto riguarda i bimbi però il macigno è un altro».
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Luca: «La malnutrizione. È una realtà che esiste ed lontana dalla nostra
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immaginazione. Non ci si crede, ma morire di fame esiste eccome. Si fa fatica ad accettarlo». Qual è la filosofia del Cuamm? Agata: «Prima dicevo che in Africa non esiste un sistema sanitario. Ecco, il Cuamm cerca di gettare le basi per costruirne uno. A noi non viene chiesto solo di coprire un buco, ma di contribuire a creare il sistema. Poi è chiaro che quando si è lì non ci si tira mai indietro, come del resto fanno loro». Cosa vi ha dato l’Africa? Luca: «Professionalmente tantissimo. Ho imparato ad essere un curatore in senso pieno». Agata: «Aspetto professionale e umano si fondono. Ho potuto fare il medico così come l’ho sempre immaginato. Un’idea forse romantica, ma per me è stato così». © Riproduzione riservata
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Bologna, il Cuamm per l'Africa al teatro Manzoni. Le foto Platea gremita al teatro Manzoni per l’Annual Meeting di Medici con l’Africa Cuamm. Dopo l'evento, tutti i partecipanti si trasferiranno in piazza del Nettuno per la conclusione attorno all’installazione di arte partecipativa realizzata con le foto di tante persone che hanno aderito alla mobilitazione #ioconlafrica inviando la propria foto al sito del Cuamm. Sul palco del Manzoni sono intervenuti anche giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, partner e testimoni, come l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Romano Prodi, e Andrea Riffeser Monti, presidente e ad di Monrif e presidente della Federazione italiana editori giornali.
Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 11:11 Vota questo articolo
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Fare di più e meglio con l'Africa di DON DANTE CARRARO Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 10:11 1 voto
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Bologna, 10 novembre 2018 - “Prima le mamme e i bambini” è un impegno concreto che abbiamo preso come Medici con l’Africa Cuamm: vogliamo garantire, in 5 anni, 320.000 parti assistiti e seguire nella crescita 60.000 bambini malnutriti, di cui 10.000 gravi. Tutto questo in 7 paesi e 10 ospedali dell’Africa sub-sahariana.
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Vogliamo dire ad alta voce che, oggi più che mai, dobbiamo “fare di più e meglio
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È dal 1950 che lo facciamo, con passione e determinazione quotidiane, grazie all’aiuto di molti. Abbiamo davanti agli occhi le umiliazioni delle tante povertà che incontriamo ogni giorno, le gravi ingiustizie di un servizio sanitario accessibile solo
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a chi può pagare. Portiamo dentro al cuore le sofferenze e le speranze di tante mamme che vivono l’ansia e la paura per un parto senza cura. I loro volti, le loro vite sono entrate dentro di noi e ci “obbligano”, con dolcezza e ostinazione, a mobilitare ogni energia, ogni entusiasmo e fatica, per costruire insieme, qualcosa di più giusto per tutti.
"Cyberbullismo, così si proteggono i ragazzi dalla violenza del web"
Ogni giorno sperimentiamo che sono gli uomini e le donne africani che chiedono di ‘diritto di restare’. Ci chiedono di essere aiutati a non fuggire, a crescere e progredire nella loro terra. Non ci interessano gli slogan, ciò che ci guida è il cuore ferito che ci portiamo dentro, di chi ha inciso sulla propria carne il pianto di una mamma che ha perso il suo bambino tra le braccia. Un grido che ti resta nel cuore e
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essere aiutati lì dove è la loro famiglia, la loro vita, dove lottano ogni giorno per il
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non cancelli più. Per questo, ogni piccolo gesto può fare la differenza. Quello che conta è l’impegno concreto di ciascuno, la “determinazione ostinata” a fare la propria parte di bene, per quello che dipende da noi.
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Medici con l'Africa Cuamm, meeting a Bologna. "Bisogna fare di più" Presentato un piano per l'assistenza medica dedicata ai neonati. Il presidente della Fieg e di Monrif Riffeser Monti: "Questi temi al centro dell'informazione, per farci crescere" di FRANCESCO MORONI Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 12:11
Fotogallery / Il meeting al teatro Manzoni
Commento / Fare di più e meglio con l'Africa di don Dante Carraro
Articolo / Agata e Luca, missione in Tanzania. "Insieme per difendere la salute" Fotogallery / L'installazione in piazza Maggiore Articolo / "Africa, per i medici lezione preziosa". Il primario: fermare la strage di neonati 1 voto
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Il Meeting annuale di Medici con l'Africa Cuamm a Bologna, a destra Andrea Riffeser Monti
Bologna, 10 novembre 2018 - “Fare di più e meglio con l’Africa”: è andato in scena
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questa mattina, sul palco del teatro Manzoni (FOTO), il raduno annuale di Medici con l’Africa Cuamm.
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David, testimonial anti bullismo: "La mia vittoria sul branco"
Un’occasione per toccare con mano il lavoro dei medici e dei volontari impegnati ogni giorno nel continente africano e ascoltare le testimonianze dirette di chi tutti i giorni si spende per la salute delle persone. Con un monito: “bisogna fare di più”. “Il mio incontro con Don Dante Carraro (direttore di Cuamm, ndr) è stato a dir poco
"Cyberbullismo, così si proteggono i ragazzi dalla violenza del web"
folgorante, ecco perché abbiamo deciso di legarci a Medici con l’Africa - racconta Andrea Riffeser Monti, presidente e ad di Monrif e presidente della Federazione Italia editori giornali -. Ci occupiamo di informazione, un settore oggi sempre più complesso: le notizie non verificate aumentano, ma la gente sta iniziando a capire
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quali sono quelle buone e quelle cattive”. “Noi, dal nostro canto, vogliamo raccontare la vita delle persone, far conoscere a tutti queste storie toccanti: le istituzioni, soprattutto, dovrebbero dare maggiore
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sostegno - aggiunge Riffeser Monti-. Bisogna fare di più e meglio: in qualità di presidente della Federazione italiana editori giornali, da oggi, aumenterò il mio impegno per portare queste tematiche, che fanno crescere tutti noi, sempre più al centro dell’attenzione”.
