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09-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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09-OTT-2020 Estratto da pag. 1-21
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09-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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09-OTT-2020 Estratto da pag. 24
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2 VE
PRIMO PIANO
Il virus
Venerdì 9 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
La ripartenza
L’EPIDEMIA
Allarme case di riposo tra Vicenza, Cortina e Verona Treviso: infettati nove calciatori, in Comelico 120 casi
Nuovo balzo dei contagi: più 533 Variati: «Il pericolo c’è ancora» La candidatura veneta
Spazi, dati ed eventi allo studio il dossier per il G20 Salute VENEZIA Lavoro febbrile, in Regione, per la preparazione della candidatura al G20 Salute del settembre 2021, la cui presidenza è stata assegnata all’Italia. Maurizio Gasparin, direttore dell’area Programmazione e Sviluppo strategico, nelle prossime ore si riunirà con il governatore Luca Zaia per cominciare a gettare le basi della manifestazione di interesse da presentare al governo, che dovrà scegliere la sede del vertice. In corsa c’è anche Roma. I primi passi burocratici consistono nell’acquisire dati, tempistica e requisiti per la formulazione della candidatura, così da poter poi iniziare a impostare il relativo dossier. Che dovrà indicare gli spazi scelti per ospitare l’evento, garantire gli adeguati collegamenti viari e la sicurezza idonea a ospitare una delegazione di alto profilo istituzionale. La scelta dovrebbe ricadere su Venezia, sede della Regione ma anche dell’Oms, dotata di aeroporto e delle misure di sicurezza all’altezza del summit tra i venti Paesi che insieme concentrano l’85% delle risorse mondiali. In parallelo all’area Programmazione e Sviluppo strategico lavora l’area Sanità e Sociale, che dovrà organizzare due convegni di alto profilo, i cui titoli saranno scelti dal ministero della Salute. Uno dei due sarà dedicato alla pandemia da Covid-19 e a terapie, vaccini, sperimentazioni e farmaci adottati per contrastarla. L’altro argomento è ancora in divenire. La delegazione del G20 sarà poi invitata a visitare la sede dell’Oms, gli ospedali e i centri di ricerca di eccellenza del Sistema sanitario veneto, di cui si illustrerà anche la gestione dell’epidemia. «Offriamo tutto il nostro sostegno alla proposta di ospitare il G20 Salute e l’Agenzia biomedicale europea — dichiara il segretario generale di Cisl Veneto, Gianfranco Refosco — vantiamo le condizioni perché le candidature vengano accolte dal governo. L’esperienza della gestione dell’emergenza Covid-19 conferma che abbiamo delle eccellenze nell’ambito medico e scientifico da mettere in campo. Ma il Veneto può e deve fare molto di più, contestualizzando le candidature in un progetto che preveda l’uso delle risorse messe a disposizione dalla Ue con il Mes Sanità. Ci vuole un piano — aggiunge Refosco — che potenzi il Sistema sanitario locale e proponga la nostra regione come punto di riferimento per il resto del Paese nella lotta alle pandemie». Il Mes Sanità, ovvero il Meccanismo Europeo di Stabilità, consiste in un prestito di 36 miliardi di euro, con un tasso di interesse vicino allo zero, una durata massima di 10 anni e una disponibilità quasi immediata. Unica condizione la destinazione dei fondi per le spese «dirette e indirette di salute pubblica, cura e prevenzione legate alla crisi Covid19». Tornando al Global Health Summit 2021, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato: «Sarà un’occasione molto importante. L’Europa può e deve essere l’avanguardia nelle politiche a tutela della salute di tutti». Intanto la Regione lavora anche alla candidatura per l’assegnazione a Padova dell’Agenzia biomedicale europea (in lizza pure Milano e Bergamo), che dovrebbe sorgere sempre nel 2021 per volere della Commissione Europea. M.N.M.
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Come prima, peggio di prima. Parliamo del virus (che cresce, è indubbio) e della politica che oltre a governare le oscillazioni della pandemia ha il compito di comunicare con la popolazione. Spiccava, ieri, in netta controtendenza l’affermazione del presidente veneto Luca Zaia «Il coronavirus non è più un’emergenza». Si era nel giorno del ritorno delle mascherine all’aperto obbligatorie, con gli indicatori del contagio in crescita. Va detto che Zaia non manca mai di premettere «restiamo in allerta, siamo pronti con l’artiglieria pesante, ci stiamo preparando al peggio» e così via. Ma quel «non è più un’emergenza» non è passato inosservato. Achille Variati, sottosegretario al Viminale, commenta: «Bisogna capirsi sui termini. Alla domanda: siamo in emergenza nelle Rianimazioni, nelle Terapie intensive? la risposta è no e se questo intendeva il presidente Zaia ha ragione. Il punto, però, è un altro: noi all’emergenza sanitaria ospedaliera non dobbiamo proprio tornarci. Non dobbiamo e, aggiungo, non possiamo». Il ragionamento di Variati è di prospettiva: «Se dovessimo tornare all’emergenza sanitaria non basterà più la mascherina, significherebbe procedere a chiusure, anche se parziali, di attività produttive e commerciali. Ora, ci sono i segnali di una ripresa dell’infezione e questo è innegabile ma, ripeto, è vero che non c’è emergenza sanitaria ospedaliera. Tutto ciò premesso, bisogna stare attenti a non lanciare il messaggio che non c’è VENEZIA
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Variati Un ritorno all’emergenza ospedaliera significherebbe chiusura di attività e quindi tensioni non solo economiche ma sociali
L'intervista
«La situazione è preoccupante. I numeri crescono e se non interveniamo subito nel giro di un paio di mesi saranno impressionanti. Bisogna giocare d’anticipo, non inseguire il virus. Se ora non si mettono in atto delle misure per limitare il diffondersi del contagio, rischiamo di dover intervenire pesantemente a ridosso del Natale». Lo scrive sul suo profilo Facebook la professoressa Antonella Viola, docente di Patologia generale al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica «Città della Speranza», a 24 ore dagli ultimi dati diffusi dalla Regione, che indicano nel 97% i veneti colpiti dal coronavirus asintomatici e nel 7% la percentuale degli infetti ricoverati in Terapia inPADOVA
nessun problema, perché la crescita dei contagi è continua e non possiamo permetterci chiusure di attività. Significherebbe precipitare in una buca da cui non ci rialzeremmo più. Voglio dirlo chiaramente: non ci sono e non ci saranno risorse aggiuntive. Abbiamo il recovery fund per far riprendere l’economia ma
non si potrebbe fare il bis, non in quella misura almeno, dei sussidi schierati in passato. Sarebbe drammatico». Niente cassa integrazione di massa, niente contributi agli affitti per i negozi, niente bonus partite Iva, tanto per intendersi. E il rischio, a quel punto, oltre che di tenuta economica sarebbe, seriamente,
di tenuta sociale. Dell’ultimo attrito fra Regioni, decise a continuare la differenziazione dei provvedimenti se necessario, e l’esecutivo, che invece riporta il timone su Roma, Variati ribadisce: «Le Regioni motu proprio possono anche pensare a misure ampliative rispetto a quelle nazionali, ma con il
Viola: «Situazione critica, bisogna aumentare i controlli o i contagi esploderanno» Immunologa La professoressa Antonella Viola in laboratorio
tensiva, contro il 50% rilevato a marzo, nella fase acuta dell’emergenza. Professoressa Viola, ma allora come siamo messi?
«Secondo l’Oms il 10% della popolazione mondiale è stata contagiata dal coronavirus, quindi parliamo di 750 milioni di persone. Ma non tutti sono stati intercettati. Solo in Italia per ogni positivo al tampone ne sfuggono altri sei. E allora l’unico parametro stabile in grado di fornirci l’esatto quadro della situazione sono le Terapie intensive, delle quali stiamo analizzando la curva di crescita. Ed è uguale a
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quella di marzo». Ora però nel Veneto in Rianimazione ci sono 21 ricoverati, contro le centinaia di sette mesi fa. «Sì, ma il flusso aumenta nella stessa proporzione. Per contro devo dire che i dati di marzo vanno moltiplicati per dieci, perché all’inizio della pandemia i tamponi li facevamo solo ai sintomatici in ospedale, perdendo decine di pazienti per strada. Ma anche
Per ogni positivo al virus trovato ne sfuggono sei. Terapia intensiva, la curva cresce nelle stesse proporzioni di marzo
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Venerdì 9 Ottobre 2020
LE SANZIONI consenso del governo. E, capiamoci, non c’entra nulla l’autonomia: nel momento in cui siamo in emergenza nazionale, è ovvio che servano disposizioni nazionali, perché le regioni non sono luoghi chiusi». E infatti la curva del contagio continua a salire. Un campanello d’allarme era già suonato il primo ottobre, quando il Veneto aveva registrato 445 nuovi contagi, record italiano, e cinque vittime nel giro di 24 ore, il dato più alto dal 24 aprile scorso. Polverizzato però dai 533 casi registrati ieri e aggravati da sette decessi. Il motivo? Grandi focolai sparsi L’impennata Record di contagi in Veneto ieri, dal 24 aprile. Focolai in tutte le province, allarme case di riposo, centinaia di tamponi rapidi nelle scuole, ospedali a rischio
in tutte le province, partendo da Venezia, che accusa ormai 116 infetti (40 solo nelle ultime tre settimane) tra gli operai di aziende esterne operanti in Fincantieri e quasi tutti bengalesi, nella cui comunità l’Usl Serenissima avvierà uno screening. Poi ci sono l’ospedale civile, che nel reparto di Medicina conta 30 fra pazienti e operatori colpiti dal virus, e la residenza per anziani del Fatebenefratelli, dove sono risultati positivi al tampone 14 degenti e 5 operatori. A proposito di ospedali, ieri è morto un 76enne, il tredicesimo paziente della clinica di Porto Viro, in Polesine. Boom di contagi pure nella casa di riposo Angelo Majoni di Cortina: 44 solo ieri, per un totale di 60, quasi tutti asintomatici. E proprio il versante degli istituti per anziani preoccupa la Regione, che dalla prossima settimana sottoporrà a tamponi rapidi tutti i visitatori. A «La Pieve» di Montecchio sono 82 i pazienti Covid (67 ospiti e 15 operatori) e un 95enne ha perso la vita; a Chiampo un nuovo cluster si è materializzato in un centro disabili, con venti tra pazienti e operatori raggiunti dall’infezione; alla «Pia Opera Ciccarelli» di San Giovanni Lupatoto (Verona) la situazione si aggrava, con altri 20 casi, che portano il totale a 58. A Vicenza venti classi del liceo classico Brocchi lunedì hanno saltato le lezioni, perché un docente è stato trovato positivo al tampone, mentre continua a preoccupare la situazione in Comelico, gravato ormai da 120 contagi, 12 riscontrati ieri. A questi si aggiungono i 38 registrati nei Comuni del Cadore e i quattro (tre studenti e un professore) diagnosticati all’Istituto alberghiero Dolomieu di Longarone, costretto a chiudere il convitto e a mettere in quarantena una classe. A Treviso infine il Covid-19 ha colpito nove calciatori di un team di Seconda Categoria, il Basalghelle di Mansuè. Martina Zambon Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
oggi per ogni contagiato rilevato ne perdiamo tra sei e dieci. E quindi il confronto è impossibile. Possiamo solo dire che gli ingressi nelle Terapie intensive aumentano in modo esponenziale e che se non facciamo qualcosa a fine anno saranno 2500 in tutta Italia. Una prospettiva terribile». Cosa propone? « A l m o m e n to n o n c ’è emergenza ospedaliera, quindi dobbiamo giocare d’anticipo, evitando di arrivare all’affollamento delle Terapie intensive. Per esempio bisogna aumentare le corse dei mezzi pubblici almeno negli orari critici, fare i controlli nei bar, ristoranti, pub, luoghi pubblici e in strada, dove non tutti rispettano le regole. Dobbiamo limitare a un massimo di sei persone la presenza allo stesso tavolo nei locali, impedire manifestazioni di grande attrazione e aggregazione, come festival, feste e ovviamente i colloqui a scuola con i genitori. Vanno organizzati per via telematica». Lei ha dato il buon esempio, decidendo che la sezione Covid-19 del «Festival della Scienza di Genova» (di scena dal 22 ottobre al primo novembre), di cui è la direttrice
scientifica, non si farà più in presenza, ma in streaming. «Sì e ho ricevuto dai colleghi solo approvazione. È un sacrificio necessario». Cosa pensa della reintroduzione da parte del governo dell’obbligo di mascherina all’aperto, in ufficio e perfino in casa, se arrivano parenti e amici non conviventi? «Sono regole che già rispetto dall’inizio della pandemia. Quando vado a trovare i miei genitori indosso sempre la mascherina, e loro fanno lo stesso. Così come quando accolgo a casa cognati, amici e familiari che non vivono con me. Lo stesso accade in ufficio, dove tutti indossiamo la mascherina, che all’aperto va messa quando non è possibile rispettare la distanza sociale di un metro. Certo, se passeggio da sola in spiaggia, senza nessuno intorno, posso farne a meno». Nei luoghi chiusi va sempre portata? «Sì. Le regole si rispettano. Il governo dovrà fare la sua parte ma anche noi siamo chiamati a uno sforzo per impedire che la situazione precipiti». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Col ritorno degli obblighi tornano i verbali
Dal lockdown ad oggi fermato e controllato un veneto su cinque Oltre ventimila le multe
I dati sulle sanzioni
marzo-maggio
A PERSONE
AD ESERCIZI COMMERCIALI 560.127
555.199 CONTROLLI
CONTROLLI
TOTALE
1.115.326
TOTALE
530.967 453
2.260
TOTALE
SANZIONI
25.405 7.381
DENUNCE
171.980
358.987
23.145 SANZIONI
maggio-ottobre
134
TOTALE
587 77
420
TOTALE
DENUNCE
7.801
45
TOTALE
122
Fonte: ministero dell’Interno, dati aggiornati all’8 ottobre 2020
VENEZIA Duecento metri e dieci centimetri: multa. Niente guanti oltre alla mascherina al supermercato? Multa. Spostamenti non autorizzati? Multa. In alcuni casi anche una denuncia. Sembra passata un’era geologica dai mesi più duri, quelli del lockdown ma la seconda ondata e i nuovi obblighi, uno su tutti la mascherina all’aperto, riportano in auge il tema delle sanzioni legate alla pandemia di Covid-19. Gli ultimi dati aggiornati forniti dal Viminale raccontano di un Veneto che, da marzo all’8 ottobre, ha visto controllato più di un cittadino su cinque. Arriva, infatti, alla cifra monstre di 1.115.326 il numero di veneti controllati dall’inizio del lockdown a oggi. Un dato balza agli occhi: quel milione abbondante di controlli è stato equamente suddiviso fra i mesi di piena emergenza (marzomaggio) e quelli estivi in cui i laccioli sono stati allentati: circa mezzo milione a tranche. Diverso, e di molto, il peso delle sanzioni. Fino a maggio in regione sono state elevate oltre 23 mila multe, solo 2.260 da fine maggio a inizio ottobre. Una proporzione che si acuisce ancor più (comprensibilmente visto il minor numero di limitazioni) per le denunce: oltre 7 mila fino a maggio, solo 420 in estate per un totale di 7.801. La domanda, a sette mesi esatti dall’inizio del lockdown, è: quante di quelle multe sono state pagate? «È una domanda a cui si potrà dare risposta solo a bocce ferme - spiega il prefetto di Padova, Renato Franceschelli - quindi fra molti mesi». Perché? Per colpa dei ricorsi. «Si tratta di multe con termini per i ricorsi ma può intervenire anche il giudice di pace e poi ancora si arriva alle cartelle esattoriali. Qui in prefettura cominciamo a vedere solo quelle dei primi mesi, di-
Avvio soft Mascherine all’aperto, Ieri, molti controlli si sono risolti con un avvertimen to
L’Ego - Hub
ciamo fino alla depenalizzazione dell’art. 650 che sono finite in procura e che un po’ alla volta ci stanno mandando. A quel punto noi le dobbiamo rispedire ai trasgressori e via così. Di ricorsi ce ne sono stati fin da subito, soprattutto da parte delle aziende ed esercizi pubblici ma anche di privati. Diciamo che normalmente il 30% di chi prende una multa ad esempio per violazione del codice della strada, fa ricorso. Possiamo ipotizzare una percentuale analoga». Che quasi una multa su tre venga impugnata è considerata una percentuale realistica anche dal
● L’editoriale
Seconda ondata e longevità SEGUE DALLA PRIMA
