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NOTIZIE DALL’EUROPA

1. L'economia e società dell'UE devono concretizzare le ambizioni in materia di clima La Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte per rendere le politiche dell'UE in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

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Il conseguimento di tali riduzioni nel prossimo decennio è fondamentale affinché l'Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e si concretizzi il Green Deal europeo. Con queste proposte la Commissione presenta gli strumenti legislativi per conseguire gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima e trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società per costruire un futuro equo, verde e prospero.

Una serie completa di proposte interconnesse

Queste proposte consentiranno di imprimere l'accelerazione necessaria alle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra nel prossimo decennio. Le proposte legislative associano: l'applicazione dello scambio di quote di emissione a nuovi settori e il rafforzamento dell'attuale sistema di scambio di quote di emissione dell'UE; un aumento dell'uso di energie rinnovabili; una maggiore efficienza energetica; una più rapida diffusione dei modi di trasporto a basse emissioni e delle infrastrutture e dei combustibili necessari a tal fine; l'allineamento delle politiche fiscali con gli obiettivi del Green Deal europeo; misure per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio; e strumenti per preservare e potenziare la capacità dei nostri pozzi naturali di assorbimento del carbonio. Il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS) fissa un prezzo per il carbonio e riduce ogni anno il limite massimo applicabile alle emissioni di determinati settori economici. Negli ultimi 16 anni questo sistema ha consentito di ridurre del 42,8 % le emissioni provenienti dalla produzione di energia elettrica e dalle industrie ad alta intensità energetica. La Commissione propone di abbassare ulteriormente il limite massimo generale delle emissioni e di aumentarne il tasso annuo di riduzione. La Commissione propone inoltre di eliminare gradualmente le quote di emissioni a titolo gratuito per il trasporto aereo, di allinearsi al sistema globale di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio per il trasporto aereo internazionale (CORSIA) e di includere per la prima volta nell'ETS dell'UE le emissioni generate dal trasporto marittimo. Per ovviare alla mancata riduzione delle emissioni nel trasporto stradale e negli edifici, è istituito un nuovo sistema separato di scambio delle quote di emissione per la distribuzione di carburante per il trasporto stradale e di combustibile per gli edifici. La Commissione propone inoltre di aumentare l'entità dei fondi per l'innovazione e la modernizzazione. Per integrare la cospicua spesa destinata all'azione per il clima nel bilancio dell'UE, gli Stati membri

dovrebbero spendere la totalità delle loro entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione

per progetti connessi al clima e all'energia. Una parte specifica delle entrate provenienti dal nuovo sistema per il trasporto stradale e gli edifici dovrebbe essere destinata ad ovviare all'eventuale impatto sociale per le famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese vulnerabili. Il regolamento sulla

condivisione degli sforzi assegna a ciascuno Stato membro obiettivi rafforzati di riduzione delle

emissioni per quanto riguarda gli edifici, il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, l'agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie. Questi obiettivi, tenendo conto delle diverse situazioni di partenza e delle diverse capacità di ciascuno Stato membro, si basano sul loro PIL pro capite, con adeguamenti per tener conto dell'efficienza in termini di costi. Gli Stati membri condividono inoltre la responsabilità dell'eliminazione del carbonio nell'atmosfera, per cui il regolamento sull'uso del suolo, sulla

silvicoltura e sull'agricoltura fissa un obiettivo generale dell'UE per l'assorbimento del

carbonio dai pozzi naturali, pari a 310 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2030. Gli obiettivi nazionali imporranno agli Stati membri di preservare e estendere i propri pozzi di assorbimento del carbonio. Entro il 2035 l'UE dovrebbe mirare a raggiungere la neutralità climatica nei settori dell'uso del suolo, della silvicoltura e dell'agricoltura, comprese le emissioni agricole diverse dal CO2, come quelle derivanti dall'uso di fertilizzanti e dall'allevamento. La strategia forestale dell'UE mira a migliorare la qualità, la quantità e la resilienza delle foreste dell'UE. Sostiene i silvicoltori e la bioeconomia forestale, garantendo nel contempo la sostenibilità della raccolta e dell'uso della biomassa e preservando la biodiversità, e predispone un piano per piantare tre miliardi di alberi in tutta Europa entro il 2030. La produzione e l'uso di energia rappresentano il 75 % delle emissioni dell'UE, per cui è essenziale accelerare la transizione verso un sistema energetico più verde. La direttiva sulle energie rinnovabili fisserà l'obiettivo più ambizioso di produrre il 40 % della nostra energia da fonti

rinnovabili entro il 2030. Tutti gli Stati membri contribuiranno a questo obiettivo e sono previsti obiettivi specifici per l'uso delle energie rinnovabili nei settori dei trasporti, del riscaldamento e del raffrescamento, degli edifici e dell'industria. Per conseguire nel contempo i nostri obiettivi climatici e ambientali, i criteri di sostenibilità per l'uso della bioenergia sono rafforzati e gli Stati membri devono elaborare regimi di sostegno alla bioenergia in modo da rispettare il principio dell'uso a cascata della biomassa legnosa. Per ridurre il consumo globale di energia, diminuire le emissioni e affrontare la povertà energetica, la direttiva sull'efficienza energetica fisserà, a livello di UE, un obiettivo annuale vincolante più ambizioso di riduzione del consumo di energia. Alla luce di questo obiettivo si fisseranno i contributi nazionali raddoppiando praticamente l'obbligo annuo in termini di risparmio energetico per gli Stati membri. Il settore pubblico sarà tenuto a ristrutturare il 3 % dei suoi edifici ogni anno in modo da incentivare la cosiddetta "ondata" di ristrutturazioni, creare posti di lavoro e ridurre il consumo di energia e i costi per i contribuenti. Oltre allo scambio di quote di emissione, è necessario un insieme di misure per far fronte all'aumento delle emissioni nel settore dei trasporti stradali. Norme più rigorose in materia di emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni accelereranno la transizione verso una mobilità a emissioni zero, imponendo che

le emissioni delle autovetture nuove diminuiscano del 55 % a partire dal 2030 e del 100 % a partire dal

2035 rispetto ai livelli del 2021. Di conseguenza, tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni. Per consentire ai guidatori di avere accesso ad una rete affidabile in tutta Europa per la ricarica o il rifornimento dei loro veicoli, il la revisione del regolamento sull'infrastruttura per i combustibili alternativi imporrà agli Stati membri di aumentare la capacità di ricarica in linea con le vendite di autovetture a emissioni zero e di installare punti di ricarica e di rifornimento a intervalli regolari sulle principali autostrade: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno. I carburanti per l'aviazione e il trasporto marittimo causano un inquinamento significativo e inoltre richiedono misure specifiche in aggiunta allo scambio di quote di emissione. Il regolamento sull'infrastruttura per i combustibili alternativi prevede che gli aeromobili e le navi abbiano accesso a energia elettrica pulita nei principali porti e aeroporti. L'iniziativa "ReFuelEU Aviation" obbligherà i fornitori di combustibili a aumentare la percentuale di carburanti sostenibili per l'aviazione nel carburante per gli aviogetti caricato a bordo negli aeroporti dell'UE, compresi i carburanti sintetici a basse emissioni di carbonio, noti come elettrocarburanti. Analogamente, l'iniziativa FuelEU Maritime incentiverà l'utilizzo di combustibili marittimi sostenibili e di tecnologie a zero emissioni fissando un limite massimo al tenore di gas a effetto serra dell'energia utilizzata dalle navi che fanno scalo nei porti europei. Il sistema fiscale per i prodotti energetici deve salvaguardare e migliorare il mercato unico e sostenere la transizione verde fissando gli incentivi adeguati. La revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia propone di allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell'UE in materia di energia e clima, promuovendo tecnologie pulite e eliminando le esenzioni obsolete e le aliquote ridotte che attualmente incoraggiano l'uso di combustibili fossili. Le nuove norme mirano a ridurre gli effetti nocivi della concorrenza fiscale in materia di energia, contribuendo a garantire agli Stati membri entrate derivanti da imposte "verdi" che sono meno dannose per la crescita rispetto alle imposte sul lavoro. Infine, un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere fisserà un prezzo del carbonio per le importazioni di determinati prodotti per garantire che l'azione ambiziosa per il clima in Europa non porti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Ciò consentirà di garantire che le riduzioni delle emissioni europee contribuiscano a un calo delle emissioni a livello mondiale, e impedirà che la produzione ad alta intensità di carbonio si sposti fuori dall'Europa. Questo meccanismo mira inoltre a incoraggiare l'industria extra UE e i nostri partner internazionali ad adottare provvedimenti che vadano nella stessa direzione.

