Life’s a beach Made in Italy
fotografie di Michele Berti (c) 2013 Michele Berti 1
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Uno sguardo ironico sulla vita dei bagnanti al mare, una passeggiata sul bagnasciuga ma soprattutto sulle assurdità e le situazioni ora ironiche, ora eccentriche o paradossali che si possono osservare in uno dei luoghi più amati da tutti, la spiaggia. La spiaggia ci rende tutti più rilassati, deponiamo le maschere e ci mostriamo per quello che siamo, in un ecosistema unico e affascinante fatto di persone talvolta estroverse ma in ogni caso disposte a non giudicarci. Le persone da me fotografate sono come il lustrascarpe nella prima fotografia di L. M. J. Daguerre, sono tutti fotografati nel giorno del giudizio (*):
“[…] non saprei fantasticare un’immagine più adeguata del Giudizio Universale. La folla degli umani è presente, ma non si vede, perché il giudizio concerne sempre una sola persona, una sola vita: quella, appunto, e non un’altra. E in che modo quella vita, quella persona è stata colta, afferrata, immortalata dall’angelo dell’Ultimo Giorno nell’istante supremo, l’uomo, ogni uomo è consegnato per sempre al suo gesto più intimo e quotidiano. E tuttavia, grazie all’obiettivo fotografico, quel gesto si carica ora del peso di un’intera vita, che contrae in sé il senso di tutta un’esistenza. Io credo vi sia una relazione segreta fra gesto e fotografia. Ma vi è un altro aspetto, nelle fotografie che amo, che non vorrei a nessun costo tacere. Si tratta di un’esigenza: il soggetto ripreso nella foto esige da noi qualcosa”.
Fotografare per me significa imparare ad amare, così si scopre che da un racconto fotografico si possono cogliere quelle strutture permanenti, solidali e simboliche; si possono scorgere gli stili di vita, i comportamenti quotidiani ed i tanti modi di essere che contrassegnano l’identità collettiva di un popolo, di un popolo sulla spiaggia. (*) Giorgio Agamben, Profanazioni, Nottetempo, 2005, Roma.
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