Magazine - Meson's News Numero 02 Anno 2012

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N° 02 ANNO 2012

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Nuovo catalogo M_26 “appunti di viaggio”

Il rossetto nel calderone scienza estetica e magìa del fuoco

Over the TOP

una scelta di “spessore”

M_26 VELA

genesi di una maniglia

Meson’s online nuovi spazi per comunicare

Testimonianze d’autore quel calore che viene dal Nord

Not only white

percorrendo le vie dei colori

DICEMBRE 2012

La sostenibile leggerezza del bio

Il nostro nuovo sito www.mesons.it


Servizio clienti T 0434 614900 mesons@mesons.it www.mesons.it

Bellezza da vivere. Ogni giorno. Vela



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Meson’s guarda a se stessa e al mondo della cucina con gli occhi delle donne, non pretendendo di trovare (se mai esistesse) una regola che ci conduca nella giusta direzione, ma educandoci ad ascoltare.


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Meson’s “al femminile” senza tingersi di rosa Nonostante gli analisti del costume ci informino che la società in cui viviamo ha completamente superato ruoli e funzioni in ambito domestico, ci piace ancora pensare alla cucina come un territorio femminile, nel quale le incursioni maschili vengono gradite e talvolta tollerate. Rischiando gli anatemi di chi confonde

modernità e diritti con l’appiattimento delle identità, vogliamo riflettere sul fatto che le cucine sono diventate sempre più tecnologiche, più rigorose... più virili. Non ci proponiamo certo di fare un passo indietro in termini di affidabilità o di ricerca tecnica, ma semplicemente di approfondire (se necessario facendo autocritica) l’atteggiamento con cui abbiamo affrontato la realizzazione delle cucine nel recente passato. Iniziamo a chiederci e a chiedere alle dirette interessate se sia aumentata la distanza tra la proposta estetica e funzionale di noi produttori e le attese o le esigenze delle consumatrici. In questo numero Meson’s guarda a se stessa e al mondo della cucina con gli occhi delle donne, non pretendendo di trovare (se mai esistesse) una regola che ci conduca nella giusta direzione, ma educandoci ad ascoltare.

Stefano Basso stefano.basso@mesons.it

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Direttore Responsabile: Stefano Basso Direttore Artistico: Regìa Caporedattore: Valentina Olivieri Progetto grafico: Regìa Editore: Meson’s Cucine srl Segreteria: mesons@mesons.it Distribuzione esclusiva negli store Meson’s


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SOMMARIO

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NUOVO CATALOGO M_26 “appunti di viaggio”

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OVER THE TOP

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M_26 VELA

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nuovi spazi per comunicare

LA CAFFETTIERA DEL MASOCHISTA

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NOT ONLY WHITE

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LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL BIO

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QUANDO AZIENDA VUOL DIRE DONNA

una scelta di “spessore”

MESON’S ONLINE

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percorrendo le vie dei colori

genesi di una maniglia

70

quel calore che viene dal Nord

suggerimenti utili per acquisti irrazionali

IL ROSSETTO NEL CALDERONE scienza estetica e magìa del fuoco

TESTIMONIANZE D’AUTORE

DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA

novità e astuzie progettuali

A MODO MIO

la nostra rubrica di gastronomia

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BACKSTAGE_ START

Nuovo catalogo “APPUNTI DI VIAGGIO� Le facce, i gesti, le aspettative e i rituali del dietro le quinte del nuovo catalogo M_26. Il backstage di un progetto che ci ha impegnati e appassionati per otto intense settimane.


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Il palcoscenico su cui debutta M_26 è lo studio fotografico di Stefano, mentre la scenografia è affidata alle abili ed aggraziate mani di Carla. Tutto il team si è prodigato senza risparmiarsi per mandare in scena la nuova collezione Meson’s.


BACKSTAGE_ IDEARE


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Il prodotto è l’origine del progetto UNA COLLEZIONE NEL SEGNO DELLA MATURITÀ M_26 predilige materiali nobili come il laccato lucido o opaco, il legno e la pietra e si distingue per il generoso spessore dei frontali da 26 millimetri. È inoltre la prima

collezione i cui contenitori, oltre a vantare una maggiore capienza dovuta al loro diverso dimensionamento, sono assemblati utilizzando componenti aggiornati come cerniere con chiusura rallentata, piedini rinforzati, meccanismi per ante a ribalta etc. La gamma di colori laccati vanta diversi percorsi che si snodano attraverso le tonalità fredde e tecniche delle gradazioni tra il bianco artico e il nero per poi passare a quelle più morbide, spalmate tra il bianco e il bronzo, senza dimenticare la vivacità dei brevi ma intensi viaggi nei meandri dei rossi, dei verdi, dei blu e dei gialli. Coloro che prediligono il legno potranno spaziare tra la sei tonalità di rovere con vena orizzontale (gesso, cotone, cenere, grigio, brown e carbone) oppure osare la vena verticale in bilia (una preziosa lavorazione che prevede l’accostamento delle varie fasce di legno, seguendo la vena del tronco da cui è stato ricavato) del rovere termotrattato, dell’olmo sbiancato e del noce tecnico. La collezione M_26 prevede cinque sistemi di apertura che danno il nome ad altrettanti modelli: M_26 Maniglia, M_26 Gola, M_26 Presa, M_26 Vela ed M_26 Profili.

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BACKSTAGE_ COLLABORARE

IL TEAM MESON’S


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Taluni sostengono che gli oggetti abbiano un’anima e che interagiscano con le persone che li utilizzano o che semplicemente li ammirano. Più probabilmente, gli oggetti contengono la passione, gli sforzi, le emozioni e le abilità di coloro che li hanno pensati, disegnati, costruiti, fotografati e persino stampati. Questo trasferimento di valori ed emozioni dalle persone ai prodotti è avvenuto grazie all’impegno del team che si è avvicendato nelle varie fasi, con grande senso di collaborazione e rispetto per le abilità degli altri componenti.

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BACKSTAGE_ COSTRUIRE

PER REALIZZARE UN PROGETTO A REGOLA D’ARTE SERVONO MANI ESPERTE

Domenico e Roberto hanno installato le sei cucine M_26 con la stessa cura per il dettaglio con cui avrebbero operato in casa propria. Ma sarebbe riduttivo

pensare ai nostri collaboratori manuali come dei meri, seppur precisi, esecutori. Hanno testato, proposto e migliorato come solo l’esperienza manuale consente di fare. In pochi giorni sono entrati nello spirito del progetto M_26, dedicando il loro lavoro alla soddisfazione di chi presto avrà in casa una delle nostre nuove cucine.


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Ma sarebbe riduttivo pensare ai nostri collaboratori manuali come dei meri, seppur precisi, esecutori.

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BACKSTAGE_ PROCEDERE

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Hanno testato, proposto e migliorato come solo l’esperienza manuale consente di fare. In pochi giorni sono entrati nello spirito del progetto M_26, dedicando il loro lavoro alla soddisfazione di chi presto avrà in casa una delle nostre nuove cucine.


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Le cucine, per essere apprezzate appieno, hanno bisogno di essere viste nel contesto che più le valorizza... un po’ come gli abiti che prendono vita grazie alle indossatrici in passerella.

Le diverse case, gli spazi, le luci, i materiali e tutto ciò che contribuisce a contestualizzare le cucine M_26 sono stati progettati pensando a coloro che nel nostro immaginario sarebbero stati i nostri clienti. Li abbiamo immaginati nelle case in cui abitano ma anche nelle case che vorrebbero abitare. Abbiamo provato a rappresentare i loro gusti, le loro ambizioni e scelto il parquet su cui si sarebbero seduti a giocare con i propri figli o nipoti. Li abbiamo visti sul divano capitonné in pelle bianca con il bicchiere di rhum tra le mani, dopo una lunga ma appagante giornata di lavoro. Interior design è proprio questo: arredare con lo scopo di migliorare la vita di chi occupa quello spazio.

UNA COR NICE D’AUTORE PER Carla, la nostra scenografa e stylist, ha curato l’interior design degli ambienti del catalogo M_26, interpretando alla perfezione il briefing fornitole da Meson’s.


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Pochi centimetri fanno la differenza e nulla viene lasciato al caso.

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BACKSTAGE_ valorizzare

stylist

OGGETTI e SOGGETTI Domestico o museale? Casa o showroom? Come vestire le cucine del catalogo? Facciamo in modo che chi guarda abbia la sensazione di essere a casa propria o decoriamo in modo minimale ed essenziale?


