TRILOGY JOURNAL
ISSUE FALL WINTER 16.17
BENVENUTI NELLA DIMENSIONE VERTICALE Dopo le Grandes Jorasses, lo spirito “Millet Trilogy’’ si irradia anche sull’ Eiger, nel cuore della Svizzera. La sua parete nord, con i suoi 1800m, è la più alta delle Alpi ed esercita tutt’ora un’attrazione irresistibile sugli alpinisti. Di questo Millet ne è fortemente convinta ed è per questo motivo che, a luglio 2015, ha firmato una partnership esclusiva con la prestigiosa compagnia di guide locali. Cinque mesi dopo inoltre, ha stabilito il suo campo base a Grindelwald, ai piedi di questa «grande punta di diamante». Dal 2009, Millet ha anche stabilito forti legami con la Compagnia delle guide di Chamonix, i cui esperti membri condividono gli stessi elevati standard in fatto di discipline sportive, valori umani e rispetto del loro terreno di gioco. Millet infatti attinge alla propria esperienza da severi test sul campo, sia per l’innovazione che per lo sviluppo dei suoi prodotti. Millet ha dunque voluto riunire, su questa mitica vetta, una cordata franco-svizzera composta da due guide: un ragazzo del posto, Lorenz Frutiger, e Louis Laurent, figlio adottivo di Chamonix. Il loro obiettivo: rivisitare questa mitica parete per scoprire ciò che la rende unica, abbracciare la sua verticalità passo per passo e condividere il mito dell’Eiger. Un luogo straordinario per incontrarsi...
BONJOUR
L A C R E S TA N O R D - O V E S T D E L L’ E I G E R E L A PA R E T E N O R D I N O M B R A
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FACE TO FACE
FACCIA A FACCIA
ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
fotografia di J O N G R I F F I T H
Louison alla base del pilastro della via giapponese. Lorenz sul terreno misto sopra lo stesso pilastro. L’imponente cresta nord-ovest della parete nord.
L’EIGER SI STAGLIA SU GRINDELWALD. INSIEME AL MÖNCH E ALLA JUNGFRAU, FORMA UN’ALTA BARRIERA DALLA CARATTERISTICA FORMA PIRAMIDALE. L’EIGER HA UNA FAMA SPECIALE TRA LE GRANDI CIME DELLE ALPI. LA SUA PARETE NORD È UNA FONTE INESAURIBILE DI ISPIRAZIONE ED IMPRESE. UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER OGNI ALPINISTA. PER UN SIMILE FACCIA A FACCIA CON LA MONTAGNA, È NECESSARIO ESSERE FISICAMENTE E TECNICAMENTE PREPARATI, MA ANCHE IN BUONA COMPAGNIA. LORENZ FRUTIGER È LO SPECIALISTA DELL’EIGER. HA ACCETTATO DI CONDIVIDERE LA SUA ESPERIENZA E CONOSCENZA DEL LUOGO CON LOUIS LAURENT, UNA GUIDA DI CHAMONIX. IL PRIMO INCONTRO Louis ha appena guidato quattro ore per incontrare il suo futuro compagno di cordata, prima di due giorni di arrampicata sulla mitica parete nord. Anche se era già stato qui, mettendosi alla prova sulla parete di 1600m sulla via del 1938 aperta da Heckmair, non sa esattamente cosa Lorenz Frutiger abbia in serbo per lui. Lorenz è un ragazzo del posto che è cresciuto a Grindelwald e ha seguito le orme di suo padre guida alpina. Negli ultimi dieci anni ha fatto dell’Eiger il suo campo giochi preferito, combinando persone, porzioni di vie e tutti i tipi di arrampicata. Si sono dati appuntamento nel nuovo campo base del marchio Millet a Grindelwald: all’ufficio delle guide, che serve anche come negozio e per lo stoccaggio di tutte le attrezzature necessarie. E’ anche il luogo di incontro dove alpinisti e scalatori si riuniscono per un caffè. L’atmosfera è calda ed autentica, con interni in legno e pietra che trasudano lo spirito di montagna. E, naturalmente, offre una calorosa accoglienza. ore 11.00: Lorenz si è seduto tranquillo sulla panca vicino alla finestra. Sa che il suo nuovo compagno di scalata arriverà presto. Fino ad oggi si sono scambiati solo qualche e-mail; Lorenz non ha ancora sentito il suono della voce di Louis. E’ ovviamente incuriosito e abbastanza coscienzioso dal lato professionale da aver preso informazioni su di lui. Membro della Compagnia delle guide di Chamonix
