RASSEGNA STAMPA DEL 21 OTTOBRE 2020

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Mercoledì 21 Ottobre 2020

CHE DIVIDE

5 VE

«Stimo Galli, ma molti colleghi fanno da megafono ai partiti politici Luca Zaia e De Luca hanno utilizzato l’emergenza per ottenere voti»

Il personaggio La vicenda

di Andrea Priante

PADOVA «Ma lo sa che le zanzare sono l’organismo più pericoloso al mondo? Trasmettono la Febbre del Nilo, l’encefalite, la malaria… Sono responsabili ogni anno di circa tre milioni di morti al mondo». Più del doppio delle vittime causate dal Coronavirus, per fare un paragone. «Infatti, rappresentano un problema gigantesco». Ecco, potrebbe bastare questo per raccontare com’è fatto Andrea Crisanti, il «papà» del progetto dei tamponi di massa realizzato dal Veneto all’indomani del primo morto da Covid 19 registrato a Vo’ Euganeo. Al virologo Giorgio Palù che lo sbeffeggia in televisione chiamandolo «zanzarologo», lui replica spiegandogli perché farebbe bene a non sottovalutare la potenza devastante di quel piccolo insetto. «È come se soprannominasse “topologo” un genetista che utilizza i ratti per le sue ricerche. Vado fiero del fatto che, quando lavoravo a Londra, con altri colleghi ho sviluppato una tecnologia in

● Andrea Crisanti, romano, 66 anni, è direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova.

Nel laboratorio Andrea Crisanti nel laboratorio del dipartimento di medicina molecolare dell’Universirtà di Padova

Tratamponi,studiemeetingcontinui Viaggionel«regno»delprofessore «LezanzareuccidonopiùdelCovid.Dicociòchepensomaoradountaglioalleinterviste»

grado di modificare geneticamente intere popolazioni di insetti. Se applicata alle zanzare, può renderle resistenti alla trasmissione della malaria. Quello studio è considerato una delle scoperte più importanti degli ultimi anni...». L’ufficio di Crisanti - l’arredo è essenziale: un computer, l’armadio, una grande scrivania di legno con sopra una tazza bianca e diversi fascicoli - è al primo piano di una palazzina adiacente all’ospedale di Padova che ospita anche i famosi laboratori dove si «processano» fino a settemila tamponi al giorno, scremando chi ha con-

tratto il virus da chi è negativo. Nel corridoio, due operatrici assunte a giugno per dare manforte allo staff del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università - mettono in fila le provette dentro a dei contenitori chiamati «rack». «I tamponi - spiegano - vengono inseriti in una macchina per essere “cucinati” in modo da uccidere il virus, lasciandone però intatto il Dna. Solo a quel punto possono essere analizzati senza correre rischi». In questi locali, che fanno parte del vecchio ospedale di Padova, si svolge la giornata dello scienziato più divisivo tra

tutti gli esperti che l’emergenza ci ha fatto conoscere. Amato dal pubblico (un sondaggio lo pone sul podio degli studiosi «più credibili», secondo gli italiani) ma spina nel fianco di colleghi e politici. Crisanti è spiazzante perché sembra dire sempre tutto ciò che pensa. E in un ambiente ingessato come quello accademico, vola come le sue amate zanzare pungendo senza troppi riguardi. «Sfrutto un privilegio che hanno in pochi: non sono legato a nessuno e quindi posso esprimere le mie convinzioni senza prima chiedermi cosa ne penseranno gli altri. Ho matu-

rato la mia esperienza professionale in un posto, l’Inghilterra, dove la libertà d’espressione è un principio irrinunciabile. In Italia purtroppo funziona diversamente: molti professionisti - non tutti, sia chiaro fanno carriera grazie alla loro rete di relazioni. Questo li costringe a filtrare i pensieri in base alle opinioni politiche. In questi mesi ho assistito a una totale degenerazione, con colleghi scienziati che si fanno megafono delle strategie di partito». Alcuni li salva. Pochi, in realtà. «Stimo molto Massimo Galli, il direttore del reparto malattie infettive dell’ospe-

● Laureato in Italia all’Università La Sapienza di Roma, è diventato docente di parassitologia molecolare presso l’Imperial College di Londra, per poi diventare professore nel 2000. Rientrato in Italia, è professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, e direttore del Centro di genomica funzionale dell’Università di Perugia, nonché presidente del gruppo scientifico del programma Marie Curie dell’Unione Europea. ● Durante la pandemia di Covic 19, Crisanti ha condotto uno studio sui cittadini di Vo’ e ha sempre insistito sull’importanza di fare tamponi di massa sulla popolazione

dale Sacco di Milano». Gli resta la speranza di non farsi contagiare dal virus della politica: «Personalmente, se non sono d’accordo con Zaia o con il governo, non ho problemi a dirlo». E infatti tra lui e il governatore, da mesi regna il gelo. Le ripercussioni non si sono fatte attendere, come a Treviso dove il Comune (leghista) ha tolto il patrocinio al convegno al quale doveva partecipare proprio Crisanti. «È una decisione che non fa molto onore a chi l’ha presa. Forse sarebbe opportuno che riflettessero su una cosa: se anche avessi opinioni politiche opposte a quelle di Zaia,dovrebbero riconoscermi il merito di averci comunque lavorato insieme a lungo, per il bene dei veneti». Ma poi la collaborazione è finita tra mille veleni. «A un certo punto ha voluto appropriarsi totalmente del successo ottenuto nel contenimento del contagio, al solo scopo di guadagnare punti alle elezioni. Non è stato l’unico. Anche De Luca ha “capitalizzato” l’emergenza coronavirus. E infatti sono stati i governatori più votati». Chi immagina Crisanti chino sulle provette o, al contrario, sempre in viaggio da un salotto televisivo all’altro, si sbaglia. In ufficio è arrivato intorno alle 9, ha controllato la posta e si è chiuso in riunione con la segreteria del Dipartimento di Medicina molecolare, di cui è direttore. «Discutiamo dei problemi di gestione, degli ordinativi da fare, dei concorsi, dei problemi sindacali e burocratici...». In laboratorio ci va meno di quanto vorrebbe: la giornata è scandita da incontri con il suo staff e con i colleghi di Londra. Ieri hanno discusso di un nuovo studio sui test rapidi. «Ma continuo a ritenerli poco efficaci», ammette. Di solito in tarda mattinata arrivano le prime telefonate dei giornalisti. «Serve un giro di vite: ho deciso che d’ora in avanti limiterò di molto la mia presenza su giornali e programmi televisivi». Difficile credergli. Ma lui insiste: «Sono stanco e sovraesposto. Sento troppa attenzione su di me, ho bisogno di pensare ad altro». E infatti in questi giorni sta lavorando a un articolo per una rivista scientifica. «Nulla a che fare con il Covid 19». L’argomento? «La trasmissione delle malattie attraverso le zanzare, ovviamente». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Utilizzato come sbiancante, secondo alcuni studi è potenzialmente cancerogeno

Biossido di titanio sulle mascherine Adiconsum denuncia La Finanza sequestra lotti di materiale

VENEZIA Mascherine «al biossido di titanio». La denuncia arriva da Adiconsum Veneto che, ieri, nella sede Cisl di Venezia, ha squadernato dati rilevati, anche in diretta, dallo spettrometro su mascherine di diverse fogge. Risultato: il biossido di titanio, usato come sbiancante, risulta presente in quantitativi più che consistenti in numerosi lotti di mascherine. La Guardia di finanza ha partecipato alla campagna d’analisi di Adiconsum e le procure di Venezia e Udine sono arrivate al sequestro di alcuni lotti. «La vicenda è partita da numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto - spiega Valter Rigobon, presidente di Adiconsm - con la denuncia di arrossamenti, eritemi, difficoltà respiratorie dopo l’utilizzo di alcune mascherine, anche chirurgiche. Così abbiamo indagato. Prelievi e campionamenti sono stati effettuati con le fiamme gialle a

Padova, Mestre, Marghera, Rovigo, Lendinara, Loreo Occhiobello e Adria. Con risultati preoccupanti. A partire dalla totale assenza di scheda tecnica». I consumatori pongono un primo problema, antecedente anche alla presenza massiccia di biossido di titanio: sono in commercio mascherine anti Covid di cui non è dato sapere provenienza, materiali e additivi. Questo è previsto per legge su qualsiasi prodotto ma la norma viene disattesa. Capita, così, di acquistare e portare diligentemente, dispositivi di protezione individuale, anche le tanto caldeggiate «chirurgiche» che proprio nella zona a contatto diretto con occhi e bocca, portano tracce consistenti di biossido di titanio. Per questo elemento chimico in Italia, a differenza ad esempio della Francia, non ci sono parametri minimi. L’Unione europea non ne norma l’uso, attaccano i

consumatori, ma ci sono studi su studi che ne dimostrano il potenziale cancerogeno. «Comunque sia - spiega Rigobon coadiuvato da Stefano Franceschetto e Giancarlo Zannini - il consumatore deve essere messo nelle condizioni di conoscere cosa sta comprando, tanto più se si tratta di un oggetto tanto delicato e dall’uso quotidiano come la mascherina». Le analisi sulle mascherine fanno riflettere visto che si va dai 100-200 Ppm (parti per milione) delle mascherine nere ai 1.700-2.000 su altre completamente candide. E non è solo questione di materiali. Il record negativo dei 2.000 Ppm va anche alle mascherine di tela bianca, sbiancate proprio con il biossido di titanio. «Qui il biossido di titanio non è normato - spiega Rigobon- chiediamo lo sia e che sia sempre presente la scheda tecnica del prodotto». © RIPRODUZIONE RISERVATA (m.za.)


