Un'ora con Maria - Maggio

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Giornalino quindicinale del Movimento Mariano della Beata Vergine Pellegrina n°11 del 18 Maggio 2013 Recitate il rosario tutti i giorni -Regina del Rosario - Fatima

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IL SEGRETO DEL PARADISO Una volta un samurai grosso e rude andò a visitare un piccolo monaco. “Monaco”, gli disse “insegnami che cosa sono l’inferno e il paradiso!” Il monaco alzò gli occhi per osservare il potente guerriero e rispose con estremo disprezzo: “Insegnarti che cosa sono l’inferno e il paradiso? Non potrei insegnarti proprio niente. Sei sporco e puzzi, la lama del tuo rasoio è arrugginita. Sei un disonore, un flagello per la casta dei samurai. Levati dalla mia vista, non ti sopporto”. Il samurai era furioso. Cominciò a tremare, il volto rosso dalla rabbia, non riusciva a spiccicare parola. Sguainò la spada e la sollevò in alto, preparandosi ad uccidere il monaco. “Questo è l’inferno”, mormorò il monaco. Il samurai era sopraffatto. Quanta compassione, quanta resa in questo ometto che aveva offerto la propria vita per dargli questo insegnamento, per dimostrargli l’inferno! Lentamente abbassò la spada, pieno di gratitudine e improvvisamente colmo di pace. “E questo è il paradiso”, mormorò il monaco. Dopo una lunga ed eroica vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un occhiata anche all’inferno. Un angelo lo accontentò e lo condusse all’inferno. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi e scheletriti da far pietà. “Com’è possibile?”, chiese il samurai alla sua guida. “Con tutto quel ben di Dio davanti!”. “Vedi: quando arrivano qui, ricevono tutti due bastoncini, quelli che si usano come posate per mangiare, solo che sono lunghi più di un metro e devono essere rigorosamente impugnati all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca”. Il samurai rabbrividì.


Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto i denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Il Paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno. Dentro l’immenso salone c’era l’infinita tavolata di gente; un identica sfilata di piatti deliziosi. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca. C’era una sola differenza. Qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. “Ma com’è possibile?”, chiese il samurai. L’angelo sorrise. “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché si sono sempre comportati così nella vita. Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”. Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi.

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Il Santo Rosario San Giuseppe Moscati, grande clinico di Napoli, portava sempre la corona del Rosario in tasca. Quando era in sala medica, di fronte a casi difficili, metteva per qualche attimo la mano in tasca, stringeva la corona e chiedeva aiuto alla Madre Divina. E le sue diagnosi avevano spesso del portentoso, a volte del miracoloso. S. Camillo de Lellis, il Fondatore dei Ministri degli infermi, fece risuonare di Ave Maria le corsie di tanti ospedali e ricoveri per sofferenti. Ogni giorno egli recitava il Rosario con i malati all'ospedale, e ai suoi figli raccomandava, con l'esempio e con la parola, che anche «negli uffici e impieghi più materiali di casa - in cucina, guardaroba, lavanderia - si doveva abitualmente pregare recitando la corona». S. Giovanni di Dio e Santa Giovanna Antida Thouret, S. Vincenzo Pallotti e Santa Maria Bertilla, hanno svolto un'opera santa di conforto spirituale e di sostegno morale per tanti ammalati con la recita del S. Rosario che trasforma ogni letto dell'ammalato in un altare di preghiera e sacrificio vivente. Spostiamoci ora sui monti, e pensiamo al giovane studente il Beato Piergiorgio Frassati, e al maestro universitario Beato Contardo Ferrini, ambedue appassionati alpinisti, ma ambedue ancor più appassionati amatori del Rosario, che non tralasciavano mai di recitare anche nei giorni di audaci ascensioni, ai rifugi alpini, negli alberghi o sui picchi dei monti... Ci fu anche qualche palazzo reale in cui la recita del Rosario risuonò devota nelle grandi sale dei sovrani.


La reggia in cui visse la venerabile Maria Cristina di Savoia è stata ricordata da molti per l'esempio singolare offerto dalla Venerabile, la quale, fin da fanciulla, si aggirava ogni pomeriggio per le stanze reali suonando un campanello per chiamare il personale di servizio alla recita del Rosario. L'ultimo esempio, tanto più attuale, quanto più significativo e coraggioso, è quello del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, che durante un solenne discorso all'ONU, nel Palazzo delle Nazioni Unite, teneva il Rosario fra le mani. E nei Giardini Vaticani, durante il breve passeggio, è molto facile incontrare il Papa che sgrana piamente la corona del Rosario. Abbiamo tutti da imparare a fare tesoro di questo gioiello del Rosario, fonte di ogni grazia.