Tutte queste proposte sono collegate e complementari

Abbiamo bisogno di questo insieme di misure equilibrato e delle entrate che genera per garantire una transizione che renda l'Europa equa, verde e competitiva, distribuendo equamente le responsabilità tra i diversi settori e Stati membri e apportando, se del caso, un sostegno supplementare.

Una transizione equa dal punto di vista sociale

Mentre nel medio e lungo termine i benefici delle politiche climatiche dell'UE superano chiaramente i costi di questa transizione, le politiche climatiche rischiano di esercitare nel breve periodo un'ulteriore

pressione sulle famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese più vulnerabili. Le politiche contenute nel pacchetto presentato ripartiscono quindi equamente i costi della lotta e dell'adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, gli strumenti per la fissazione del prezzo del carbonio generano entrate che possono essere reinvestite per incentivare l'innovazione, la crescita economica e gli investimenti nelle tecnologie pulite. Viene proposto un nuovo Fondo sociale per il clima il cui obiettivo è assegnare finanziamenti specifici agli Stati membri per aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica, in nuovi sistemi di riscaldamento e raffrescamento e in una mobilità più pulita. Il Fondo sociale per il clima sarebbe finanziato dal bilancio dell'UE, utilizzando un importo equivalente al 25 % delle entrate previste provenienti dallo scambio di quote di emissione dell'edilizia e dei carburanti per il trasporto stradale. Consentirà di assegnare 72,2 miliardi di € agli Stati membri per il periodo 2025-2032, sulla base di una modifica mirata del quadro finanziario pluriennale. Con la proposta di ricorrere a finanziamenti nazionali analoghi, il Fondo mobiliterebbe 144,4 miliardi di € per una transizione socialmente equa. I vantaggi di agire ora per proteggere le persone e il pianeta sono evidenti: aria più pulita, città più fresche e più verdi, cittadini più sani, minor consumo energetico e bollette meno care, posti di lavoro, tecnologie e opportunità industriali in Europa, più spazio per la natura e un pianeta più sano da trasmettere alle generazioni future. La sfida centrale della transizione verde in Europa è fare in modo che i vantaggi e le opportunità che ne derivano siano accessibili a tutti nel modo più rapido ed equo possibile. Utilizzando i diversi strumenti politici disponibili a livello dell'UE possiamo fare in modo che il ritmo dei cambiamenti sia adeguato, ma non eccessivamente destabilizzante.

Informazioni generali

Il Green Deal europeo, presentato dalla Commissione l'11 dicembre 2019, stabilisce l'obiettivo di rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. La normativa europea sul clima, che entra in vigore questo mese, sancisce in una legislazione vincolante l'impegno dell'UE a favore della neutralità climatica e l'obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questo impegno dell'UE è stato comunicato all'UNFCCC nel dicembre 2020 come contributo dell'UE al conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi. Grazie all'attuale legislazione dell'UE in materia di clima ed energia, le emissioni di gas a effetto serra dell'UE sono già diminuite del 24 % rispetto al 1990, mentre nello stesso periodo l'economia dell'UE è cresciuta di oltre il 60 %, dissociando la crescita dalle emissioni. Questo quadro legislativo testato e collaudato costituisce la base di questo pacchetto legislativo. La Commissione ha effettuato valutazioni d'impatto di ampia portata prima di presentare queste proposte per misurare le opportunità e i costi della transizione verde. Nel settembre 2020, sulla base di una valutazione d'impatto approfondita, la Commissione ha proposto di portare l'obiettivo di riduzione delle emissioni nette dell'UE per il 2030 ad almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990. Dalla valutazione è emerso che questo obiettivo è realizzabile e vantaggioso. Queste proposte legislative si fondano su valutazioni d'impatto dettagliate che tengono conto della loro interconnessione con altre parti del pacchetto. Il bilancio a lungo termine dell'UE per i prossimi sette anni sosterrà la transizione verde. Il 30 % del bilancio del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e del NextGenerationEU, dotati di uno stanziamento pari a 2 000 miliardi di €, è destinato a sostenere l'azione per il clima; il 37 % dei 723,8 miliardi di € (a prezzi correnti) dellostrumento per la ripresa e la resilienza, che finanzierà i programmi nazionali di ripresa degli Stati membri, è destinato all'azione per il clima.

Dichiarazioni dei membri del Collegio:

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "L'economia basata sui combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti. Vogliamo lasciare alla prossima generazione un pianeta sano, nonché buoni posti di lavoro e una crescita che non danneggi la nostra natura. Il Green Deal europeo è la nostra strategia di crescita che si sta muovendo verso un'economia decarbonizzata. L'Europa è stata il primo continente a dichiarare l'obiettivo delle propria neutralità climatica nel 2050 e ora siamo i primi a presentare una tabella di marcia concreta. L'Europa guida il dibattito sulle politiche climatiche attraverso l'innovazione, gli investimenti e la compensazione sociale." Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo, ha affermato: "Questo è il decennio decisivo nella lotta contro la crisi climatica e la perdita di biodiversità. L'Unione europea ha fissato

obiettivi ambiziosi e oggi spieghiamo come possiamo raggiungerli. Per arrivare a un futuro verde e sano per tutti saranno necessari sforzi considerevoli in tutti i settori e in tutti gli Stati membri. Nel loro insieme, le nostre proposte stimoleranno i cambiamenti necessari, consentiranno a tutti i cittadini di beneficiare quanto prima dei vantaggi dell'azione per il clima e offriranno un sostegno alle famiglie più vulnerabili. La transizione dell'Europa sarà equa, verde e competitiva. Il Commissario per l'Economia Paolo Gentiloni ha dichiarato: "I nostri sforzi per affrontare i cambiamenti climatici devono essere politicamente ambiziosi, coordinati a livello globale e socialmente equi. Stiamo aggiornando le nostre norme in materia di tassazione dell'energia, che risalgono a venti anni fa, per incoraggiare l'uso di carburanti più ecologici e frenare la concorrenza fiscale nel settore dell'energia che produce effetti dannosi. Proponiamo inoltre un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere che allineerà il prezzo del carbonio per le importazioni a quello applicabile all'interno dell'UE. Nel pieno rispetto degli impegni assunti nell'ambito dell'OMC, ciò garantirà che le nostre ambizioni in materia di clima non siano compromesse da imprese straniere soggette a obblighi ambientali meno rigorosi. Incoraggerà inoltre l'adozione di norme più ecologiche al di fuori dei nostri confini. Bisogna agire adesso: si tratta dell'ultima occasione. Ogni anno, la terribile realtà dei cambiamenti climatici diventa più evidente: oggi ribadiamo la nostra determinazione ad agire prima che sia davvero troppo tardi." Kadri Simson, Commissaria per l'Energia, ha dichiarato: "Non sarà possibile raggiungere gli obiettivi del Green Deal senza ridefinire il nostro sistema energetico - il settore che genera la maggior parte delle nostre emissioni. Per conseguire la neutralità climatica entro il 2050, dobbiamo trasformare l'evoluzione delle energie rinnovabili in una rivoluzione, assicurandoci che in questo processo non venga sprecata energia. Le proposte fissano obiettivi più ambiziosi, eliminano ostacoli e aggiungono incentivi per progredire ancora più rapidamente verso un sistema energetico a zero emissioni nette." Adina Vălean, Commissaria per i Trasporti, ha dichiarato: "Con le nostre tre iniziative specifiche per i trasporti – ReFuel Aviation, FuelEU Maritime e il regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi – sosterremo la transizione del settore dei trasporti verso un sistema adeguato alle esigenze future. Creeremo un mercato per i combustibili alternativi sostenibili e le tecnologie a basse emissioni di carbonio, predisponendo nel contempo l'infrastruttura adeguata per garantire un'ampia diffusione di veicoli e navi a emissioni zero. Questo pacchetto non si limita all'adozione di misure per l'inverdimento della mobilità e della logistica. Si tratta di un'opportunità per fare dell'UE un mercato di punta per le tecnologie all'avanguardia." Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, ha affermato: "Le foreste costituiscono un elemento fondamentale della soluzione a molte delle sfide che ci attendono nell'affrontare la crisi climatica e la perdita della biodiversità. Sono inoltre fondamentali per conseguire gli obiettivi climatici dell'UE per il 2030. Tuttavia l'attuale stato di conservazione delle foreste nell'UE non è soddisfacente. Dobbiamo intensificare il ricorso a pratiche rispettose della biodiversità e garantire la salute e la resilienza degli ecosistemi forestali. La strategia forestale è una vera e propria svolta nel modo in cui proteggiamo, gestiamo e sviluppiamo le nostre foreste, per il nostro pianeta, i nostri cittadini e la nostra economia. " Janusz Wojciechowski, Commissario per l'Agricoltura, ha dichiarato: "Le foreste sono essenziali nella lotta contro i cambiamenti climatici. Garantiscono inoltre posti di lavoro e crescita nelle zone rurali, materiali sostenibili per lo sviluppo della bioeconomia e servizi ecosistemici preziosi per la nostra società. La strategia forestale, affrontando l'insieme degli aspetti sociali, economici e ambientali, mira a garantire e a rafforzare la multifunzionalità delle nostre foreste e sottolinea il ruolo centrale svolto da milioni di silvicoltori che operano sul territorio. La nuova politica agricola comune offrirà l'opportunità di fornire un sostegno più mirato ai nostri silvicoltori e allo sviluppo sostenibile delle nostre foreste".