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a la seconda ondata rovinerebbe anche quella corsa alla longevità che vede l’Italia nelle posizioni migliori. L’Istat ha aggiornato il numero dei decessi nei primi cinque mesi dell’anno: si vede con chiarezza che in gennaio e febbraio, che pure sono mesi influenzali, il numero dei morti è inferiore a quello dei corrispondenti mesi dell’anno prima. La mortalità si impenna in marzo (soprattutto) e aprile, mentre a maggio già rientra nei livelli dell’anno prima. Stessa tendenza nelle quattro regioni del nordest: numero di decessi ai livelli dell’anno prima in gennaio e febbraio, poi il balzo in marzo ed aprile – 9 mila morti in più – per ritornare allo stesso numero del 2019
a maggio. In questo mese insomma si esaurisce quel drammatico e inaspettato eccesso di mortalità del bimestre marzo-aprile per tornare ai livelli medi degli ultimi anni. Che i decessi non crescano nonostante l’invecchiamento della popolazione – anzi, che talvolta calino, come in gennaio e febbraio - è dovuto a quel miracolo laico chiamato longevità, un miracolo che la pandemia (a parte quelle province lombarde dove ha infierito di più) ha solo minacciato, ma non sembra aver interrotto. D’altronde, come è stato argutamente detto, «invecchiare è ancora il solo metodo che si conosca per vivere a lungo». Oggi viviamo un tempo sospeso in cui si tratta di vedere quanto sarà aggressiva la seconda ondata pandemica: se davvero intristirà la socialità, la demografia e l’economia. Per ora, chi vivrà vedrà. Letteralmente. Vittorio Filippi
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ministero dell’Interno che, in parte, monitora il fenomeno. Diciamo «in parte» perché i canali di controllo-sanzioneriscossione sono almeno due: statale se a far la multa sono le forze dell’ordine, comunale se in campo c’è la polizia locale. Un’abbinata che, annunciano le prefetture, inevitabilmente, continuerà a operare anche per i nuovi controlli. «Le risorse di polizia sono quelle che sono, - osserva Franceschelli ogni provincia dovrà fare con quello che ha». A essere sottoposti a controlli, sanzioni e, in alcuni casi, chiusure sono anche gli esercizi commerciali. Nel mirino, l’estate scorsa, ad esempio, ci sono finiti i bar della movida. In totale, da marzo a ottobre, se ne sono controllati in Veneto 530.967 con 587 sanzioni totali e 122 chiusure. Si apre ora un nuovo capitolo e proprio sui controlli cominciano ad agitarsi alcuni sindacati come il Coisp di Treviso, i poliziotti si chiedono con che uomini dovranno fare i nuovi controlli e secondo quale procedura. La questione non è banale visto il margine di discrezionalità del controllore che dovrà valutare la gravità di chi non porta la mascherina all’aperto in un range che va dai 400 ai 1.000 euro. Tanto che oggi è in programma un vertice in prefettura a Vicenza per decidere «chi fa cosa» e chi multa. Ieri, intanto, il primo giorno d’obbligo per le mascherine en plein air pare essere trascorso con una prevedibile linea morbida. A Mestre, ad esempio, più di qualcuno è stato fermato dagli uomini della polizia locale perché senza mascherina. L’invito è stato di indossarla ma per chi l’aveva dimenticata c’è stato solo un avvertimento. M. Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
Il virus
Venerdì 9 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
La ripartenza
L’EPIDEMIA
Allarme case di riposo tra Vicenza, Cortina e Verona Treviso: infettati nove calciatori, in Comelico 120 casi
Nuovo balzo dei contagi: più 533 Variati: «Il pericolo c’è ancora» La candidatura veneta
Spazi, dati ed eventi allo studio il dossier per il G20 Salute VENEZIA Lavoro febbrile, in Regione, per la preparazione della candidatura al G20 Salute del settembre 2021, la cui presidenza è stata assegnata all’Italia. Maurizio Gasparin, direttore dell’area Programmazione e Sviluppo strategico, nelle prossime ore si riunirà con il governatore Luca Zaia per cominciare a gettare le basi della manifestazione di interesse da presentare al governo, che dovrà scegliere la sede del vertice. In corsa c’è anche Roma. I primi passi burocratici consistono nell’acquisire dati, tempistica e requisiti per la formulazione della candidatura, così da poter poi iniziare a impostare il relativo dossier. Che dovrà indicare gli spazi scelti per ospitare l’evento, garantire gli adeguati collegamenti viari e la sicurezza idonea a ospitare una delegazione di alto profilo istituzionale. La scelta dovrebbe ricadere su Venezia, sede della Regione ma anche dell’Oms, dotata di aeroporto e delle misure di sicurezza all’altezza del summit tra i venti Paesi che insieme concentrano l’85% delle risorse mondiali. In parallelo all’area Programmazione e Sviluppo strategico lavora l’area Sanità e Sociale, che dovrà organizzare due convegni di alto profilo, i cui titoli saranno scelti dal ministero della Salute. Uno dei due sarà dedicato alla pandemia da Covid-19 e a terapie, vaccini, sperimentazioni e farmaci adottati per contrastarla. L’altro argomento è ancora in divenire. La delegazione del G20 sarà poi invitata a visitare la sede dell’Oms, gli ospedali e i centri di ricerca di eccellenza del Sistema sanitario veneto, di cui si illustrerà anche la gestione dell’epidemia. «Offriamo tutto il nostro sostegno alla proposta di ospitare il G20 Salute e l’Agenzia biomedicale europea — dichiara il segretario generale di Cisl Veneto, Gianfranco Refosco — vantiamo le condizioni perché le candidature vengano accolte dal governo. L’esperienza della gestione dell’emergenza Covid-19 conferma che abbiamo delle eccellenze nell’ambito medico e scientifico da mettere in campo. Ma il Veneto può e deve fare molto di più, contestualizzando le candidature in un progetto che preveda l’uso delle risorse messe a disposizione dalla Ue con il Mes Sanità. Ci vuole un piano — aggiunge Refosco — che potenzi il Sistema sanitario locale e proponga la nostra regione come punto di riferimento per il resto del Paese nella lotta alle pandemie». Il Mes Sanità, ovvero il Meccanismo Europeo di Stabilità, consiste in un prestito di 36 miliardi di euro, con un tasso di interesse vicino allo zero, una durata massima di 10 anni e una disponibilità quasi immediata. Unica condizione la destinazione dei fondi per le spese «dirette e indirette di salute pubblica, cura e prevenzione legate alla crisi Covid19». Tornando al Global Health Summit 2021, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato: «Sarà un’occasione molto importante. L’Europa può e deve essere l’avanguardia nelle politiche a tutela della salute di tutti». Intanto la Regione lavora anche alla candidatura per l’assegnazione a Padova dell’Agenzia biomedicale europea (in lizza pure Milano e Bergamo), che dovrebbe sorgere sempre nel 2021 per volere della Commissione Europea. M.N.M.
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Come prima, peggio di prima. Parliamo del virus (che cresce, è indubbio) e della politica che oltre a governare le oscillazioni della pandemia ha il compito di comunicare con la popolazione. Spiccava, ieri, in netta controtendenza l’affermazione del presidente veneto Luca Zaia «Il coronavirus non è più un’emergenza». Si era nel giorno del ritorno delle mascherine all’aperto obbligatorie, con gli indicatori del contagio in crescita. Va detto che Zaia non manca mai di premettere «restiamo in allerta, siamo pronti con l’artiglieria pesante, ci stiamo preparando al peggio» e così via. Ma quel «non è più un’emergenza» non è passato inosservato. Achille Variati, sottosegretario al Viminale, commenta: «Bisogna capirsi sui termini. Alla domanda: siamo in emergenza nelle Rianimazioni, nelle Terapie intensive? la risposta è no e se questo intendeva il presidente Zaia ha ragione. Il punto, però, è un altro: noi all’emergenza sanitaria ospedaliera non dobbiamo proprio tornarci. Non dobbiamo e, aggiungo, non possiamo». Il ragionamento di Variati è di prospettiva: «Se dovessimo tornare all’emergenza sanitaria non basterà più la mascherina, significherebbe procedere a chiusure, anche se parziali, di attività produttive e commerciali. Ora, ci sono i segnali di una ripresa dell’infezione e questo è innegabile ma, ripeto, è vero che non c’è emergenza sanitaria ospedaliera. Tutto ciò premesso, bisogna stare attenti a non lanciare il messaggio che non c’è VENEZIA
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Variati Un ritorno all’emergenza ospedaliera significherebbe chiusura di attività e quindi tensioni non solo economiche ma sociali
L'intervista
«La situazione è preoccupante. I numeri crescono e se non interveniamo subito nel giro di un paio di mesi saranno impressionanti. Bisogna giocare d’anticipo, non inseguire il virus. Se ora non si mettono in atto delle misure per limitare il diffondersi del contagio, rischiamo di dover intervenire pesantemente a ridosso del Natale». Lo scrive sul suo profilo Facebook la professoressa Antonella Viola, docente di Patologia generale al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica «Città della Speranza», a 24 ore dagli ultimi dati diffusi dalla Regione, che indicano nel 97% i veneti colpiti dal coronavirus asintomatici e nel 7% la percentuale degli infetti ricoverati in Terapia inPADOVA
nessun problema, perché la crescita dei contagi è continua e non possiamo permetterci chiusure di attività. Significherebbe precipitare in una buca da cui non ci rialzeremmo più. Voglio dirlo chiaramente: non ci sono e non ci saranno risorse aggiuntive. Abbiamo il recovery fund per far riprendere l’economia ma
non si potrebbe fare il bis, non in quella misura almeno, dei sussidi schierati in passato. Sarebbe drammatico». Niente cassa integrazione di massa, niente contributi agli affitti per i negozi, niente bonus partite Iva, tanto per intendersi. E il rischio, a quel punto, oltre che di tenuta economica sarebbe, seriamente,
di tenuta sociale. Dell’ultimo attrito fra Regioni, decise a continuare la differenziazione dei provvedimenti se necessario, e l’esecutivo, che invece riporta il timone su Roma, Variati ribadisce: «Le Regioni motu proprio possono anche pensare a misure ampliative rispetto a quelle nazionali, ma con il
Viola: «Situazione critica, bisogna aumentare i controlli o i contagi esploderanno» Immunologa La professoressa Antonella Viola in laboratorio
tensiva, contro il 50% rilevato a marzo, nella fase acuta dell’emergenza. Professoressa Viola, ma allora come siamo messi?
«Secondo l’Oms il 10% della popolazione mondiale è stata contagiata dal coronavirus, quindi parliamo di 750 milioni di persone. Ma non tutti sono stati intercettati. Solo in Italia per ogni positivo al tampone ne sfuggono altri sei. E allora l’unico parametro stabile in grado di fornirci l’esatto quadro della situazione sono le Terapie intensive, delle quali stiamo analizzando la curva di crescita. Ed è uguale a
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quella di marzo». Ora però nel Veneto in Rianimazione ci sono 21 ricoverati, contro le centinaia di sette mesi fa. «Sì, ma il flusso aumenta nella stessa proporzione. Per contro devo dire che i dati di marzo vanno moltiplicati per dieci, perché all’inizio della pandemia i tamponi li facevamo solo ai sintomatici in ospedale, perdendo decine di pazienti per strada. Ma anche
Per ogni positivo al virus trovato ne sfuggono sei. Terapia intensiva, la curva cresce nelle stesse proporzioni di marzo
PRIMO PIANO
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Coronavirus: la situazione sanitaria nel Bellunese le difficoltà dello sport
il calcio
Pubblico in tribuna, regole rigide si rischiano partite a porte chiuse
Le società si attrezzano con i posti numerati
I dirigenti pessimisti: «Siamo tutti volontari, le incombenze sono tantissime e anche le responsabilità»
BELLUNO
Alessia Forzin / BELLUNO
È sempre più complicato per le società sportive dilettantistiche adeguarsi ai protocolli per prevenire il contagio da Coronavirus. L’ultimo grattacapo riguarda la presenza di pubblico in tribuna durante le partite. L’ordinanza firmata dal presidente della Regione Luca Zaia il 2 ottobre, e valida fino a lunedì (la situazione attuale fa supporre che sarà prorogata), non vieta l’accesso al pubblico, ma lo subordina a moltissime prescrizioni. LE REGOLE
Possono entrare al massimo mille persone all’aperto, duecento nelle palestre (se sono più piccole può essere occupato al massimo il 25% dei posti), non è possibile guardare la partita in piedi, i biglietti devono essere prenotati e pagati online perché le biglietterie devono rimanere chiuse per evitare assembramenti, così come i bar. In caso di eventi gratuiti va tenuto un registro degli accessi per 14 giorni e i posti devono essere sempre numerati. Serve un numero di varchi (accessi e uscite) adeguato ad evitare assembramenti, bisogna misurare la temperatura, avere in tribuna personale che vigili sull’osservanza delle norme, fra cui quella della mascherina, che va tenuta indossata per tutta la durata dell’evento sportivo. «Nell’ordinanza si precisa che deve essere assicurata adeguata assistenza sanitaria, da parte di personale idoneo a gestire eventuali soggetti che presentino sintomi simil Covid», ricorda la presidente della Spes volley, Fabiana Bianchini. «Ma cosa significa? Un medico? Per noi questa situazione è ingestibile, io dubito seriamente che si possa giocare con
Una partita di pallavolo al De Mas, con il pubblico in tribuna (archivio)
La Prefettura invita ad adeguare gli impianti alla capienza massima prevista dai protocolli
rizzazione della commissione di vigilanza (comunale o provinciale) per definire la capienza degli impianti. Una prescrizione che complica ulteriormente la situazione. IL COMUNE
il pubblico in tribuna». L’INVITO DEL PREFETTO
Del tema si è parlato anche mercoledì, nella riunione del comitato Ordine e sicurezza pubblica in Prefettura. Il prefetto, Adriana Cogode, ha inviato una circolare ai sindaci, invitandoli ad avviare ogni iniziativa per adeguare gli impianti sportivi alle disposizioni normative. Servirà un’auto-
Il Comune di Belluno incontrerà la prossima settimana Sportivamente Belluno, per capire quali interventi sono necessari al De Mas, alla Spes arena e al Polisportivo. «Sistemeremo degli adesivi sui seggiolini per indicare al pubblico dove sedersi», spiega l’assessore allo sport, Marco Bogo. «Ma non dovremmo fare lavori particolari negli impianti. Mi metto nei panni delle società: non so
come si possa organizzare un evento con il pubblico con questo protocollo». LE SOCIETÀ
Fabiana Bianchini pensa si giocherà a porte chiuse e non è ottimista neanche Sergio Milani della Pallavolo Belluno. «Al De Mas potranno entrare cento persone, rispettando i distanziamenti in tribuna, ma ci sono molte problematiche logistiche», spiega. «Dovremmo mettere in piedi una task force per gestire gli accessi e la permanenza in tribuna, ovviamente trovando persone volontarie che ci aiutino perché siamo una società dilettantistica. Si sta facendo di tutto per
Bianchini della Spes «Situazione ingestibile» Milani (volley Belluno) «Qui siamo volontari» scoraggiare la presenza di pubblico agli eventi sportivi. Sinceramente non so neanche se si inizierà a giocare». Milani contesta lo «scarica barile, le responsabilità che pesano sulle società. Noi potremmo farcela a gestire le prenotazioni online, la misurazione della temperatura, l’utilizzo della mascherina, ma le incombenze sono veramente molte». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Non va meglio nel mondo del calcio. Stando al protocollo, società come lo Schiara non potranno ospitare pubblico, perché a Tisoi manca una tribuna. A La Rossa, dove gioca l’Alpina, potranno accedere pochissime persone, perché la struttura in lamiera per il pubblico è di dimensioni ridotte. L’Arsiè domenica scorsa ha giocato a porte chiuse, perché il campo di Celarda non ha una tribuna. A Cavarzano la società, che gioca in Promozione, ha numerato tutti i posti nella tribuna a gradoni, che fino all’anno scorso veniva lasciata alla libertà dei presenti, e i biglietti vengono venduti nominalmente. «Misuriamo la temperatura a tutti, teniamo il registro presenze: ci siamo adeguati, altrimenti non avremmo potuto far accedere il pubblico», spiega il presidente, Claudio Sella. «Con il Treviso abbiamo giocato a porte chiuse, ma inviterei le forze dell’ordine ad andare anche nei bar e nei supermercati, dove ci sono assembramenti e la temperatura non viene misurata: a noi hanno fatto un controllo ferreo, chiedo che tutti vengano trattati alla stessa maniera». Il Cavarzano ha raddoppiato gli addetti in servizio durante le partite, ma il presidente è poco fiducioso per il futuro: «Secondo me in queste condizioni non arriveremo a Natale», conclude Sella. «Abbiamo il bar chiuso, il che significa meno incassi. Abbiamo fermato gli allenamenti della Juniores, perché un giocatore è in classe con un ragazzo che forse è positivo. Siamo una società dilettantistica, andare avanti è davvero dura». — A.F.