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Medici con l’Africa Cuamm, in piazza Nettuno l'installazione per l'Africa Fondi Lega, la Cassazione conferma il sequestro dei 49 milioni
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Bullismo e violenza a scuola. Prof aggredita, 15enne accoltellato LA STORIA Agata e Luca, missione in Tanzania. "Insieme per difendere la salute"
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I quattro milioni di sfollati in Sud Sudan, il nuovo impianto di alimentazione
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rinnovabile in un ospedale dell’Etiopia, le difficoltà della Repubblica Centroafricana, l’epidemia di ebola in Sierra Leone, la malnutrizione della Tanzania: sono tanti i Paesi in cui opera e le difficoltà affrontare da Medici con l’Africa Cuamm. Un lavoro “con” le persone, e non “per” le persone, basato sullo scambio reciproco. Al centro dell’incontro al teatro Manzoni, il progetto “Prima le mamme e i bambini. Mille di questi giorni”. Un piano che, grazie al lavoro dei medici di Cuamm, vuole fornire assistenza medica nei primi mille giorni dopo la nascita del bambino, dalla gravidanza al secondo anno di vita. Nei primi di anni di attuazione del programma, i risultati parlano di 526.650 visite pre e post natali (72%), 117.541 parti assistiti, 4.794 bambini gravemente malnutriti aiutati, 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari formati e 7.658 trasporti in ambulanza. LEGGI ANCHE Il primario: "Fermare la strage di neonati" “Il primo mese di vita è il più delicato - spiega Don Dante Carraro -. Il nostro non è solo un progetto, un obiettivo che ci siamo dati: per tanti di noi, ormai, sta diventano la nostra vita, quello che ci tormenta, il pensiero con cui andiamo a dormire. Quando ti svegli la notte e senti l’ululato di una mamma che ha appena perso il proprio bambino, è un ricordo che ti segna e che ti resta dentro. E che ci fare dire bisogna fare di più”. “Con questo impegno, riusciremo a dare la vita alle persone tutti insieme - chiosa Don Carraro -. Perché l’Africa ci insegna questo: coltivare il sorriso e la positività anche di fronte ai problemi”. L’incontro si e poi spostato in Piazza Maggiore, alle 12, davanti all’installazione sistemata ai piedi del Gigante. Un momento conclusivo, dove a prendere la parola è stato anche Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli. Ha partecipato anche l'arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi. COMMENTO Fare di più e meglio con l'Africa - di don Dante Carraro
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HOME › BOLOGNA › CRONACA
Medici per l'Africa Cuamm, in 1500 a Bologna per il meeting annuale In Piazza del Nettuno, davanti all’installazione #ioconlafrica, la conclusione del meeting, dove si sono susseguite le testimonianze di tante forme di vicinanza all’Africa: volontari sul campo e Ferrovieri con l’Africa. A dare il benvenuto della città di Bologna che fino al 17 novembre ospiterà l’installazione, l’assessore alla cultura del Comune Matteo Lepore: «Bologna è felice di ospitarvi e di essere con voi, con l’Africa». Il finale a Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, che ha detto: «C’è un attesa, un’attenzione, c’è simpatia per l’Italia da parte dell’Africa. Il ponte che il Cuamm ha lanciato con l’Africa, ormai quasi 70 anni fa, diventa una catena per cambiare la nostra percezione. Noi non ci rendiamo conto che da un rapporto corretto e serio con l’Africa dipende il nostro futuro» Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 18:11 Condividi
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Pubblicato il 6 novembre 2018
HOME › BOLOGNA › CRONACA
Medici con l’Africa Cuamm, in piazza Nettuno l'installazione per l'Africa Una foto con la mano aperta davanti al viso, il gesto "Africa" nella lingua dei segni, condividisa sui social con #ioconlafrica. Questo il senso dell'istallazione d'arte partecipativa che rimarrà in piazza del Nettuno fino al 17 novembre per il meeting 2018 Ultimo aggiornamento il 6 novembre 2018 alle 15:11 Vota questo articolo
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L'istallazione in Piazza del Nettuno per l'appuntamento del 10 novembre, al Teatro Manzoni
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Fino alle 13 di sabato 10 novembre tutti i partecipanti si trasferiranno in Piazza del Nettuno per la conclusione attorno all’installazione di arte partecipativa realizzata con le foto di tante persone che hanno aderito alla mobilitazione social #ioconlafrica
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I Medici del Cuamm dalla parte delle donne africane
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«Nella sanità africana vogliamo essere come il lievito: con i nostri medici non fondiamo ospedali, ma lavoriamo nelle strutture sanitarie africane (sia statali sia cristiane), affiancando e sostenendo gli staff locali: vogliamo lavorare “con” loro, per questa ragione ci chiamiamo Medici con l’Africa: operiamo per far Una dottoressa di Medici con l'Africa Cuamm in Angola (foto: Archivio Cuamm) “lievitare” buone pratiche, per migliorare la qualità delle prestazioni e dei servizi erogati ai pazienti e Ecco quanto un impianto formare il personale locale affinché possa poi continuare dentale dovrebbe costare autonomamente. La promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane sono il nostro impegno e la a Milan nostra passione». Con queste parole don Dante Carraro (DENTALIMPLANTS | Search Ads) Contenuti Sponsorizzati da Taboola – 60 anni, cardiologo – inizia a raccontare a Vatican Insider l’opera di Medici con l’Africa Cuamm, di cui è direttore. Nata a Padova nel 1950, questa onlus opera in otto Paesi dell’Africa sub-sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda) e attualmente può contare su oltre 2.200 operatori sanitari europei e africani. Fra i progetti recenti, il più importante, del quale sono stati presentati i primi risultati, è quello denominato “Prima le mamme e i bambini”: si propone di sostenere le donne garantendo loro parti sicuri e gratuiti e cure ai piccoli sino ai due anni di età. Quando e perché avete voluto avviare questo progetto? «Il progetto, di durata quinquennale, è nato nel 2011 e si è concluso nel 2016: coinvolgeva quattro ospedali in quattro Paesi africani. Poi, all’inizio del 2017, abbiamo deciso di proseguire
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ampliando il numero delle strutture coinvolte: attualmente operiamo in dieci ospedali di sette Paesi (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda). Abbiamo promosso questo progetto di cura della maternità perché – come la comunità scientifica internazionale segnala con preoccupazione ormai da tempo – la mortalità materna e neonatale è il grande problema della sanità africana».
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THE MEDITELEGRAPH SHIPPING/SHIPOWNERS | Novembre 19, 2018
Come si articola il progetto? «I medici e gli operatori sanitari del Cuamm, affiancando i medici locali, hanno organizzato un sistema di assistenza di cui l’ospedale è solo una componente. Infatti affinché un parto sia sicuro è indispensabile sia adoperarsi affinché l’ospedale funzioni bene, abbia le necessarie attrezzature e il personale adeguatamente formato, sia lavorare affinché le mamme e la popolazione più in generale acquisiscano consapevolezza della cura che la maternità richiede. Per questa ragione abbiamo previsto la formazione dei cosiddetti “operatori comunitari”, persone che si recano nei villaggi spiegando alle comunità quanto sia importante che le future mamme siano seguite durante la gravidanza, si sottopongano alle visite prenatali necessarie, abbiano una corretta alimentazione e, nell’approssimarsi del parto, si avvicinino ai centri sanitari e agli ospedali dove potranno dare alla luce il loro bambino in sicurezza. Per agevolare gli spostamenti delle donne abbiamo anche organizzato un sistema gratuito di trasporto con ambulanze: utilizziamo automobili, ma anche moto e barche che consentono di raggiungere i villaggi situati nelle aree rurali più remote. Abbiamo inoltre previsto la formazione degli “operatori sanitari”».