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Con la nostra stylist ci siamo posti queste e altre domande al fine di trovare il giusto equilibrio tra la purezza, talvolta fredda ed irreale, delle immagini usualmente destinate ai cataloghi e la contaminazione con gli oggetti del nostro quotidiano. Come spesso accade, la bellezza è soggettiva ed imperfetta… frutto di esperienze vissute ed equilibri precari in continuo divenire. Lontani dalla pretesa di averlo trovato, la nostra stylist ha cercato di mantenere con grazia ed ostinazione questo prezioso equilibrio. Accanto a delle icone del design degli ultimi 50 anni, sono stati usati oggetti vintage o di modernariato ma anche normali attrezzature e stoviglie da cucina. Abbiamo riprodotto atmosfere di pregio ma volutamente “possibili” e realistiche, senza cedere alla tentazione di ostentare. è nostra convinzione che il buongusto sia slegato dal valore economico dei prodotti, ben sapendo però che talvolta l’amore per un oggetto può far passare il budget di spesa in secondo piano. M_26 è quindi cosparsa di qualche oggetto prezioso, ma mai fine a sé stesso.

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... il giusto equilibrio tra la purezza, talvolta fredda ed irreale, delle immagini usualmente destinate ai cataloghi e la contaminazione con gli oggetti del nostro quotidiano.

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BACKSTAGE_ FOTOGRAFARE

LO SCATTO FINALE Un’immagine diventa emozione solo quando dietro all’obiettivo c’è la sapienza e l’abilità del fotografo.


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M_26 Vela vuole essere una cucina di genere femminile, caratterizzata da linee slanciate, sinuose e raffinate.

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VELA di MESON’S La lavorazione a vela sul frontale consente di mantenere le stesse funzionalità di una maniglia tradizionale senza l’aggiunta di ulteriori elementi.

M_26 Vela vuole essere una cucina di genere femminile, caratterizzata da linee slanciate, sinuose e raffinate. Le maniglie incassate lateralmente, se accostate simmetricamente, danno vita ad un’unica morbida cavità.

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Ancora pochi minuti prima dello scatto, quasi tutto è pronto... un’ultima occhiata al briefing, una sigaretta, uno sguardo compiaciuto... ciak, si scatta.

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VELA Divano, cuscini, coperta, libri accatastati e giornali aperti sono le impronte ancora fresche di un passaggio frequente, di una presenza costante che contamina e dĂ calore. M_26 Vela bianca lucida, dal design elegante e senza tempo,

è inserita in un contesto domestico tutt’altro che museale: uno spazio nel quale sono volutamente presenti i segni di chi lo abita.


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Divano, cuscini, coperta, libri accatastati e giornali aperti sono le impronte ancora fresche di un passaggio frequente...

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Per poter rappresentare al meglio è necessario indagare, conoscere e fare esperienza degli oggetti. Carla e Stefano non si sono risparmiati.


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MARKETING MANAGER

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STEP bySTEP 10:32

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GRAPHIC DESIGNERS / STYLIST

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GOLA TEAM MESON’S / PHOTOGRAPHER

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Il contributo di più persone, con esperienze e abilità diverse tra loro, risulta prezioso e spesso indispensabile. La sensibilità e la competenza di ognuno facilitano e migliorano le decisioni.

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MESON’S MARKETING MANAGER / MESON’S TECHNICIAN / PHOTOGRAPHER

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GRAPHIC DESIGNERS

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La gola è un metodo di apertura dei frontali diventato ormai classico, preferito da molti perché permette di mantenere una purezza formale senza rinunciare alla praticità. Ricercato e discreto, il segno orizzontale sulle basi e verticale sulle colonne è realizzato nelle stesse finiture dei frontali, il che regala alla cucina un aspetto uniforme e monolitico.

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La particolare sagoma frontale del piano di lavoro amplifica lo spazio destinato all’apertura.


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MANIGLIA L’apertura dei contenitori mediante maniglia privilegia la funzionalità, l’ergonomia e la praticità d’utilizzo, aggiungendo al tempo stesso un segno distintivo del progetto M_26. La gamma di maniglie contempla ogni tipo di esigenza.


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Gli attimi di pausa e l’appetito ci portano a riflettere sul lavoro svolto e a trovare nuove idee per migliorarlo...

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I contenitori a giorno sono colorati al loro interno, mentre il bordo frontale è bianco come i contenitori accanto.


PRESA Una lavorazione sulla parte superiore del frontale e una sullo spessore del piano di lavoro creano lo spazio per la presa. Il risultato è la leggerezza quasi “sospesa” del piano di lavoro e l’orizzontalità delle linee progettuali.

La dimora rappresentata è nobile è ricca di memoria. Alti soffitti e preziosi infissi sviluppati in verticale conferiscono allo spazio un senso di sacralità. La cucina diventa quindi un altare sobrio e minimale su cui si celebra il quotidiano rito dei pasti.


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La cucina diventa quindi un altare sobrio e minimale su cui si celebra il quotidiano rito dei pasti.

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La cura e l’amore per i dettagli rendono più accessibile la bellezza e più autentica la nostra quotidianità.


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Il profilo in metallo rafforza, sostiene e riveste i bordi verticali del frontale...

PROFILI di MESON’S Il profilo in metallo rafforza, sostiene e riveste i bordi verticali del frontale nonché il bordo superiore, conferendo in tal modo robustezza e tecnicità al progetto. Una perdita di spessore nella parte superiore del frontale genera lo spazio per l’apertura. Accostato al porfido viola nella finitura fiammata e spazzolata, il “noce tecnico” conferisce alla cucina una sensazione materica di grande impatto, accogliente e seducente.

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IL ROSSETTO NEL CALDERONE SCIENZA ESTETICA E MAGÌA DEL fuoco LO SPAZIO È UNA PRESA DEL CORPO SUL MONDO: lo diceva Merleau-Ponty nel 1945.

Nell’aprile del 2012, invece, al Salone del Mobile Eurocucina, la presa sul mondo di scienza estetica e tecnologia si è trasferita: dallo studio del chirurgo, eccole approdate in cucina!


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L’energia vitale di ogni donna non coincide con il suo mondo sensoriale. Lo spazio su cui ogni corpo femminile ha una presa forte, determinata, solida, trasmessa nelle notti di racconti delle donne di oggi alle piccole donne di domani, è quello della magia.

In quello spazio in cui ogni donna ha finito di nutrire e di servire per diventare, nei secoli, padrona di tutti e di tutto, il suo corpo viene ancora limitato a ciò che le concedono i cinque sensi.

Gli occhi servono a controllare la spia luminosa dell’acqua che bolle, l’udito a percepire il suono del forno che ha raggiunto la giusta temperatura, la bocca ad assaggiare se la pasta sia scotta nonostante i tempi suggeriti dalla ricetta trovata su internet, l’olfatto a verificare se il robot impastafarina-impostaorario-impastalapizza non abbia bruciato tutto nonostante le istruzioni, il tatto per controllare se il forno a microonde supersonico non abbia lasciato il cibo ancora mezzo congelato. Del sesto senso, l’intuito, non parliamo nemmeno. Quello serve a pesare i cibi senza bilancia, che tanto non funziona mai: bel design, tecnologia di precisione, ma ce ne fosse una che indica lo stesso peso dell’altra. Come gli orologi inseriti in almeno 4 angoli delle più post-moderne cucine: nessuno segna mai lo stesso orario. Sarà per questo che le donne sono sempre in ritardo. Ma l’estetica c’è. Altro che, se c’è. Linee morbide, aggraziate, sinuose. Perché i produttori di cucine tengono al recupero della “loro” femminilità, così come i migliori chirurghi estetici amano precisare che non tagliano le curve ma le modellano. Così le donne, quelle che abitano il loro immaginario, si sentiranno più belle ed attraenti. E i grandi chef, che nei luoghi comuni abitano i racconti delle cene aziendali, non si sentono minacciati: loro sanno cucinare davvero anche senza curve. Nel frattempo i loro assistenti tagliano cibi e lavano piatti, come ogni donna quando il suo uomo decide di cucinare perché fa tanto “stasera ci penso io”. Pazienza se toccherà a lei rimettere tutto in ordine. Ma l’energia vitale di ogni donna non coincide con il suo mondo sensoriale. Lo spazio su cui ogni corpo femminile ha una presa forte, determinata, solida, trasmessa nelle notti di racconti delle donne di oggi alle piccole donne di domani, è quello della magia. La magia del fuoco. Quello intorno al quale si raccoglievano le donne nelle caverne, le nonne nelle fredde notti invernali, le streghe nel buio del sabba. Belle, brutte, carine, mamme, manager, casalinghe, operaie, commesse, maestre… tutte uguali quando sono insieme. Tutte comadres come scrive Clarissa Pinkola Estés ne “La danza delle grandi madri”: donne madri l’una dell’altra.

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In cucina, in questo rifugio lontano da tutto, “ogni volta che due donne si incontrano si raccontano le cose che contano davvero”. Le vere Amiche, le comadres, non bevono il caffè in salotto ma in cucina, dopo aver fatto volare i tacchi e i primi 3 bottoni della gonna e ridono e piangono. Tagliano e cuciono su fatti e persone, come le nostre bisnonne tagliavano e cucivano con la vecchia Singer per la quale c’era sempre posto (e sempre in cucina), su sedie oggi bellissime ma che continuano ad essere scomode, dure, poco accoglienti.

In cucina, in questo rifugio lontano da tutto, “ogni volta che due donne si incontrano si raccontano le cose che contano davvero”.

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Nella foto: Cynthia Petrangeli

Le donne che lavorano anche fuori casa aprono i palmari in cucina, ed è lì che trascorrono le notti a finire il lavoro sul quale sono spesso in ritardo, con tutto quello che c’è da fare, su dei tavoli che si aprono sempre di più in lunghezza ma mai in profondità, come cassetti segreti o semplicemente comodi, tutti per loro, dentro cui far sparire in pochi secondi il portatile, la lista della spesa, le poesie scritte di nascosto da figli e mariti, i trucchi che puntualmente si perdono nei cassetti del bagno e apparecchiare con tazze, tazzine e biscotti la colazione di domani. È dalla cucina che le donne scappano in fretta, con le chiavi dell’auto già in mano, le scarpe sotto il braccio e il rossetto, ancora da mettere, che in estate è nel frigo al posto del burro, perché il caldo scioglie il rossetto, non perché il burro ingrassa. E lo specchio è sempre lì, all’ingresso, da almeno tre secoli: in cucina non è nemmeno un optional. Le donne, se in cucina amano le curve morbide, accoglienti e rassicuranti è perché hanno bisogno di sentire la propria anima al sicuro, nel ventre di secoli di coccole che la vita di tutti i giorni si dimentica di fare. Le donne, se amano le linee squadrate, rigorose ed essenziali è perché hanno bisogno di riconquistare quello spirito selvaggio, possessivo e primitivo che le sovrastrutture della contemporaneità si dimenticano di rispettare.

UNA DONNA NON VUOLE POSSEDERE UNA BELLA CUCINA, VUOLE ABITARLA COME IL SUO CORPO ABITA IL MONDO: CON TUTTA SE STESSA. Non è necessario interpretare come una donna voglia la sua cucina: chiederglielo è molto più semplice. Forse sarà la cucina vincente. Cynthia Petrangeli c.petri@designyourmind.it


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PER UNA COTTURA PERFETTA E FLESSIBILE. MaxiSense® è l’innovativo piano ad induzione che garantisce la massima flessibilità d’uso potendo usare pentole di diverse dimensioni su ogni zona. Il display multicolor MaxiSight® con tecnologia TFT consente il controllo totale del processo di cottura per risultati eccellenti. Per scoprire la Neue Kollektion visita il sito www.aeg-electrolux.it


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top

Una scelta di “spessore” Molto spesso durante la marcia di avvicinamento all’acquisto di una cucina, a causa del bombardamento di informazioni che si ricevono, si tende a non approfondire un tema di grande importanza: il top. Il vocabolo

inglese (che significa letteralmente “sopra”) non rende però giustizia al reale valore di questo componente, a differenza del corrispettivo italiano “piano di lavoro”. Questa superficie orizzontale è infatti l’area più sollecitata di una cucina. Pur non prevedendo quasi mai meccanismi o movimenti, la tecnologia recente ha sostanzialmente rivoluzionato la gamma e le prestazioni di questa superficie. Sul piano di lavoro posiamo e trasciniamo stoviglie e attrezzi da cucina, vorremmo poter tagliare, appoggiare recipienti bagnati o incandescenti, pulire senza temere di rovinare etc. Quanto segue non ha la pretesa di affermare delle verità assolute, ma intende offrire una semplice e leale lettura da parte di chi, da anni, di tali tematiche ha fatto una professione. Quali sono le variabili da considerare per poter scegliere consapevolmente? Proviamo a compilare un semplice elenco.


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Spessori eMateriali

SPESSORE da 12 mm fino a... Uno spessore molto sottile non dovrebbe influenzare in alcun modo le prestazioni del top, qualora i contenitori sottostanti siano dotati di particolari

accorgimenti che consentano di evitare i danni derivanti da un’eventuale flessione del piano di lavoro. Il tema è quindi principalmente estetico. Gli spessori più comuni sono storicamente il 30 mm e il 40 mm, ma la scelta dipende anche dal carattere che la cucina deve interpretare: uno spessore più sottile rende la composizione più leggera e minimale, mentre uno spessore più importante aiuta a conferire alla cucina un aspetto possente e duraturo.


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Agglomerato al Quarzo

MATERIALI LAMINATO, MARMO, GRANITO, PIETRA, AGGLOMERATO, ACRILICO, ACCIAIO ETC. È QUESTO IL CAMPO SU CUI DAVVERO SI GIOCA LA PARTITA! FACCIAMO CHIAREZZA: Alicante

Agglomerato al Quarzo Si ottiene dalla compressione sottovuoto di quarzi frantumati o marmi, miscelati con il 7-8% circa di resina strutturale poliestere, un materiale dotato di un’altissima resistenza all’abrasione, alla flessione e all’urto. L’agglomerato al Quarzo unisce in sé caratteristiche di resistenza e di versatilità estetica: è inattaccabile dai liquidi normalmente presenti in cucina, come ad esempio gli unti, ed è disponibile in una vasta paletta di colori. Ogni lastra può misurare fino a 3 metri x 120 cm il cui spessore può arrivare fino ad 8 cm. Il piano di lavoro si presenta come una pietra o un marmo e, a seconda del tipo di agglomerato scelto, può essere lucido, opaco, completamente liscio, con pagliuzze riflettenti al suo interno o leggermente granuloso in modo da imitare la pietra. Essendo molto meno poroso del marmo, non assorbe i liquidi ed è quindi resistente alle macchie e inattaccabile da acidi, solventi, e anti-calcare.

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Sahara

Halifax

Haifa Stoccolma Oslo Istanbul

Manhattah

Casablanca

Damasco

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Laminati HPL Caffè

Porfido

Lamiera

Fossile

Brown

Petra

Ruggine

Ghisa

Cemento

Concrete

Lava

Marrone

Cappuccino

Pergamena

Warm Grey

Grigio

Spago

Perla

Beige

Carrara

Wall

Talco

Bianco

Iceberg

Mattone

Laminato HPL

(High Pressure Laminate) Nella versione più comune, il laminato è composto da uno strato protettivo (o di finitura) esterno detto overlay, solitamente impregnato con resine melamminiche, un foglio con una stampa decorativa o a tinta unita (anch’esso impregnato con resine melamminiche) ed un retro composto da uno o più strati di carta fenolica chiamata kraft. Il kraft ha un colore marroncino, con virate dal nero al crema, tipici della carta grezza, in base alle richieste; esistono tuttavia laminati con kraft omogeneo in tinta con la superficie, comunemente detti unicolor.

Grey

Marmo, granito o pietra

Basalto

Nero

Marmo, granito o pietra Si tratta di materiali naturali, estratti dalle cave in blocchi, che vengono poi ridotti in lastre in apposite segherie. Le lastre vengono in seguito lavorate in laboratori specializzati. Trattandosi di materiali naturali, il loro aspetto talvolta non è uniforme, ma questo non può essere considerato un difetto. La vera minaccia è costituita invece dalla loro porosità, cioè la presenza naturale di microfessure, che potrebbe dar luogo a fenomeni di assorbimento dei liquidi con conseguenti macchie permanenti. Per questo motivo, i piani da cucina in marmo, pietra o granito sono trattati ed impregnati con particolari sostanze ad effetto impermeabilizzante. In alcuni casi, il trattamento deve essere ripetuto ciclicamente. La superficie può essere infine lavorata con diversi processi di finitura che ne modificano l’aspetto in armonia con le esigenze del consumatore: i più comuni sono la lucidatura, la fiammatura, la sabbiatura e la spazzolatura.

Carrara

Gaya Grey

Matrix

Nero Assoluto

Porfido

Steel Grey


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Acciaio Inox Aisi 304 Lo spessore di appena 1 mm è supportato da un pannello in truciolare idrorepellente, che può raggiungere una lunghezza di 4300 mm. Le lamine di acciaio vengono ripiegate nei 4 lati di circa 30 mm per evitare eventuali infiltrazioni d’acqua. Questo materiale si presta alla realizzazione di top di svariati spessori. Per la pulizia dei piani in acciaio si sconsiglia di utilizzare prodotti aggressivi che potrebbero attaccare la composizione, macchiandola od ossidandola irreparabilmente. In generale è sufficiente lavare con acqua e sapone, risciacquare abbondantemente e asciugare con un panno. L’asciugatura è particolarmente importante in quelle zone dove l’acqua ha un’elevata durezza e lascia depositi di calcare. Un altro accorgimento da rispettare è quello di non appoggiare sul piano pentole e stoviglie calde che possono danneggiarne la finitura.

Acciaio Inox

Kenia

Berlin

Iceland

Detroit Wien

Acrilico eliminati. La migliore struttura ha degli effetti diretti sulla qualità del materiale, il quale è testato contro le macchie, l’azione dei raggi UV e la maggior parte di acidi e solventi. Pur potendo subire danni, è un materiale riparabile. Non essendo poroso, risulta particolarmente igienico, non assorbe odori, ed è atossico. Per la sua pulizia e manutenzione sono sufficienti acqua e detergente. Eventuali macchie e bruciature di sigarette si possono rimuovere anche utilizzando una spugnetta abrasiva.

Manila

Acrilici

Composto per il 70% di polvere di pietra naturale (derivato della bauxite), il 25% di resina acrilica di alta qualità ed il 5% di pigmenti naturali, l’acrilico è un materiale Solid Surface di ultima generazione. Viene riscaldato ad una temperatura elevata in due fasi, per mezzo di un’avanzata tecnica di tempra: questo secondo livello del procedimento termico rende LG HI-MACS® diverso dagli altri Solid Surface, generando un composto molto più resistente e compatto, in cui eventuali difetti possono essere perfettamente

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Incasso a filo Si tratta di una particolare lavorazione sul piano di lavoro. Viene “fresato” un ribassamento su tutto il perimetro del foro per il lavello o per il piano cottura, per compensare lo spessore del bordo dell’elettrodomestico. Questa tecnica consente la posa del lavello o del piano cottura “a filo” del piano di lavoro. È una soluzione molto raffinata esteticamente che necessita di una posa accurata e una sigillatura efficace.

Incasso sottotop Il lavello viene fissato sotto al piano di lavoro sul quale rimangono a vista i bordi del foro. Esteticamente il lavello tende a scomparire per dare enfasi al piano di lavoro e le operazioni di pulizia sono agevolate dalla mancanza di “ostacoli” sulla superficie del top.


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Tipologie di incasso

INCASSO LAVELLO E PIANO COTTURA: SOTTOTOP (SOLO LAVELLO), A FILO E IN APPOGGIO.

Incasso in appoggio È la tipologia di incasso più consueta e veloce. Il lavello o il piano cottura sono appoggiati sul bordo del foro sul piano di lavoro e poi fissati da sotto con degli appositi ganci. Si evidenzia quindi l’elettrodomestico a discapito del top.

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OVERSIZE Oversize rivoluziona il piano cottura. Prodotto altamente innovativo e dal design professionale, offre all’utilizzatore un vero valore aggiunto: maggior spazio per cuocere e migliore ergonomia.

Grazie al design innovativo, le manopole di Oversize sono rialzate rispetto ai fuochi e sempre protette dal calore.

Il maggior interasse tra i fuochi rispetto a qualsiasi altro piano cottura a incasso standard garantisce l’utilizzo contemporaneo di cinque pentole di grandi dimensioni.


Frutto della ricerca estetica e tecnologica Franke, Oversize è infatti il piano cottura a incasso standard con il maggior interasse tra i fuochi: più distanziati tra loro grazie al posizionamento avanzato e frontale dei rubinetti gas, permettono l’utilizzo contemporaneo di cinque pentole di grandi dimensioni (due di Ø 26 cm e tre di Ø 24 cm). Tecnologia funzionale brevettata Franke, Oversize offre un maggior spazio cottura rispetto ai tradizionali modelli da 75 cm. Dotato di cinque bruciatori ad altissima efficienza che assicurano prestazioni professionali - tra cui due doppie corone e una tripla corona - Oversize presenta sei manopole: la tripla corona da 3800 W viene infatti azionata da due manopole differenti, a seconda delle necessità (una per l’ accensione della fiamma piena e l’altra per la sola accensione di quella interna, utilizzando in questo modo il bruciatore come un ausiliario). Rialzate rispetto ai fuochi, le manopole di Oversize sono inoltre protette dal calore, risultando sempre fredde ed evitando quindi il rischio di scottature. Oversize: cottura professionale, per chi ama cucinare davvero.


gen esi MANI GLIA DI UNA


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vela In molti cataloghi di cucine contemporanee è facile imbattersi nel particolare di una maniglia incassata sullo spessore del frontale. La diffusione di questo sistema di apertura si deve principalmente alla ricerca di una maggiore pulizia formale, garantita dalla possibilità di eliminare la maniglie esterne, sebbene i detrattori della maniglia integrata propongano argomenti come la difficoltà di pulizia e l’insufficienza di un appiglio su cui fare leva durante l’apertura. Meson’s non fa eccezione e nella collezione K_System propone il modello K_10, da sempre uno dei più graditi al nostro pubblico.

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“SERVE UN FRONTALE AL FEMMINILE: ELEGANTE, MORBIDO, FACILE DA PULIRE E DALL’ IMPUGNATURA GRADEVOLE.”

Durante l’ultimo Salone del Mobile – Eurocucina (Aprile 2012), mentre passeggiavo tra gli stand cercando di incamerare sensazioni, tendenze comuni e margini di innovazione, cresceva in me la sensazione che la maggior parte di noi produttori sia sempre più orientata ad esibire forme e tecnologie di stampo ingegneristico

e prive di morbidezza, inseguendo un’ergonomia fatta più di calcoli che di emozioni piacevoli. In una parola: virili.

Guardandomi intorno, non ho faticato a capirne il motivo: fatta eccezione per le ragazze addette all’hospitality, il nostro mondo appariva presidiato da abiti gessati, camicie bianche con iniziali ricamate e qualche cravatta regimental. Così mi è parso evidente che il vero ambito di novità potrebbe essere il recupero della femminilità in termini estetici e di una sorta di efficienza aggraziata e sinuosa. Le migliaia di passi che mi riconducevano al nostro stand non facevano che rafforzare questa intuizione e io non vedevo l’ora di condividerla a cena con i colleghi, anche solo per permettergli di smentirmi.


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Il tema invece è risultato attuale e il confronto si è protratto fino a tarda notte, con la promessa di mettere al lavoro i nostri designer su quest’idea, già dal giorno successivo. Ricordo bene il briefing: “Serve un frontale al femminile: elegante, morbido, facile da pulire e dall’impugnatura gradevole”. L’esperienza mi diceva che stava per nascere qualcosa di importante, nuovo e “bello”, di una bellezza intesa come strumento per rendere più piacevole la vita quotidiana.

I primi schizzi e i primi rendering arrivarono con inaspettata rapidità, a riprova dell’entusiasmo che accompagnava questo nuovo viaggio verso la magia. In laboratorio i prototipisti scalpitavano. D’altronde il prototipo è sempre un momento unico, una specie di nascita, con il suo carico di aspettative e la ricerca delle somiglianze con i realizzatori. Pochi giorni, mille prove e finalmente il telefono squillò e fummo convocati. Eravamo in cinque o sei, disposti in semicerchio attorno a tre basi allineate con il nuovo frontale: alcuni di noi toccavano, accarezzavano... io mi limitavo a guardare. Avevo l’impressione che tutto ciò che poteva accadere dopo avrebbe rischiato di rovinare, scalfire, peggiorare.

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“Ognuno dava il suo contributo come a ribadire la paternità di questa inattesa nascita” Cenni di consenso si mescolavano a considerazioni tecniche e analisi dei costi di produzione. Ognuno dava il suo contributo come a ribadire la paternità di questa inattesa nascita. In poche ore, una delle cucine dello showroom si era vestita del nuovo frontale. Le prime visite di agenti e rivenditori fecero ben sperare: un misto di sorpresa e ammirazione è stato il primo feedback ricevuto. Poi, inevitabile, arrivò il brainstorming per la scelta del nome, come dopo ogni nascita che si rispetti. Ci confrontammo a lungo ma nessuna proposta sembrava abbastanza valida, finché la saggezza e l’esperienza di qualcuno ci condusse ad un accordo unanime: era nata M_26 vela.


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Meson’s online nuovi spazi per comunicare Comment Like Repin

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Cambiare la cultura e ripensare il proprio lavoro come orientato al cliente e non al prodotto.

Torniamo indietro di una decina d’anni. Per comunicare bene, le aziende dovevano affrontare costi di partenza elevati. La barriera d’ingresso era il costo della tecnologia necessaria. Oggi internet offre a qualsiasi azienda la possibilità di comunicare al mondo in un modo impensabile fino a qualche anno fa.

Con la diffusione dei social network e la mobilità degli ultimi tre, quattro anni, si sono aperti nuovi scenari che vedono il consumatore per la prima volta dotato di strumenti più potenti di quelli a disposizione degli uffici aziendali. La situazione non è solo mutata, ma si è addirittura rovesciata. Ma qui troviamo subito un nodo da sciogliere: una corsa bulimica a collezionare fan e amici ha portato molti a dimenticare una grande sfida che i brand hanno davanti: cambiare la cultura e ripensare il proprio lavoro come orientato al cliente e non al prodotto. Vedere soltanto il proprio prodotto significa non aver capito le potenzialità della Rete. Internet apre alla conversazione, al dialogo con chi poi avrà bisogno del prodotto. Ecco che Meson’s ha iniziato il proprio percorso di conversazione con il cliente. Per cambiare la cultura serve un’idea. Per concretizzare un’idea servono gli strumenti. I social network sono strumenti, anzi meglio chiamarle “piattaforme” che veicolano il dialogo. Il sito Meson’s si apre con l’evidenza del blog: un flusso di contenuti sempre aggiornato. Il canale Facebook permette ai consumatori una conversazione istantanea. Twitter è ancora più rapido: 140 caratteri, non uno di più, per segnalare tutte le novità, le ispirazioni e il mondo che ruota attorno al brand Meson’s. Pinterest è la bellezza delle immagini, una cascata di fotografie per identificare il marchio. Che cosa cambia? La prospettiva. La comunicazione è orizzontale. Brand e consumatore sono seduti allo stesso tavolo e scambiano idee, opinioni, domande e bisogni. Meson’s l’ha capito, guardare per credere: http://mesons.it/ https://www.facebook.com/MesonsCucine https://twitter.com/MesonsCucine http://pinterest.com/mesons/ Valentina Olivieri


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Brand e consumatore sono seduti allo stesso tavolo e scambiano idee, opinioni, domande e bisogni. Repin

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TESTIMONIANZE

D’AUTORE Quel calore che viene dal Nord di Valentina Olivieri valeoli2.0@gmail.com

La testimonianza d’autore di questo numero ci porta in Olanda e precisamente a Baarn, nella provincia di Utrecht, dove Mike e Monica hanno costruito la casa dei loro sogni:

una dimora dal sapore nordico e moderno ma anche carico di quel calore familiare di cui si comincia a sentire il bisogno con l’autunno alle porte.

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cinquantaquattro anni, è a capo di un’azienda che fornisce attrezzature mediche e farmaceutiche ad organizzazioni operanti a livello internazionale; Monica, quarantadue anni, lavora con lui e si occupa delle loro due bambine e dei due figli avuti da Mike nel precedente matrimonio. Il tutto in un tipico villaggio olandese da cartolina, sorto sulle rive del fiume Eem e trasformatosi da piccolo centro rurale a città moderna e all’avanguardia. In seguito alla costruzione della linea ferroviaria Amsterdam-Amersfoort nel 1874, Baarn attirò molte famiglie benestanti di Amsterdam, che vi si stabilirono costruendo grandi ville. È qui che Mike e Monica hanno comprato un pezzo di terra, circondato da antichi castagni, su cui far sorgere la propria casa.

Mike, come descriveresti la vostra casa? È una casa dalle due anime: l’esterno ha uno stile classico e una grande cura per i dettagli mentre l’interno è moderno ma accogliente, come volevamo che fosse. La casa ha un piano terra e due livelli superiori in cui ci sono le camere da letto, i bagni e uno studio. Poiché amiamo vivere la casa e dedicarci a noi stessi, nel piano interrato abbiamo voluto una piccola oasi di benessere con piscina, sauna e palestra. Nella foto: Famiglia Van Eck

Una famiglia del tutto contemporanea, quella dei Van Eck: Mike,

E in cucina? Quanto tempo ci passate di solito? Quando siamo in casa, siamo quasi sempre in cucina. Ci ritroviamo lì ad ogni pasto, per una pausa caffè o per lavorare al computer… è qui che i bambini giocano a fare i “creativi” o ci raccontano la loro giornata al ritorno da scuola… è qui che la sera ci concediamo un bicchiere di vino in compagnia degli amici. È davvero una parte fondamentale della vita della nostra famiglia… tanto più che affaccia sul giardino e questo le dà quel tocco in più di bellezza e tranquillità! Quindi cercavate una cucina particolare: cosa ha influito maggiormente sulla vostra scelta? Proprio perché crediamo che sia il cuore pulsante della casa, cercavamo una cucina moderna ma calda, che combinasse design, intimità e funzionalità. Ma non sapevamo da dove cominciare… per fortuna lo staff di Springers, il nostro rivenditore, ci ha guidati perfettamente in questa scelta. Monica, è vero che conosci Thomas, il proprietario, da molto tempo? Sin dai tempi dell’asilo, siamo cresciuti nello stesso villaggio! Non abbiamo mai perso i contatti nel tempo e quando è arrivato il momento di arredare la nostra casa abbiamo pensato subito a lui. Thomas è riuscito a collegare tutte le stanze combinando in maniera coerente i colori e le atmosfere. Ci ha portato dei campioni a casa e ci ha incoraggiati a uscire dagli schemi, scegliendo materiali insoliti. E alla fine quale cucina Meson’s avete scelto? Ci ha convinti subito la K_Goccia Vetro con apertura a gola. L’abbiamo composta con vetro bianco acidato e rovere bruciato e rovere bruciato per i frontali e un top in acciaio inox spazzolato con fuochi incassati nella superficie. Gli elettrodomestici sono Miele e abbiamo inserito due cantine refrigerate di Gaggenau. E qual è la parte che vi piace di più? Siamo entusiasti del risultato e di ogni scelta fatta. Meson’s ci ha offerto tutto quello di cui avevamo bisogno e abbiamo ottenuto esattamente la cucina che cercavamo: l’atmosfera è calda ma dal tocco moderno, con un po’ di design qua e là… noi la definiamo sofisticata!


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Siamo entusiasti del risultato e di ogni scelta fatta. Meson’s ci ha offerto tutto quello di cui avevamo bisogno e abbiamo ottenuto esattamente la cucina che cercavamo...

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LA CAFFETTIERA DEL MASOCHISTA* Suggerimenti utili per acquisti irrazionali Se non vuoi mai più provare imbarazzo, di fronte ad un bellissimo oggetto di design che non riesci ad usare, finalmente qualcuno ti spiega che il problema non sei tu, ma è il designer che l’ha progettato. Il titolo della rubrica è un omaggio a Donald A. Norman che scrivendo La caffettiera del masochista a metà degli anni ‘90 ha aiutato molte persone a liberarsi da questo incubo. Ogni oggetto può essere relativamente utile o inutile, un oggetto di design però, per dirsi tale, deve sempre essere funzionale.

* di Cristina Romanello

romanello.cristina@gmail.com

Quand’ero piccola pensavo che essere donna significasse far parte del “sesso debole”, o almeno così mi dicevano. L’aggettivo “debole” non mi piaceva molto, avendo nella mia esistenza di bambina esempi tutt’altro che deboli: la mamma, la nonna, la zitella del paese, la suora madre dell’asilo, la vicina di casa con dieci figli (anche se allora non

sapevo cosa significasse partorire, mi sembrava un miracolo che da un solo corpo potessero venirne fuori altri dieci). Questo mondo di debolezze, lacrime, patemi e raccomandazioni, di brave bambine, cose gentili, aggraziate e per bene non mi sembrava rispecchiare esattamente la realtà. Così, per molti anni, rifiutai tutto ciò che mi sembrava appartenere troppo a questo stile sdolcinato e privo di forza. Mi ostinai a odiare il rosa, a non piangere in pubblico, a non farmi


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regalare fiori, a detestare gli orpelli, la poesia e le cose da donne. Fortunatamente, il tempo non matura solo i frutti ma anche le persone ed è arrivato il momento in cui ho potuto apprezzare la femminilità nei suoi tanti aspetti. Anche nella casa. Così gli spazi dell’anima e quelli fisici sono fioriti, nel vero senso della parola: ho avuto voglia di usare un tessuto floreale per le tende della cucina, selezionando con cura i colori, gli accostamenti e il supporto. Ho scelto il lino perché mi piace la freschezza e amo non dovermi preoccupare di stirare le tende (il lino mi sembra vivo solo se è stropicciato). Ho avuto il desiderio di comprare fiori freschi per sentirne il profumo e ammirarne la bellezza al risveglio, facendo colazione in cucina. Poi, man mano che mi abituavo a lasciare libero spazio alla mia vera natura femminile, tutto diventava possibile, anche su un set fotografico, dove donne di normale e naturale bellezza sostituivano donne anoressiche, di plastica, da campagna pubblicitaria e dove le gelide immagini di spazi non vissuti diventavano scene di vita quotidiana. Allora la vita è entrata un po’ alla volta negli spazi che vivevo e che allestivo. La femminilità ha il dono di stregare le cose, di renderle più misteriose, più armoniche, più poetiche. Un tavolo non deve

essere per forza preparato con oggetti o tessuti pregiati per essere bello, perché “il bello” non è una cosa che la gente può permettersi o meno: “la bellezza è negli occhi di chi guarda”, non nel portafogli. Così, piccoli accorgimenti diventano grandi dettagli che tante persone possono notare. La mia esperienza mi ha insegnato che ogni oggetto deve essere giudicato e analizzato per la sua capacità di essere un buon oggetto (come su fondo bianco) ma anche per quella di essere un oggetto di gruppo, di convivere con gli altri. Gli oggetti, come le persone, si relazionano con ciò che li circonda e devono vivere in armonia per esprimersi al meglio. Spesso, quando giro per mercatini e negozietti vintage, la gente mi chiede che cosa ci trovo di bello in certi oggetti. Io rispondo: “qui e ora, niente di che! Ma so benissimo dove sarà bello… c’è un posto per lui che si è fatto spazio nella mia immaginazione.” Lo spazio per un oggetto di famiglia, per un audace regalo di nozze, per un lavoretto fatto con amore all’asilo dai figli: una casa può contenere tutto questo, ed è importante che ogni cosa abbia il proprio posto, o meglio, è importante trovare il posto giusto per ogni cosa. Ricordo una scena di Ghost, un film degli anni ‘90 con Demi Moore e Patrick Swayze, che mi colpì molto:

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la coppia era in fase di trasloco in un bellissimo attico e nella scena si vedeva una vecchia poltrona del tipo “della nonna”, con grandi braccioli, portata all’ultimo piano da una gru che l’aveva fatta passare da una finestra. Era quel genere di poltrona sulla quale ci si abbandona sprofondando nella seduta, quel tipo di poltrona che di solito non è abbastanza bella per sopravvivere ad un trasloco. Demi Moore dice al suo fidanzato: “questa poltrona non può stare qui, non lega con nulla” e lui risponde tuffandocisi dentro felice: “lega con me!”



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A volte, noi del mestiere ci ostiniamo a cercare la perfezione e l’armonia nelle case e negli spazi, dimenticando la vita vera. Quando ho avuto la gioia di potermi riappropriare, poco a poco, della mia femminilità deturpata sono diventata meno selettiva, più tollerante, meno spigolosa. Ho rinunciato alla perfezione degli ambienti per lasciare spazio all’umanità, al piacere delle cose usate, al profumo del caffè che avvolge la tromba delle scale se non accendo la cappa aspirante, perché la cappa deve aspirare gli odori cattivi non quelli buoni. Ho lasciato spazio alla faccia stupita dei miei figli quando vedono uno dei loro disegni incorniciato come un’opera d’arte accanto a incisioni e belle fotografie in bianco e nero, e all’ironia di usare il famoso spremiagrumi di Alessi progettato da Philippe Starck come massaggiatore per la schiena, perché è una bella scultura ma secondo me funziona meglio così che come spremiagrumi. L’armonia è dentro di noi, non necessariamente fuori. I pensieri creativi sorgono spontanei da una mente sana, come succede per i bambini. Le case sono lo specchio di chi le vive. C’è una frase divertente che circola spesso tra architetti e arredatori quando si cerca di capire le

dinamiche familiari legate agli acquisti per la casa: ironicamente si dice che le donne scelgono e gli uomini pagano. Io, al di là del gioco di ruoli, penso che la cosa davvero importante è che ogni uno dei due nella propria casa si senta rappresentato. A chi vuole provare l’accoglienza data da un fiore in cucina al mattino, consiglio di prendere un semplice vaso trasparente, lungo e sottile, che contenga una rosa e dell’acqua. Potete spogliarla di tutte le foglie per godere a pieno della sua forma e del suo colore, ma sceglietela profumata, perché “una rosa senza odore è come una donna senza amore”.

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Percorrendo le vie dei colori

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Giallo ocra con verde petrolio oppure turchese con amaranto? Melanzana con carta da zucchero o mandarino e argilla? Coloriamo il muro oppure coloriamo i mobili? Ci stancheremo in fretta di una cucina colorata? E se facessimo una parete tortora? Difficile prendere

decisioni, quando si tratta di colori. I colori sono come gli abiti o il cibo, li percepiamo in modo diverso in momenti diversi della vita; per questo ci spaventa usare il colore in casa: temiamo di stancarci come ci si può stancare di un taglio di capelli, di un lavoro impegnativo o di un quadro troppo forte. A volte abbiamo bisogno di emozioni, a volte di silenzio, altre volte possiamo aver bisogno di calore o di freschezza; i colori sono emozioni e per questo non li percepiamo in modo statico. Allora la soluzione più semplice è il bianco. Il bianco è come una lavagna pulita, un foglio immacolato. È come l’attesa. Il bianco attende che accada qualcosa perché da solo è astratto, irreale, metafisico, spirituale. Il bianco attende la follia del pittore che con gesti ampi e decisi imprime le emozioni sulla tela. Oppure attende la delicatezza e l’equilibrio di un gesto unico, minimale, tono su tono. I colori possono urlare o sussurrare, aiutandoci ad esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso.

BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI OSARE: NON DOBBIAMO AVERE PAURA DI CIÒ CHE PROVIAMO, DOBBIAMO AMARE LE NOSTRE EMOZIONI E TRADURLE IN PAROLE, PROFUMI, COLORI, IDEE, FORME. Se temiamo di stancarci in fretta di un colore utilizzato in casa, in un mobile, in una parete o in un divano, forse è perché non abbiamo dato abbastanza ascolto ai nostri desideri. Può sembrare paradossale ma a volte capita di scegliere in modo sbagliato proprio perché si teme di sbagliare.

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In alcuni casi non abbiamo sviluppato abbastanza sicurezza con i colori: forse perché la maestra ci correggeva se coloravamo la pelle delle persone viola, i capelli blu e il cane verde. Tutti errori, tutti colori sbagliati. Così, una dietro l’altra, abbiamo collezionato piccole frustrazioni nei confronti del colore e un senso di sicurezza verso la semplificazione degli standard. Ma ora siamo grandi ed è arrivato il momento di dare il giusto peso a tutto. Oggi in rete si possono trovare spunti di ogni genere per ispirarsi, esistono abbinamenti di colori studiati a pennello per ogni stile di vita, per tipologia sociale, per età, per gusto, per mare, montagna, lago, collina, seconda casa o monolocale. Ce n’è per tutti i gusti e spesso si può incorrere anche in siti interessanti che ti generano il mood di colori partendo da un’opera d’arte famosa o da qualsiasi immagine da cui si vogliano estrarre le cromie. Così la casa potrebbe avere i tenui colori di una natura morta di Carrà o di una veduta veneziana del Tintoretto, oppure i folli accostamenti di Matisse e quelli caldi di Gauguin o ancora i colori primari di Mondrian e Mirò, fino a tutti i pastelli di Guccione. Facciamoci coraggio, non c’è nulla da temere! Il vocabolario italiano definisce in questo modo il colore: “termine indicante in fisica sia la sensazione fisiologica che si prova sotto l’effetto di luci di diversa qualità e composizione, sia la luce stessa, monocromatica o policromatica.” Il colore quindi non è altro che luce: nel caso in cui vi doveste stancare, basta premere l’interruttore. http://www.pictaculous.com http://www.colourlovers.com http://kuler.adobe.com

Così come ci si orienta prima di decidere una meta, un itinerario o un viaggio, abbiamo pensato ad una guida del colore come quelle tascabili che compriamo prima di partire.

LA GUIDA NON È ALTRO CHE UNA SERIE DI PERCORSI PIÙ O MENO LUNGHI MA TUTTI UGUALMENTE INTENSI. Prima di scegliere la vostra cucina Meson’s concedetevi il tempo di un viaggio attraverso i colori del mondo e portatevi a casa, in cucina, quelli che vi fanno sentire bene.

Buon viaggio. Buona Meson’s.


Siamo stati tra le atmosfere fredde, efficienti e tecnologiche dei bianchi, dei grigi sempre più pieni e scuri: … abbiamo attraversato poi le nuances calde e talvolta ruvide della terra e di coloro che la abitano: … ci siamo lasciati travolgere dalla passione dei rossi … per poi camminare a piedi nudi sui prati del mondo

… e crollare sfiniti,

sdraiati a guardare il cielo tepore

… coccolati dal

del sole.

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La sostenibile leggerezza del bio di Alessio Sciurpa

Era il 6 Giugno 1984 quando Italo Calvino fu invitato dall’Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton Poetry Lectures, un ciclo di sei conferenze più note come “Lezioni Americane”. La prima di

queste conferenze era dedicata alla leggerezza: “Dopo quarant’anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti diversi, è venuta l’ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso”.


Alla leggerezza calviniana mi ha fatto pensare la discussione generatasi intorno ad un recente articolo del Guardian sulle virtù del biologico. Nell’articolo veniva citato uno studio condotto dall’Università di Stanford che ha fatto il bilancio di 240 ricerche precedenti, analizzando i valori di frutta, verdura, cereali, carni, uova e latte bio e confrontandoli con quelli di alimenti tradizionali. Il contenuto di vitamine è risultato essere pressoché identico, così pure il rischio di contaminazione batterica. Oggi specialmente nei grandi centri urbani la scelta del cibo migliore ed il suo approvvigionamento sono al centro di un acceso

dibattito. Altre evidenze portate alla luce dalla ricerca sono che il prodotto convenzionale ha un rischio superiore del 30 per cento rispetto al biologico di avere una contaminazione da pesticidi, ed inoltre la carne di pollame e di suino ha un 33 per cento di rischio in più di contenere batteri resistenti agli antibiotici. In definitiva la conclusione è stata comunque che gli alimenti biologici non sono in assoluto più nutrienti degli alimenti tradizionali. Tali risultati hanno favorito diversi commenti tra i lettori che sostenevano che la ricerca non cogliesse nel segno: “la cosa importante dell’agricoltura biologica non sono tanto

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Alessio Sciurpa

Communication strategist, storyteller e giornalista, esperto in comunicazione per la sostenibilità.

i benefici per la salute, quanto la riduzione dei danni all’ambiente” o “il vantaggio del biologico è sempre stato l’assenza di sostanze tossiche come residui di pesticidi e fertilizzanti, non la presenza di vitamine e nutrienti in più”. Largo quindi a valori come la leggerezza e la semplicità nel cibo (sia esso biologico o no), paradigma di salute e benessere auspicabile anche nella progettazione e scelta dei materiali che utilizziamo, in tutte le nostre scelte di consumo, come ad esempio nello spazio per eccellenza dedicato al cibo: la nostra cucina.

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Quando

azienda

vuol dire

donna

Se dovessimo attribuire una personalità ad un’azienda come Le Tamerici, la immagineremmo sicuramente Donna. Non solo perché chi ha creato quest’azienda vent’anni fa è donna, ma anche perché nella gestione dei diversi settori (ad eccezione di due maschietti) si trovano quasi sempre donne.

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Idee e consigli che avranno in comune un ingrediente segreto: quel giusto pizzico di “dolce fantasia”, la stessa che si riscopre in qualunque prodotto di Le Tamerici.


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Lo stile Le Tamerici è femminile nei colori e nei gusti: una signora caparbia, conquistatrice, tradizionale e, perché no, sbarazzina. In casa Le Tamerici la primadonna è Paola Calciolari, fondatrice dell’azienda di Mantova che in vent’anni di attività ha saputo creare marmellate, confetture e mostarde di grande qualità. Abbinamenti sensoriali capaci di stimolare anche i palati più raffinati, ideati nella grande casa di campagna che oltre ad ospitare l’attività produttiva lascia spazio ad una frequentatissima scuola di cucina.

La scuola offre spunti a molte donne, che spesso sono nonne, mamme o zie. E chi meglio di loro sa come preparare una merenda sana per i più piccoli? Basti pensare al tradizionale pane, burro e marmellata, o chiudere gli occhi e ritornare a qualche decennio fa, quando le “merendine” ancora non arrivavano sulle nostre tavole, per comprendere il senso di questa magia. Le Tamerici ha quindi un rapporto molto particolare con i piccoli gourmand e per questo proporrà nei prossimi numeri di Meson’s News una rubrica a loro dedicata. Idee e consigli che avranno in comune un ingrediente segreto: quel giusto pizzico di “dolce fantasia”, la stessa che si riscopre in qualunque prodotto di Le Tamerici. Qui, la tradizione gastronomica incontra la ricerca e la sperimentazione, in un microcosmo dedicato alla passione per il territorio e alla cultura del cibo in ogni sua espressione. Un posto dove ogni materia prima è selezionata e lavorata fresca, rispettando tempi e metodologie particolari che consentono di preservare colori e profumi senza far ricorso a conservanti, additivi, addensanti o antiossidanti.

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Dettagli che fanno la differenza Novità e astuzie progettuali

1) Per tutte le basi e i pensili larghi 120 cm, Meson’s ha previsto, di serie, una barra anti flessione applicata ai ripiani che permette di poterli caricare evitando che si “imbarchino”. 2) Tutte le basi sono dotate di una coppia di catene di irrigidimento in alluminio, montate tra i due fianchi. Inoltre, nell’eventualità che il top abbia uno spessore inferiore ai 2 cm, vengono montati dei traversini in alluminio che collegano la catena anteriore a quella posteriore, evitando che il top fletta. Durante la fase di montaggio della cucina, i traversini possono essere spostati lungo le catene a seconda delle necessità. Questo sistema conferisce alle basi Meson’s una maggiore solidità. 3) Per tutti i pensili vasistas e a libro, Meson’s monta meccanismi Blum Aventos che garantiscono una migliore regolazione dell’anta e una chiusura ammortizzata. Tali meccanismi permettono di non montare le basette alla struttura e le cerniere all’anta, liberando il vano interno dell’elemento da antiestetici meccanismi.

1.

Si fa strada negli ultimi anni, tra gli operatori del settore, la teoria secondo la quale “tutta la qualità che non si vede è un costo”. Estremizzando questa teoria, i prodotti dovrebbero apparire solidi ed efficienti ma in realtà non ci si dovrebbe preoccupare se lo siano davvero e tanto meno se tali prestazioni durino nel tempo.

Chi progetta e, soprattutto, chi produce Meson’s rinnega questo cinismo travestito da convenienza! 2.

Allo stesso tempo, però, ci rendiamo conto di quanto sia complesso per un consumatore percepire le differenze tra un prodotto mediocre e uno eccellente, perciò in questa rubrica ci proponiamo di mettere in evidenza alcuni dei dettagli per i quali valga la pena di acquistare una cucina di qualità... una Meson’s. Michele Celotto

3.

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A MODO MIO LA NOSTRA RUBRICA DI GASTRONOMIA

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una diffusa rivalutazione del Cibo sotto l’aspetto comunicativo, soprattutto in virtù del suo indiscutibile potere sociale ed aggregante.

