IL BAIANESE

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PERIODICO DI INFORMAZIONE - CULTURA - AMBIENTE ED APPROFONDIMENTO POLITICO Direttore responsabile: Pellegrino DE ROSA

SIRIGNANO

Parva favilla gran fiamma seconda

Aut. Trib. AV n. 02 /2008 reg. stampa

Dopo il Passaggio all’opposizione di parte dei Consiglieri Eletti nella lista “Uniti Per Sirignano”

I cInqUe cOnsIglIeRI scendOnO In PIAzzA di Benedetto Colucci

Ormai sono mesi che il sindaco Colucci, governa con l’appoggio dei consiglieri della lista Castello, e la nuova minoranza invece di farsi valere nelle sedi appropriate, nell’ultimo consiglio comunale del 28 febbraio 2010 (opposizione assente), dove è stato vincolato gran parte del terreno circostante il campo di calcio, per la costruzione di centinaia di appartamenti, “vista la grande richiesta da parte dei residenti di Sirignano di nuove abitazioni”, decide di scendere in piazza (non hanno saputo governare,non sanno fare opposizione) per inveire contro il loro sindaco, chiederne le dimissioni e rinnegando tutte le scelte effettuate nei due anni di amministrazione che hanno portato ormai alla quasi bancarotta le casse comunali (complici gli stessi cinque consiglieri, visto che molte assunzioni sono state fatte perché volute dagli stessi consiglieri - Es. l’architetto, e si potrebbe continuare).

Intanto il sindaco continua, senza alcun bando, nessun criterio di selezione, con nuove assunzioni presso la casa comunale. Ormai tra dipendenti della casa comunale e dipendenti di ditte esterne si possono contare ben 40 giovani avviati al lavoro. Da parte nostra suggeriamo al sindaco di continuare su questa strada e come si è inventato le segretarie per ogni dipendente comunale, di inventarsi la figura di segretaria della segretaria, questo è un metodo per combattere la disoccupazione giovanile, dramma ormai storico per i paesi del sud Italia. Suggeriamo altresì al sindaco (visto che ormai è ufficialmente il sindaco di tutti i giovani di Sirignano, sia di chi ha votato “Unititi per Sirignano”, sia di chi ha votato “Castello”) di fare uno screening dei disoccupati esistenti sul territorio, farne una graduatoria per età e continuare ad assumere (non solo elettori di UNITI PER SIRIGNANO) ed ad inventare lavoro (i sirignanesi aspettano ancora la fabbrica che costruisce treni o navi, l’università ecc.), e nel momento in cui anche con il nostro suggerimento , non si riesce a debellare la piaga della disoccupazione causa mancanza di fondi o di bancarotta del-

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le casse comunali, di inventarsi una tassa supplementare finalizzata all’assunzione dei disoccupati residenti a Sirignano . I Sirignanesi sarebbero ben lieti di pagare questa nuova tassa (l’aumento sulla spazzatura fra poco già la paghiamo e siamo tutti contenti), l’importante che tutto si svolga nella legalità e con trasparenza. “BASTA CASE”.

Anno III - Numero 1 Marzo 2010 All'interno ELEZIONI REGIONALI: UNA QUESTIONE DI COSCIENZA IL CARNEVALE AL “SAN VINCENZO PALLOTTI” DI AVELLA

CASO “FMA”: CENTINAIA DI OPERAI A RISCHIO DI LAVORO

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Anno 3 - Numero 1

l=d fratto radical 2

di Sabato Scala

“l=d fratto radical 2”, e che significa, diceva sconsolata una mamma di Cicciano, dotata di una buona scolarizzazione avendo conseguito un 60/60 ai suoi tempi, mentre aiutava il proprio rampollo a fare i compiti di geometria di seconda media. Al che, essendo di casa e trovandomi presente alla scena, mi intrometto cercando di mettere una pezza. Premesso che il ragazzetto in questione è considerato un buon elemento nella sua classe, uno dei più bravi per intenderci. Come dicevo, vedendo la signora in difficoltà, mi intrometto e leggo il testo del problema. Partendo dalle dimensioni della diagonale di un quadrato, bisognava calcolare l’altezza di un rettangolo equivalente conoscendone la base. Mi faccio coraggio, scavo nelle mie reminescenze di matematica di ben 32 anni fa e dico e che ci vuole? Ricordando gli insegnamenti del mitico Prof. Iossa, faccio più o meno questo ragionamento; siccome in un triangolo rettangolo (la