dal 2007, Louis prima era maestro di sci, muratore nei mesi estivi e gestore di un rifugio. Per quanto riguarda Lorenz, il richiamo della montagna è arrivato tardi rispetto a Louis e nel frattempo ha imparato un altro mestiere. Ma la passione di questi due uomini per la verticalità viene prima di tutto. Negli ultimi 10 anni l’arrampicata è stata un lavoro e un hobby: hanno combinato uscite con i clienti, viaggi sui vette di tutto il mondo e spedizioni ad ogni latitudine e altitudine. Magari ancora non si conoscono, ma hanno molto in comune: gli stessi valori, una vera etica professionale e un profondo rispetto per la montagna. Louis entra nell’ufficio accompagnato da Bertrand Delapierre, un eccellente alpinista e regista di film di montagna. Lorenz li saluta. «I miei amici mi chiamano Louison,» dice prontamente il nuovo arrivato. Dopo aver chiacchierato per un’ora, i tre alpinisti decidono di andare a fare una ricognizione ai piedi della parete. Una passeggiata di cinque minuti li porta alla stazione ferroviaria di Grund, nella parte bassa del paese. Mentre il treno della Jungfrau si insinua tra le colline, la salita si fa più irta e la pendenza raggiunge circa il 25%. Il treno si inerpica e i paesaggi scivolano via lentamente. Gli occhi dei alpinisti cercano la vetta, ma la densa copertura di nubi sta ancora mascherando il loro oggetto del desiderio. Mezz’ora dopo, il treno raggiunge Kleine Scheidegg, a 2061 metri di altitudine. C’è un gruppo di turisti giapponesi sulla piattaforma, pronti a ridiscendere a valle. Questa mecca dell’alpinismo è anche una rinomata località turistica, grazie alla Jungfraujoch, la stazione ferroviaria più alta d’Europa. Louison, Lorenz e Bertrand attirano l’attenzione con i loro zaini da alpinisti. Girano a sinistra, lasciano la stazione e si dirigono verso l’Hotel Bellevue des Alpes. Dal 1840 l’hotel è situato in posizione ideale in uno scenario panoramico sul passo della Scheidegg, con una vista impareggiabile sull’Eiger. Da questo punto privilegiato gli osservatori hanno potuto testimoniare in tempo reale alcune delle più belle e più tragiche storie di alpinismo. Dopo aver finalmente raggiunto la base dell’Eiger, aspettano un quarto d’ora perché la nube
si sposti, rivelando una vista mozzafiato sulla parete nord in tutto il suo splendore.
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FASCINO E RISPETTO Mentre osservano lo spettacolo, gli occhi dei due alpinisti scintillano. Comincia così una descrizione dettagliata di ciascuna via. Nel corso di molti anni di imprese alpinistiche, sono stati creati più di trenta percorsi. Il più noto è, ovviamente, il percorso di riferimento aperto nel 1938 da Heckmaier insinuando la via su per la parete Lorenz passa in rassegna tutte le vie, i cui nomi derivano dai loro primi ascensionisti. I migliori alpinisti di ogni generazione al top delle prestazioni sono venuti qui per consegnare i propri nomi ai posteri: Harlin, Lauper, Messner, Piola, Ghilini ... Ogni nazione ha voluto mostrare l’eccellenza dei suoi alpinisti: polacchi, cechi, russi e giapponesi ... La Direttissima giapponese, aperta nel 1970, è una linea verticale magnifica, una delle più dirette. Lorenz ha deciso di portare il compagno a puntare le piccozze sulla parte superiore del percorso. Uno sguardo a questa linea suscita sentimenti contrastanti: il fascino e l’eccitazione, il rispetto e l’umiltà. «Per un alpinista, il fascino sta nel mettersi alla prova contro la difficoltà di una vetta. Anche dopo più di trenta giorni di arrampicata su questa parete, mi sento profondamente rispettoso e ogni volta, molto umile», dice Lorenz. La parete nord dell’Eiger è veramente impressionante. Quando la si affronta per la prima volta, si sente una profonda umiltà. Louison e Lorenz, dopo aver parlato a lungo, ora tacciono e osservano la parete ancora per qualche minuto. Sanno che domani la faccenda si fa seria.