Senza entrare in conflitto con questa verità, io ed i miei compagni di viaggio di questa rubrica vorremmo soffermarci di più sull’aspetto “riflessivo” del cibo. Partendo dal dato oggettivo che la quasi totalità delle cellule del nostro corpo si rinnova interamente circa ogni 3 mesi, è lampante quanto l’Uomo sia sostanzialmente ciò che mangia e quindi come l’azione di cucinare sia innanzitutto un atto d’amore verso se stessi. A tal fine, Roberto & Co. desiderano rendere omaggio alle persone addette a questo sacro e quotidiano gesto dispensatore di vita, regalandogli un “pacchetto” di emozioni/sensazioni pronte all’uso composto da: una ricetta gustosa ma, allo stesso tempo, sana ed ecosostenibile; un piacevole cocktail da sorseggiare mentre si procede tra risciacqui, tagli e cotture; una gradevole ed ispiratrice colonna sonora e per ultimo, ma non meno importante, l’armonia visiva di una illustrazione composta da disegni e parole. Non ci resta che augurare… buona cucina a tutti! A MODO MIO è: Roberto Abbadati, uno chef di cucina “sui generis” ed interprete atipico del Pianeta Ciboinsieme Thomas Colombo, mixologist per necessità prima ancora che per passione, Alessia Rubagotti, una fashion designer da sempre legata al mondo dell’Arte e amante del Bello. Roberto Abbadati / Chef www.robertoabbadati.it Thomas Colombo / Mixologist www.thomascolombo.com Alessia Rubagotti / Fashion Designer www.lali.it

Album MENAMENAMÒ Il gruppo popolare Menamenamò, diretto da Luigi Mengoli, è attualmente uno dei gruppi più rappresentativi della musica salentina, impegnato da vent’anni in una ricerca etnomusicale sfociata nella raccolta e successiva pubblicazione di oltre duecento canti popolari salentini. Vi consigliamo di coccolare le vostre orecchie, mentre vi gustate queste ricette, con “Quantu me pari beddhru de luntanu” doppio cd live del gruppo. Da assaporare rigorosamente a piedi nudi. www.menamenamo.it

PROCEDIMENTO Condire i pomodori con la cipolla, il sedano, le acciughe, i capperi, il basilico, l’olio ed il sale (poco, visto che i capperi e le acciughe sono molto saporiti), lasciare riposare il tutto in una bacinella per una quindicina di minuti. Immergere per qualche secondo le friselle in acqua tiepida poi disporle su un piatto, spruzzarle con qualche goccia d’aceto e condirle con un filo d’olio; lasciarle quindi riposare e gonfiare. Scolare le burrate e porle su un canovaccio o su carta assorbente lasciandole prendere temperatura in caso siano appena state tolte dal frigo. In un recipiente sbriciolare le friselle gonfiate, condirle con un po’ del sugo formatosi nella bacinella dei pomodori, schiacciare il tutto con una frusta per ottenere un composto bricioloso e bagnato ma non inzuppato. Con l’aiuto di un coppapasta o di una scodella, formare quattro “zoccoli” di frisella schiacciata e porli sui piatto schiacciandoli un poco, adagiarvi sopra la macedonia di pomodori e, infine, posizionare le burrate in cima. Terminare con un filo d’olio ed un ciuffetto di basilico per decorare.


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BURRATA E FRISELLA FRUSTATA Sebbene la forma ed il contenuto della burrata richiamino inevitabilmente la maternità, la presenza di elementi sapidi (acciughe e capperi), aromatici (sedano e basilico) e del pomodoro fresco (frutto rotondo, succoso e dal colore intenso), contrappone la giusta carica erotica al piatto, esprimendo in chiave gastronomica il complesso fascino di una donna del sud: conturbante, sanguigna ed indubbiamente impulsiva ma al tempo stesso protettiva, dolce e materna. Preparate questo piatto al vostro partner in una calda sera d’estate in cui siete a casa da soli, al suono della gradevole colonna sonora proposta (vedi album), lasciando le finestre aperte per lasciarvi sorprendere dalla brezza (possibilmente marina) di una notte piena di stelle.

CON MACEDONIA DI POMODORINI, CAPPERI, ACCIUGHE E BASILICO

INGREDIENTI (PER 4 PERSONE) 4 burratine di latte vaccino o, se piace un gusto più deciso, di bufala 4 friselle pugliesi 1 kg scarso di pomodorini (mini San Marzano, Perino o Datterino), lavati e tagliati a metà o in quarti 1 piccola cipolla rossa estiva, pelata e affettata sottilmente 1 cucchiaio di capperi sotto sale, spolverati dal sale in eccesso, non sciacquati 4 filetti d’acciuga sotto sale, sciacquati, diliscati e tritati finemente 1 cuoricino di sedano lavato e affettato 1 dozzina di foglie di basilico spezzettate con le mani Olio extravergine d’oliva pugliese Aceto rosso di buona qualità Fior di sale del Mediterraneo


A PROPOSITO di donne... Donne. Del Sud e del Nord, per ognuna una caratterizzazione, ognuna impastata di acqua, terra, fuoco e vento, sapori e umori dei punti cardinali che l’hanno partorita. Donne di una bellezza statuaria, modellate plasticamente dai venti del Nord e Donne del Sud, impastate di scirocco, di lava e lapilli, di sale e di sole. Belle ed ammalianti nella loro pienezza,

le donne del Sud profumano di fiori e di spezie, di bosco e di scoglio. Per loro, solo per loro, è stato coniato un aggettivo che non può essere indossato da altre, qualcosa che travalica anche il senso comune del fascino: le donne del Sud sono carnali. Ciò remunera molto di più la loro femminilità. Il concetto di bellezza è infatti molto soggettivo. È infine recepito come bello tutto ciò che attrae e soggioga. Spesso, anche un particolare che sfugge rabbiosamente ai canoni estetici della “bellezza” intesa in senso classico, è motivo di grande fascino, di superiore personalità e carattere. E sono particolarmente belle le donne del Sud. Alte, basse, strette o larghe, ognuna è stata baciata dal dio Eros; ognuna protetta da Venere. Perché le meridionali sono impastate delle stesse energie telluriche dell’Etna e del Vesuvio, del fuoco che cova sotto la cenere. Perché hanno la stessa generosità e forza del fertile suolo dal quale sono spuntate, come pungenti e splendide rose. Perché sanno godere dei frutti della loro terra, con sano e goloso appetito. Perché sono, ognuna in casa propria, autentiche Regine del Focolare, con tutta la serietà, l’impegno, i sacrifici e le soddisfazioni collegate a questo nobile ruolo. Sono forti, le donne del Sud, atavicamente agguerrite nella difesa del proprio territorio, come leonesse. Trionfano sul dolore, sulla morte. Le loro mani creano e ricreano, accarezzano e schiaffeggiano. Le vere donne del Sud si donano e sono bellissime nella loro fierezza dignitosa, nella difesa di un ideale che finisce sempre col fare rima con Amore: amore per la terra, per il compagno, per i figli, per la casa, per i santi, per l’umanità, per il proprio animale domestico. Per la propria tavola da imbandire. Un saluto dal caldo sole del sud, che consola e protegge. Che è Vita.

Donne del Sud (di Alda Merini)

Le donne del Sud, tenere come l’ombre, voraci come bei fiori, le donne del Sud che hanno il cospetto di ocra le mani di una domanda, sanno essere silenziose e presenti tu Penelope dolce intessi una tela viola. Ti ho vista alla finestra abbarbicata e leggera come l’edera folta tu sei una donna del Sud. Altera nella sapienza, vedova nel tuo lavoro tenera come il cristallo amante di ciò che è vero. Le donne del Sud ardono dei loro mariti perle che cadono fonde in grembo alla gelosia. Le donne del Sud hanno il passo che lieve scandisce le foglie fitte, son novembrine e segrete somigliano alle strane voglie che prende l’ostensorio in mano ad un misericordioso prete.


Cocktail FORMOSA Per questo cocktail ricco di profumi del Sud e in particolare di costiere del Mediterraneo, si consiglia di utilizzare un vino bianco a base di uva Fiano, ovvero, oltre al celebre Fiano d’Avellino, un Cilento Bianco, un Sannio Fiano o, nel caso siate a latitudini ancor più basse, un Contessa Entellina Fiano.

Foto di Andrea Pancino

Ingredienti 50 ml di vino bianco secco 25 ml di Limoncello 2 cucchiaini da caffè di marmellata di pompelmo rosa 3 foglioline di basilico più un piccolo ciuffo per decorare 2-3 schegge di liquirizia calabrese per decorare Un pezzo di scorza di pompelmo rosa per decorare Ghiaccio a cubi per lo shaker e tritato per servire

Procedimento Vuotare nello shaker il vino, il Limoncello, la marmellata, le foglie di basilico, 5-6 cubetti di ghiaccio e chiudere lo shaker. Shakerare vigorosamente per qualche secondo e versare il contenuto (filtrandolo) in un Tumbler basso o in una coppa da vino. Coprire con un mucchietto di ghiaccio tritato e decorare con il ciuffo di basilico, le schegge di liquirizia e la scorza di pompelmo.

NOTA Da servirsi e bersi rigorosamente (oltre che in dolce compagnia) con cannuccia piegata, meglio se di colore giallo o verdino; se avete la possibilità di servirlo in spiaggia o fronte mare, al sole basso di un pomeriggio di fine estate, non dimenticatevi di aggiungere un ombrellino di carta: essenziale per fare ombra al cocktail e mantenere la bevanda alla giusta gradazione.


Ciascu traduce, trasfo e aggiunge va mondo che lo L’importanza sta nel restitu ad ogni ogget sarebbe inutil memoria. D’a la bellezza è occhi di chi g


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