la riunione
Forze dell’ordine schierate per far rispettare le norme Comitato ordine e sicurezza pubblica in Prefettura: deciso un aumento dei controlli dove ci sono i focolai epidemici In Comelico 107 i positivi BELLUNO
Maggiori controlli delle forze di polizia nei comuni dove ci sono focolai di Covid-19 e in tutte le realtà sociali sociali nelle quali mag-
giormente si riscontrano comportamenti non in linea con le disposizioni vigenti, tese a limitare la diffusione dei contagi. Questo quanto deciso mercoledì in Prefettura, durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Adriana Cogode, alla quale hanno preso parte i vertici delle forze dell’ordine, i rappresentan-
ti della Provincia e del Comune di Belluno, i sindaci di Feltre e Pedavena e il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti. Al centro dell’incontro, la situazione relativa alla diffusione in provincia del Covid-19 e l’esame delle misure di prevenzione da assumere a tutela della salute pubblica. Secondo i dati discussi al tavolo, alla data di martedì risultavano 239
persone positive in provincia, 756 soggetti in isolamento fiduciario domiciliare, 23 pazienti positivi ricoverati in area non critica all’ospedale di Belluno (saliti a ventiquattro con l’aggiornamento diffuso ieri sera dall’Usl Dolomiti)). Dal 21 febbraio si registrano 115 decessi e 97.203 tamponi effettuati. Al momento, la zona a più elevata diffusione è quella del Comelico, con un importante focolaio epidemico che interessa i comuni di Santo Stefano, San Pietro e Comelico Superiore dove ci sono 107 persone positive e 227 in isolamento domiciliare. Dall’analisi dell’attività di screening effettuata dal
Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria bellunese, è emerso come le principali cause del contagio risiedano nel mancato utilizzo della mascherina e negli assembramenti che talvolta si verificano all’esterno degli edifici scolastici o degli esercizi di sommi-
Al via una campagna per sensibilizzare i cittadini su mascherine e distanziamenti sociali nistrazione di alimenti e bevande. Al riguardo, in Prefettura è stata condivisa l’esigenza di lanciare, con lo sforzo si-
nergico di tutte le istituzioni coinvolte, una campagna di sensibilizzazione della popolazione sull’assoluta necessità di rispettare le poche e semplici regole per contenere la diffusione del virus: utilizzo della mascherina; mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro; igienizzare frequentemente le mani. È stato anche deciso di potenziare i controlli delle forze di polizia per verificare il rispetto delle norme anti-contagio, in particolare in Comelico ma anche in tutti quei contesti in cui si riscontrano comportamenti non in linea con le vigenti disposizioni normative. — A.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
viabilità
Veneto Strade mette in cantiere interventi per oltre 37 milioni Sono 44 i lavori post Vaia appaltati, per la maggior parte a ditte bellunesi si aggiungono sei progettazioni di opere rilevanti per circa 2,6 milioni di euro BELLUNO
Veneto Strade metterà mano ad alcuni nodi della viabilità bellunese, fin dalle prossime settimane. Quarantaquattro interventi per un valore di oltre 37 milioni di euro, più sei progettazioni per un totale di 2 milioni 646 mila euro. «Da dove partiremo? Lo decideremo nei prossimi giorni», risponde Silvano Vernizzi, direttore generale della società. Due i progetti più sostanziosi, da 3 milioni e mezzo ciascuno. Uno riguarda la messa in sicurezza della strada regionale 48 delle Dolomiti tra Auronzo e Misurina, subito dopo la cittadina, dove l’arteria è stata ripetutamente danneggiata dal maltempo, sia dopo Vaia che più recentemente. L’altro riguarda la stessa strada 48, per la sistemazione dei ponti in località Rio Gere e Lago sci, in territorio comunale di Cortina. Da 3 milioni e 400 mila euro è invece l’intervento, tanto sospirato, lungo la strada 347 del passo Cereda e passo Duran, dove Veneto Strade metterà mano all’intersezione con la statale Alemagna a Venas, in comune di Valle di Cadore. Si tratta dello svincolo per Cibiana, intervento molto atteso per i Mondiali di sci, ma che difficilmente potrà essere pronto per febbraio. Il cantiere è complesso, perché l’ampliamento dell’Alemagna andrà a coprire, con una galleria artificiale, l’ingresso della 347. Passando in Agordino, costerà un milione e 600 mila
Il progetto per la galleria Pala Rossa 2 e per il ponte sul Cismon è alle fasi conclusive
euro il ripristino del by pass di emergenza in corrispondenza della galleria di Listolade, lungo la strada agordina 203. In località Palù, lungo la stessa sr 203, è atteso l’adeguamento idraulico dell’attraversamento stradale; opera per la quale servirà un investimento di un milione e 200 mila euro. Alleghe sta aspettando da tempo la variante alla 203 per bypassare l’abitato. So-
no stati stanziati un milione e 242 mila euro. Siamo alla progettazione definitiva ed esecutiva. Bisognerà aspettare ancora qualche mese. Lo stesso si dica per la nuova galleria di Soffranco, lungo la strada provinciale 251 della Val di Zoldo; lo stanziamento è di 414 mila euro. Per il ponte di Lamosano, invece, siamo all’esecuzione dell’opera: un milione e mezzo di euro. Da un milione di spesa è in-
vece il consolidamento dei versanti di Valle, e analoga operazione verrà eseguita per i versanti a monte dell’agordina, sulla strada regionale 48 e sulla provinciale 251. Sulla strada provinciale 49, con un milione e 200 mila euro si interverrà sul ponte presso il rio Popena. L’attraversamento stradale in località Palù a Cencenighe è invece finanziato con 800 mila euro, 700 mila eu-
manutenzioni
Iniziano le asfaltature in città Il via dal Nevegal, poi le frazioni Saranno investiti 425 mila euro Si andrà avanti fino a quanto il meteo lo consentirà per poi riprendere i cantieri dalla prossima primavera BELLUNO
Al via i lavori di asfaltatura in città: si partirà dalle zone più alte del territorio comunale per poi passare alle aree che più necessitano di manutenzione. I primi cantieri sono partiti ieri in via Col de Gou (27 mila euro), poi toccherà a via Faverghera Alta (26 mila euro) e via Faverghera Bassa (53 mila euro), e via Pascolet (16 mila euro): «Meteo permettendo, ci concen-
treremo inizialmente in Nevegal, prima dell’arrivo della neve e approfittando di questo periodo di bassa stagione», spiega l’assessore alle manutenzioni Biagio Giannone. Degli oltre 425 mila euro complessivi (comprensivi quindi di Iva e oneri per la sicurezza) stanziati per le asfaltature tra l’autunno 2020 e la primavera 2021, dunque, oltre 120 mila saranno destinati al colle cittadino. Il programma prevede, oltre a quelle già dette, le bitumature di via Mandon, via Tisson (16 mila euro ciascuna), via Visome (13 mila euro, la parte più a sud), via Sois (21 mila euro), via Gioz
L’asfaltatura di una strada
ro serviranno per l’accesso a Carfon, in comune di Canale d’Agordo. Il completamento dei lavori al ponte San Felice sarà finanziato con un milione e 104 mila euro. Altri 766 mila euro sono stati destinati per Schiucaz, in comune di Alpago, dove solo di recente si è potuti tornare a una certa normalità. Con 414 mila euro si metterà in sicurezza il ponte di Villanova sulla provinciale 347. Fra le progettazioni, siamo alla conclusione dello studio per la galleria Pala Rossa 2 e del ponte sul torrente Cismon in località Ponte Oltra, nei comuni di Lamon e Sovramonte, ma ci sono anche 228 mila euro per il rifacimento del ponte carrabile sulla SP 641 del Passo Fedaia. L’elenco delle opere riguarda tutte le zone devastate dalla tempesta Vaia di due anni fa, un esame della situazione del territorio che Silvano Vernizzi, direttore generale di Veneto Strade ha coordinato con i tecnici: «Andiamo avanti con decisione per ripristinare la rete viaria e la difesa dalle valanghe dei centri abitati dopo il disastro di Vaia, spiega Vernizzi. «Siamo riusciti a rispettare l’impegno di appaltare e contrattualizzare gli interventi in programma nei tempi imposti dal governo e altrettanto contiamo di fare nel 2021 ultimo anno di gestione commissariale. Pertanto gli input del Commissario straordinario Luca Zaia sono stati pienamente rispettati. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando in grande sinergia con la Provincia di Belluno di cui ringrazio il presidente». Vernizzi si concede, infine, un’importante sottolineatura, evocando, indirettamente, quanto sta accadendo a Longarone con via Uberti. «Vorrei sottolineare che la maggior parte delle imprese che realizzeranno gli interventi sono del territorio», dice il direttore. «In un momento tanto difficile per il settore penso che sia un’opportunità importante». —
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lonGaRone
Il percorso della variante deciso entro l’anno LONGARONE
Entro l’anno sarà definito l’esatto percorso della variante di Longarone, tra Pian di Vedoia e la Gardona, nei pressi dell’ingresso della galleria di Termine di Cadore. Il prossimo anno sarà dedicato all’iter autorizzativo e dal 2022 si avranno 4 anni di tempo per completare l’opera, dal costo vicino ai 200 milioni di euro. Ieri, in un incontro in municipio, l’Anas ha discusso le prime bozze progettuali con il Comune e la Regione. Si è deciso di procedere lungo la sponda destra del Piave, escludendo, quindi, l’ipotesi della sinistra. Questa soluzione comporterà la realizzazione della galleria corta, sotto Castellavazzo. Scartata dunque la soluzione di arrivare alle porte di Longarone con una superstrada che, in zona industriale sarebbe entrata in un lungo tunnel fino alle spalle di Castellavazzo; troppo costosa, questa soluzione, ed anche marcata da tempi eccessivamente lunghi. È stato pure escluso che si tratterà del proseguimento dell’autostrada, con due corsie per ogni direzione di traffico. In progettazione è in sostanza una strada a scorrimento veloce, che avrà come obiettivo il superamento di Longarone, in modo da guadagnare almeno 10 minuti di tempo e soprattutto di evitare gli storici ingorghi. La variante vedrà la luce insieme alla circonvallazione di Cortina; entrambi i progetti sono finalizzati dalle Olimpiadi. —
FRANCESCO DAL MAS
F.D.M.
(13 mila euro), via Col del Vin (3 mila euro), via Sala (16 mila euro), via Giorgetti (13 mila euro), via Strasburgo (6 mila euro), via della Rivetta (6 mila euro), via Antole (1000 euro), via Salce (5 mila euro), via Silva (14 mila euro), via Sopracroda (9 mila euro), via Vittorio Veneto (27 mila euro), via A. D’Incà (7 mila euro) e via Prade (22 mila euro): «Per quest’anno ci siamo concentrati sulle strade principali, quelle più trafficate e quelle dove transitano i mezzi pubblici», sottolinea l’assessore. «I tempi di approvazione del bilancio ci impongono di ripartire gli interventi su due annualità: avvieremo i lavori in Nevegal e poi procederemo seguendo le priorità, fino a quando le condizioni meteo non ci imporranno di fermarci per la pausa invernale, per poi riprenderli nella primavera del prossimo anno», anticipa Giannone. «Per via Prade aspetteremo comunque la realizzazione della pista ciclabile tra via Feltre e il nuovo parcheggio
scambiatore di Col da Ren». «Abbiamo stimato che per quest’anno asfalteremo una decina di chilometri di strade, a fronte dei 450 chilometri distribuiti su tutto il territorio comunale», evidenzia l’assessore. «È evidente che per intervenire ovunque servirebbero decine di milioni di euro; quest’anno possiamo contare sul doppio delle risorse dello scorso anno e quattro volte tanto rispetto al primo anno di questo mandato, per cui dobbiamo continuare e anzi aumentare le risorse destinate a questi lavori». Oltre alle asfaltature, il 2021 sarà anche l’anno della progettazione di tre rotatorie: «Vogliamo arrivare ad avere un progetto esecutivo per la rotonda di Cavarzano, per quella di via Prade e quella di piazzale Marconi. Ogni intervento costerà circa 300 mila euro, per questo è fondamentale avere già a disposizione i progetti esecutivi con i quali partecipare ai prossimi bandi per la sicurezza stradale». —
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IL GIORNALE DI VICENZA
Venerdì 9 Ottobre 2020
VENETO
VERONA.SpotsessistaaLazise:pubblicitariinrivolta
L’associazionepubblicitariitaliani,Adci, prendeledistanze da unospotconriferimentisessisti (frasi deltipo“belledonnepertuttiigusti”)utilizzatosuisocialperlapromozioneturisticadelComunedi Lazise(Verona),sulLagodiGarda.«Inconcepibilesialospot,siacheilComunel’abbiavoluto».
Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
VERSOILVIA ALLALEGISLATURA. Ierii primi accreditamentidei 50 nuoviconsiglieriregionali
Solo17elettorisu100 hanno dato la preferenza
Nellalistazaiana
Unapiccola sorpresa pure aVicenza
Èunrecord storiconegativo:cinque annifa siera giunti al30% E16elettorisu100hanno sceltosoltantoil candidatopresidente Piero Erle
Soltanto 17 veneti ogni 100, tra i 2,5 milioni che si sono recati alle urne il 20-21 settembre, hanno indicato una preferenza per eleggere uno specifico consigliere. Un record negativo, perché ad esempio 5 anni fa gli elettori che indicarono anche preferenze furono il 30%. Non solo: ben 16 su 100 non hanno nemmeno indicato una lista che preferivano, ma hanno messo la croce solo sul candidato governatore che volevano sostenere. È uno dei dati curiosi che emerge dalle “Prime analisi del voto” che sono state pubblicate dall’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale (diretto da Claudio Rizzato) del quale è consulente il politologo Paolo Feltrin. ISIGNORIDELLEPREFERENZE.