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I consigli di don Camillo C’erano una volta le stagioni “C’erano una volta le stagioni: si davano il cambio puntuali, ogni tre mesi, come era nei piani prestabiliti dalle Celesti Gerarchie. E ogni stagione recava i suoi frutti. La primavera: erba tenera, latte profumato e burro fragrante; l’estate: frumento biondo e pane bianco croccante; l’autunno: uva dorata e vino frizzante; l’inverno: dolci castagne. Ma quello era il tempo felice in cui l’anno cominciava il primo gennaio. Poi spostarono l’inizio dell’anno e l’organizzazione stagionale andò a catafascio. E furono sempre rape. ”

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- Preghiamo Salmo 110

Il cristianesimo non è la religione dei dogmi e delle dottrine da professare e nemmeno un ‘ideologia da difendere; è il racconto delle opere che Dio ha compiuto in favore dell’uomo. Per questo quando prega, il cristiano non moltiplica le parole, quasi intendesse piegare Dio ai propri voleri a forza di parole, come fanno i pagani, ma nel silenzio ricorda e col canto celebra le meraviglie che il Signore ha fatto. Passa in rassegna i prodigi da lui compiuti e, con l’intelligenza del cuore, vi legge il messaggio d’amore che gli invia. Il salmo è un inno di gioia che scaturisce dal cuore del credente che, nel creato e negli eventi della storia del suo popolo, scopre la fedeltà di Dio alle sue promesse. Fin da piccola, Maria di Nazaret ha recitato questo


salmo e ne ha assimilato la profonda spiritualità. Meditandolo, ha appreso a non lasciarsi coinvolgere in modo superficiale e distratto nelle vicende della vita e a conservare nel proprio cuore ogni parola e ogni evento per fargli oggetto di riflessione e preghiera e cogliervi i disegni di Dio. E’ ispirandosi a questo salmo che ha cantato: “Meraviglie ha fatto per me il Signore”.

Per dire a Dio: siamo contenti di te Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell’assemblea. Grandi le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l’eredità delle genti. Le opere delle sue mani sono verità e giustizia, stabili sono tutti i suoi comandi, immutabili nei secoli, per sempre, eseguiti con fedeltà e rettitudine. Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre. Santo e terribile è il suo nome. Principio della saggezza è il timore del Signore, saggio è colui che gli è fedele; la lode del signore è senza fine.

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Totale offerte pervenute : € 456

Quest’anno le offerte raccolte saranno destinate tramite P. Mario Guerra al superiore regionale di Makeni in Sierra Leone UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU


- Fatima -Memorie di Suor Lucia III: Dopo le apparizioni 5. Il Cuore Immacolato di Maria Bene, Ecc. Rev. Ma, mi pare di aver già manifestato la prima parte del segreto. La seconda parte del segreto riguarda la devozione al Cuore Immacolato di Maria. ho già detto nel secondo scritto, che la madonna, il 13 giugno 1917, mi disse che non mi avrebbe mai abbandonata, e il Suo Cuore Immacolato sarebbe stato il mio rifugio e la via che mi avrebbe condotto a Dio; che, dicendo queste parole, aprì le mani facendoci penetrare nel petto il riflesso che ne usciva. Mi pare che quel giorno, quel riflesso ebbe come fine principale d’infondere in noi una conoscenza e un amore speciale al Cuore Immacolato di Maria (L’amore al Cuore Immacolato di Maria era, secondo Lucia, come una “virtù infusa”. Questo piò spiegarsi soltanto per una grazia mistica straordinaria che le fu concessa.), così come le altre due volte l’ebbe, mi sembra, riguardo a Dio e al mistero della SS: Trinità. Da quel giorno, sentimmo nel cuore un amore più ardente al Cuore Immacolato di Maria. Giacinta mi diceva ogni tanto: “Quella Signora disse che il Suo Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio. Non ti piace tanto? A me piace tanto il Suo Cuore! E’ così buono!” Dopo averci detto in luglio nel segreto, come ho già esposto, che Dio voleva stabilire nel mondo la devozione la suo Cuore Immacolato; che, per impedire la futura guerra, sarebbe venuta a chiedere la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati, parlando tra noi di questo, Giacinta diceva: “Mi rincresce tanto di non poter fare la Comunione in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria!” Ho già detto pure che Giacinta scelse, tra le atnte giaculatorie che il Padre Cruz suggerì, questa: “Dolce Cuore di Maria siate la salvezza dell’anima mia!” Alle volte dopo averla detta, aggiungeva, con quella semplicità che le era naturale: “Amo tanto il Cuore Immacolato di Maria! E’ il Cuore della nostra Mammina del Cielo! A te non piace tanto ripetere molte volte: Dolce Cuore di Maria! Cuore Immacolato di Maria!? A me piace tanto, tanto! A volte andava a raccogliere i fiori nei campi e cantava, improvvisando lei stessa la musica: “Dolce Cuore di maria, siate la salvezza mia! Cuore Immacolato di Maria, converti i peccatori, salva le anime dell’inferno!”

