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Organo d’informazione dell’Unione Italiana Vini
Apriamo una finestra sui progetti di sostenibilità sociale nel settore. Iniziando da quanto sta accadendo tra le vigne in queste settimane
Vendemmie sostenibili: il lavoro che cambia
Lavoro nero e caporalato si affacciano per la prima volta nelle cronache del vino italiano in occasione della vendemmia, mettendo ancora in evidenza le debolezze e le difficoltà strutturali di un mercato del lavoro particolare. Intanto, crescono, nel silenzio, tanti progetti virtuosi di sostenibilità sociale nelle imprese vitivinicole che restituiscono un valore diverso al vino anche nel rapporto con i territori e le comunità che li abitano. Abbiamo esplorato questo aspetto della sostenibilità, di cui si parla ancora poco, con una lunga inchiesta che parte dalla vendemmia, si svilupperà attraverso l’analisi di alcuni progetti sociali significativi, per concludersi con una riflessione sui rischi del “socialwashing”. Perché il valore del vino si arricchisce anche attraverso la scoperta di un nuovo valore del lavoro e dell’uomo
Grazie all’attività di incoming internazionale di Simei, in occasione dell’edizione 2024 sono attesi in fiera più di 400 operatori esteri
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Analisi di una situazione dove le imprese rimangono schiacciate tra politica e normativa Lavoratori cercasi: tornano le difficoltà (anche mediatiche)
sfruttamento del lavoro per aiutare le aziende vittime di meccanismi perversi. Il progetto Accademia della Vigna come esempio di risposta
La risposta virtuosa del settore al tema del lavoro tra i filari (e non solo in vendemmia).
Verso un nuovo sistema con l’uomo al centro
ARNALDO CAPRAI TENUTE RUFFINO RICASOLI 1141 CANTINA PIZZOLATO
“CONTO TERZI” QUALI DICITURE USARE IN ETICHETTA?
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APRIAMO UNA
FINESTRA SUI PROGETTI DI SOSTENIBILITÀ SOCIALE NEL SETTORE, INIZIANDO DA QUANTO STA ACCADENDO TRA LE VIGNE IN QUESTE SETTIMANE
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”: è quando sta succedendo al mondo del vino italiano preso tra le notizie apparse sui media nelle ultime settimane relative ad alcuni casi di caporalato (l’albero che cade), e i numerosi progetti di sostenibilità sociale portati avanti nel settore, rimasti nascosti tra le vigne delle imprese (una foresta che cresce). Il noto aforisma del filosofo cinese Lao Tzu (300 a.C.) si rivela, pertanto, molto efficace nel descrivere una situazione dove, da un lato, il pilastro della sostenibilità sociale si sta affiancando a quello green diventando un impegno concreto per un numero crescente di aziende vitivinicole del nostro Paese - con Equalitas che aggiorna il suo protocollo di certificazione della sostenibilità nella versione 5 implementando proprio i capitoli relativi al rispetto delle normative sul lavoro e all’impegno etico delle imprese verso gli stakeholder sia interni che esterni all’azienda - e, dall’altro, la cronaca arriva a “macchiare” la vendemmia italiana per la prima volta con la grave piaga del caporalato.
Lavoro nero e caporalato si affacciano per la prima volta nelle cronache del vino rimarcando difficoltà strutturali del mercato del lavoro. Intanto, crescono, nel silenzio, tanti progetti virtuosi di sostenibilità sociale nelle imprese vitivinicole che rafforzano il valore del vino anche nel rapporto con i territori e le comunità
Vendemmie sostenibili: il lavoro che cambia
Sebbene, come scriviamo nelle pagine seguenti, la responsabilità dei fatti di cronaca non è in alcun modo da addebitarsi alle imprese vitivinicole dei territori coinvolti, il sistema del vino italiano nel suo insieme era rimasto fino a oggi immune da questo fenomeno che, invece, da molto tempo sembra essere “organico” a diverse filiere produttive, agricoltura in primis, soprattutto in alcuni territori del Paese, pur in un contesto dove il reperimento e la gestione di forza lavoro qualificata particolarmente nel periodo della vendemmia è da diversi anni oggetto di segnalazione di difficoltà e di denunce da parte di molti imprenditori del settore.
Ma pure in una situazione di crescente difficoltà - legata a una serie di dinamiche sociali e politiche anche internazionali molto più grandi del settore, di cui si sta parlando in questi giorni anche al G7 del lavoro - fino a quest’anno il vino era riuscito a restare indenne dalla piaga dello sfruttamento dei lavoratori consolidando, nei confronti dell’opinione pubblica, un’immagine
di settore agricolo particolare anche per questo elemento fondamentale di qualità organizzativa delle imprese. La gravità di quanto successo in Piemonte, al di là del fatto di cronaca sul quale non torniamo perché ampiamente raccontato dai media e degli elementi giudiziari su cui lasciamo indagare le istituzioni competenti, sta nel fatto che un settore, quale il vino italiano, campione di sostenibilità tra gli altri comparti agricoli, fortemente impegnato nella valorizzazione dei territori, e quindi delle comunità umane che li vivono, nonché protagonista di uno dei settori produttivi a più alto valore aggiunto del nostro Paese, è stato associato a uno dei fenomeni più brutti del mercato del lavoro che ne ha, comunque, segnato l’immagine pubblica. E tutto questo, in una dinamica dove le imprese e gli imprenditori del vino non solo non hanno avuto alcuna responsabilità, ma si ritrovano intrappolati, come raccontiamo con alcuni casi significativi nelle pagine seguenti, in un meccanismo perverso di co-responsabilità che, di fatto, li trasforma in vittime costrette a “pagare” per colpe non proprie e dalle quali è anche difficile difendersi.
Dalla raccolta delle uve al socialwashing
Per questi motivi abbiamo voluto dare voce a questa “foresta che cresce” aprendo una finestra sulla sostenibilità sociale iniziando a raccontare, da questo numero del giornale, tante esperienze virtuose che stanno portando avanti le imprese
del settore per approfondire, nei prossimi due appuntamenti, la revisione 5 del protocollo di certificazione dello standard di Equalitas con le testimonianze di alcuni progetti collettivi e territoriali di sostenibilità, e concludere poi con una “lezione di comunicazione” di Rossella Sobrero sull’importanza della comunicazione dei progetti di sostenibilità sociale ma anche sui rischi a cui espone il “socialwashing”. Perché i rischi cui sono esposte le aziende del vino nel periodo della raccolta delle uve - se non altro per l’ingente necessità di manodopera e la carenza di personale qualificato, da anni denunciato, che rende purtroppo il terreno fertile rispetto a fenomeni di sfruttamento dei lavoratori - partono da lontano e coinvolgono, come ci raccontano gli imprenditori che abbiamo intervistato in questa inchiesta, sia le dinamiche del mercato del lavoro a livello nazionale sia il sistema complessivo di organizzazione delle aziende vitivinicole. “Si tratta di una questione tutt’altro che facile da risolvere – ha detto Marco Caprai, amministratore delegato della Arnaldo Caprai recentemente insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana proprio per l’imprenditoria etica - che richiede il coinvolgimento di più attori a livello internazionale. Il settore agricolo fa fatica a distribuire durante l’anno un carico di lavoro che permetta ai lavoratori, migranti e non, di avere uno stipendio dignitoso e di poter rimanere nell’ambito dei lavori agricoli. E,
sul tema migranti, ogni anno dobbiamo ricorrere ai Decreti Flussi che non risolvono la situazione: queste persone entrano in Italia in questo modo, poi non vengono rimpatriati, e così diventano spesso clandestini e vittime di sistemi malavitosi”. Una situazione dove però, proprio l’impegno in progetti di sostenibilità sociale che per definizione vanno oltre l’obbligo di rispetto delle normative vigenti ponendosi obiettivi più ambiziosi anche da un punto di vista etico, si rivelano preziosi nell’aiutare a risolvere i problemi strutturali di base nella gestione della manodopera come raccontano le testimonianze di Maurizio Bogoni, direttore Tenute Ruffino, Massimiliano Biagi, direttore tecnico di Ricasoli 1141, e Sabrina Rodelli, responsabile commerciale e marketing di Cantina Pizzolato, che potete leggere nelle pagine seguenti. La revisione 5 del protocollo di certificazione dello standard di Equalitas aiuta a capire meglio come questo “passo in avanti” verso un impegno più ampio nei confronti del personale interno e degli stakeholder esterni all’azienda, aiuta a risolvere il “passo precedente”, quello cogente, sul tema della gestione del lavoro nei vigneti. “L’ultima revisione del protocollo mira a rinforzare l’impegno delle cantine e dei Consorzi di tutela nell’assicurare il rispetto delle leggi applicabili in materia di diritto del lavoro, inclusa la lotta a qualsiasi forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera – spiega Stefano Stefanucci, direttore di Equalitas -. Abbiamo per la prima volta battezzato dei requisiti dedicati specificamente alla forza lavoro migrante, spingendo le aziende a rendere sistematico un approccio che inizia con la formazione, per aumentare conoscenza e competenza sia degli imprenditori, spesso vittime a loro volta di agenzie esterne senza scrupoli, sia degli stessi lavoratori. Questi percorsi culminano nell’applicazione di meccanismi di ‘grievance’, ossia strumenti che permettano la costruzione di relazioni basate sulla fiducia, identificando elementi di sofferenza o di insoddisfazione”. Elementi qualitativi, quindi, legati alle condizioni di lavoro ma anche a una “etica relazionale” che, quando si tratta di persone, diventano determinanti.
LA CONFERENZA STAMPA PREVISTA IL 24 SETTEMBRE A SIRACUSA
LE PREVISIONI VENDEMMIALI AL G7 AGRICOLTURA
Il tradizionale appuntamento con le previsioni vendemmiali organizzato da Unione Italiana Vini in collaborazione con Assoenologi e Ismea, quest’anno si svolgerà il 24 settembre sull’Isola di Ortigia, a Siracusa, nell’ambito delle iniziative collaterali al G7 Agricoltura organizzate dal Masaf. Il palcoscenico di visibilità internazionale offerto da “Divinazione Expo 2024”, il contesto nel quale si svilupperà il palinsesto degli eventi paralleli al G7 dal 21 al 29 settembre, rappresenta una opportunità preziosa per rilanciare il messaggio della nostra vitivinicoltura attraverso uno dei suoi momenti comunicativi più importanti. Peraltro, il rinvio di una decina di giorni della conferenza stampa rispetto alle date degli anni scorsi, consentirà di raccogliere i dati di una vendemmia già avanzata e, pertanto, garantire un maggior livello di precisione delle previsioni.
ANALISI DI UNA
SITUAZIONE
DOVE LE IMPRESE
RIMANGONO
SCHIACCIATE
TRA POLITICA
E NORMATIVA
LAVORO IN VENDEMMIA:
TORNANO LE DIFFICOLTÀ (anche mediatiche)
Dall’inchiesta di Cuneo sullo sfruttamento del lavoro tra le vigne alle reazioni dei produttori e le iniziative del Consorzio del Barolo e Barbaresco. Aziende nella morsa di una situazione dove rimangono vittime di meccanismi perversi e un preoccupante aumento dei costi. Ma la soluzione è possibile, come insegna il progetto dell’Accademia della Vigna. Analisi di quanto sta accadendo in Piemonte con un focus sulla Franciacorta e una “singolare” (e allarmante) esperienza che arriva dal Lazio
di TERESA E. BACCINI e GIANCARLO MONTALDO
Nell’ambito di un’annata difficile come la 2024, con l’inizio dell’estate oltre alle bizzarrie del clima è tornato anche il problema, ormai cronico, della difficoltà di reperimento della mano d’opera specializzata per la raccolta dei grappoli ma che quest’anno, per la prima volta in modo eclatante, ha avuto una coda mediatica legata ad alcune presunte vicende di caporalato tra i vigneti del Piemonte. Sebbene negli stessi giorni rimbalzassero notizie di sfruttamento e lavoro nero dalla vicina Francia (ma questo non è proprio il caso di “mal comune, mezzo gaudio”) che attutivano, in
parte, sull’opinione pubblica il colpo del “caso Piemonte”, è indubbio come l’aver ingigantito - da parte di certa stampa - il caso italiano rispetto alle sue reali consistenze abbia rischiato di portare, oltre al discredito, anche ulteriori incertezze in un settore che doveva già affrontare molteplici difficoltà sia in ambito produttivo, sia in ambito normativo, sia nel contesto dei mercati.
L’inchiesta di Cuneo
A inizio luglio, lo ricordiamo, aveva suscitato scalpore l’inchiesta della Squadre Mobile di Cuneo coordinata dalla Procura di Asti, conclusasi con l’arresto di due cittadini stranieri e il divieto di “esercitare attività
professionali” per un terzo che, a quanto pare, gestivano fuori di legalità (giornate lavorative anche di 12 ore e pestaggi a chi protestava) manodopera straniera anche nei prestigiosi vigneti piemontesi di Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba. Puntualmente erano comparse le manifestazioni contro, i titoloni si erano sprecati (“gli schiavi del Nebbiolo”, per citarne uno), le generalizzazioni pure e, benché i proprietari dei vigneti non fossero stati coinvolti, il questore di Cuneo non aveva mancato di sottolineare le responsabilità delle aziende che si affidano a soggetti dubbi senza preoccuparsi delle condizioni di assunzione dei lavoratori.
Un clima di rimpallo delle responsabilità che metteva le aziende in allarme per timore di essere sottoposte a un “redde rationem”, poi arrivato (e non solo in Piemonte come leggiamo di seguito). Tant’è che, in alcuni casi, si è arrivati a chiudere le porte delle cantine anche a enoturisti e visitatori. Marco Negro, un operatore commerciale export che da anni porta i clienti stranieri a visitare le aziende in Piemonte, ci ha dichiarato: “Mi sono visto cancellare almeno già due visite programmate da tempo e una non accettata, perché sembra addirittura che in vista della vendemmia, nella zona piemontese interessata dall’inchiesta, le cantine vogliano evitare assembramenti nei filari anche di turisti, visitatori o clienti che, rilevati con droni, possano dare adito a controlli supplementari”.
La reazione del Consorzio del Barolo
Le ipotesi più o meno velate di interventi e controlli rigorosi trapelate da parte degli enti e organismi competenti in materia non hanno favorito un rasserenamento della situazione, mettendo molte aziende in una situazione di preallarme, non già perché consapevoli o timorosi di aver in qualche modo trasgredito alla legge, ma semplicemente aumentando le incertezze e le perplessità rispetto alle disposizioni di legge e alle possibilità di applicarle alla lettera.
Oggi, infatti, rimane il problema di come poter avere le garanzie necessarie di correttezza e sostenibilità anche sociale dagli operatori ai quali vengono esternalizzati i lavori aziendali nel settore vitivinicolo. A fronte di questo, negli ultimi due mesi c’è stato un grande fervore di iniziative che ha coinvolto dalla Regione agli organismi di rappresentanza e agli enti istituzionali con documenti e comunicazioni che, pur animati da buone intenzioni, rischiano di sopraffare gli attori principali del mondo vitivinicolo, ovvero i produttori. Sembrava essere tornato di attualità quel pensiero tipicamente agricolo - che sa di fatalismo ma anche di pragmatismo - secondo il quale, quando un organismo di controllo – di qualsiasi genere – arriva in azienda per una verifica “alla fine qualcosa che non va te lo trova comunque”. Un modo di pensare amaro, ma che sta interessando il mondo vitivinicolo piemontese, al punto che gli organismi principali di rappresentanza dei produttori, per l’Albese il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, hanno deciso di intervenire e fare la loro parte, consapevoli del grave danno di immagine e identità che potrebbe derivare al mondo dei produttori.
