UNA COSTITUZIONE DA FAVOLA

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UNA COSTITUZIONE DA FAVOLA

Classi I V A e V A Scuola Primaria Bezzi I.C. “Don Bosco” Tolentino - a.s. 2017-2018 Insegnanti referenti: Michela Compagnucci Luciana Zengarini


SONO LA COSTITUZIONE! Benvenuti. A voi mi presento sono il Documento, il monumento dell’Italia unita da vent’anni di violenze uscita. Diritti che vegliano la storia di ognuno e che preferenze non fanno a nessuno. Violarli vuol dire tradire davvero il patto che lega un popolo intero. Il patto che viene dai nonni-coraggio che hanno lottato per farcene omaggio. Anche tu hai il compito di far da guardiano perché questo bene non ci sfugga di mano. Servono braccia, menti, passione serve l’impegno di tante persone. Ogni persona, ogni uomo, ogni donna, quando lavora si sente colonna di questa grande casa stivale: tetto sui monti, porte sul mare. L’Italia vuole la pace, la pace è un seme cresce solo se si impara a vivere insieme. Coraggio bambini, imparate con me la Costituzione è la favola più bella che c’è. 1


LA FORMICA PIGRONA -Forza, al lavoro!- dice il capo della colonia delle formiche. Se ne sta dritto sulle sue zampe posteriori, indossa un cappello blu con la visiera gialla e degli stivali di cuoio. Tutti si mettono all’opera per raccogliere le provviste per l’inverno. Una formica di nome Ugo non vuole lavorare e si nasconde. Di notte, mentre tutte le altre compagne dormono, Ugo entra nel magazzino per mangiare il cibo che hanno raccolto. Dopo aver finito di farsi una bella scorpacciata, torna nel dormitorio e si rimette a dormire. L’indomani mattina, quando i suoi compagni si svegliano, vedono che una parte delle provviste raccolte è sparita. -Chi ha mangiato le nostre provviste?- chiede stizzito il capo. - Prepareremo una trappola e scopriremo il colpevole!esclama il comandante dell’esercito delle formiche. Detto, fatto. Posizionano un secchio sopra la porta del magazzino, così all’entrata del ladro il secchio cade e lo intrappola: è proprio quello che accade quella stessa notte. - Oh povero me!- esclama Ugo - Come faccio adesso? In che guaio mi sono cacciato! La mattina seguente i soldati del formicaio sollevano il secchio: dentro c’è Ugo, impaurito e rosso in viso per la grande vergogna. 2


-Perché rubi?- gli chiedono- Puoi procurarti da mangiare lavorando tutti i giorni come facciamo noi. - Ma io mi stanco a lavorare!- dice Ugo- Preferisco starmene al calduccio a riposo nel formicaio. Gli altri replicano: Non è giusto, tutti devono contribuire con il proprio lavoro al benessere della comunità. Se vuoi mangiare, dovrai lavorare!

LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 1 recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

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IL SOGNO DI UN RAGNO Era un caldo pomeriggio d’estate. Sotto l’ombra di una magnolia, un tenero ragnetto pendeva sul filo della sua ragnatela. Aspettava con il pancino che brontolava che una mosca rimanesse intrappolata nella sua tela, quando all’improvviso alzò gli occhi al cielo azzurro e vide un merlo che volava. Aveva le penne nere e lucenti, il becco ricurvo color limone e delle zampette delicate. Ah, quanto vorrei volare come quell’uccello!- esclamò. Un altro merlo, nascosto tra i cespugli di un rovo, ascoltò le parole del ragnetto e decise di realizzare il suo sogno. Si presentò davanti al piccolo animaletto, svolazzando e con voce stridula schiamazzò quasi cantando: Ti ho sentito dire che vuoi volare con me! Se vuoi ti do una mano. Così lo prese per la ragnatela e gli fece provare la sensazione di un corpo leggero sospeso nell’aria tra le nuvole bianche. Verso sera i due amici ritornarono a casa, ma il ragnetto continuava a sognare ad occhi aperti l’avventura vissuta con il suo amico pennuto. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 2 recita: “ La Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.