Il “signore delle preferenze” ovviamente è lui, il governatore Luca Zaia: su 1,88 milioni di voti che ha preso in questa
sua terza vittoria (è il risultato più alto di sempre dal 1995 e cioè da quando si vota direttamente il presidente: ha battuto se stesso, aveva 1,52 milioni di voti nel 2010) ci sono circa 300 mila elettori che hanno indicato solo lui e nient’altro. È il 16% di tutti i suoi elettori, e in questo caso però non è un record storico: nel 2000 il candidato del centrosinistra Massimo Cacciari ebbe il 25% di schede in cui gli elettori indicarono solo lui (ma perse, come noto: vinse Giancarlo Galan con il centrodestra). E se si guarda invece a quegli elettori che sono arrivati a indicare preferenze per candidati consiglie-
Slittaancora laconvocazione dellaprimaseduta (eanchelagiunta) Vannocorretti inumeridiPadova
ri, proprio la “lista Zaia” risulta tra le meno gettonate: solo il 9% dei suoi elettori ha scritto preferenze (per la Lega il 19,1%). Viceversa, anche se è risultata tra le formazioni più ridimensionate dal voto (è passata dal 6% dei consensi del 2015 al 3,6%) è Forza Italia a vincere la palma del partito “signore delle preferenze” nella maggioranza: il 37% delle sue schede riportava anche almeno una preferenza indicata. E Fratelli d’Italia va subito dietro, al 32%. Ma curiosamente è la lista “Il Veneto che vogliamo” del candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni (ha preso però solo il 2% del totale) ad avere quasi una scheda su due con preferenza espressa: il 44,6%. Il Pd è al 22,6%. UN BALZO DI GENERE. Da se-
gnalare anche un altro record storico raggiunto questa volta, e sicuramente grazie al “voto di genere” per cui si potevano esprimere fino a due preferenze purché non a
candidati dello stesso sesso: le donne in Consiglio regionale sono ora il 35%, mentre cinque anni fa erano salite al 22% e prima ancora meno. INUOVICONSIGLIERI. La batta-
glia sui numeri comunque non è finita, per giungere al via libera per la nuova legislatura. Anche se ieri a palazzo Ferro Fini sono iniziate le operazioni di “arruolamento” dei nuovi 50 consiglieri che affiancheranno Zaia nella legislatura - termineranno con oggi, col segretario generale Roberto Valente che consegna a ciascuno lo stemma d’oro del Consiglio regionale - in realtà il presidente uscente Roberto Ciambetti non ha ancora firmato la convocazione del Consiglio. Solo oggi infatti dovrebbe risolversi il caos scoppiato a Padova, dove per un misterioso caso le preferenze dei consiglieri che il Tribunale di Padova aveva comunicato alla Corte d’appello risultavano moltiplicate per due o quasi rispetto al
Ivicentinidellalista Zaia: ilneo-consigliereMarcoZecchinato
StefanoGiacomin,Silvia Mainoe ilsegr. generale RobertoValente
numero originario. Gli eletti non cambiano, ma di certo si aspetta di avere il verbale corretto per procedere. E anche per verificare se non spuntano altre sorprese come quella del consigliere veneziano Raffaele Speranzon, che si è ritrovato con 1300 preferenze in meno (anche questo sarà cor-
INFRASTRUTTURE. Sul futurodel Canova incontrotra sindacoeSave
Aeroporti,aVenezia asettembrecalipiùforti Trevisoperoraèfermo MacolRecovery Fundsi mira acantieridisviluppo TREVISO
«La certezza che abbiamo è che l’aeroporto aprirà appena ci sarà lo sblocco dei voli e la crisi pandemica lo permetterà»: è stata questa la risposta del presidente del gruppo Save, Enrico Marchi, durante l’incontro chiesto dal sindaco di Treviso, Mario Conte, sulle prospettive di riapertura dello scalo trevigiano Antonio Canova. «Abbiamo trovato un’intesa per anticipare l’iter burocratico per la realizzazione della passerella sulla strada Noalese - sottolinea da parte sua Conte -. Inoltre abbiamo trovato la disponibilità di Save nella prospettiva di rendere il Canova una base di Ryanair, con un’ampia offerta di voli. Oltre a ciò, il fatto che il gruppo abbia inserito tra le richieste del “Recovery Fund” gli investimenti per l’aerostazione, costituisce una garanzia dell’importanza del Canova e la conferma che Treviso e la Marca sono considerati strategici per l’intero settore dei trasporti». Insomma: niente guerre.
L’aeroportodi Venezia
Con l’incontro di ieri, assicura il primo cittadino, «viene fugato ogni dubbio sul futuro del Canova, che riaprirà». Intanto il volume di passeggeri a Venezia nel mese di agosto ha avuto una flessione del -65,6% (media nazionale -63,1%) e a settembre è ulteriormente peggiorato con un decremento del 73%, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. E in questo mese di ottobre i voli trasferiti da Treviso a Venezia sono nove al giorno, con una stima di circa 53 mila passeggeri a
chiusura mese tra andata e ritorno: un numero che si ridurrà ulteriormente a fronte delle restrizioni di mobilità oggi operative determinate dall’obbligo di tampone per passeggeri in arrivo da Inghilterra, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda del Nord, Repubblica Ceca, oltre che da Francia e Spagna. Ryanair e Wizzair hanno tra l’altro già annunciato ulteriori tagli tra il 20 e il 30% in termini di capacità per il periodo novembre 2020-marzo 2021. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Viaancheascaviper il passaggionavi
Sìalbilancio,sisblocca tuttal’attivitàdelporto VENEZIA
Illungo stallo èfinito. Il commissariostraordinario dell’Autoritàdisistema portualedelMar Adriatico Settentrionale(vale adire i portidiVeneziaeChioggia), PinoMusolino chegià era presidentedell’ente,ha approvatoieri ilbilancio 2019. Losbloccoè arrivato direttamentedaRoma: l’approvazione- precisainfatti unanota- èavvenutagrazie all’emanazionedapartedel Ministerodelleinfrastrutture e deitrasportidiundecreto, il numero434, firmatosolouna settimanafa, il2ottobre. La nonapprovazionedelBilancio comenoto avevabloccato per mesil’Autorità:a rifiutarsidi votarloeranostati i rappresentanti rispettivamentedellaCittà metropolitanadiVenezia, FabrizioGiri, edellaRegione Veneto,Maria Rosaria Campitelli.Ne era natoun bloccocheaveva portato per leggeal commissariamento dell’ente,ma ilMinistero si era difatto“schierato” nella vicendanel momentoincui ha decisodinominare commissariolo stesso presidentecheerastato di fattosfiduciatodaGiri e Campitelli,ecioè Pino Musolino.Perquestol’Autorità delportofasapere che«sarà
Ilportodi Venezia orapossibile attingerea risorse necessarieper losviluppo della portualitàveneta». Non solo:«È ancheinvirtù ditaleapprovazione cheilcommissario straordinario hapotutosiglareieri l’approvazionedefinitivaper l’escavodelcanale Malamocco-Margheraa quota Perpnel trattocompresofra il Bacinodievoluzione 3e San Leonardo.Unintervento che, unito alrecente accordo raggiuntocon il Pioppper ilconferimento dioltre 500mila metri cubidifanghi pressol’Isola delleTresse, consentiràdirisolverei problemi diaccessibilitànautica ai Porti di VeneziaeChioggia.Infine, il commissariostraordinario ha informatole Impreseportuali non concessionarieautorizzate all’eserciziodioperazioniportuali -nellafattispecie Ve.Port, Gm ServiceeGeodem-Ambientedellapossibilitàdiavvalersidiuna prorogadi unannoper l’esercizio delleattivitàpreviste posticipandoperaltro il versamentodelcanoneannuale al 31dicembre 2021».
retto). In ogni caso la Corte pare intenzionata a confermare la proclamazione già fatta mercoledì: può essere quindi che oggi la convocazione parta. Il Consiglio regionale potrebbe riunirsi giovedì o venerdì. Subito dopo Zaia nominerà gli assessori. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ilresponso deigiudiciporta ancheunapiccola sorpresaper ilrisultato elettoralefinale nellaprovinciadi Vicenza,che comenoto haelettoi suoi 9 consiglieri:Manuela Lanzarin (10.421preferenze)eNicola Finco(8.891)per la Lega.Per la listazaianaRoberto Ciambetti (9.974),MarcoZecchinato (4.336),StefanoGiacomin (2..768)eSilviaMaino(2.767). ElenaDonazzan(10.760) per FdI.GiacomoPossamai (11.495)per il Pd. Cristina Guarda(2.529) peri Verdi. La sorpresariguardaproprio la listaZaia: primadeinoneletti è risultataFrancesca Miottocon 2.101voti: èlei chesperainuna chiamatadi Ciambetti ingiunta perpoter entrareinConsiglio, perchéhasuperatoal conteggiofinale FabioBiasin (2.095)eIleniaTisato(2.092) . AlpostodiLanzarin chetorna ingiuntasarà inaula invece MilenaCecchetto(4.650), mentreAndreaCecchellero (2.720)fail tifoper una promozioneanchediFinco, cosìcomeinFdI Joe Formaggio (7.869)per il rientroingiuntadi Donazzan.Altrapiccolanota curiosa,anchese non eletta ChiaraLuisetto(Pd) havistoi suoivoti salirea 9.051.
AMESTRE
PERNEWSWEEK
Unioncamere eAnceVeneto Unvertice sul superbonus
Ospedali Trai migliori 60del mondo c’èPadova
«Il clima è cordiale e la condivisione sui temi affrontati è totale. Siamo perfettamente d’accordo sul fatto che il super bonus 110% è un’importante opportunità di rilancio, ma ci auguriamo che la burocrazia non ne attenui l’impatto positivo. Per questo abbiamo deciso di istituire a Treviso un tavolo che monitori da vicino gli effetti e l’applicazione di questo incentivo e con Ance si è ragionato sulla possibilità di declinare lo strumento a livello regionale». Così il presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, sintetizza l’incontro con il presidente di Ance Veneto, Paolo Ghiotti. In particolare nell’incontro «sono stati messi al centro del colloquio le opportunità ed agli aspetti tecnici dell’incentivo messo in campo del Governo ed a tal proposito il presidente di Unioncamere Veneto ha illustrato il progetto del tavolo di confronto voluto dalla Camera di commercio di Treviso – Belluno che dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti interessati dalla misura con l’obiettivo di monitorare costantemente l’attuazione di questo provvedimento». Infine i due presidenti «hanno messo in evidenza il tema della legalità con il rischio per il sistema produttivo delle imprese del Veneto delle infiltrazioni mafiose».
C’è anche l’Azienda ospedaliera di Padova con il suo policlinico da 1402 posti letto nei primi 60 posti della classifica internazionale “World’s Best Hospitals 2020” della rivista Newsweek che tiene conto della valutazione di medici, operatori e amministratori. Padova si piazza al 53° posto in una graduatoria in cui si trova davanti un solo altro ospedale italiano: il Niguarda di Milano, che si piazza al 47° posto di una lista guidata da un podio tutto americano. La classifica va poi a vedere i migliori ospedali anche delle singole nazioni. E tra i migliori 50 italiani oltre a Padova, che in questo caso però viene indicata curiosamente dai giudici di casa nostra al 6° posto (dopo Niguarda, Policlinico Gemelli Roma, Policlinico S. Orsola Bologna, Humanitas e San Raffaele Milano) compare all’8° posto anche il Borgo Trento di Verona. E poi al 23° posto il Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, al 30° l’ospedale dell’Angelo di Mestre, al 36° il Master Salutis di Legnago e al 43° il San Bortolo di Vicenza. Ancora, al 50° posto il Pederzoli di Peschiera del Garda e subito dietro la clinica San Francesco di Verona, mentre al 6o° c’è il San Bassiano di Bassano e all’80° quello di Belluno. •
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Sport
BELLUNO A +1 SULL’UNION Mentre Rocco rimane in serie C e i gialloblù cercano un difensore la classifica parziale vede per ora i verdegranata inseguire i cugini
Venerdì 9 Ottobre 2020 www.gazzettino.it
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NON PIÙ DI 350 TIFOSI AL DERBY DELLO ZUGNI Ulteriormente ridotta dalle ultime misure anti-contagio la capienza dello stadio di Feltre. Biglietti solo in prevendita dalle 17 di oggi ai bar Quadrifoglio e Peach Pit `
luno, capace di sconfiggere un Arzignano già in crisi (3 ko su 3 per la formazione da tutti indicata come la più forte del girone), grigio quello dell’Union Feltre, che per 2 volte su 2, contro Cjarlins e Ambrosiana, ha buttato via la vittoria nei minuti di recupero dovendosi accontentare di due pareggi.
CALCIO SERIE D Ordine inverso. Il primo derby di stagione, in arrivo domenica insieme alla sempre più palese seconda ondata del Covid-19 che ne condizionerà gli spalti, racconta una classifica inversa: Belluno davanti, Feltre dietro. Inversa rispetto a quella finale delle ultime due stagioni (+10 Feltre in quella interrotta lo scorso febbraio e addirittura +26 nel 2018/2019) e inversa rispetto alle previsioni del lungo precampionato di questa estate. Con il sacco di Arzignano, a fronte dei due finali di gara che hanno tolto 4 punti su 6 ai verdegranata, i gialloblù di Lauria si presenteranno allo Zugni Tauro con un seppur minimo +1 in graduatoria, che sale a +2 se si guarda l’altra cugina, il San Giorgio.
ACCIACCHI Problemi a centrocampo per tutte e due le formazioni. Il Belluno fa i conti con gli acciacchi di Masoch: il match winner di Arzignano è uscito stremato dalla sfida di mercoledì, mentre è completamente recuperato Spencer, già autore di una buona mezz’ora l’altro ieri. Tra i padroni di casa invece sicuramente out Malagò, di cui l’Union sta aspettando con ansia di conoscere l’entità dell’infortunio muscolare al flessore.
DUE TIPOLOGIE DI PREZZI
IL MERCATO
Il primo derby dell’era Covid farà sentire le sue restrizioni. Nelle ultime ore il pubblico ammesso allo Zugni Tauro è stato ulteriormente tagliato di un centinaio di posti, passando dalla capienza di 580 persone dell’ultimo turno alle 350 che domenica pomeriggio alle 15 potranno assistere a Union Feltre-Belluno. Le quali, per accedere alle tribune, dovranno osservare numerose regole. Oltre alle norme ormai di rito, quali mascherina per 90’, misurazione della temperatura e autocertificazione, i tifosi dovranno obbligatoriamente munirsi di biglietto prima dell’arrivo allo stadio acquistandolo in uno dei due punti vendita autorizzati, ovvero (dalle 17 di og-
Se Andreolla però è già riuscito a mettere una toppa all’addio improvviso di Souare, accogliendo in rosa Andrea Vignali, Lauria invece non ha ancora trovato un sostituto al taglio di Yarboye. Al mister del Belluno di rinforzi piacerebbe riceverne due, ma facilmente la società gli chiederà di accontentarsi di uno. Difficile capire se possa essere Dario Teso: i dirigenti continuano ad aspettarlo, ma più passa il tempo più ci si interroga sulle eventuali motivazioni del forte centrale. Svanito definitivamente intanto il revival Daniele Rocco, che ha trovato casa in serie C, a Bisceglie. Alessandro De Bon
GIOIA CONDIVISA tra giocatori e tifosi feltrini nel derby di febbraio 2019
gi) il bar Quadrifoglio di Feltre in via Rizzarda e il Bar Peach Pit del distributore Cucagas in viale Europa 70 a Belluno; domenica dalle 10 i tagliandi rimasti saranno in vendita alla Pizzeria Sole di Napoli di via Rizzarda; acquistando il biglietto verrà consegnata la famigerata autocertificazione. Allo Zugni il botteghino, così come il bar, rimarrà chiuso. Due i settori aperti e due i prezzi: 10 euro per il posto nella tribuna scoperta, 15 per la est, coperta.
TERZA SU TRE Curiosamente per il Belluno quella di domenica sarà la terza trasferta consecutiva di questa stagione. Saltato l’esordio casalingo con l’Ambrosiana per l’allerta meteo di una settimana fa, Corbanese e compagni quest’anno devono ancora vedere i propri tifosi. Appuntamento - se il cielo lo vorrà - a domenica 18 contro il Trento. Tra 48 ore comunque l’umore delle due squadre sarà opposto. Su di giri quello del Bel-
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Il Cortina ferma tutta l’attività «Serve prudenza» HOCKEY All’Olimpico di Cortina non si è giocata ieri sera la partita contro il Gardena, per l’Alps hockey League. Non si giocherà neppure domani sera, contro il Fassa. La squadra non scenderà sul ghiaccio nemmeno la prossima settimana. È la stessa società Sportivi ghiaccio ad annunciare le crescenti difficoltà, che derivano dal contagio al coronavirus di alcuni giocatori: «La situazione si sta complicando. Stanno arrivando i primi risultati dei tamponi molecolari, fatti presso l’Ulss di Belluno, a cui si sono sottoposti i quattro atleti risultati positivi ai test rapidi. Purtroppo il primo risultato arrivato non ha fatto altro che confermare la positività».