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Mercoledì 21 Ottobre 2020 Corriere della Sera

Primo piano

La seconda ondata

LE MISURE

Congelata l’ordinanza. Il leader leghista, irritato: prima voglio capire Speranza ai cittadini: situazione grave, evitate spostamenti inutili

In Brianza Una classe di bambini, con i volontari, attraversa le strisce pedonali nel comune di Bellusco (Monza e Brianza) in direzione della scuola: si tengono a una corda per aiutare a mantenere il distanziamento sociale, tra le misure cardine, oltre all’uso della mascherina e al lavaggio frequente delle mani, per frenare la diffusione del Covid (Ap)

Coprifuoco anche in Campania Salvini frena la Lombardia Era tutto pronto, mancava solo la firma del ministro della Salute. Ma poi la politica si è messa in mezzo e l’ordinanza sul coprifuoco in Lombardia, attesa per ieri sera, è slittata ad oggi. La frenata improvvisa si spiega con lo scetticismo di Matteo Salvini, che ha stoppato il presidente leghista della Regione: «Prima di chiudere io voglio capire». Raccontano che in videoconferenza il leader del Carroccio abbia alzato la voce con Attilio Fontana, chiedendo al governatore un cambio di passo. «Voglio una sferzata di metà mandato — ha spronato Salvini —. Il governo respinge tutte le nostre richieste e a noi tocca portare la croce, imponendo misure impopolari che fanno infuriare i cittadini?». Insomma, Salvini vuole che i sindaci, da cui

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mila I controlli svolti lunedì dalle forze di polizia sul rispetto delle misure anti-Covid. Sono state sottoposte a verifica 69.004 persone, 226 sono state multate e 9 denunciate per violazione della quarantena

è venuta la richiesta del coprifuoco, accettino di smussare l’ordinanza. Qualcosa potrebbe cambiare già oggi con i negozi superiori ai 250 metri quadrati esclusi dalla chiusura nei weekend. Difficile, invece, che l’ordinanza possa essere cancellata. Intanto a Roma il ministro Speranza aspetta la telefonata di Fontana per procedere con

la firma, anche perché le nuove regole devono partire domani. Per quanto ostacolato dallo scontro politico interno, il «modello Fontana» sta facendo scuola e una dopo l’altra le Regioni, coordinate dal ministro Boccia, chiedono il consenso a Speranza per tutelarsi su zone rosse e altre restrizioni. «Non ci sono più le condizioni per un lockdown

generalizzato, si stanno decidendo misure restrittive, ma localizzate — spiega la strategia Giuseppe Conte nella conferenza stampa con il premier spagnolo Pedro Sanchez —. L’importante è che la collaborazione con il governo e il ministro Speranza sia costante». Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris dice a Radio anch’io che in Campania «sono rima-

8,2

mila Secondo i dati riportati dal ministero dell’Interno, lunedì sono stati 8.274 i controlli svolti dalle forze dell’ordine sulle attività commerciali; 54 le multe applicate e 24 le chiusure di negozi

sti 15 posti di terapia intensiva» e il presidente della Regione Vincenzo De Luca annuncia il coprifuoco. Scatterà venerdì e bloccherà dalle 23 alle 5 spostamenti non indispensabili e attività superflue. È la linea del ministro Speranza, che a Di martedì su La7 alza di molto il livello di guardia: «La situazione è molto seria, bisogna dire fino in fondo come stanno le cose. State a casa il più possibile, fate solo ciò che è indispensabile, per evitare che il contagio possa crescere nelle ultime settimane». Il responsabile della Salute avrebbe voluto un Dpcm molto più drastico e la conferma è nelle parole del suo consulente, Walter Ricciardi: «Avrei chiuso anche palestre e piscine». In Liguria, Giovanni Toti

In Veneto

A Firenze

Test 24 ore su 24 in ogni ambulatorio

L’alt alla movida Individuate le aree

U

S

n ambulatorio dedicato esclusivamente ai tamponi in ogni Usl. Aperto 24 ore su 24. Lo ha annunciato il governatore del Veneto Luca Zaia e lunedì il primo ha aperto le sue porte a San Donà di Piave, nel Veneziano. Non è necessario alcun appuntamento, l’accesso è diretto, basta avere l’impegnativa del medico o del pediatra di base o aver ricevuto l’invito a presentarsi dal Dipartimento di prevenzione nell’ambito del contact tracing. Può accedere anche chi è rientrato da un Paese estero per cui è previsto il tampone obbligatorio al ritorno in Italia: Francia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Repubblica Ceca. Andrea Prandini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

top in vista per gli assembramenti in alcune aree di Firenze. «Abbiamo tenuto il Comitato metropolitano con la prefetta e i 42 sindaci della Metrocittà», ha detto ieri il sindaco Dario Nardella, «abbiamo stabilito i criteri, condivideremo con Asl e prefettura gli interventi, domani (oggi per chi legge, ndr) avremo il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e porterò una lista di aree dove poter vietare la sosta delle persone ed evitare assembramenti». Il dem Nardella ha indicato le aree della movida nel centro storico, come piazza della Repubblica, piazza Strozzi e piazza Sant’Ambrogio. «È ovvio che ci vogliono gli agenti: vedremo qual è la disponibilità delle forze dell’ordine», ha detto il primo cittadino. .© RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

Coronavirus: la disputa fra gli scienziati

L’Università di Padova difende Crisanti «Stop agli attacchi in tv, vince la squadra» Lo scontro accademico con il virologo Palù che bolla come “esperto di zanzare” il padre della strategia dei tamponi Albino Salmaso / PADOVA

Basta con gli attacchi astiosi al professor Andrea Crisanti, bollato come un “esperto di zanzare” in tv e sui giornali da Giorgio Palù, docente emerito di Virologia al Bo e consulente della Regione su decisione di Zaia per gestire la pandemia. L’università di Padova, quella che ha spalancato le porte a Copernico e a Galileo e qualche secolo dopo a Gallucci, padre dei trapianti di cuore in Italia, scende in campo in difesa del docente che ha lanciato la strategia del tampone molecolare per dare la caccia al Covid 19. Nessuno ci credeva: né il ministro Speranza a Roma né il top manager Mantoan a Venezia. Non era previsto dai protocolli sanitari per gli asintomatici. E se a marzo non ci fosse stato Jacopo Berti del M5s a sollevare i veli sul carteggio tra Crisanti e la Regione, il tribunale della “sacra inquisizione venetista” avrebbe fatto calare il sipario su un progetto poi decollato a Vo’ con straordinario successo. Tamponi a tutti, con il contact tracing. Merito di Zaia e di Crisanti. Con il presidente Mattarella che idealmente ha consegnato l’Oscar della Sanità al paese euganeo a settembre, microcosmo della battaglia contro la pandemia. La stessa strategia riproposta dal microbiologo romano a un paio di ministri in estate per testare 300 mila persone al giorno e circoscrivere il Covid prima dell’esplosione esponenziale dell’Rt. Progetto fermo ancora a Palazzo Chigi. Manca il

Il professor Fulvio Ursini

Ursini: le ricerche per battere la malaria sono state premiate con i Grant di Gates personale negli ospedali, con la speranza che il kit del test “fai da te” in arrivo dalla Corea risolva tutti i mali. Chissà sia davvero così. Nella lettera che pubblichiamo in questa pagina il professor Ursini, decano del dipartimento di Medicina molecolare, prende nettamente le distanze da Giorgio Palù e mette fine a tanti equivoci sulla “chiamata” per chiara fama di Crisanti a Padova. E se l’invidia per sant’Agostino è il “peccato diabolico per eccellenza” di cui si nutre il dibattito tra virologi in tv, nel cortile del Bo i goliardi ricordano che le avversità accademiche si superano con la solidarietà delle Antiche Consorterie. Andrea Crisanti

Il professor Andrea Crisanti, direttore della cattedra di Microbiologia e a destra il professor Giorgio Palù, virologo di fama internazionale

non ha il sangue blu della “nobil gente veneta” anche se ha insegnato all’Imperial College di Londra e poi palesa un altro “difetto”: nelle sue interviste dice di essere un simpatizzante del Pd, élite accademica in una terra devota solo al centrodestra, come spiega l’ultimo responso delle urne. Ma c’è modo e modo di dire “Crisanti è un esperto di zanzare”. Anche Darwin ha sezionato la drosophila per indagare l’ereditarietà dei ca-

ratteri. I colleghi di dipartimento ricordano che all’Imperial College di Londra il docente ha analizzato come eliminare la malaria umana nell’Anopheles gambiae. In che modo? Si punta a produrre zanzare geneticamente modificate con progenie esclusivamente maschile, proprio per compromettere la nascita delle zanzare femmine, che propagano la malaria. Una ricerca premiata dalla fondazione di Bill Gates

L’intervento del decano del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova

«Crisanti non è un allievo di Palù ma è un’indubbia gloria per il DMM» LA LETTERA

bbiamo assistito in questi giorni ad un violento attacco riportato dai media al prof Andrea Crisanti del DMM da parte del prof emerito Giorgio Palù, attualmente in quiescenza. L’accusa che lui rivolge a chi considera un suo “allievo” è di non aver competenza per operare nell’ambito della virologia e quindi della pandemia da SarsCov2. Questo senza peraltro argomentare rigorosamente su specifici fatti, dati, inadempienze o errori.