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Rixi: «Il Terzo valico promosso
Quali attività svolgono in particolare questi operatori?
Può tracciare un primo bilancio del progetto iniziato nel 2017? «Siamo molto soddisfatti dei risultati. In questi due anni i parti assistiti sono stati 117.541, le visite pre e post natali 526.650, i bambini gravemente malnutriti curati 4.794. Abbiamo organizzato 7.658 trasporti in ambulanza e formato 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari. Gli incontri nelle comunità sono stati oltre 35mila». L’inadeguata cura della maternità è anche dovuta a ragioni culturali.
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«Certamente: in molte comunità le donne contano poco e di conseguenza la maternità non merita speciale attenzione. Ciò comporta anche autentici drammi: mi riferisco ad esempio alle decine e decine di donne molto giovani afflitte dalle fistole ostetriche. Questa è una malattia orribile che riserva un calvario umiliante: insorge dopo un parto difficile durante il quale la ragazza (che, assecondando la tradizione, partorisce in una capannetta aiutata da un’anziana) ha spinto anche per molti giorni: alla fine, nel dare alla luce il bambino, ormai privo di vita, si verifica il distacco di una parte della vescica. Da quel momento la ragazza vivrà perdendo in continuazione l’urina. E sarà costretta a condurre una vita di doloroso isolamento, poiché verrà allontanata dalla famiglia e dal marito e obbligata a vivere ai margini del villaggio. Noi svolgiamo una capillare azione educativa per promuovere la tutela della donna e della maternità e stiamo raccogliendo buoni frutti, anche se talvolta non mancano sospetti e diffidenze».
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«Queste persone lavorano nei centri sanitari o nei dispensari e costituiscono il ponte fra il territorio e l’ospedale: seguono le donne prima e dopo il parto e si prendono cura dei neonati, suggeriscono alle mamme il modo migliore di alimentarli, cercando di prevenire la malnutrizione, o curandola quando si manifesta. Purtroppo la malnutrizione infantile è ancora una piaga in Africa».
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Può raccontare un episodio che l’ha particolarmente colpita?
Teatro: cosi è, se vi pare
«Ne rammento uno, per me commovente. In un villaggio del Sud Sudan, nonostante i ripetuti incontri organizzati dal nostro operatore, gli anziani continuavano a negare alle mamme il permesso di recarsi in ospedale perché, dicevano, i bambini erano sempre nati in casa. Un nostro medico decise allora di intervenire: si recò al villaggio con un ecografo portatile e, dopo aver chiamato a raccolta l’intera comunità, appese un grande telo tra due alberi. Coinvolse una donna incinta presente, le fece l’ecografia e proiettò sul telo l’immagine del feto. Quando la comunità vide il bambino e poté sentire anche il battito cardiaco del piccolo esplose un grande applauso. Gli anziani diedero il permesso alle mamme di recarsi in ospedale e nei centri sanitari per essere seguite: per la prima volta avevano visto la vita che cresceva nel ventre di una donna e avevano compreso l’importanza di accudire le mamme».
Tutti sedotti dalla pazza dei Navigli
Avete progetti per fronteggiare le gravi malattie infettive che colpiscono le popolazioni subsahariane? «Sì, i nostri medici, insieme ai colleghi degli ospedali locali, si sono organizzati per fronteggiare alcune patologie – in particolare il morbillo, la tubercolosi, la malaria e l’Aids – che stanno mietendo migliaia di vittime nell’Africa sub-sahariana. In Angola, ad esempio, stanno aumentando a ritmo sostenuto i casi di tubercolosi; in Mozambico si moltiplicano i casi di infezione da Hiv: a Beira, la seconda città del Paese (dove sosteniamo anche la locale facoltà di medicina), 25 persone su 100 sono sieropositive, un quarto della popolazione. Per contrastare il diffondersi del morbillo, che causa la morte di moltissime giovani vite, abbiamo avviato da tempo campagne vaccinali. Negli ultimi anni, inoltre, stiamo assistendo a un fenomeno che ci preoccupa molto e di cui ci stiano occupando: la comparsa e l’incremento, nelle capitali e nelle grandi città, di patologie tipiche delle società occidentali quali il diabete e le malattie cardiovascolari: fra le cause vi è il consumo di bevande zuccherine e di “cibi spazzatura”, introdotti in Africa dalle multinazionali». Quale progetto avete promosso nella Repubblica Centrafricana? «Nel 2015 Papa Francesco iniziò l’Anno Santo a Bangui. Durante quel viaggio visitò anche il locale ospedale pediatrico, l’unico del Paese, ed espresse il desiderio di aiutare questa struttura (già assistita dalla Cooperazione Italiana), dove mancava anche un efficiente reparto per la cura dei bambini malnutriti. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha preparato un grande progetto di sostegno a questa struttura e all’inizio di quest’anno ci ha chiesto di dare una mano. Sostenuti anche dalla Cooperazione Europea, abbiamo accettato l’invito e i nostri operatori sono subito partiti».
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«In Sud Sudan, senza dubbio. È un Paese instabile, fragilissimo. Mancano strade e strutture adeguate in ogni settore. Le carenze in ambito sanitario sono numerosissime, basti pensare che in tutto il Paese non vi è un solo ginecologo sud sudanese e vi è solo un’ostetrica sud sudanese ogni ventimila abitanti. Proprio a cause delle condizioni in cui versa la sanità locale abbiamo moltiplicato gli sforzi e i progetti: attualmente operiamo in cinque ospedali e in 150 centri sanitari. Inoltre promuoviamo la formazione: lo scorso anno nella scuola da noi sostenuta si sono diplomate venti nuove ostetriche. Ci tengo a sottolineare che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, ossia che le popolazioni africane abbiano un atteggiamento passivo e si limitino ad aspettare gli aiuti provenienti dall’Occidente o dall’Asia, esiste un’Africa che aiuta l’Africa. Diversi medici nigeriani, ad esempio, hanno accettato di lavorare con noi e hanno lasciato la loro patria per mettersi a disposizione delle popolazioni più bisognose; inoltre, proprio in Sud Sudan, hanno scelto di venire a darci una mano molti medici provenienti dall’Uganda, un Paese che è cresciuto e nel quale le condizioni di vita sono migliorate negli ultimi anni. Lo sono a tal punto che nel 2017 non un solo ugandese ha cercato di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste europee».