IN AUTONOMIA La società aveva autonomamente deciso di non giocare la partita di giovedì e ora guarda con crescente attenzione agli sviluppi, dopo l’accertamento delle diverse positività: «Di conseguenza si entra in una fase da gestire con molta prudenza. È stata sospesa tutta l’attività sportiva sin da domenica e ora si ha la certezza che dovremo prolungare il periodo di stop, sia degli atleti sia di tutto lo staff. Vanno attese le decisioni da parte dell’ Ulss, ma vien da pensare che si sarà costretti anche a Cortina, dopo Asiago, a un periodo di “quarantena forzata”. Va da sé che anche la partita di sabato contro i Falcons Fassa verrà rinviata ad altra data e che la squadra non potrà partecipare nemmeno alle parti-
te della prossima settimana. Quella contro l’Asiago ha già subito uno spostamento. Chiediamo a tutti i nostri affezionati sostenitori di pazientare e di stare vicini alla squadra, che sta vivendo un momentaccio». Il derby veneto contro gli Stellati vicentini era infatti in calendario sabato 17, con il ritorno giovedì 22; se ne riparlerà più avanti, quando entrambe le società usciranno dal periodo di blocco dell’attività.
STOP ALLE NAZIONALI? Il timore è che situazioni analoghe possano verificarsi in altre squadre, sino a bloccare il torneo internazionale fra Italia, Austria e Slovenia. L’inquietante situazione ha indotto Andrea Gios, presidente della Fisg, a chiedere anche alle federazioni di altri stati di sospendere gli impegni delle squadre nazionali, già fissati a novembre, in tutti i settori: senior, junior e femminile. Questo potrebbe aiutare i club impegnati in campionati nazionali o transfrontalieri. A novembre sarebbe previsto un Euro ice hockey challenge in Ungheria; un torneo in Italia per la nazionale Under 20; impegni in Ungheria per l’Under 18, in Slovenia per l’Under 16 e in Austria per l’Under 15. Marco Dibona © riproduzione riservata
DOPO QUELLA DI IERI RINVIATA ANCHE LA PARTITA DI DOMANI E QUELLE DELLA PROSSIMA SETTIMANA
Insulti razzisti, il Castion pronto a ulteriori provvedimenti IL CASO Dieci giornate di squalifica sono quasi un record per il calcio provinciale. Per il 18enne Alessandro Casol della Juniores regionale del Castion, il 2020 calcistico è quasi finito. Il calendario dice che potrebbe tornare a giocare solo il 19 dicembre, a ridosso del Natale, quando tutti diventano più buoni.
INDAGINE INTERNA Quello che è successo sabato sul campo del Fossalunga non è ancora ben chiaro alla società biancoverde, ma il comunicato della Figc regionale non ammette repliche. Il direttore di gara, Samuele Castellarin della sezione di Treviso, ha riportato nel suo rapporto che al termine dell’incontro “sentiva il giocatore Alessandro Casol rivolgersi a un giocatore avversario con insulti e offese razziali”. Un fatto grave che non ammette giustificazioni. Per il giudice sportivo deliberare 10 giornate di squalifica è stato solo il passo successivo. Una mazzata non solo per il ragazzo, ma anche
per la società, che con la prima squadra occupa la vetta della classifica in Seconda categoria dopo 3 giornate. Un avvio di stagione perfetto, macchiato ora da questo brutto episodio.
RICOSTRUZIONE INCERTA «Stiamo ancora cercando di capire cosa sia realmente accaduto - spiega un dirigente del Castion perché il ragazzo ha ammesso di aver sbagliato ma non ha ancora fornito un’esatta versione dei fatti. È chiaro che se dovesse essere confermata la versione dell’arbitro non faremo alcun ricorso e anzi prenderemo dei provvedimenti verso il nostro tesserato, perché di certo non accettiamo comportamenti simili». A Fossalunga, sabato pomeriggio, è successo un po’ di tutto. Il Castion conduce di 2 reti, ma poi si fa recuperare e il triplice fischio sancisce il 2-2. Una mezza beffa, che evidentemente scalda gli animi. Nel finale si accende un parapiglia e a farne le spese è pure Samuele Marcolongo, espulso dall’arbitro, squalificato però per una sola giornata. Casol, invece, dal refert di gara risulterà solo ammonito e nulla la-
scia presagire quello che invece reciterà il comunicato. «In effetti - prosegue il dirigente - il nostro giocatore ha ricevuto solo un cartellino giallo nel corso del match e non sappiamo se si possa squalificare un calciatore senza averlo espulso. Dispiace comunque molto per quanto accaduto, non è una bella pubblicità per il nostro ambiente, ma l’importante ora è capire cosa sia successo realmente per sapere come muoverci di conseguenza. Se il ragazzo ha sbagliato è giusto che paghi, altrimenti la società valuterà il da farsi».
PARACADUTISMO DA OGGI L’EDIZIONE NUMERO 31 DEL TROFEO CITTÀ DI BELLUNO
I RISCHI In effetti il settore giovanile biancoverde sta diventando un punto di riferimento a livello territoriale nel corso degli ultimi anni e il Castion a inizio settembre ha anche organizzato un simpatico Open Day per reclutare giovani leve. Ma episodi come questo rischiano di vanificare il grande lavoro svolto, perché il razzismo, davvero, non c’entra niente con il mondo del pallone. D.C. © riproduzione riservata
SQUALIFICA DI 10 TURNI ALLO JUNIOR CASOL MA PRIMA DI DECIDERE IL CLUB VUOLE CAPIRE COSA SIA REALMENTE ACCADUTO SABATO
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Non ha forse il sapore mondiale della Coppa del Mondo di precisione in atterraggio, ma l’evento di paracadutismo in programma da oggi a domenica consegna al capoluogo un’edizione comunque da ricordare del Trofeo Città di Belluno. La trentunesima, per gli annali, la prima e si spera l’unica con la necessità di convivere con la pandemia Covid. Del resto Corrado Marchet aveva già dimostrato con la Dolomiti Cup di agosto come lo staff che guida fosse comunque capace di adattarsi e di organizzare i tradizionali appuntamenti paracadutistici. Una ventina le formazioni in gara, segno di una partecipazione limitata ma comunque di livello internazionale. Esclusa invece la presenza di pubblico. Come già accaduto con la Dolomiti Cup, il programma potrebbe già esaurirsi domani, tenuto conto anche che le previsioni meteo
prevedono un peggioramento proprio da sabato sera.
CORSA SU STRADA MARATONA DEL DRAGO TERZO POSTO PER BURLON (sc) Marendole di Monselice (Padova) ha ospitato la Maratona del Drago, prova su strada in circuito (tracciato leggermente ondulato e con tratti di sterrato) di 1.09 km da ripetere poco meno di 39 volte. Giunta alla terza edizione, la gara era inserita nel classico appuntamento della 6 Ore del Drago. Gli organizzatori avevano previsto anche una gara sulla mezza. Al via della distanza maggiore anche il santagiustinese Stefano Marcello Burlon (Alpago Tornado Run) che ha chiuso al terzo posto col tempo di 3h20’09”: per il generoso ultrarunner bellunese un test probante in vista del Borc Trail, in calendario a Polcenigo (Pordenone) in questa fine settimana.
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PRIMO PIANO
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2020 IL MATTINO
Coronavirus: le misure
Mascherine, stretta su scuole e piazze L’assessore Bonavina: «Non militarizziamo la città ma siamo pronti a garantire il rispetto delle norme anti Covid» Giorgio Barbieri / PADOVA
Per garantire il rispetto delle nuove misure imposte dal governo, in particolare in tema di mascherine, l’amministrazione di Palazzo Moroni è pronta a intensificare i controlli nelle aree di maggior rischio assembramenti: l’esterno delle scuole, soprattutto al momento dell’uscita degli studenti, e in vista del weekend le piazze della movida, in primis Piazza dei Signori. Le linee guida della Prefettura sono attese per oggi, nel frattempo l’assessore alla Sicurezza Diego Bonavina si è
già mosso con la Polizia locale. «È evidente che non si può pensare di militarizzare la città», spiega, «ma siamo assolutamente pronti ad intensificare i controlli per garantire il rispetto di quanto stabilito dal governo». Se nella giornata di ieri è stato possibile constatare una sostanziale responsabilità da parte dei padovani (in centro erano davvero in pochi i “ribelli” della mascherina) gli occhi sono però già tutti al weekend e ai possibili assembramenti che possono crearsi nelle ore serali. «Devo dire con soddisfazione
che i padovani stanno seguendo le regole», aggiunge Bonavina, «per questo sono ottimista anche per i prossimi giorni ma sia chiaro che non verrà abbassata la guardia garantendo per quanto possibile il rispetto della normativa». Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha fatto partire una campagna di comunicazione con 200 manifesti appesi nei quartieri della città. «Il bene primario è la salute e dalla salute deriva anche il lavoro e la qualità della vita», ha spiegato il sindaco Sergio Giordani, «non
Un controllo dei vigili
possiamo permetterci di buttare a mare gli sforzi fatti per così poco. È un gesto di civiltà semplice: facciamolo tutti». Secondo le nuove norme la mascherina va portata sempre con sé e va indossata quando si sta in mezzo ad altre persone. Così il governo prova a contrastare la seconda ondata di contagi. I dispositivi di protezione individuale devono essere indossati non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, come già in passato, ma più in generale nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private
Al mercato e tra le piazze il 90% passeggia a volto coperto. Ma c’è anche chi fa il furbo per non indossarla
I padovani si scoprono responsabili «Non vogliamo tornare al lockdown» IL REPORTAGE
l governo ha deciso, la mascherina va indossata ovunque non possa essere rispettato il distanziamento sociale, dunque anche all’aperto perché le persone si incontrano senza preavviso: per strada, sotto i portici, al mercato, alla fermata del bus. E Padova risponde con un rigore inflessibile, tanto che oltre il 90% delle persone porta la mascherina in centro; perfino in bicicletta (che non è obbligatorio) e in moto (anche in questo caso non obbligatoria); qualcuno addirittura in auto, da solo: «Ho paura di dimenticarla» è la spiegazione. Insomma la stragrande maggioranza dei padovani si è adeguata seduta stante al decreto del Governo. Un po’meno rigore si osserva in periferia, nei quartieri, dove qualche ciclista si abbassa la mascherina sotto il mento; qualche ragazzo la porta al braccio mentre cammina – solo – sul marciapiede. In via Ognissanti sei operai lavorano in strada, sono senza mascherina, si avvicina una signora e gliene chiede ragione: «Stiamo lavorando – si giustificano – per il lavoro fisico non è obbligatorio portare dispositivi di sicurezza». C’era un po’ da aspettarselo perché lo scorso giugno, quando il governatore Luca Zaia aveva revocato l’obbligo dei presidi di sicurezza all’aperto, i padovani hanno continuato ad uscire in gran numero con la mascherina su bocca e naso. La città dunque reagisce all’ennesima stretta con grande senso di responsabilità. Le eccezioni non mancano. Due studentesse chiacchierano
I
La grande maggioranza dei padovani ieri ha rispettato le nuove regole. Sia in piazza delle Erbe (in alto a sinistra) che al mercato (nella foto grande) che all’università (a sinistra). Nella foto al centro a sinistra Federico Cervetto e, sotto, il professor Giovanni De Paoli CROMASIA
Il professor De Paoli «Giusto rigore perché quest’estate c’è stata rilassatezza»
Le regole della mascherina Non serve
È obbligatoria
camminando in centro
in bicicletta
parlando al cellulare
in moto quando si fuma, si mangia si beve per strada
al chiuso con non familiari
Federico, studente «Tenerla a lungo è faticoso e a volte seguo corsi online»
e anche in tutti i luoghi all’aperto. Si fa eccezione, “sia in luogo chiuso che all’aperto, nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”. Multe salate per chi viola l’obbligo di indossare le mascherine: restano da 400 euro a 1000 euro. Chi ha contratto il Covid ma non rispetta la quarantena rischia l’arresto da 3 a 18 mesi e un’ammenda da 500 a 5.000 euro.— © RIPRODUZIONE RISERVATA
davanti alla facoltà di matematica, nessuna delle due porta la mascherina, ma hanno già pronta la “scusa” se un vigile dovesse riprenderle: una tiene tra le dita una sigaretta, l’altra un pezzo di cioccolato, ponte a farne il loro “alibi”. Fatta la legge, trovato l’inganno. Intanto la polizia municipale è presa d’assalto per chiarire dubbi e dirimere la confusione dei primi giorni: mentre mangio o fumo o bevo per strada posso abbassare la mascherina? Si. E se parlo al cellulare? No. Le raccomandazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si spingono addirittura nelle case: se si invitano degli amici, dunque persone al di fuori del nucleo familiare convivente, sarebbe bene indossare e far indossare la mascherina; se si fa visita ai nonni o a persone fragili e vulnerabili, sarebbe saggio non abbassare la mascherina. E ancora Padova sta con le regole. «Le mascherine sono utilissime» conferma Federico Cervetto, studente di Economia «certo tenerle per tante ore all’università diventa faticoso, infatti io seguo on line». «È giusto essere rigorosi perché quest’estate le persone si erano rilassate» aggiunge Giovanni De Paoli, 81 anni, professore di Chimica all’Università in pensione «i presidi personali sono l’unico modo per difenderci da questa disgrazia che ci è capitata. Intorno a noi l’Europa sta peggio di noi». Anche i professionisti si sono adeguanti in tempo record: «Abbiamo lavorato anche durante il lockdown» riferisce Paolo Alberto Mazzocato, assicuratore Allianz in centro «siamo preparati: riceviamo i clienti solo su appuntamento, sempre con la mascherina, siamo abituati allo smatworking e lo stiamo potenziano. È una rogna, ma è una stretta indispensabile e comunque nessun cliente si è lamentato delle misure di sicurezza sanitaria. Molte aziende stanno risentendo del periodo e noi, che viviamo di premi che si parametrano sul fatturato delle aziende, pure». — ELVIRA SCIGLIANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'ARENA