(Fonte Commissione Europea)

2. Previsioni economiche di estate 2021: Le riaperture stimolano la ripresa Si prevede una ripresa dell'economia europea più rapida di quanto atteso in precedenza, poiché l'attività nel primo trimestre dell'anno ha superato le aspettative e il miglioramento della situazione sanitaria ha determinato un allentamento più rapido delle restrizioni per il controllo della pandemia nel secondo trimestre. Una crescita economica più rapida con la riapertura delle economie e il miglioramento degli indicatori del clima economico.

Secondo le previsioni economiche intermedie di estate 2021, l'economia dell'UE e della zona euro dovrebbe crescere del 4,8 % quest'anno e del 4,5 % nel 2022. Rispetto alle previsioni di primavera precedenti, il tasso di crescita per il 2021 è significativamente più elevato nell'UE (+ 0,6 punti percentuali) e nella zona euro (+ 0,5 % punti percentuali), mentre per il 2022 è leggermente più elevato in entrambe le aree (+ 0,1 punti percentuali). Si prevede che il PIL reale tornerà al livello precedente alla crisi nell'ultimo trimestre del 2021 sia nell'UE che nella zona euro. Per la zona euro, si tratta di un trimestre prima di quanto indicato nelle previsioni di primavera. La crescita dovrebbe rafforzarsi a causa di diversi fattori. In primo luogo, l'attività nel primo trimestre dell'anno ha superato le aspettative. In secondo luogo, un'efficace strategia di contenimento del virus e il progresso delle vaccinazioni hanno portato a un calo del numero di nuove infezioni e ricoveri ospedalieri, che a sua volta ha consentito agli Stati membri dell'UE di riaprire le loro economie nel trimestre successivo. Questa riapertura ha avvantaggiato in particolare le imprese del settore dei servizi. I risultati dell'indagine Upbeat presso i consumatori e le imprese, nonché la mobilità in base al tracciamento dei dati, suggeriscono che è già in atto una forte ripresa dei consumi privati. Inoltre vi sono prove di un rilancio dell'attività turistica all'interno dell'UE, che dovrebbe beneficiare ulteriormente dell'entrata in vigore del nuovo certificato COVID digitale dell'UE a partire dal 1º luglio. Nel loro insieme, questi fattori dovrebbero superare l'impatto negativo della carenza temporanea di fattori di produzione e dell'aumento dei costi che colpiscono alcune parti del settore manifatturiero. I consumi e gli investimenti privati dovrebbero essere i principali motori della crescita supportati dall'occupazione, il cui andamento dovrebbe essere parallelo a quello dell'attività economica. La robusta crescita dei principali partner commerciali dell'UE dovrebbe giovare alle esportazioni di beni dell'UE, mentre le esportazioni di servizi dovrebbero risentire dei vincoli che ancora gravano sul turismo internazionale. Si prevede che il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) apporterà un contributo significativo alla crescita. La ricchezza totale generata dall'RRF nel periodo oggetto delle previsioni dovrebbe ammontare a circa l'1,2 % del PIL reale dell'UE nel 2019. L'entità attesa del suo impulso alla crescita rimane sostanzialmente invariata rispetto alle previsioni precedenti, in quanto le informazioni contenute nei piani per la ripresa e la resilienza presentati ufficialmente negli ultimi mesi confermano ampiamente la valutazione effettuata in primavera.

I tassi di inflazione sono leggermente più elevati, ma in calo nel 2022

Anche le previsioni per l'inflazione di quest'anno e del prossimo sono state riviste al rialzo. L'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, le strozzature della produzione dovute a limiti di capacità e alla carenza di alcune componenti di input e materie prime, nonché la forte domanda sia all'interno che all'esterno, dovrebbero esercitare pressioni al rialzo sui prezzi al consumo quest'anno. Nel 2022 tali pressioni dovrebbero gradualmente attenuarsi man mano che verranno superati i limiti di produzione e vi sarà convergenza tra offerta e domanda. Ne consegue che l'inflazione nell'UE viene ora data in media al 2,2 % per quest'anno (+ 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni di primavera) e all'1,6 % per il 2022 (+ 0,1 punti percentuali). Per la zona euro i valori corrispondenti sono dell'1,9 % nel 2021 (+ 0,2 punti percentuali) e dell'1,4 % nel 2022 (+ 0,1 punti percentuali). L'incertezza e i rischi che circondano le prospettive di crescita sono elevati, ma rimangono nel complesso equilibrati. I rischi posti dall'emergenza e dalla diffusione di varianti del virus COVID-19 sottolineano l'importanza di accelerare ulteriormente le campagne di vaccinazione. I rischi

economici sono connessi in particolare alla reazione delle famiglie e delle imprese ai cambiamenti delle restrizioni. L'inflazione potrebbe risultare più elevata del previsto, se i limiti nell'offerta sono più persistenti e le pressioni sui prezzi si ripercuotono maggiormente sui prezzi al consumo.

Dichiarazioni di membri del Collegio

Ha dichiarato Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per Un'economia al servizio delle persone: "L'economia europea si sta riprendendo con forza e le cose vanno nel verso giusto. Le nostre economie sono riuscite a riaprire più rapidamente del previsto grazie a un'efficace strategia di contenimento e ai progressi nelle vaccinazioni. Il commercio ha tenuto bene e anche le famiglie e le imprese hanno dimostrato di sapersi adattare alla COVID meglio del previsto. Dopo molti mesi di restrizioni, la fiducia dei consumatori e il turismo sono entrambi in aumento, anche se la minaccia di una nuova variante dovrà essere attentamente gestita per garantire la sicurezza dei viaggi. Questa previsione incoraggiante è dovuta anche alle giuste scelte politiche fatte al momento giusto e tiene conto del forte impulso che il dispositivo per la ripresa e la resilienza apporterà alle nostre economie nei prossimi mesi. Dovremo seguire da vicino l'aumento dell'inflazione, dovuto non da ultimo al rafforzamento della domanda interna ed estera. E, come sempre, dobbiamo essere consapevoli delle disparità: alcuni Stati membri vedranno la loro produzione economica tornare ai livelli pre-crisi già entro il terzo trimestre del 2021 — un vero successo — ma altri dovranno aspettare più a lungo. Le politiche di sostegno devono continuare per tutto il tempo necessario e i paesi dovrebbero passare gradualmente ad approcci fiscali più differenziati. Nel frattempo, bisogna persistere nell'impegno a vaccinare i cittadini europei, in modo da tenere sotto controllo le varianti." Ha dichiarato Paolo Gentiloni, Commissario per l'Economia: "Quest'anno l'economia dell'UE dovrebbe registrare la sua crescita più rapida degli ultimi decenni, alimentata da una forte domanda sia a livello nazionale che mondiale e da una riapertura del settore dei servizi più rapida del previsto a partire dalla primavera. Grazie anche al fatto che le restrizioni nei primi mesi dell'anno hanno colpito l'attività economica in misura inferiore alle previsioni, stiamo aumentando di 0,6 punti percentuali la nostra previsione di crescita per il 2021. Si tratta della revisione al rialzo più elevata che abbiamo fatto in oltre 10 anni ed è in linea con il fatto che negli ultimi mesi la fiducia delle imprese ha raggiunto un livello record. Con il decollo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, l'Europa ha l'opportunità unica di aprire un nuovo capitolo di crescita più forte, più equa e più sostenibile. Per mantenere la ripresa sulla buona strada, è essenziale mantenere le misure di sostegno per tutto il tempo necessario. È fondamentale moltiplicare i nostri sforzi per la campagna di vaccinazione, consolidando gli impressionanti progressi compiuti negli ultimi mesi: la diffusione della variante Delta è un forte richiamo al fatto che non siamo ancora usciti dalla pandemia."