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I Medici del Cuamm dalla parte delle donne africane Il direttore don Dante Carraro illustra i progetti della onlus e i primi risultati del grande progetto “Prima le mamme e i bambini”
Una dottoressa di Medici con l'Africa Cuamm in Angola (foto: Archivio Cuamm) CONDIVIDI
CRISTINA UGUCCIONI MILANO
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Pubblicato il 19/11/2018 Ultima modifica il 19/11/2018 alle ore 10:59
«Nella sanità africana vogliamo essere come il lievito: con i nostri medici non fondiamo ospedali, ma lavoriamo nelle strutture sanitarie africane (sia statali sia cristiane), affiancando e sostenendo gli staff locali: vogliamo lavorare “con” loro, per questa ragione ci chiamiamo Medici con l’Africa: operiamo per far “lievitare” buone pratiche, per migliorare la qualità delle prestazioni e dei servizi erogati ai pazienti e formare il personale locale affinché possa poi continuare 057018
autonomamente. La promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane sono il nostro impegno e la nostra passione». Con queste parole don
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Dante Carraro – 60 anni, cardiologo – inizia a raccontare a Vatican Insider l’opera di Medici con l’Africa Cuamm, di cui è direttore. Nata a Padova nel 1950, questa onlus opera in otto Paesi dell’Africa sub-sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e
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Uganda) e attualmente può contare su oltre 2.200 operatori sanitari europei e africani. Fra i progetti recenti, il più importante, del quale sono stati presentati i primi risultati, è quello denominato “Prima le mamme e i bambini”: si propone di sostenere le donne garantendo loro parti sicuri e gratuiti e cure ai piccoli sino ai due anni di età. Quando e perché avete voluto avviare questo progetto? «Il progetto, di durata quinquennale, è nato nel 2011 e si è concluso nel 2016: coinvolgeva quattro ospedali in quattro Paesi africani. Poi, all’inizio del 2017, abbiamo deciso di proseguire ampliando il numero delle strutture coinvolte: attualmente operiamo in dieci ospedali di sette Paesi (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda). Abbiamo promosso questo progetto di cura della maternità perché – come la comunità scientifica internazionale segnala con preoccupazione ormai da tempo – la mortalità materna e neonatale è il grande problema della sanità africana». Come si articola il progetto? «I medici e gli operatori sanitari del Cuamm, affiancando i medici locali, hanno organizzato un sistema di assistenza di cui l’ospedale è solo una componente. Infatti affinché un parto sia sicuro è indispensabile sia adoperarsi affinché l’ospedale funzioni bene, abbia le necessarie attrezzature e il personale adeguatamente formato, sia lavorare affinché le mamme e la popolazione più in generale acquisiscano consapevolezza della cura che la maternità richiede. Per questa ragione abbiamo previsto la formazione dei cosiddetti “operatori comunitari”, persone che si recano nei villaggi spiegando alle comunità quanto sia importante che le future mamme siano seguite durante la gravidanza, si sottopongano alle visite prenatali necessarie, abbiano una corretta alimentazione e, nell’approssimarsi del parto, si avvicinino ai centri sanitari e agli ospedali dove potranno dare alla luce il loro bambino in sicurezza. Per agevolare gli spostamenti delle donne abbiamo anche organizzato un sistema gratuito di trasporto con ambulanze: utilizziamo automobili, ma anche moto e barche che consentono di raggiungere i villaggi situati nelle aree rurali più remote. Abbiamo inoltre previsto la formazione degli “operatori sanitari”». Quali attività svolgono in particolare questi operatori? «Queste persone lavorano nei centri sanitari o nei dispensari e costituiscono il ponte fra il territorio e l’ospedale: seguono le donne prima e dopo il parto e si prendono cura dei neonati, suggeriscono alle mamme il modo migliore di alimentarli, cercando di prevenire la malnutrizione, o curandola quando si manifesta. Purtroppo la malnutrizione infantile è ancora una piaga in Africa». Può tracciare un primo bilancio del progetto iniziato nel 2017? «Siamo molto soddisfatti dei risultati. In questi due anni i parti assistiti sono stati 117.541, le visite pre e post natali 526.650, i bambini gravemente malnutriti curati 057018
4.794. Abbiamo organizzato 7.658 trasporti in ambulanza e formato 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari. Gli incontri nelle comunità sono
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stati oltre 35mila». L’inadeguata cura della maternità è anche dovuta a ragioni culturali. «Certamente: in molte comunità le donne contano poco e di conseguenza la
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maternità non merita speciale attenzione. Ciò comporta anche autentici drammi: mi riferisco ad esempio alle decine e decine di donne molto giovani afflitte dalle fistole ostetriche. Questa è una malattia orribile che riserva un calvario umiliante: insorge dopo un parto difficile durante il quale la ragazza (che, assecondando la tradizione, partorisce in una capannetta aiutata da un’anziana) ha spinto anche per molti giorni: alla fine, nel dare alla luce il bambino, ormai privo di vita, si verifica il distacco di una parte della vescica. Da quel momento la ragazza vivrà perdendo in continuazione l’urina. E sarà costretta a condurre una vita di doloroso isolamento, poiché verrà allontanata dalla famiglia e dal marito e obbligata a vivere ai margini del villaggio. Noi svolgiamo una capillare azione educativa per promuovere la tutela della donna e della maternità e stiamo raccogliendo buoni frutti, anche se talvolta non mancano sospetti e diffidenze». Può raccontare un episodio che l’ha particolarmente colpita? «Ne rammento uno, per me commovente. In un villaggio del Sud Sudan, nonostante i ripetuti incontri organizzati dal nostro operatore, gli anziani continuavano a negare alle mamme il permesso di recarsi in ospedale perché, dicevano, i bambini erano sempre nati in casa. Un nostro medico decise allora di intervenire: si recò al villaggio con un ecografo portatile e, dopo aver chiamato a raccolta l’intera comunità, appese un grande telo tra due alberi. Coinvolse una donna incinta presente, le fece l’ecografia e proiettò sul telo l’immagine del feto. Quando la comunità vide il bambino e poté sentire anche il battito cardiaco del piccolo esplose un grande applauso. Gli anziani diedero il permesso alle mamme di recarsi in ospedale e nei centri sanitari per essere seguite: per la prima volta avevano visto la vita che cresceva nel ventre di una donna e avevano compreso l’importanza di accudire le mamme». In quale Paese è maggiormente difficile operare per i vostri medici? «In Sud Sudan, senza dubbio. È un Paese instabile, fragilissimo. Mancano strade e strutture adeguate in ogni settore. Le carenze in ambito sanitario sono numerosissime, basti pensare che in tutto il Paese non vi è un solo ginecologo sud sudanese e vi è solo un’ostetrica sud sudanese ogni ventimila abitanti. Proprio a cause delle condizioni in cui versa la sanità locale abbiamo moltiplicato gli sforzi e i progetti: attualmente operiamo in cinque ospedali e in 150 centri sanitari. Inoltre promuoviamo la formazione: lo scorso anno nella scuola da noi sostenuta si sono diplomate venti nuove ostetriche. Ci tengo a sottolineare che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, ossia che le popolazioni africane abbiano un atteggiamento passivo e si limitino ad aspettare gli aiuti provenienti dall’Occidente o dall’Asia, esiste un’Africa che aiuta l’Africa. Diversi medici nigeriani, ad esempio, hanno accettato di lavorare con noi e hanno lasciato la loro patria per mettersi a disposizione delle popolazioni più bisognose; inoltre, proprio in Sud Sudan, hanno scelto di venire a darci una mano molti medici provenienti dall’Uganda, un Paese che è cresciuto e nel quale 057018