Economia 11
CONSUMI. Nella provinciascaligeraincrementodi immatricolazionisuperiore a quelloregionale
Brevi
Venerdì 9 Ottobre 2020
Auto, a settembre +7,9% dopo9mesiinnegativo
ConfcommercioVerona
Gasolio,Baldo:«Stop adaumentidelleaccise»
AVeronalaperditadagennaio è stata pari al 37,8%. Giorgio Sina, Confcommercio:«Siamofiduciosi nellaripresae negliincentivi» Valeria Zanetti
Dopo mesi in caduta libera, per il mercato dell’auto a settembre arriva il primo segno positivo anche in Veneto e a Verona. Secondo i dati Unrae, nel mese del rientro dalle vacanze, in regione sono state immatricolate 12.908 vetture contro le 12.011 del 2019, con un incremento del +7,47%. Nella provincia scaligera, la crescita è stata in linea e pari al +7,91% con 2.605 auto messe su strada contro le 2.414 dell’anno prima. Il dato fa ben sperare gli operatori veneti del settore che dalla riapertura di maggio post lockdown vedono crescere la domanda, nonostante la variazione complessiva nei primi nove mesi si assesti al -34,65% con 75.164 immatricolazioni da gennaio a settembre 2020, contro le 115.010 del 2019. A Verona è andata anche peggio con 14.897 vetture dotate di targa contro le 23.947 di un anno fa, per una perdita del -37,79%. «Siamo comunque passati da una media iniziale di 20-25 vendite
chiuse ogni 100 preventivi a 30-35. In agosto, in particolare, abbiamo quasi raddoppiato gli affari grazie alla rottamazione. Settembre ha chiuso con oltre il +7%. Siamo fiduciosi nella risposta del mercato, con ulteriori incentivi possiamo crescere ancora, riducendo le perdite di quest’anno così complicato», commenta ottimista Giorgio Sina, presidente del Gruppo Confcommercio Veneto-Auto Moto. L’impatto del lockdown è stato pesante. Considerando però solo settembre, le province di Vicenza, Padova e Verona superano ciascuna il 20% di nuove immatricolazioni. A crescere di più con +24,56% è la provincia di Belluno, seguita da Rovigo (+18,79%), Venezia (+11,56), Treviso (+10,72%), Verona e Padova (5,44%). Solo Vicenza resta in negativo (-1,26%). «Gli incentivi hanno spinto la ripresa del mercato», ragiona Andrea Pozzerle, rappresentante delle imprese di commercializzazione di auto e moto del Veronese aderenti a Confcommercio, «ma l’anno chiu-
NicolaBaldo,Confcommercio Verona
Èripartita inVeneto e aVerona ladomanda di nuoveautomobili
derà comunque per tutti con bilanci in rosso. Il volume di fatturato perduto nei mesi del lockdown sarà difficilmente recuperabile. Per venirci incontro, il Governo dovrebbe rimodulare gli incentivi sulla reale richiesta del mercato». Al momento gli acquisti più favoriti sono di vetture elettriche, su cui sommando le agevolazioni si può arrivare a uno sconto di 10mila euro a vettura. «Ma i concessionari hanno bruciato gli incentivi riservati alle vetture ad alimentazione tradizionale, più economiche, e in alcuni casi non sono riusciti ad esaurire i plafond su elettrico ed ibrido», aggiunge. Sono 7.819 le
ibride immatricolate in Veneto tra gennaio e agosto (+17,9%). Numeri più bassi (978 unità messe su strada), ma tassi di incremento vertiginosi per l’elettrico (+84,2%), «che crescerà molto, ma in futuro», per Sina. Intanto resta il problema della vecchiaia del parco circolante. In Veneto, come nel resto d’Italia, il 60% di auto ha più di 10 anni. «La Regione», conclude, «potrebbe mettere in piedi degli incentivi specifici per l'acquisto del nuovo. La nostra associazione ha un progetto in proposito, da presentare al presidente Luca Zaia». • © RIPRODUZIONERISERVATA
AZIENDE. Ilconsolidato2019 registraun calodi fatturatoeutili, masale l’ebitda: +32,6%
InnovaGroup, lasede diErbé trainacon alimentaree sanità IfratelliPedrotti:«Occupazione stabile eprevediamo investimenti» Luca Fiorin
Lo stabilimento di Erbé tiene alto il fatturato di Innova Group: una holding dai numeri importanti che opera nel settore del packaging. A rivelare il ruolo che ha l’unità produttiva veronese all’interno del gruppo sono stati i fratelli Luca, Stefano e Diego Pedrotti, che con la madre Giulia Nodari detengono la proprietà di Innova. Sono partiti dal bilancio consolidato 2019, che registra un calo di fatturato ed utili rispetto al 2018, ma anche numeri in crescita per quanto riguarda ammortamenti ed accantonamenti ed un ebitdar, indicatore della redditività legata alla gestione operativa prima di imposte e costi di leasing, in crescita del 32,6%. Fra il 2018 ed il 2019 il fatturato è diminuito del 4,5%, passando da 86 ad 82,1 milioni, con
Inseritianche 11giovanioltre ai220dipendenti Eunnuovo gestionalenella direzione4.0
Luca,Stefano e Diego Pedrotticon lamadre GiuliaNodari
canoni leasing attestati su 270mila euro, ammortamenti ed accantonamenti che sono stati fatti crescere da 4,9 a 10,3 milioni di euro (i secondi perché l’azienda ha ancora in ballo una multa dell’Antitrust per la quale c’è comunque stato un pronunciamento di sospensione) ed un utile operativo industriale che è passato da quasi 9,5 a poco meno di 9,1 milioni. Se gli oneri finanziari alla fine del 2019 incidevano per lo 0,07% sul fatturato, l’utile ante imposte risultava inferiore
del 5% rispetto a 12 mesi prima, era pari a circa 9 milioni, ma, complice anche un incremento della tassazione complessiva, l’utile netto è diminuito del 21,5%, passando da 7,3 a 5,7 milioni, nonostante flussi di cassa aumentati di ben il 31% ed ammontanti a circa 16 milioni di euro. «In ogni caso noi abbiamo mantenuto i livelli occupazionali, con 220 dipendenti negli stabilimenti di Caino e Torbole Casaglia, Brescia, Fontanella, Bergamo ed Erbé, ed inserendo anche 11 gio-
vani, continuando a portare avanti il ricambio generazionale», hanno spiegato ieri i fratelli Pedrotti. I quali hanno anche anticipato importanti investimenti tecnologici, in particolare a Fontanella, e l’adozione di un nuovo gestionale che consentirà all’azienda di essere sempre più 4.0, oltre che sostenibile. Per quanto riguarda il 2020, è previsto il raggiungimento di valori simili rispetto a quelli del 2019. Dopo un avvio d’anno molto positivo, il lockdown ha causato un calo delle commesse per quanto riguarda le scatole destinate a settori come l’automotive o la meccanica. «Fortunatamente le richieste per l’alimentare o il settore sanitario, quelli per i quali la produzione è concentrata ad Erbé, sono invece aumentate, tanto che in alcuni periodi è stato necessario introdurre un terzo turno di lavorazione», precisa Stefano Pedrotti, che si occupa del marketing ed è il responsabile della fabbrica veronese. Il quale spiega che attualmente questa, dove sono occupati quaranta dipendenti, sta producendo il 20% più della media. Un dato che è determinante per l’intero gruppo. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Gasolioper autotrazione,si va versol’ennesimo aumento delle acciseeConfcommercio Veronasale sullebarricate. NicolaBaldo,presidentedella sezioneCommerciodella confederazionescaligera va giùduro:«Lo Stato edi suoi ministeriaumentano le tasse e nonstanno facendonulla per fermarel’evasione fiscalenel settorepetrolifero "gestita" dallamalavita organizzata,che provocaunaperdita cheoscilla trai 6e i10 miliardil’anno», denuncia. Ilministero dell’Ambiente, guidatodal ministro Sergio Costa– rendenoto Baldo inuna nota- hapresentatola propostadiaumentarel’accisa delgasolioper autotrazione da 617,40euroa 728,40euro per millelitri. Sitrattadi111 millesimididifferenzaai quali sidovrà aggiungere il22% dell’Iva.Operazione che servirebbeaportare circa 6
miliardidieuroinpiù digettito l’annonellecasse delloStato. «Ora,a parte ilfastidio chetutti i cittadinihannonel pagarel’Iva su un’imposta,ovvero diversareuna tassasu unatassa,vogliamo capireperchénonci si impegnaa recuperarel’evasionedella malavita»,prosegue. «Costaèstato generaledei carabinieriehacondotto grandi battagliecontro la criminalità,ad esempionellaTerra dei Fuochi. Pensavamochelasua presenza al Governofossegaranziadiun cambiodirotta.Mapurtroppo ancheluiciha deluso.Non ci piace questapropostaemeno che menol’aumento presentato», dichiara.Ad esserecolpito sarà in primisl’autotrasportoitaliano, «giàincrisi»,sottolinea Baldo, «permillealtri motivi. Poici siamonoi cittadini“becchi ebastonatiduevolte”:prima la malavitaruba inostrisoldi, poi lo Statoci aumentale tasse», conclude. Va.Za.
REGIONE. Rapporto statistico: effetti del Covid
Pil veneto a fine 2020 -8,7%marecupero del+5,3%nel2021 AVerona meno diffusoil fermo delleattività.Turismo«nero» La Regione, con il suo Rapporto statistico annuale, fa il punto sulla reazione agli effetti della pandemia Covid. A livello regionale, secondo le stime dell'istituto di ricerca Prometeia, a fine 2020 il Veneto registrerà un calo dell'8,7% del Pil, a fronte dell'8,5 nazionale, ma nel 2021 avrà una crescita del 5,3, ripetto al 4,5 italiano. Tutto questo con performance migliori per spese, investimenti ed esportazioni e, per Verona, con risultati migliori di molte altre province. Facendo un passo indietro, ai mesi del lockdown, va ricordato che in Veneto, in seguito ai decreti governativi, è stato interessato dalla sospensione delle attività il 59% delle attività produttive (si tratta di quasi 245.000 imprese) con oltre 900.000 dipendenti. Questi sono il 55% degli addetti totali, ad esclusione di quelli del pubblico, della finanza e dell'agricoltura. Una situazione nella quale Verona ha pagato meno pegno delle altre province venete. Nella nostra, è stato fermo il 57,6% delle aziende, pari a 45.052, con un fatturato annuo complessivo di quasi 34
miliardi di euro. Un dato che ha come unico risultato migliore, anche se di solo lo 0,2%, quello di Padova. La nostra è la provincia, subito dopo Belluno, con il minor numero di addetti coinvolti dalla sospensione dell'attività, sono stati 157.000. Interessato il 55,2% delle aziende veronesi che fanno export, con quasi 59.000 addetti. Tra i vari settori colpiti dagli effetti della pandemia, il rapporto conferma che uno di quelli in cui maggiori sono stati gli effetti negativi è quello del turismo. Dopo un 2019 estremamente positivo, ed un inizio 2020 con ulteriori incrementi, da marzo a maggio la domanda è stata sostanzialmente azzerata. Un dato particolarmente significativo nel Veronese, dove l'anno precedente si erano superati 5,1 milioni di arrivi. Fra i dati positivi, va sottolineato il potenziale legato alla cultura. Verona, grazie principalmente all'Arena, è la provincia veneta con il maggior numero di spettatori paganti di spettacoli, in condizioni normali oltre 8,5 milioni l'anno, ed è seconda solo a Venezia quanto a visitatori nei musei. Lu.Fi.
TRASPORTOAEREO VOLOTEA:NUOVO COLLEGAMENTO VERONA-BARCELLONA Volotea, la compagnia aerea low-cost che collega città di medie e piccole dimensioni e capitali europee, annuncia il lancio della nuova offerta commerciale per le vacanze natalizie 2020. Offerta che vede il vettore impegnato a rafforzare il suo network in Italia, Francia e Spagna e che, a Verona, si traduce con l’avvio di un nuovo collegamento per Barcellona e con l’incremento delle frequenze sulle rotte già disponibili. Nello scalo veronese, Volotea propone, durante le festività natalizie, un totale di 8 rotte, 1 internazionale (Barcellona) e 7 domestiche (Bari, Cagliari, Catania, Lamezia Terme, Napoli, Olbia e Palermo) pari a oltre 63.000 posti in vendita. Sempre per il periodo natalizio, la compagnia annuncia l’avvio di 10 nuovi collegamenti e maggiori frequenze sulle rotte classiche. DOLCIARIO PASSION, LIMITED EDITION DIGRISBI’ VICENZI A«VOGUETALENTS» Grisbì, una delle referenze di punta del gruppo dolciario scaligero Vicenzi presenta «Passion», la nuova Limited edition del doppio cioccolato extra fondente. È un «abito» realizzato dai designer del brand CO|TE, Tomaso Anfossi e Francesco Ferrari. I due creativi, che hanno dato vita al marchio nel 2010, sono stati scelti da Vogue Talents, per interpretare la nuova limited edition. Il nuovo packaging è ricavato in carta 100% riciclata. «Nel 2010 nasce la Fresh Summer Edition. L’obiettivo fu quello di sostenere le vendite in un periodo di calo fisiologico stagionale», spiega Cristian Modolo, direttore Marketing del Gruppo Vicenzi. «Dal 2014 c’è un gusto proposto in edizione limitata diverso ogni estate. In 6 anni sono triplicate le confezioni vendute in limited». ORDINEINGEGNERI «OPEN»:LAMEDIAZIONE INCASO DI SUCCESSIONI OLITI CONDOMINIALI Mediazione in caso di successioni, divisioni, diritti reali e responsabilità sanitarie, ma anche per risolvere questioni tra i condomini o per stabilire espropri, e per supportare la pianificazione urbana. Di questo, e di come la mediazione sia efficace in tempi di pandemia, si parlerà oggi nel webinar dell'Ordine degli Ingegneri di Verona per il sesto appuntamento con la rassegna Open. «Mediazione e Counseling come strumento di comunicazione. Come dirimere e prevenire le controversie» è il titolo dell'evento, che si svolgerà oggi dalle 9.30 alle 12.30 sulla piattaforma GoToWebinar. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione sul sito dell'Ordine, ed è organizzata con Assamef. Tra i relatori, Paolo Pinelli, Guido Trabucchi e Giuseppe Ruotolo di Assamef e l'avvocato mediatore Danilo Montanari.