A tale proposito, il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha cercato di fare chiarezza. Vediamo l’effetto che farà il “Vademecum” contro il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori che è scaturito dall’alleanza tra il Consorzio, Confcooperative
Piemonte Sud, Confindustria Cuneo (sezione Vini e Liquori con oltre 50 aziende associate e più di 1.600 addetti), con la parte cipazione della Cciaa di Cuneo. Dovrebbe almeno fare chia rezza sul perimetro normativo entro il quale devono muoversi le imprese nel momento in cui appaltano all’esterno le loro la vorazioni.
Il suo presidente, Sergio Germano, è molto lucido nell’analisi dell’attuale situazione: “Nell’ambito delle nostre funzioni di tutela, gestione e promozione delle denominazioni del territorio, come Consorzio abbiamo messo in atto tutte le attività che da un lato potevano sensibilizzare i produttori associati sulla materia e dall’altro informarli sulla normativa e sulle prassi burocratiche da seguire nell’assunzione di manodopera agricola in vista della vendemmia. Naturalmente, abbiamo preso una dura posizione verso i fatti negativi dello scorso inizio di estate, da un lato impegnandoci a costituirci parte civile nel procedi-
mento che verrà messo in atto, dall’altro dando vita a un Protocollo d’intesa e di lavoro con la Prefettura di Cuneo e i Comuni del territorio per una gestione autorevole del fenomeno. Inoltre, abbiamo definito con Confcooperative Piemonte Sud e Confindustria Cuneo, in un confronto a cui ha partecipato anche la Camera di commercio di Cuneo, un prontuario per rendere la filiera del lavoro in vigna ancora più sostenibile e trasparente. Sul piano delle informazioni alle aziende associate, nei giorni scorsi abbiamo preparato e inviato a tutti i soci un documento il più possibile completo ed esaustivo rispetto
alla normativa che regola l’assunzione di manodopera agricola, analizzando nel dettaglio tutte le casistiche con le quali un produttore potrebbe doversi confrontare. Non vogliamo con questo intervento sostituirci a coloro che professionalmente supportano le aziende vitivinicole nella loro quotidiana gestione delle assunzioni di dipendenti agricoli, sia a tempo pieno che stagionali, ma solamente dare un sano contributo di informazione a tutto il comparto, senza per questo addossare alle aziende delle responsabilità che per legge e per funzione spettano ad altri attori”.
Nonostante l’impegno del Consorzio e degli altri organismi di rappresentanza, da più parti abbiamo raccolto le preoccupazioni dei produttori, i quali ci hanno più volte sottolineato di non avere né gli strumenti, né l’autorità per verificare la correttezza dei rapporti di lavoro instaurati dai soggetti che forniscono a loro la manodopera. Pertanto, anche se vengono seguite scrupolosamente tutte le indicazioni di legge nell’appaltare questi lavori, le aziende rimangono esposte a rischi
L’INIZIATIVA
di coinvolgimento con conseguenze gravi dal punto di vista legale.
C’è chi addebita al settore vitivinicolo una scarsa lungimiranza nel non aver affrontato con la giusta programmazione i problemi legati alla manodopera in viticoltura. Il presidente Germano ci ha però ricordato che bisogna tenere conto di alcuni fattori che ultimamente hanno modificato le dinamiche aziendali e acuito il problema negli ultimi anni: da un lato l’aumento della superficie vitata per ogni azienda, dall’altro la presenza di famiglie meno numerose rispetto al passato i cui componenti debbono anche occuparsi di mercato e promozione togliendo forza lavoro alla vigna; inoltre, un cambiamento climatico che sta determinando forti esigenze di lavoro in periodi ristretti dalla primavera alla vendemmia. Tutte situazioni che si sono palesate in modo tangibile soprattutto recentemente, con gravi ripercussioni sulla gestione normale della manodopera. “L’Accademia della Vigna, della quale si è fatto capofila il Consorzio, – sottolinea Germano - è un progetto concreto che tende a dare risposte positive a questi problemi (vedi box qui sotto) ”
MLa “best practice” del Consorzio del Barolo
entre l’Italia leggeva i risultati, non certo esaltanti, dell’esito della massiccia campagna di controlli in tutta Italia avviata dai primi di agosto da parte dei Carabinieri (reparti territoriali e specializzati del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro), in sinergia con l’Ispettorato nazionale del lavoro, in attuazione delle direttive del Ministero del Lavoro per contrastare il caporalato, il mondo del vino continuava a soffrire l’urgenza di reperire personale, anche tra i filari delle denominazioni più blasonate come sono in Piemonte quelli delle Langhe, dove si stimava all’inizio campagna una carenza di almeno un migliaio di lavoratori stagionali.
Quando a luglio era scattata l’inchiesta nel Cuneese, da più parti si era invocata l’applicazione del cosiddetto “Protocollo Saluzzo”, un progetto di accoglienza diffusa, beneficiario di risorse Pnrr, varato nel 2020 nel distretto frutticolo saluzzese (mele, pesche, prugne, kiwi) dopo che erano stati segnalati casi di caporalato, con lo scopo di fornire servizi ai lavoratori stagionali come assistenza nella lettura dei contratti, mediazione culturale, orientamento ai servizi sanitari sul territorio. Su iniziativa dei 10 comuni aderenti (Saluzzo capofila, Savigliano, Manta, Scarnafigi, Verzuolo, Costigliole Saluzzo, Lagnasco, Busca, Tarantasca e Cuneo) e con il coordinamento della prefettura, erano state create case
per oltre 250 posti destinate ai lavoratori con regolare contratto che non avessero trovato sistemazione nelle aziende dove prestavano opera. Una specie di sistema pubblico di abitazioni temporanee per i braccianti stagionali. La Regione Piemonte a fine luglio 2024 ha poi attivato un “Tavolo regionale contro lo sfruttamento lavorativo in agricoltura” con l’intento di estendere il protocollo suddetto a tutto il Piemonte e anche al settore vitivinicolo, distretto albese in primis. Ma ad Alba c’è già chi si è mosso da tempo. E fa riflettere il fatto che gli uffici istituzionali si muovano a seguito delle iniziative partite dai territori, Comuni e organizzazioni locali. L’Accademia della Vigna nata ad Alba un paio di anni fa è andata oltre, incrociando le esigenze delle imprese vitivinicole che, diversamente da altri settori agricoli, richiedono personale formato e competenze tecniche specifiche. Così è nato un progetto tra aziende interessate ad assumere e formare nuovo personale da impiegare nella conduzione del vigneto, enti del Terzo settore e istituzioni locali come la famosa Scuola Enologica di Alba. Ideato da WeCo, impresa sociale e co-promossa dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, il progetto ha offerto un percorso di lavoro e formazione che ha visto in un anno 24 lavoratori di dodici nazionalità diverse regolarmente assunti e retribuiti presso le cantine partner (Agricola Mirafio -
re, Ascheri, Brovia, Il Boschetto, Cascina Chicco, Conterno-Fantino, Diego Pressenda, Festina Lente, Stroppiana, Tecnovite, Trediberri, Vietti) e parallelamente inseriti nel percorso formativo (152 ore in campo e in aula nei 12 mesi), gestito da quattro docenti agronomi. Un percorso di lavoro e formazione di prospettiva, ideato “con lo sguardo all’autonomia della persona” come viene definito, rivolto a lavoratori selezionati tra quelli che hanno mostrato un preciso interesse al mondo vitivinicolo.
Intanto, sul piano nazionale, il commissario straordinario del governo Maurizio Falco, ex prefetto di Latina, ha recentemente promesso duecento milioni per contrastare il caporalato e sostenere progetti per superare l’emergenza abitativa in 37 siti critici per il lavoro agricolo in tutta Italia (farebbe una media di poco più di 5 milioni a sito) e la nuova legge sull’agricoltura appena approvata in Parlamento (L.101/2024) prescrive l’assunzione di 514 nuovi ispettori tra Inps e Inail e l’istituzione di una banca dati degli appalti privati in agricoltura (quelli dichiarati, s’intende).
Chissà se qualcuno di quei milioni arriverà in tempo a soccorrere un paio di associazioni (una Onlus e una Cooperativa sociale) su Asti-Alessandria e Cuneo che hanno aderito al progetto Common Ground del Ministero del Lavoro teso a combattere le distorsioni del mercato del lavoro (nella zona sud del Piemonte principalmente quello agricolo) occupandosi non solo di attività di accoglienza, ma anche di controllo delle buste paga e dei giusti compensi ai lavoratori stagionali: a fine agosto avevano ricevuto solo gli anticipi della fase 1 mentre sarebbe già in corso la fase 2, ma il Ministero competente non ha ancora liquidato i fondi alla Regione Piemonte, che pare non intenzionata ad anticiparli. Così, alla vigilia della vendemmia, non potendo più pagare gli stipendi al personale, qualcuno potrebbe decidere di interrompere i servizi.
Altre esperienze
dal Cuneese
A proposito dell’attività a contrasto di quello che in maniera sommaria è stato denominato come “caporalato”, molte sono le iniziative che si stanno sviluppando in provincia di Cuneo, con effetti in particolare sui territori vitivinicoli di grande pregio come quelli di Langa e Roero. Ricordiamo per esempio la decisa presa di posizione di Confindustria Cuneo, che ha sottoscritto, in una riunione dei firmatari svoltasi il 5 settembre scorso presso il Municipio di Alba, il Protocollo d’intesa siglato ad aprile, sotto il coordinamento della Prefettura di Cuneo, “per la prevenzione di situazioni di sfruttamento lavorativo nei territori di Alba, Langhe e Roero e per la promozione di lavoro regolare, abitare dignitoso e trasporti per i lavoratori agricoli stagionali”. “Seguiranno altre iniziative, - aveva ricordato Paola Lanzavecchia, presidente della Sezione Vini e Liquori di Confindustria Cuneo - come l’incontro organizzato ai primi di settembre per approfondire i contenuti del vademecum; tutto ciò con la consapevolezza che solo con il lavoro di squadra e il coinvolgimento di ciascun soggetto interessato della filie-
ra, a partire dalle istituzioni, potremo superare le situazioni più complesse e continuare a fare bene”.
Una piccola, ma significativa iniziativa è quella che viene da un paese di lunga tradizione viticola ed enologica come Mango, in provincia di Cuneo, uno dei paesi dove la coltivazione del Moscato per la produzione di Asti Spumante e Moscato d’Asti rappresenta la quota maggioritaria nel contesto della sua globale realtà viticola. Un piccolo gruppo di aziende agricole, capeggiate dal sindaco, Damiano Ferrero, anch’egli titolare di un’azienda vitivinicola, ha deciso di fare un passo importante, ovvero procedere direttamente all’assunzione della manodopera stagionale, evitando il tramite delle cooperative agricole di lavoro. Un esempio piccolo, ma significativo, a conferma che – se c’è l’impegno – le cose si possono cambiare e i risultati possono essere positivi per tutti. Non solo. Al di là delle norme nazionali, questo esempio solleva anche un altro problema, ovvero il fatto che ci sono situazioni locali che vanno tenute in considerazione e che andrebbero adeguatamente regolamentate a livello provinciale e territoriale. Al riguardo,
vanno citati gli esempi virtuosi delle province di Asti e di Cuneo, quest’ultima in particolare che sta dedicando molto impegno per trasferire sull’intero territorio il cosiddetto “modello Saluzzo (vedi box a pag. 4)”. Ciò non toglie che ci siano singole realtà associative che siano comunque preoccupate delle pieghe negative che può prendere il lavoro in viticoltura, soprattutto quello stagionale. Al riguardo ci pare emblematica la presa di posizione dell’Associazione Comuni del Moscato che ha incluso la “questione della manodopera in vigna” tra le criticità del settore vitivinicolo legato al Moscato. L’Associazione in un recente comunicato ha ricordato come il problema della manodopera in vigna sia oggi soddisfatto soprattutto attraverso “le tante cooperative di lavoratori: una soluzione spesso insostenibile per i costi elevati e per la difficoltà di gestire personale straniero spesso esposto a irregolarità: una condizione che rappresenta un’emergenza costante all’interno del settore, e per la quale servono soluzioni di grande respiro che devono partire dalla gestione dei flussi d’immigrazione, ma nel contesto si torna a parlare anche del Decreto Cura Italia e dell’esten-
sione del grado di parentela dal quarto grado sino al sesto per l’espletamento di lavoro in forma di aiuto gratuito e transitorio”.
L’aumento dei costi di produzione C’è ancora un altro aspetto che poco è stato finora considerato ed è quello relativo all’aumento dei costi di produzione in relazione agli ulteriori adempimenti burocratici che le cooperative di lavoro e le aziende che forniscono manodopera agricola rischiano di sostenere per la stretta che gli organismi di controllo sembrano paventare a seguito degli scandali di inizio estate. Non sappiamo fino a che punto questi aumenti siano reali e motivati, ma la sensazione è che c’è stata o ci sarà una lievitazione dei costi del singolo appalto anche per il lavoro di vendemmia di questa o quella vigna. L’agronomo Federico Persano che segue la coltivazione delle vigne delle aziende associa-
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“Oltre a fare vino dobbiamo diventare anche poliziotti altrimenti… multa!”
Azienda multata dopo due anni perché il terzista non le ha consegnato i documenti nei mesi successivi alla prestazione. L’imprenditore deve essere in grado di controllare che il fornitore non solo sia in regola al momento della stipula del contratto ma che mantenga questo status anche dopo, visto che il committente rimane “obbligato in solido”
SL’EPISODIO, PROBABILMENTE NON L’UNICO IN ITALIA, IN UN’AZIENDA DEI CASTELLI ROMANI
ei quasi in vendemmia, l’aria comincia a diventare elettrica per i mille pensieri che coinvolgono ogni vignaiolo nel momento più importante dell’anno e… arriva una bella Pec che ti comunica una irregolarità, riscontrata non su di te ma su un tuo fornitore di mano d’opera di due anni fa, con un conto da pagare di 14.000 euro! Tu eri tranquillo, avevi seguito le procedure chiedendo alla cooperativa da cui ti eri servito il Durc (Documento di regolarità contributiva) e, con quello, avevi firmato l’Unilav (il contratto in pratica). Tuttavia come spesso accade, troppo spesso in Italia, c’è un “ma”. Sì, perché l’impresa alla quale ti eri affidato per aiutarti con la raccolta delle uve era regolare nel momento in cui hai firmato il contratto, almeno dai documenti che ti ha presentato, ma a quanto pare “dopo” ha smesso di versare i contributi per i suoi dipendenti. Il problema è che il committente alla firma del contratto viene identificato come “obbligato in solido”, quindi se il fornitore fallisce o è insolvente, l’Ispettorato del lavoro si rivale appunto sulla o sulle aziende dove i lavoratori hanno prestato servizio nell’ultimo trimestre. Anche se a non versare i contributi è stato un altro soggetto, anche se il committente ha pagato tutto regolarmente e, praticamente, non aveva strumenti per tutelarsi. In effetti, ci hanno spiegato dall’azienda, oltre al Durc esiste un documento trimestrale che si chiama “Dmag” (a quanto pare ancora in vigore nonostante sul sito dell’Inps ci sia scritto che dal 2020 è stato sostituito dal flusso mensile “Uniemens/PosAgri”) e certifica la stessa cosa del Durc ma viene richiesto a posteriori. Insomma l’azienda che contatta un fornitore deve accertarsi che quest’ultimo stia pagando regolarmente i contributi ai suoi dipendenti al momento della stipula del contratto, e lo fa con il Durc (che comunque ha una scadenza), ma poi per sicurezza deve chiedere – dopo settimane o mesi dalla conclusione del contratto – il modello Dmag per accertarsi che il fornitore abbia pagato i contributi anche dopo la conclusione del rapporto di lavoro. Un impegno e un onere aggiuntivo per le imprese, chiamate a diventare in pratica esse stesse degli “ispettori” del lavoro. Ovviamente sul caso specifico partirà il ricorso dell’azienda, anche per verificare che i contributi richiesti siano relativi effettivamente alle giornate di lavoro e ai lavoratori impiegati presso la propria azienda. Situazione alla quale in parte sono già abituati: “Lo scorso anno abbiamo dovuto mandar via una squadra in piena vendemmia – ci dicono dall’azienda – visto che il loro responsabile non ci aveva mandato tutti i documenti. Ma anche quando ci sono tutti i certificati richiesti a noi rimane un compito che definirei di polizia, ovvero controllare ogni mattina i documenti di identità dei lavoratori che arrivano, verificare che non siano scaduti e che siano le stesse persone inserite nella documentazione fornita dall’azienda o cooperativa ingaggiata. Qualsiasi cosa succeda infatti, anche l’errore di una virgola, sarebbe imputabile a noi, come appunto per la vicenda dei contributi non versati dalla cooperativa due anni fa”. Sei un’azienda piccola, ormai sei in vendemmia e non puoi dormire tranquillo, non solo per la pioggia o i problemi della stagione, ci sono anche quei 14.000 euro e un ricorso che ti impegneranno fisicamente e mentalmente. Quando magari avresti potuto conservare energie e denaro utili per, ad esempio, assumere un dipendente in più. F.C.
te della Cantina del Nebbiolo, storica azienda cooperativa di Vezza d’Alba, nel Roero, ci ha sottolineato come questo possibile appesantimento dei costi – se potrà essere assorbito da vini come Barolo, Barbaresco o Nebbiolo d’Alba – rischia di creare problemi di bilancio nel caso di uve meno remunerate (Dolcetto, Barbera, Cortese, ecc.). “L’aggravamento dei costi, la difficoltà nella gestione corretta delle prassi burocratiche per l’acquisizione di manodopera e la spada di Damocle di pesanti multe in presenza di inadempienze anche involontarie sono situazioni che stanno mettendo in grave difficoltà le aziende, soprattutto quelle di piccola dimensione”. Perseverando una situazione di questo tipo, come ci è già stato pronosticato da vari altri produttori, troverà un’accelerazione la meccanizzazione di molte fasi di lavoro anche in viticoltura e anche in collina. Senza escludere le stesse operazioni di vendemmia. E a quanto pare il settore della meccanizzazione in questo campo ha già messo a punto soluzione ad hoc anche per i vigneti di collina.
