Dal Teatro Greco-Romano a La Plaza de Toro

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Dal Teatro Greco-Romano a la Plaza de Toros IL TEATRO GRECO

La tradizione attribuisce le prime forme di teatro, a Tespi ,giunto ad Atene da Icara verso il 480 a.c .La tradizione vuole che sul suo carro trasportasse i primi attrezzi di scena ,arredi scenografici , costumi e maschere teatrali. Le feste durante le quali avvenivano ad Atene le rappresentazioni teatrali erano: Le Lenee, feste popolari che si tenevano in inverno, caratterizzate dalla rappresentazione di commedie e a volte di tragedie; le Dionisie , celebrate all'inizio della primavera, in cui venivano messe in scena sia tragedie sia commedie, e a cui potevano assistere i cittadini di tutte le città della Grecia (ad eccezione, si può supporre, delle città nemiche di Atene). Organizzate dallo Stato, erano finanziate dai cittadini più abbienti. In seguito,gli Ateniesi presero l’abitudine di organizzare,in alcuni giorni dell’anno ,grandi manifestazioni in cui tre autori teatrali dell’epoca gareggiavano per conquistare la vittoria decisa da una giuria composta da dieci giudici selezionati da varie tribù. Gli attori, esclusivamente uomini anche nelle parti femminili,indossavano maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza. La recitazione era in versi e alle parti soliste si accompagnava un Coro, che assolveva la funzione di collegamento delle scene ,commento e narrazione della trama. La forma d’arte di ispirazione più elevata era considerata la tragedia ,i cui temi ricorrenti erano derivati dai miti e dai racconti eroici .Le commedie prendevano spesso di mira la politica ,i personaggi pubblici e gli usi del tempo. I Greci consideravano il teatro non come una semplice occasione di divertimento e di evasione dalla quotidianità,ma piuttosto come un luogo dove la polis si riuniva per celebrare le antiche storie del mito ,patrimonio comune della cittadinanza,che lo spettatore conosceva ,insieme a tutte le informazioni specifiche sullo spettacolo dedotte dal proagòn. Ciò che non poteva sapere era come le vicende del mito sarebbero state nuovamente interpretate ed declinate dal drammaturgo. Lo spettatore greco si recava a teatro per imparare precetti religiosi ,per riflettere sul mistero dell’esistenza ,per rafforzare il senso della comunità civica .L’evento teatrale aveva dunque la valenza di un’attività morale e religiosa, assimilabile ad un vero e proprio rito. Il teatro era per i greci uno spettacolo di massa, molto sentito e vissuto da parte dei cittadini di ogni classe sociale e condizione economica: esso era considerato uno strumento di educazione nell’interesse della comunità. La rappresentazione teatrale non è dunque soltanto uno spettacolo:è un rito collettivo della polis che si svolge durante un periodo sacro in uno spazio sacro (il teatro sorgeva a ridosso dell’altare del dio). il teatro,proprio per questo suo carattere collettivo, assume la funzione di cassa di risonanza per le idee , i problemi e la vita politica e culturale dell’Atene democratica. I generi teatrali che nel tempo si affermarono furono la tragedia e la commedia . La tragedia rappresentava una vicenda umana , incentrata su un problema etico o religioso , con un epilogo drammatico . In questo modo la rappresentazione suscitava nello spettatore pietà e terrore , liberando il cuore e la mente del pubblico dalle passioni messe in scena. I più importanti e riconosciuti autori di tragedie furono: Eschilo , Sofocle ed Euripide.La commedia greca , invece, veniva usata per fare ironia sulla politica e sulla legge presente allora, la cosiddetta satira. Sulla scena gli attori delle tragedie avevano una lunga tunica e delle scarpe che li rendevano decisamente più alti; in oltre avevano delle maschere di legno, che esaltavano le caratteristiche dei personaggi stereotipati. Gli attori delle commedie indossavano una tunica corta e calzari bassi.


STRUTTURA ARCHITETTONICA DEL TEATRO GRECO.