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RASTY, CANE PIGRONE C’era una volta una piccola fattoria che sorgeva sopra una maestosa collina. Qui vivevano molti animali: un cavallo bianco dalla coda folta e spettinata, un cavallo baio dal ciuffo ribelle, un porcellino grasso e paffuto, un galletto con una cresta rossa sfavillante e una mucca dalle mammelle turgide, piene di latte. Nel cortile, a destra dell’aia, c’era una grossa cuccia di legno marrone con il tetto verde. Questa cuccia era abitata da un cane lupo di nome Rasty; era marrone chiaro e sul muso aveva una macchia bianca che scendeva fino al nasone. Il suo padrone lo trattava da re: ogni sera gli pettinava il lungo pelo e mai una volta che dimenticasse di dargli la pappa! Il cane però non ricambiava il favore: si stiracchiava al sole poi si rannicchiava sul morbido cuscino della sua cuccia, dimenticando i suoi doveri da bravo cane. Una notte arrivò una volpe che mangiò tutte le galline del pollaio. Come al solito Rasty dormiva e non si accorse di nulla.

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La mattina dopo il contadino andò a prendere le uova, ma invece delle galline trovò la volpe con la pancia piena che, appena lo vide, scappò via a “zampe levate”. Il contadino disse: Caro Rasty ti do i migliori bocconi e tu mi ripaghi così? Da oggi ti lascerò a digiuno, vediamo se poi impari la lezione! Rasty dopo alcuni giorni capì che ogni diritto chiama un dovere: il suo dovere era di fare la guardia. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 2 recita: “ La Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo … e richiede l’adempimento di doveri inderogabili”.

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TUTTI LEPROTTI In un bosco viveva una numerosa famiglia di leprotti dal pelo bianco. Avevano il musetto grazioso e paffuto e il codino arruffato che assomigliava ad un batuffolo di cotone. Erano molto felici: giocavano sempre sulle rive del fiume che scorreva davanti alla loro tana. Una mattina d’autunno, mentre sgranocchiavano carote selvatiche e bacche per colazione, scorsero altri leprotti con il pelo color cioccolato. Ma chi sono questi? Cosa vogliono da noi? Sicuramente porteranno guai! Il papà lepre suggerì: Chiudiamoci nella nostra tana ed evitiamo di parlare e giocare con loro. Così fecero per alcuni giorni, ma man mano che il tempo passava si annoiavano sempre di più e divennero tristi. Così il piccolo della famiglia dal pelo bianco, stanco della situazione, senza dire niente a nessuno uscì dalla tana. Corse finalmente libero e saltò di qua e di là nel bosco ma, senza accorgersi, si allontanò dalla tana e finì in una buca profonda nascosta dai bracconieri. Il leprottino che, cadendo, si era rotto una zampetta, si lamentava e chiedeva aiuto. Giunta la sera, tutti i leprotti della famiglia, preoccupati per la scomparsa del leprottino, iniziarono le ricerche. I leprotti dal pelo scuro, vista la disperazione di mamma e papà leprotto, decisero di aiutarli nella ricerca del loro cucciolo. 7


Fu proprio il leprottino dal pelo color cioccolato a trovare e portare in salvo il piccolo ferito. I leprotti dal pelo bianco da quel giorno capirono che, anche se il colore del pelo è diverso, siamo tutti uguali e che ciascuno di noi ha bisogno degli altri.

LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 3 recita: ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”

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LA TARTARUGA SENZA GUSCIO Un giorno una tartaruga decise di separarsi dal suo guscio che era troppo pesante. Quando Peppina, la tartaruga, girava in giardino con i suoi amici, arrivava sempre ultima e per questo la prendevano in giro. Un giorno lei chiese al suo amico scoiattolo di aiutarla: Gino, mi aiuteresti a togliere questo guscio? Lo scoiattolo le rispose: - No, non posso. Non l’ho mai fatto! - La tartaruga era stufa di avere il guscio sulla groppa, allora andò dal suo amico Maurizio, che era una lepre. Peppina gli chiese: - Per favore mi aiuteresti a togliere questo guscio? Maurizio le rispose: No, non posso! Non l’ho mai fatto! La tartaruga si incamminò dispiaciuta finché non incontrò l’uccellino Peppe che riuscì a toglierle il guscio. Finalmente Peppina si sentì libera … Cominciò ad andare in cerca di cibo: camminava più veloce, ma si sentiva nuda e cominciava ad avere tanti brividi. Ad un tratto l’aria si fermò, gli animali si azzittirono e la tartaruga ebbe paura. Cercò di nascondersi, ma non trovò riparo. L’aquila reale volteggiava nel cielo, a volte si abbassava per afferrare una preda. La tartaruga si pentì di aver disprezzato il suo guscio e se lo rimise sulla groppa. 9


LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 5 recita: “La Repubblica è indivisibile”.

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IL MARE INQUINATO Nel mare sporco, inquinato, maleodorante e disabitato era sopravvissuto un pesce pagliaccio che si era rifugiato nelle profondità delle acque in un relitto di legno. Era socievole, simpatico e altruista; aveva le pinne arancioni e il corpo arancione e nero. Dopo aver vagato negli abissi, il pesce trovò un amico: Bob, il pesce palla. Col tempo i due si stancarono di essere soli e così salirono in superficie e trovarono un pescatore che diceva: Oggi ci sono pochi pesci … per tutte le balene spiaggiate! Così i due gridarono: Ancora ti meravigli che il mare sia vuoto di pesci?!! Il pescatore non capiva da dove venivano quelle parole e pensò: Oh povero me, sento delle voci! Starò forse diventando un vecchio pazzo? Quando abbassò la testa i pesciolini videro che aveva una folta barba grigia dove si nascondeva una pulce che si chiamava Sticky Joe. I due si fecero notare e spiegarono il fatto accaduto; il pescatore cercò un modo per aiutarli. Mentre nuotavano intravidero un luccichio dorato in fondo al mare. Incuriositi, si avvicinarono e scorsero un forziere; grazie alla rete il pescatore riuscì ad estrarlo dalla sabbia. Lo portò a riva e decisero di comprare tanti depuratori e filtri per mantenere il mare sempre pulito. 11


LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 9 recita: “La Repubblica tutela il paesaggio”.

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LA GUERRA NEL BOSCO Era una mattina di Primavera. Il sole splendeva e gli uccelli cinguettavano allegri. Il bosco brulicava di vita: tutti gli animali erano in attività. I ghiri nella loro tana cercavano di dormire, ma gli uccelli li avevano svegliati con il loro cinguettio. Un piccolo ghiro chiese a sua madre: -

Mamma, mamma, chi è che fa tutto questo baccano?

La madre rispose: Sono i nostri più grandi nemici, gli uccelli! Il piccolo incuriosito domandò: Ma perché sono i nostri nemici? Lei replicò: Tanto tempo fa ci fu una guerra tra i nostri antenati e gli uccelli, purtroppo questi ultimi ebbero la meglio. Il capo dei volatili sentì tutta la conversazione, si sentì molto offeso e decise di dichiarare guerra ai ghiri. Nella tana c’era tensione, tutti si preparavano per la battaglia che si sarebbe svolta l’indomani: si passavano al vaglio i soldati, gli equipaggiamenti, si mettevano a punto le strategie … Il giorno dopo gli uccelli e i ghiri uscirono dai loro ripari armati fino ai denti.

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I ghiri, armati di bacche e pigne, combattevano da terra; gli uccelli, con in dotazione dei sassolini, guerreggiavano dall’alto. Dopo qualche tempo, visto che la guerra non sembrava avere un vincitore, decisero di trovare un accordo. I capi dei due eserciti si incontrarono nella radura per trovare una soluzione. Il capo dei ghiri propose: - Noi non faremo più rumore vicino alla vostra tana e voi ci procurerete il cibo per due mesi. L’altro ribatté: E no! Se vogliamo che la pace sia duratura dobbiamo trovare una soluzione più equa per noi e per voi. Il capo degli uccelli propose: -

Ogni mattina noi vi sveglieremo all’orario che volete e voi ci rispetterete il resto del giorno, lasciandoci cinguettare in libertà.