Contesto

Le previsioni si basano su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 26 giugno. Per tutti gli altri dati, comprese le ipotesi relative alle politiche pubbliche, le previsioni tengono conto delle informazioni disponibili al 28 giugno incluso. A meno che nuove politiche non siano sufficientemente dettagliate e annunciate in modo credibile, le proiezioni presuppongono che le politiche restino invariate. La Commissione europea pubblica ogni anno due previsioni complessive (primavera e autunno) e due previsioni intermedie (inverno ed estate). Le previsioni intermedie riguardano i livelli annuali e trimestrali del PIL e dell'inflazione per l'anno in corso e l'anno successivo per tutti gli Stati membri, nonché i dati aggregati a livello della zona euro e dell'UE. Le prossime previsioni economiche della Commissione europea saranno le previsioni economiche d'autunno 2021, che saranno pubblicate a novembre 2021.

(Fonte: Commissione Europea)

3. Indagine Eurobarometro: gli europei considerano i cambiamenti climatici il problema più grave Un nuovo sondaggio Eurobarometro pubblicato mostra che i cittadini europei ritengono che i cambiamenti climatici siano il problema più grave che il mondo si trova ad affrontare.

Oltre nove persone intervistate su dieci ritengono che i cambiamenti climatici siano un problema grave (93 %), e quasi otto su dieci (78 %) lo ritengono molto grave. Alla domanda di individuare il problema più grave a livello globale, oltre un quarto (29 %) ha indicato i cambiamenti climatici (18 %), il deterioramento della natura (7 %) oppure i problemi di salute causati dall'inquinamento (4 %). In termini di risposta politica, nove europei su dieci (90 %) concordano sulla necessità di ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, compensando allo stesso tempo le emissioni residue affinché l'UE raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. Quasi nove europei su dieci (87 %) pensano che sia importante che l'UE fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e la stessa percentuale crede che sia importante che l'UE fornisca un sostegno per migliorare l'efficienza energetica. Il Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Frans Timmermans ha dichiarato: "Nonostante la pandemia e le difficoltà economiche che gli europei si trovano ad affrontare, il sostegno per l'azione climatica resta elevato. Gli europei sono consapevoli dei rischi a lungo termine rappresentati dalle crisi del clima e della biodiversità e si aspettano un'azione da parte dell'industria, dei governi e dell'Unione europea. I dati di questo sondaggio Eurobarometro fungono da richiamo ai politici e alle imprese. Per la Commissione europea sono un'ulteriore motivazione per finalizzare il pacchetto legislativo "Pronti per il 55 %" che presenteremo nel corso del mese per essere certi di realizzare i nostri obiettivi climatici." La maggioranza (64 %) dei cittadini dell'UE sta già agendo individualmente a favore del clima e compie consapevolmente scelte sostenibili nella vita quotidiana. Alla domanda su chi sia responsabile per affrontare i cambiamenti climatici, i cittadini hanno sottolineato l'esigenza di riforme strutturali per accompagnare le azioni individuali, indicando i governi nazionali (63 %), il settore commerciale e industriale (58 %) e l'UE (57 %). Oltre otto europei sondati su dieci (81 %) concordano sul fatto che le energie pulite dovrebbero ricevere un maggiore sostegno finanziario pubblico, anche se questo comporta una riduzione dei sussidi per i combustibili fossili. Tre quarti degli europei (75 %) ritengono che gli investimenti per la ripresa economica dovrebbero concentrarsi principalmente sulla nuova economia verde. Vi è una chiara consapevolezza in merito al fatto che la lotta contro i cambiamenti climatici porta con sé opportunità per i cittadini dell'UE e per l'economia europea. Quasi otto europei su dieci (78 %) concordano sul fatto che l'azione a favore del clima si tradurrà in innovazioni che renderanno le imprese europee più competitive. Quasi otto europei su dieci (78 %) concordano sul fatto che promuovere la competenza dell'UE in materia di energie pulite in paesi extraeuropei possa contribuire a creare nuovi posti di lavoro nell'UE. Sette europei su dieci (70%) ritengono che ridurre le importazioni di combustibili fossili possa avvantaggiare economicamente l'UE. Oltre sette europei su dieci (74 %) concordano sul fatto che i costi dei danni causati dai cambiamenti climatici siano molto superiori agli investimenti necessari per la transizione verde.

Contesto

L'Eurobarometro speciale 513 sui cambiamenti climatici ha sondato 26 669 cittadini appartenenti a diversi gruppi sociodemografici dei 27 Stati membri dell'UE. L'indagine è stata condotta fra il 15 marzo e il 14 aprile 2021. Ove possibile le interviste si sono svolte di persona, tuttavia alcuni rispondenti hanno compilato l'indagine online, in linea con le restrizioni legate alla pandemia di COVID-19. Il Green Deal europeo rappresenta la priorità assoluta della Commissione europea. Sulla base delle proposte presentate dalla Commissione, il Parlamento europeo e gli Stati membri si sono impegnati a rendere l'UE neutra sotto il profilo climatico entro il 2050 e a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Tali impegni sono ora sanciti dalla legge europea sul clima, promulgata formalmente il 30 giugno 2021. Per realizzare tali obiettivi il 14 luglio 2021 la Commissione presenterà il pacchetto di iniziative legislative "Pronti per il 55 %". Quest'importante riforma degli strumenti strategici di cui l'UE si è dotata in materia di clima ed energia comprenderà il riesame della legislazione vigente e diversi nuovi strumenti.

(Fonte Commissione Europea)

4. Aiuti di Stato: la Commissione approva un regime da 2,5 miliardi di € dello Stato italiano La Commissione europea ha approvato un regime da 2,5 miliardi di € dello Stato italiano a sostegno dei lavoratori autonomi e di determinati operatori sanitari, che nel contesto della pandemia di coronavirus saranno parzialmente esentati dal versamento dei contributi previdenziali.

Il regime è stato approvato nell'ambito del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza della COVID-19. Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva della Commissione, responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: "Questo regime da 2,5 miliardi di € permetterà all'Italia di fornire ulteriore sostegno ai lavoratori autonomi che hanno risentito pesantemente della pandemia. Sosterrà inoltre gli operatori sanitari in pensione che hanno dovuto riprendere l'attività per contribuire alla risposta alla COVID-19. Continueremo a lavorare in stretta collaborazione con gli Stati membri per trovare soluzioni praticabili in grado di mitigare l'impatto economico della pandemia nel rispetto delle norme dell'UE."

Le misure italiane di sostegno

L'Italia, conformemente al quadro temporaneo, ha notificato alla Commissione un regime di aiuti del valore complessivo stimato di 2,5 miliardi di € con cui intende esentare i lavoratori autonomi e determinati operatori sanitari dal versamento dei contributi previdenziali per il 2021, fino a un massimo di 3 000 € pro capite l'anno. Il regime sarà aperto ai lavoratori autonomi il cui fatturato o i cui onorari siano calati di almeno un terzo nel 2020 rispetto all'anno precedente e che nel 2019 abbiano percepito un reddito complessivo assoggettato al versamento di contributi previdenziali non superiore a 50 000 €. Potranno accedere al regime anche gli operatori sanitari in pensione che hanno dovuto riprendere l'attività professionale in risposta alla pandemia di coronavirus nel 2020. La misura mira a ridurre le spese per i contributi previdenziali in un momento in cui il normale funzionamento dei mercati è gravemente compromesso dalla pandemia. La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare gli aiuti non supereranno il massimale di 225 000 € per impresa nel settore della pesca e dell'acquacoltura, 270 000 € per impresa nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli o 1,8 milioni di € per impresa in tutti gli altri settori, e saranno concessi entro il 31 dicembre 2021. La Commissione ha pertanto concluso che la misura è necessaria, opportuna e proporzionata a quanto necessario per porre rimedio al grave turbamento dell'economia di uno Stato membro in linea con l'articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. Su queste basi la Commissione ha approvato la misura di aiuto in quanto conforme alle norme dell'Unione sugli aiuti di Stato.