Inizialmente, dal punto di vista architettonico, a partire dal V , IV sec. a.C. il teatro greco da semplice spiazzo per il pubblico si evolve a spazio delimitato ( circolare o al trapezio ) con panche in legno. Successivamente il teatro greco rimane sempre una struttura a cielo aperto con tre parti essenziali : la Cavea a pinta di settore circolare o ellittico nella quale sono disposte le gradinate , suddivise in settori, con i sedili in legno; in genere, la cavea è addossata ad una collina per sfruttarne il pendio naturale; la Scena costruzione a pianta allungata , disposta perpendicolarmente all’ asse della cavea inizialmente semplice e in legno , poi , sempre più complessa e abbellita da colonne ; situata ad un livello più alto della orchestra con la quale comunica mediante scale ; l’orchestra circolare , collocata tra il piano inferiore della cavea e la scena , è lo spazio centrale del teatro greco quello riservato al coro e agli attori . Tra la scena e l’orchestra erano situati dei passaggi laterali che servivano per l’ ingresso dei personaggi e del coro.


Il teatro nella Magna Grecia Resti di teatri greci sono oggi visibili anche in alcune località siciliane come

Segesta,

Taormina

o Siracusa che rappresentavano la testimonianza più concreta di una civiltà che nell’evento teatrale ha trovato un momento singolare di espressione e aggregazione. In alcuni di questi teatri (Siracusa, Taormina e Segesta) ancora oggi sono di scena, in estate, le più importanti e significative opere teatrali della Grecia Classica che attirano spettatori da diverse località italiane. Le rappresentazioni teatrali della Magna Grecia si differenziavano dal teatro greco della madrepatria, poiché le testimonianze sembrano indicare lo sviluppo di uno spettacolo a carattere più parodistico popolaresco, attento alla vita comune e meno teso alle problematiche politiche e religiose del teatro ateniese.


IL TEATRO ROMANO

Nell’antica Roma il teatro è il luogo nel quale si incontrano i romani per trascorrere il tempo libero e divertirsi, in quanto lo spettacolo ed il divertimento sono parte integrante e importante della via pubblica. Gli spettacoli erano uno sfogo per la gente di Roma, un modo per sfuggire alla sofferenza e alla miseria. Le rappresentazioni erano gratuite e si svolgevano di giorno. La forma più antica di spettacolo a Roma sono i Fescennini di origine etrusca . in essi giovani con il viso tinto di rosso e con buffe maschere si scambiavano battute alternando canti e versi. A partire dal 241 a.C con Livio Andronico le rappresentazioni teatrali divennero opere letterarie, tradotte dal greco. Per quanto riguarda il genere della tragedia, la rappresentazione, sempre di ambientazione greca, era di soggetto mitologico con scene violente. I protagonisti erano eroi della storia del mito in una situazione di crisi estrema. Lo scioglimento della vicenda si concentrava nello spazio e nel tempo precipitando i protagonisti in un esito infelice. Fra i più rappresentativi scrittori di tragedia romana bisogna ricordare Seneca. La commedia latina è quasi interamente di derivazione ed importazione greca. A Roma però esisteva già un accenno di spettacolo comico: l’Atellana, commedia farsesca con personaggi e argomenti fissi e linguaggio scurrile. La commedia latina fu chiamata Palliata; il nome proviene da un costume greco detto “Pallium”. un mantello di forme irregolare. La Palliata non prevede pause e la presenza di


parti musicali e cantate sono maggiori di quelle recitate. Il più rappresentativo autore di commedie romane fu, senza ombra di dubbio, Plauto le cui commedie si basavano su un intreccio vivace con situazioni intrigate in cui agivano personaggi critici e stereotipati. Il loro successo dipendeva dalla vivacità del ritmo e dalle trovate comiche dell’azione e delle battute pungenti. Gli attori, che erano solo schiavi, indossavano delle grandi maschere, che potevano essere di legno o di tela; esse avevano un ruolo importante perché esprimevano lo stato d’animo del personaggio. Inoltre, gli attori portavano enormi parrucche fatte di pelo, dai colori vivaci: anche la pettinatura era molto importante, perché dal taglio di capelli si poteva capire che ruolo avevano i personaggi. Nella commedia gli attori vestivano lunghe tuniche e calzavano sandali. Nella tragedia, invece, gli attori indossavano l’abito greco con le maniche e calzavano grossi stivali. Nel teatro romano, a differenza di quello greco, le donne si limitavano a recitare parti mimiche, ma la condizione di attore era piuttosto misera e ritenuta una professione infamante.


TEATRI E ANFITEATRI

Il popolo romano, che manifestò il suo spirito bellicoso anche nei divertimenti , ebbe oltre al grande teatro tragico o comico, lo spettacolo inteso in senso più realistico. Scene di guerra ,talvolta anche navale, giochi di gladiatori , combattimenti con tori e fiere , corse di carri , servivano a divertire i romani specie nel periodo della decadenza .Oltre che nel Circo , gli spettacoli dei gladiatori si svolgevano nell’anfiteatro. Ogni città regolava i giochi con proprie leggi, il Senato ed gli imperatori esercitavano un severo controllo sulle manifestazioni organizzate dai privati. Nell’anfiteatro si svolgevano prevalentemente le lotte dei gladiatori. Gli spettacoli venivano annunciati alla popolazione con volantini e con le consuete scritte sui muri degli edifici pubblici e privati. Gli spettatori , muniti di tessere , attraverso le gallerie raggiungevano i posti assegnati . La disposizione degli spettatori rispettava una precisa gerarchia sociale : a contatto con la rete di protezione dell’arena c’ era la loggia riservata all’imperatore; sul fronte opposto quella dei magistrati della città; seguivano le classi sociali più elevate( senatori , cavalieri) fino ai posti in piedi riservati alle donne nelle terrazze più alte.


I GLADIATORI

I giochi crudeli e sanguinosi dei gladiatori,dapprima veri e propri sacrifici umani offerti agli dei Mani,godettero a Roma di grande popolarità. I gladiatori,il cui mestiere era considerato infamante,venivano reclutati fra i prigionieri di guerra,condannati per reati comuni,schiavi o liberti e anche fra volontari; il loro addestramento si compiva in apposite scuole (ludi gladiatori),sotto la guida di un maestro (lanista) e la loro prestazione era stabilita per un periodo di tempo determinato, allo scadere del quale si concedeva a chi avesse dato buona prova una specie di congedo con il dono di un bastone di onore e, se di condizione servile, con l’affrancazione. L’armamento variava secondo la specialità dei gladiatori: essi combattevano sia singolarmente, sia in gruppo, sia contro animali feroci. Nell’anfiteatro,l’ingresso dei gladiatori era preceduto da un carosello nel corso del quale i combattenti salutavano l’imperatore con la frase: “ Ave Cesare, morituri te salutant” ( Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti saluterò). Al termine della lotta, il vinto alzava il braccio sinistro per chiedere la grazia, mentre il vincitore interrogava la folla che, mediante segni convenzionali ( pollice abbassato o alzato) , poteva accordarla o rifiutarla. Al vincitore spettavano premi ( premi,denaro ecc.). Venuti in voga in tutto il territorio dell’impero, essi riscossero grande favore anche fra le classi più elevate che trassero vanto in numerose iscrizioni delle forti spese sostenute per organizzali.



Le venationes

Le venationes prevedevano le lottedi animali fra di loro o di uomini contro animali. Le belve erano impiegate per “giochi scenici� che vedevano come involontari protagonisti i condottieri a morte .Le bestie venivano trasportate in gabbie e lasciate nei carceres vicini all’arena, dove una porta scorrevole permetteva di far uscire gli animali.


Il Circo Romano

Nell'antica Roma, il circo era l’ edificio nel quale si svolgevano le corse dei carri, talvolta si davano anche le lotte dei gladiatori e le cacce specie prima che si costruissero a questo scopo gli anfiteatri. Il nome deriva dal latino circus, "cerchio", perché il percorso di gara aveva la forma di un anello. Vi si distinguevano tre porti essenziali: l’arena per lo spettacolo,i carceres per custodirvi i carri e la cavea con le gradinate per il pubblico. Fra tutti i circhi, a Roma , il più celebre e meglio conosciuto è il Circo Massimo; nelle altre città dell’impero sorsero numerosi altri circhi soprattutto in Spagna.


Ludi taurii

I ludi taurii ( giochi taurini ) erano giochi che si tenevano nell’ antica Roma in onore degli dei inferi, gli dei del mondo dei morti. Questi giochi non facevano parte di una festa religiosa regolarmente programmata nel calendario, ma si tenevano come riti espiatori religiosi causa, provocati da preoccupazioni religiose. I giochi taurii erano corse di cavalli o probabilmente corse di carri su un percorso a traguardi . Essi furono istituiti in risposta ad una epidemia che colpiva le donne in stato di gravidanza, causata dalla distribuzione alla gente della carne dei tori sacrificati. Molti studiosi in passato hanno spesso sostenuto che l’aggettivo “taurii” indicasse la presenza di tori nei giochi, seguendo le tradizionali tauromachie di origine mediterranee. Poiché la cronologia di Livio pone i Ludi Taurii subito dopo l’annuncio di una vittoria in Spagna, altri storici hanno provato a correlarli con gli antichi combattimenti di tori della cultura spagnola.


Origine della Corrida

Sull’origine delle corride si è molto discusso;alcuni vogliono farle risalire ai tempi della dominazione musulmana,mentre altri le fanno nascere in Grecia o a Roma. Testimonianza di tale origine sono gli affreschi tauromachie sui palazzi Micenei di Creta anche se non vi sono immagini di uccisione dell’animale.


Molto più diretto sembra il rapporto tra Corrida e Venationes, giochi romani in cui diversi animali ,incluso il toro, venivano cacciati ed uccisi nei circhi dell’antica Roma. Addirittura pare che esistessero degli specialisti i Taurarii che affrontavano il toro a mani nude o con una lancia. Inoltre, esistono analogie architettoniche significative fra la plaza de toros e l’anfiteatro Romano di cui permangono anche ampie testimonianze su tutto il territorio spagnolo. La corrida così come la conosciamo noi oggi,risale al 1500 e veniva praticata solo dall’aristocrazia a cavallo. Lo spettacolo consiste in un combattimento fra l’uomo e il toro. L’uomo (torero) sventola davanti agli occhi del toro un mantello rosso, che lo provoca. Quest’ultimo, quindi, si butta addosso al manto colorato. La corrida si conclude quando il matador (torero) infilza con una spada il toro,uccidendolo. Il toro prima di entrare nell’arena viene tenuto al buio, sottoposto a droghe per indebolire le sue forze e, spesso, viene percorso con sacchi di sabbia e altre forme di torture. Quando entra nell’arena gli

vengono conficcate dai “picadores” le “picas” che producono dolore ed emorragie e, infine, gli vengono infilate dai “ banderilleros” le “banderillas”, arpioni che straziano ancora più i muscoli,costringendo l’animale ad abbassare la vista. A questo punto il matador con la spada comincia a colpire l’animale fino a tramortirlo. Ancora vivo, gli vengono tagliate coda e orecchie, macabri trofei di un’ingiusta vittoria, poi viene macellato.


I TEATRI ROMANI IN SPAGNA.

Nella città di Merida , fondata dai soldati veterani di Augusto nel 25 a.c.e costruita in gran parte da Marco Vipsanio Agrippa, si trovano i più significativi resti del dominio romano sulla penisola iberica. Essa fu , infatti, dotata di numerosi monumenti fra i quali un grande teatro, un anfiteatro e un circo .Il teatro di Merida ( Estremadura ) è fra i teatri romani meglio conservati al mondo e il meglio conservato in Europa. Recentemente è annoverato, unitamente al contiguo anfiteatro romano, dall’Unesco nel patrimonio dell’ umanità. E’ tuttora utilizzato per manifestazioni classiche , in particolare durante il Festival de Teatro Classico che si svolge ogni estate dal 1933. Altra significativa testimonianza del processo di acculturazione romana in Spagna, in ambito culturale,


sono il Teatro Romano di Cartagena

e di Sagunto.


LA PLAZA DE TOROS

La plaza de toros (termine spagnolo), conosciuta anche come circo taurino o semplicemente arena, ha origine nell'Europa antica. È una struttura architettonica dalla funzionalità simile all'arena classica sebbene di stile differente a seconda della maggiore o minore antichità della costruzione. Principalmente è un anfiteatro chiuso dalla forma approssimativamente circolare con gradinate e servizi che circondano uno spazio centrale dove si realizza lo spettacolo taurino. In questo spazio si trova il ruedo o arena, che è un terreno di terra battuta preparato al fine di servire appropriatamente allo spettacolo ed è circondato da un ritiro dove si rifugiano i toreri e i loro subalterni chiamato vicolo. Il vicolo è separato dall'arena da una parete, generalmente di legno e di circa 140 centimetri di altezza, che possiede delle piccole entrate verso l'arena per facilitare l'ingresso in caso d'emergenza. Dispone di portoni per l'entrata e l'uscita dei partecipanti e dei tori, sebbene la quantità e disposizione di questi varia da recinto a recinto.

Lavoro ideato dalla Prof. Maria Pia Caleca


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