I due popoli fecero la pace, rispettarono gli accordi e non furono più in guerra. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 11 recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

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LA CICALA CANTERINA In un campo pieno di fiori colorati c’era un grande formicaio. Questo era governato da una formica regina che dava gli ordini e amministrava con giustizia. Mancavano pochi giorni all’inverno e tutte le formiche erano intente a svolgere al meglio il proprio lavoro. Partì il primo gruppo per la ricerca del cibo: due formiche, Esmeralda e Armando, decisero di spingersi più in là del laghetto, dove trovarono Gina, la cicala, che cantava allegra. Esmeralda disse stupita: - Ma non ti preoccupi dell’arrivo dell’inverno? - Perché mi dovrei preoccupare- aggiunse Gina - Sto bene così. Armando, rimasto sorpreso per quella risposta, proseguì: Questo inverno farà molto freddo, non troverai né cibo né riparo. Detto questo, le formiche se ne andarono e lasciarono Gina alla sua sorte. L’inverno era ormai alle porte e, come previsto, la cicala era rimasta senza riparo. Decise allora di chiedere aiuto ad un ghiro che però la respinse in malo modo. Dopo aver chiesto anche al grillo che le diede la stessa risposta del ghiro, la cicala infreddolita si diresse al formicaio. -

Per favore, regina aiutami!- supplicò.

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Le formiche lavoratrici volevano allontanarla, ma la regina disse: -Il tuo popolo è nato pigro ma canterino, vi aiuterò a patto che canterete per noi tutta l’Estate. La guerra porta solo fame e distruzione, ricordatelo sempre miei sudditi!

LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 11 recita: “L'Italia ripudia la guerra”.

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Ѐ BELLO ESSERE LIBERI! In una casa vivevano un gatto e un uccellino di nome Cip. Quest’ultimo, nonostante avesse cibo, acqua e giochi, si sentiva triste perché guardava delle rondinelle nel cielo che volavano libere. Aveva le piume tricolori: giallo, rosso e bianco, il becco arancione brillante, era proprio un bell’uccellino. Intorno alla casa girava tutti i giorni un gatto randagio che era geloso dell’uccellino che aveva sempre buon cibo. Si chiamava Pepe, aveva un folto pelo di colore bianco e una macchia nera sull’occhio destro. Un giorno al gatto Pepe venne voglia di mangiare Cip. Il gatto saltò sulla gabbia e la fece cadere, si aprì lo sportellino e l’uccellino volò via. via.

Grazie, mi hai fatto un favore!- esclamò Cip- e volò

Il gatto, rimasto a bocca aperta disse: Mannaggia, volevo mangiarti … mi sei scappato! Quando la padrona arrivò non vide più l’uccellino ma bensì trovò il gatto e lo mandò via con una botta di scopa in testa. Pepe si sentì in colpa di aver provato a mangiare l’uccellino e andò a cercarlo. Lo scorse steso vicino ad un albero con un’ala ferita, così lo prese e lo portò davanti alla porta di casa. 17


La padrona aprì il portone e vide il gatto e l’uccellino, curò le ferite di Cip e adottò il gatto. I due animaletti divennero amici. Da quel giorno la donna lasciò la porticina della gabbia aperta, così Cip poté fare il suo giretto e volare con gli altri uccellini, ma alla sera tornava sempre nella sua gabbietta. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 13 recita: “La libertà personale è inviolabile”.