Alberto Grasso, direttore agronomico di Fontanafredda a Serralunga d’Alba, da 25 anni si occupa di lavoro in viticoltura e ci ha confermato quanto sia cambiata la situazione dell’offerta e domanda di lavoro nei vigneti di Langa e Roero: “Da tempo –esordisce - quello che adesso appare un problema eclatante era già un percorso scritto. Sono almeno 15 anni, infatti, che in azienda non arriva più nessuno – giovane o vecchio che sia – a chiedere di lavorare nelle vigne in vista della vendemmia come in altri periodi di maggior esigenza di manodopera. Questa situazione di scarsa disponibilità a lavorare in vigna si è via via accentuata con il tempo, ma il settore non ha saputo reagire. Anzi, se qualcuno faceva presente il problema e le probabili difficoltà future, veniva tacciato come inutilmente allarmista”.
Una quindicina di anni fa, l’arrivo delle cooperative o delle aziende organizzate a fornire
LE DIFFICOLTÀ DEL REPERIMENTO DI FORZA LAVORO SPECIALIZZATA
facile il passaggio da un settore aziendale all’altro. Le aziende più piccole potrebbero avere maggiori facilità di manovra, ma anche loro debbono tenere conto delle situazioni contrattuali. In ogni caso, il lavoro che un’azienda può offrire a una manodopera temporanea resta un’occupazione poco attraente: è un lavoro faticoso e svolto in condizioni spesso critiche, non consente prospettive di carriera, agli occhi della società è considerato un lavoro di ‘serie B’ e, non ultimo, è remunerato in maniera non adeguata. Inoltre, pur con i tentativi che in Langa e Roero si stanno facendo, anche l’inserimento sociale di questi lavoratori non è facile. Perciò, se escludiamo i trattoristi e gli operai specializzati che possono puntare a condizioni di lavoro più gratificanti, quelli temporanei sono lavoratori che non hanno i diritti di quelli assunti a tempo pieno”. Oggi in questo settore, esiste un organismo in grado di af-
lavoro in viticoltura ha momentaneamente allontanato il problema. Oggi, le stesse cooperative di lavoro agricolo sono in difficoltà. Anch’esse stanno esaurendo le fonti di rifornimento della forza lavoro: prima sono arrivati i macedoni e i romeni, poi gli albanesi e i bulgari, poi ancora quelli provenienti da vari Paesi dell’Africa. Adesso le etnie si stanno esaurendo, ma il bisogno di lavoro, sempre più specializzato, nelle vigne è rimasto.
L’uomo della strada non riesce a capire come mai, visto il bisogno di lavorare che c’è oggi in Italia, non si riesca a indirizzare i giovani verso l’occupazione nelle vigne. Possiamo dare una spiegazione più globale a questa difficoltà apparentemente inspiegabile? “Spesso il lavoro che un’azienda viticola offre –ricorda Grasso - è di tipo temporaneo. Al massimo dura 7-8 mesi, ma la persona deve affrontare i bisogni della vita per l’intero anno. Di fronte a queste situazioni, il settore vitivinicolo nella sua globalità dovrebbe farsi carico di questo bisogno di lavoro per tutto l’anno. Non si possono lasciare le aziende da sole perché non sono in grado di sopperire. Soprattutto, le aziende più grandi e organizzate gestiscono la manodopera con contratti di lavoro differenti se questi sono impegnati in vigneto oppure in cantina e non è
frontare in modo autorevole e risolutivo le problematiche anche sociali evidenziate? “Al momento attuale – sottolinea Grasso – direi che non c’è un organismo di questo genere. L’esempio virtuoso che mi viene di segnalare è quello dell’Accademia della Vigna che già adesso aiuta questi lavoratori nel loro inserimento in società e a trovare un’occupazione nei mesi ‘scoperti’. Ma dovrebbe essere un organismo di tipo istituzionale, capace anche di aiutare i lavoratori a migliorare la conoscenza della lingua e delle consuetudini della zona”. Nel concreto, tale organismo dovrebbe aiutare questi lavoratori a sentirsi cittadini veri, partecipi come gli altri e come gli stessi datori di lavoro al processo di sviluppo del settore, a sentirsi orgogliosi di condividere un progetto di territorio e non solo una forza lavoro di passaggio in vista di soluzioni migliori.
T.E. Baccini - G.Montaldo
Anche in Franciacorta...
I problemi relativi alla difficile situazione del lavoro in agricoltura non riguardano solo la realtà piemontese, ma interessano varie altre zone vitivinicole qua e là per l’Italia
Naturalmente, i problemi relativi alla difficile situazione del lavoro in agricoltura non riguardano solo la realtà piemontese, ma interferiscono con varie altre zone vitivinicole qua e là per l’Italia. Emblematico è il “caso Franciacorta” che è stato analizzato e raccontato dal quotidiano “Avvenire” nell’ambito di un lavoro giornalistico dedicato al tema del lavoro agricolo, in particolare quello stagionale. Secondo quanto riferito dal quotidiano cattolico, in Franciacorta si è negli anni sedimentato un sistema che allo stato attuale delle cose potrebbe non essere scevro da zone d’ombra. Innanzitutto, va detto che anche in questa zona della provincia di Brescia, dove si producono le bottiglie prestigiose del Franciacorta Docg, la soluzione legata agli studenti che un tempo andavano a lavorare nelle vigne in occasione della vendemmia per pagarsi le vacanze o gli studi oggi appare come un retaggio di un passato praticamente scomparso.
Nel concreto, anche il meccanismo or ganizzativo della Franciacorta fa rife rimento alla manodopera straniera, costituita soprattutto da romeni, bulgari e polacchi, con presenze più sporadiche di pachistani e centroafricani. Si tratta nella grande maggioranza dei casi di lavoratori stagionali, che arrivano in Franciacorta a metà estate (la vendemmia qui di solito inizia ai primi di agosto o al massimo a metà di tale mese), lavorano nei filari coordinati da aziende di servizi vitivinicoli (dette anche “aziende senza terra”), il cui in tervento viene tenuto sotto controllo dagli organismi istituzionali preposti a tali verifiche.
Poi c’è la figura del cosiddetto “capo squadra”, di solito un connazionale della variegata schiera di manodopera agricola, un personaggio che si è ben inserito nel sistema e che spesso è diventato anche una persona di fiducia delle aziende di servizi. Nelle vigne della Franciacorta questa manodopera lavora per 30-40 giorni e, poi, a settembre, se ne ritorna nei Paesi di appartenenza. Se resta in zona, deve cercarsi altre occupazioni per ottenere il reddito necessario al mantenimento proprio e della propria famiglia.
È evidente come una situazione di questo genere possa lasciare qualche perplessità, perché tutto è affidato all’onestà e alla responsabilità delle persone. C’è anche l’intervento del sindacato che è di supporto a questi gruppi di lavoratori: oltre a portare un po’ di aiuto a persone che spesso conoscono appena poche parole di italiano, conferisce dei materiali di conforto (cappellini, bottigliette di acqua, ecc.) e qualche informazione su diritti e doveri, aiutando la singola persona a ottenere la ricompensa più possibile adeguata al lavoro svolto. Viene da chiedersi inoltre se un meccanismo di questo tipo sia in grado di mettere a disposizione una manodopera professionale e fidelizzata. Il rischio è che ogni anno ci siano degli avvicendamenti tra le persone e che il lavoro di formazione e di preparazione debba ricominciare da capo. E, comunque, è importante che anche nel settore vitivinicolo si stiano moltiplicando a vari livelli e in diversi territori le iniziative per contenere i rischi di un’occupazione non supportata da una gestione corretta e che la sottragga
LA
PRACTICE” A CONFRONTO
Verso un nuovo sistema con l’uomo al centro
Lungi da noi voler assolvere a priori una categoria, ma nel drammatico riproporsi di episodi di caporalato in agricoltura – quest’anno per la prima volta con evidenti e accertati casi anche in ambito vitivinicolo –l’analisi che abbiamo portato a termine ascoltando imprenditori e associazioni fornisce una visione globale con qualche sorpresa. Sembra evidente infatti come, nel reperimento della forza lavoro, ci siano alcuni passaggi - esterni alle cantine - dove è più facile la creazione di zone d’ombra e quindi dove può annidarsi lo sfruttamento delle persone. Nelle altre parti di questo approfondimento abbiamo dato conto sia delle iniziative dei Consorzi sia di casi, eclatanti, di come la normativa da una parte non permetta una facilitazione della gestione della forza lavoro e, dall’altra, addirittura vada a penalizzare il soggetto meno responsabile, ovvero l’azienda vitivinicola. Imprese che, come abbiamo visto e come vedremo di seguito, sono in genere fortemente impegnate nella sostenibilità sociale, che si basa apertamente sulla creazione di un contesto lavorativo regolamentato e in grado di tutelare i dipendenti, anche quelli più deboli per condizioni generali e specifiche. Un percorso avviato volutamente o, forse, anche da spinte più “concrete”. Come raccontammo infatti in un primo reportage sul tema datato 10 luglio 2023 (CV n. 23) la sostenibilità sociale deve trovare spazi sempre più ampi nelle progettualità aziendali anche perché ci sono contesti dove questa fa parte ormai delle caratteristiche dell’offerta
di beni e servizi e viene valutata nel dettaglio. In quel momento l’esempio più avanzato in materia era quello della Svezia, con il primo studio sul vigneto italiano realizzato da Oxfam Italia per Systembolaget, il monopolio svedese appunto. Ma è notizia di queste settimane che anche il Canada dovrebbe seguire l’esempio del Paese nordico, aumentando l’attenzione per quelle aziende che possono certificare alti punteggi in tema di buone pratiche Esg (Environmental, Social, Governance).
Percorsi lungimiranti
Sul tema alcune aziende hanno obiettivamente intrapreso da tempo percorsi lungimiranti, facendo della sostenibilità sociale una bandiera pur senza dimenticare le problematiche di un tema complesso, che va ben oltre il settore vitivinicolo: “Bisogna stare attenti perché oggi non ci rendiamo conto che i veri caporali spesso stanno nei luoghi di provenienza dei migranti, dove le famiglie vengono prese in ostaggio da chi invia queste persone in Europa – ci ha detto Marco Caprai, amministratore delegato della Arnaldo Caprai recentemente insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana proprio per l’imprenditoria etica -. Si tratta di una questione tutt’altro che facile da risolvere, che richiede il coinvolgimento di più attori a livello internazionale. Il settore agricolo fa fatica a distribuire durante l’anno un carico di lavoro che permetta ai migranti di avere uno stipendio dignitoso e di poter rimanere nell’am-
bito dei lavori agricoli. Ogni anno dobbiamo ricorrere ai Decreti Flussi che non risolvono la situazione: queste persone entrano in Italia in questo modo, poi non vengono ripatriati, e così diventano spesso clandestini e vittime di sistemi malavitosi”.
Attenzioni simili arrivano da un’altra grande realtà toscana, Ruffino, che ha dato vita a un vero e proprio ambiente dedicato alla responsabilità sociale, che già da molti anni segue una propria strategia di sostenibilità e di tutte le azioni in ambito Esg, avviato nel 2018 e che è stato denominato “Ruffino Cares”. “Il progetto nasce con un respiro e un approccio di lungo periodo – ci spiega Maurizio Bogoni, direttore Tenute Ruffino -, ponendo le persone e i principi etico sociali centrali nel proprio business model aziendale. I programmi di sostenibilità sociale sono parte integrante della nostra strategia e si basano sull’assunto che i rapporti con i nostri fornitori devono sempre essere portati avanti nel rispetto dei principi di onestà, integrità e coerenza rispetto alle leggi applicabili, agli standard etici e alle regole di condotta aziendale, consapevoli che la sostenibilità nella catena di fornitura è una componente chiave di responsabilità aziendale”.
Standard di valutazione
Le buone pratiche in tema sostenibilità, come detto, non sono oggetto solo di chiacchiere ma hanno percorsi ben precisi di valutazione e certificazione. Un sistema, quest’ultimo, che non è rimasto a guardare, partendo da quella che era
Oltre i fatti di cronaca sul lavoro nero e il caporalato che hanno lambito, quest’anno, anche il mondo del vino, e una normativa spesso difficile da gestire, la vera risposta al tema del lavoro tra vigna e cantina arriva dai progetti di sostenibilità sociale che stanno crescendo molto tra le imprese del vino. Dalla nostra inchiesta emerge con chiarezza come le aziende siano orientate alla sostenibilità sociale con serietà e convinzione e, al netto di episodi singoli di cui non c’è evidenza ma che non possono essere esclusi, l’irregolarità nella gestione dei lavoratori di solito è attribuibile ad altri soggetti della filiera. Le considerazioni di Equalitas e dell’Area Consulenza e formazione di Unione Italiana Vini e le esperienze di Caprai, Ruffino, Ricasoli e Pizzolato
l’attenzione primaria di qualche anno, ovvero l’ambiente, per fare un passo successivo con l’aggiunta del tema del sociale. Partendo dall’agricoltura, dove forse era più evidente, il benessere dei lavoratori e delle comunità dove insistono le aziende è diventato sempre più importante, come ci spiega anche chi di certificazione se ne occupa quotidianamente: “Se da un lato è vero che vi sono ragioni strutturali che proteggono il settore, a partire dall’alta professionalità richiesta per la maggior parte delle operazioni in vigna, dall’altro – ci ha spiegato Stefano Stefanucci, direttore di Equalitas - vi deve essere la consapevolezza che il tema esiste e che soprattutto la raccolta delle uve rimane un’area a rischio, non foss’altro per l’ingente aumento di manodopera che essa necessita”. Il momento vendemmia rimane critico dunque: “Le notizie di cronaca sulla piaga del caporalato – continua Stefanucci - dimostrano che il settore vitivinicolo non è immune da certe dinamiche. D’altronde il nostro settore denuncia da anni la carenza di manodopera qualificata, condizione che purtroppo rende fertile il terreno rispetto ai fenomeni di sfruttamento”. Problemi che Equalitas - standard che affronta la sostenibilità secondo i tre pilastri sociale, ambientale ed economico - monitora da tempo e che, anzi, ha deciso di affrontare in modo concreto: “Oserei dire che abbiamo avuto le idee chiare sin da subito, ma questa recente escalation ha fatto in modo che aggiornassimo il nostro portafogli di impegni. I fatti confermano piuttosto che l’impegno di Equalitas è precedente al recente scoperchiamento del vaso di Pandora. Con lungimiranza abbiamo intrapreso un percorso che mira ad aumentare la consapevolezza dell’intero settore e a fornire alle aziende strumenti concreti per prevenire e combattere i fenomeni di sfruttamento dei lavoratori. Non è casuale poi che la revisione 5 del nostro protocollo di certificazione, disponibile dal 1° agosto, miri a rinforzare l’impegno delle cantine e dei Consorzi di tutela nell’assicurare il rispetto delle leggi applicabili in materia di diritto del lavoro, inclusa la lotta a qualsiasi forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera. Abbiamo per la prima volta battezzato dei requisiti dedicati specificamente alla forza lavoro migrante, spingendo le aziende a rendere sistematico un approccio che inizia con la formazione, per aumentare conoscenza e competenza sia degli imprenditori, spesso vittime a loro volta di agenzie esterne senza scrupoli, sia degli stessi lavoratori. Questi percorsi culminano nell’applicazione di meccanismi di grievance, ossia strumenti che permettano la costruzione di relazioni basate sulla fiducia, identificando elementi di sofferenza o di insoddisfazione; oggi vi sono ancora tanti lavoratori che non sono nemmeno consapevoli di quali siano le idonee condizioni di salute, sicurezza e integrità psicofisica che devono loro essere garantite”.