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metà di un quadrato) l’ipotenusa è uguale ad un cateto (uno degli angoli del quadrato) per il seno dell’angolo opposto che in un quadrato è 45° ne deduco che il lato del quadrato è, di conseguenza, uguale alla diagonale per il seno di 45°. Mentre facevo questo ragionamento, per altro ad alta voce, ho notato la signora che mi guardava schifata ed il pargolo con l’occhio languido. La troppo menzionata parola seno ha scatenato la libidine del pargoletto e l’imbarazzo della signora. Ricordandomi che la signora è un ragioniere ho capito che la stessa ha usato il seno, in vita sua, solo per allattare il ragazzetto. Subito mi sono premurato di spiegare che in questo caso il seno era una funzione trigonometrica e non l’organo di allattamento femminile che tanto imbarazzo ha suscitato nella signora. Proprio in quel momento il ragazzetto mi chiede cos’è la “trigononsocome” ed io, rientrando in me, realizzo che in seconda media non si è ancora studiato la trigonometria e di conseguenza devo scavare ancora, indietro nel tempo, rifacendomi

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questa volta al Prof. Claudio Mastrangelo, mio insegnante di matematica alle medie, e scopro che lo stesso problema può essere risolto con il buon Pitagora ed il suo immortale teorema. Prima che vado avanti nel ragionamento il discente mi comunica di non aver mai conosciuto un certo Pitagora e che sicuramente non insegnava alla scuola media di Cicciano. A questo punto mi viene spontaneo imprecare avendo cura di far riferimento agli attributi maschili piuttosto che al cielo. E come si fa? A questo punto sto quasi per arrendermi, dico come si fa a risolvere il problema se prima non si è studiato il teorama di Pitagora? Scavo nella mia memoria, mi arrovello il cervello, ma non riesco a trovare una soluzione aritmetica del problema. A questo punto mi faccio consegnare il libro cercando la teoria a cui fanno riferimento i problemi e non riesco a localizzarla, mentre apostrofo l’autore del libro, ecco in contropagina si profila un qualcosa, in un trafiletto quasi nascosto vedo un qualcosa che si avvicina alla soluzione, “l=d fratto radical 2”. Un rapido ragionamento da dove esce questa formula e scopro che è la contrazione del teorema di Pitagora. Allora penso, ma la matematica non era un’arte che si apprendeva passo passo? Al che, mi armo di santa pazienza e cerco di spiegare la soluzione allo studente, trattandosi di numeri piccoli, mi aspetto che conosca almeno le tabelline, ma che, alla domanda di otto per otto, egli fulmineamente si appropria di una calcolatrice per darmi il risultato. Lo blocco e cerco di farmi dire il risultato a memoria, ma, mi accorgo accasciandomi sulla sedia, che il monello non conosce le tabelline, o almeno ne ha una infarinatura iniziale che si perde quando si arriva già a quella del sette. Allibito gli chiedo che scuola frequenta e lui per tutta risposta mi dice che frequenta la seconda classe della Scuola Media “G. Pascoli” di Cicciano. Ma come? Non ho frequentato pure io la stessa scuola? E dov’è la differenza? Un rapido ragiona-

mento e lo scopro subito. Un testo di matematica e geometria che ingenera solo polpette preconfezionate senza ragionamento alcuno, un insegnante, sicuramente frustrata dal magro stipendio, che non ha nessuna voglia di fare il proprio lavoro ed ecco il risultato. Ecco da dove vengono quelli che affermano “io e la matematica non andiamo d’accordo”, sono solo vittime di libri astrusi e di insegnanti immotivati. Ah se solo sapessero apprezzare l’armonia dei numeri! Ci rendiamo conto che così facendo stiamo allevando dei ragazzi vittime della calcolatrice, e del computer? Penso che le moderne tecnologie, comunque non possono ancora sostituire l’insegnamento nel sistema formativo che è diversificato per persona, per metodologia, per empatia e, soprattutto per le capacità che hanno i docenti di stabilire e migliorare relazioni umane. Istruire è il passaporto per l’eternità dei popoli. Una tentazione troppo forte, alla quale nessuno ha saputo, o voluto, resistere.

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POSTI DI LAVORO INVISIBILI, SVILUPPO FANTASMA, FALLIMENTI ECLATANTI E PRESUNZIONE INDISCUTIBILE.