A

Le accuse, pur formulate da uno scienziato meritevole di onore e rispetto, necessitano di un pubblico chiarimento, soprattutto verso i Media, affinché possano trasmettere un’informazione corretta anche dal punto di vista accademico. Per prima cosa, il prof Crisanti non è un allievo del prof Palù, né questa natura di “allievo” gli può derivare dall’esser stato chiamato dal DMM. È il DMM che ha deciso, sentendo ovviamente anche il parere del prof Palù, di chiamare il prof Crisanti per le sue specifiche competenze nell’ambito della genetica delle popolazioni e le tecni-

Il laboratorio di Microbiologia dell’università di Padova

con un Grant destinato a laboratori e a centri medici in Africa. La verità scientifica non può essere raccontata con le mezze verità in tv e in questi mesi gli scienziati hanno fatto a gara nei litigi sulla natura e diffusione della pandemia. Peggio dei politici, pagati per litigare nel talk show. Questa battaglia si vince con il gioco di squadra, ricorda il professor Ursini: il virologo è sostenuto dal chimico fisico, dal biologo moleco-

lare e poi dal matematico che deve produrre analisi rigorose sul trend del contagio. Solo così si evita il lockdown. Crisanti con due battute ringrazia Ursini «per la manifestazione di solidarietà e le parole generose». Palù invece non replica. Ma a Treviso il sindaco Conte della Lega ha tolto il patrocinio a un dibattito con Crisanti e poi è calato il silenzio. Vero lockdown. Culturale e politico. —

che di gene drive, fondamentali per operare nella profilassi della Malaria ma ovviamente espandibili a svariati aspetti della ricerca biomedica. In secondo luogo, la competenza scientifica non può essere deducibile dal modello animale studiato. Insetti, roditori o pesci sono lo strumento quotidiano di tutti noi che operiamo in biomedicina. Il concetto di “zanzarologo” è prima di ogni altra cosa sbagliato, ed è stupefacente che provenga da uno scienziato. È inoltre inammissibile scientificamente che si voglia generare un monopolio culturale sulla area complessiva della pandemia da parte di chi autoreferenzialmente se ne ritiene titolare sulla base di un curriculum in cui son presenti lavori su virus. Ad un’area della complessità della pandemia da SarsCov2 ha dovutamente diritto di partecipare qualsiasi scienziato competente nel portare un contributo, dal fisico teorico all’intensivista. Nel

caso specifico, la competenza nella dinamica delle popolazioni non può che aver dato un supporto fondamentale all’operato del prof Crisanti. Bisogna sottolineare che il lavoro sulla pandemia, coordinato dal prof Crisanti ed integrato da una squadra internazionale di collaboratori, è stato immediatamente pubblicato da Nature e costituisce un modello operativo tra i più riconosciuti con cui oggi a livello globale si cerca di arginare la pandemia. In altre parole è una indubbia gloria per il DMM e l’Università di Padova. Tutto questo è quanto dovuto per rispondere ad un’esigenza di chiarezza stimolata da parole che appaiono sgradevoli oltre che francamente inutili in un contesto di serrata dialettica scientifica. Fulvio Ursini Ordinario di Chimica Biologica Decano del Dipartimento di Medicina Molecolare (DMM) Università di Padova

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longarone

Plastic Free, battesimo per la neonata sezione che curerà il Bellunese LONGARONE

Parte dal Longaronese l’azione del neonato gruppo bellunese Plastic Free. Nei giorni scorsi, in occasione della giornata nazionale contro l’inquinamento della plastica, si è riunito il nuovo gruppo provinciale. Con l’attrezzatura del mestiere e con la maglietta blu simbolo dell’associazione, si è dedicato ad un intenso lavoro con una dozzina di sacchi pesanti con anche indifferenziata e rifiuti speciali. Presenti una ventina di persone. Dopo aver ripulito dai rifiuti la zona industriale di Longarone e aver

Alcuni dei partecipanti alla giornata di Longarone

fatto altre azioni ecologiche nella Valbelluna, il sodalizio vuole creare delle attività in pianta stabile raccogliendo anche nuove adesioni. «Come primo evento ufficiale è stato bello e significativo», spiega Luigi Maccioni, referente provinciale di Plastic Free, «perché anche i bellunesi sono partiti alla carica per contrastare l’inciviltà di molti ed eliminare la plastica che inquina il nostro bel territorio nella giornata nazionale di Plastic Free. Con noi tanti che che sono venuti anche da lontano per aiutare, anche dal Conegliano e persino dal Primiero. Sono felice perché an-

che a Belluno sta nascendo un bel gruppo», continua Maccioni, «pronto a lottare per l’ambiente. Basterebbe davvero poco per mantenere pulito questo splendido ambiente che ci circonda. Si può crescere e migliorare e si possono cambiare le nostre abitudini. Stiamo già chiedendo i patrocini a quei Comuni che si sono dimostrati sempre collaborativi. Oltre al supporto ad altri gruppi regionali, a breve organizzeremo un altro evento nel Bellunese perché questo è un problema serio e non si può restare solo a guardare. Aderendo alla rete nazionale poi vogliamo importare anche in provincia dei progetti specifici di educazione ambientale da proporre nelle scuole e l’adozione a distanza di animali in difficoltà come le tartarughe marine. Tutti gli interessati possono contattare la pagina Facebook Plastic Free Veneto oppure contattare direttamente il numero 3406930700 o la mail anmadalu@hotmail. it». — ENRICO DE COL © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Karamaleski è morto» e le ricerche sono inutili Corte d’Assise a rischio Gigi Sosso / ALPAGO

Lo Stato islamico è morto. E anche Munifer Karamaleski risulta deceduto in Siria. Lo comunica la Procura Antiterrorismo di Venezia. Il foreign figher macedone, partito da Palughetto di Chies d’Alpago nell’inverno del 2013, non si è fatto sentire per sette anni. Figurarsi se ha avuto contatti con i suoi avvocati veneziani Pecin e De Falco e se è al corrente di essere a processo in quello che una volta era il suo capoluogo di provincia. Non comparirà davanti alla Corte d’Assise di Belluno a rispondere del reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e l’udienza prevista per stamattina potrebbe essere l’ultima, a meno che i giudici togati Coniglio e Feletto, affiancati dai sei popolari previsti, non dispongano un nuovo rinvio. Un atto di morte non arriverà di sicuro dal Medio Orien-

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PROVINCIA

te, in più Karamaleski si era preoccupato di passare all’ufficio anagrafe di Chies a farsi cancellare, prima di partire insieme alla moglie Ajtena, alle tre figlie piccolissime, al bosniaco Ismar Mesinovic e al figlio Ismail Davud. Il padre Musafer, la mamma Rahima e le sorelle non li hanno più visti. Solo nei primi tempi, c’è stata qualche comunicazione attraverso i social network o l’app di messaggistica Viber, poi nessuna connessione internet disponibile, alle dipendenze dell’allora sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi (morto il 26 ottobre 2019): «Non abbiamo mai sentito Karamaleski», sottolinea l’avvocato Serena Pecin, «di conseguenza non sappiamo nulla di lui. A suo tempo, la Procura di riferimento ci aveva comunicato il suo decesso, un altro rinvio c’è già stato per l’emergenza sanitaria del Covid-19 e oggi vedremo cosa deciderà la Corte». Karamaleski risultava ave-

Munifer Karamaleski

re un ruolo ben preciso nei quadri dell’Is o Isis: era uno dei guardiani del ghanima, cioè il deposito del bottino di guerra. Potrebbe aver perso la vita, quando le forze americane e curde hanno sferrato l’attacco finale alla capitale Raqqa, dopo che era già caduta Mosul. È in quella fase che sono morti gli ultimi irriduci-

ponte nelle alpi

PONTE NELLE ALPI

“Nastro rosa”, il Comune aderisce alla campagna

Iniziative culturali in rosa dedicate alla campagna di sensibilizzazione per la ricerca e la lotta al tumore al seno. Il Comune di Ponte infatti aderisce alla campagna “Nastro rosa” della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce di questa malattia. Per questo, già nei giorni scorsi, sono stati simbolicamente illuminati con luci rosa alcuni luoghi del territorio (come la piazza della biblioteca) e c’è stata l’installazione di striscioni per diffondere il messaggio; il tutto in collaborazione con Lilt e Ados Belluno (associazione donne opera-

Anche Ponte nelle Alpi si colora di rosa

bili, ma di certezze sulla tempistica non ce ne sono. È accusato di essersi associato all’Is per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo da realizzare contro la Siria e i Paesi occidentali dopo essersi convertito alla causa del Jihad islamico radicale antisciita, antioccidentale e antisemita. —

te al seno). Inoltre ci sarà un appuntamento con la presentazione del libro “Percorsi” di Giovanna Toniolo, venerdì alle 19. 30 nella sala Merlin della biblioteca. Si tratta di un racconto di pensieri ed emozioni nel mondo della sofferenza psichica ed emozionale. Sarà presente l’autrice che dialogherà con la psicologa e psicoterapeuta Michela Marchet. Interverranno anche Sabrina Dassié, consigliera alle pari opportunità del Comune di Ponte, e Flavia Monego, nuova consigliera provinciale alle pari opportunità; letture a cura di Susi Gregoris. La prenotazione è obbligatoria al numero 043799214 o alla mail biblioteca@pna. bl. it. — E.D.C.

ponte nelle alpi

Un nuovo successo per il programmatore Mattia Ferrigutti

Mattia Ferigutti PONTE NELLE ALPI

Nuovo traguardo per il giovane programmatore pontalpino Mattia Ferigutti. Il 21enne è infatti risultato tra i 10 finalisti del concorso “Strike 2020! Storie di giovani che cambiano le cose”, ideato e promosso dalla Provincia autonoma di Trento. Il progetto è rivolto a giovani tra i 18 e 35 anni residenti nelle province di Trento, Bolzano, Sondrio, Brescia, Verona, Vicenza e Belluno che hanno fatto un personale “strike nella vita”. Obiettivo è quello di mettere in evidenza coloro che hanno realizzato e vogliono condividere la propria storia di successo con gli altri giovani per ispirarli e spronarli a immaginare, progettare, attivarsi per realizzare nuovi progetti o completare con successo quelli in corso. Mattia, unico bellunese tra i finalisti, ha studiato il linguaggio della programmazione informatica e, nonostante la sua giovane età, ha già un curriculum di tutto rispetto costellato da diversi e importanti riconoscimenti. È infatti in poco tempo diventato esperto programmatore, tanto da sviluppare corsi online seguiti da milioni di utenti. Proprio per questo si è guadagnato il premio “Best seller” del sito americano Udemy, uno dei portali più conosciuti al mondo

nell’ambito dei linguaggi digitali. Inoltre, il corso di Ferigutti, che tra l’altro è stato tra i più giovani docenti in questo ambito, è stato acquistato da una piattaforma italiana “life learning” e trasformato in un master in Android developers.