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L'ARENA
Venerdì 9 Ottobre 2020
AMBIENTE.Presentato ieriilfuturo dellagestione degliscarti per58 Comuniparte dell’ambitodi bacino VeronaNord:innovazione dimezzi etecniche enuove tariffe
Rifiuti,Piano per ilminimoimpatto Il cuore del progetto riguarda la riduzione del secco e degli ingombranti per le discariche epuntidipre trattamentoperilriciclo,oltrealpagamentodiciòcherealmentesibutta Camilla Madinelli
Meno rifiuto secco e meno ingombranti da conferire in discarica o agli inceneritori. Più raccolta differenziata di qualità, per massimizzare il recupero ottenuto dal riciclo e gli introiti economici che ne derivano. Spingendo l’acceleratore sulla pesatura dei conferimenti, agevolata dalla tecnologia, e sulla tariffa puntuale per l’utente. Cambio di passo nella programmazione e gestione della filiera dei rifiuti nei 58 Comuni veronesi del bacino Verona Nord che punta a far sì che i cittadini paghino in base al rifiuto che effettivamente producono, che il servizio di raccolta e smaltimento sia più snello, evitando deleteri tragitti a lungo raggio, che l’impatto sull’ambiente sia più contenuto. Sono questi gli obiettivi centrali del «Piano d’ambito» redatto dal Consiglio di bacino Verona Nord che detta le linee strategiche per la gestione dei rifiuti urbani nei prossimi anni, in 58 Comuni, dalla Lessinia al lago di Garda, dalla Valpolicella all’Est Veronese, dalla zona pedemontana alle porte di Verona fino a Villafranca e ai Comuni di pianura. Un bacino di oltre 420mila abitanti che comprende anche zone di elevata
presenza turistica, come il Garda, che segna impennate di immondizie in estate. «Il Piano d’ambito è la mappa che ci consentirà di pianificare attività utili al territorio, per zone omogenee, e di monitorarne l’efficacia», dice il presidente del Consiglio di bacino Verona Nord, Gianluigi Mazzi. Il territorio del Verona Nord è vasto ed eterogeneo. Negli anni è stata affinata la qualità del servizio ma ora «è tempo di fare un salto di qualità», afferma il direttore generale del Bacino, Thomas Pandian. Come? «Attraverso l’ottimizzazione degli impianti e della logistica dei mezzi di raccolta», risponde. «È una sfida ambiziosa, che richiede tempi e investimenti, ma necessaria: dobbiamo contenere l’impatto sull’ambiente generato da raccolta e trattamento, controllando l’operatività dei mezzi, avendo impianti di pre trattamento di prossimità e creando centri di riuso». La chiave di tutto, però, ce l’hanno i cittadini: «Il Piano d’ambito ci consentirà di evolvere», avvisa Mazzi, «ma bisogna rivedere i modelli di consumo per generare meno sprechi. E questo dipende da ciascuno di noi». Il presidente è certo che un vero cambio ci sarà applicando la tariffazione puntuale. Se ne parla da anni e ora il suo avvio pare
vicino. «Comunque continueremo a investire molto nell’educazione ambientale scolastica e nella sensibilizzazione di cittadini e imprese», continua il presidente, «perché sentano il rifiuto prodotto come una propria responsabilità nei confronti dell’ambiente». C’è voluto quasi un anno, al Consiglio di bacino, per dare alla luce il Piano d’ambito, insieme agli uffici tecnici del Consorzio di bacino Verona Due del Quadrilatero e ai consulenti incaricati, ossia Oikos Progetti e Altereko. In contemporanea si è svolto il confronto, costante e diretto, tra la direzione del Consiglio e le amministrazioni dei 58 Comuni. Alla base dei criteri di redazione del Piano, dettami e obiettivi dell’economia circolare contenuti nelle direttive Europee in tema di rifiuti e imballaggi. «In questi anni, il settore è diventato molto più complesso, richiede competenze tecniche, normative, amministrative e manageriali notevoli che il personale del Verona Due ha dimostrato di possedere», commenta il presidente del Consorzio di bacino, Giorgia Speri. «Sarà fondamentale continuare il dialogo con le amministrazioni e investire in impianti per determinare le scelte e competere in un mercato radicalmente cambiato». •
Camiondi rifiutiche conferiscein discarica
SANT’AMBROGIO. IlComune haintegrato confondi propri:votato l’assestamentodi bilancio
Scuole,ciclabili ecentri estivi Sulpiatto oltre200milaeuro DalMinistero150milaeuroperadeguaregli istituti scolastici Massimo Ugolini
Rilevanti risorse per le scuole, percorsi pedociclabili, centri estivi, il tutto per oltre 200 mila euro di risorse sul piatto tra fondi comunali propri e contributi provinciali, regionali e statali. Questa la cifra oggetto dell’assestamento di bilancio, discusso e approvato dal consiglio comunale di Sant’Ambrogio di Valpolicella col voto favorevole della maggioranza e l’astensione dei gruppi di opposizione. «Abbiamo adempiuto all’assestamento entro i termini previsti», ha premesso l’assessore al bilancio e tributi e vicesindaco Evita Zanotti, «in collaborazione con gli uffici comunali viste le esigenze da più parti evidenziate». La maggioranza ha integrato con fondi propri, ha sottolineato l’assessore, i finanziamenti di 85mila euro erogati dal ministero per l’Istruzione, destinati all’adeguamento per legge del piano antincendio della scuola media e ad interventi funzionali agli spazi e alle aule didattiche in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Lo stesso Miur ha stanziato 67mila euro per le scuole d’infanzia. «Essendo
state le risorse insufficienti per coprire le spese necessarie alla sistemazione delle aule e di altri interventi in vista del nuovo anno scolastico», ha proseguito Zanotti, «le abbiamo integrate con altri 35mila euro prelevati dai fondi comunali». Inoltre, sempre nell’ambito dell’edilizia scolastica, «abbiamo stanziato 73mila euro coperti da una quota dell’avanzo», rileva l’assessore. Per quanto riguarda il progetto di realizzazione del percorso pedociclabile protetto in via Matteotti a Sant’Ambrogio, lungo la strada provinciale 4 della Valpolicella, «il costo complessivo dell’opera», prosegue l’esponente dell’amministrazione, «sarà di 300mila euro di cui 135mila euro erogati della Provincia di Verona, altri 135mila dalla Regione Veneto e 30 mila euro finanziati con fondi comunali». Per il Centri Estivi-Cer il ministero della Salute ha erogato 27mila euro «che hanno coperto solo parzialmente lo sforzo compiuto dalla nostra amministrazione, che ha deliberato 80mila euro, fondamentale contributo per attivarli». Altri 3500 euro sono stati destinati alla riapertura della
ViaMatteotti, dove verrà realizzataunapistapedociclabile
biblioteca comunale ubicata in piazza Vittorio Emanuele a Sant’Ambrogio. «Abbiamo disposto l’erogazione di 13mila euro in relazione alla proroga della convenzione con l’istituto San Zeno per la gestione della Scuola del marmo mentre la Regione Veneto ha destinato risorse per redditi di inclusione e altri istituti sociali» ha proseguito Zanotti. Come il gruppo Sant’Ambrogio Ri-
parte, anche il consigliere di minoranza di Partecipazione Autonomia Pier Luigi Toffalori si è astenuto, motivando così il proprio voto: «Pur ribadendo il parere contrario al bilancio in quanto insufficiente ed inadeguato alle problematiche del Comune», ha dichiarato, «il mio voto è di astensione a fronte dei contributi concessi da questa amministrazione al sistema scolastico». •
«ISergi»
Idati
Differenziareil15%inpiù eabbattereleemissioni Passaredal 71,6 all’86per centodiraccolta differenziata incinqueanni: ecco lasfida,in numeri,delnuovo Piano d’ambitodelConsigliodibacino VeronaNord. Gliultimi datiriassuntivi, risalential 2018, dicono chenei 58Comuni,afferenti al bacino VeronaNord,vengonoprodotti 233.332tonnellate dirifiuti all’anno,pari a 531chili per abitante.Diquesti, circa 150milatonnellatevengono gestitetramitele raccolte differenziateequasi48.500 tonnellateinvece sono rifiuto seccodasmaltire indiscaricao dainviareagliinceneritori. Ciò significachela raccolta differenziataèpari al 71,6per cento,unapercentuale consideratabuona maancora inferioreagli obiettivi della programmazioneregionale, soprattuttoinalcunezone comequellalacustre e montana. Leazioni strategiche previste dal«Piano d’ambito», con simulazionichevanno fino all’anno2025, prevedonoun contenimentodellaproduzione complessivadirifiuti urbanie, soprattutto,una riduzionedel rifiutosecco,valutato anchein baseadalcuni casipilotagià attivatidal ConsorzioVerona Dueeai dati diesperienze
consolidatediapplicazionedella tariffapuntualeinVeneto. Tuttiquestifattori, secondogli espertichehanno redattoil nuovo Pianoper i rifiuti,faranno crescere laraccoltadifferenziata oltrel’86 percento deirifiuti gestiti. Perdiminuire gli impatti sull’ambienteeridurre soprattuttol’inquinamento, inoltre,èprevista l’ottimizzazione dellalogisticadegli automezzidi raccoltasul territorio.Anche gli impiantiper il riciclodei rifiuti verrannoottimizzati, per evitare il trasportodelcaricoraccolto per lunghedistanze. Ivantaggi ambientaliche si otterrannograziealla riduzione delsecco,a unamiglioreraccolta differenziataea unariformadella logistica,sono stati valutati calcolandoil bilancioenergetico complessivodellagestione (in terminiditonnellatedi Petrolio Equivalenteo tEP/anno)edi bilancioemissivo complessivo di gaschemodificano ilclima (tonnellatediCO2equivalenteo tCO2eq/anno):rispetto alla gestioneattuale siprevede che, a regime,sipossa risparmiare annualmenteda7a 8mila tEP e chesievitino emissioni«clima alteranti»paria 8.500-10mila tCO2eq.Unobiettivo non semplicedaraggiungere ma la stradadapercorrere èstata tracciata. C.M.
PESCANTINA. Due giornatedi solidarietà
L’Istitutocomprensivo Lafestasalta ha«Piùdi unsogno» «Costretti perilCovid»
La festa provinciale dei Sergi è stata soppressa a causa dell’epidemia Covid 19. Lo comunica Sergio Fumaneri, presidente del comitato dei Sergi. «Proprio in occasione della ventesima edizione della nostra festa annuale, a causa dell’emergenza sanitaria, quest’anno dobbiamo rinunciare all’appuntamento», spiega Fumaneri. «In tutte le precedenti edizione ci siamo uniti in convivio secondo il motto “Sergio chiama Sergio”, ma ora dobbiamo rimandare a tempi migliori l’organizzazione della nostra ricorrenza numero venti. Come sempre», aggiunge il presidente, «la finalità dell’evento sarà benefica. E metteremo in risulta l’operato di Sergi e Serge nel tenere alto il nostro nome. Lo scopo di questa iniziativa è salvaguardare e valorizzare il nome di Sergio che deriva dall'antico gentilizio latino Sergius, di probabile origine etrusca: significa curatore, guardiano. Il nostro sogno comunque», conclude, «è di avere nostro ospite, quando potremo di nuovo, il Sergio più illustre d’Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella». L.B.
Le iniziative per la «Giornata nazionale per la sindrome di Down» vengono sostenute dal Comitato genitori dell’Istituto comprensivo 1 di Pescantina. Sarà la fondazione «Più di un sogno», che sostiene famiglie con ragazzi affetti da sindrome di Down, a partecipare. «Come presidente del Comitato dei genitori dell’Istituto comprensivo 1 di Pescantina», spiega Natascia Zordan, «abbiamo predisposto una raccolta fondi attraverso la vendita di cioccolate in alcuni punti di grande af-
flusso. Speriamo che la gente risponda: c’è bisogno di presenza e attenzioni continue». I punti di raccolta saranno allestiti, domani e domenica 11, al supermercato Martinelli di San Pietro in Cariano; sabato 17 e domenica 18 al supermercato Sigma di Pescantina, al centro commerciale San Lorenzo e al supermercato Famila, quartiere Saval di Verona. «Quest’anno», conclude Zordan, «non potremo organizzare i point davanti alle scuole ma il Covid non fermarà la solidarietà». • L.C.
:: AVVISI LEGALI CENTRALE DI COMMITTENZA DI BUSSOLENGO E COMUNI CONVENZIONATI Esito di gara - Procedura aperta Esito della procedura aperta per l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare di Bussolengo - 2021/2022. CIG padre: 83139318E5. Importo a base d’asta: euro 564.360,00 oltre a euro 18.144,00 per rimborso spese chilometriche. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Data di aggiudicazione dell’appalto: 23/09/2020. Numero di offerte ricevute: tre. Aggiudicatario: RTI tra SPAZIO APERTO SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS (Mandataria) con sede legale in Bussolengo (VR) - via P. Vassanelli n. 11 e GRADIENTE COOPERATIVA SOCIALE - COOPERATIVA SOCIALE DI SOLIDARIETÀ PROMOZIONE LAVORO - PRESTATORI SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE (Mandanti). Valore dell’offerta di aggiudicazione: ribasso 1,87%. Altre informazioni sono reperibili sul sito internet del Comune di Bussolengo all’indirizzo www.comune.bussolengo.vr.it/Amministrazione trasparente/Bandi di gara. Il dirigente F.to Maria Luigia Marconi
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2020 LA NUOVA
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CHIOGGIA - SOTTOMARINA - CAVARZERE
chioggia
chioggia
Stretta su risse e baby gang installate 58 nuove telecamere
Gpl, atteso per lunedì il voto alla Camera Battaglia legale in vista
Collocate nei punti più sensibili, il progetto è stato presentato in Prefettura Dal Piano sicurezza fondi per 300 occhi virtuali. Cavazzana: «Vigilanza mirata»
Telecamere anche sul Lusenzo, vittima di episodi di vandalismo nei mesi scorsi contro panchine e cestini CHIOGGIA
Accensione a breve per 58 telecamere di videosorveglianza nei punti più sensibili della città con l’obiettivo di arrivare a 300 includendo anche la spiaggia, piazzale Europa e le frazioni. Se n’è discusso ieri in un vertice in Prefettura del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Presenti il prefetto Vitto-
rio Zappalorto, il questore Maurizio Masciopinto, il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Marco Veronese, il comandante della Polizia locale Michele Tiozzo, rappresentanti delle forze dell’ordine e tecnici del sistema di videosorveglianza. «Abbiamo presentato al Prefetto il moderno sistema di videosorveglianza urbana installato nei mesi
scorsi, da mettere a disposizione anche per l’impiego interforze», spiega il vicesindaco, «58 telecamere a alta risoluzione, collocate nei luoghi più “sensibili”, come Riva Vena e l’anello del Lusenzo, dove si sono svolti episodi di microcriminalità e vandalismi anche di recente. Alle zone già servite dagli impianti, come in Corso del Popolo (già disciplinati da un’ordinanza sindacale,
i ritardi negli indennizzi
Acqua alta, Ferro attacca Zaia «Chioggia è stata dimenticata» CHIOGGIA
Indennizzi per l’acqua alta in ritardo, il sindaco Ferro alza la voce contro la Regione. Dopo il richiamo del consigliere azzurro Beniamino Boscolo Capon, che ha fatto rilevare nei giorni scorsi come a Venezia siano già stati liquidati oltre 14 milioni di euro di risarcimenti a fronte dello zero arrivato a Chioggia, il sindaco richiama Luca Zaia, in qualità di commissario per l’emergenza idraulica di novembre 2019, a occuparsi anche degli indennizzi per i commercianti e le famiglie di Chioggia. Complessivamente la città attende una liquidazione di cinque milioni di euro. «È dallo scorso novembre», precisa Alessandro Fer-
Corso del Popolo allagato dopo l’acqua alta di novembre 2019
ro, «che l’amministrazione comunale mette in campo tutte le azioni necessarie per raccogliere le ricognizioni prima, e le domande vere e proprie poi, in modo da poter rendicontare e trasmettere tutta la documentazione alla Regione nei tempi dovu-
ti per ottenere gli indennizzi. Non è necessario fare polemica e rimarcare le differenze rispetto a Venezia, che ha già provveduto al decimo decreto per liquidare le domande dei cittadini, ma è palese che dalla gestione commissariale regionale non abbiamo
prima della normativa Ue), fra pochi giorni si aggiungeranno queste nuove zone coperte grazie al progetto Remove (Recupero periferie e Mobilità sostenibile per la Città metropolitana di Venezia) con un finanziamento di 3,1 milioni di euro. Il Prefetto ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto. Abbiamo approfittato dell’occasione per appoggiare le richieste dei rappresentanti della Polizia di Stato per una risoluzione rapida alle difficoltà di organico con cui convivono da tempo». A giorni dovrebbe arrivare il verbale della Prefettura con il nulla osta per l’attivazione delle 58 telecamere e a breve verrà sottoscritto anche il Patto della sicurezza tra Prefetto e Sindaco che permetterà di attingere a finanziamenti dedicati alla sicurezza. Con i nuovi fondi verrà implementato l’intero sistema di videosorveglianza del territorio fino al raggiungimento di 300 telecamere. «Stiamo pensando a nuove installazioni in piazzale Europa», spiega l’assessore alla Polizia locale, Genny Cavazzana, «e anche sull’arenile, in accordo con i concessionari degli stabilimenti balneari, nelle zone in ingresso e in uscita dalla città, con un sistema di lettura targhe, e nelle frazioni. Una vigilanza più mirata e efficace che sarà d’aiuto per i controlli sul territorio». — ELISABETTA B.ANZOLETTI © RIPRODUZIONE RISERVATA
mai avuto un riscontro ufficiale delle nostre sollecitazioni formali. Solo e sempre rassicurazioni verbali, anche qualche giorno fa dopo le insistenze dell’assessore alla Protezione civile Genny Cavazzana che sollecitava attenzione per le nostre pratiche». Le istanze di risarcimento sono state presentate da molte famiglie che hanno subito pesanti allagamenti nei piani terra, negli scantinati e nei garage, ma anche da molte attività commerciali e artigianali che con l’acqua grande hanno perso elettrodomestici, mobilio e merce. «Le nostre attività erano già in ginocchio per i danni causati dall’emergenza di novembre», ricorda Ferro, «poi è arrivato il Covid 19 a rendere la situazione ancora più critica e per qualcuno insostenibile. È chiaro che dopo un anno ci aspettiamo una risposta e un’azione rapida dal commissario per l’emergenza permettendoci di ricordare a Zaia che esiste anche Chioggia». — E.B.A.