ELEZIONI NEL BAIANESE: SI PONE UNA QUESTIONE DI COSCIENZA La libertà di pensiero è fattore indispensabile per una consultazione genuinamente democratica. di Pellegrino De Rosa Premesso che, trovandoci nel pieno della campagna elettorale, in questo articolo sarà evitato accuratamente qualsiasi riferimento ai candidati alle prossime elezioni (ma, se sarà il caso, approfondiremo la questione nei prossimi numeri), ritengo sia opportuno riportare alcune impressioni percepite discutendo con vari lettori-elettori. Molti sono i giovani illusi per anni dai mestieranti della politica. Altrettanti, i professionisti e gli artigiani, che hanno toccato con mano l’inettitudine e la falsità di alcuni sedicenti membri della “classe dirigente”. E mi sono chiesto: perché mai le segreterie di partito scelgono di candidare gente simile? Gente infida che fa esattamente il contrario di quello che proclama sui manifesti e nei comizi elettorali? Gente che ha sostituito all’etica, all’ideologia politica e alla preparazione (tecnico-economica, giuridica o sociologica) di cui erano dotati i politici di una volta, la menzogna, il marketing e le tecniche di persuasione occulta (pseudopsicologia, consulenze di pubblicitari e di curatori di immagine). Eppure valutare le persone non dovrebbe essere eccessivamente difficile; basterebbe “giudicare l’albero dai frutti” che ha prodotto. Se un certo candidato ha prodotto solo inganni e illusioni non votiamolo! Se invece ha prodotto crescita, sviluppo e risanamento, ditelo

anche a me e lo voteremo insieme! Ma si pone anche un problema di coscienza: se noi propendiamo ideologicamente verso un certo partito (che riteniamo portatore dei principi da noi condivisi) ma sappiamo - per certo - che il loro candidato sul territorio agisce esattamente al contrario di principi prima indicati, cosa facciamo? Votiamo ugualmente il candidato (che poi userà il nostro consenso al partito come se fosse stato tributato alla sua persona - e se ne beneficerebbe ricevendo in cambio una più comoda e meglio remunerata “poltrona” politica) o votiamo un altro partito (di cui non condividiamo interamente le idee ma il cui candidato è, a nostro

parere, molto molto più serio di quello scelto dal nostro partito del cuore - talora anche tramite tesseramenti e/o procedure apparentemente democratiche)? E non ci viene anche il dubbio che se il nostro beneamato partito sceglie gente simile forse non è più il partito di una volta? Mah... ognuno sceglierà come meglio crede. Ma, per favore, non lasciamoci ingannare ulterior-mente da personaggi vili e ignoranti. Il voto di scambio è illegale e perciò penalmente perseguibile, come, del resto, lo sono anche gli altri comportamenti prima lamentati e di cui, in uno stato di diritto, si occupa la Magistratura.

Il mio personale augurio è che venga salvaguardata la democrazia e che ognuno voti secondo la propria coscienza; all’interno della cabina nessuno potrà vedere come avrete votato (i presidenti di seggio faranno rispettare, ne sono sicuro, il divieto di portare videotelefonini all’interno delle cabine). Infine, mi rivolgo ai padri e ai giovani ai quali è stato promesso un posto inesistente: abbiate un rigurgito di dignità; non votate per chi vi prende per i fondelli, altrimenti poi non avrete il diritto di lamentarvi. Per fortuna abbiamo la opportunità di scegliere e, a ben guardare, non tutti i candidati sono della stessa pasta.

Le opere di Ingegneria Naturalistica (?) realizzate a Sirignano in via Summonte. Raccogliendo le segnalazioni di alcuni lettori abbiamo fotografato le opere di sistemazione della viabilità stradale e di stabilizzazione della scarpata realizzate nella “strada vicinale per Summonte”. Più che opere di ingegneria naturalistica sembrano trappole per animali; a meno che non siano state ancora completate. Chiediamo spiegazioni in proposito all’amministrazione comunale e all’ufficio tecnico.

In risposta alle numerose richieste di lettori che chiedono di avere maggiori informazioni sulle attività amministrative dei sei comuni del mandamento, rispondiamo che cercheremo in futuro, di essere maggiormente presenti e cogliamo l’occasione per invitare tutti gli interessati a farci pervenire in redazione le loro segnalazioni e/o documentazioni fotografiche.


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AVELLA: Scuola “San Vincenzo Pallotti” - Il carnevale 2010

Hanno coordinato i docenti: Serino Loredana, Napolitano Filomena, De Falco Carmela e Salapete Michele, con la collaborazione (per ‘o laccio d’ammore) del Sig. Angelo Vetrano e del Sig. Michele.


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La tivù digitale nel mandamento Baianese.

di Gaglione Andrea

Vediamo cosa è cambiato con l’avvento della tivù digitale in Campania. La televisione digitale terrestre, in sigla TDT, spesso abbreviata in digitale terrestre, è la televisione terrestre rappresentata in forma digitale. I principali benefici derivanti dall’introduzione della TDT sono: 1. 2. 3.

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un maggior numero di canali disponibili; una migliore qualità immagine/audio; possibilità di programmi interattivi, con possibilità ad esempio di esprimere giudizi o rispondere a quiz direttamente col telecomando; minore inquinamento elettromagnetico grazie alla necessità di minore potenza di trasmissione; possibile trasmissione in doppio/multiplo audio e quindi, per esempio, in multilingua; possibile trasmissione in alta definizione.

L’Italia ha cominciato a trasmettere col digitale terrestre nel 2003 in Sardegna e poi nella Valle d’Aosta. Dal 27 ottobre 2008 in Sardegna è stata completata la transizione al digitale con spegnimento del segnale analogico. Dal 16 giugno 2009 è iniziata la transizione per il Piemonte e per Roma, con l’eliminazione di Rai2 e Rete4 dal sistema analogico. Dal 16 novembre anche a Roma è stata completata la fase dello switch off: è la prima grande Capitale europea a proporre trasmissioni esclusivamente in tecnologia digitale. Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre è iniziata la fase dello switch off in Campania: nelle province di Napoli, Salerno e Caserta sono stati spenti gli impianti analogici di Rai2 e Rete4. Poi la prima settimana di dicembre 2009 c’è stato lo spegnimento totale di tutti i canali analogici in tutte le cinque province. Entro un paio di anni si auspica la conversione totale. Il Governo ha già approvato il piano per il passaggio di tutte le regioni italiane al digitale terrestre che verrà completato nel 2012, come da raccomandazioni comunitarie. Ma cosa è cambiato per il normale telespettatore con il passaggio al digitale terrestre? Per il normale spettatore i vantaggi sono stati un aumento dei canali a disposizione, lo svantaggio principale del digitale terrestre è stato la necessità di acquistare dei nuovi apparecchi atti alla sua ricezione(decoder, antenne e in alcuni casi nuovo televisore). Oltre che un costo in termini eco-

nomici questo ha costituito una difficoltà pratica per le persone che, come molti anziani, non hanno dimestichezza con la tecnologia: l’uso di una nuova televisione richiede un cambiamento di abitudini consolidate e l’uso di un decoder implica anche un telecomando in più. Anche se i televisori più recenti integrano il sintonizzatore digitale terrestre, spesso si tratta di modelli base: non consentono di usufruire dei servizi a pagamento (come Mediaset Premium, Dahlia TV e Pangea) o lo consentono solo in seguito all’acquisto di un componente aggiuntivo (modulo CAM); tipicamente, inoltre, non supportano l’interattività. Ciò significa che per usufruire dei vantaggi del digitale terrestre può essere necessario affiancare un decoder anche ai televisori recenti. Per quanto riguarda gli impianti d’antenna è opportuno ricordare che l’impianto d’antenna richiesto dal digitale terrestre è lo stesso già usato per le trasmissioni analogiche e quindi già presente in tutte le abitazioni; alcuni impianti, particolarmente i più vecchi, possono però richiedere una revisione. Inoltre non è possibile ricevere il segnale digitale terrestre con antenne che ricevono poco segnale per esempio quelle antenne a forma di v che tutti conosciamo date in omaggio con i televisori analogici, soprattutto 14 pollici, o acquistate per pochi euro in quanto se si amplifica uno scarso segnale analogico si ottiene un segnale analogico accettabile ma se si

amplifica uno scarso segnale digitale si ottiene solo lo scarso segnale di prima. L’utilizzo di decoder esterni porta ad un aumento dei consumi di energia elettrica: se un sintonizzatore televisivo è integrato all’interno di un televisore lo spegnimento del televisore implica anche lo spegnimento completo del sintonizzatore, ciò però non accade se il sintonizzatore è esterno (cioè se si usa un decoder). Non solo può essere facile dimenticare acceso il decoder, bisogna anche considerare che esso non si spegne completamente a meno di non staccare fisicamente la spina, questo comportamento è dettato da ragioni di comodità: rimanendo così il decoder in uno stato di stand-by può mantenere attivi alcuni componenti e permettere la riaccensione tramite telecomando. Questo problema andrà a sparire mano a mano che l’obsolescenza tecnologica spingerà gli utenti a sostituire i vecchi televisori con nuovi televisori dotati di decoder digitale integrato che quindi renderanno inutile la presenza del decoder esterno. Essendo l’infrastruttura per il digitale terrestre in fase di realizzazione, la copertura del nostro territorio è incompleta ed in affidabile. Infatti molte zone del nostro mandamento sono soggette a temporanee perdite di segnale o ricezione corrotta, soprattutto in caso di pioggia e vento. Queste problematiche di ricezione sono chiaramente destinate a perdurare nel tempo.

Caso FMA: centinaia di operai a rischio lavoro. La più grande realtà industriale dell’Irpinia con circa 1800 operai addetti e 500 lavoratori dell’indotto rischia un drastico ridimensionamento del personale. La FMA (Fabbrica Motori Avellino ), che produce motori di media - alta cilindrata per tutto il gruppo FIAT, rischia di rimanere avvolta dal vortice della crisi industriale che in un breve lasso di tempio ha portato alla chiusura di molte piccole aziende dell’hinterland avellinese. Gli operai della FMA dopo 2 anni di cassa integrazione guadagni ordinaria, alternata con una o al massimo due settimane al mese di lavoro, rischiano di finire in cassa integrazione straordinaria alla fine di quest’anno. La cassa integrazione guadagni straordinaria significherebbe che il destino di centinaia di lavoratori è rimesso alla discrezionalità dell’azienda che potrebbe optare per un taglio dell’organico che porterebbe al dissesto finanziario una moltitudine di famiglie. La speranza dei lavoratori è che ci sia una rapida ripresa del mercato automobilistico ma ciò è assai complicato visto la situazione in cui versa l’intera azienda FIAT a livello nazionale. In queste settimane i lavoratori hanno lottato con tutte le loro forze per scongiurare un imminente catastrofe e, infatti, hanno attuato un presidio davanti allo stabilimento di Pratola Serra al fine di sollecitare la FIAT a dare una risposta nei tempi brevi e avere nuove consegne per la realizzazione di nuovi motori. Lo stabilimento irpino è uno dei stabilimenti più all’avanguardia del colosso automobilistico torinese. Prima della crisi la FMA produceva motori anche per altre case automobilistiche internazionali come la OPEL data la tecnologia avanzata dei mezzi di produzione dello stabilimento. Il rammarico che accomuna i lavoratori della FMA è l’inettitudine della politica locale che è incapace di affrontare tematiche prioritarie come quella del lavoro. I nostri politici sono buoni solo a scaldare la poltrona e sembrano dei burattini manovrati dall’alto. Purtroppo la crisi del settore automobilistico italiano è legata anche alle strategie di marketing aziendale adottate dalla FIAT negli ultimi anni: il gruppo torinese è ormai da anni che investe in territori esteri che garantiscono una forza lavoro sottopagata come in Polonia o in Serbia, dove un operaio guadagna circa 400 euro al mese. Se si continua con questa strada in Italia si rischia una crisi sociale, la cui colpa è addebitabile solo al Governo Italiano che ha elargito tanti soldi alla FIAT in questi anni senza mai chiedere garanzie sul mantenimento operativo dei stabilimenti nazionali. [di Andrea Gaglione]


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Anno 2 - Numero 9/10

26-10-2009

Avella, la storia e l’anonimato

di Ernesto Sasso Tra le falde dei monti omonimi, adagiata nel bacino superiore dell’antico fiume Clanio, Avella rappresenta quasi alla perfezione l’intersecarsi dell’arte con la natura, della storia con la leggenda. Seppur ridotta oggi ad una modesta cittadina, frenata nell’evoluzione sociale e nello sviluppo economico da troppi decenni di dissennate amministrazioni politiche, camminando per le strade soprattutto nella parte vecchia è possibile ancora avvertire delle sensazioni trascendentali che riportano al passato e invitano a ripercorrere le orme di coloro che in un tempo ormai perduto diedero vita a quello che è attualmente l’abitato principale. Già al Paleolitico Superiore, al tardo Neolitico ed all’Età del Bronzo sono riferibili i primi insediamenti umani, testimoniati dagli innumerevoli reperti che nel corso degli anni sono stati rinvenuti sul territorio e da alcune necropoli di straordinaria importanza storica. Risentì in seguito degli influssi delle popolazioni greche avventuratesi nell’entroterra dalle coste, divenne

Osca e poi Etrusca, subendo infine le dominazioni dei Sanniti. Durante l’espansione di Roma passò sotto la sua protezione, divenendo “Civitas” nel 339 a.C. ma conservando almeno in parte la propria autonomia. In età Repubblicana e post-Repubblicana raggiunse il massimo splendore ed a questo periodo sono risalenti le maggiori opere pubbliche realizzate, tra cui vari Decumani e l’Anfiteatro; di quest’epoca è anche il famoso “Cippus Abellanus”, l’importantissimo documento in lingua Osca che attesta i rapporti tra Nola, dov’è tutt’oggi conservato nel Seminario, ed Avella in merito al culto del Tempio di Ercole. La tranquillità del luogo venne sconvolta in seguito alle insurrezioni delle popolazioni italiche che rivendicavano diritti su Roma e dalla rivolta di Spartaco, che insieme al suo esercito la saccheggiò per rifornirsi di viveri durante il cammino verso la Capitale. Con la spaccatura dell’Impero Romano in due tronconi comincia il vero e proprio periodo di decadenza, durante il quale sono numerose le incursioni delle popolazioni centro e nord europee sul territorio avellano. Conquistata dai Longobardi, la città venne ricostruita e fortificata con la realizzazione del Castello, ma Saraceni ed Ungari riuscirono poi a raderla quasi del tutto al suolo. Agli eventi bellici si aggiunsero, negli anni a