È stato tra i 10 finalisti di un concorso ideato «per programmatori che cambiano le cose» Attualmente Mattia lavora a Genova in una startup italo-americana e nei mesi scorsi ha già ricevuto diversi plausi istituzionali da parte della Regione Veneto. Nella serata conclusiva di sabato 21 novembre, allo Smart lab di Rovereto i tre vincitori scelti dalla giuria riceveranno un premio in denaro per promuovere ulteriormente tra i giovani la loro storia di successo in particolare tra i giovanissimi. Ulteriori riconoscimenti in collaborazione con Loison e Decathlon saranno consegnati nel corso della serata finale. Come da tradizione consolidata, infine, le storie dei 10 finalisti saranno raccolte in un volume che sarà distribuito a livello nazionale. — E.D.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA

erto e casso

Tronchi ancora a terra: il sindaco ordina di pulire ERTO E CASSO

Vaia continua a lasciare danni sul territorio. Ne sa qualcosa il sindaco di Erto e Casso, Fernando Carrara, che ha disposto un’ispezione da parte della guardia forestale lungo le sponde del lago del Vajont. Un’ampia porzione delle rive risulta infatti ancora inaccessibile a causa della presenza di tronchi e grandi rami in mezzo alle piste carrabili. Gli agenti hanno verificato la situazio-

ne e preparato un’accurata relazione, trasmessa in municipio. La proprietà del sito resta dell’Enel, titolare dell’impianto del Vajont, cui spetterà rimuovere il legname ancora a terra. «Ne ho già parlato con i dirigenti locali spiegando che più di qualche persona si è lamentata per lo stato in cui versano le aree che si affacciano sul bacino», ha detto Carrara riferendo della promessa di un rapido intervento. — F.F.


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«LA NOSTRA MODA È PARTE DELL’ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA E NON C’È MAI STATA COME ORA QUESTA CONSAPEVOLEZZA. AL SUO INTERNO CI SONO SECOLI DI BELLEZZA ENTRATI NEL NOSTRO DNA, DI CULTURA, DI CONOSCENZA DEI MESTIERI E DI SAPERI TRAMANDATI»

Lettere&Opinioni

Dario Franceschini, ministro per i Beni le Attività Culturali Mercoledì 21 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

La politica e il virus

Zaia non ha vinto per le sue conferenze stampa sul Covid, ma il Pd sembra non averlo ancora capito Roberto Papetti gregio direttore, è stupefacente leggere sulla pagina Nordest del Gazzettino di martedì la richiesta del gruppo PD di chiedere meno dirette del governatore Zaia in TV. Ricordo al gruppo PD che se ci sono dirette sono in Tv private e bisogna cercarle. Il presidente del governo nazionale ci affibbia un numero indefinito di Dpcm a reti unificate. Ma con che coraggio si può avanzare una simile richiesta confrontando i risultati tra Veneto e governo centrale? A.T. Piove di Sacco ( Pd)

E direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111

Caro lettore, il Pd veneto cerca di fare il suo mestiere: cioè l’opposizione a Zaia. E lo fa legittimamente con gli strumenti polemici e politici che ha a disposizione. La richiesta avanzata dal Pd al governatore veneto di fare meno dirette Facebook sul Covid e di andare invece in aula in consiglio regionale a presentare e discutere le sue proposte, non è nuova. L’abbiamo già ascoltata. E non credo sortirà un particolare effetto: immagino che Zaia continuerà a fare i suoi punti stampa e continuerà ad essere

Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite. Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.

Come suo giornaliero lettore da oltre 40 anni, per la prima volta mi rivolgo a lei per mandarle due righe su un episodio che mi è accaduto qualche giorno fa relativo ad un volo aereo con Ryanair da Venezia a Brindisi. Ho acquistato via internet due biglietti di sola andata, per me e mia moglie il giorno 9 settembre al costo di 65,45 euro (un bagaglio) e 42,51 euro per il volo previsto per il 2 Ottobre 2020. Purtroppo, per un problema familiare, ricovero della figlia (no Covid), il 29 Settembre ho spostato al 2 ottobre lo stesso volo con la maggiorazione di 49,49 per ogni volo. Non essendosi completamente ristabilita mia figlia, abbiamo deciso di spostare ancora il volo al 6 Ottobre e stavolta la maggiorazione per entrambi i biglietti è stata di 93,89 euro. Contattata la Ryanair, dopo una lunga attesa siamo riusciti a parlare con un’addetta che ci ha spiegato i motivi di tale aumento. Le clausole sul sito sicuramente non sono chiare e i vari commi degli articoli nascondono delle insidie tipo: si può modificare il volo gratuitamente ma fino a 7 giorni prima. Non vale la gratuità della modifica entro le 24 ore perché non è prevista la seconda variazione. Alla fine, ho pagato 208,83 e 185.89 euro per un totale di 394.72 al posto di 107.96euro. Io sono consapevole che le mie modifiche hanno portato ad un carico di lavoro maggiore per la compagnia e quindi ritengo giusto che ci sia una penale per le variazioni effettuate. Sicuramente la colpa è dell’utente che non legge fino in fondo tutte le norme previste ma il mio sfogo vuole essere un suggerimento ai nostri legislatori che, copiando le regole della compagnia aerea, potrebbero sistemare i conti pubblici in maniera molto veloce e riuscirebbero in breve tempo,cin maniera legale, a sanare i problemi economici del paese. Gianpietro Polesel Pordenone

Covid 19

Cambiare la strategia Mi sembra che ormai ci siano sufficiente elementi per cambiare strategia nei confronti Covid. Stando all’ultimo bollettino i positivi in Italia sono 134.000, dei quali poco più di 7.600 sono ricoverati (molti per motivi sociali), quasi 800 dei quali in terapia intensiva. Che significa questo? Significa che ben 127.000 positivi sono costretti a casa pur non avendo alcun sintomo o al massimo un disagio durato un paio di giorni. Una scelta deleteria non solo per l’economia ma anche per le persone stesse. Un disastro politicamente voluto, perché? Che fare? Per prima cosa uno stop immediato ai tamponi, riservandoli solo a che ha dei sintomi con relativo bisogno di assistenza sanitaria e/o ospedaliera. Quanti milioni di italiani si vogliono rinchiudere nelle proprie case, per far rinsavire il governo ed i suoi “scienziati” consiglieri? Claudio Gera Venezia

Vaccini

Ho tanta fede Io e mia moglie siamo due soggetti che da anni effettuano il vaccino, perchè... meno giovani. Cronaca: il 13 ottobre telefono alla segreteria dei medici di base per la prenotazione. Mi rispondono che la quota di vaccini inviati al mio medico è esaurita, di telefonare la prossima settimana. Oggi 20 ottobre ho rifatto la telefonata, mi ha risposto il solito ragazzo comunicandomi che non sono arrivati i vaccini, che quindi non può accettare la mia prenotazione e quindi di telefonare ai primi di novembre, perchè dovrebbero arrivare. Questo all’ospedale di Noale - ulss n.3. Quando c’erano dei contrattempi, mia nonna mi diceva. Franco... abbi fede!. Franco Rigo Noale (Ve)

DIRETTORE RESPONSABILE:

PRESIDENTE:

Roberto Papetti

Azzurra Caltagirone

DAL 1887 CONSIGLIERI: VICEDIRETTORE:

Pietro Rocchi Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948

UFFICIO CENTRALE:

Vittorino Franchin (responsabile)

quotidiane conferenze stampa on line durante l’emergenza sanitaria. Sia cioè essenzialmente un successo dettato dall’effetto Covid e dall’abilità comunicativa. Un’interpretazione che a me pare piuttosto riduttiva e che rischia piuttosto di suonare come un alibi del gruppo dirigente del Pd veneto per cercare di mascherare le proprie responsabilità e i propri errori. La strada del centrosinistra veneto per costruire il dopo-Zaia è lunga e complessa. Ma se questi sono i presupposti temo che lo sarà ancora di più.

L’analisi

Prezzi maggiorati

Il governo copi Ryanair

seguito da moltissime persone che, come lei ha giustamente sottolineato, lo fanno per libera scelta e non perchè il governatore “occupa” con la sua presenza le reti radiotelevisive o i canali social. La richiesta del Pd veneto mi ha colpito piuttosto per un’altra ragione. Forse mi sbaglio, ma mi sembra rifletta una convinzione ancora molto diffusa nel centro-sinistra e ascoltata più volte dopo il risultato elettorale. E cioè che lo straordinario consenso alle ultime elezioni di Zaia sia soprattutto il risultato delle sue

Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion Alvise Zanardi Soggetto designato al trattamento dei dati personali: Roberto Papetti

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Il primato della scuola: la lezione francese Vittorio Emanuele Parsi

segue dalla prima pagina

(...) professore di storia e geografia, assurto al ruolo di “eroe repubblicano” in ragione della sua morte violenta, ma in realtà simbolo e concreta manifestazione del quotidiano senso del dovere di tanti suoi colleghi. Chi glielo ha fatto fare a Paty di correre il rischio di tenere una lezione di “laicità sul campo”, che sapeva benissimo gli avrebbe procurato quantomeno più di qualche grattacapo con i “barbuti” di ogni fede, con i cantori dell’autocensura nel nome dei valori non contrattabili, con i pavidi che sempre pensano sia meglio “non immischiarsi”, neppure quando in gioco è la nostra libertà, e soprattutto quella dei più vulnerabili, dei più esposti? Probabilmente non pensava che stesse mettendo a rischio addirittura la propria vita (o magari ne era consapevole, chissà). Ma certo doveva aver ben presente che rischio rappresentasse l’esercizio del libero pensiero in una società come la nostra, sempre più bigotta e conformista, sottomessa a chiunque pretenda il suo diritto a non essere oggetto di critica, ironia e persino scherno. Ma il professore ha dimostrato di ritenere che la scuola è innanzitutto il luogo in cui si apprende non il rispetto ossequioso per questa o quella tradizione ma la libertà di pensiero, il diritto di parola, il confronto tra le idee e delle idee: da quelle sublimi a quelle triviali. È nella scuola, nelle aule, tra gli studenti, che si forniscono gli strumenti affinché ciascuno sia libero di farsi le proprie opinioni: su tutto, senza esclusione di alcun campo, alcun oggetto, alcuna fede. E, allora, in questo senso, la vicenda tragica e nobile di Paty insegna qualcos’altro anche a noi. Che

chiudere le scuole è un delitto contro le giovani generazioni e contro i valori della nostra Costituzione repubblicana. Che il solo pensarlo – figuriamoci l’attuarlo - è un atto irresponsabile. Perché è nella scuola che si iniziano a strappare i deboli alla radicalizzazione e alla camorra, tanto per capirci: piaccia o meno, la lotta contro l’egemonia della cultura della violenza e della sopraffazione parte da lì, dai banchi di scuola. I banchi, appunto. Quelli con le rotelle e non, per i quali sono stati buttati al vento quantità gigantesche di risorse – finanziarie e di tempo – e che rappresentano, né più ne meno dei monopattini, la classica manifestazione di insipienza della nostra classe politica, al di là degli schieramenti di appartenenza. Il governo Conte ha lottato strenuamente per opporsi all’idea strampalata della chiusura della scuola come “soluzione” al riesplodere della pandemia. Ma era quella della falegnameria 4.0 la risposta adeguata? O quelle risorse non avrebbero dovuto invece essere investite nel potenziamento della rete dei trasporti? Non è forse quello il focolaio principale e ben difficilmente inquadrabile della ripresa del virus, persino più dei bar della movida? Forse tra una settimana o due ci verrà detto che sospendere le “lezioni in presenza” (orribile espressione) è il sacrificio necessario per arrestare o rallentare il ritmo della diffusione della pandemia. Ma dovremmo almeno essere consapevoli che questo arresterà anche il ritmo dell’integrazione civile di tutti i ragazzi e le ragazze meno fortunati, più fragili ed esposti a tutto ciò che insieme al loro futuro brucia il futuro dell’intera società. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le balle sul Mes

y(7HB5J1*LQTKKL( +z!=!"!$!# Poste Italiane S.p.A. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza

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CORONAVIRUS. Tensionea Schiotra lagentein coda. All’Ipabdi MontecchioMaggiore confermati 8 morti

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incisione e incastonatura con taglio

come quando uno va in banca a chiedere un mutuo. O meglio, un secondo, o forse anche un terzo mutuo, visto che il richiedente è pieno di debiti come un uovo e, in tutta onestà, non è sicuro se e quando sarà in grado di restituirli. Dunque, la banca Mes ci offre 37 miliardi di euro a un tasso negativo mentre la banca Btp ce li offre allo 0,50 per cento. Domanda: da chi li prendiamo? Risposta scontata: dalla banca Mes, ovviamente. Risposta del premier Conte, su suggerimento delle (5) stelle: dalla banca Btp, perché sennò saremo colpiti dallo stigma che “marchia” tutti i debitori incapaci di raccogliere la provvista riservata dal mercato a chi ha un elevato merito di credito. E poi, suvvia, se chiediamo alla banca Mes ci tocca ridurre le spese e serrare i cordoni della borsa. Il ragionamento fatto da Conte nella prima di una lunga serie di conferenze stampa urbi et orbi è infarcito di balle. Semplicemente balle, in parte rettificate negli interventi successivi. Dire che prendere i soldi dal Mes finisce col marchiare l’Italia è una balla per il semplice fatto che l’Italia stessa, chiedere al ministro Gualtieri che si è adoperato con successo per raggiungere lo scopo, aveva chiesto e ottenuto dall’Ue di togliere le famigerate condizionalità note ai contribuenti greci. Dire che risparmiare 200 milioni (che moltiplicati per 10 anni fanno 2 miliardi) sia poca cosa, poi, fa a pugni con l’ambaradan messo in piedi per sbaragliare la Costituzione col taglio dei parlamentari allo scopo di risparmiare, forse, 50 milioni. Prendiamo i soldi, potenziamo gli ospedali insieme ai servizi sanitari e basta balle, per favore. •

E il San Bortolo si prepara all’onda d’urto del Covid: per il prossimo mese previsti 150 ricoveri locale per tenere sotto controllo la situazione. Intanto il San Bortolo si prepara all’onda d’urto del Covid: previsti 150 ricoveri il prossimo mese. All’Ipab di Montecchio Maggiore 8 morti tra gli anziani. > FADDA PAG5-7

di MATTEO CAROLLO e FRANCO PEPE

Urla, nervosismo, confusione. È quanto accaduto ieri al punto tamponi di via Caussa a Schio. È dovuta intervenire la polizia

ARZIGNANO. TRE BANDITI INCAPPUCCIATI SEMINANO IL TERRORE IN VILLA

LAGESTIONEDELL’EMERGENZANELLEREGIONI

In Campania coprifuoco dalle 23 Piemonte, chiusi i centri commerciali

> ATTIANESE PAG2

IL PIANO VENETO. Cinque fasi ma niente lockdown

Zaia: «Su le intensive scendonoaltre cure» di CRISTINA GIACOMUZZO

L’organizzazione negli ospedali del Veneto procede per prepararsi al peggio. Ieri il governatore Zaia ha presentato un piano dinamico in cinque fasi: mano a mano che i ricoveri per Covid aumenteranno, diminuirà l’attività ordinaria. Siamo già al secondo livello. PAG 4

SCUOLAVICENTINA

Pistoleallatempia colpoda1,3milioni L’ingressodellavilla di Arzignanodove l’altranottetre banditi hannorapinato unafamigliaseminandoilterrore.

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Ingressiuguali Formaggio:alle9 soloincasicritici

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LAMOVIDA

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Il sito del GdV più bello, più ricco e più cliccato

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altro modo di essere Giornale di Vicenza. Nasce il nuovo sito internet del GdV. Non un semplice restyling, ma un progetto che rinnova il modo di intendere il giornalismo digitale, mantenendo saldamente al centro il valore della notizia. Una sfida e un’ulteriore responsabilità per la redazione, un’opportunità in più per i tanti lettori che ripongono quotidianamente fiducia nel giornaledivicenza.it. È una eredità importante quella che ci lascia il sito che oggi va in pensione: 1,7 milioni di utenti unici al

di LUCA ANCETTI

mese (+31% rispetto allo stesso periodo del 2019) e ben 17 milioni di pagine viste (+22%). Cifre che pongono ilgiornaledivicenza.it nella Top 100 delle testate di informazione online e lo accreditano come punto di riferimento per i vicentini che ritengono importante, se non irrinunciabile, l’essere aggiornati su quanto accade in città, come in provincia ma anche in Italia come in tutto il mondo. Durante il periodo Covid, così come in precedenti emergenze - si pensi all’alluvione del 2010 - il giornaledivicemza.it ha svolto una insostituibile funzione di servizio pubblico, con ag-

giornamenti puntuali su quanto stava accadendo, così come su ordinanze da rispettare e regole da seguire. L’impegno continua. Da oggi potremo essere al vostro fianco con ancora più notizie, più spazio a video e foto, una maggiore cura dei contenuti, ma la medesima autorevolezza.

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L’Italia può e deve contare sui giovani di CHIARA ROVEROTTO

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tavolta il sorriso non è quello abituale del grande dissacratore, quello stampato sul volto di una star del mercato. Il Covid 19 sembra aver cambiato anche Fedez (siamo in attesa di vedere Chiara Ferragni) che con una t-shirt bianca si è rivolto ai giovani per esortarli ad usare le mascherine. > SEGUE PAG12


MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE 2020 IL MATTINO

PADOVA

L’infanzia durante la Belle époque, poi le guerre, il trasferimento in Svizzera e il ritorno in città Il segreto di lunga vita? Abitudini semplici e attenzione alla famiglia. Abitava alla Stanga

Addio alla più anziana di Padova I 110 lunghi anni di nonna Teresina

vita cambia: il primo fidanzato di Teresina, rimasto vedovo, la rintraccia dopo moltissimi anni, e decide di corteggiarla. Dopo il figlio, l’altro Antonio importante della sua vita: i due si sposano, e una volta in pensione Teresina torna a Padova e vive il suo amore ritrovato, fino alla morte di lui, sopraggiunta nel 1990. IL RITORNO NELLA SUA PADOVA

tà. Qui trascorre i suoi primi anni, e qui si sposa e ha un figlio. Dopo la seconda guerra mondiale, però, il marito lascia la famiglia. Teresina, che ha sempre lavorato, fa quindi del suo lavoro la sua fonte di emancipazione: trova un impiego in Svizzera, a Neuchâtel, e qui si trasferisce, lasciando il figlio, Antonio, a Padova. Qualche anno dopo, però, anche lui la raggiunge, e la famiglia si stabilisce a La

LA STORIA

on i suoi 110 anni compiuti lo scorso 14 marzo, Teresina Rossetto era la donna più anziana di Padova. Si è spenta domenica scorsa: la sua salute, stabile ma comunque condizionata dall’età, è peggiorata improvvisamente. Se n’è andata nell’arco di poche ore, serena – raccontano i familiari – come è sempre stata anche negli ultimi anni.

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Rintracciata dopo anni dal primo fidanzato è stato l’amore di tutta un’esistenza

FIGLIA DELLA BELLE ÉPOQUE

Teresina nasce a Padova nel 1910, in un mondo completamente diverso da quello che tutti conosciamo oggi. Un mondo non ancora completamente industrializzato, che non ha ancora conosciuto gli orrori delle guerre mondiali. È una dei tanti figli del padre Gaspare, avuti da quattro diversi matrimoni. Nasce in una famiglia di contadini, ma inizia fin da giovane a lavorare come sarta. Tra i suoi clienti anche alcune delle famiglie nobili più importanti della cit-

Il 17 ottobre è mancato

Chaux-de-Fonds, cittadina al confine con la Francia nella Svizzera nord-occidentale. LA SVIZZERA E IL LAVORO DA SARTA

Teresina Rossetto è morta a 110 anni: era la più anziana di Padova

Il giorno 20 ottobre è mancata all'affetto dei suoi cari

Teresina lavora come sarta e come pellicciaia, mentre il piccolo Antonio studia e cresce in Svizzera, dove poi si sistemerà con la sua famiglia. Negli anni Ottanta, però, la sua

nel cantiere acegasapsamga

Il torace schiacciato dalla valanga di terra Così è morto l’operaio ALDO ROMARO di anni 90

ALBA VOLPIN di anni 90

ne danno il triste annuncio: la moglie, i figli, i nipoti, le sorelle e parenti tutti. I funerali avranno luogo giovedì 22 ottobre alle ore 16 nella chiesa di Terradura Due Carrare. Si ringrazia quanti parteciperanno alla cerimonia. Terradura di Due Carrare, 21 ottobre 2020 I.O.F. BORTOLOTTO - Maserà tel.049/8860127

Ne danno il triste annuncio la sorella BABILA con ANTONIO, la cognata GABRIELLA, MARINA e parenti tutti. I funerali avranno luogo venerdì 23 ottobre alle ore 10.45 circa nella Basilica di Santa Giustina, proveniente dall'ospedale civile di Padova. Si ringrazia quanti parteciperanno alla cerimonia.

