Il film dei miei ricordi di gabriele pezzelato

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IL FILM DEI MIEI RICORDI

È sera quando sento uno squillo di telefono. “Pronto, chi è?” “Ciao zio sono Michela. Come stai? Ho una bella notizia da darti: questa notte cerca di riposarti bene perché domani mattina, allo spuntar dell'alba, verrò a prenderti per accompagnanti a Cogollo.” “A fare cosa?” “Ma la comparsa nel film ‘Oscar’!” Io rimasi un po' interdetto, anche perché di questo Oscar non ne avevo mai sentito parlare. Appresi allora che Oscar Klein era un musicista ebreo austriaco al confino nell'Alto Vicentino, che riuscì a sfuggire alle persecuzioni naziste grazie all’aiuto della popolazione locale. Dovevamo quindi presentarci vestiti, truccati e pettinati in stile anni ‘40. Al mattino prima delle otto eravamo già là. Era una giornata limpida di febbraio e il freddo si faceva sentire. In lontananza si potevano ammirare le montagne di uno splendore roseo; lo spettacolo era indescrivibile. Vidi per la prima volta il centro di Cogollo del Cengio, un paesetto pittoresco con una bella chiesa e, di fianco, una strada in salita che conduceva al teatro dove si sarebbe svolta la scena. Entrando in teatro, rimasi incantato nel vedere, sul palco, telecamere, riflettori e un andirivieni di persone al lavoro; era la prima volta che partecipavo ad un film. Alcune signore si davano da fare a pettinare, truccare e controllare gli abiti delle comparse. Eh sì, dovevamo apparire eleganti e appropriati all'epoca, perché rappresentavamo il pubblico di uno spettacolo in onore dei soldati fascisti e tedeschi. Con gran sorpresa, vidi infatti degli attori vestiti in divisa, con tanto di armi. Qualcuno parlava pure il tedesco. E’ proprio da lì che iniziarono a riaffiorare i miei ricordi… Quando avevo all’incirca dieci anni, il mio paese, Recoaro, era affollato di soldati che parlavano una lingua straniera e si comportavano da padroni. Col passare del tempo diventavano sempre più prepotenti, tanto che ci fu imposto persino di ospitarli nelle nostre case. La mia era grande, ma i soldati occuparono il piano superiore, cosicché noi, famiglia numerosa, dovemmo adattarci alla meglio in due camere. Ricordo il viavai di sentinelle che, ad ogni ora della notte, si davano il cambio passando per la cucina e le scale. Una volta mia mamma ebbe l'idea di indicare al maresciallo una piccola porta di fianco alla casa. Quella sarebbe andata bene come una seconda entrata, così i suoi soldati avrebbero potuto essere indipendenti da noi. Il maresciallo rispose: “Miei soldati dovere passare per porta principale!”. Recoaro era diventato la sede del Comando tedesco dell'Alta Italia. In seguito partecipai ad altre scene, tra cui la rappresentazione dell’8 settembre 1943 a Zugliano. Come ricordo quel giorno, anche se son passati tanti e tanti anni da allora… Tutta la gente era in festa; sembrava che la guerra fosse finita. Inoltre, la mia famiglia fu allietata da un’altra sorpresa: una telefonata da Verona. Mia sorella Germana, suora missionaria di cui da lungo tempo non avevamo notizie, era appena arrivata dall'Africa. Fu una giornata di gran gioia; prima di allora io non avevo mai visto la 1


gente così contenta. Sul calare della sera ricordo che mia mamma, scrollando il capo, disse: "Mi sembra impossibile che tutto vada così bene, oggi. L'armistizio, la me tosa tornà da l’Africa ... Troppo, troppo! Mah... Speriamo che il peggio non debba ancora venire!” E infatti, col passare del tempo, le cose andarono di male in peggio. Le Fonti Centrali erano occupate dai soldati germanici; nessuno sapeva cosa accadesse in quel posto divenuto così misterioso e inaccessibile. Mia sorella, che lavorava per loro come cameriera, raccontava che, di tanto in tanto, davano ordine di rimanere all'interno degli alberghi e di non uscire per nessun motivo. Spesso si sentiva dire che ci sarebbe stato un bombardamento, ma nessuno pensava che veramente sarebbe avvenuto. Ricordo che un giorno, andando a scuola con dei miei compagni, vedemmo un nostro amico passare con una valigia grande quasi quanto lui. Gli chiedemmo dove stesse andando e lui, tutto contento, ci rispose: “In rifugio, vado. Andate, andate a scuola voi; non sapete che al più presto bombarderanno le Fonti Centrali?!” Forse neanche lui ne aveva proprio la certezza, però quella era una buona occasione per non andare a scuola. Ma il bombardamento ci fu sul serio! Quel giorno è ancora fotografato nella mia mente. Stavo camminando proprio in direzione delle Fonti quando arrivarono degli aeroplani che, in men che non si dica, cominciarono a sganciare bombe. Per un attimo vidi l'inferno: ordigni che cadevano a grappoli, fumo e fuoco proprio al compendio termale, ed io mi trovavo ad appena un chilometro di distanza. Mi gettai a terra e in quegli attimi non ricordo quanti pensieri mi siano passati per la testa. Certo non immaginavo che fossero i nostri Alleati venuti a liberarci. Pochi giorni fa si è girata a Cerea un’altra scena del film e questa volta, oltre a mia nipote, sarebbe venuta anche mia figlia. A casa sua, con grande sorpresa, ho trovato ad attenderci anche il mio nipotino Lorenzo, ormai pronto non per andare a scuola, ma per venire con noi! E così… via, tutti e quattro insieme siamo partiti alla volta di Cerea. All’arrivo, sono stato colpito nel vedere una motrice di treno d’epoca con una lunga fila di vagoni merci. Il cielo era grigio e pioveva a dirotto… In quel clima cupo e malinconico iniziò la scena della deportazione degli ebrei. Le prove sono continuate fino all'una di notte e, nonostante il tempo fosse pessimo, tutti hanno resistito, anzi sono stati investiti della loro parte. Soprattutto i soldati sembravano belve! Ho quindi ripensato a quella volta in cui mi trovavo solo nei pressi della Stazione di Recoaro. Ad un tratto si fermò una camionetta con quattro partigiani acciuffati dai fascisti; lascio a Voi pensare a quale fine avrebbero fatto… Un graduato tedesco si congratulò con i camerati italiani per la bella cattura e, mentre la camionetta partiva, con sorriso diabolico si volse verso i partigiani dicendo: “Buon viaggio ragazzi!” Qualche tempo dopo, alla fine della guerra, vidi i soldati tedeschi passare mogi mogi in ritirata, con innalzata la bandiera bianca in segno di resa. I leoni ora apparivano pecorelle smarrite.

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Nel ritorno in pullman, stanchi dopo aver passato tante ore in una finta guerra, mi sono rivolto al mio nipotino e gli ho detto: “Credo che la tua mamma, portandoti con noi, abbia fatto una cosa meravigliosa. Questa esperienza la ricorderai per sempre e vale come cento giorni di scuola.� Recoaro Terme, 13/02/2014

Autore Gabriele Pezzelato Nato nel 1934 a Recoaro Terme (VI) ed ivi residente Tel. 333-4321363

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