L'ateo

Perle di spirito L’ateo non dovrebbe possedere l’osso sacro


- Il Catechismo di San Pio X -

CAPO II. Dell'orazione domenicale. 1. - Dell'orazione domenicale in genere.

279. Qual'è l'orazione vocale più eccellente? L'orazione vocale più eccellente è quella che Gesù Cristo medesimo ci ha insegnato, cioè il Pater noster. 280. Perché il Pater noster è l'orazione più eccellente? Il Pater noster è l'orazione più eccellente perché l'ha composta e ce l'ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perché contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo sperare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni. 281. Il Pater noster é anche l'orazione più efficace? Il Pater noster è anche l'orazione più efficace, perché è la più accetta a Dio, facendo noi orazione con le stesse parole che ci ha dettate il suo divin Figliuolo. 282. Perché il Pater noster si chiama orazione domenicale? Il Pater noster si chiama orazione domenicale, che vuol dire preghiera del Signore, appunto perché ce l'ha insegnata Gesù Cristo di propria bocca. 283. Quante domande sono nel Pater noster? Nel Pater noster sono sette domande, precedute da un proemio. 284. Recitate il Pater noster. Padre nostro, che sei nei cieli 1. Sia santificato il nome tuo. 2. Venga il regno tuo. 3. Sia fatta la volontà tua, come in cielo, così in terra. 4. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. 5. E rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori. 6. E non c'indurre in tentazione.


7. Ma liberaci dal male. Così sia. 285. Perché, invocando Dio in principio dell'orazione domenicale, lo chiamiamo nostro Padre? In principio dell'orazione domenicale chiamiamo Dio nostro Padre per risvegliare la nostra fiducia nella sua infinita bontà, essendo noi suoi figliuoli. 286. Perché possiamo noi dire che siamo figliuoli di Dio? Noi siamo fìgliuoli di Dio: 1. Perché Egli ci ha creato a immagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza; 2. Perché ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell'eterna gloria. 287. Perché chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio? Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perché tutti siamo suoi figliuoli e però dobbiamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri. 288. Essendo Dio in ogni luogo, perché gli diciamo: che sei ne' cieli? Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei ne' cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria a'suoi figliuoli.

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UNA CHIAVE DEL PARADISO Le tre Ave Maria Una clinica, una sala chirurgica e, distesa sul tavolo operatorio, una bambina di pochi anni. L’operazione è delicata: sono presenti tre chirurghi. “Su, bimba,” disse uno di loro “chiudi gli occhietti perché devi dormire.” – “Ma è giorno,” risponde la bimba “io non dormo mai di giorno.” – “non importa. Adesso devi dormire per guarire. Chiudi gli occhietti…” Forse il chirurgo non voleva che vedesse l’ago col quale doveva pungerla per addormentarla. Ma ella ripeteva lo stesso: “Io non dormo di giorno.” – “Non importa. Adesso devi dormire. Su chiudi gli occhietti.” – “Bene” disse la bimba, acconsentendo, perché aveva capito benissimo che, prima o poi, quegli altri signori avrebbero vinto. Ma aggiunse: “Io, prima di dormire, recito sempre tre Ave Maria. Me le lasciano recitare adesso?” – “Si, puoi recitarle.” Con tutta semplicità la bambina si mise seduta, si inginocchiò, giunse le manine e cominciò la preghiera di ogni sera: “Dio ti salvi, Maria… Prega per noi peccatori…” poi si stese sul tavolo e, senza