Percorsi di certificazione
Direttamente coinvolta nel sostegno per l’ottenimento delle certificazioni, Equalitas compresa, l’Area Consulenza e formazione di Unione Italiana Vini ha ben chiari i passaggi fondamentali di questo nuovo approccio al sociale, come ci spiega la responsabile dell’area, Valen-
tina Ellero: “La valutazione approfondita dei fornitori costituisce una tappa essenziale per garantire elevati standard di qualità, sicurezza alimentare e affidabilità all’interno dell’industria alimentare e un elemento chiave per mantenere una reputazione aziendale di eccellenza. In questo scenario, Unione Italiana Vini, forte di una esperienza pluriennale di verifiche di seconda parte presso le principali tipologie di fornitori della filiera del vino e dell’esperienza
maturata grazie al progetto Banca Dati Fornitori Qualificati, da qualche anno sta portando avanti progetti sperimentali per coinvolgere anche le aziende agricole nel processo di valutazione e rispetto di requisiti”. Nello specifico, ci spiega ancora Ellero, l’obiettivo è “verificare l’osservanza delle buone pratiche etiche e sociali sostenibili, nonché garantire il rispetto dei requisiti normativi vigenti, con particolare attenzione alla sicurezza sul posto di lavoro e alla tutela dell’ambiente. Gli audit, che prevedono una fase di progettazione degli strumenti di verifica in collaborazione con il com-
mittente, vengono realizzati attraverso una serie di strategie operative precise con sopralluoghi diretti in vigna e in cantina, ma anche interviste e colloqui con i lavoratori per acquisire feedback diretti e approfondire la comprensione delle condizioni lavorative”. Un complesso sistema di raccolta di informazioni e dati tramite il quale è possibile “confermare o migliorare politiche di sensibilizzazione a partire dagli attori più ‘deboli’ del processo, nella consapevolezza che solo un aumento della cultura della sostenibilità può sradicare fenomeni di caporalato e sfruttamento del lavoro”.
LE ESPERIENZE AZIENDALI: “BEST PRACTICE” A CONFRONTO
“Un calendario unico da Nord a Sud per occupare i lavoratori tutto l’anno”
Quella del caporalato è materia complessa – ci dice Marco Caprai -, sulla quale bisogna agire su più fronti: anzitutto sul piano della legge Bossi-Fini, ma anche sul fronte degli ammortizzatori sociali nei confronti del mondo agricolo e nella stabilizzazione del lavoro in questo settore, dando vantaggi per poter garantire un impiego, anche per gli altri mesi che non sono quelli delle raccolte. Bisognerebbe far funzionare le agenzie del lavoro, gli enti bilaterali… Una questione non da poco”. Un tema che, come visto in premessa, Caprai collega anche a uno sfruttamento poco
visibile perché “lontano”, situato nei luoghi di origine o nelle tappe intermedie del viaggio dei migranti verso l’Europa. “Ma attenzione – prosegue l’ad della storica azienda di Montefalco -, questa è solo la punta dell’iceberg. Siamo di fronte a una crisi gigantesca del mondo agricolo e in questo momento vogliamo curare solo la parte finale, ossia il caporalato. Che, per carità, è un aspetto di enorme importanza, il problema, però, va ben oltre. Se vogliamo mantenere le produzioni di qualità in Italia, il mondo agricolo è di fronte a una sfida enorme. Tra crisi demografica e fine della famiglia coltivatrice diretta è evidente come in
campagna non ci sia più nessuno… Il vero grande problema dell’industria agroalimentare italiana sarà quello di attrarre persone e poterle mantenere. Quindi l’aggregazione sarà fondamentale tanto quanto la meccanizzazione sempre più automatizzata delle raccolte”. Un quadro affatto positivo, per il quale tuttavia Marco Caprai propone anche una possibile soluzione: “Il nostro Paese è stretto e lungo e le produzioni in genere vanno da Sud a Nord in termini di stagionalità, oltre a quelle specifiche dei singoli territori. Un progetto serio e credibile potrebbe prevedere che territori e aziende (quelle che più hanno bisogno ma
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“BEST PRACTICE”A CONFRONTO: Caprai
anche che hanno a cuore gli aspetti sociali) stilino una sorta di calendario dei fabbisogni e delle opportunità di impiego, così da coprire, ognuno per una parte, l’intero anno solare per i rifugiati. Sarebbe un progetto win-win per tutti, che presuppone però un’organizzazione di un certo livello”. Organizzazione che, nel piccolo e per altri aspetti, la Arnaldo Caprai ha messo in campo con il progetto, partito nel 2016, che ha portato al conferimento del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana per Marco Caprai: “È la prima volta che questa onorificenza viene assegnata a un produttore di vino: questo riconoscimento dimostra anche la straordinaria capacità dell›agricoltura di integrare e includere. La mia è un›attività economica normale, dove però abbiamo dato spazio anche alla solidarietà, all›etica sociale, pur nell›ottica del fare impresa. Spero che questo riconoscimento possa contribuire a fare conoscere e a divulgare que-
sta nostra buona pratica e che sia di buon esempio anche per molti altri imprenditori”. Nel dettaglio si tratta di un percorso di collaborazione con la Caritas di Foligno, e altre associazioni locali impegnate nel sociale, per l’inserimento di immigrati nel mondo del lavoro. I numeri parlano da soli visto che la cantina di Montefalco in questi anni ha dato la possibilità a oltre 200 persone richiedenti asilo di trovare un impiego in cantina.
“Negli ultimi anni siamo cresciuti dimensionalmente – ci ha spiegato Caprai – avendo quindi la necessità di manodopera, ma anche la ferma volontà di affidarci a pratiche contrattuali limpide e giuste, evitando, ad esempio, di affidarci a cooperative che non conosciamo: il welfare è un tema importante e serio per un’impresa che voglia essere realmente sostenibile. Nel nostro caso questo ha significato accogliere ragazzi arrivati in Italia con i famosi barconi e poi redistribuiti nei diversi centri in giro per il Paese. La parte
innovativa del nostro progetto è nella capacità di mettere a sistema le attività delle associazioni di volontariato, come la Caritas di Foligno, con la nostra azienda. Siamo convinti che il terzo settore, nel futuro, sarà sempre più importante. Chiaro che in vendemmia le esigenze di manodopera sono più elevate, ma il nostro progetto con la Caritas non è partito da quello, piuttosto dalla nostra visione ben più ampia di sostenibilità sociale”. Al momento gli operai stranieri impiegati nell’azienda sono una trentina, di 23 diverse nazionalità, tutti in possesso di permesso di soggiorno come rifugiati e tutti stagionali assunti come salariati agricoli. In media lavorano fino a 180 giornate l’anno, un percorso che già nel 2023 aveva portato l’azienda – unica in Italia - a essere insignita dall’Unhcr per l’Italia (l’agenzia Onu per i Rifugiati), la Santa Sede e San Marino del prestigioso riconoscimento “Welcome. Working for refugee integration”.
MAURIZIO BOGONI, direttore Tenute Ruffino
REDAZIONE ANNA VOLONTERIO a.volonterio@uiv.it
CARLO FLAMINI (Curatore pagine Osservatorio del Vino) c.flamini@uiv.it
HANNO COLLABORATO Teresa E. Baccini, Giancarlo Montaldo, Fabio Ciarla
GRAFICA ALESSANDRA BACIGALUPI, ALESSANDRA FARINA
SEGRETERIA DI REDAZIONE tel. 02 7222 281 corrierevinicolo@uiv.it
PROMOZIONE & SVILUPPO
LAURA LONGONI (desk) tel. 02 72222841, l.longoni@uiv.it
Con tutte le sedi produttive del gruppo certificate ISO 45001:2018 è evidente che Ruffino pone una grande attenzione all’incremento della cultura della sicurezza a tutti i livelli dell’organizzazione. Un’attenzione rivolta in modo particolare anche alle verifiche relative ai contoterzisti cui è affidata la gestione dei vigneti in Toscana e in Veneto, attraverso un’attenta verifica documentale dell’idoneità tecnico professionale che prevede il controllo di azienda e dipendenti (idoneità sanitarie, formazione, permessi di soggiorno, Unilav, Durc ecc.) cui segue il controllo in campo sugli operatori presenti. Inoltre, prima dei principali cicli di attività in vigna, la Ruffino organizza riunioni di coordinamento per la condivisione delle pratiche operative e dei protocolli di sicurezza. Diretta conseguenza di questo approccio è la continua ricerca di chi ci possa garantire la
GIORGIO GORIA, cell. 346 7867907, g.goria@uiv.it
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SOSTENIBILITÀ
fornitura di servizi agricoli specializzati che prevedano anche l’impiego di mezzi tecnici e interventi specialistici, attività che possono essere fornite solo da chi ha maturato tale capacità perché da anni sul mercato dei servizi in agricoltura, quindi con relativo continuo confronto con leggi e controlli. “Conduciamo i rapporti con i nostri fornitori – si legge nei documenti Ruffinonel rispetto dei principi di onestà, integrità e coerenza rispetto alle leggi applicabili, agli standard etici e alle regole di condotta aziendale. Consapevoli che la sostenibilità nella catena di fornitura è una componente chiave di responsabilità aziendale. Ci impegniamo a scegliere partner che come noi promuovano una gestione rispettosa delle persone, dell’ambiente e del loro business. Nel tempo abbiamo creato e accresciuto una rete di rapporti stabili e duraturi con le aziende del territorio, valorizzando così i prodotti locali e garantendo un elevato livello di qualità. Per condividere il nostro impegno e le nostre aspettative, abbiamo adottato e condiviso il ‘Codice di condotta e linee guida di sostenibilità dei fornitori’ che definisce i principi a cui i fornitori si devono adeguare in materia di etica e integrità, prassi di lavoro e di impiego e condizioni di lavoro, conformità ambientale e sostenibilità a favore di un approvvigionamento trasparente e rispettoso. Attraverso tale sottoscrizione ogni fornitore si impegna a non porre in atto, direttamente o per tramite di propri collaboratori, linee di condotta in contrasto con i principi espressi dal Codice e dichiara di essere consapevole che eventuali comportamenti non conformi potranno determinare la risoluzione dei rapporti tra le parti. I fornitori sono comunque incoraggiati ad andare oltre i requisiti del Codice e a promuovere il miglioramento continuo nelle loro attività”.
Seguendo il filo di questo impegno abbiamo chiesto a Maurizio Bogoni, direttore Tenute Ruffino, se i progetti di sostenibilità sociale possono aiutare le imprese del vino a gestire anche le criticità del reperimento della manodopera in fase di vendemmia e come. “Credo che quanto stiamo facendo con il nostro principale fornitore di servizi agricoli – precisa Bogoni - sia qualcosa di unico e speciale: abbiamo elevato il nostro rapporto da semplice fornitura di servizi ad una partnership seria e rigorosa, nel comune interesse di rispettare la normativa,
ma soprattutto di rispettare i diritti delle persone. Stiamo così costruendo una vera e propria relazione stabile che permette di programmare i fabbisogni e quindi la ricerca di personale da assumere, formare e fidelizzare nel tempo. Insieme al fornitore inoltre portiamo avanti piani di verifiche e controlli periodici sul personale che ci permettono di agire in modo consapevole e garantire lungo tutta la filiera i nostri principi e i diritti delle persone”. Un ribaltamento del paradigma che riversa parte della responsabilità, almeno in via informale, sul contoterzista rendendolo però anche parte attiva di un processo, con un aumento di stabilità e sicurezza. Come specifica ancora Bogoni, “la ricerca di interventi in campo con personale specializzato è sempre un fattore chiave nella conduzione aziendale, ed abbiamo bisogno di partner che ci forniscano un servizio con un know-how adatto alle nostre esigenze. Tutto questo si riflette
MASSIMILIANO BIAGI, direttore tecnico Ricasoli 1141
“Servono
in modo importante e strategico sulla qualità delle nostre produzioni”. Non è dunque solo una questione di sostenibilità sociale, poter contare su partner e lavoratori soddisfatti e contenti del proprio lavoro aumenta anche la qualità complessiva. Che non è cosa da poco.
apertura mentale e strutture adeguate, stanno tornando anche i giovani
Per un’azienda, Ricasoli 1141, e l’omonima famiglia, che vivono il territorio da quasi mille anni, essere parte integrante della storia e della vita locali, sentirne in parte la “responsabilità” è del tutto normale. Ovvio quindi che, in casi come questo, parlare di sostenibilità sociale è da una parte semplice e dall’altra ingloba anche una serie di attività che valicano i muri
Dal sostegno agli eventi sportivi alla partecipazione economica ai principali eventi del territorio, aiutando magari piccole associazioni: anche così si fa sostenibilità sociale. Il tema è tuttavia centrale anche nel Bilancio di Sostenibilità Ricasoli, giunto nel 2024 alla sua quinta edizione, dove, tra le altre cose, trovano spazio la sensibilizzazione verso il raggiungimento della parità di genere, valorizzando il lavoro delle donne e garantendo l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. Da due anni è partito inoltre il nuovo contratto integrativo tra azienda e lavoratori, un accordo basato su principi di sostenibilità ecologica, etica, sociale ed economica. Tra i punti di forza dell’impegno di Ricasoli per i propri lavoratori c’è la gestione di una struttura ampia e completa, che prevede una mensa aziendale, alla quale
hanno accesso tutte le persone impegnate in vigna o in cantina, e una serie di alloggi messi a disposizione dei dipendenti. Per approfondire il tema, in particolare nel delicato momento della vendemmia, abbiamo chiesto all’agronomo Massimiliano Biagi, direttore tecnico dell’azienda, di chiarirci come la Ricasoli affronta l’importante richiesta di manodopera e quali vantaggi trae dal proprio impegno nel sociale. “Il nostro modo di affrontare il tema della sostenibilità sociale – ci spiega Biagi – è legato anche alla possibilità di strutturare rapporti di lavoro stabili, in questo senso possiamo contare ormai su uno zoccolo duro di lavoratori formati e affidabili che, pur essendo stagionali, in realtà lavorano con noi 10 mesi l’anno, cominciando con le potature della vigna per finire con la raccolta delle oli-
del posto”
ve. Inoltre, per la vendemmia di quest’anno abbiamo dovuto ampliare il numero di lavoratori solo di una dozzina di unità, selezionandoli tra persone del territorio o parenti dei nostri dipendenti stranieri. Per coloro che hanno in uso l’abitazione all’interno dell’azienda, è consentito infatti ospitare i propri familiari, dando loro la possibilità di lavorare, avere così un alloggio e poter avere, parimenti al resto degli altri dipendenti, lo stesso trattamento, a cominciare dall’uso della mensa aziendale. Questa è la nostra filosofia, che ci permette anche di ridurre al minimo l’impiego delle squadre esterne e delle cooperative”.