le condizioni di vita sono migliorate negli ultimi anni. Lo sono a tal punto che nel 2017 non un solo ugandese ha cercato di attraversare il Mediterraneo per
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«Sì, i nostri medici, insieme ai colleghi degli ospedali locali, si sono organizzati per fronteggiare alcune patologie – in particolare il morbillo, la tubercolosi, la malaria e l’Aids – che stanno mietendo migliaia di vittime nell’Africa subsahariana. In Angola, ad esempio, stanno aumentando a ritmo sostenuto i casi di tubercolosi; in Mozambico si moltiplicano i casi di infezione da Hiv: a Beira, la seconda città del Paese (dove sosteniamo anche la locale facoltà di medicina), 25 persone su 100 sono sieropositive, un quarto della popolazione. Per contrastare il diffondersi del morbillo, che causa la morte di moltissime giovani vite, abbiamo avviato da tempo campagne vaccinali. Negli ultimi anni, inoltre, stiamo assistendo a un fenomeno che ci preoccupa molto e di cui ci stiano occupando: la comparsa e l’incremento, nelle capitali e nelle grandi città, di patologie tipiche delle società occidentali quali il diabete e le malattie cardiovascolari: fra le cause vi è il consumo di bevande zuccherine e di “cibi spazzatura”, introdotti in Africa dalle multinazionali». Quale progetto avete promosso nella Repubblica Centrafricana? «Nel 2015 Papa Francesco iniziò l’Anno Santo a Bangui. Durante quel viaggio visitò anche il locale ospedale pediatrico, l’unico del Paese, ed espresse il desiderio di aiutare questa struttura (già assistita dalla Cooperazione Italiana), dove mancava anche un efficiente reparto per la cura dei bambini malnutriti. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha preparato un grande progetto di sostegno a questa struttura e all’inizio di quest’anno ci ha chiesto di dare una mano. Sostenuti anche dalla Cooperazione Europea, abbiamo accettato l’invito e i nostri operatori sono subito partiti».
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con l’Africa, ormai quasi 70 anni fa, diventa una catena per cambiare la nostra percezione. Noi non ci rendiamo conto che da un rapporto corretto e serio con l’Africa dipende il nostro futuro». (@OnuItalia)
‘Living Together’: con Sant’Egidio la mostra degli artisti disabili all’ONU di New York Nessun commento
Alessandra Baldini Alessandra Baldini e’ stata la prima donna giornalista parlamentare per l’Ansa, poi corrispondente a Washington e responsabile degli uffici Ansa di New York e Londra. Dirige OnuItalia.
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CircaAlessandra Baldini Alessandra Baldini e’ stata la prima donna giornalista parlamentare per l’Ansa, poi corrispondente a Washington e responsabile degli uffici Ansa di New York e Londra. Dirige OnuItalia. Contatta:Website | Twitter | Altri articoli
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“Prima le mamme e i bambini” Cuamm a Bologna per presentare secondo anno del programma
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Annual Meeting Prima le mamme e i bambini red – 13 Novembre 2018
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L’Annual meeting è stata l’occasione per presentare i risultati dei primi due anni del grande progetto “Prima le mamme e i bambini” di Medici con l’Africa Cuamm: - 117.541 parti assistiti, ovvero il 37% dell’obiettivo da raggiungere in 5 anni;
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34enne di Fidenza muore in incidente stradale
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Presentati a Bologna, in un Teatro Manzoni gremito (oltre 1.500 le persone coinvolte), i dati del secondo anno del programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”. Grandi numeri, dietro i quali ci sono persone, volti, storie di gente che ha bisogno, di persone che hanno voglia di mettersi in gioco e fare la propria parte per la salute degli ultimi in Africa. Ad aprire l’evento, la testimonianza di Damiano Cantone, il giovane medico sopravvissuto ad ottobre all’incidente aereo a Yirol, in Sud Sudan, in collegamento da Catania: «Adesso il peggio è passato, sto benone! Ho scelto il Sud Sudan perché volevo accettare una sfida impegnativa e ora ci voglio tornare. Dopo l’incidente, dopo essere stato salvato dalle persone che io dovevo aiutare, sento di dovere molto a queste persone, ancora di più di quando sono partito».
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- 526.650 visite pre e post natali, che corrisponde al 72% del target promesso; - 4.794 bambini malnutriti gravi, che è circa il 50% dell’obiettivo dell’intero programma. E ancora: 7.658 trasporti in ambulanza, 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari formati, 30.216 incontri comunitari e 35.975 cooking demonstration realizzati. Tra i primi a intervenire, Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna: «Nei prossimi decenni tanto meglio starà l’Africa, tanto meglio staremo noi. Speriamo che l’Arica diventi un’opportunità e non solo un problema, la Regione già sta investendo sia in termini di aiuti umanitari che di occasioni di sviluppo create sul campo». La crisi del Sud Sudan al centro dell’intervento di Mons. Matteo Zuppi: «La guerra in Sud Sudan è quella tra le più dimenticate nel mondo – ha ricordato l’arcivescovo di Bologna, spiegando perché la Cei ha deciso di impegnarsi sostenendo progetti di cooperazione nel paese –. Don Dante mi ha chiesto di andare a visitare il Sud Sudan e vedere il lavoro del Cuamm e ci vado molto volentieri, perché penso che da ogni incontro debba nascere qualcosa e questo evento di oggi a Bologna è solo l’inizio di un cammino insieme. Siamo sulla strada giusta, ma bisogna percorrerla insieme, con coraggio per il futuro dell’Africa». Un esempio positivo di collaborazione tra privato e non profit, si ha nell’ospedale di Wolisso, in Etiopia, dove è stato installato un impianto fotovoltaico attivo a breve, grazie al supporto di Enel Greenpower: «Sono rimasto colpito dalla storia di un donna, medico, moglie e mamma di tre figli, che è partita con la famiglia ed è stata un anno a Wolisso: è un esempio e uno sprone per ciascuno di noi, loro sono i veri eroi», ha detto Antonio Cammisecra, presidente Enel Greenpower. Dal Sud Sudan e l’Etiopia, si è passati all’ultima frontiera aperta da Medici con l’Africa Cuamm, la Repubblica Centrafricana: «A Bangui, in Repubblica Centrafricana, l’Ospedale Bambino Gesù e il Cuamm hanno avviato una importante collaborazione: noi ci occuperemo per lo più della formazione del personale dell’ospedale pediatrico - sostenuto, su espressa volontà del Pontefice, a partire dall’ultimo Giubileo mentre Medici con l’Africa Cuamm si occuperà della gestione in coordinamento con il personale locale», ha spiegato Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù.