venire, numerose inondazioni del Clanio e vari smottamenti, che generarono epidemie e decimarono la popolazione. Nel corso del secolo XI Avella venne sottratta ai conti normanni di Aversa e venne concessa in feudo a Turoldo Mosca, passando poi per diritto di matrimonio nel 1356 alla famiglia Del Balzo e, per identico motivo, ai Jarmvilla nel 1380 ai quali nel 1410 venne tolta da Giovanna d’Angiò contro la quale essi si erano ribellati. Fu dunque donata prima a Sergianni Caracciolo e poi a Nicola Orsini, conte di Nola, che ne detenne la proprietà fino al 1534, quando passò ai Colonna e poi nel 1552 agli Spinelli, che ristrutturarono il Castello e la rete viaria della città. Intorno al 1580 Avella conobbe nuova fortuna, rifiorendo sia dal punto di vista strutturale che economico. Gli ultimi feudatari, fino al 1806, furono i Doria del Carretto. I vari passaggi delle popolazioni sul territorio hanno conferito ad Avella diverse testimonianze storiche ed artistiche di primo piano, come l’Anfiteatro ed il Castello, i numerosi monumenti funerari romani, l’Acquedotto San Paolino, il Palazzo Ducale e la collegiata di San Giovanni, la chiesa di San Pietro ed il Convento, oltre alla grotta di San Michele attualmente chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. Addentrandosi invece, rigorosa-

mente a piedi, sulle colline circostanti l’abitato ci si può imbattere in posti dalla bellezza floristica senza eguali che offre siti come la “Forestella”, il “Bosco di Pianura”, le numerose grotte naturali e la cascata di “Acquapendente”, protetta da una fitta boscaglia che la rende non facilmente accessibile al passo. Noccioleti, ulivi secolari e castagneti costituiscono per la maggior parte la vegetazione, completata da vaste distese di conifere e latifoglie. Un tempo tra queste montagne sarebbe anche stato possibile incontrare qualche cinghiale selvatico, simbolo del paese, ma ormai esso è da considerarsi estinto poiché raramente si hanno avvistamenti di qualche esemplare. Avella è il maggiore paese dell’intero mandamento e potrebbe costituire dunque un importante centro turistico ricco di storia e tradizione, eppure nonostante lo sviluppo di tale polo farebbe da viatico ad una serie di miglioramenti enormi per l’economia locale esso è stato sempre posto in secondo piano e mai nessuno si è veramente attivato affinché si riuscisse realmente in tale intento. Le ragioni per cui si preferisce far restare il nostro paese nell’anonimato in cui versa ormai da secoli bisognerebbe domandarle a coloro che fin qui hanno occupato le giuste poltrone, ma probabilmente nessuno sarebbe in grado di dare una risposta.

EXPOSCUOLA 2009: OCCASIONE DI INCONTRO E FORMAZIONE PER I GIOVANI Dello “SCOCA di Avella (AV)”

Il 4,5,6,7 Novembre si è tenuto il X Salone del Confronto tra le proposte formative dell’Europa e del Mediterraneo al Campus Universitario di Baronissi (SA). A questo evento, che si tiene ogni anno, hanno partecipato attivamente numerosi istituti di tutta la regione, tra cui l’ I.P.S.S.C.T “S.SCOCA” di Avella. Tra i tanti percorsi proposti dall’organizzazione EXPOSCUOLA, gli insegnanti per le classi quarte hanno

scelto l’itinerario formativo che proponeva diversi argomenti: nello stand dell’”EXIBIT” si è tenuto un questionario fatto da DICA, Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimentare, il quale intendeva proporre agli studenti e ai docenti di ogni ordine e grado, la conoscenza per la lettura delle etichette alimentari al fine di sapere esattamente cosa si mangia; nello stand “EVENTI” i temi principali trattati erano il cinema e la geografia, con l’intervento di Michele Marangi, media educator, esperto di didattica del cinema per l’Aiace di Torino. Il progetto “Educazione ambientale e Tecnologia” è stato promosso da BOEING ITALIA e ALENIA AERONAUTICA; nello stand “LAB”, l’Accademia di Belle Arti di Venezia ha

voluto proporre il progetto “Plasmare la Terra” con la finalità di rispettare la natura. Le materie specifiche che hanno interagito con il laboratorio sono state: arte e educazione ambientale. Per il restante tempo gli alunni sono stati intrattenuti nel village da diversi stand che proponevano le loro attività come balli, canti e giochi. Come ogni anno l’EXPOSCUOLA è riuscito a non deludere le aspettative dei giovani e dei docenti e ha lasciato dentro di loro un’esperienza formativa per il futuro. E intanto sono iniziati come ogni anno gli stage aziendali degli alunni IV e V presso note aziende Avellinesi. D’Avanzo Emilia Pescione Anna