Un messaggio chiaro quello che arriva da Ricasoli, bisogna avere le strutture e le capacità materiali per certi progetti, ma associate anche alla giusta apertura mentale, come appunto per la
possibilità di ospitare i parenti che dà vita ad uno scambio accoglienza/lavoro in cui vincono tutti. Ma il legame con il sociale e il territorio si evidenzia anche in un altro aspetto sottolineato da Biagi: “Per la prima volta dopo tanti anni stanno tornando i giovani del posto. C’è stato un periodo in cui tanti studenti venivano a fare la vendemmia, poi erano completamente spariti e infatti per noi era diventato davvero molto difficile trovare manodopera. Quest’anno abbiamo ingaggiato dei ragazzi dei paesi vicini, alcuni hanno appena finito le superiori, e ci piacerebbe che diventasse l’inizio della creazione di una rete sociale. Ci sono giovani che magari non hanno l’esigenza o la voglia di proseguire gli studi, magari fanno una vendemmia con noi e capiscono che l’ambiente e il lavoro piace loro e possono riproporsi per i lavori
successivi. Noi cerchiamo sempre di avere tirocinanti, pagati sia chiaro! Durante l’anno li osserviamo, li proviamo nei vari settori e nel tempo devo dire che molti hanno trovato lavoro da noi, dalla cantina alla campagna al marketing…”. Un sistema che potrebbe essere replicato anche fuori da un contesto particolare come Ricasoli? “Penso di sì, almeno questo mi dicono le nostre esperienze concrete – risponde Biagi -. A livello provinciale ad esempio posso dire che ci siamo confrontati quest’anno anche con l’ufficio di collocamento, che ci ha mandato dei curriculum e un paio di queste persone sono state poi assunte. Ma allargando il discorso direi che ci sarebbe bisogno a livello nazionale di lavorare per creare, in particolare nelle zone viticole ovviamente, dei corsi di formazione per la viticoltura. Mi immagino una scuola serale o del sabato dove le persone che vivono nella zona, e hanno la voglia o la passione di lavorare in campagna, vengano formate e preparate. Anche perché altrimenti siamo noi aziende a doverlo fare e questo comunque rende più difficile il percorso”.
SOSTENIBILITÀ
“BEST PRACTICE”A CONFRONTO
“Ambiente e sociale, le cantine devono avere il coraggio di fare un passo in più”
Il legame con il territorio fa parte da sempre anche della Cantina Pizzolato, situata in provincia di Treviso così come il 64% dei fornitori dell’azienda. Un modo per evidenziare la scelta di essere parte integrante di una comunità, così come si mette al centro il rapporto con i dipendenti e il loro benessere. Tante le iniziative sul tema, come ad esempio il “Mese della Sostenibilità”, raccontate nell’ultimo Bilancio Sociale pubblicato. D’altronde l’azienda nasce con una “missione di sostenibilità ambientale”, come ci racconta Sabrina Rodelli, responsabile commerciale e marketing dell’azienda, che è stata presto affiancata da una altrettanto importante attenzione per il sociale. “Negli anni ci siamo accorti che parlare di ambiente non era più sufficiente, creiamo valore aggiunto nella parte agricola tramite il biologico e quindi dobbiamo allo stesso modo creare qualcosa di simile anche con i partner, inserire un valore aggiunto esterno che tuttavia porta benefici anche in azienda. Quello che facciamo con i collaboratori è cercare di farli stare bene durante l’orario di lavoro, creare relazioni, dando la possibilità a tutti di migliorare come persone e come professionisti. Investiamo in formazione, sia a livello di hard skill sia di soft skill, con vantaggi che possono riversarsi anche all’esterno dell’azienda. Crediamo molto nel rapporto umano, interno ma anche con clienti e fornitori, mentre a livello pratico abbiamo appena inserito la figura di responsabile della sostenibilità con obiettivi chiari, raggiunta la certificazione Equalitas nel 2023 ora puntiamo a quella B Corp entro il 2025”.
Un impegno che, appunto, prevede anche un collegamento forte con i soggetti che sono fuori dalla Pizzolato, a cominciare dai fornitori. Tema che in realtà tocca poco l’azienda in vendemmia, la raccolta è infatti per la maggior parte meccanizzata, e invece è più forte durante il periodo di potatura, per le caratteristiche della Glera secondo Pizzola-
to deve infatti essere prettamente manuale, con tutte le differenze del caso tra mano d’opera meno e più specializzata. Ma la Rodelli chiarisce da questo punto di vista una questione fondamentale: “L’impegno delle cantine deve considerare la possibilità di fare un passo avanti, non accontentarsi e avere la forza, quando serve, di scegliere anche altre strade. Se nella valutazione dei fornitori capiamo che c’è una zona d’ombra dobbiamo avere il coraggio di dire chiaramente ‘non sei il partner giusto per me’. Noi lo stiamo sperimentando con alcuni fornitori di materiali sul piano ambientale, chiediamo la compilazione di questionari e che vengano dichiarate apertamente tutte le caratteristiche dei prodotti che ci vogliono vendere, quelli che non ci forniscono risposte esaustive e complete li stiamo mettendo da parte e arriveremo al punto che non lavoreremo più con loro. La stessa procedura la stiamo applicando per i contoterzisti, cercando di fare un passo in più e prendere decisioni a volte scomode. D’altronde il ‘manuale del buon imprenditore’ dà una serie di raccomandazioni e rispettandole puoi pensare di avere la coscienza a posto, ma ormai sappiamo che la situazione è molto complessa e allora forse è ora di farsi qualche domanda in più. In parte ci siamo abituati visti i tanti scandali del passato, ma questo ci deve far riflettere sulla necessità di non fare passi falsi e prestare più attenzione”. Un invito a stare vigili che probabilmente Pizzolato ha interiorizzato anche in base alle esperienze sui mercati esteri, dove spesso si anticipano tendenze che poi diventano fondamentali anche da noi. Come nel caso della Svezia (dove Pizzolato è il principale venditore di spumante tramite il monopolio locale Systembolaget) che sulla sostenibilità anche sociale sta facendo una battaglia ormai da anni, con controlli specifici, e la recente decisione del Canada di seguire lo stesso standard. Più che un invito, una necessità dunque per il futuro se si vorrà vendere vino in questi (e altri?) mercati.
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LDEALCOLAZIONE: QUANDO L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NASCE DALL’INTEGRAZIONE
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I vini low alcol o alcol free rappresentano una nicchia di mercato interessante, in costante crescita. I paletti della normativa da una parte e l’esigenza di ottenere prodotti di elevata qualità dall’altra richiedono soluzioni tecnologiche avanzate per la dealcolazione spinta del vino. La proposta di Omnia Technologies si chiama Libero Wine e consiste in un sistema a doppio stadio che permette un trattamento “mild” sul vino e il recupero dell’acqua di vegetazione
a pratica di ridurre il tenore alcolico dei vini di qualche grado, con l’obiettivo di equilibrarlo sul piano sensoriale, è ormai consolidata, mentre è solo da pochi anni che stanno prendendo piede dealcolazioni più spinte, in risposta a nuove esigenze di consumo che richiedono vini “low alcol” o “alcol free”. Sono quindi allo studio nuove tecnologie che consentano di raggiungere livelli di alcol molto bassi preservando al contempo le caratteristiche qualitative del vino di partenza. Il gruppo Omnia Technologies ha messo a punto l’innovativo sistema Libero Wine per la dealcolazione dei vini con ottimi risultati in termini di qualità del prodotto ottenuto. Il sistema, che partecipa al concorso Innovation Challenge Simei 2024 e sarà esposto in fiera, nasce dalle sinergie che si sono create all’interno del gruppo integrando il know how pluriennale di ciascuna delle svariate società che ne fanno parte. Per la realizzazione del progetto sono state cruciali in particolare le competenze di Permeare nell’ambito delle tecnologie di separazione a membrana, di TMCI Padovan per quanto riguarda le colonne a scambio termico e di Frilli relativamente alla distillazione. Massimo Pivetta, Sales Director Wine di Omnia Technologies (per molti anni responsabile del settore enologia della TMCI Padovan) e Daniele D’Oria, Business Unit Leader di Permeare, ne approfondiscono i dettagli tecnici e le potenzialità applicative anche alla luce della normativa europea e italiana.
I paletti normativi e le potenzialità della tecnologia Nell’Unione europea la produzione di vini dealcolati (gradazione inferiore o uguale a 0,5%) e parzialmente dealcolati è autorizzata dal 2021 in virtù di un provvedimento che in Italia non è ancora stato recepito. Ad oggi nel nostro Paese vige ancora la normativa precedente, che prevede la possibilità di ridurre il tenore alcolico del vino solo fino a un massimo del 20% rispetto alla gradazione di partenza. Tuttavia, è in elaborazione a livello nazionale un decreto di attuazione della normativa comunitaria che, stando a quanto si legge nell’ultima bozza in circolazione, introdurrà alcuni paletti più restrittivi, tra cui il divieto di utilizzare acqua esogena (cioè diversa da quella proveniente dal vino di partenza) per la ricostituzione del prodotto. “Ciò presuppone l’impiego di una tecnologia per separare l’acqua dall’alcol e così recuperarla – spiega Pivetta -. Si tratta di una tecnologia piuttosto complessa, che noi abbiamo
messo a punto e stiamo già fornendo in diversi Paesi europei, soprattutto in Francia e in Germania, dove si sta investendo molto nel settore della dealcolazione dei vini”.
Le caratteristiche tecniche del sistema Il processo sviluppato da Omnia Technologies, denominato Libero Wine, è diviso in due stadi, il primo dei quali ha l’obiettivo di separare, mediante separazione a membrana, tutti i componenti del vino (sostanze aromatiche, acidi organici, polifenoli, tannini, ecc.) dalla frazione di acqua e alcol. Nel secondo stadio l’acqua viene separata dall’alcol e recuperata per essere ricongiunta con il retentato, ovvero tutto ciò che è stato trattenuto nella prima fase. “Nello sviluppo del sistema – spiega D’Oria - è stata cruciale la scelta di membrane di separazione molecolare in grado di trattenere il più possibile i componenti che caratterizzano il vino. Si tratta di membrane composite realizzate sovrapponendo diversi polimeri; hanno la caratteristica di trattenere composti a basso peso molecolare e di lasciar passare piccole molecole polari come l’acqua e l’alcol. La temperatura di processo è un punto chiave per un risultato ottimale. I nostri test sono stati svolti con l’obiettivo di operare a temperature di cantina, entro i 20 °C, dove si ottengono le migliori prestazioni”.
Sul secondo stadio si sofferma Pivetta: “Il permeato (ossia ciò che è passato attraverso i pori della membrana, ndr) viene portato in una colonna dove si separano alcol e acqua. Quest’ultima, pressoché priva di alcol, può essere reimmessa nel retentato riportandolo al volume di partenza. Non è una colonna di distillazione vera e propria ma di scrubbing: è costituita da particolari componenti che consentono di effettuare la separazione a bassa temperatura, intorno ai 30-35 °C. È importante sottolineare che l’alcol che si separa è di altissima qualità, al 70-80% di purezza, e può essere destinato a fini diversi, anche nobili, come la produzione di alcolici. Purtroppo, però, la bozza del decreto italiano prevede unicamente un uso industriale di questo alcol, con la conseguenza che il suo valore si riduce notevolmente”.
I punti di forza: flessibilità e qualità dei prodotti
La tecnologia è estremamente flessibile e si presta a rispondere alle diverse richieste del mercato, dalla produzione di vino a ridotto tenore alcolico a quello “alcol free”, che per la normativa europea deve avere un tasso alcolico non superiore allo 0,5%, mentre altri Paesi non Ue, come ad esempio il Regno Unito, impongono di scendere allo 0,05% o valori inferiori. “Con la nostra tecnologia si riescono a ottenere i diversi livelli di deal-
colazione desiderati – sottolinea D’Oria -, quello che cambia sono ovviamente i rendimenti perché la portata diminuisce in maniera considerevole se si passa da una dealcolazione parziale a una dealcolazione sempre più spinta”. Un altro motivo per cui il sistema si dimostra flessibile sta nella capacità di integrarsi nelle diverse realtà produttive, in quanto la casa produttrice è in grado di adattarlo alle specifiche esigenze degli utilizzatori. Ulteriore punto di forza della soluzione di dealcolazione sviluppata da Omnia Technologies è l’elevata qualità dei prodotti che si ottengono. “Questo è un aspetto che differenzia enormemente la nostra tecnologia da quelle più tradizionali, basate sull’impiego di calore, il quale inevitabilmente altera le caratteristiche sensoriali del vino, generando il cosiddetto sapore di cotto – puntualizzano gli intervistati -, un rischio che con il nostro sistema non si corre”.
I vini più adatti e le prospettive di mercato
“L’alcol, oltre a veicolare aromi, ha una importante funzione di mouthfeel, cioè contribuisce alla palatabilità e alla sensazione di arrotondamento che il vino trasmette in bocca – osserva Pivetta -. Togliere l’alcol ha quindi un impatto rilevante sulla percezione sensoriale e non tutti i vini si prestano. Ad esempio, i vini eccessivamente acidi diventano imbevibili. Altrettanto importanti risultano le caratteristiche aromatiche del vino di partenza: quanto più sono spiccate e migliore è il risultato. Anche la presenza di CO2 è determinante perché rende il prodotto molto più equilibrato. Tutte queste considerazioni le abbiamo riscontrate attraverso i numerosissimi test da noi effettuati con diversi vini. Ad esempio, abbiamo visto che il Pinot nero, sia bianco che rosato, dealcolato con la nostra tecnologia dà risultati decisamente molto affascinanti, mentre i vini rossi in genere presentano qualche criticità in più”.
considerevoli, è utile trovare una destinazione alternativa al prodotto tradizionale”.
I progetti futuri con un denominatore comune: la sostenibilità
Entrambi gli intervistati affermano senza dubbio che i vini parzialmente o totalmente dealcolati, così come anche le bevande a base di vino low o zero alcol, non rappresentano un’alternativa al vino bensì si affiancano ad esso per integrare l’offerta rispondendo alla domanda di tutti quei consumatori che per svariate ragioni non si rivolgono al vino. “Sono prodotti con un trend di crescita molto interessante, anche se ancora di nicchia – aggiungono -. È un nuovo mercato che si affaccia e che ci interessa molto. Considerando, inoltre, che nel settore vinicolo abbiamo il problema delle giacenze, di anno in anno sempre più
Un ulteriore vantaggio del sistema di dealcolazione di Omnia Technologies emerso nel corso dell’intervista è il basso consumo di energia rispetto ai sistemi tradizionali, basati sull’impiego di calore. La riduzione dei consumi ha riflessi non solo sul piano economico, ma anche su quello ambientale, un tema di crescente interesse, incluso nel piano di sostenibilità del gruppo e intorno al quale ruota tutta l’innovazione di prodotto. Diversi sono i progetti attualmente in fase di sviluppo o di lancio: un sistema di imbottigliamento che riduce drasticamente la presenza di ossigeno, una soluzione di fermentazione intelligente che semplifica il processo di fermentazione e una distilleria che integra una tecnologia per il recupero del calore in grado di abbattere le emissioni di CO2 fino al 70%. Tra le altre novità che riguardano Omnia Technologies, la ristrutturazione del quartier generale di Trevignano (Treviso), che sarà ultimata a luglio 2025 e riunirà tutte le funzioni corporate del gruppo, costituendo un polo di riferimento nel Veneto, oltre alla realizzazione di un nuovo polo in Toscana più focalizzato sul mondo della distillazione. C.R.
info@simei.it / simei.it
I L MONDO SI DÀ APPUNTAMENTO A
SIMEI »
Grazie all’attività di incoming internazionale di Simei, in occasione dell’edizione 2024 sono attesi in fiera più di 400 operatori da tutto il mondo. Con la collaborazione di Ice sono previsti 150 buyer da 20 Paesi (dati aggiornati al momento in cui scriviamo, ndr), a cui si aggiungono altri 250 operatori internazionali invitati direttamente dalla Segreteria generale della manifestazione, a cui ovviamente si sommano enologi, agronomi, direttori tecnici, proprietari d’azienda e responsabili acquisti, così come importatori e rivenditori di tecnologie provenienti da tutto il mondo, che hanno già confermato la loro presenza e daranno origine alla più importante occasione di incontro e networking dell’anno.