FACE TO FACE
SALITA Giovedì 3 dicembre, ore 7.00, campo base di Grindelwald. Tre gradi sotto zero. Il cielo limpido preannuncia una bella giornata e l’aria è secca e fredda. Il tempo variabile ha finalmente lasciato il posto ad un anticiclone stabile, che si manterrà nei prossimi giorni, come Lorenz sa; avventurarsi su per la mitica parete non è cosa da prendere alla leggera. L’attrezzatura è stata preparata la sera prima con il minimo indispensabile. ore 7.15 Camminano a passo svelto verso la stazione, poiché il primo treno è tra cinque minuti. Prima che parta, Lorenz va dal conducente e gli chiede di farli scendere a metà strada. E’ una pratica comune. Molti alpinisti accedono alla parete tramite il Stollenloch, letteralmente «il buco dei ladri», che in realtà era una finestra per gli operai per scartare i detriti di roccia quando nel 1912 il tunnel era in fase di costruzione. Ora offre un facile punto di accesso alla parete nord e una soluzione di «comodo” ripiego. Il treno si ferma e i due alpinisti scendono in fretta. La finestra, che si trova ad un terzo della salita della parete, è completamente bloccata dalla neve. Lorenz impiega qualche minuto a spianare la strada. Poi il duo si mette al lavoro. Lorenz inizia la salita in testa. Entrambi esperti alpinisti, capiscono ogni mossa del partner.
Ciascuno di loro è rassicurato dall’altro. La neve sui primi tiri è perfetta e fanno rapidi progressi. Il team vira leggermente a destra, alla ricerca di linee adatte, per collegarsi con la Direttissima giapponese. Ora stanno procedendo con le moderne tecniche alpine su terreno misto di roccia e ghiaccio. In queste sezioni, ogni punto d’appoggio deve essere calcolato. Il grado è circa M5. Ogni movimento li porta un po’ di più nella dimensione verticale. Ma nonostante tutta l’esperienza di questi due professionisti della montagna, progrediscono più lentamente del previsto. Come hanno notato il giorno prima, la parete è abbastanza secca, con ghiaccio scarso. E’ difficile trovare buoni punti di protezione. La roccia calcarea è di scarsa qualità e tende a sgretolarsi. «Ho scalato questa sezione parecchi anni fa, ma non ricordavo che la roccia fosse così friabile», dice Lorenz. Nonostante l’atmosfera straordinaria sulla parete nord, la tensione è tangibile. Cadono sassi e il loro frastuono echeggia lungo la parete. Fortunatamente i due alpinisti stanno andando avanti bene. Lorenz spiega a Louison l’arte di usare i friends su questo particolare tipo di terreno. Ciò che funziona bene nelle fessure perfette del granito di Chamonix non per forza è adatto alla pietra calcarea dell’Eiger. «Bisogna inserire i friends nelle fessure in punti molto specifici, dove la roccia si chiude. E’ tipico della scalata dell’Eiger», spiega Lorenz. Per fissare un vecchio
I N Q U E S T E S E Z I O N I , O G N I P U N T O D ’A P P O G G I O D E V E ESSERE CALCOLATO. IL GRADO È CIRCA M5.
chiodo come un’ancora, Louison martella un paio di volte e alcune rocce adiacenti si frantumano. Per fortuna riescono a progredire e ad assicurarsi più facilmente sul ghiaccio. Ancora un paio di tiri ed è il turno di Louison di andare da primo. Più in alto, la roccia migliora leggermente. La parete ora è più ripida e la scalata più difficile; anche il livello di concentrazione è più elevato. Louison è costretto a salire a mani nude per riuscire a fare presa sugli appigli. Alcune sezioni del muro sono difficoltà 8a. I due uomini si incontrano alla sosta e si congratulano a vicenda. E’ ora di tornare giù. Sono stati in parete quasi sette ore, arrampicandosi insieme per puro piacere. La loro squadra ha funzionato molto bene, c’è sintonia di valori umani, impegno e rispetto. “Ho davvero apprezzato il tempo trascorso insieme, è stato fantastico», dice Lorenz. «E ‘stato bello conoscere Louison e salire con lui». Dopo questa prima intensa esperienza sulla Direttissima giapponese, sono pronti a tornare e salire di nuovo insieme e magari fare l’intera via.
ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL Testo di P A T R I C E F O L L I E T
Louison esce dal pilastro sulla via giapponese.