attendere nessun altro ordine, chiuse gli occhietti innocenti. Dinnanzi a questa scena incantevole, uno dei chirurghi sentì uno sconvolgimento interiore benché esternamente cercasse di rimanere imperturbabile. Ma appena poté uscire dalla sala operatoria lo fece, dicendo ai suoi colleghi che potevano finire loro l’operazione perché egli ne faceva a meno. Si ritirò nel suo studio, si chiuse dentro, si inginocchiò e cominciò a piangere. Erano molti anni che si era allontanato dalla Chiesa, dai sacramenti e dalla preghiera. Uscì per cercare un sacerdote e tornare a Dio, perché quella bimba, che non voleva chiudere gli occhi senza aver recitato le sue tre Ave Maria, lo aveva completamente trasformato, risvegliando in lui il ricordo dell’innocenza della sua infanzia.

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Medjugorje Mercoledì 1 luglio 1981: ottavo giorno Il primo liglio è l’ottavo giorno delle apparizioni. Fin dal mattino la polizia convoca presso le scuole di Medjugorje i sei giovani e i loro genitori per urgenti comunicazioni. Devono andare tutti a Citluk. I veggenti decidono di non andarci. Ci vanno solo i genitori. La polizia tenta di convincerli di proibire ai rispettivi figli di recarsi sul Podbrdo; dicono loro che i ragazzi sono impostori, visionari, sobillatori e ribelli, che sarebbero finiti male, che sarebbero stati espulsi da tutte le scuole. I genitori difendono i loro ragazzi dicendo che sono sinceri, normali e buoni. Nel pomeriggio, quando già si stanno preparando a salire sul colle, a casa di Vicka, dove c’erano anche Ivanka, Marija e Jakov, si presentano due incaricati del comune dicendo portarli in canonica per un interrogatorio. Li costringono a salire in auto con la sorella di Vicka e la sorella di Ivanka. All’ultimo momento sua mamma riesce a tirare Jakov giù dalla macchina. La Madonna appare ai tre veggenti nel tragitto, tra la chiesa e il ponte. Sorride, li esorta e dice loro di non avere paura di niente. Li saluta e scompare. Se ne accorgono anche i due incaricati del comune che decidono di riportare i ragazzi alla canonica. I veggenti si fermano un poco in Chiesa, poi si recano in canonica, dove rimangono fino all’imbrunire. Gli altri tre non possono andare sul colle. Probabilmente hanno avuto l’apparizione in casa. La gente attende in vano, poi, discende dal Podbrdo amareggiata, ma fiduciosa nella potenza di Dio.

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P. MARIO GUERRA missionario saveriano cell. 3397068232 Missionari Saveriani -via S. Martino, 8 –43100 Parmamario.34@email.it Rientrato dall’ultima visita fatta presso la Casa madre dei Saveriani a Parma, nell’aver trovato P. Mario in carrozzina, gli espressi comunque il piacere di aver colto in lui sempre il suo “spirito positivo”, e così poco dopo mi rispose:

“Vi ha fatto piacere di avermi trovato in alto spirito!? Per forza : servire il Signore dà sempre gioia. Il corpo è un guscio. E’ destinato a rompersi ed essere buttato.” Mando a tutti una grande Benedizione. P.Mario sx

«la vita nel campo» Tratto dal “Diario di un missionario saveriano”

- UNA LUNGA NOTTE IN SIERRA LEONE P.M.Guerra

cell. 3397068232 Missionari Saveriani -via S. Martino, 8 –43100 Parmamario.34@email.it

Anche la vita al campo era bene organizzata: ci si accampava sempre in foreste di alto fusto isolate, in gruppi indipendenti per cucinare e per dormire. Ogni gruppo cercava un posto di suo gradimento, con un breve spazio tra i vari gruppi. L’area totale occupata era sempre grande a motivo del numero elevato dei “partecipanti”. Questo ci rendeva vulnerabili al fuoco nemico. I combattenti si accampavano attorno al campo dei prigionieri in piccoli gruppi e andavano in continue perlustrazioni. Furono tre giorni di marce affrettate, perché la zona era infestata da truppe nemiche. I combattenti erano nervosi e non tolleravano eccezioni alle regole. Una notte un vecchietto prigioniero che portava una grossa pentola si accasciò stremato. Fu subito liquidato con un colpo di machete in testa. La stessa sorte capitò ad un giovane. Era la legge. I ribelli erano inesorabili quando erano provocati da gruppi nemici: li inseguivano per chilometri finché non li avevano eliminati tutti. Questo accadde in quattro occasioni. Un giorno ci fu una


grossa discussione: i combattenti scoprirono alcuni neonati abbandonati dalle madri prigioniere. Il problema era che tutto quello che c’è nel campo è proprietà dei soldati e nessuno ha il diritto di buttar via nulla. C’era l’ordine per i combattenti che durante le operazioni belliche non si dovevano violentare donne. Due comandanti dell’avanguardia violarono questa legge. Furono bastonati a sangue in pubblico. Tutto l’ambiente era estremamente violento. Specialmente i militari nei confronti dei civili. I civili erano considerati “carburante” per i combattenti: dovevano provvedere ogni comfort e dopo che era stato spremuto tutto quello che potevano dare, venivano eliminati; pertanto i civili erano soggetti ad ogni sorta di vessazioni. La lotta per la sopravvivenza era accanita e causava litigi violenti in continuazione. Io ero in custodia all’Ufficio Centrale della Polizia Militare, dove si portavano tutte le lamentele, e dovevo subirmi scenate di urla e minacce senza fine tra i contendenti, con la coreografia di coltelli e pistole, bastoni e sassi. Alcune volte qualche scheggia è arrivata fino a me. In un occasione per poco non ho perso un occhio per una scheggia di bastone che mi è arrivata in faccia. Invece il prigioniero che si prendeva le botte non ne ha persa neanche una! Le lamentele per furti erano all’ordine del giorno. Gli articoli favoriti per il “prelevamento” erano armi e munizioni. Motivo? Armare i propri ragazzini, o procurarsi un articolo migliore o venderli. E’ prevedibile che anche dopo la firma della pace ci sarà un grosso problema di banditismo armato in tutta la nazione. La sofferenza più grande per me era che ogni “Legge di Dio” era violata con arroganza… e Dio non parlava! Questo è stato per me un tormento ed una sfida continua e logorante alla mia fede; ho pregato tanto, ma questa era l’ora delle tenebre… e Dio pazientava. Un po’ meno il Suo servo p. Mario! Man non c’era nulla da fare per cambiare la situazione e ben poco potevo fare per moderarla…

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-il Vangelo –

GESU’ GURISCE IL SERVO DI UN UFFICIALE ROMANO Quando Gesù entrò nella città di Cafarnao gli si avvicinò un ufficiale dell’esercito romano e gli chiese aiuto. “Signore un mio servo è a casa paralizzato e soffre moltissimo.” Gesù gli disse: “Andrò a casa tua e lo guarirò.” Ma l’ufficiale rispose: “No, io non sono degno che tu entri in casa mia, basta che tu dica solo una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io ho i miei superiori e ho dei soldati ai miei ordini. Se dico a uno va, egli va, se dico a un altro vieni quello


viene e se dico fa questo egli lo fa.”Gesù a sentire queste parole rimase ammirato e disse alla gente presente. “Vi assicuro che non ho trovato nessuno tra quelli che appartengono al popolo di Israele con una fede così grande.” Poi disse all’ufficiale: “Torna a casa tua, hai creduto e ti sia fatto ciò a cui hai creduto.” E in quello stesso momento il servo fu guarito. (Mt 8, 5-13)

-MeditandoNel tuo paese è considerato un miracolo che Dio faccia la volontà di qualcuno. Nel nostro paese è considerato un miracolo che qualcuno faccia la volontà di Dio. § Quando il discepolo di Maometto arrivò a dorso di cammello alla tenda del maestro, smontò ed entrò. “E’ così grande la mia fiducia in Allah che ho lasciato fuori il mio cammello senza legarlo, poiché sono convinto che Dio difende gli interessi di coloro che lo amano.” – “Vai subito a legare il cammello, sciocco!” gridò il maestro. “Dio non ha tempo da perdere facendo per te quello che tu sei perfettamente in grado di fare da solo!” § Un prete stava preparando una predica sulla Provvidenza quando sentì il rumore di un’esplosione. Vide la gente che correva avanti indietro e scoprì che aveva ceduto una diga. L’acqua stava allagando il paese. Il prete vide che l’acqua saliva e con fatica soffocò il panico, ma disse: “Sono qui per preparare una predica sulla fiducia in Dio ed ecco che mi si presenta l’occasione per mettere in pratica quello che raccomando agli altri. Non fuggirò e confiderò nella salvezza che mi viene da Dio.”Quando l’acqua raggiunse la finestra, arrivò una barca carica di persone che lo invitarono a salire. “Venga con noi, padre” gridarono. “No, no,” rispose il sacerdote “confido in Dio che mi salverà.”Il sacerdote tuttavia salì sul tetto. Quando l’acqua arrivò fin lassù, passò un’altra barca carica di persone che lo invitarono a salire. Ma egli rifiutò nuovamente. Alla fine si arrampicò in cima al campanile. Quando l’acqua gli arrivò alle ginocchia gli mandarono uno dei vigili del fuoco a salvarlo. “No, grazie, agente” egli esclamò con un sorriso. “ho fiducia in Dio. Lui non mi abbandonerà.” Quando il prete annegò e andò in paradiso, si lamentò con Dio: “Mi sono fidato di te! Perché non hai fatto niente per salvarmi?” – “A dire il vero” rispose Dio “ti ho mandato ben tre barche!” §


Papa Sisto V (1520-1590) sentì che a Roma un crocifisso sudava sangue. La folla si riversava in casa di un furbone che faceva soldi a palate. Stava diventando una faccenda grave e papa Sisto intervenne di persona. Avendo fiutato odore di imbroglio, si presentò nella casa chiedendo di vedere il crocifisso. Quando l’ebbe davanti disse: “Portatemi un accetta!” Tutti trattennero il respiro davanti al papa che stava per commettere una specie di sacrilegio. Ma il papa, presa l’accetta, disse: “Come Cristo ti adoro, ma come legno ti spezzo!” Dette un colpo di accetta e tra le schegge del legno venne fuori un congegno fatto con uno spago e una spugna, per cui tirando usciva da alcuni fori un liquido rosso. Il popolo applaudì al papa che dal quel giorno passò alla storia come quello che non la perdonò nemmeno a Cristo.

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Il Rosario di Papa Francesco di Massimo Introvigne

Nella serata del 4 maggio Papa Francesco si è recato a Santa Maria Maggiore, dove ha voluto presiedere la recita pubblica del Rosario. Già nell’udienza generale del Primo maggio il Papa aveva richiamato «all’importanza e alla bellezza della preghiera del Santo Rosario», raccomandando in questo mese di maggio, il mese di Maria, di recitarlo «assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia» anche per rendere «più salda la vita familiare». Il Rosario ha un ruolo molto importante nella vita spirituale di Papa Bergoglio. Commemorando il beato Giovanni Paolo II (1920-2005) poco dopo la sua morte, nel 2005 l’allora cardinale Bergoglio raccontava come fosse stato proprio l’esempio di Papa Wojtyla, vent’anni prima, a determinarlo all’impegno, sempre mantenuto, di recitare ogni giorno quelli che allora erano i quindici misteri del Rosario (sarebbero diventati venti con l’introduzione dei misteri della Luce nel 2002). Il beato Giovanni Paolo II – raccontò nel 2005 Bergoglio alla rivista «Trenta giorni» – «stava davanti a tutti, in ginocchio. Il gruppo era numeroso; vedevo il Santo Padre di spalle e, a poco a poco, mi immersi nella preghiera. Non ero solo: pregavo in mezzo al popolo di Dio al quale appartenevamo io e tutti coloro che erano lì, guidati dal nostro Pastore. Nel mezzo della preghiera mi distrassi, guardando alla figura del Papa: la sua pietà, la sua devozione erano una testimonianza. E il tempo sfumò, e cominciai a immaginarmi il giovane sacerdote, il seminarista, il poeta, l’operaio, il bambino di Wadowice… nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, pregando Ave Maria dopo Ave Maria. La sua testimonianza mi colpì. Sentii che quell’uomo, scelto per guidare la Chiesa, ripercorreva un cammino fino alla sua


Madre del cielo, un cammino iniziato fin dalla sua infanzia. E mi resi conto della densità che avevano le parole della Madre di Guadalupe a san Juan Diego [ca. 1474-1548]: “Non temere, non sono forse tua madre?”. Compresi la presenza di Maria nella vita del Papa. La testimonianza non si è persa in un istante. Da quella volta recito ogni giorno i quindici misteri del Rosario». A Santa Maria Maggiore il Pontefice ha meditato sul titolo con cui Maria da secoli è invocata a Roma: «Salus Populi Romani». «Salus» significa sia salute sia salvezza, e il titolo indica che «Maria ci dona la salute», anzi «è la nostra salute». Ma che cosa significa in concreto dire che «la Madonna custodisce la nostra salute»? Papa Francesco ha evocato «tre aspetti: ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, a essere liberi». Anzitutto, «una mamma aiuta i figli a crescere e vuole che crescano bene; per questo li educa a non cedere alla pigrizia – che deriva anche da un certo benessere –, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose». Crescere vuol dire diventare «forti, capaci di prendersi responsabilità, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali». E la Vergine Maria «fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, a essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto». In secondo luogo, la Madonna ci educa «ad affrontare le difficoltà della vita. Non si educa, non si cura la salute evitando i problemi, come se la vita fosse un’autostrada senza ostacoli. La mamma aiuta i figli a guardare con realismo i problemi della vita e a non perdersi in essi, ma ad affrontarli con coraggio, a non essere deboli, e a saperli superare, in un sano equilibrio che una madre “sente” tra gli ambiti di sicurezza e le zone di rischio». Sono parole oggi poco di moda, ma va sempre ricordato che «una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è senza spina dorsale!». Ma non siamo soli. Maria «ci è vicina, perché non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversità della vita, di fronte alla nostra debolezza, di fronte ai nostri peccati: ci dà forza, ci indica il cammino di suo Figlio». Quando dalla croce affida san Giovanni, in cui «tutti siamo rappresentati», a Maria, «il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano». Terzo aspetto: «una buona mamma non solo accompagna i figli nella crescita, non evitando i problemi, le sfide della vita; una buona mamma aiuta anche a prendere le decisioni definitive con libertà». Oggi, però, non è più chiaro «cosa significa libertà». «Non è certo – spiega il Papa – fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo;


libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!». Maria ci educa non solo a fare scelte buone ma «scelte definitive», precisamente quelle scelte di cui noi oggi abbiamo paura. «Quanto è difficile, nel nostro tempo – ha detto il Pontefice – prendere decisioni definitive! Ci seduce il provvisorio. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita!». Invece, non dovremmo avere paura «degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita». Questi impegni oggi riguardano spesso, precisamente, la vita. «Tutta l’esistenza di Maria è un inno alla vita, un inno di amore alla vita»: «vita fisica e spirituale». In queste parole c’è un’eco dei «Rosari per la vita» che il cardinale Bergoglio promuoveva a Buenos Aires come pubblica preghiera contro l’aborto. Il rifiuto della libertà e della vita non viene solo dalla cultura dominante. Si tratta di «tentazioni» che in ultima analisi vengono dal demonio. Nell’omelia mattutina a Santa Marta del 4 maggio, Papa Francesco aveva appena ricordato che se seguiamo Gesù «una delle conseguenze di questo è l’odio, è l’odio del mondo, e anche del principe di questo mondo. Il mondo amerebbe ciò che è suo». Ma Gesù «con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: siamo salvati. E quel principe che non vuole, che non vuole che noi siamo stati salvati, odia». Come difendersi allora «da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe di questo mondo?». Il Papa risponde raccomandando di non cominciare a «dialogare» con il diavolo, che «con le lusinghe ci ammorbidisce» così che alla fine «cadiamo nella trappola». «Con il principe di questo mondo non si può dialogare: e questo sia chiaro! […] Con quel principe non si può dialogare: soltanto rispondere con la Parola di Dio che ci difende, perché il mondo ci odia».

M  Festeggiano il loro onomastico: il giorno 19 maggio Pina Cavedaschi il giorno 22 Giulia Ferri il 30 Fernanda Bassoli e l’1 Giugno Giustino Bernini. Formulando i nostri più sentiti auguri rivolgiamo alla Madonna una preghiera a favore delle loro necessità e per le loro famiglie

 LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II AGLI ANZIANI


“ Mi indicherai il sentiero della vita gioia piena nella tua presenza ” (Sal 16 [15], 11) 16. La fede illumina così il mistero della morte e infonde serenità alla vecchiaia, non più considerata e vissuta come attesa passiva di un evento distruttivo, ma come promettente approccio al traguardo della maturità piena. Sono anni da vivere con un senso di fiducioso abbandono nelle mani di Dio, Padre provvidente e misericordioso; un periodo da utilizzare in modo creativo in vista di un approfondimento della vita spirituale, mediante l'intensificazione della preghiera e l'impegno di dedizione ai fratelli nella carità. Sono perciò da lodare tutte quelle iniziative sociali che permettono agli anziani sia di continuare a coltivarsi fisicamente, intellettualmente e nella vita di relazione, sia di rendersi utili, mettendo a disposizione degli altri il proprio tempo, le proprie capacità e la propria esperienza. In questo modo, si conserva ed accresce il gusto della vita, fondamentale dono di Dio. D'altra parte, con tale gusto della vita non contrasta quel desiderio dell'eternità, che matura in quanti fanno un'esperienza spirituale profonda, come ben testimonia la vita dei Santi. Il Vangelo ci ricorda in proposito le parole del vecchio Simeone, che si dichiara pronto a morire, dal momento che ha potuto stringere tra le sue braccia il Messia atteso: “ Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza ” (Lc 2, 29-30). L'apostolo Paolo si sentiva in certo senso combattuto tra il desiderio di continuare a vivere, per annunciare il Vangelo, e il desiderio di “ essere sciolto dal corpo per essere con Cristo ” (Fil 1, 23). Sant'Ignazio di Antiochia, mentre andava gioioso a subire il martirio, testimoniava di sentire nell'animo la voce dello Spirito Santo, quasi “ acqua ” viva che gli sgorgava dentro e gli sussurrava l'invito: “ Vieni al Padre ”.(24) Gli esempi potrebbero continuare. Essi non gettano alcun'ombra sul valore della vita terrena, che è bella, nonostante limiti e sofferenze, e va vissuta fino in fondo. Ci ricordano però che essa non è il valore ultimo, sicché il tramonto dell'esistenza, nella percezione cristiana, assume i contorni di un “ passaggio ”, di un ponte gettato dalla vita alla vita, tra la gioia fragile e insicura di questa terra e la gioia piena che il Signore riserva ai suoi servi fedeli: “ Entra nella gioia del tuo Signore! ” (Mt 25, 21).

M Legnate matrimoniali …Durante la notte la ragazza sentì i sassetti contro la finestra, e la faccenda continuò tanto e poi tanto che si decise a scendere. Il falchetto l’aspettava e, quando lo poté guardare in faccia, la


ragazza si mise a singhiozzare. “Mi sono tolto,” spiegò il giovanotto. “Domani uscirà il comunicato di espulsione dal Partito. Prima di lasciarmi andare Peppone ha voluto che lo scrivessi io.” La ragazza gli si avvicinò. “Ti ha picchiato molto?” – “Non la smetteva più,” spiegò il Falchetto. “Quando ci sposiamo?” – “Anche subito,” rispose la ragazza. E pure lei disse una grande stupidaggine perché era l’una di notte e, per di più, il povero Falchetto, oltre a tutto il resto, aveva un occhio nero come il carbone. “Domani sera andrò a parlare con l’arciprete,” disse il Falchetto. “Io però in Municipio non ci voglio andare. Niente sindaco. Io non lo voglio più vedere Peppone.” Si toccò l’occhio ammaccato e la ragazza gli mise una mano sulla spalla. “Andremo anche dal sindaco: non temere, ci sarò io a difenderti.” La Paolina andò la mattina presto a trovare don Camillo. “Potete darmi l’assoluzione,” disse. “Guardate che io non ho fatto niente di quel che vi avevo confessato. Dovete semplicemente conteggiarmi in più la bugia che vi ho detto.” Don Camillo la guardò perplesso. “Se non inventavo quella storia lo convincevate voi mio papà a lasciarmi sposare il Falchetto?” Don Camillo fece di no con la testa. “Non gli dire niente a tuo padre, però,” la consigliò don Camillo. “Neanche quando sarete sposati.” Era una cattiveria: ma anche la tracotanza del Rocchi meritava una punizione. “No, non glielo dirò,” rispose la ragazza. “Le botte me le ha date come se fosse vero quello che gli ho raccontato.” – “Appunto,” affermò don Camillo. “Perché sciupare tante sante legnate?” Quando passò davanti all’altare, il Cristo lo guardò un po’ corrucciato. “Gesù,” spiegò don Camillo. “Chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato.” – “Don Camillo tu cammini su una strada pericolosa da un po’ di tempo. “Con l’aiuto di Dio si può camminare su qualsiasi strada,” rispose don Camillo. “Questo sarà un matrimonio che ne varrà quindici dei soliti.” E fu davvero così.

M Cenacolo di preghiera familiare

Giugno: il Rosario sarà presso Cornelia Lupi Il “Rosario Pellegrino” è una potente preghiera di grazie per chi lo richiede e per i suoi famigliari. Invitate il Rosario nelle vostre case.

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LA CATECHESI DELLA MADONNA

«4»

…Siate disciplinati durante la Messa…


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