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Cancro al pancreas: un nuovo regime chemioterapico di 4 farmaci mostra risultati promettenti

Uno studio clinico che analizza una nuova combinazione di quattro farmaci chemioterapici mostra risultati nell’aumentare i tassi di sopravvivenza tra i pazienti affetti da carcinoma pancreatico al quarto stadio. Il cancro al pancreas è questo processo ogni varietà di farina di soia, i ricercatori hanno misurato il livello di assorbimento del colesterolo LDL. La proteina B-conglicinina ha mostrato particolare efficacia nel ridurre il colesterolo. L’assunzione della varietà di soia selezionate potrebbe regolare l’omeostasi del colesterolo e delle LDL e, di conseguenza, favorire la prevenzione delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche

(che non avevano ricevuti trattamenti in precedenza) in più di 25 paesi, affetti da carcinoma al pancreas. I risultati sono stati riportati all’ASCO GI Cancers Symposium il 20 gennaio 2022. Studi precedenti che avevano testavano una combinazione di due farmaci avevano mostrato un‘estensione della sopravvivenza alla patologia, rispetto all’uso di un singolo farmaco.

Quella proteina della soia che ha lo stesso effetto sul colesterolo delle statine

Le due principali proteine contenute nella soia sono la glicina e la beta-conglicina notoriamente difficile da rilevare nei tempi necessari per essere trattato con efficacia. Al momento della diagnosi, spesso si presentano opzioni terapeutiche limitate. I risultati di uno studio recente mostrano un’estensione, seppur limitata, della vita del paziente.Lo studio esamina l’effetto di quattro farmaci chemioterapici (rispetto ad un regime di due farmaci) somministrati in combinazione a pazienti affetti da carcinoma al pancreas diffuso. Quello al pancreas è uno dei tumori più resistenti alla chemioterapia. Generalmente e’ avvolto da una fibrosi che rende difficile la penetrazione dei farmaci chemioterapici. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’UCLA Jonsson Comprehensive Cancer Center, ha incluso 770 pazienti

I ricercatori hanno anche confrontato i benefici della farina di soia con la simvastatina, farmaco utilizato per ridurre il colesterolo.

Uno studio recente ha rilevato come le varietà dei semi di soia che contengono livelli piu’ alti della proteina beta-conglicinina, oltre ad inibire l’ossidazione degli acidi grassi, hanno un’efficacia superiore nella regolazione del metabolismo del colesterolo. Assumere semi di soia con livelli più elevati di beta-conglicinina, aiuta quindi a mantenere una sana funzionalità epatica e cardiovascolare. Gli scienziati hanno selezionato 19 varietà di semi di soia, ciascuna contenente diversi livelli di glicinina e B-conglicinina. I semi di diverse varietà di soia, sono stati macinati, sgrassati ed analizzati in esperimenti che hanno simulato la digestione gastrointestinale.

Per procurare un ambiente simile a quello del sistema digerente, la farina di soia è stata mescolata agli enzimi della digestione orale, gastrica, intestinale e del colon. Dopo aver sottoposto a

Gli autori hanno scoperto che i peptidi delle farine di soia hanno una proprietà di riduzione dei lipidi simile a quella della simvastatinaI peptidi dei semi di soia digeriti sono stati in grado di ridurre l’accumulo di lipidi del 50%-70% paragonabile alla riduzione del 60% favorita dalle statine. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla pubblicazione scientifica Antioxidants.

Progressi e polemiche nella ricerca sull’Alzheimer: l’approvazione di Aducanumab da parte dell’FDA

Il numero di pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer e’ in rapido aumento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 55 milioni di persone al mondo sono affetti da una forma di demenza che colpisce comunemente sopra i 65 anni. Data l’estensione della durata della vita, l’OMS prevede che il numero raggiungerà circa 140 milioni entro il 2050. La malattia di Alzheimer è una condizione estremamente complessa, che comprende molteplici processi degenerativi progressivi nel cervello, che portano alla distruzione della funzione di alcune cellule cerebrali e infine alla morte cellulare diffusa, lo stadio terminale della demenza.

Gli anticorpi monoclonali umani che riducono i depositi di beta-amiloide dal cervello, sono attualmente i primi medicinali che modificano la malattia.

Tuttavia, queste terapie non sono prive di controversie: la Food and Drug Administration ha approvato l’Aducanumab nonostante la mancanza di prove sulla sua efficacia e gli effetti collaterali. Una caratteristica dell’Alzheimer è la presenza di placche di beta-amiloide nel cervello, che interrompono la trasmissione degli impulsi nervosi e causano molti dei sintomi dell’Alzheimer. Tuttavia, il ruolo della proteina beta-amiloide nella malattia dell’Azheimer è ancora dibattuto.

Molti dei farmaci che eliminano queste placche, considerati come un grande passo avanti nella ricerca di trattamenti efficaci contro il morbo di Alzheimer, sono in fase di sviluppo e sperimentazione clinica.

I due nuovi farmaci Aducanumab e Lecanemab sono basati sull’utilizzo di anticorpi monoclonali umani (hMab). La loro azione riduce o elimina le placche di beta-amiloide che si accumulano nel cervello dei pazienti affetti dal morbo. Poiché queste placche interferiscono con la trasmissione degli impulsi nervosi, la teoria dietro questi studi ritiene che l’eliminazione delle placche migliori le capacità cognitive dei pazienti affetti dalla malattia.

Tuttavia, non ci sono ancora prove che l’eliminazione delle placche di betaamiloide protegga i pazienti dal declino cognitivo e funzionale. Nonostante una riduzione delle placche, diversi studi hanno mostrato poca o nessuna differenza nei sintomi tra i pazienti trattati con hMab e quelli trattati con placebo.

Ma nonostante le controversie, l’Alzheimer’s Association, è ottimista: “Oltre alle proteine beta-amiloide, bisogna studiare i meccanismi della proteina tau, della neuroinfiammazione, dello stress ossidativo, a delle disfunzioni metaboliche e continuare ad effettuare ricerche sugli effetti di interventi non farmacologici basati su modificazioni dello stile di vita, della dieta, sull’introduzione dell’esercizio fisico e sul ruolo delle condizioni mediche concomitanti”.

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