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IL CANE FASTIDIOSO

La fattoria del signor Armando è piena di animali domestici: gatti, criceti, galline, coniglietti e mucche. Tutti vivono pacificamente, si aiutano l’un l’altro, ma c’è un unico elemento di disturbo: il feroce cane Rex. Esso ha il pelo color bianco, con una macchia nera sull’occhio sinistro e una lunga coda folta sempre in movimento. Rex dà sempre fastidio agli altri animali: rincorre le galline, toglie il gomitolo al gatto e lo nasconde dietro l’armadio per non farlo più giocare, tira la coda ai maiali … Un giorno Armando va dal fioraio per comprare dei fiori da piantare nel suo giardino. Appena esce, Rex va dagli altri animali e dice loro: -Ehi, perché non facciamo una gara? Se vincerete io vi lascerò in pace. Gli animali rispondono: - Mmh… buona idea, accettiamo! Subito dopo si riuniscono e dicono al gatto Candy: - Vuoi affrontare tu il feroce cane Rex? Tu sei il più agile e il più veloce tra tutti noi, ce la puoi fare! Candy, lusingato da quelle parole, risponde: - Va bene, lo affronterò io. Rex anche questa volta non si smentisce. Prima che cominci la gara va a prendere i suoi stivali magici che lo fanno correre più veloce. 19


Finalmente la corsa ha inizio. Il cane è ovviamente subito in vantaggio, ma il gatto non demorde e dà il meglio di sé. Ad un tratto però le batterie degli stivali prodigiosi di Rex iniziano a scaricarsi, il gatto lo supera e vince la gara. Tutti lo acclamano e fanno festa. Rex se ne resta in disparte mortificato. Il gatto, resosi conto dell’imbroglio del cane, va da lui dicendo: - Non serve a niente essere bugiardi, bisogna essere onesti e leali se si vuole la stima e l’affetto degli atri. Poi gli chiede: - Mi sai dire perché sei così fastidioso e prepotente con tutti noi? Non ti sopportiamo più! Rex replica: Io sono così prepotente perché voi non volete mai giocare con me e mi lasciate in disparte. Il mio è un modo per attirare la vostra attenzione. Il gatto allora ribatte: Se ce lo avessi detto prima, avremmo potuto giocare tutti insieme senza problemi! A quel punto il cane propone: Potremmo ricominciare tutto daccapo e diventare amici sinceri e leali, che ne dite? Il gatto e tutti gli altri animali della fattoria accettano, tutti diventano amici “per il pelo” e vivono felici e contenti. 20


LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 13 recita: “Ѐ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone”.

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LA LIBERTÀ DI TIODOR Nella Savana viveva Tiodor, un cucciolo di leone. Si divertiva a rincorrere le zebre e a giocare con i suoi amici. Tiodor aveva il pelo folto e lucido, era di un colore arancio, quasi rosso; i suoi occhi assomigliavano a dei cristalli verde smeraldo, le sue orecchie dritte e arrotondate, erano sempre attente a qualsiasi rumore. Di giorno il piccolo Tiodor stava all’erta perché la settimana prima aveva visto dei cacciatori aggirarsi nella Savana. Con il tempo il cucciolo si rese conto che cacciare non era facile. - Forse vivere con l’uomo sarebbe più comodo- pensavaSarebbe bello avere carne fresca tutti i giorni e stare comodo nella mia tana. Un pomeriggio arrivarono i cacciatori nella Savana e Tiodor senza pensarci due volte ruggì, attirando la loro attenzione; venne così catturato e portato in uno zoo. Tiodor era soddisfatto, aveva ottenuto quello che aveva desiderato. Ogni giorno aveva cure e cibo a volontà. Nello scorrere del tempo Tiodor si rattristì.

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Qui ho tutto, ma mi mancano le corse con i miei amici, la gioia di cacciare liberamente con la mia famiglia e ruggire sulla rupe della montagna- pensava tra sé e sé. Qualche giorno dopo il custode, pulendo la gabbia, lasciò la porta aperta e Tiodor scappò. Dopo una lunga corsa tornò dai suoi amici; era di nuovo libero, così capì che la libertà è VITA! LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 13 recita: “La libertà personale è inviolabile”.