Intervista a Matteo Zoppas, presidente Ice. “La priorità è selezionare e coinvolgere gli operatori realmente interessati e creare momenti di business matching per aprire nuove relazioni commerciali - dichiara - . Lavoriamo attraverso il coinvolgimento dei nostri uffici all’estero nei mercati a maggior crescita e interessati alle tecnologie made in Italy”
In arrivo buyer e responsabili acquisti da tutti i continenti
Alla vigilia dell’edizione 2024 dell’evento fieristico internazionale più atteso da tutta la filiera enologica e del beverage, l’incremento delle adesioni sta confermando la previsione ottimistica dei mesi scorsi. A Simei, il Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento organizzato da Unione italiana Vini e in programma a Fiera Milano dal 12 al 15 novembre prossimi, infatti, i numeri di quest’anno superano quelli dell’edizione precedente: con più di 30.500 metri quadrati espositivi (quasi +12% rispetto al 2022) e oltre 500 espositori (+13% rispetto al 2022), di cui una quota del 22% proveniente dall’estero, l’edizione n. 30 si annuncia come una tra le più attese di tutte.
In un contesto di mercato globale, quindi, estremamente fluido e in movimento, i cui i numeri vanno interpretati per cogliere dietro anche alle apparenti difficoltà delle nuove occasioni, questi dati confermano come la vetrina milanese sia l’occasione migliore per presentare a operatori professionali di tutto il mondo il meglio del nostro made in Italy, l’occasione per scoprire tutte le ultime novità nel campo delle macchine, attrezzature, prodotti e servizi per la preparazione, l’imbottigliamento e il confezionamento delle bevande dal vino alla birra, dagli spirits ai succhi di frutta e all’acqua minerale, senza dimenticare l’olio.
Un’intensa azione di incoming
E va proprio in questa direzione l’intensa azione di incoming internazionale a tutto tondo, che sta caratterizzando Simei 2024, proseguendo lungo il cammino intrapreso già da diverse edizioni ed enfatizzando le attività tese a richiamare a Milano operatori professionali e qualificati del beverage da tutti i principali Paesi produttori.
Se la fiera organizzata da Unione Italiana Vini ha raggiunto lo status di principale e più rappresentativa esposizione internazionale dedicata alle tecnologie per l’enologia e il beverage, è proprio grazie alla lungimiranza di chi, fin dalla prima edizione nel 1963, ha investito e ha legato indissolubilmente il successo della rassegna all’incremento dei visitatori esteri. Oggi, a distanza di
60 anni e in occasione della 30a edizione, possiamo tranquillamente affermare che la vetrina tecnologica di Simei ha sostenuto e accompagnato la conoscenza, la crescita di immagine e il successo delle tecnologie, soprattutto italiane, nel mondo intero. Tutto questo è stato possibile anche con la collaborazione di strutture, pubbliche e private, grazie alle quali Simei ha potuto raggiungere parti del mondo e Paesi che se oggi sono perfettamente collegate al nostro Paese, agli inizi di questo cammino erano vere incognite.
La partnership con Ice Tra i partner che con Simei stanno condividendo le attività all’estero, in primo piano si colloca l’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ovvero l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economicocommerciale delle nostre imprese sui mercati esteri, contribuendo ad affermare le eccellenze del made in Italy nel mondo. Con il suo presidente, Matteo Zoppas, abbiamo voluto approfondire alcuni aspetti di questa collaborazione con Simei.
Dottor Zoppas, quest’anno torna Simei e, insieme, il forte impegno di Ice nel supportare l’incoming degli operatori e produttori vitivinicoli da tutte le parti del mondo. Come si articolerà il piano di inviti che Ice sta portando avanti insieme al Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento?
Dopo il successo delle edizioni precedenti, l’Agenzia Ice sta lavorando per portare all’edizione 2024 di Simei operatori esteri qualificati provenienti da tutto il mondo interessati alle tecnologie e al know how delle aziende italiane che parteciperanno al Salone. Il successo di una fiera si misura dai contatti e dagli accordi commerciali che le aziende espositrici sono riuscite a chiudere con buyer e responsabili acquisti presenti. Per questo motivo è estremamente importante il lavoro che viene svolto nei mesi precedenti per riuscire a selezionare e coinvolgere operatori realmente interessati e a creare momenti di business matching che aprano la strada a nuove relazioni commerciali. Agenzia Ice è impegnata anche insieme a Unione Italiana Vini nella selezione di operatori qualificati da portare a Simei 2024.
Che tipi di risposte avete avuto dai buyer invitati?
Da quali Paesi provengono? All’edizione 2024 di Simei prevediamo di portare 150 operatori, tra buyer e responsabili acquisti, da circa 20 Paesi di tutti i continenti: Americhe, Europa, Africa, Asia e Oceania, individuati attraverso il coinvolgimento degli uffici Ice all’estero nei mercati a maggior crescita e tra coloro interessati alle tecnologie made in Italy legate alla produzione e imbottigliamento del vino. L’obiettivo è di superare i circa 370 incontri presso gli stand degli espositori italiani organizzati durante il Simei 2022.
Se il vino oggi si produce in tutte le aree del mondo, molto lo si deve alla tecnologia enologica italiana che ritroviamo nelle cantine di tutte le aree produttive dei cinque continenti. Ma come viene percepita la nostra competenza tecnologica e la qualità produttiva delle nostre imprese?
Un dato su tutti: l’Italia è il secondo esportatore mondiale di macchine e attrezzature dedicate a tutte le fasi di produzione e imbottigliamento del vino, superata solo dalla Germania. Le tecnologie italiane sono apprezzate in tutto il mondo e vanno dai macchinari quali presse, torchi e pigiatrici fino agli impianti per la preparazione, riempimento, incapsulatura ed etichettatura delle bottiglie. Ciò che distingue i macchinari italiani è l’alto contenuto di tecnologia, la qualità del prodotto e il servizio anche post vendita che le aziende forniscono ai propri clienti. Ciò vale non solo per i prodotti destinati al settore vitivinicolo ma anche in generale per tutto il beverage. Il comparto vale più di 3 miliardi di euro con il 70% del suo fatturato all’estero. Solo nel 2023 le esportazioni sono state pari a 2,48 miliardi di euro, con una crescita di +18% sul 2022. Il successo dei macchinari e delle tecnologie per la produzione e l’imbottigliamento è strettamente legato alla crescita di un settore, quello del vino, che nel 2023 ha vissuto momenti non facili in mercati di riferimento come gli Stati Uniti e la Germania. Tuttavia, nei primi mesi del 2024 i dati relativi all’export del settore vino segnano una crescita del 3,9% tra gennaio e marzo rispetto allo stesso periodo del 2023 a 1,8 miliardi di euro. È ancora presto per ogni previsione ma continuiamo a registrare un forte interesse per il made in Italy vitivinicolo nel mondo.
Il Lucido un vitigno versatile per la Sicilia del futuro
Il vigneto siciliano ha dimensioni comparabili a quello del Sudafrica e della Germania, ed è tre volte più grande di quello della Nuova Zelanda; la Sicilia è la prima regione italiana per superficie biologica. Le sue condizioni pedoclimatiche la rendono particolarmente adatta alla produzione sostenibile. La superficie vitata a Lucido rappresenta circa un terzo del vigneto siciliano. Il Lucido, sinonimo di Catarratto, è la varietà più coltivata in Sicilia con oltre 33.000 ettari e rappresenta un simbolo della tradizione vinicola dell’isola. Un vitigno versatile e resistente, con caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto all’attuale contesto di cambiamento climatico e con tutte le carte in regola per rappresentare un elemento chiave per il futuro del vino siciliano; interpreta magnificamente il proprio territorio e offre una vasta gamma di sfumature organolettiche. Ha un grande potenziale, tanto nella produzione di vini mono-varietali quanto nei blend, essendo in grado di mantenere comunque la sua identità, e può dare vita a bianchi di pronto consumo, a vini da affinamento, così come costituire base spumante per bollicine di alta qualità.
Il progetto V.I.S.T.A. Lucido promuove il vitigno siciliano valorizzando la sua capacità di interpretare il territorio
Questo talentuoso vitigno non ha ancora trovato, ad oggi, la piena valorizzazione che merita da parte della critica enologica, dei media e del mercato.
Il Progetto V.I.S.T.A. Lucido (Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone) presentato all’ultimo Vinitaly, guidato dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia e finan-
ziato dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura con i fondi del Psr Regione Sicilia 2014-2022 – Sottomisura 16.1, Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del Pei in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura - ha l’obiettivo di rilanciare la produzione di Lucido e creare per la sua filiera le migliori condizioni di competitività.
Con questa finalità il Consorzio ha promosso la collaborazione tra pubblica amministrazione, enti di ricerca, imprese ed enti locali: creare un prototipo di ricerca applicata volto a evidenziare e promuovere la distintività e l’eccellenza dei vini Lucido, con particolare attenzione alla produzione ecocompatibile. Il progetto prevede lo svolgimento di attività agronomiche, pratiche enologiche, attività di comunicazione ed eventi di carattere divulgativo e coinvolge esperti del mondo scientifico, della professione enologica e del mondo della comunicazione. Applicando protocolli di produzione in cui le variabili erano le diverse zone di coltivazione, si è evidenziato che il Lucido può esprimere una grande variabilità intra-varietale. Nelle diverse aree geografiche in cui si estende, il Lucido offre infatti una vasta gamma di sfumature organolettiche. È la natura estremamente versatile di questo vitigno a renderlo capace di conquistare il consumatore italiano, europeo e globale. In fascia costiera è in grado di esprimere dei fine wine moderni, di pronto uso, verticali, con ottima acidità e mineralità, grado alcolico non troppo elevato e interessante bouquet al naso, con grande espressività di territorio, ma anche con un chiaro timbro varietale; come pure, di dare vita a vini di medio-lungo affinamento, in legno o in acciaio. In altura, grazie a temperature più fresche, variazioni termiche più accentuate e migliore ventilazione, il Lucido si presta a creare ottime basi per spumanti di pregio, sia con metodo Charmat che con metodo classico.
A SCUOLA CON L’ENOLOGO ANDREA MOSER
Vino&Formazione
Dalla lunga esperienza di Andrea Moser, AMProject lancia una scuola di formazione per professionisti dell’enologia e per appassionati che vogliano capire qualcosa in più del mondo del vino con l’aiuto di un esperto. La naturale vocazione alla divulgazione e l’esperienza dell’enologo hanno dato vita a una programmazione completa e coinvolgente: nonostante avvenga tutto da remoto è possibile avere un feedback diretto e costante con il docente ma anche confrontarsi con gli altri componenti della classe. Anche se online e a distanza, Moser sarà a disposizione per ogni riflessione e domanda, per un confronto costante sui temi affrontati. I corsi sono stati immaginati in tre sessioni da due lezioni ciascuno, possono essere fruiti a pacchetto o anche singolarmente, a seconda dell’interesse e dei bisogni di ciascuno. Sono pensati come un percorso, ma ciascuno potrà scegliere le tappe alle quali partecipare. La scuola di AMProject è adatta a professionisti e giovani enologi, produttori e aspiranti, appassionati che vogliono saperne di più del mondo del vino e delle sue dinamiche. Ciascuna lezione dura un’ora e mezza, per ottimizzare l’ascolto e l’apprendimento, con una sessione di Q&A successiva di altri 30 minuti. I corsi sono gratuiti per gli iscritti al Club di AMProject, e sono aperti anche ai non iscritti. Info: www.andreamoserwinemaker.com/scuolaamproject
Il Grignolino del Monferrato Casalese Doc diventa anche metodo classico
Rivendicabile con la vendemmia 2024
Oltre all’Altalanga, al Franciacorta, all’Alto Adige e al Trento, dal 1° settembre 2024, il Nord d’Italia ha un’altra bollicina metodo classico rivendicabile made in Monferrato. A fare l’atteso ingresso in società, il Grignolino del Monferrato Casalese Doc spumante rosé, che sarà, dunque, rivendicabile a partire dalla vendemmia 2024. Da tempo, i vigneron monferrini attendevano tale modifica, fortemente voluta con l’intento di estendere l’offerta del vino bandiera del territorio e, contestualmente, di recuperare un’antica sperimentazione/produzione. Da documenti storici ritrovati negli archivi monferrini, risulta che lo spumante prodotto con uve Grignolino risalga infatti alla fine dell’Ottocento. Recentemente, la sperimentazione degli affinamenti “sur lies” ha dimostrato come il Grignolino spumante vada migliorando nel tempo, specialmente dopo 24 mesi e, ancor più, verso i 32. Rispetto alla viticoltura, la resa uva t/ha è fissata a 8 con un titolo alcolometrico volumico naturale minimo al 9,50%, mentre per la vinificazione, la resa uva/vino è fissata al 70%, con una produzione massima di vino l/ha pari a 5600. Lo spumante di qualità metodo classico sarà esclusivamente a rifermentazione naturale in bottiglia, con permanenza sui lieviti per almeno 18 mesi. Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è fissato al 12%, con acidità totale minima di 5,5 g/l.
Questo, l’elenco dei Comuni nei quali è ammessa la produzione: Alfiano Natta, Altavilla Monferrato, Camagna Monferrato, Camino, Casale Monferrato (esclusa la parte sulla riva sinistra del Po), Castelletto Merli, Cella Monte, Cereseto, Cerrina Monferrato, Coniolo (esclusa la parte sulla riva sinistra del Po), Conzano, Frassinello Monferrato, Gabiano, Lu e Cuccaro Monferrato, Mombello Monferrato, Moncestino, Murisengo, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Olivola, Ottiglio, Ozzano Monferrato, Pontestura, Ponzano Monferrato, Rosignano Monferrato, Sala Monferrato, San Giorgio Monferrato, Serralunga di Crea, Solonghello, Terruggia, Treville, Vignale Monferrato, Villadeati, Villamiroglio. Fatte salve le autorizzazioni in deroga, le operazioni di vinificazione, elaborazione ed invecchiamento, oltre alla zona di produzione, sono altresì consentite nell’intero territorio della provincia di Alessandria e nei Comuni astigiani di Viarigi, Montemagno, Casorzo, Grazzano Badoglio, Moncalvo, Penango, Calliano, Tonco, Montiglio Monferrato e Robella d’Asti.
La gamma degli impianti costruiti e commercializzati della ditta NERI FILIPPO e C. di Canelli Italia è veramente ampia come
ORIENTATORI AUTOMATICI DI TAPPI unidirezionali (foto esemplificativa del modello NRO EVO) che possono essere equipaggiati con un rivoluzionario sistema di orientamento a tasteggio che perfeziona e riduce praticamente a zero sia l’errore sia i tempi di regolazione. Neo nato è l’orientatore mod. NRO MINI (prod.2.000 max/h)con dimensioni molto contenute. Possibilità di dotarli di accessori come il sistema di riscaldamento tappi, l’aspirazione polveri tappi ecc.
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ALIMENTATORI INCANALATORI per l’alimentazione costante dei tappi bidirezionali con produzioni che arrivano fino a 40.000/h). Essi sono stati studiati per eliminare le tramogge in alto dei tappatori, dando sicurezza di assoluta igiene e funzionalità.