Schiacciamento toracico con lesioni di alcuni organi interni: ecco la causa di morte per il 47enne Pietro Voltan di Polverara, l’operaio di AcegasApsAmga in servizio nel cantiere del nuovo impianto idrico in via Montà il 14 ottobre scorso. Stava collegando con alcune viti la giunzione di due grossi tubi della nuova rete idrica che trasferisce l’acqua dalla “fonte” nel Vicentino a

Padova. E lavorava all’interno in una grande buca profonda tre metri, di almeno 5 metri per lato. All’improvviso da una parete laterale si è staccata un’enorme massa di terra, sassi e asfalto che gli è piovuta addosso e lo ha sepolto. Sono le 9.30. Dalla valanga di terra spunta una mano di Voltan, mentre il collega Nicola Pinton, 33 anni di Villafranca, è sepolto fino all’addome ma vi-

A Padova Teresina ritrova la sua famiglia, ormai decisamente allargata: i fratelli e le sorelle hanno avuto figli e nipoti, che le fanno compagnia; per loro Teresina rimane per molti anni la zia più anziana. Il figlio, oggi ottantatreenne, ha messo su famiglia in Svizzera, con figli e nipoti, ma Teresina continua a fargli visita per le feste di Natale fino ai 97 anni, spesso accompagnata dai parenti italiani. L’amore è nelle corde della famiglia – dicono loro: dai tanti matrimoni del padre Gaspare all’amore ritrovato di Teresina, anche gli ultimi anni a Padova trascorrono con l’affetto di una grande famiglia. La misura tangibile di una vita vissuta in maniera intensa, oltre che a lungo. Festeggia i 100 anni, e quest’anno anche i 110, trascorrendo gli ultimi anni di vita serenamente. Un’emergenza sanitaria della portata di quella che stiamo vivendo oggi è un altro dei tanti eventi storici a cui Teresina ha potuto assistere nel corso della sua vita. I parenti raccontano che negli ultimi mesi, da marzo in poi, si è fatta sempre più debole, ma

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ha continuato a mangiare e bere volentieri e a dormire tranquilla. Difficilmente riconosceva chi andava a trovarla, ma riconosceva la sua badante, la signora Giulia, con cui ha trascorso gli ultimi 18 anni nella sua casa in via Mamiani. Con lei sì, aveva anche più di qualche dialogo. Non era una chiacchierona, la ricordano. E d’altronde, in 110 anni ne avrà viste più di quante se ne riescono a raccontare. — ROBERTO RAFASCHIERI

seconda linea del tram

I dubbi di Bitonci «Espropri a rischio perché illegittimi» Bitonci interroga la ministra dei trasporto Paola De Micheli sull’eventuale illegittimità degli espropri iniziati dal Comune per realizzare la seconda linea del tram. Partendo dalle dichiarazioni del comitato “No Rotaie” di Voltabarozzo, che accusa l’amministrazione di aver avviato le procedure espropriative senza avere le autorizzazioni necessarie per l’approvazione del progetto, l’ex sindaco e oggi parlamentare leghista ieri ha portato la questione in Parlamento: «Il comportamento del Comune potrebbe comportare azioni legali con una serie di ricorsi presentati dai privati a tutela dei propri diritti lesi, con conseguente spreco di risorse pubbliche».

vo. In pochi minuti arrivano i soccorritori del 118: Voltan è estratto dai colleghi e l’équipe medica tenta un drenaggio toracico. Tutto inutile, ogni manovra rianimatoria è vana perché il trauma addominale è risultato fatale. È il quadro emerso dall’autopsia eseguita ieri dal medico legale Rafi El Mazloum su incarico del pm Giorgio Falcone, titolare dell’inchiesta. Nel corso dell’esame sono stati prelevati organi, tessuti e liquidi biologici in quanto è stato previsto – come di rito – l’esame tossicologico. Tempo 60 giorni per la relazione finale. All’esame ha partecipato il medico legale Maurizio Banfi per conto degli indagati di AcegasApsAmga (escluso il presidente del consiglio di amministrazione

Tomaso Tommasi Di Vignano) e la dottoressa Barbara Bonvicini che, con l’avvocato Nathalie Tomasella, tutela la famiglia della vittima. Sotto inchiesta per omicidio e lesioni colposi per AcegasApsAmga, oltre a Di Vignano, l’ad Roberto Gasparetto; i dirigenti Franco Berti e Francesco Colussi; indagati per la ditta Veronese Impianti spa di Este il legale rappresentante Ugo Veronese; i dirigenti Pierangelo Cattaneo e Daniele Ottolitri. Pinton è ricoverato in ospedale con fratture a sei costole e al bacino. I lavoratori erano stati autorizzati all’intervento, tuttavia non sembra fosse stata completata l’installazione delle paratie per mettere in sicurezza i lati della buca. –

so disponibile per affittarmi un corner del suo negozio, e sono sicuro che i miei clienti mi seguiranno anche lì, ma stasera che la serranda nello storico negozio di via San Fermo si è abbassata per l’ultima volta mi sono commosso» scrive Fabbian sulla sua pagina Facebook. Oltre ad essere noto per il suo piglio e per la clientela nobile (ma non solo) che si rivolge a lui, Lino Fabbian ha anche ricoperto incarichi importanti per le associazioni di categoria, da presidente di Anam nazionale, all’Accademia nazionale acconciatori misti, alla Camera italiana dell’acconciatura, per molti anni anche presidente regionale degli acconciatori e nazionale di Confartigianato. Ora comincia una nuova avventura: «Troppi bei ricordi in via San Fermo, ma an-

che momenti difficili. Lì dentro è stata costruita la storia di Lino, di mia moglie, e di tutti i collaboratori che per anni hanno fatto grande il salone, oltre ovviamente alla stima e al grande affetto di generazioni di clienti. Ora inizio una nuova avventura con la certezza che mi darà altrettante soddisfazioni», si augura il barbiere. Lino Fabbian potrà sfruttare quindi l’opportunità messa in piedi anni fa dal governo, conosciuta come “affitto di poltrona”. Si tratta di un contratto attraverso il quale l’acconciatore o l’estetista concede in uso una parte dei locali dove lavora, ad un altro collega in possesso della relativa abilitazione professionale, affinché eserciti, in piena autonomia, la propria attività. —

CRISTINA GENESIN

Padova, 21 ottobre 2020 I.O.F. TURATTO - Padova - tel.049/756874

PAOLO, ANDREA, FRANCESCO e CHIARA annunciano addolorati che il giorno 16 ottobre è mancata

il barbiere dei vip ANNIVERSARIO 21-10-2019

ANNAMARIA CLERICI BRIGNOLE mamma gioiosa, generosa e amorevole. Partecipano al dolore per la scomparsa le nuore ANNA e PATRIZIA. Padova, 21 ottobre 2020

Rag.

LORENZO TALPO La moglie e i figli lo ricordano con immutato affetto. Padova, 21 ottobre 2020 I.O.F. Al.Da - ALLIBARDI Orazio & Giacomo Srl Ponte di Brenta tel.049/628428

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Lino Fabbian trasloca e affitta una poltrona in riviera dei Mugnai Lo storico barbiere di via San Fermo cambia casa. Dopo 42 anni, Lino Fabbian, che in tanti anni ha tagliato i capelli ad altrettanti volti noti della città, si trasferisce in affitto da un suo collega in riviera Mugnai. Fabbian è il barbiere di quasi tutta l’attuale giunta comunale, ma anche di alcuni esponenti dell’opposizione e del mondo dell’imprenditoria padovana. Dal 1978 da lui sono passati politici e liberi professionisti. «Massimo Ciardi si è re-

Il barbiere Lino Fabbian

LU. PRE.



22 Lettere

L'ARENA

Mercoledì 21 Ottobre 2020

LEGRANDI INIZIATIVE. In edicolain abbinamentocon ilnostro quotidianoil manualeche raccontalastoria dellapoesia

Illibro chetifa riscoprire igrandipoeti Si parte da Omero e Catullo perarrivareaByron,Hess, LeopardifinoadAlda Merini.Consplendidiversi

Hesse, il pessimismo cosmico di Leopardi, i poeti maledetti Verlaine, Rimbaud, Mallarmè, Baudelaire. E ancora i poeti di lingua ispanica come Lorca, Borges, Neruda, Sepulveda. Senza dimenticare altri giganti del nostro Paese come D'Annunzio, Saba, Campana, Ungaretti, Montale, Quasimodo, Pavese. Per oii intraprendere un viaggio tra Europa ed America, e il ritorno in Italia con Pasolini e Alda Merini, chiudendo il cerchio con l'irriverenza di Bukovski e la beat generation.

Nel manuale si spiega che cosa è la poesia, il suo significato e da dove deriva questo termine. Come la poesia, come tutte le forme d’arte, serva sia al poeta, che attraverso i suoi versi può dare forma alla sua esigenza espressiva interiore, ma serve anche al pubblico, che si prende carico delle emozioni e dei sentimenti dell’artista facendoli propri, condividendoli. Non si tratta di una vera e propria antologia ma più un invito a riscoprire questi artisti e assaporare le loro meravigliose opere letterarie. • EM.ZAN.