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IL GHIRO FURBACCHIONE In un bosco, dove non andava mai nessuno, regnava il silenzio. Vicino alla vecchia quercia c’era una tana, dove alloggiava una famiglia di marmotte composta da papà Ugo, mamma Mia e i due fratelli, Swiscy e Swosay. La loro tana era abbellita con paglia secca, cotone bianco come la neve e rami aggrovigliati. Swosay era il fratello maggiore e aiutava il papà a pescare pesci grandi e saporiti, mentre Swiscy restava in casa ad aiutare la mamma. Un giorno Ugo e il figlio maggiore andarono a pescare ma non tornarono per pranzo. La mamma preoccupata andò a cercarli. La tana era rimasta libera con un pranzo delizioso sopra il tavolo. Un ghiro affamato, attirato dalle pietanze appetitose, s’intrufolò. - Adesso farò una bella scorpacciata, poi porterò qui la mia famiglia- pensava. Papà Ugo stava tornando a casa; quando aprì la porta vide quattro piatti vuoti e un ghiro sdraiato a pancia all’aria sul divano.

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Con una codata cacciò via il ghiro dicendogli: Non puoi entrare in casa d’altri senza il consenso del proprietario, non puoi prendere il cibo altrui. Così il ghiro andò via. Prima però Ugo gli diede delle vivande per la sua famiglia. Il ghiro non andò più a casa altrui senza permesso e diventò più educato. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 14 recita: “Il domicilio e' inviolabile.”.

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LE MARMOTTE AFFAMATE In una tana di alta montagna vivevano delle marmotte. Avevano gli occhi grandi e dolci, il musetto tenero e cicciottello, i loro nasi erano umidi e di colore marrone come il cioccolato, il pelo folto e rossiccio. Avevano finito le scorte di cibo per l’inverno. Si misero a cercare vicino alla loro tana, ma non trovarono niente. Dopo un po’ andarono sulle rive di un fiume, qui trovarono delle castagne, ma non erano sufficienti per sfamare tutti. Ritornarono, deluse e sfiduciate, alla Incontrarono un vecchio ghiro che disse loro:

loro

tane.

- Lo sapete che dall’altra parte del bosco ci sono molte castagne? Esse risposero: Grazie, non lo sapevamo! Si misero in marcia. Il viaggio fu lungo e non senza difficoltà. Finalmente arrivarono dall’altra parte del bosco, ma trovarono un orso alto, imponente, dal pelo bruno che appena le vide si drizzò sulle robuste zampe posteriori, mostrò i suoi denti aguzzi e lanciò un acutissimo bramito:

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- Dove credete di andare? Non sapete che questo è il mio territorio, di qui non si passa! Le marmotte chiamarono gli abitanti del bosco e chiesero loro aiuto, così cacciarono via l’orso. Quindi riuscirono a prendere le castagne e a sfamarsi. Le marmotte da questa esperienza impararono che l’unione fa la forza. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. Gli articoli 16-17-18 sanciscono che i cittadini hanno diritto di circolare, riunirsi pacificamente e associarsi liberamente.

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LA GALLINA TIMIDA In una campagna sperduta, sorgeva una vecchia fattoria. C’erano molti animali: tre buoi forti e robusti, due asini molto giovani, sempre pronti a ragliare, quattro cavalli adulti, neri come la pece e un gruppo di galline bianche, dalla crestina rossa e carnosa. In un angolo, tra la paglia secca, c’era una gallinella timida e piccola sempre esclusa dal gruppo. Sopra al pollaio, un gallo cantava impettito. Sul capo aveva una crestina rosso fuoco, le penne erano marrone chiaro e spuntava qualche piuma bianca qua e là. La sua coda a fontana era verde e rossa. La gallinella Brina era la sorella del gallo. Tutte le altre galline erano invidiose, non le facevano esprimere le proprie opinioni e questa cosa succedeva ogni giorno. Il gallo, vedendo la sorella triste e abbandonata in un angolo, andò a parlare con le atre galline per farla inserire nel gruppo. Anche lei deve dire la sua perché la libertà di parola è un diritto- disse loro- Se vi comportate male non canterò più, così non avrete la sveglia ogni mattina! Le galline accettarono l’invito del gallo, da quel giorno Brina ebbe il diritto di esprimere le proprie opinioni.