Il nuovissimo e piccolo NR M1 MINI (prod.7.000/h) affianca gli altri modelli di produzioni superiori.
CLIMATIZZATORI ANTICONDENSA, in grado di portare a temperatura ambiente le bottiglie piene riempite a freddo evitando, senza alterare il prodotto all’interno, il formarsi della condensa (indesiderata per quanto riguarda la confezione della bottiglia) e delle muffe che l’umidità può sviluppare all’interno dei cartoni già confezionati. Ogni macchina è studiata e costruita secondo le esigenze del cliente (foto esemplificativa del MYR S).
LAVASCIUGATRICI AUTOMATICHE, interamente in acciaio inox, lavano e asciugano perfettamente l’esterno delle bottiglie piene, sia nuove che di stoccaggio. Tutti i modelli sono dotati di pompe soffianti e lame d’aria di nuova generazione che, sviluppando aria ad alta pressione, consentono l’asportazione dell’acqua dalla superficie esterna delle bottiglie in modo ottimale.
ELEVATORI AUTOMATICI sia standard sia verticali (foto esemplificativa) che possono alimentare tappi, capsule ecc.
REMUEUR impianti per il remuage delle bottiglie metodo classico che possono adattarsi alle esigenze di ogni cliente.
Viticoltura biologica, presentate le prove sperimentali Fem
Sotto la lente peronospora e malattie del legno
Le sperimentazioni in viticoltura biologica sono state al centro di una giornata organizzata ieri dalla Fondazione Mach a San Michele all’ Adige con un incontro tecnico e una visita ai campi sperimentali per mostrare le attività di difesa dalla malattia del legno e da altre problematiche legate alla stagione particolarmente piovosa. Per la difesa da peronospora sono state messe a confronto strategie di difesa con rame a basso dosaggio, utilizzato da solo o in miscela con diversi formulati commerciali a base di zolfo. L’aggiunta di zolfo ha permesso di incrementare significativamente l’efficacia del rame contro peronospora, sia su foglie che su grappoli. Per la difesa dall’oidio, sono state impostate strategie a base di zolfo, in confronto al bicarbonato di potassio in miscela con una bassa dose di zolfo. I prodotti testati hanno permesso una riduzione delle infezioni in confronto al testimone non trattato e la miscela di bicarbonato e zolfo ha ridotto l’incidenza della malattia su grappolo rispetto al solo zolfo. Per le attività sperimentali è stata inoltre presentata una nuova tecnica di distribuzione dei prodotti fitosanitari sotto forma di spazzole rotanti verticali, in confronto con la tecnica di applicazione convenzionale (corrente d’aria generata da un ventilatore). Nei test condotti al Centro di Sperimentazione Laimburg contro peronospora, le due tecniche di applicazione non hanno mostrato differenze di efficacia e la tecnologia con le spazzole rotanti ha ottenuto una riduzione della deriva rispetto alla tecnica di applicazione convenzionale. Fra tutte le patologie che affliggono la vite, le malattie del legno restano ancora le più difficili da gestire. Il complesso del mal dell’esca, gli agenti di cancro, le malattie causate da funghi che degradano il legno sono di grande impatto sulla vita della pianta e sono presenti dovunque si faccia viticoltura. Sono stati approfonditi i metodi di prevenzione e gestione di queste malattie, tra i quali si rende indispensabile ridurre la suscettibilità della pianta alle infezioni, la presenza dell’inoculo in vigneto e limitare l’ingresso dei patogeni nelle piante tramite le ferite e i tagli di potatura. In particolare, una prova sperimentale condotta da Fem sono state confrontate un gruppo di piante trattate con curetage con un analogo gruppo di piante non trattate. Dopo 6 anni di osservazione le piante trattate mostrano una remissione dei sintomi del 89%, mentre per le piante non trattate la remissione dei sintomi si limita al 33%. Inoltre, per la tesi non trattata si registra una maggiore percentuale di piante morte.
DAL 5 AL 13 OTTOBRE
WINE REVOLUTION
PROTAGONISTA DELLA
7ª EDIZIONE DI MILANO
WINE WEEK
Masterclass, walk-around tasting, banchi d’assaggio, incontri BtoB. E per il pubblico party, eventi diffusi in città, tour in Wine Boat e Wine Bus. È questa una sintesi di tutti gli eventi e gli appuntamenti in calendario dal 5 al 13 ottobre prossimi nel capoluogo lombardo, dove è pronta ad andare in scena la settima edizione di Milano Wine Week 2024. Il vino infatti scandirà un palinsesto ricco di format innovativi e di attività coinvolgenti rivolto, non solo ai professionisti e ai wine lover, con un particolare focus appunto sulle nuove generazioni di consumatori. “Quest’anno - spiega Federico Gordini, founder di Mww Group, che ha dato vita a format innovativi come World Aperitivo Day®. - l’esigenza di concentrarsi sui giovani tra i 25 e i 35 anni, spesso sentiti esclusi dal mondo del vino, è più presente che mai. Con la Milano Wine Week, vogliamo lanciare un segnale forte con iniziative dedicate: il vino incontra altri mondi e comunica in modo semplice e attrattivo. Questa è la nostra Wine Revolution. Dobbiamo presentare il vino con modalità nuove per educare i consumatori del futuro, promuovendo cultura, sostenibilità ed esperienza. In un momento in cui i dati ci rimandano proiezioni non incoraggianti, il settore ha bisogno di rinnovarsi, e noi siamo qui per metterlo in pratica”. La Milano Wine Week 2024 vede come ogni anno il coinvolgimento di Consorzi, organizzazioni e centinaia di aziende provenienti da tutta Italia, ma anche realtà extra-settore, istituzioni, associazioni di categoria e, soprattutto, il pubblico finale. L’evento avrà il suo quartiere generale nello storico headquarter di Palazzo Bovara (Corso Venezia, 51), ma si articolerà in concomitanza con una fitta agenda appunto di masterclass e walkaround tasting - degustazioni tra stand d’assaggio - dedicati a consumer e professionisti del settore anche internazionali, e aprirà le porte al pubblico di appassionati con una serie di iniziative che prenderanno vita nel corso della settimana. Per info sulla manifestazione e tutti gli eventi in calendario: www.milanowineweek.com #MWW2024 Save the date
Operazioni “conto terzi”: quali diciture usare in etichetta?
Ivini fermi e i vini frizzanti devono riportare in etichetta una serie di indicazioni obbligatorie tra cui il nome o la ragione sociale dell’imbottigliatore e il relativo indirizzo.
L’articolo 46, punto 2, del Regolamento UE 2019/33 stabilisce che in caso di imbottigliamento per conto terzi l’indicazione dell’imbottigliatore giuridico (ovvero colui che delega a un terzo l’operazione concreta di imbottigliamento) debba essere completata con i termini “imbottigliato per conto di...”.
Nel caso in cui invece, venga indicato il nome e l’indirizzo di chi ha effettuato l’imbottigliamento (imbottigliatore fisico) per conto terzi, la dicitura da riportare in etichetta è la
seguente: “imbottiglia to da… per conto di...” (con indicazione pri ma dell’imbottigliatore fisico e, a seguire, di quello giuridico).
L’imbottigliamento in conto terzi si verifica quando l’imbottigliatore giuridico trasferisce vino di sua proprietà all’imbottiglia tore fisico (colui che procede materialmente al riempimento delle bottiglie o altro recipiente) incaricato dell’operazione. Il vino può anche essere stato acquistato dall’imbottigliatore giuridico anche direttamente dall’imbottigliatore fisico che viene incaricato di
imbottigliare il prodotto. È importante, in questo ultimo caso, che la fatturazione evidenzi il prezzo per l’acquisto del vino e, separatamente, il costo delle operazioni di imbottigliamento, produzione e confezionamento (uso dell’impianto, operazione di imbottigliamento ed eventuali operazioni preliminari e successive, acquisto e utilizzo di materiali secchi quali ad esempio bottiglie, tappi, etichette ecc). È inoltre necessario documentare, in caso di controllo, l’esistenza di un accor-
do o contratto registrato nelle forme di legge che attesti che si tratta di imbottigliamento in conto terzi.
In etichetta uno dei due soggetti (solitamente l’imbottigliatore fisico) può essere anche oscurato, riportandolo mediante l’utilizzo del Codice Icqrf. Se si sceglie tale modalità l’altro soggetto (solitamente colui che deroga l’operazione di imbottigliamento) deve essere indicato obbligatoriamente in chiaro. Se si sceglie di indicare solo l’imbottigliatore giuridico e di oscurarlo mediante codice, allora ci dovrà essere un diverso e ulteriore soggetto riportato in chiaro. È infatti essenziale che il consumatore abbia i riferimenti precisi di almeno un soggetto, legato al circuito
commerciale del prodotto stesso, da contattare. Nel caso in cui i due stabilimenti (stabilimento di imbottigliamento dell’imbottigliatore fisico e sede legale dell’imbottigliatore giuridico) non siano situati in comuni confinanti, si devono indicare obbligatoriamente entrambi. Nel caso dei vini spumanti, considerato che si definisce produttore sia colui che effettua sia colui che fa effettuare per proprio conto la trasformazione del mosto di uve o del vino in vino spumante, vino spumante gassificato, vino spumante di qualità o vino spumante di qualità del tipo aromatico, non è prevista l’indicazione del “conto terzi” in etichetta.
COMMERCIO MONDIALE
Compara import/ export di differenti Paesi e tipologie di prodotto (spumanti, frizzanti, fermi, colore, confezionati, sfusi, BiB)
POTENZIALE
La sezione dedicata al Potenziale è strutturata su tre livelli: Superfici e produzioni, Giacenze e Imbottigliamenti di tutte le Do e Ig italiane
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IMBOTTIGLIAMENTO
PRODOTTI, MACCHINE E SOLUZIONI
Una selezione, a cura delle aziende, delle ultime novità disponibili sul mercato
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Industria 4.0: l’efficienza come leva strategica per un servizio migliore ai clienti
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protocolli di Industria 4.0 hanno cambiato per sempre il modo di produrre, ridefinendo il concetto di efficienza produttiva. Notevoli investimenti sono stati effettuati da Astro nello stabilimento di Baldichieri d’Asti per trasformarlo in una vera smart factory, rinnovando pressoché integralmente il parco macchine. Astro ha però interpretato Industria 4.0 anche come una grande opportunità per innalzare ulteriormente la soglia del servizio e la customer satisfaction. I vantaggi per i clienti sono, infatti, tangibili.
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vengono tracciati in tempo reale, ottimizzando la gestione degli stock, la pianificazione delle lavorazioni e l’organizzazione della logistica interna ed esterna, riducendo e garantendo i tempi di consegna.
Un primato di qualità riconosciuto e alla base di importanti collaborazioni commerciali. È di questi giorni la notizia dell’accordo tra Astro e M2X Chiusure Italia, azienda italiana leader nella distribuzione di chiusure a vite nel mercato italiano del vino. “Dopo un’attenta analisi, abbiamo identificato in M2X il partner ideale per ampliare la nostra distribuzione e cogliere nuove opportunità di mercato. Condividiamo la stessa filosofia di qualità e di orientamento al cliente: è sui valori comuni che si costruiscono le alleanze di successo” ha dichiarato Davide Strocco, ceo di Astro.
Imbottigliatrici Bormanus, qualità senza compromessi
Le imbottigliatrici Bormanus sono prodotte da SVS Sandri Srl, un’azienda con trentennale esperienza nella produzione di componenti per il settore beverage. Fondata nel 1988 da Donato Sandri, è oggi gestita dai figli Genny e Roberto. La progettazione delle imbottigliatrici è affidata a un team di ingegneri specializzati nei sistemi di riempimento. Le linee di prodotto sono tre: Linea G imbottigliatrici gravimetriche per vini fermi – Linea I imbottigliatrici isobariche per spumanti e vini frizzanti – Linea L riempitrici isobariche per prodotti in lattina. È stata inoltre sviluppata una particolare gravimetrica di tipo elettronico (GE), particolarmente adatta a imbottigliare liquidi densi o molto viscosi. In foto, la valvola dell’imbottigliatrice elettronica lineare di un liquorificio, il cui riempimento è di tipo elettronico a flussimetri con tempi e fasi di riempimento configurabili da touch screen. È inoltre provvista di un sistema di chiusura riempimento studiato in modo da prevenire gocciolamenti. L’azienda si caratterizza per la costante ricerca e sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche e le molteplici possibilità di personalizzazioni, che vanno dalla tipologia di liquido alla quantità, dal tipo di tappo alla velocità di produzione. Infine, Bormanus non è un semplice assemblatore: i principali componenti delle imbottigliatrici, infatti, sono prodotti internamente con materie prime di qualità. Info: info@bormanus.com - www.bormanus.com
A Simei 2024 la nuova gabbiettatrice automatica
Gli spumanti rappresentano uno dei mercati enologici cresciuti maggiormente negli ultimi anni. Anche la presenza di Gai Macchine in questo specifico settore è aumentata sotto la crescente richiesta di soluzioni monoblocco capaci di coniugare l’efficienza dell’imbottigliamento al rispetto del vino. In occasione del Simei 2024, Gai presenterà la sua ultima innovazione in questo campo: la prima gabbiettatrice automatica progettata e costruita interamente dall’azienda di Ceresole d’Alba. La gabbiettatrice di Gai rappresenta il perfetto completamento delle soluzioni monoblocco dedicate ai vini spumanti e aggiunge una nuova funzione alle operazioni di sciacquatura, riempimento e tappatura. L’attenta progettazione della gabbiettatrice consente ampie possibilità di personalizzazione, una soluzione monotesta con velocità fino a 3.000 bottiglie l’ora, accompagnata da un caricatore a lunga autonomia per l’alimentazione. Grazie alla nuova gabbiettatrice automatica, Gai Macchine aumenta le funzioni disponibili per i propri clienti e, sempre di più, si presenta sul mercato come punto di riferimento per diverse necessità: un’azienda capace di gestire tutte le operazioni di imbottigliamento con soluzioni all’avanguardia, progettate e costruite secondo una filosofia che non scende a compromessi. La gabbiettatrice automatica verrà presentata in due versioni: freestanding e torretta montata sulla parte terminale del monoblocco di imbottigliamento.
Saper
fare, padronanza, tecnologia e innovazione
Saper fare e padronanza totale - Bourrassé fa parte di quei pochi attori del mercato della tappatura del vino che controllano integralmente tutti i cicli di trasformazione del sughero, dalla raccolta all’immissione in commercio, in qualità di: diretto acquirente in foresta; preparatore; produttore di tappi di sughero; creatore della più ampia gamma di soluzioni di tappi. Ogni fase viene controllata e si inserisce all’interno del più rigoroso rispetto delle esigenze tecniche specifiche. Tecnologia industriale - Bourrassé riesce a controllare il rischio del Tca1 durante tutte le fasi di produzione grazie al suo saper fare, alla sua tecnologia di ultima generazione ed al suo rigore. Questo piano di “sicurezza del sapore” si articola attorno l’asse microbiologico con il fine di controllare lo sviluppo della microflora che può trasformare il 2,4,6 Tcp2 in 2,4,6 Tca, come anche generare altre molecole aromatiche indesiderate.
Controllo del profilo aromatico - Con la costante preoccupazione per l’eccellenza, Bourrassé ha fatto del controllo del profilo aromatico il suo obiettivo principale. Questo controllo offre soluzioni ogni volta più sicure e di qualità: tappo organoletticamente neutro; accompagnamento armonioso e rispettoso del vino; permeabilità adattata; esecuzione adattata, controllata e costante. Bourrassé utilizza le stesse tecnologie e applica gli stessi processi alla totalità del materiale trasformato, sia per la produzione di tappi naturali sia per tappi tecnici.
LALLEMAND
Mannoproteine pre-imbottigliamento specifiche per migliorare il profilo organolettico del vino
Il corretto equilibrio tra dolcezza, struttura e profilo aromatico gioca un ruolo fondamentale nel determinare il successo di un vino, soprattutto vista l’attuale tendenza dei consumatori a preferire vini sempre più morbidi, rotondi, freschi ed equilibrati. Lallemand ha messo a punto due specifiche mannoproteine 100% solubili da aggiungere in fase di pre-imbottigliamento, capaci di contribuire ad un miglioramento della percezione gustativa dei vini nel pieno rispetto della componente aromatica d’origine. Mannolees™, ormai ben conosciuto ed apprezzato in campo enologico a livello globale, incrementa dolcezza, rotondità e volume nei vini, diminuendo la percezione di tannini aggressivi o acidità squilibrate; Mannolees Blanc™, l’ultima nata, permette invece di ottenere vini bianchi e rosati più eleganti e longevi, dalla spiccata freschezza nell’aroma e al palato riducendo le sensazioni di secchezza e amaro. È stato inoltre confermato il contributo positivo di queste due mannoproteine sui vini spumanti e frizzanti: Mannolees™ incrementa cremosità e dolcezza limitando l’utilizzo degli zuccheri mentre Mannolees Blanc™ apporta freschezza e morbidezza limitando le sensazioni ossidative. Il loro dosaggio ottimale in pre-imbottigliamento varia da 5 a 25 g/hL in funzione della matrice colloidale e dalle caratteristiche del vino, per questo raccomandiamo prove in cantina con test preliminari prima dell’aggiunta finale. Info: www.lallemandwine.com
FILIPPO E C.
MBF
Riempitrice Leggero Vuoto: minimo assorbimento di ossigeno, massimo rispetto del prodotto
MBF è un’azienda italiana leader nelle tecnologie di imbottigliamento che progetta, produce e installa macchine per l’imbottigliamento di vini, liquori e altre bevande. Siamo specializzati nella fornitura di monoblocchi composti da macchine sciacquatrici, riempitrici e tappatrici in grado di movimentare bottiglie in vetro e Pet. Nello specifico, la nostra Riempitrice Leggero Vuoto è la soluzione ideale per diverse tipologie di prodotti lisci, dai vini, garantendo ottimi risultati in termini di riduzione dell’assorbimento di ossigeno in bottiglia, ai distillati, assicurando massima preservazione di alcol e aromi. La riempitrice MBF, dotata di un sistema di iniezione di gas in bottiglia e di un circuito del vuoto e di ritorno separato dell’aria, permette di ottenere migliori performance in termini di velocità di produzione e protezione del prodotto
dall’ossigeno. Tra le diverse caratteristiche che rendono unico il rubinetto MBF è fondamentale menzionare l’alta precisione dei livelli raggiunta senza alcuna correzione, potenziale causa di inquinamenti e riduzione delle performance di riempimento. Un’eccellente sanificazione viene garantita grazie a circuiti con ottimo drenaggio senza punti di ristagno e al dispositivo Cip brevettato che ottimizza la pulizia di ogni singolo circuito in modo automatico, senza l’ausilio di false bottiglie e operazioni manuali. Dal 1997 la nostra mission è una continua innovazione tecnologica volta a risolvere i problemi specifici dei nostri clienti, gestendo con cura e sicurezza il prodotto e semplificando al tempo stesso il funzionamento e la manutenzione, con un approccio consulenziale che ci permette di diventare partner dei nostri clienti e di contribuire al loro successo.
MPF IMPIANTI
Ampia gamma di proposte nel settore enomeccanico
L’azienda MPF Impianti Srl con sede a Calamandrana, provincia di Asti, è leader nel settore enomeccanico per la produzione e fornitura di sistemi di trasporto interni, di macchinari atti al trattamento esterno bottiglie come lava-asciugatrici, tunnel di asciugatura. La gamma include inoltre termocondizionatori (FI-FO e a massa) progettati appositamente per eliminare i problemi di condensa che si forma sulla superfice delle bottiglie quando si effettua il riempimento a freddo, in modo da garantire di seguito la perfetta etichettatura. La MPF Impianti Srl è in grado di garantire una pronta risposta nel caso di richieste con consegne in tempi rapidi avendo a disposizione un proprio taglio laser all’interno dell’officina per la produzione di tutta
la carpenteria necessaria. Tutto il personale MPF Impianti Srl ha comprovata esperienza nel settore enomeccanico, ed è a completa disposizione per dare il proprio supporto tecnicocommerciale in base alle richieste ed esigenze del mercato. Per tale scopo, negli ultimi mesi, sia il reparto tecnico che commerciale sono stati potenziati con personale di grande professionalità e serietà. La MPF Impianti Srl sarà presente alla fiera Simei 2024 di Milano dal 12 al 15 novembre con il proprio stand presso il Padiglione 4 Stand H12 – K11, per presentare la propria gamma completa.
Impianti all’avanguardia che migliorano le condizioni delle bottiglie piene durante il confezionamento
Neri Filippo e C. Snc ha sempre finalizzato tutti i suoi sforzi nella ricerca e nello sviluppo di macchinari innovativi che seguono le esigenze tecniche dei propri clienti nel pieno rispetto dell’ambiente. Nella sua sede vengono ideati, realizzati e poi commercializzati in tutto il mondo impianti all’avanguardia che migliorano le condizioni delle bottiglie piene durante il loro confezionamento. Climatizzatore: tramite il passaggio delle bottiglie nel climatizzatore si riesce a eliminare in maniera definitiva l’eventuale condensa che può comprometterne la perfetta etichettatura e, di conseguenza, provocare il formarsi di muffe all’interno dei cartoni di confezionamento. I tempi di permanenza della bottiglia all’interno del tunnel sono molto ridotti e la temperatura di esercizio dell’acqua si aggira intorno
È disponibile la nuova edizione aggiornata
Novità: le sezioni dedicate a varietà resistenti e portinnesti
ai 25/30 °C, ottenendo un risparmio energetico quantificabile in circa il 50-70% rispetto ai metodi tradizionali. Gli impianti sono progettati e costruiti in base alle necessità e richieste di ogni singolo cliente; il gruppo è composto da lavatrice, climatizzatore, asciugatrice, ma il cliente può scegliere quali e quante di queste macchine sono utili alle proprie esigenze. Orientatore incanalatore: gli orientatori automatici sono stati rinnovati sia nella forma con una struttura esterna più compatta, sia con l’uso di alte tecnologie ottimizzando così i tempi di produzione e la semplicità di utilizzo. Vari gli accessori abbinabili. Lavasciugatrice: lavano perfettamente il corpo, il collo e il fondo delle bottiglie; le stesse vengono poi perfettamente asciugate con lame d’aria estremante performanti e silenziose, eliminando qualsiasi residuo di acqua dall’esterno delle bottiglie. Neri produce e commercializza anche alimentatori automatici, impianti di remuage e impianti speciali.
Un pratico volume, di facile e veloce consultazione, pensato per essere un utile strumento di lavoro per orientare le scelte di viticoltori, agronomi, tecnici e consulenti
Oltre mille cloni scelti sulla base di quelli effettivamente moltiplicati e disponibili in quantità significative, con un compendio delle loro caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche e una foto del grappolo
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PIAZZA AFFARI
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MERCATO DELLO SFUSO
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di Unione Italiana Vini: la banca dati – unica in Italia - contiene le rilevazioni di oltre 460 tipologie di vino quotate settimanalmente dal 2010 a oggi da Med.&A., l’associazione dei mediatori di vino affiliata a Unione Italiana Vini. Il sistema consente sia ricerche puntuali (per settimane e annata di produzione) sia di elaborare trend storici, creando medie annuali su singolo prodotto o comparative su prodotti diversi. Sono presenti sia i vini (Dop, Igp, varietali, comuni), sia i mosti, raggruppati per territorio/piazza di quotazione, sia le uve, quotate quotidianamente per tutto il periodo della vendemmia.
Sul sito www.osservatoriodelvino.it la possibilità di fare un free trial di 48 ore e approfittare dell’offerta lancio, che prevede particolari scontistiche anche per gli altri due database: Commercio mondiale e Potenziale produttivo (superfici, produzioni, giacenze e gli imbottigliamenti di tutte le Do e Ig italiane).
MERCATI VINICOLI
QUOTAZIONI E ANDAMENTI DEL VINO SFUSO
SITUAZIONE AL 5 SETTEMBRE 2024
NOTA: in corrispondenza delle colonne variazioni % la cella vuota indica che non ci sono state variazioni rispetto alla rilevazione della settimana precedente.
Le quotazioni dei vini di Lazio e Umbria non hanno evidenziato variazioni rispetto alla precedente pubblicazione; riprenderanno nelle prossime settimane.
rilevazioni a cura di MED.&A.
EMILIA
Vino comune annata 2023 (ettogrado)
Rossissimo desolforato 11,5-12,5 6,00 6,30
Rossissimo desolforato mezzo colore 11-12,5 5,30 5,60
Vino Igp annata 2023 (ettogrado)
Emilia Lambrusco 10,5-11,5 4,70 5,00
Emilia Lambrusco bianco 10,5-11,5 5,70 6,00
Vino Igp annata 2023 (litro)
Emilia Malvasia 11-13 0,75 0,95
Vino Igp annata 2023 (prezzi grado distillazione+zuccheri)
Emilia Lambrusco bianco frizzantato 10,6-11,5 6,10 6,40
Emilia Lambrusco rosso frizzantato 10,6-11,5 5,10 5,40
Mosto annata 2023 (Fehling peso x 0.6)
Mosto muto Lancellotta 11-12 5,20 5,50
Vino comune annata 2023 (ettogrado)
Bianco 10,5-12 5,00 5,20
Bianco termovinificato 10,5-12 5,50 5,70
Rosso 10,5-12 4,30 4,80
Rosso da Lambrusco 13-14 5,10 5,30
Rosso da Montepulciano 12-13,5 4,80 5,30
Vino Igp annata 2023 (ettogrado)
Daunia Sangiovese 11-11,5 5,00 5,80
Puglia Lambrusco 10-11,5 5,40 5,60
Puglia Lamb. frizzantato 10-11 5,80 6,00
Puglia Malvasia bianca 10,5-12 6,00 6,20
Puglia rosato 11-12,5 5,70 6,00
Puglia Sangiovese 11-11,5 4,70 5,20
Puglia Trebbiano 11-12 5,40 5,90
Vino comune annata 2023 (ettogrado)
Rosso 12-13 4,20 4,80
Vino comune annata 2023 (litro)
Rosso strutturato 14-16 0,90 1,40
Vino Dop annata 2023 (litro)
Primitivo di Manduria 14-15 1,40 1,70
Salice Salentino 13-14 0,80 0,95
Alba
MARCHE
ROMAGNA
- F oggi a, Cerignola, Barletta, Bari
- Lecce , Brindisi, Taranto
Vino comune (ettogrado)
Bianco 2023 9,5-12 nq nq
Vino Dop (ettogrado)
Soave 2023 11,5 -12,5 6,70 7,50 Vino Dop (litro)
Bardolino 2023 0,95 1,05
Bardolino Chiaretto 2023 1,05 1,10
Bardolino Classico 2023 1,15 1,20
Custoza 2023 0,90 0,95
Delle Venezie bianco 2023 12 0,70 0,80
Garda Bianco 2023 12-12,5 0,70 0,75
Garda Chardonnay 2023 1,05 1,10
Garda Garganega 2023 12-12,5 0,73 0,80
Garda Pinot grigio 2023 11-12,5 1,10 1,15
Lugana 2023 nq nq
Pinot grigio d.Venezie 2023 12-12,5 1,00 1,20
Soave Classico 2023 11,5-12,5 1,00 1,20
Valdadige Pinot grigio 2023 12-12,5 nq nq
Valpolicella 2022 2,00 2,20
Valpolicella 2023 1,90 2,20
Valpolicella atto Ripasso 2023 2,70 3,00
Amarone e Recioto d. V 2021 10,50 11,00
Amarone e Recioto d. V 2022 10,00 10,50
Amarone e Recioto d. V. Cl. 2021 11,00 11,50
Amarone e Recioto d. V. Cl. 2022 10,50 11,00
Valpolicella Classico 2022 2,10 2,30
V. atto Amarone Cl.e Rec. 2023 8,30 9,00
V. atto Amarone e Recioto 2023 8,00 8,70
Valpolicella Classico 2023 2,00 2,30
Valpolicella Classico sup. 2022 2,30 2,50
Valpolicella Ripasso 2021 13-13,5 3,30 3,50
Valpolicella Ripasso 2022 13-13,5 2,80 3,10
Valpolicella Superiore 2022 2,20 2,40
Valpolicella atto Super. 2023 2,00 2,30
Valpol. Classico Ripasso 2021 13-13,5 3,20 3,50
Valpolicella Cl. Ripasso 2022 13-13,5 2,90 3,20
Valpol. Cl. atto Super. 2023 2,10 2,40
TOSCANA
Vino Dop (litro)
Chianti 2021 1,50 1,80 2022 1,40 1,70
Chianti Classico
Vino Igp (litro)
Toscana bianco 2023 12-12,5 1,00 1,20
Toscana rosso 2022 12-13 0,90 1,20
Toscana rosso 2023 12-13 1,00 1,40
Toscana Sangiovese 2022 12-13 1,00 1,30
Toscana Sangiovese 2023 12-13 1,10 1,40
PIAZZA AFFARI
TRENTINO-ALTO
TREVISO
ABRUZZO - MOLISE
Vino comune annata 2023 (ettogrado)
Bianco 10-11,5 nq nq
Bianco termocondiz. 9,5-13,5 6,00 6,20
Rosso 11-12 4,50 5,50
Rosso 12,5-13,5 5,80 6,30
Vino Dop annata 2023 (ettogrado)
Trebbiano d'Abruzzo 11-12,5 0,95 1,00
Vino Dop annata 2023 (litro)
Montepulciano d’Abruzzo 12-13,5 0,80 0,84
Vino Igp annata 2023 (ettogrado)
Chardonnay 10,5-13 6,20 6,50
Sangiovese 11-12,5 nq nq
SARDEGNA
Vino Dop annata 2023 (litro)
Cannonau di Sardegna 13-14 1,70 1,90
Monica di Sardegna 13-14,5 1,20 1,40
Nuragus di Cagliari 12-13 1,00 1,20
Vermentino di Sardegna 12-13 1,50 1,70
Sicilia
Sicilia
VINI ITALIA
PIEMONTE
Carlo Miravalle (Miravalle 1926 sas)
LOMBARDIA
Carlo Miravalle (Miravalle 1926 sas)
VENETO
VERONA: Severino Carlo Repetto (L’Agenzia Vini Repetto & C. srl)
TREVISO: Patric Lorenzon (Patric Lorenzon & Partners)
TRENTINO-ALTO ADIGE
Federico Repetto (L’Agenzia Vini Repetto & C. srl)
SICILIA
FRIULI-VENEZIA GIULIA
Patric Lorenzon (Patric Lorenzon & Partners)
ROMAGNA ED EMILIA
Giacomo Verlicchi (Impex srl)
TOSCANA
Giovanni Margiacchi (Margiacchi 1926)
LAZIO E UMBRIA Enrico e Bernardo Brecci (Brecci srl)
MARCHE Emidio Fazzini
ABRUZZO-MOLISE Andrea e Riccardo Braconi (Braconi Mediazioni Vini sas) PUGLIA
Giacomo Verlicchi (Impex srl)
SICILIA Giacomo Verlicchi (Impex srl)
SARDEGNA Giacomo
Questo è un tappo
Diam, la nuova tradizione.
La nostra tecnologia, esclusiva e senza pari, da vent’anni rivoluziona l’affinamento in bottiglia e la conservazione dei vini fermi e spumanti.
Siamo sempre i primi, e tuttora gli unici, autentici garanti degli aromi e siamo orgogliosi di costruire ogni giorno questa nuova tradizione al fianco dei viticoltori. Vieni a scoprire come su: www.diam-cork.com
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