CHIOGGIA
Slitta a lunedì l’ultimo atto “normativo” della battaglia contro l’impianto gpl anche se non sono esclusi colpi di coda di Costa Bioenergie che sta valutando con i propri legali se ricorrere contro il decreto Agosto che diventerà legge dello Stato lunedì con il voto alla Camera. La votazione era attesa per ieri, ma dopo la conferenza dei capigruppo che si è tenuta nel pomeriggio, la vicepresidente della Camera ha annunciato che l’approvazione del decreto con voto di fiducia slittava a lunedì con convocazione alle 12 e conclusione alle 19. Dopo il via libera del Senato col voto a maggioranza di martedì, la città attende anche l’approvazione a Montecitorio per tirare un sospiro di sollievo. Il decreto ai commi 24,
25, 26 dell’articolo 95 vieta la realizzazione di nuovi impianti e la messa in funzione di quelli già autorizzati nei siti Unesco. Un passaggio fondamentale per Chioggia, ricordato anche ieri nell’intervento in aula del deputato Nicola Pellicani (Pd). La città attende la pubblicazione della nuova legge in Gazzetta per far festa, ma non sono escluse contromosse dell’azienda. «La società», fa sapere Costa Bioenergie, «prende atto di quanto deliberato e, come sempre fatto, opererà nelle competenti sedi per la miglior tutela dei propri diritti». Non è dato sapere quali siano le sedi, ma dato che la ditta aveva contestato da subito i profili di costituzionalità di alcuni passaggi ed è ipotizzabile che stia pensando a un ricorso alla Corte Costituzionale. — E.B.A.
cavarzere: vertenza sindacale
Blue Service, previsto incontro in Regione CAVARZERE
Si terrà a metà della prossima settimana a Venezia l’incontro in Regione al tavolo di crisi per discutere della vertenza Blue Service Srl. L’azienda tessile di Cavarzere infatti è in difficoltà a causa di una contesa legale che vede coinvolta la Giada Spa e Jacob Cohen. Una contesa su cui a giorni si pronuncerà il Tribunale della Repubblica di Milano. Rischiano di rimetterci il posto di lavoro i 40 dipendenti dell’azienda tessile Blue Service srl di Cavarzere
AVVISI ECONOMICI MATRIMONIALI AGENZIA VENUS l’unico marchio a gestione familiare con dieci sedi di proprietà garantisce la possibilità di conoscere persone libere affettivamente e seriamente intenzionate. Invia un messaggio al 392 9602430 con sesso, età, zona e breve descrizione, ti invieremo alcuni profili più adatti a te della tua zona. Ufficio Venus tel. 041 924183 DOLO 55enne, castano, occhi azzurri, atletico. Ho un lavoro sicuro, molti interessi ma nessuno con cui condividerli. Sono un uomo di casa, la curo e amo cucinare. Cerco lei indifferente nazionalità , scopo stabile relazione eventuale convivenza/matrimonio. Giulio Cell. 349 0893495 Ufficio Venus Tel. 041 924183 JESOLO 31enne nubile senza figli sono un'ex modella, ho sempre avuto orari di lavoro molto impegnativi, ora penso più a me stessa. Vorrei farmi una famiglia e avere dei figli. Non sono dai gusti difficili.Info www.agenziavenus.it Rif. R1360 Camilla cell. 3929602430 ufficio Venus Tel. 041 924183 MEOLO 66enne, vedova, capelli e occhi neri. Sorridente e estroversa, non sopporto la solitudine. A questa età vorrei condividere la mia quotidianità con un uomo serio, gentile e paziente, motivato a conoscersi davvero e invecchiare insieme. Rif. C2112. Lucia cell. 3403664773 Ufficio Venus Tel. 041 924183 MESTRE 49enne, bruna, occhi scuri, mediterranea. Solare e indipendente, vivo la vita a 360 gradi. Disponibile, generosa, sincera, non sopporto le bugie. Cerco un signore libero da impegni familiari, che mi assomigli, per riscoprire il piacere delle piccole cose. Simona cell. 392 6273879 Ufficio Venus Tel. 041 924183 NOALE 74enne, vedovo, ex imprenditore, non fumatore. Sono un uomo di carattere: ironico, sanguigno, estroverso. Amo viaggiare e uscire a ce-
e circa altri 70-80 collegati all’indotto. All’incontro parteciperà anche il sindaco Tommasi: «Siamo preoccupati per le ricadute occupazionali, puntiamo con sindacati, azienda e Regione a non perdere nemmeno un posto di lavoro a Cavarzere che in questi anni ha subito pesantemente la crisi del tessile». Da circa un anno le aziende Giada Spa e il marchio Jacob Cohen hanno rotto definitivamente i rapporti di collaborazione procedendo con scontri e accuse. — A.AB.
na come curare la casa, il giardino e fare l'orto. Cerco compagna con cui, semplicemente, condividere le gioie. Michele cell. 393 6941340. Ufficio Venus tel. 041 924183 QUARTO D’ALTINO 50enne, celibe, senza figli, castano, occhi verdi, cm 180. Sono amante del motociclismo. Mi piace il trekking, la natura e la montagna. Vorrei conoscere una donna possibilmente italiana, max 55enne, per iniziare una stabile relazione. Giorgio cell. 393 8572663 Ufficio Venus Tel. 041 924183 RIVIERA DEL BRENTA 52enne, castano, occhi nocciola. Scrivo qui perchè credo nelle seconde possibilità e nella fiducia come base per costruire un rapporto. La felicità sta nei piccoli gesti: cerco una compagna con cui condividerli. Info www.agenziavenus.it Rif. I1420. Cell. 349 0893495 Ufficio Venus Tel. 041 924183 SCORZE’ 50enne bionda occhi castani, fisico minuto. Raffinata, gentile, educata, a modo ma soprattutto d'animo buono. Vorrei conoscere un signore affettuoso, che sappia prendermi con dolcezza e galanteria. Non cerco relazioni a breve termine, bensì una storia duratura. Linda cell.329 3308050 Ufficio Venus tel. 041 924183 VENEZIA 45enne vedova senza figli. Occhi verdi, capelli castani. Amo raccontarmi con la vivacità del mio sorriso, amo la vita e per questo sono una donna solare ed ottimista, affronto gli eventi con creatività . Cerco un uomo affidabile, sensibile e altruista. Cell. 392 9602430 Ufficio Venus Tel. 041 924183 VENEZIA 74enne, vedovo, occhi azzurri, 180cm. Passano gli anni ma non la mia voglia di scoprire cose e posti nuovi. D’estate preferisco rifugiarmi nella quiete della mia casetta di montagna. Cerco signora vitale con cui iniziare una bella amicizia. Emanuele cell. 393 6941340 Ufficio Venus tel. 041 924183.
COMUNICAZIONI PERSONALI MASSAGGIATRICE ragazza italiana,Lido di Jesolo zona Faro. Cell. 380 7808263
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venerdì 9 ottobre 2020
PRIMO PIANO
È ALLARME IN TUTTA EUROPA E IN AUSTRIA SI INCENTIVA L’ANTINFLUENZALE
A Vienna un tram per i vaccini
Amici di «Libero», sulla pandemia non fate anche voi terrorismo
■ È allarme Covid in tutta Europa: in Francia i nuovi casi sono stati oltre 18mila in 24 ore, in Gran Bretagna poco meno, 17.540, e in Germania si registra un’impennata con 4mila casi. Anche l’Austria registra 1.200 casi e a Vienna è stato inaugurato il «tram del vaccino» (foto): per ridurre la pressione correlata al coronavirus sul sistema sanitario durante l’inverno, la città incentiva la popolazione a fare l’anti-influenzale e l’azienda dei trasporti locali Impfbim ha messo a disposizione un tram su cui si possono inoculare i vaccini.
segue dalla prima
MASSIMO SBARDELLA (...) evidenziate le nefandezze della situazione del Covid-19 giustamente e il giorno dopo fate «terrorismo sanitario» (così viene chiamato giornalisticamente) come i vari Speranza, Conte e l’Oms, proponendo un articolo e un titolo («Nel mondo 750 milioni di infetti») che reputo imbarazzanti perché contribuiscono a creare a creare incer-
MODELLO ZAIA Tanti tamponi e corsie vuote Il Veneto è sano
Il Doge, contro autorevoli pareri, ha imposto test a tappeto, isolando i focolai. Nelle terapie intensive solo 21 degenti. Il presidente: «Il Covid è mutato» GIULIANO ZULIN ■ Tanti anni fa c’era una famosa pubblicità di un dentifricio che è entrata nella testa degli italiani: prevenire è meglio che curare. Si può sintentizzare in queste 5 parole il metodo di Luca Zaia nell’affrontare la pandemia. Con un tocco in più: la capacità di non fermarsi a quello che raccontano i virologi e gli scienziati più mediatici. Il governatore è andato oltre pensando con la propria testa e tenendo presente che ogni territorio fa storia a sé. A fine febbraio fu il primo a insistere sui tamponi diffusi, poiché solo conoscendo la reale situazione sanitaria della popolazione, si potevano prendere decisioni. Alla fine il modello Zaia ha fatto scuola. Ora in tutta Italia si fanno test a tappeto. Ma il Doge sta già lavorando alla prevenzione del futuro, delle prossime settimane. A parte il test rapido che in dieci minuti ti dice se hai il Corona - da poco entrato in funzione e decisivo per scuole, case di riposo e ospedali stanno arrivando due nuovi tipi di tamponi: 1) quello mini, che potrà essere usato da un comune cittadino senza fare file, il quale determinerà un’auto-diagnosi. 2) il test che indicherà se una persona ha l’influenza A, l’influenza B o il Covid. Insomma, l’esame fondamentale per dissipare ogni dubbio sul paziente, ristabilendo quella normalità sanitaria essenziale per salvaguardare l’ordinaria attività degli ospedali e dei medici di base. Certo, Zaia non si è fermato a leggere le raccomandazioni
Botta e risposta
dell’Oms - che a fine febbraio, tra l’altro, sostenevano l’inutilità dell’uso della mascherina - e non ha badato a spese per la salute. Ha capito per primo, tra le altre cose, che l’isolamento domiciliare degli asintomatici - ah, tra l’altro è stato a Vo’ Euganeo che si sono scoperti i famosi asintomatici - era la chiave di volta per non intasare gli ospedali. Per primo creò i “drive in” dove accogliere malati per eseguire i tamponi, onde evitare code nei nosocomi. UN ABISSO DA MARZO E poi il presidente veneto da subito ha insistito sull’uso delle mascherine, infatti solo l’1,8% dei me-
1,5 MILIONI DI CASI
Molti infettati e pochi morti nella giovane Africa ■ In Africa è boom di contagi, ma non si registra nessuna ecatombe. I 55 Stati del continente nero hanno superato 1,5 milioni di contagi, ma i decessi si fermano a 37.105. C’è chi sostiene che l’impatto reale sia sottostimato, ma gli esami sierologici indicano che oltre l’80% degli infetti è asintomatico: dato significativo in un continente che ha un’età media sotto i 20 anni e dove solo il 3% delle persone è sopra i 65.
tezza e poca tranquillità. I numeri attuali sono talmente bassi, che continuare a fare terrorismo può essere criminale per l’economia e spaventa le persone anziane e tutti i soggetti deboli che non hanno un corretto accesso all’informazione. Chi fa informazione deve chiarire le idee ed essere indipendente da ogni cosa. Cordialmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Non si preoccupi, siamo immuni da virus filo-governativi dici in terapia intensiva si è ammalato e appena il 3% degli altri dottori è stato contagiato. A un certo punto, va detto, Zaia se l’era comunque vista brutta: aveva raddoppiato i quasi 500 posti per i pazienti critici. Fortunatamente però non c’è stato bisogno di usare le nuove postazioni. Complice il lockdown, l’emergenza è lentamente calata. Fino all’estate tranquilla, durante la quale tuttavia il Doge non si è fermato con i tamponi. La sua regione ha il record di esami fatti. Adesso Zaia, che ha evitato il peggio, si può presentare a testa alta ai tavoli romani, nonostante ieri in Veneto sia stata superata quota 30mila di casi positivi dal 21 febbraio. Esattamente sono 30.107. Nelle ultime 24 ore sono stati 533 i nuovi positivi e 3 i decessi. Ma i numeri che contano, quelli delle terapie intensive, sono diversi: appena 21. L’ha spiegato proprio il presidente nella conferenza stampa di mercoledì, sciorinando numeri da restare a bocca aperta, mostrando un’inedita tabella nella quale si raffronta la situazione ospedaliera dello scorso 7 marzo con quella del 7 ottobre. I dati indicano con chiarezza come, tra marzo e ottobre, la pressione sugli ospedali sia profondamente diminuita: - il 7 marzo la percentuale di ricoverati rispetto al totale dei positivi era del 31,8%, scesa oggi al 6,6% - i ricoverati in terapia intensiva rispetto al totale dei positivi, il 7 marzo erano l’11,3%, dato sceso oggi allo 0,5% - i ricoverati in terapia intensiva rispetto al totale dei ricoverati, il 7 marzo erano il 46,2%, scesi oggi al 7,6% - anche la degenza media è diminuita: il 7 marzo tra 17 giorni e 14 giorni, oggi è tra 12 e 8. - rimane infine molto simile tra le due date prese in esame l’età media dei ricoverati in terapia intensiva. C’è una cosa diversa, fondamentale, rispetto a marzo, come afferma lo stesso Zaia: «Oggi come oggi, col 95% dei pazienti asintomatici, ci troviamo a fronteggiare un virus diverso da quello di febbraio-marzo, che non sta determinando un’emergenza sanitaria». © RIPRODUZIONE RISERVATA
segue dalla prima
PIETRO SENALDI (...) per manifestare il proprio dissenso, significa che ci tiene. La passione merita risposta. Libero non si è mai prestato al gioco del governo di fomentare la paura del virus per poi cavalcarla e aumentare il proprio potere. Abbiamo criticato ripetutamente, sdegnati, questo vizietto di Conte, come abbiamo contestato la decretazione confusa, autoritaria e ad minchiam del premier. Il che non significa che pensiamo che il Covid sia un’influenza né tantomeno una battaglia sia vinta. I giornalisti devono avere opinioni, meglio se non genuflesse al potere, però non possono permettersi di nutrire pregiudizi, altrimenti la loro capacità di critica, e di riflesso la credibilità, vengono meno. Il titolo di ieri, che non le è piaciuto, denunciava come, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo si sarebbero ammalate già 750 milioni di persone. Non volevamo fare terrorismo. La notizia, letta in controluce, è confortante: poiché le vittime del virus nel pianeta finora sono un milione, significa che il Corona è meno letale di quanto si pensi, uccide uno su 750 e non uno su 100, come ci hanno sempre detto. I dati sono incontestabili e vanno riportati così come sono. A noi giornalisti spetta interpretarli e l’approccio di Libero non è mai stato drammatico. Tutt’altro, abbiamo illustrato come in Italia le cose, per ora, stiano andando meglio rispetto a Paesi che mesi fa ci criticavano e ci chiudevano le frontiere in faccia. Questo virus non perdona chi lo usa come un randello contro gli altri per farsi bello. Chiedere conferma al governatore De Luca, che ora ha parecchi guai, o all’aperitivologo Zingaretti. Libero ha dato un’informazione sempre corretta e improntata all’ottimismo. Siamo stati i primi ad annunciare l’arrivo del vaccino di AstraZeneca, realizzato in parte in Italia, e giusto lunedì scorso abbiamo intervistato lo scienziato Garattini, per farci illustrare i medicinali in lavorazione in grado di curare il Covid. Abbiamo difeso la Lombardia da chi ha cercato di sfruttare la pandemia per attaccare la giunta a trazione leghista e abbiamo più volte denunciato Conte per averle messo
i bastoni tra le ruote in piena emergenza senza difenderla, né dal virus del contagio né da quello della mala informazione. Da che parte stiamo, è sempre stato chiaro: con i medici e con i governatori. Però non siamo macchiette e non ci piace nasconderci dietro a delle mascherine. L’epidemia è cosa grave; se dobbiamo attaccare Conte per come la gestisce, cerchiamo argomenti seri. Per questo non abbiamo criticato il nuovo obbligo di coprirsi naso e bocca sempre e ovunque, tranne in casa. Giusto o sbagliato che sia, gli errori gravi non sono questi. Non serve attaccarsi a pretesti per contestare questo esecutivo, che è criticabile su tutto tranne che sui divieti, visto che chiudere e proibire è la sola cosa che sa fare. Abbiamo detto che, sotto il profilo sanitario, Conte e i suoi se la sono cavata meglio di altri. È sul versante economico che il piatto piange. Non ci riferiamo solo al fatto che gli aiuti alle aziende e agli autonomi sono stati deficitari. Sul lavoro da remoto siamo fermi al primo giorno. Sulla sanità - ospedali, posti in rianimazione, medici - non si è usciti dalla logica dell’emergenza. Il pagamento delle tasse è slittato di poco, per poi arrivare inesorabile. Ancora M5S e Pd litigano per decidere se prendere o no a prestito i soldi del fondo sanitario europeo. Gli uffici pubblici, e la giustizia, sono riusciti a diventare più lenti e inefficienti di prima. Ma soprattutto, a giugno Conte ha convocato gli Stati Generali e si è vantato di aver ottenuto oltre duecento miliardi di prestito dall’Europa ma non ha ancora capito cosa farsene. Il che sarebbe solo comico, ma diventa tragico considerando che la Von der Leyen, prima di aprire i cordoni della borsa, pretende di sapere cosa faremo dei quattrini. Gli altri Paesi hanno già presentato il loro piano dettagliato. Noi abbiamo progetti di spesa per una somma che è di tre volte quella che ci sarà erogata, tuttavia manchiamo di strategia, linee guida e idee per decidere come utilizzare i soldi. Intanto, lo Stato continua a sperperare i denari che i contribuenti gli forniscono; per la cronaca, sempre meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA