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Anna De Antoni

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Medico chirurgo, specialista in neurologia e in medicina fisica e riabilitativa

Vice presidente dell’Associazione Italiana di Medicina Funzionale, la dottoressa Anna De Antoni è medico chirurgo, specialista in neurologia e in medicina fisica e riabilitativa, in neuralterapia per la terapia del dolore e riequilibrio del sistema nervoso neurovegetativo;espertainmedicinaestetica, dieta alcalina e test per le intolleranze alimentari.

Dott.ssa De Antoni, che effetto ha l’acqua sul nostro corpo?

Se abbiamo un buono stato di salute e non siamo intossicati, l’acqua ha la capacità di veicolarsi in tutto il corpo. Nei tessuti in cui è presente infiammazione, da fluido l’acqua si trasforma in gel, come ad esempio nel caso del lipedema o della cellulite. Queste aree gelificate provocano un ulteriore blocco emodinamico e degli scambi cellulari, con conseguente concentrazione di sostanze tossiche che derivano dall’infiammazione. Alla nascita il 90% del nostro corpo è formato da acqua. Con l’avanzare dell’età questa percentuale si può ridurre fino al 70%.

Bere è quindi fondamentale. È consigliabile bere circa 3 litri di acqua al giorno, di cui 1 lt la mattina al risveglio, e il resto durante la giornata. La corretta assunzione di acqua garantisce il perfetto funzionamento dell’apparato urologico: i reni e le vie urinarie vengono detersi dalla quantità e dalla relativa pressione del flusso, che agisce come una cascata in grado di portar via le scorie e la renella. Ciò garantisce anche la detersione del fondo vescicale, ove si genera l’”effetto sifone“, proprio come in un lavandino. Con poche urine non avviene la pulizia di questo fondo.

Gli urologi lo consigliano, soprattutto per chi soffre di calcoli e renella, perché questo principio idraulico aiuta la pulizia dei granelli che si depositano nel fondo del ‘sifone’. Inoltre è consigliabile bere poco durante i pasti, per evitare di diluire il cibo e gli enzimi della digestione.

Quale tipo di acqua bisognerebbe bere?

Se il nostro pH arterioso scende al di sotto di 7,35, si crea nel nostro corpo una condizione di acidosi metabolica, un accumulo di acidi nell’organismo, non adeguatamente compensato da altrettante sostanze basiche. Si tratta di una condizione frequente per chi assume una dieta di tipo ‘occidentale’ (alto consumo carni e farinacei raffinati, vedi il box). Il risultato di questo squilibrio acido-base è una diminuzione marcata o lieve del valore di pH che, a lungo andare, può creare importanti problemi di salute.

La tipologia di acqua da bere dovrebbe essere ad alta alcalinità, poiché un tipo di acqua più alcalina aiuta ad intaccare quei blocchi di cui abbiamo parlato sopra, resi ancora più da una condizione di acidosi. Se il cluster dell’acqua è grande, crea un blocco e un rallentamento al fluire dell’acqua e dei nutrienti ed informazioni contenuti in essa.

L’acqua alcalina è un tipo particolare di acqua, caratterizzata da un pH superiore a 7.0, tendente a 10. La maggior parte delle acque in bottiglia (idealmente in vetro) presenta un pH alcalino, sebbene tra queste possano esistere ampie differenze in termini di pH, residuo fisso e tipo di minerali contenuti.

L’acqua: veicolo di informazione attraverso il corpo

Per parlare di acqua dobbiamo tornare all’origine, alla sua formula chimica. La molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno; ogni atomo di idrogeno condivide una coppia di elettroni con l’atomo di ossigeno formando un legame covalente.

Questo loro legame fa si che la molecola si comporti come un dipolo elettrico: da una parte c’è l’idrogeno H+ con la sua carica positiva e dall’altra l’ossigeno OHcon la sua carica negativa.

Possiamo immaginare la molecola come se fosse una goccia d’acqua. Ma in realtà non esiste una molecola d’acqua: trattandosi di un dipolo elettrico, gli ioni H+ saltano da una molecola all’altra, dal polo negativo verso il polo positivo. Viceversa l’OH- fa il percorso inverso.

Non si tratta quindi di una goccia d’acqua sempre uguale a se stessa perché le sue componenti chimiche cambiano posizione in continuazione. Le molecole di acqua, formano quindi una rete tridimensionale, come se fossero tante reti di pescatori sistemate una sopra all’altra, i cosiddetti clusters di acqua la cui struttura ‘aleatoria’ nel nostro corpo è in continuo divenire.

Questo fa si che, nel tempo di un battito del cuore, la molecola d’acqua assorbita, ha già effettuato uno scambio di ioni in tutto il corpo, continuando a propagare informazioni nel corpo.

Come si può definire la memoria dell’acqua?