Comunicato CGIL Scuola Con sede a Baiano (Av) di fronte ex caserma della Guardia di Finanza, riceve: il lunedì dalle 10,00 alle 12,00 il martedì dalle 19,30 alle 20,30 il giovedì dalle 19,30 alle 20,30. Resp. Prof. Colucci Benedetto.


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L’opera prima di Emanuele Pettener

E’ Sabato, mi hai laSciato E Sono bElliSSimo di Benedetta Napolitano «È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo» (pagg. 327, euro 15), edito dall’editore ferrarese Corbo, è il brillante romanzo d’esordio di Emanuele Pettener, un trentottenne di Mestre, docente di italiano alla Florida Atlantic University, autore di numerosi saggi e racconti apparsi su riviste sia italiane che americane. È un romanzo di formazione, scritto benissimo, che fa riconciliare il lettore con la lingua italiana. Lo stile -raffinato, elegante e divertente- rende la lettura gradevole, fluida e luminosa. La storia si apre con una splendida metafora della vita, nella partita di pallone improvvisata sulla spiaggia del lido veneziano, e si snoda attraverso dodici capitoli, raccontando di un gruppo di ventenni che, dopo aver sostenuto l’esame di maturità, si accingono ad affrontare la vita, con tutto il peso del futuro addosso. I lettori meno giovani potranno riassaporare, tra le righe, molti episodi –vissuti o solo sognati- della loro gioventù, mentre i più giovani vi troveranno i tormenti –talora drammatici, talora esilarantitipici dei ventenni. Emanuele, voce narrante e discolo alter ego dell’autore, sussurra all’orecchio del lettore: “sogno l’inno nazionale mentre sono sul podio, i giornalisti che mi aspettano all’aeroporto, le ragazzine che si strappano i capelli al mio passaggio. Avevo vent’anni e una ruga verticale fra gli occhi. Avevo vent’anni e una vita davanti, come si dice. Del resto avevo vent’anni, e non capivo un granché”. E, nel frattempo, sogna gli Stati Uniti e i divi del grande cinema americano -su tutti, Paul Newman- e insegue la gloria e le donne, dibattendosi con i problemi esistenziali tipici della giovane età. Pettener dà vita a un romanzo di formazione tenero e sincero, non di rado esilarante, in cui fin dalla prima pagina la

parola viene eletta a strumento di conoscenza del mondo e a fonte di gioia sensuale. È, infatti, nell’alveo della lingua che si compiono la ricerca esistenziale e l’emancipazione del protagonista. È, cioè, attraverso la lingua e la letteratura (e a tale proposito la scoperta di Oscar Wilde risulterà decisiva per lui) che il giovane Emanuele, iscrittosi alla facoltà di Lettere, imparerà a cogliere la bel-

Lo scrittore Emanuele Pettener lezza del mondo e a tradurla in uno stile solo suo: «Il mondo mi si disvelava attraverso le parole... Riuscivo e percepire la bellezza solo attraverso il linguaggio». «È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo» è un libro di successo che, dopo pochi mesi, è giunto già alla sua prima ristampa. Si può acquistare sia in libreria che on-line. È un libro da leggere tutto d’un fiato: io l’ho letto in due sole serate! Il suo simpatico e disponibilissimo autore, infine, è facilmente contattabile su facebook e su vari blog. Per conoscere meglio l’autore leggiamo alcune dichiarazioni da lui rilasciate sul Web a proposito del suo modo di interpretare la letteratura: Io da una parte apprezzo sempre la presenza di una trama, che resta l’aspetto più complesso – a livello di ideazione e architettura – in un’opera romanzesca, e apprezzo coloro