Lettereal Direttore LOTTAAL COVID/1

Misure morbide epococoraggio Ancora una volta il governo ha dimostrato tutta la sua debolezza e fragilità incapace di prendersi la responsabilità di applicazione di quanto previsto nel Dpcm appena varato relativo alle misure di restrizione per combattere i contagi provocati dal Coronavirus. Sono stati infatti delegati i sindaci ad intervenire nei casi di probabili assembramenti con la facoltà di chiudere le vie e le zone dove solitamente si formano movide nella tarda serata. Ciò potrebbe destare perplessità in merito ad una eventuale ulteriore salita della curva dei contagi nei giorni successivi evidenziando l’inefficacia delle misure adottate; colpa dei sindaci che non hanno eseguito bene il loro mandato o colpa del governo che li ha delegati quando invece lo stesso doveva predisporre un piano di emergenza e curare la bontà dell’intervento? Si sono salvati bar e ristoranti questi ultimi con la condizione di predisporre tavoli da non più di sei persone e appendere esternamente un cartello con evidenziato il numero dei commensali che la struttura ricettiva può contenere. Ma a chi può interessare una simile scritta? Rimangono in attesa le palestre e piscine; poco niente sulle scuole se non confusione sugli Istituti e scuole superiori con predilezione per queste ultime dello smart working; non una parola sui mezzi di trasporto pubblici, luoghi di estremo pericolo specialmente per studenti e pendolari. Il governo continua ad emanare norme su quello che noi cittadini dobbiamo fare e che forzatamente facciamo come scolari anche con sacrifici e rinunce, ma lo Stato non si sobbarca di alcunché? Ad esempio la questione delle file di auto che per ore e ore stazionano sulla strada per fare il tampone. A chi spetta sbrogliare questa aggrovigliata matassa se non allo Stato stesso? Un Dpcm soft che, secondo il mio parere, non inciderà abbastanza sul vero problema irrisolto allungando l’agonia del nostro Paese; serve un vero coprifuoco, almeno per un periodo limitato, non deciso secondo le soggettive valutazioni dei sindaci ma dal governo stesso quale restrizione, se vogliamo intravvedere

Giuliano Taborelli VERONA

LOTTAAL COVID/2

La app Immuni, untradimento

Giovanni Perlini VERONA

LOTTAAL COVID/3

Èemergenza oimpotenza? Da alcune parti si alzano voci per denunciare un “Deficit eclatante di cultura liberale”. Per spiegarmi meglio, così si esprimono insigni giuristi, infatti le leggi penali e la Giurisprudenza sembrano inseguire la cronaca giornalistica e adeguarvisi. Vedi i vari casi Willy o del cosidetto «omicidio ad opera del branco» o ad esempio di due o tre incidenti stradali con conseguenti omicidi, che vedono come effetti l'ina-

Grandi autori

e le loro opere

in pillole

Per inviare una lettera Corso Porta Nuova, 67 - 37122 - Verona - lettere@larena.it

uno spiraglio di speranza; ma l’Esecutivo chiude l’audio perché non ha il coraggio di introdurlo.

Sono uno dei cittadini che ha diligentemente scaricato l'applicazione Immuni che avrebbe dovuto segnalarmi eventuali incontri con persone positive al Covid-19. Mi ritenevo estremamente fortunato perché, nonostante i molti casi positivi giornalmente aggiornati dagli organi di informazione, io non ero venuto a contatto con nessuno. Poi, un bel giorno di ottobre, apprendo che in Veneto l'applicazione non funziona. O meglio, non è che non funzioni per qualche errore nell'applicazione, ma non funziona perché in Veneto non si è mai provveduto a renderla esecutiva. A mio avviso è una mancanza estremamente grave, non solo per il fatto che non se ne sia garantito il funzionamento, ma anche, e soprattutto, perché si sono deliberatamente ingannati gli utenti. Se non funzionava si doveva essere avvisati e non venirne casualmente a conoscenza. Mi meraviglia anche il fatto che questa scabrosa vicenda non abbia avuto la visibilità e la condanna che la gravità richiedeva. Ora no so chi dovrei ringraziare per questa, chiamiamola così, leggerezza, ma sicuramente mi sarei aspettato che il neo rieletto Luca Zaia avesse un particolare occhio di riguardo per i suoi elettori.

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poeti come Omero e Saffo, passando per i classici come Callimaco, Catullo, Orazio, Virgilio e Ovidio, per poi spostarsi nel Medioevo di Dante, Petrarca e Boccaccio, nel Rinascimento con Tasso e Ariosto. Un ruolo centrale viene affidato anche alla poesia «teatrale» di Shakespeare o di Ugo Foscolo tra Neoclassicismo e Preromanticismo o ad artisti romantici anglosassoni, pilastri del genere, come Blake, Coleridge, Byron, Shelley, Keats. E ancora, tra i tanti, la Germania di Novalis e

Il piccolo libr

Alla riscoperta dei grandi poeti. Dall'antichità fino ai giorni nostri. Un viaggio per comprendere il lungo e affascinante percorso della poesia attraverso alcuni dei poeti che hanno fatto la storia. «Il piccolo libro della poesia», in edicola con L'Arena a 6,90 euro più il costo del quotidiano, è un ritratto nitido e suggestivo di artisti che han-

no rivoluzionato uno dei generi letterari più diffusi e amati. È un racconto costituito dai ritratti di alcuni dei versi che hanno resi celebri ed eterni gli autori più noti di tutti i tempi. Nel libro non mancano pure cenni di poetica, il tutto condito dalle illustrazioni di Linda Simionato, che corredano ciascun capitolo, per dare finalmente un volto a tutti i grandi poeti. Si ricordano i grandi protagonisti di tutte le epoche con alcune pillole dei loro componimenti che ne ricordano la grandezza. Si parte dai primi

Sottolatangenziale estun accampamento e degrado Una lettrice ha inviato a L’Arena la foto di degrado lungo la ciclopista del progno Valpantena, zona Borgo Santa Croce:«Durante una passeggiatasul progno inzona SantaCroce,mi sonotrovata ancorauna volta davantia questetristiimmagini.ma comeèpossibilepermetterle?Dobbiamo ignorareuna situazionesimile?Ci sono personeeanimali conpentolame, forniturecasalinghe varie,coperteetendenelle qualiprobabilmentee comprensibilmentetrovarrifugio insediatisotto ilcavalcaviadellatangenziale diVerona Est.Ma sono autorizzati?Nonc’èunproblema disicurezza? Passareda lìfa pauraelimita lenostre libertàdimovimento»

sprimento delle leggi penali e delle pene, così si esprimono i giuristi di cui sopra. Lo stesso avviene, a mio avviso, per la nostra politica. Crescono i contagi (qualche decina con altrettante morti sospette) e si inaspriscono sia il cosiddetto lockdown che le sanzioni. A proposito a che punto stanno i famosi procedimenti penali in seguito ai vari Decreti del presidente del Consiglio dei ministri? Il professor Cassese, noto costituzionalista e membro emerito della Corte costituzionale stessa, a tale proposito ha denunciato più volte anche per la nostra politica tale stato di cose. In un suo intervento ha parlato di «Proroga dell'emergenza o dell'incapacità»? Prosegue lo stesso: «lo stato d'emergenza non serve a nulla... e serve solo perché nello Stato c'è impotenza ad affrontare i problemi». Tutti gli altri Paesi del mondo, infatti, non hanno proclamato nessun stato d'emergenza o si stanno adeguando solo ora. Quest'ultimo, prosegue l'illustre costituzionalista, «serve solo a sveltire procedure che con modalità ordinarie non si potrebbero sveltire...», infine sempre questo stato emergenziale «crea forte tensione sociale». Infine conclude il professo-

re stesso: «Lo stato emergenziale è contrario al principio di limitatezza temporale di massimo un anno prorogabile di un altro anno». Tanto che il professor Cacciari, in una sua intervista, parla di “Delirio normativistico” e di “Dramma Italia” per la nostra economia. Concluderei che questo stato di cose di conseguenza limita le nostre libertà costituzionali, di movimento, sanitarie e di circolazione in genere e causa notevoli danni all'economia, come tutti noi abbiamo potuto constatare e continuiamo a farlo. Alessandro Avanzini VERONA

LOTTAAL COVID/4

Potere ai sindaci unasceltagiusta Ho appreso le norme emanate dal nuovo Dpcm per arginare la propagazione del virus e francamente rimango con alcune perplessità e con la convinzione che non si stia affrontando fino in fondo il problema, o meglio lo si sta affrontando ponendo sì delle restrizioni in certi ambiti per salvaguardare prima di tutto la salute, ma in certi altri il cosa venga considerato come “ prima” non è molto chiaro. Mi riferisco ad esempio a

bar e ristoranti in genere: non perché io ce l’abbia in particolar modo con questi esercizi ma perché, da quando è iniziata la pandemia, sono loro (a dir il vero soprattutto certi bar e le movide che vi si creano intorno) ad essere finiti molto spesso sulle prime pagine dei giornali e nei telegiornali per l’inosservanza delle regole, cosa che non è mai successa invece per altri esercizi come parrucchieri, farmacie, negozi di abbagliamento, fruttivendoli, tabaccherie, panifici e così via. Il nuovo Dpcm impone la chiusura di bar e ristoranti alle 24, tavolate da 6 persone nei ristoranti e chiusura alle 21 di strade e piazze là dove si dovessero creare assembramenti da movida, e su questo faccio le mie considerazioni. Prima considerazione: all’aperto si deve stare con la mascherina, nelle case private ci si può incontrare tra non congiunti in un max di 6 persone e con la mascherina (come previsto dal Dpcm). Immaginiamo di trasportare queste stesse persone al ristorante o all’interno di un bar e cosa succede? Succede che lì possono stare senza mascherina, al chiuso, insieme a tante altre persone suddivise per i vari tavoli, e se poi le stesse persone le riportiamo all’aperto riparte l’obbligo della mascherina. Non è un lampante controsenso?

Oppure consideriamo la frequentazione delle messe nelle chiese: tutti assolutamente fermi al proprio posto segnato sui banchi, distanziati dagli altri e con l’obbligo della mascherina per tutta la durata della funzione: perché negli ambienti di ristorazione (più ristretti di una chiesa) con gente che si parla l’uno davanti all’altro per ore va bene non tenere la mascherina mentre nello spazio della chiesa, con meno rischi tra persone, è d’obbligo tenerla? Ma è vero che la mascherina è indispensabile sempre o sono previsti dei salvacondotti? Seconda considerazione: la facoltà data ai sindaci di chiudere strade e piazze dopo le 21 per scongiurare gli assembramenti, là dove questi dovessero crearsi, determina che le strade e le piazze sono territorio della movida? Per il rischio movida non sarebbe meglio invece chiudere quegli esercizi che non sanno rispettare o far rispettare le regole senza rendere gli spazi cittadini off limits come un campo minato anche per quelle persone che non ne hanno colpa? Le mie osservazioni non sono per puntare il dito contro i bar e la ristorazione, semmai verso questi criteri diversi nel far applicare le medesime regole di sicurezza per la salute. Bene ha fatto invece il governo a dare la responsabilità ai sindaci nel decidere maggiori restrizioni per quegli esercizi che non badano alle regole poiché ogni città ha le sue criticità che non possono essere generalizzate. E ci sono bar dove all’esterno non c’è nemmeno un avviso di indossare la mascherina e di rispettare le distanze.

Il tutto visto e vissuto in prima persona. Franco Chiavegato VERONA

SANITÀ

Lamontagna senzaospedali Prescindendo per un momento dall’emergenza Covid, io abitante della montagna veronese, sono allibito dalle condizioni di abbandono sanitario in cui la nostra zona territoriale nord è lasciata. Sarebbe interessante sapere perché un abitante di Ferrara di Monte Baldo o di San Zeno di Montagna, abbia in caso di grave malore notturno invernale, minori possibilità di sopravvivenza, rispetto ad uno della città o limitrofi, per il sicuro ritardo dei soccorsi che gli verranno prestati. Ciò in quanto sono state allontanate le ambulanze dell’emergenza, dislocate se va bene a Bardolino, esse non sono medicalizzate, nottetempo e in caso di condizioni avverse l’elicottero di Verona emergenza non vola. In breve, se fai un infarto, in cui il tempo è sopravvivenza, problemi tuoi rimanere vivo. All’abbandono territoriale corrisponde l’abbandono delle strutture ospedaliere: Caprino non esiste più, Malcesine è un fantasma assistenziale. Parliamo di Bussolengo: un ospedale modello è stato scientificamente depauperato. E per arrivare agli ospedali seri, servono tempi cosmici. Lettera firmata

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MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

7

Coronavirus: polemica nella Marca

Niente patrocinio al convegno di Treviso Il professore: «Vogliono il pensiero unico» Lo sfogo del microbiologo per la decisione di Ca’ Sugana. L’Ateneo, dopo lo strappo del Comune, annulla il convegno per Covid TREVISO

«È incredibile e triste che abbiano tolto il patrocinio ad un convegno scientifico, e che mi mettano all’angolo per le mie posizioni. Sono stato io che ho salvato il Veneto in primavera, ma a quanto pare ora sono scomodo». Lo scontro tra il professor Andrea Crisanti e la Regione è una faglia incandescente, come lo è la critica del professore alla giunta leghista del Comune di Treviso che «dopo le esternazioni del virologo sulla gestione dell’emergenza da parte della Regione», ha deciso di togliere il patrocinio alla sua conferenza sulla pandemia organizzata dall’Ateneo di Treviso per il prossimo 27 ottobre. Il caso, portato alla ribalta ieri dal nostro giornale, ha scatenato un turbinio di polemiche e ieri, colpo di scena è stato annunciato l’annullamento della conferenza da parte dell’Ateneo di Treviso. LO SFOGO

«La discussione scientifica è un elemento fondamentale nella gestione delle emergenze, e il confronto pure», ha detto ieri Crisanti, «aver tolto il patrocinio alla conferenza giustificandolo con le mie critiche all’operato della Regione fa pensare che qui vada bene solo il pensiero unico, si preferisca l’omologazione. Ed è preoccupante». La politica al di là della scienza, anzi: la politica (e in questo caso Zaia) prima della scienza? «Purtroppo, ormai, questa situazione non è cosa nuova» sottolinea velenoso il professore padovano che per mesi, all’inizio della pandemia, è stato il punto di riferimento e il lume delle scelte sanitarie del Veneto che poi l’ha messo all’angolo perché forse troppo catastrofista nel ripetere quanto fosse «sbagliato abbassare la guardia» già in estate. «A Tre-

Mario Conte sindaco di Treviso, davanti al manifesto elettorale di Zaia alle scorse elezioni. A destra l’iniziativa che è stata elimentata in seguito all’ultimo Dpcm

Antonietta Pastore Stocchi

viso mi sentirò comunque a casa perché la città un patrimonio della cultura e dell’umanità, e la politica... passa», chiude. LO SCONTRO POLITICO

La scelta del Comune di Trevi-

so ieri ha scatenato inevitabilmente un dibattito acceso, ad accusare l’amministrazione Conte tutta l’opposizione comunale e regionale, a partire proprio dall’ex sfidante di Zaia alle ultime elezioni, Arturo Lorenzoni: «È triste e squalificante che la politica entri nel dibattito scientifico» ha detto il leader del centrosinistra, «ed è pericoloso notare come si spinga per un pensiero unico... e guai a chi lo mette in dubbio o lo critica scientificamente, dall’alto di una indubbia e riconosciuta professionalità come è quella del professor Crisanti». A ribattere a lui e alle altre voci di condanna che mano mano si accodavano è stato lo stesso sindaco Conte: «Vista la piega presa da Crisanti contro la sanità veneta non sposiamo i suoi contenuti» ha detto, qualunque

lo scontro

Condanna del centrosinistra «Così funziona lo Zaiastan» TREVISO

«Ritirare il patrocinio del Comune perché l’ospite è uno scienziato che ha osato mettere in discussione Zaia è un autentico scandalo.Crisanti, infatti non ha criticato «il lavoro degli operatori della sanità veneta» ma le scelte politiche della giunta regionale in materia di gestione dell’emergenza Covid 19, cosa che - oltre a essere un suo diritto di cittadino - è

anche un dovere per chi ha le sue competenze». A lanciarsi all’attacco della giunta Conte, con Arturo Lorenzoni, è Luigi Calesso. Che spara ad alzo zero come poi fa il Pd. Andra Zanoni, consigliere regionale: «È vergognoso che Treviso ritiri il patrocinio a un convegno dell’Ateneo perché la presenza del professor Crisanti non è gradita. Conte dovrebbe ringraziarlo: è anche merito delle sue intuizioni se la sanità vene-

ta ha retto, se l’ospedale di Treviso non è collassato come quelli di Bergamo e della Lombardia. Evidentemente nello Zaiastan si può tutto, tranne criticare il Doge». Gli fa eco Rachele Scarpa, votatissima trevigiana nel Pd: «Siamo davvero nello Zaiastan, e il sindaco Mario Conte è poco più che un mero esecutore. Non basta essere un virologo affermato o aver azzeccato finora quasi tutte le previsioni sull'evoluzione

berissimo di ospitarlo» ha voluto sottolineare Conte, «e Crisanti è liberissimo di dire quel che vuole, ma non con il logo del Comune al fianco». Un messaggio placido, ma sibillino. Crisanti non gradito, e Conte non ne fa mistero spiegando che da primavera – quando Crisanti era il lume – a oggi ha avuto un «radicale cambiamento»: dalla “quasi candidatura” contro Zaia, alle critiche alla sanità. E IL CONVEGNO NON SI FA PIÙ

La lettera a Crisanti

fossero stati i contenuti di una MFDUJP intitolata “Pandemia, quali prospettive”. Poi Conte prosegue: «Abbiamo mantenuto il supporto all’Ateneo garantendo gli spazi a titolo gratuito e sostenendo le attività. L’Ateneo quindi è li-

del Covid. La “lesa Maestà” a Zaia è un crimine non tollerabile a Treviso». «L’ostracismo di Crisanti rivela la vera faccia del potere di Zaia: feroce e vendicativa» dice Il segretario regionale Pd Alessandro Bisato. «Zaia ha preferito affidarsi a chi diceva che il virus era clinicamente morto» incalza il capogruppo Pd ai Trecento Stefano Pelloni, «ed ecco cosa succede a chi ha osato criticarlo». E a Conte, che attaccava Pelloni accusandolo di aver criticato la sanità del Veneto, risponde dal Pd Giovanni Tonella: «La sanità veneta prenda le distanze da sindaci come Conte che fanno lo scaricabarile e hanno paura di agire. Conte non ha le qualità istituzionali per guidare nell’Anci». E il senatore del Pd Vincenzo D’A-

Ma a innestarsi nel dibattito, in tarda mattinata, la comunicazione della decisione di annullare il convegno assunta dall’Ateneo di Treviso (quello a cui Conte aveva rinnovato libertà e appoggio). Un annullamento con tanto di lettera ufficiale inviata a Crisanti e passata ieri anche per gli uffi-

rienzo: «Le menti libere danno fastidio al potere arrogante».Nel dibattito interviene anche la psicologa Teresa Rando, che in passato fu più volte messa a distanza dall’amministrazione per le sue posizioni sull’educazione sessuale e altri temi quali la differenza di genere: «Un errore aver tolto il

Interrogazione di Rosi La psicologa Rando: «Prima ci sia la scienza non la politica» patrocinio ad un evento che stimolava riflessioni e informazioni sui un tema di grande attualità e con una persona di riconosciuto valore. Le critiche,

ci del Comune. La Lettera porta la data del 19 ottobre, due giorni fa quindi, lo tesso giorno in cui – sentita la presidente – il convegno era in programma ma «con rammarico» senza il patrocinio del Comune e «nella speranza si potesse fare». Autocensura? Il presidente dell’Ateneo Antonietta Pastore Stocchi si rifà al Dpcm «che ha vietato i convegni. Li stiamo annullando tutti quanti» spiega. Ma la stretta e caotica concomitanza di eventi tra la scoperta (lunedì) del ritiro del patrocinio, l’annuncio che si sperava di farlo comunque (sempre lunedì), la polemica (ieri) e la comparsa della lettere datata due giorni fa (ancora ieri) potrebbe alimentare molte altre ricostruzioni.— FEDERICO DE WOLANSKI

se non piacciono, si discutono in sede scientifica, la politica deve stare fuori da questi consessi». Il centrodestra a Palazzo dei Trecento, con i consiglieri di maggioranza, ieri ha stilato un documento unico di sostegno all’amministrazione: «La città di Treviso condivide le scelte strategiche disposte e messe in atto dalla Regione Veneto». Bene ha fatto la giunta a togliere il patrocinio. Ma a imporre che il tema approdi ai trecento è stata l’interrogazione fatta ieri dal gruppo Treviso Civica di Franco Rosi chiedendo conto delle scelte. «Conte ha deciso per questioni di lesa maestà a Zaia? Se fosse vero è molto preoccupante l’azione di oscurantismo trevigiano».— F.D.W.


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