Contesto

La Commissione ha adottato un quadro temporaneo per consentire agli Stati membri di avvalersi pienamente della flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato al fine di sostenere l'economia nel contesto dell'emergenza del coronavirus. Il quadro, modificato il 3 aprile, l'8 maggio, il 29 giugno e il 13 ottobre 2020 e il 28 gennaio 2021, prevede che gli Stati membri possano concedere i tipi di aiuti seguenti: sovvenzioni dirette, conferimenti di capitale, agevolazioni fiscali selettive e pagamenti anticipati fino a 225 000 € per impresa operante nel settore dell'agricoltura primaria, 270 000 € per impresa operante nel settore della pesca e dell'acquacoltura e 1,8 milioni di € per le imprese di tutti gli altri settori al fine di far fronte a urgenti esigenze di liquidità. Gli Stati membri possono inoltre concedere prestiti a tasso zero o garanzie su prestiti a copertura del 100 % del rischio fino al valore nominale di 1,8 milioni di € per impresa, ad eccezione del settore agricolo primario e del settore della pesca e dell'acquacoltura, ai quali si applicano i limiti rispettivamente di 225 000 € e 270 000 € per impresa; garanzie di Stato per prestiti contratti dalle imprese per assicurare che le banche continuino a erogare prestiti ai clienti che ne hanno bisogno. Queste garanzie di Stato possono coprire fino al 90 % del rischio sui prestiti per aiutare le imprese a soddisfare il fabbisogno immediato di capitale di esercizio e per gli investimenti; prestiti pubblici agevolati alle imprese (debito privilegiato o debito subordinato) con tassi di interesse agevolati alle imprese. Questi prestiti possono aiutare le imprese a coprire il fabbisogno immediato di capitale di esercizio e per gli investimenti; garanzie per le banche che veicolano gli aiuti di Stato all'economia reale: tali aiuti sono considerati aiuti diretti a favore dei clienti delle banche e non delle banche stesse. Sono forniti orientamenti per ridurre al minimo la distorsione della concorrenza tra le banche; assicurazione pubblica del credito all'esportazione a breve termine per tutti i paesi, senza che lo Stato membro in questione debba dimostrare che il paese interessato è temporaneamente "non assicurabile sul mercato"; sostegno per le attività di ricerca e sviluppo connesse al coronavirus al fine di far fronte all'attuale crisi sanitaria con sovvenzioni dirette,

anticipi rimborsabili o agevolazioni fiscali. Un sostegno supplementare può essere concesso a progetti transfrontalieri di cooperazione tra Stati membri; sostegno alla costruzione e al miglioramento degli impianti di prova per elaborare e testare prodotti (compresi i vaccini, i ventilatori meccanici e gli indumenti di protezione) utili a far fronte alla pandemia di coronavirus, fino alla prima applicazione industriale. Questo può assumere la forma di sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali o anticipi rimborsabili e garanzie a copertura di perdite. Le imprese possono beneficiare di un sostegno supplementare se in esse investe più di uno Stato membro e se l'investimento è concluso entro due mesi dalla concessione dell'aiuto; sostegno alla produzione di prodotti per far fronte alla pandemia di coronavirus sotto forma di sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali, anticipi rimborsabili e garanzie a copertura di perdite. Le imprese possono beneficiare di un sostegno supplementare se in esse investe più di uno Stato membro e se l'investimento è concluso entro due mesi dalla concessione dell'aiuto; sostegno mirato sotto forma di differimento del pagamento delle imposte e/o di sospensione del versamento dei contributi previdenziali per i settori, le regioni o i tipi di imprese particolarmente colpiti dalla pandemia; sostegno mirato sotto forma di integrazioni salariali per i dipendenti alle imprese nei settori o nelle regioni che hanno maggiormente sofferto a causa della pandemia e che altrimenti avrebbero dovuto licenziare del personale; aiuto mirato alla ricapitalizzazione per le società non finanziarie, se non è disponibile un'altra soluzione adeguata. Sono approntate garanzie per evitare indebite distorsioni della concorrenza nel mercato unico: condizioni riguardanti la necessità, l'adeguatezza e l'entità dell'intervento; condizioni riguardanti l'ingresso dello Stato nel capitale delle imprese e la relativa remunerazione; condizioni riguardanti l'uscita dello Stato dal capitale delle imprese interessate; condizioni relative alla governance, incluso il divieto di dividendi e massimali di remunerazione per la direzione; divieto di sovvenzioni incrociate e divieto di acquisizioni e misure aggiuntive per limitare le distorsioni della concorrenza; obblighi di trasparenza e comunicazione; sostegno per i costi fissi non coperti per le imprese che, nel contesto della pandemia di coronavirus, hanno subito un calo del fatturato nel periodo ammissibile di almeno il 30 % rispetto allo stesso periodo del 2019. Il sostegno contribuirà a coprire una parte dei costi fissi che i beneficiari non riescono a compensare con le entrate, fino a un importo massimo di 10 milioni di € per impresa. La Commissione consentirà inoltre agli Stati membri di convertire fino al 31 dicembre 2022 gli strumenti rimborsabili concessi in applicazione del quadro temporaneo (quali garanzie, prestiti e anticipi rimborsabili) in altre forme di aiuto, ad esempio sovvenzioni dirette, a patto che siano soddisfatte le condizioni del quadro. Il quadro temporaneo permette agli Stati membri di combinare tra loro tutte le misure di sostegno ad eccezione dei prestiti e delle garanzie sullo stesso prestito, sempre nel rispetto dei massimali fissati nel quadro stesso. Gli Stati membri possono inoltre combinare tutte le misure di sostegno autorizzate nell'ambito di tale quadro con le possibilità già previste per concedere aiuti de minimis alle imprese, fino a un massimo di 25 000 € nell'arco di tre esercizi finanziari a quelle che operano nel settore dell'agricoltura primaria, di 30 000 € nell'arco di tre esercizi finanziari a quelle nel settore della pesca e dell'acquacoltura e di 200 000 € nell'arco di tre esercizi finanziari a quelle attive in tutti gli altri settori. Al tempo stesso gli Stati membri devono impegnarsi ad evitare cumuli indebiti delle misure di sostegno a favore delle stesse imprese, limitandone l'importo a quanto necessario per sopperire al fabbisogno effettivo. Il quadro temporaneo integra inoltre le numerose altre possibilità di cui gli Stati membri già dispongono per attenuare l'impatto socioeconomico dell'emergenza coronavirus, in linea con le norme dell'UE sugli aiuti di Stato. Il 13 marzo 2020 la Commissione ha adottato una comunicazione relativa a una risposta economica coordinata all'emergenza COVID-19 che illustra queste possibilità. Gli Stati membri possono ad esempio introdurre modifiche di portata generale (quali il differimento del pagamento di imposte o il sostegno alla cassa integrazione in tutti i settori) a favore delle imprese che non rientrano nel campo di applicazione delle norme sugli aiuti di Stato. Possono inoltre concedere compensazioni alle imprese per i danni subiti a causa dell'emergenza del coronavirus o da essa direttamente causati. Il quadro temporaneo sarà in vigore fino alla fine di dicembre 2021. Al fine di garantire la certezza del diritto, la Commissione valuterà prima di tale data se il quadro debba essere prorogato. La versione non riservata della decisione sarà consultabile sotto il numero SA.63719 nel registro degli aiuti di Stato sul sito web della DG Concorrenza della Commissione una volta risolte eventuali questioni di riservatezza. Le nuove decisioni relative agli aiuti di Stato pubblicate su internet e nella Gazzetta ufficiale figurano nel bollettino elettronico di informazione settimanale in materia di concorrenza (Competition Weekly e-News).

(Fonte Commissione Europea)

5. Nuovi orientamenti dell'UE aiutano le imprese a combattere il lavoro forzato La Commissione e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno pubblicato orientamenti sul dovere di diligenza per aiutare le imprese dell'UE ad affrontare il rischio del lavoro forzato nelle loro operazioni e catene di approvvigionamento, in linea con le norme internazionali.