L’acqua allo stato liquido è come un mezzo, lo strumento fondamentale per le comunicazioni a lungo raggio. L’ACQUA, PER IL PRINCIPIO DELL’ELETTROMAGNETISMO, SI CARICA DELLA MEMORIA ENERGETICA DI TUTTE LE SOSTANZE DI CUI VIENE IN CONTATTO

Secondo il principio dell’omeopatia, l’acqua conserva la memoria della sostanza con la quale è venuta in contatto, in funzione del cambiamento del campo elettromagnetico, generato dal contatto con la sostanza. Questa è quella che viene definita la memoria dell’acqua

Proprio perché soggetta a campi elettromagnetici, l’acqua risente di tutto quello con cui viene in contatto.

Il giapponese Masaru Emoto è noto per i suoi esperimenti sulla cosiddetta “memoria dell’acqua”, teoria secondo la quale esisterebbe una connessione tra le energie positive e negative umane e i vari stati dell’acqua osservata a una temperatura convenzionale di -4°C.

Lo scienziato si è dedicato per anni a mettere a punto la sua tecnica, fotografando i cristalli prodotti dal congelamento di acqua esposta a vibrazioni emozionali per mezzo di onde sonore di alcune melodie o versi significativi che sollecitano stati emotivi e pensieri.

I suoi studi continuano ad essere divulgati nei suoi vari famosi saggi, il più noto dei quali è “La coscienza dell’acqua”, che illustra come l’acqua - l’elemento vitale per eccellenza - se a contatto con le energie positive (ambiente, musica classica, luce) crea dei cristalli armoniosi ed eleganti come quelli prodotti dalla neve, mentre, se è a contatto con energie negative (ambiente malsano con rumore, umidità) modella dei cristalli informi, indefiniti privi di bellezza.

Se immaginiamo che siamo fatti approssimativamente dell’80% di acqua, comprendiamo quindi che tutto quello che pensiamo e facciamo viene trasformato in energia, in grado di modificare la struttura dell’acqua.

Anche in cucina, ad esempio, il nostro operare, il modo con il quale “mettiamo le mani in pasta” modifica il risultato finale. Ecco perché i piatti della nonna, preparati con amore e cura, si caricavano di energia buona. Tutte le materie che contengono acqua sono in grado di caricarsi della nostra energia, come ad esempio quando si prepara del cibo con le mani.

Nell’omeopatia l’acqua conserva, sotto forma di memoria, il messaggio originale della sostanza in essa contenuta, anche quando questa non vi è più presente.

L’acqua aiuta dunque a ‘sussurrare informazioni’ da cellula a cellula. Essere immersi nell’acqua, soprattutto se calda è profondamente terapeutico. Nell’acqua cambia la percezione del nostro corpo e quella spazio temporale del movimento, in funzione del principio del galleggiamento di Archimede.

La Medicina Funzionale Integrata è una metodologia, con un approccio sistemico che studia le cause delle malattie. Promuove la salute del paziente riconoscendo la disfunzione dei sistemi.

Aiuta a comprendere la complessità delle malattie croniche e la intricata espressione che ciascuna patologia può assumere in individui differenti.

Cosicché, le terapie che ne risultano, saranno individualizzate in base al medico che le pianifica ed al paziente che le riceve.

E questo favorisce un reset neurovegetativo che va oltre al singolo gesto motorio. Le acque più terapeutiche sono le acque termali dove si abbinano, oltre alle benefiche proprietà dell’acqua a temperatura corporea, anche oligoelementi che si assorbono attraverso la pelle e donano benefici per il nostro corpo.

Dottoressa come raggiunge risultati anche sull’aspetto fisico?

Il mio è un approccio globale, nel quale salute e bellezza si fondono nel concetto di benessere e armonia. Il percorso terapeutico parte da dentro e si manifesta all’esterno. Nella mia medicina estetica funzionale guido il paziente attraverso un percorso personalizzato di disintossicazione cellulare, drenaggio emuntoriale, pulizia della matrice extracellulare, biostimolazione dei tessuti e riequilibro del sistema neurovegetativo (PNEI). La conseguenza naturale di questo reset è il miglioramento dello stato di salute, della siluette corporea, della tonicità tissutale e quindi della bellezza nel suo aspetto più completo.

In Medicina Funzionale, indipendentemente dalla problematica di base, è importante correggere l’alimentazione e riequilibrare il microbiota intestinale. Il corretto funzionamento dell’intestino è alla base della salute. A questo scopo utilizzo il macchinario E.A.V. gold, ovvero l’ElettroAgopuntura secondo Voll, un test diagnostico non invasivo per la valutazione dello stato energetico di un individuo, grazie al quale è possibile misurare con precisione lo stato di infiammazione dei vari organi o parti di essi oltre alle intolleranze alimentari individuali.

Per me non esisterebbe Medicina Funzionale senza la Neuralterapia. Nella Neuralterapia attraverso l’uso iniettivo diluito della procaina, che è un anestetico locale, si resettano i campi di disturbo CDD, i circuiti disfunzionali, si guariscono le patologie dolorose.

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