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LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

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UNA NUOVA FAMIGLIA C’era aria di festa quel giorno nella foresta. Venite! Venite!- ululò mamma lupa. Un uccellino si precipitò subito lì e chiese: Cosa è successo? Perché ci hai chiamati? Papà lupo rispose: Sono nati i nostri cuccioli, Mia e Lollo. L’uccellino si avvicinò ai lupacchiotti: avevano il pelo color argento, gli occhi azzurri come il ghiaccio, ma teneri e pieni di dolcezza. L’uccellino disse: Sono bellissimi, ora dovrete prendervi cura di loro. I due pensarono che era una grande responsabilità. Il giorno dopo i neo-genitori andarono nel bosco a procurarsi del cibo. Uccisero alcuni animali e consumarono il proprio pasto lì. Sulla via di casa i due lupi si sentivano ancora affamati e decisero di finire le provviste dimenticando i loro lupacchiotti. Continuarono così per sempre … Qualche settimana dopo Mia e Lollo, stanchi della noncuranza dei loro genitori, decisero di scappare. Affamati, si avventurarono nella foresta. Lungo il sentiero incontrarono una famiglia di cani randagi. I genitori, vedendo i due lupacchiotti soli, tristi e affamati, chiesero loro: I vostri genitori vi hanno lasciati soli? Se volete vi accogliamo noi. 30


Sì, grazie- risposero i lupacchiotti. Con la nuova famiglia giocarono, si divertirono ed ebbero sempre cure e cibo. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’ articolo 30 recita: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”.

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IL CANE E L’ASINO In una fattoria vivevano molti animali: buoi, pecore, maialini, il bellissimo cane Black e un asino pignolo e sornione. Il loro padrone tutti i giorni prendeva il suo cane per addestrarlo, insegnandogli tante cose; Black era felice perché amava stare all’aperto e voleva imparare tutto quello che sapeva fare anche il suo papà. Un giorno il proprietario Antonio lo chiamò: Black, vieni, ti porto a caccia con me! Quel giorno il cane fu felice perché poteva correre all’aperto tra le zolle e i cespugli intricati. Black era un segugio italiano dal pelo fulvo e lucido, dalla coda lunga e sempre in movimento, il suo musetto era simpatico, gli occhi vispi e sempre allegri erano attenti ai comandi del suo padrone. Arrivato nel bosco, Black iniziò ad abbaiare perché aveva fiutato un animale. Antonio si voltò con il fucile in mano, sparò un colpo ma mancò la preda. Black aveva eseguito i comandi alla perfezione e quando ritornarono alla fattoria venne premiato con della carne fresca. Il cane, felice di aver imparato cose nuove, raccontò all’asino: - Oggi ho trascorso un giorno fantastico insieme al mio padrone, perché mi ha insegnato a cacciare e a fiutare gli animali più lontani; avresti imparato tante cose anche tu se fossi stato con me. 32


L’asino rispose: Purtroppo non posso, non è da me fare tutte quelle cose, io sto bene sdraiato a riposare. Antonio e Black continuarono la loro vita insieme felici, mentre il povero asino viveva la sua triste, solita vita e tutti lo chiamavano somaro. LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. Gli artt. 33-34 recitano: “ L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”; “La scuola è aperta a tutti”.

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IL GHEPARDO SPREZZANTE Nella Savana, sotto l’ombra di un baobab, si stiracchiava un giovane ghepardo. I suoi occhi erano vispi e curiosi: voleva esplorare tutto il vasto territorio che lo circondava. Quando apriva le fauci mostrava i suoi denti aguzzi. Il suo pelo, coperto da macchie nere, era folto, lucido e vellutato. Era molto fiero della sua corporatura che lo rendeva elegante e maestoso. Ad un certo punto gli venne un languorino. Che gran fame che ho!- esclamò- Uffa! non ho voglia di andare a caccia! Proprio in quel momento arrivò una leonessa aggraziata che gli disse: Se vuoi posso andare io a cacciare al posto tuo! Poi un altro giorno tu mi renderai il favore. Il ghepardo rispose ridendo: - Ah,ah,ah! Tu andresti a cacciare per me?! Ma se sei una femmina! Mi viene da ridere! La leonessa rispose seccata: E allora? Se sono una femmina pensi che non possa cacciare? Ti farò vedere di cosa sono capace. Dopo qualche ora ritornò con una gazzella in bocca e la posò davanti al ghepardo che rimase stupito dalle capacità di cacciatrice della leonessa e si scusò con lei per aver dubitato. Poi si misero a mangiare dividendosi equamente il pasto.

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LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 37 recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”.

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I DUE AMICI Era la fine dell’estate e uno scoiattolino stava preparando le sue provviste. Nella cavità di un albero, la sua tana, iniziò a ripensare a tutte le avventure spericolate che aveva vissuto durante l’estate. Ricordava con nostalgia i tempi in cui saltellava da un ramo all’altro con i suoi amici, ripensava alle scorpacciate di nocciole ed ai giochi fatti sulla riva del fiume. Quando arrivò l’Autunno ci furono piogge abbondanti e frequenti che non permisero allo scoiattolino di uscire dalla sua tana. Una notte fu svegliato da un lamento lungo e continuo. Con gli occhi gonfi per il sonno, il ciuffetto arruffato, la saliva che usciva dalla bocca, con il pigiamino a righe si alzò dal lettino e andò a vedere di cosa si trattasse: era un tenero coniglietto impaurito. - Perché stai piangendo?- gli chiese lo scoiattolino. Il coniglietto rispose timidamente: - Ho paura di essere inseguito dai cacciatori e non riesco a trovare cibo; nella brutta stagione non potrò sfamarmi. Lo scoiattolino intenerito lo portò nella sua tana e gli diede qualche fetta di torta alle carote che il coniglietto divorò con voracità. Passarono i giorni e lo scoiattolo aiutò il coniglietto a superare le sue paure. Da quel giorno i due animaletti furono inseparabili. 36


LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 38 recita: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

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IL PELLICANO FORTUNATO Molto tempo fa c’era sulla riva del mare un pellicano che aveva il piumaggio bianco candido, con sfumature nere alle estremità delle ali. Il suo becco di un rosa quasi sbiadito, era lungo e maestoso. Gli occhi erano piccoli, neri e penetranti; l’animale aveva lunghe zampe arancioni e palmate. Un giorno il pellicano Sam andò a pescare con i suoi amici. Improvvisamente il cielo si oscurò e iniziò a calare una fitta nebbia; Sam si guardò intorno e non vide più nessuno dei suoi amici. A un tratto un tuono lo spaventò. Tramortito, andò a sbattere contro uno scoglio e si ruppe una zampa; dal dolore svenne. Quando si risvegliò, si chiese: - Dove sono? Perché sono qui? Dove sono i miei amici? Essi risposero: - Eccoci! Subito dopo provò ad alzarsi, ma si rese conto di essere zoppo ed esclamò: - In questo stato non potrò più esservi d’aiuto per procurare il cibo. I suoi amici risposero: - Se vuoi mentre noi andiamo a pescare, tu potresti accudire i nostri piccoli, questo lo puoi fare; noi ti porteremo da mangiare. Il pellicano Sam accettò, a lui piacque il suo nuovo mestiere: dopo un mese aprì il primo asilo nido per pellicani che era situato in un grosso nido. 38


LA MORALE STA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA. L’art. 38 recita: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale … in caso di infortunio, malattia, invalidità”.

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Questo libro è una raccolta di favole, frutto del lavoro di gruppo a classi aperte dei bambini delle classi IV A e V A della Scuola Primaria Bezzi dell’ I.C. “Don Bosco” di Tolentino. Le avventure vissute dagli animali protagonisti dei racconti guidano i giovani lettori alla comprensione dei Principi Fondamentali e di alcuni articoli della Costituzione Italiana.


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