che sanno identificare un pubblico e raccontargli una storia, a prescindere da ogni discorso artistico: dai maestri del complotto alle deliziose e diaboliche signore della narrativa rosa ai vituperati bestselleristi americani o nostrani. D’altra parte, mi stupisco quando vedo noncuranza nella forma, quando avverto che non c’è alcuna esigenza estetica: il piacere che mi procura una storia raccontata in modo cronachistico o farraginoso è un piacere di bassa lega, usa e getta, è un piacere tascabile, da viaggio in treno di seconda classe da Roma a Milano, o in economica da Miami a Boston. Sia chiaro, ben vengano questi piaceri: abbiamo bisogno d’essere intrattenuti, abbiamo bisogno di non annoiarci. Però è raro che questi libri, pur divertendoci e distraendoci dalla noia quotidiana, riescano a confortarci da un dolore o a intensificare una gioia: perché è questo che si trova nei grandi romanzi, è un piacere superiore, che tocca le nostre corde più inesplorate. Il valore letterario di solito lo decide il signor Tempo, con un riprovevole ritardo di almeno un paio di secoli. Scrivere una storia divertente, qualsiasi sia il senso che diamo a divertente, è la condizione senza la quale qualsiasi pubblicità, credo, diventa inutile. Certi colossali crack hollywoodiani lo dimostrano. Dopodiché , la pubblicità è fondamentale. Il Sabato ha avuto la fortuna, fin’ora, di guadagnarsi paroline davvero dolci da giornali quali Alias, Il Mattino di Napoli, Max, e farsi persino una capatina in RAI e su Canale Italia. Ma altrettanto importante è stata la voce dei giornali locali o delle radio universitarie o di chiunque, singolarmente, abbia voluto spendere, anche solo oralmente, una buona parola per il Sabato. In particolare, sono molto grato ai miei nuovi e vecchi amici su Facebook.

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Anno 3 - Numero 1

Il Baianese

18-03-2010

Su ogni numero le risposte alle vostre domande e gli approfondimenti del nostro legale

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l'avvocato risponde

a cura dell'avvocato Felice Siniscalchi

Il dIRIttO d’AUtORe Avete il classico romanzo nel cassetto e volete proteggerlo dal plagio prima di inviarlo alle varie case editrici? Il metodo più efficace è quello di depositarlo alla SIAE sez. Olaf, il manoscritto sarà conservato per 5 anni (rinnovabili) al costo di circa 120 euro. La legge di base sul diritto d’autore è la 633 del 22 aprile 1941, poi modificata dal DPR 19/79 e, più recentemente, dal Dlgs 154/97 e poi dalla legge 248/2000. Le semplici fotografie, o foto non creative (come quelle “antiche” pubblicate da gran parte degli studiosi di cose locali, sono invece protette per soli 20 anni dalla data di realizzazione, e la menzione del nome del fotografo è soggetta agli eventuali ac-

cordi fra le parti, naturalmente nel caso in cui se ne possa provare la circostanza. Per un manoscritto o un libro i diritti di utilizzazione economica durano per tutta la vita dell’autore e fino a 70 anni dopo la sua morte. Trascorso tale periodo l’opera cade in pubblico dominio. Nel caso di opere in collaborazione il termine si calcola con riferimento al coautore che muore per ultimo. Per pubblicazioni prodotte dalle

Amministrazioni dello Stato: 20 anni dalla prima pubblicazione. I prodotti del disco fonografico (o equiparati) 50 anni dalla fissazione del supporto oppure dalla prima pubblicazione o comunicazione al pubblico dell’opera entro il termine di 50 anni. Produttori di opere cinematografiche: 50 anni dalla fissazione del supporto oppure dalla prima pubblicazione o comunicazione al pubblico dell’opera entro il termine di 50 anni.

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SL S Avv. Felice Siniscalchi Avv. Michele Salapete Avv. Ursula Guerriero Avv .p. Lucia Carullo Avv. p. Carmen Gaglione Avv. p. Imma Longobardi via F. De Sanctis 9 Avella (AV) 83021 tel.fax 081-8252971

lA scRIttURA cReAtIVA Una lingua ha precise regole grammaticali e sintattiche, un linguaggio non sempre le ha. Cio vale, in maniera particolare, per la scrittura creativa dove l’artista ha il compito di “evocare” (nel senso di ex vocare = chiamare fuori) piuttosto che “descrivere”. La scrittura creativa, si differenzia, pertanto, anche dai testi tecnici - che devono soprattutto argomentare e spiegare come avvengono determinati processi - e dai testi giornalistici, che devono principalmente riportare i fatti e gli eventi, possibilmente senza esprimere opinioni (e non sconfinare, come spesso avvienne, nell’aggiottaggio elettorale). La scrittura creativa, inoltre, come nello spassoso esempio riportato qui a lato, contiene - poi - una certa quantità di “extratesto”. Da questo esempio si comprendono, cioè, alcune cose “non dette”: che probabilmente a scrivere è un bambino; che egli non è in buoni rapporti con la lingua italiana; che dev’essere siciliano (il dialettismo “cunfunnuto= confuso). Un testo del genere prenderebbe due se fosse stato un compito di italiano, ma in un contesto letterario è Arte! Enzo Pecorelli

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