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«A Bangui siamo intervenuti subito, continueremo a intervenire per rafforzare la capacità di resilienza della popolazione della repubblica Centrafricana», ha detto Giorgio Marrapodi, direttore Cooperazione allo sviluppo, Ministero Affari esteri.
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Stefano Manservisi, direttore generale Divisione Cooperazione Internazionale e sviluppo della Commissione Europea ha sottolineato: «La sfida più grande per un ospedale come quello di Bangui è passare da una gestione di emergenza a una strutturale, inserendolo nel sistema sanitario. Il Cuamm ha la capacità di farlo».
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«Sono qui in rappresentanza anche di tutti gli editori italiani a cui non mancherò di sollecitare l’impegno a una corretta e approfondita comunicazione sull’Africa», ha sottolineato Andrea Riffeser Monti, presidente e AD Monrif e presidente FIEG. Elisabetta Belloni, Segretario generale del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione internazionale ha affermato: «L’Africa rappresenta il futuro, sia per l’Italia che per l’Europa. È nostro interesse creare un partenariato, che presuppone l’identificazione di un percorso, da sviluppare insieme. Io rappresento le istituzioni, che devono mettere a disposizione le risorse, ma anche uno stimolo politico alla creazione di questo percorso. Ho visto il Cuamm operare sul terreno, mi ha colpito la capacità dei suoi volontari di curare la formazione, riflettendo costantemente su come rendere efficace il proprio lavoro». La chiusura a don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm: «Prima le mamme i bambini non è solo un progetto, sta diventando la nostra vita. Quando dormi in un ospedale africano e senti il pianto di una mamma, ti resta una ferita che non cancelli mai più. Il mondo si sta sempre di più arrabbiando, l’Africa ci insegna a rispondere ai problemi con il sorriso. Se ci sono giovani come Damiano, non dobbiamo mai perdere la fiducia e coltivare il sogno di un mondo più bello, più giusto, più felice per tutti», ha concluso.
Bisogna cambiare abitudini, altrimenti il clima cambierà la società Anziano automobilista a giudizio per omissione di soccorso Parma Smart City 2030: dagli scenari alla Roadmap Sallusti inaugura il Busseto Festival Guareschi, Don Camillo e Peppone Matteo Renzi da Salsomaggiore Terme ... Yemen, rischio di imminente strage di civili ad Hodeidah
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Non sono mancate le voci di esponenti del mondo della comunicazione: «Grazie a un viaggio in Sierra Leone con il Cuamm ho avuto la possibilità di vedere il mondo da un’altra prospettiva, ho imparato molto e dovremmo farlo tutti», Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero vaticano per la Comunicazione.
Il comune di Marano
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In Piazza del Nettuno, davanti all’installazione #ioconlafrica, la conclusione del meeting, dove si sono susseguite le testimonianze di tante forme di vicinanza all’Africa: volontari sul campo e Ferrovieri con l’Africa. A dare il benvenuto della città di Bologna che fino al 17 novembre ospiterà l’installazione, l’assessore alla cultura del Comune Matteo Lepore: «Bologna è felice di ospitarvi e di essere con voi, con l’Africa». Il finale a Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, che ha detto: «C’è un attesa, un’attenzione, c’è simpatia per l’Italia da parte dell’Africa. Il ponte che il Cuamm ha
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Agata e Luca, missione in Tanzania. "Insieme per difendere la salute" Lavoravano nello stesso ospedale: lì si sono conosciuti, lì ritornano di LUIGI MANFREDI Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 10:11
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nei sei mesi passati in Africa che da noi in Italia». Non hanno dubbi, Agata Miselli, 32 anni di Reggio Emilia e il compagno Luca Brasili, 31enne romano, tanto che sono appena ripartiti per la Tanzania dove per un anno presteranno servizio all’ospedale di Tosamaganga. Agata si è laureata e specializzata in medicina interna all’università di Ferrara, nel reparto di medicina; Luca si è laureato e
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che dal 1950 cura la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Proprio sull’aereo che li portava in Tanzania per la prima volta nel febbraio 2017 si sono conosciuti lavorando poi nello stesso ospedale dove adesso sono tornati. LEGGI ANCHE Fare di più e meglio con l'Africa, di Don Dante Carraro
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LEGGI ANCHE Il primario Paolo Lanzoni: fermare la strage di neonati Qual è stato l’impatto con la gestione della sanità in Africa per voi che venite da una realtà lontana anni luce? Agata: «Io ero impegnata nel giro visite in ospedale e in un ambulatorio che si
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occupava di malattie croniche. Il primo impatto? Da noi in Italia i soldi non sono un problema quando si prescrive una terapia o una diagnostica. Mi spiego: un medico italiano quasi mai si occupa di soldi, ma lo sforzo che si fa è di tipo diagnostico. In Africa no. Lì una cosa dipende dall’altra. I costi sono a carico dell’assistito e quindi dovevo assicurarmi che il paziente fosse in grado di permettersi quello che stavo prescrivendo. E su quello calibrare le mie idee. Un approccio al quale non ero per
Asti, teme il pignoramento: 90enne spara e uccide il tecnico del tribunale
niente abituata. Poi lì non esiste un sistema. La sanità si basa sulle persone. La salute dipende tanto dalla dedizione del personale». Luca: «Per me nell’ambito materno infantile è stato un po’ più facile rispetto ad Agata. Perché se l’adulto tra virgolette è abbandonato a se stesso, il bambino e la mamma sono invece molto più seguiti. Da un lato ci sono politiche del governo tanzaniano in questo senso, inoltre parlando del Cuamm il fiore all’occhiello è appunto il programma «Prima le mamme e i bambini». Per quanto riguarda i bimbi però il macigno è un altro». Quale? Luca: «La malnutrizione. È una realtà che esiste ed lontana dalla nostra immaginazione. Non ci si crede, ma morire di fame esiste eccome. Si fa fatica ad accettarlo». Qual è la filosofia del Cuamm? Agata: «Prima dicevo che in Africa non esiste un sistema sanitario. Ecco, il Cuamm cerca di gettare le basi per costruirne uno. A noi non viene chiesto solo di coprire un 057018
buco, ma di contribuire a creare il sistema. Poi è chiaro che quando si è lì non ci si
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tira mai indietro, come del resto fanno loro». Cosa vi ha dato l’Africa?