Gli orientamenti rafforzeranno la capacità delle imprese di eliminare il lavoro forzato dalle loro catene del valore fornendo consigli pratici concreti su come individuare, prevenire, mitigare e affrontare tale rischio. Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo e Commissario per il Commercio, ha dichiarato: "Nel mondo non c'è spazio per il lavoro forzato. La Commissione si è impegnata a superare questo flagello nel quadro della nostra più ampia attività di difesa dei diritti umani. Per questo motivo abbiamo posto il rafforzamento della resilienza e della sostenibilità delle catene di approvvigionamento dell'UE al centro della nostra recente strategia commerciale. Le imprese sono fondamentali per la realizzazione di questo obiettivo, perché possono fare la differenza agendo in modo responsabile. Con gli orientamenti odierni sosteniamo l'impegno delle imprese dell'UE. Intensificheremo le nostre attività di dovuta diligenza con la prossima legislazione sulla governance societaria sostenibile." L'Alto rappresentante/Vicepresidente Josep Borrell ha dichiarato: "Il lavoro forzato non è solo una grave violazione dei diritti umani, ma anche una delle principali cause di povertà e un ostacolo allo sviluppo economico. L'Unione europea è leader mondiale per quanto riguarda il comportamento responsabile delle imprese e l'ambito imprese e diritti umani. Gli orientamenti pubblicati oggi traducono il nostro impegno in azioni concrete e aiuteranno le imprese dell'UE a garantire che le loro attività non contribuiscano alle pratiche di lavoro forzato in nessun settore, regione o paese." Gli orientamenti illustrano gli aspetti pratici della dovuta diligenza e forniscono una panoramica degli strumenti dell'UE e internazionali in materia di comportamento responsabile delle imprese che sono pertinenti per combattere il lavoro forzato. L'UE ha già introdotto norme obbligatorie in alcuni settori e promuove attivamente l'effettiva attuazione delle norme internazionali in materia di comportamento responsabile delle imprese. La promozione di catene del valore responsabili e sostenibili è uno dei pilastri della recente strategia commerciale dell'UE. Gli orientamenti danno attuazione alla strategia aiutando le imprese dell'UE ad adottare già le misure appropriate, in attesa dell'entrata in vigore della legislazione sulla governance societaria sostenibile. La futura legislazione dovrebbe introdurre un obbligo di dovuta diligenza che imponga alle imprese dell'UE di individuare, prevenire, mitigare e tenere conto degli impatti sulla sostenibilità nelle loro operazioni e catene di approvvigionamento. Fatta salva la prossima valutazione d'impatto, ciò includerà un'azione efficace e meccanismi di attuazione volti a garantire che il lavoro forzato non sia ammesso nelle catene del valore delle imprese dell'UE. La politica commerciale dell'UE contribuisce già, attraverso i suoi vari strumenti, all'abolizione del lavoro forzato. Gli accordi commerciali dell'UE sono unici in quanto includono impegni vincolanti di ratifica ed attuazione efficace di tutte le convenzioni fondamentali dell'OIL, comprese quelle sul lavoro forzato. Tali convenzioni prevedono l'obbligo di sopprimere il ricorso al lavoro forzato o obbligatorio in tutte le sue forme. Tale impegno si estende ai paesi che beneficiano del regime speciale di incentivazione per lo sviluppo sostenibile e il buon governo (SPG+) nell'ambito del sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell'UE. Tutti i 71 paesi beneficiari del regime generale di preferenze sono tenuti a non commettere violazioni gravi e sistematiche dei principi delle convenzioni fondamentali dell'OIL. Gli orientamenti tengono conto anche di una serie di priorità del piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 nel settore delle imprese e dei diritti umani. Fra tali priorità figurano l'eliminazione del lavoro forzato e la promozione di norme riconosciute a livello internazionale in materia di dovere di diligenza.

(Fonte Commissione Europea)

6. Fiscalità: storico accordo globale La Commissione europea accoglie con favore lo storico accordo globale approvato dai ministri delle Finanze del G20 e dai governatori delle banche centrali, volto a promuovere l'equità e la stabilità del quadro internazionale in materia di imposta sulle società.

Tale consenso senza precedenti fungerà da apripista per una riforma completa del regime internazionale di tassazione delle imprese. Questo comprenderà una ripartizione dei diritti impositivi, il che significa che le maggiori imprese del mondo dovranno pagare le tasse nel luogo dove svolgono le loro attività. Allo stesso tempo un'aliquota fiscale globale reale minima del 15 % contribuirà a ridurre la pianificazione fiscale aggressiva e ad arrestare la corsa al ribasso della tassazione delle imprese. Paolo Gentiloni, Commissario europeo responsabile per l'Economia, ha dichiarato: "Il G20 ha approvato l'accordo globale senza precedenti sulla riforma dell'imposta sulle società raggiunto la settimana scorsa e ora sostenuto da 132 giurisdizioni. Abbiamo compiuto un passo deciso, che solo qualche mese fa pochi avrebbero ritenuto possibile. È una vittoria per l'equità fiscale, per la giustizia sociale e per il sistema multilaterale. Ma il nostro lavoro non è finito. Abbiamo tempo fino a ottobre per finalizzare questo accordo. Sono ottimista: in questo lasso di tempo riusciremo anche a raggiungere un consenso fra tutti gli Stati membri dell'Unione europea su questa questione cruciale." I lavori sotto l'egida del quadro inclusivo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) si concentrano su due questioni principali: adeguare le norme internazionali alle modalità di distribuzione degli utili delle imprese fra i paesi, per tener conto della natura mutevole dei modelli aziendali, compresa la capacità delle imprese di operare senza una presenza fisica. Nell'ambito delle nuove norme, una quota dei profitti in eccesso delle imprese multinazionali più grandi e redditizie sarebbe redistribuita nelle giurisdizioni di mercato, dove sono ubicati i consumatori e gli utilizzatori; garantire che ogni anno le imprese multinazionali siano soggette a un livello reale minimo di imposizione su tutti i profitti. Questo sarà fissato a un'aliquota almeno del 15 % e si applicherebbe a tutti i gruppi multinazionali che realizzano almeno 750 milioni € di entrate finanziarie combinate. I dettagli tecnici dell'accordo saranno negoziati nei prossimi mesi per far convergere i 139 membri del quadro inclusivo su un accordo finale in ottobre. Una volta raggiunto un accordo globale basato sul consenso su entrambi i pilastri, la Commissione proporrà rapidamente misure per la loro attuazione nell'UE, in linea con l'agenda fiscale dell'UE e le esigenze del mercato unico.

(Fonte Commissione Europea)

7. Un mercato dei servizi alle imprese più competitivo e dinamico La Commissione presenta le sue raccomandazioni di riforma aggiornate per la regolamentazione di sette servizi professionali alle imprese.

L'obiettivo delle raccomandazioni è incentivare e assistere gli Stati membri nella creazione di un contesto regolamentare propizio alla crescita, all'innovazione e alla creazione di posti di lavoro, e soprattutto eliminare gli ostacoli che persistono nel mercato unico dei servizi. Le raccomandazioni aggiornate rispecchiano i progressi molto limitati compiuti dagli Stati membri nella riforma delle regolamentazioni delle professioni dalla pubblicazione delle prime raccomandazioni nel 2017. Solo alcuni Stati membri hanno adottato misure per eliminare la regolamentazione sproporzionata. Nel complesso le riforme hanno risposto solo parzialmente alle raccomandazioni della Commissione: resta quindi un ampio margine per ulteriori miglioramenti normativi nella maggior parte degli Stati membri. Riforme strutturali mirate ed efficaci in tali settori gioverebbero agli ecosistemi industriali europei duramente colpiti dalla pandemia creando un contesto imprenditoriale più aperto e migliorando la scelta, i prezzi e la disponibilità dei servizi per i consumatori e l'industria. Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, ha dichiarato: "I servizi alle imprese sono essenziali per l'economia europea. I consumatori europei e tutti gli ecosistemi industriali dipendono da tali servizi.

Le raccomandazioni forniscono nuovi stimoli agli Stati membri per migliorare la competitività e la resilienza del mercato unico dei servizi e contribuire alla ripresa post COVID-19. Gli scarsi progressi compiuti nel campo delle riforme negli ultimi 4 anni dimostrano che è necessario premere sull'acceleratore. La Commissione europea è pronta a sostenere gli Stati membri in questo processo." Le raccomandazioni si concentrano su sette servizi professionali alle imprese con un elevato potenziale di crescita, innovazione e occupazione: architetti, ingegneri, avvocati, contabili, consulenti in materia di brevetti, agenti immobiliari e guide turistiche. Le raccomandazioni riguardano le norme nazionali che disciplinano l'accesso a tali professioni e il loro esercizio, ad esempio riservando ampi settori di attività a professionisti con qualifiche specifiche o limitando le tipologie di società e le strutture proprietarie consentite. Tali pratiche possono limitare la concorrenza e l'accesso delle imprese al capitale, alle economie di scala e all'innovazione. Di fatto, l'accesso alle professioni regolamentate e il loro esercizio sono ripetutamente identificati tra gli ostacoli più persistenti per le imprese nel mercato unico SWD(2020) 54. A tal fine le raccomandazioni: monitorano i progressi delle riforme; migliorano la consapevolezza di una regolamentazione onerosa; e individuano i settori di riforma con il massimo potenziale economico. La comunicazione analizza e mette a confronto il carattere restrittivo degli ostacoli imposti a professioni simili negli Stati membri utilizzando un indicatore quantitativo. La comunicazione e le relative raccomandazioni fanno parte dell'ambizioso programma della Commissione volto a far sì che il mercato unico dei servizi europeo sia più integrato, competitivo e dinamico, come indicato nell'aggiornamento della nuova strategia industriale 2020 - COM(2021) 350 final. La comunicazione realizza inoltre una delle azioni chiave indicate nel piano d'azione della Commissione per una migliore applicazione delle norme del mercato unico - Piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico (COM(2020) 94 final).

Contesto

I servizi alle imprese, molti dei quali sono servizi professionali regolamentati, rappresentano il 13% circa del valore aggiunto dell'UE e il 14% circa dell'occupazione nell'UE. Si tratta di settori che forniscono input intermedi in tutti gli ecosistemi industriali e svolgono un ruolo fondamentale nell'economia europea. Ciò significa che un settore dei servizi professionali ben funzionante può essere una fonte significativa di crescita economica e benessere e che il corretto funzionamento di tale settore sarà importante per conseguire una solida ripresa economica dalla crisi della COVID-19. La comunicazione aggiorna e rafforza le raccomandazioni di riforma delle norme nazionali per la regolamentazione dei servizi professionali rivolte agli Stati Membri nel 2017. Fa parte delle azioni di follow-up dell'esercizio di "valutazione reciproca" previsto dalla direttiva riveduta sulle qualifiche professionali del 2013 (direttiva 2013/55/UE). Le raccomandazioni sono accompagnate da un documento di lavoro dei servizi della Commissione contenente un'analisi più dettagliata delle norme nazionali relative a servizi professionali specifici.

(Fonte: Commissione Europea)

8. Rafforzamento del codice di buone pratiche sulla disinformazione La Commissione e i firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione lanciano alle parti interessate un invito congiunto a diventare firmatarie del codice rafforzato.

I nuovi firmatari dovrebbero contribuire a definire il codice riveduto insieme ai firmatari attuali. Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, ha dichiarato: "Un ambiente online sicuro e affidabile è il risultato di uno sforzo comune e gli attori privati dovrebbero fare la loro parte per limitare la diffusione della disinformazione. Occorre una partecipazione più ampia a un codice di buone pratiche più forte e completo". Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, ha aggiunto: "Il codice si è dimostrato un utile strumento di autoregolamentazione per combattere la disinformazione. Ora dobbiamo fare in modo che l'intero settore si assuma la responsabilità di affrontare questa sfida fondamentale. Invito tutte le parti interessate ad aderire al codice." L'invito è rivolto a un'ampia gamma di parti interessate, tra cui i servizi dei media sociali, i servizi di messaggistica privata, gli operatori dell'ecosistema pubblicitario che si occupano di inserzioni e altri soggetti che forniscono servizi che possono essere utilizzati per monetizzare la disinformazione, come i servizi di pagamento elettronico o le piattaforme di commercio elettronico. Tra i nuovi firmatari potrebbero figurare anche altre parti interessate che contribuiscono a valutare la

diffusione della disinformazione, tra cui organizzazioni che elaborano rating dei siti di disinformazione o analizzano la disinformazione e fornitori di soluzioni tecnologiche. Aderire al codice significa diventare parte di un quadro europeo solido e innovativo che mira a fornire agli utenti una protezione adeguata dall'uso improprio dei servizi online che diffondono disinformazione. Il codice diventerà inoltre uno strumento di coregolamentazione vincolante nell'ambito del quadro legislativo della legge sui servizi digitali, un ulteriore incentivo per le piattaforme di dimensioni molto grandi a diventare firmatarie. L'invito fa seguito ai recenti orientamenti per rafforzare il codice di buone pratiche, che suggeriscono una più ampia partecipazione al codice per renderlo una risposta più completa e coordinata alla diffusione della disinformazione. I firmatari attuali hanno avviato il processo di elaborazione del nuovo codice: una prima bozza è prevista per l'autunno, la versione definitiva dovrebbe essere pronta entro la fine dell'anno.

(Fonte: Commissione Europea)

9. La CE presenta una nuova strategia per rendere il sistema finanziario dell'UE più sostenibile La Commissione europea punta più in alto in tema di finanza sostenibile con la serie di misure adottate.

In primo luogo, la nuova strategia per la finanza sostenibile definisce alcune iniziative per affrontare i cambiamenti climatici e altre sfide ambientali, aumentando nel contempo gli investimenti — e l'inclusione delle PMI — nella transizione dell'UE verso un'economia sostenibile. La proposta di norma europea per le obbligazioni verdi creerà uno standard rigoroso, a cui aderire volontariamente, per le obbligazioni che finanziano investimenti sostenibili. La Commissione, sulla base dell'articolo 8 del regolamento Tassonomia, ha adottato un atto delegato relativo alle informazioni che le società finanziarie e non finanziarie sono tenute a comunicare sulla sostenibilità delle loro attività. Queste iniziative mettono in evidenza la leadership mondiale dell'UE nella definizione di norme internazionali per la finanza sostenibile. La Commissione intende collaborare strettamente con tutti i partner internazionali, anche attraverso la piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile, per creare un sistema internazionale solido di finanza sostenibile.

Nuova strategia per la finanza sostenibile

Negli ultimi anni l'UE ha alzato decisamente il tiro nella lotta ai cambiamenti climatici. La Commissione ha già preso provvedimenti inediti per gettare le basi di una finanza sostenibile. La sostenibilità è il nucleo della ripresa dell'UE dalla pandemia di COVID-19 e il settore finanziario sarà di fondamentale importanza per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo. La strategia delinea in particolare sei linee d'intervento: ampliare l'attuale arsenale legislativo sulla finanza sostenibile per facilitare l'accesso al finanziamento della transizione; rendere la finanza sostenibile più inclusiva nei confronti di PMI e consumatori dotandoli degli strumenti e degli incentivi giusti per accedere al finanziamento della transizione; rafforzare la resilienza del sistema economico e finanziario ai rischi che incombono sulla sostenibilità; aumentare il contributo del settore finanziario alla sostenibilità; garantire l'integrità del sistema finanziario dell'UE e monitorarne la transizione ordinata verso la sostenibilità; creare iniziative e norme internazionali di finanza sostenibile e sostenere i paesi partner dell'UE. La Commissione riferirà sull'attuazione della strategia entro la fine del 2023 e sosterrà attivamente gli Stati membri nei loro sforzi di adesione alla finanza sostenibile.

Norma europea per le obbligazioni verdi (EUGBS, European Green Bond Standard)

Allo scopo di incentivare il finanziamento degli investimenti sostenibili, la Commissione ha proposto anche un regolamento su una norma volontaria europea per le obbligazioni verdi (EUGBS, European Green Bond Standard), che introdurrà uno standard rigoroso a cui tutti gli emittenti (privati e sovrani) potranno aderire volontariamente. In settori quali la produzione e la distribuzione di energia, l'edilizia efficiente sotto il profilo delle risorse e le infrastrutture di trasporto a basse emissioni di carbonio, le obbligazioni verdi sono già usate per raccogliere finanziamenti; anche tra gli investitori si registra un forte interesse per queste obbligazioni. Vi è la possibilità di ampliare questo mercato e accrescerne l'ambizione ambientale. La norma europea per le obbligazioni verdi stabilirà uno standard di riferimento sull'uso che le imprese e le autorità pubbliche possono fare di questi strumenti per raccogliere fondi sui mercati dei capitali allo scopo di finanziare investimenti ambiziosi, nel rispetto di requisiti stringenti di

sostenibilità e proteggendo gli investitori dall'ecologismo di facciata. In particolare: gli emittenti di obbligazioni verdi disporranno di uno strumento solido per dimostrare che stanno finanziando progetti ecocompatibili in linea con la tassonomia dell'UE; per gli investitori che comprano le obbligazioni sarà più facile capire che i loro investimenti sono sostenibili, riducendo così il rischio di un ecologismo di facciata. Potrà aderire alla nuova norma qualsiasi emittente di obbligazioni verdi, anche quelli con sede fuori dell'UE. Il quadro proposto prevede quattro requisiti principali: i fondi raccolti dall'obbligazione dovranno essere interamente assegnati a progetti conformi al regolamento Tassonomia; deve esserci piena trasparenza sulle modalità di assegnazione dei proventi delle obbligazioni esigendo una comunicazione dettagliata; tutte le obbligazioni verdi dell'UE devono essere controllate da un revisore esterno per garantire che il regolamento sia rispettato e i progetti finanziati siano allineati alla tassonomia. È prevista in questo caso una flessibilità specifica e limitata per gli emittenti sovrani; i revisori esterni che forniscono servizi agli emittenti di obbligazioni verdi dell'UE devono essere registrati e controllati dall'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, in modo da garantire la qualità e l'affidabilità dei loro servizi e delle loro revisioni a tutela degli investitori e dell'integrità del mercato. È prevista in questo caso una flessibilità specifica e limitata per gli emittenti sovrani. L'obiettivo principale è di creare un nuovo standard di riferimento per le obbligazioni verdi a cui confrontare e, idealmente, allineare gli altri standard di mercato. Con questa norma s'intende affrontare il problema dell'ecologismo di facciata e proteggere l'integrità del mercato al fine di garantire il finanziamento di progetti ambientali legittimi. A seguito dell'adozione questa proposta della Commissione sarà presentata al Parlamento europeo e al Consiglio nell'ambito della procedura colegislativa.

Finanza sostenibile e tassonomia UE

La Commissione europea ha inoltre adottato l'atto delegato che integra l'articolo 8 del regolamento sulla tassonomia, che impone alle società finanziarie e non finanziarie di fornire agli investitori le informazioni sulle prestazioni ambientali dei loro attivi e delle loro attività economiche. Per evitare il prodursi di un ecologismo di facciata i mercati e gli investitori hanno bisogno di informazioni chiare e comparabili sulla sostenibilità. L'atto delegato specifica il contenuto, la metodologia e la presentazione delle informazioni che le grandi società, finanziarie e non, devono comunicare sulla quota delle loro attività commerciali, d'investimento o prestito allineate alla tassonomia dell'UE. Le società non finanziarie dovranno comunicare la quota del loro fatturato, delle spese in conto capitale e delle spese operative associate alle attività economiche ecosostenibili definite nel regolamento Tassonomia e nell'atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia UE, adottato formalmente il 4 giugno 2021, nonché in qualsiasi atto delegato futuro relativo ad altri obiettivi ambientali. Gli istituti finanziari, soprattutto grandi banche, gestori di attivi, imprese di investimento e società di assicurazione/riassicurazione, dovranno indicare la quota delle attività economiche ecosostenibili nel totale delle attività che finanziano o in cui investono. L'atto delegato sarà trasmesso al Parlamento europeo e al Consiglio, che avranno 4 mesi di tempo, prorogabili di 2 mesi, per esaminarlo.

Dichiarazioni di membri del Collegio

Il Vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, che sovrintende anche alla Stabilità finanziaria, ai servizi finanziari e all'Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: "Questa strategia sulla finanza sostenibile è fondamentale per generare i finanziamenti privati che servono a realizzare i nostri obiettivi climatici e affrontare altre sfide ambientali. Vogliamo inoltre creare opportunità di finanziamento sostenibili per le piccole e medie imprese. Dato che le sfide globali richiedono un'azione globale, collaboreremo con i nostri partner internazionali per approfondire la cooperazione intorno alla finanza sostenibile. Proponiamo anche una norma per le obbligazioni verdi per combattere l'ecologismo di facciata e indicare in modo chiaro le obbligazioni che sono davvero un investimento sostenibile." Mairead McGuinness, Commissaria responsabile della Stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell'Unione dei mercati dei capitali, si è così espressa: "La strategia che presentiamo oggi definisce la nostra ambiziosa tabella di marcia sulla finanza sostenibile per gli anni a venire. Per conseguire i nostri obiettivi climatici servono sforzi costanti che facciano affluire

più denaro nell'economia sostenibile. Sono necessari ingenti investimenti per rendere l'economia più verde e creare una società più inclusiva in cui tutti possano fare la loro parte. Dobbiamo intensificare la cooperazione mondiale sulle questioni legate al clima e all'ambiente, perché è evidente che l'UE non può combattere da sola i cambiamenti climatici, ma deve farlo agendo e coordinandosi con il resto del mondo. La nostra proposta di norma UE per le obbligazioni verdi fisserà inoltre uno standard di riferimento nel mercato e risponderà alle esigenze degli investitori oggi privi di uno strumento affidabile e solido per gli investimenti sostenibili."

Contesto

Dal Green Deal europeo è emerso chiaramente che per compiere la transizione verso un'economia climaticamente neutra e realizzare gli obiettivi di sostenibilità ambientale dell'Unione occorrono ingenti investimenti in tutti i settori economici. Una grossa fetta di questi flussi finanziari dovrà provenire dal settore privato. Per rimediare alla carenza di investimenti occorre riorientare i flussi di capitali privati verso investimenti più sostenibili e ripensare del tutto il quadro finanziario europeo. In particolare, dal Green Deal europeo è emerso che gli investitori e le imprese dovrebbero poter individuare più facilmente gli investimenti ecosostenibili e garantirne la credibilità. Con queste proposte l'UE sta compiendo un altro passo importante verso i traguardi del Green Deal scegliendo un approccio generale al finanziamento della transizione verde.

(Fonte: Commissione Europea)

10. Lotta alla criminalità: la Commissione deferisce l'ITALIA alla Corte di giustizia dell'UE La Commissione ha deciso in data di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione Europea per il mancato rispetto di alcuni obblighi in materia di scambio di informazioni stabiliti dalle norme dell'UE in materia di cooperazione transfrontaliera nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera ("decisioni di Prüm": decisionidel Consiglio 2008/615/GAI e 2008/616/GAI).

Le norme sono uno strumento fondamentale nella lotta al terrorismo e alla criminalità. Esse consentono agli Stati membri di scambiarsi rapidamente informazioni su DNA, impronte digitali e dati nazionali di immatricolazione dei veicoli, permettendo alle autorità di contrasto di identificare i sospetti e di stabilire collegamenti tra i casi penali in tutta l'Unione. Gli Stati membri dovevano attuare pienamente le norme entro agosto 2011. La Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, inviando una lettera di costituzione in mora, seguita nel 2017 da un parere motivato, ed esortando l'Italia a rispettare pienamente gli obblighi giuridici. Dopo ripetute indagini sui progressi compiuti dall'Italia nell'adempimento dei suoi obblighi, si constata che a tutt'oggi l'Italia ancora non consente agli altri Stati membri di accedere ai propri dati relativi al DNA, alle impronte digitali e all'immatricolazione dei veicoli. Per questi motivi la Commissione ha deciso di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione Europea.

Contesto

Le decisioni di Prüm sono un elemento importante della strategia dell'UE per l'Unione della sicurezza. Esse mirano a sostenere e intensificare la cooperazione transfrontaliera tra le autorità di contrasto, attraverso norme per la cooperazione operativa di polizia e lo scambio di informazioni tra le autorità responsabili della prevenzione dei reati e delle relative indagini.Grazie alle decisioni di Prüm, le autorità di contrasto di uno Stato membro possono sapere se nelle banche dati di altri Stati membri sono disponibili informazioni pertinenti su DNA, impronte digitali e dati di immatricolazione dei veicoli, cosa che può agevolare le indagini. Ciò avviene attraverso un sistema decentrato di collegamenti bilaterali tra gli Stati membri, che consente agli investigatori di effettuare ricerche e confrontare tali dati a livello transfrontaliero. Il sistema fornisce un accesso "hit/no hit" agli archivi di analisi del DNA, delle impronte digitali e dei dati di immatricolazione dei veicoli degli Stati membri, il che significa che non vi è accesso diretto alle informazioni personali e relative al caso. Una volta confermato un "hit" e previa verifica dei dati corrispondenti da parte di un esperto forense, le autorità nazionali inviano una richiesta allo Stato membro interessato per poter ricevere ulteriori dati personali. Per i dati relativi all'immatricolazione dei veicoli, invece, le informazioni aggiuntive sono fornite immediatamente con un riscontro positivo.

(Fonte Commissione Europea)

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