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Luca: «Professionalmente tantissimo. Ho imparato ad essere un curatore in senso pieno». Agata: «Aspetto professionale e umano si fondono. Ho potuto fare il medico così come l’ho sempre immaginato. Un’idea forse romantica, ma per me è stato così». © Riproduzione riservata
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Medici con l'Africa Cuamm, meeting a Bologna. "Bisogna fare di più" Presentato un piano per l'assistenza medica dedicata ai neonati. Il presidente della Fieg e di Monrif Riffeser Monti: "Questi temi al centro dell'informazione, per farci crescere" di FRANCESCO MORONI Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2018 alle 12:11
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Commento / Fare di più e meglio con l'Africa di don Dante Carraro
Articolo / Agata e Luca, missione in Tanzania. "Insieme per difendere la salute" Fotogallery / L'installazione in piazza Maggiore Articolo / "Africa, per i medici lezione preziosa". Il primario: fermare la strage di neonati 2 voti
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Il Meeting annuale di Medici con l'Africa Cuamm a Bologna, a destra Andrea Riffeser Monti
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David, testimonial anti bullismo: "La mia vittoria sul branco"
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questa mattina, sul palco del teatro Manzoni (FOTO), il raduno annuale di Medici con l’Africa Cuamm. Un’occasione per toccare con mano il lavoro dei medici e dei volontari impegnati ogni giorno nel continente africano e ascoltare le testimonianze dirette di chi tutti i giorni si spende per la salute delle persone. Con un monito: “bisogna fare di più”. “Il mio incontro con Don Dante Carraro (direttore di Cuamm, ndr) è stato a dir poco
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folgorante, ecco perché abbiamo deciso di legarci a Medici con l’Africa - racconta Andrea Riffeser Monti, presidente e ad di Monrif e presidente della Federazione Italia editori giornali -. Ci occupiamo di informazione, un settore oggi sempre più complesso: le notizie non verificate aumentano, ma la gente sta iniziando a capire quali sono quelle buone e quelle cattive”.
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“Noi, dal nostro canto, vogliamo raccontare la vita delle persone, far conoscere a tutti queste storie toccanti: le istituzioni, soprattutto, dovrebbero dare maggiore sostegno - aggiunge Riffeser Monti-. Bisogna fare di più e meglio: in qualità di presidente della Federazione italiana editori giornali, da oggi, aumenterò il mio impegno per portare queste tematiche, che fanno crescere tutti noi, sempre più al centro dell’attenzione”.
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Al centro dell’incontro al teatro Manzoni, il progetto “Prima le mamme e i bambini. Mille di questi giorni”. Un piano che, grazie al lavoro dei medici di Cuamm, vuole fornire assistenza medica nei primi mille giorni dopo la nascita del bambino, dalla gravidanza al secondo anno di vita. Nei primi di anni di attuazione del programma, i risultati parlano di 526.650 visite pre e post natali (72%), 117.541 parti assistiti, 4.794 bambini gravemente malnutriti aiutati, 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari formati e 7.658 trasporti in ambulanza. LEGGI ANCHE Il primario: "Fermare la strage di neonati" “Il primo mese di vita è il più delicato - spiega Don Dante Carraro -. Il nostro non è solo un progetto, un obiettivo che ci siamo dati: per tanti di noi, ormai, sta diventano la nostra vita, quello che ci tormenta, il pensiero con cui andiamo a dormire. Quando ti svegli la notte e senti l’ululato di una mamma che ha appena perso il proprio bambino, è un ricordo che ti segna e che ti resta dentro. E che ci fare dire bisogna fare di più”. “Con questo impegno, riusciremo a dare la vita alle persone tutti insieme - chiosa Don Carraro -. Perché l’Africa ci insegna questo: coltivare il sorriso e la positività anche di fronte ai problemi”. L’incontro si e poi spostato in Piazza Maggiore, alle 12, davanti all’installazione sistemata ai piedi del Gigante. Un momento conclusivo, dove a prendere la parola è stato anche Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli. Ha partecipato anche l'arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi. COMMENTO Fare di più e meglio con l'Africa - di don Dante Carraro
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I Medici del Cuamm dalla parte delle donne africane Il direttore don Dante Carraro illustra i progetti della onlus e i primi risultati del grande progetto “Prima le mamme e i bambini”
Una dottoressa di Medici con l'Africa Cuamm in Angola (foto: Archivio Cuamm) CONDIVIDI
CRISTINA UGUCCIONI MILANO
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Pubblicato il 19/11/2018 Ultima modifica il 19/11/2018 alle ore 10:59
«Nella sanità africana vogliamo essere come il lievito: con i nostri medici non fondiamo ospedali, ma lavoriamo nelle strutture sanitarie africane (sia statali sia cristiane), affiancando e sostenendo gli staff locali: vogliamo lavorare “con” loro, per questa ragione ci chiamiamo Medici con l’Africa: operiamo per far “lievitare” buone pratiche, per migliorare la qualità delle prestazioni e dei servizi erogati ai pazienti e formare il personale locale affinché possa poi continuare autonomamente. La promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane sono il nostro impegno e la nostra passione». Con queste parole don Dante Carraro – 60 anni, cardiologo – inizia a raccontare a Vatican Insider 057018
l’opera di Medici con l’Africa Cuamm, di cui è direttore. Nata a Padova nel 1950, questa onlus opera in otto Paesi dell’Africa sub-sahariana (Angola, Etiopia,
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Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda) e attualmente può contare su oltre 2.200 operatori sanitari europei e africani. Fra i progetti recenti, il più importante, del quale sono stati presentati i primi risultati, è quello denominato “Prima le mamme e i bambini”: si propone di
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sostenere le donne garantendo loro parti sicuri e gratuiti e cure ai piccoli sino ai due anni di età. Quando e perché avete voluto avviare questo progetto? «Il progetto, di durata quinquennale, è nato nel 2011 e si è concluso nel 2016: coinvolgeva quattro ospedali in quattro Paesi africani. Poi, all’inizio del 2017, abbiamo deciso di proseguire ampliando il numero delle strutture coinvolte: attualmente operiamo in dieci ospedali di sette Paesi (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda). Abbiamo promosso questo progetto di cura della maternità perché – come la comunità scientifica internazionale segnala con preoccupazione ormai da tempo – la mortalità materna e neonatale è il grande problema della sanità africana». Come si articola il progetto? «I medici e gli operatori sanitari del Cuamm, affiancando i medici locali, hanno organizzato un sistema di assistenza di cui l’ospedale è solo una componente. Infatti affinché un parto sia sicuro è indispensabile sia adoperarsi affinché l’ospedale funzioni bene, abbia le necessarie attrezzature e il personale adeguatamente formato, sia lavorare affinché le mamme e la popolazione più in generale acquisiscano consapevolezza della cura che la maternità richiede. Per questa ragione abbiamo previsto la formazione dei cosiddetti “operatori comunitari”, persone che si recano nei villaggi spiegando alle comunità quanto sia importante che le future mamme siano seguite durante la gravidanza, si sottopongano alle visite prenatali necessarie, abbiano una corretta alimentazione e, nell’approssimarsi del parto, si avvicinino ai centri sanitari e agli ospedali dove potranno dare alla luce il loro bambino in sicurezza. Per agevolare gli spostamenti delle donne abbiamo anche organizzato un sistema gratuito di trasporto con ambulanze: utilizziamo automobili, ma anche moto e barche che consentono di raggiungere i villaggi situati nelle aree rurali più remote. Abbiamo inoltre previsto la formazione degli “operatori sanitari”». Quali attività svolgono in particolare questi operatori? «Queste persone lavorano nei centri sanitari o nei dispensari e costituiscono il ponte fra il territorio e l’ospedale: seguono le donne prima e dopo il parto e si prendono cura dei neonati, suggeriscono alle mamme il modo migliore di alimentarli, cercando di prevenire la malnutrizione, o curandola quando si manifesta. Purtroppo la malnutrizione infantile è ancora una piaga in Africa». Può tracciare un primo bilancio del progetto iniziato nel 2017? «Siamo molto soddisfatti dei risultati. In questi due anni i parti assistiti sono stati 117.541, le visite pre e post natali 526.650, i bambini gravemente malnutriti curati 4.794. Abbiamo organizzato 7.658 trasporti in ambulanza e formato 1.816 operatori comunitari e 1.191 operatori sanitari. Gli incontri nelle comunità sono 057018
stati oltre 35mila». L’inadeguata cura della maternità è anche dovuta a ragioni culturali.
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«Certamente: in molte comunità le donne contano poco e di conseguenza la maternità non merita speciale attenzione. Ciò comporta anche autentici drammi: mi riferisco ad esempio alle decine e decine di donne molto giovani afflitte dalle fistole ostetriche. Questa è una malattia orribile che riserva un
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calvario umiliante: insorge dopo un parto difficile durante il quale la ragazza (che, assecondando la tradizione, partorisce in una capannetta aiutata da un’anziana) ha spinto anche per molti giorni: alla fine, nel dare alla luce il bambino, ormai privo di vita, si verifica il distacco di una parte della vescica. Da quel momento la ragazza vivrà perdendo in continuazione l’urina. E sarà costretta a condurre una vita di doloroso isolamento, poiché verrà allontanata dalla famiglia e dal marito e obbligata a vivere ai margini del villaggio. Noi svolgiamo una capillare azione educativa per promuovere la tutela della donna e della maternità e stiamo raccogliendo buoni frutti, anche se talvolta non mancano sospetti e diffidenze». Può raccontare un episodio che l’ha particolarmente colpita? «Ne rammento uno, per me commovente. In un villaggio del Sud Sudan, nonostante i ripetuti incontri organizzati dal nostro operatore, gli anziani continuavano a negare alle mamme il permesso di recarsi in ospedale perché, dicevano, i bambini erano sempre nati in casa. Un nostro medico decise allora di intervenire: si recò al villaggio con un ecografo portatile e, dopo aver chiamato a raccolta l’intera comunità, appese un grande telo tra due alberi. Coinvolse una donna incinta presente, le fece l’ecografia e proiettò sul telo l’immagine del feto. Quando la comunità vide il bambino e poté sentire anche il battito cardiaco del piccolo esplose un grande applauso. Gli anziani diedero il permesso alle mamme di recarsi in ospedale e nei centri sanitari per essere seguite: per la prima volta avevano visto la vita che cresceva nel ventre di una donna e avevano compreso l’importanza di accudire le mamme». In quale Paese è maggiormente difficile operare per i vostri medici? «In Sud Sudan, senza dubbio. È un Paese instabile, fragilissimo. Mancano strade e strutture adeguate in ogni settore. Le carenze in ambito sanitario sono numerosissime, basti pensare che in tutto il Paese non vi è un solo ginecologo sud sudanese e vi è solo un’ostetrica sud sudanese ogni ventimila abitanti. Proprio a cause delle condizioni in cui versa la sanità locale abbiamo moltiplicato gli sforzi e i progetti: attualmente operiamo in cinque ospedali e in 150 centri sanitari. Inoltre promuoviamo la formazione: lo scorso anno nella scuola da noi sostenuta si sono diplomate venti nuove ostetriche. Ci tengo a sottolineare che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, ossia che le popolazioni africane abbiano un atteggiamento passivo e si limitino ad aspettare gli aiuti provenienti dall’Occidente o dall’Asia, esiste un’Africa che aiuta l’Africa. Diversi medici nigeriani, ad esempio, hanno accettato di lavorare con noi e hanno lasciato la loro patria per mettersi a disposizione delle popolazioni più bisognose; inoltre, proprio in Sud Sudan, hanno scelto di venire a darci una mano molti medici provenienti dall’Uganda, un Paese che è cresciuto e nel quale le condizioni di vita sono migliorate negli ultimi anni. Lo sono a tal punto che nel 2017 non un solo ugandese ha cercato di attraversare il Mediterraneo per 057018
raggiungere le coste europee». Avete progetti per fronteggiare le gravi malattie infettive che colpiscono le
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popolazioni sub- sahariane? «Sì, i nostri medici, insieme ai colleghi degli ospedali locali, si sono organizzati per fronteggiare alcune patologie – in particolare il morbillo, la tubercolosi, la malaria e l’Aids – che stanno mietendo migliaia di vittime nell’Africa sub-
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sahariana. In Angola, ad esempio, stanno aumentando a ritmo sostenuto i casi di tubercolosi; in Mozambico si moltiplicano i casi di infezione da Hiv: a Beira, la seconda città del Paese (dove sosteniamo anche la locale facoltà di medicina), 25 persone su 100 sono sieropositive, un quarto della popolazione. Per contrastare il diffondersi del morbillo, che causa la morte di moltissime giovani vite, abbiamo avviato da tempo campagne vaccinali. Negli ultimi anni, inoltre, stiamo assistendo a un fenomeno che ci preoccupa molto e di cui ci stiano occupando: la comparsa e l’incremento, nelle capitali e nelle grandi città, di patologie tipiche delle società occidentali quali il diabete e le malattie cardiovascolari: fra le cause vi è il consumo di bevande zuccherine e di “cibi spazzatura”, introdotti in Africa dalle multinazionali». Quale progetto avete promosso nella Repubblica Centrafricana? «Nel 2015 Papa Francesco iniziò l’Anno Santo a Bangui. Durante quel viaggio visitò anche il locale ospedale pediatrico, l’unico del Paese, ed espresse il desiderio di aiutare questa struttura (già assistita dalla Cooperazione Italiana), dove mancava anche un efficiente reparto per la cura dei bambini malnutriti. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha preparato un grande progetto di sostegno a questa struttura e all’inizio di quest’anno ci ha chiesto di dare una mano. Sostenuti anche dalla Cooperazione Europea, abbiamo accettato l’invito e i nostri operatori sono subito partiti».
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