I MIGLIORI ALPINISTI DI OGNI GENERAZIONE S O N O V E N U T I F I N O A L L’ E I G E R P E R C O N S E G N A R E I PROPRI NOMI AI POSTERI. HARLIN, LAUPER, MESSNER, PIOLA, GHILINI…
Lorenz e Louison aprono la famosa finestra Stollenloch.
LA LUNGA SAGA DELLA
PARETE NORD DELL’EIGER 6 Shutterstock
EIGER NORDWAND L’EIGER E’ UNA VETTA ICONICA, IL CUI NOME È CITATO OVUNQUE CON RISPETTO. DEVE LA SUA FAMA ALLA SUA STORIA E A TUTTE LE STORIE DEGLI UOMINI E DELLE DONNE CHE HANNO TENTATO DI SCALARLA.
LASCI IL CALORE, LA LUCE E I RUMORI. E, DOPO POCHI ATTIMI, TI RITROVI NEL SILENZIO, OMBRA, FREDDO, SOLITUDINE, DUBBIO ED ESPOSIZIONE. E’ L A M A G I A D E L L’ E I G E R . Christophe Profit
Questa vetta alta 3970m, è stata scalata per la prima volta nel 1858, senza suscitare scalpore; gli alpinisti avevano ancora molti 4000 da conquistare. Christian Almer, di Grindelwald, era uno di quegli uomini che guardava sempre verso l’alto. Con il suo collega Peter Bohren portò un giovane inglese, Charles Barrington, a scalare per la prima volta la montagna che sovrastava il suo villaggio. Almer sarebbe poi diventato una delle migliori guide nella storia, uno di quelli che ha posto le basi della professione e forgiato la sua immagine.
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Questa montagna, che sarebbe diventata una star nel secolo successivo, inizialmente suscitò poco interesse. La cresta est, conosciuta come Mittellegi Ridge, fu scalata solo nel 1921 da Fritz Matter, Samuel Brawand e Fritz Steuri, tutti di Grindelwald, e dal loro cliente Yuko Maki. Allora era raro che un giapponese visitasse le Alpi; trentacinque anni dopo, Maki guidò la spedizione che conquistò il difficile Manaslu (8.163m). La spettacolare cresta divenne ben presto un classico per gli alpinisti più esperti. Domina la parete nord-est, un pendio completamente ghiacciato. Hans Lauper e Alfred Zürcher intrapresero questa via nel 1932 con le loro guide, Alexander Graven e Josef Knobel, e aprirono la prima via su fino al vasto fianco nord dell’Eiger. Lauper, della zona di Berna, fu particolarmente attivo sui picchi dell’Oberland e conquistò anche le pareti nord del Mönch (4.107m) e della Jungfrau (4.157m). Insieme a queste due vette, l’Eiger forma un’alta barriera visibile dalle alture di Interlaken che in quelle zone è nota come Trilogia Bernese. Fu dunque Hans Lauper il primo a completare una “Trilogia”, tra cui l’Eiger.
Testo di C L A U D E G A R D I E N
LA PARETE DELL’OGRE La via Lauper risale la parte sinistra del lato nord, con un orientamento nord-est. Alla sua destra, facilmente visibile dai telescopi del resort e teatro di numerose tragedie, la parete nord di 1600m era destinata a tuonare sulla scena alpinistica. I tentativi cominciarono nel 1934. La parete fu identificata come la più alta delle Alpi e giovani alpinisti provenienti da Germania e Austria, formatisi con le moderne tecniche di arrampicata sui massicci calcarei delle Alpi orientali, arrivarono a Grindelwald. Sin dall’inizio la Eigerwand, «la parete dell’Eiger», scrisse la propria storia. Nel 1935 e 1936 una serie di tragedie la rese protagonista di una leggenda malevola. Spessissimo improvvise tempeste, martoriavano i gruppi impegnati nella progressione in parete. Pietre che cadevano, ghiaccio sottile e la neve trasformavano questa immensa parete in una trappola mortale. L’Eiger diventò «l’Orco», anche se questa traduzione del suo nome non è corretta (in tedesco medievale Eiger significa «luogo alto»). Le autorità di Berna emisero un divieto di arrampicata, ma non riuscirono a smorzare il fervore degli alpinisti. Nel 1937, quando Matthias Rebitsch e Ludwig Vörg si avvicinarono alla parete, solo tre Sassoni, nel 1934, erano sopravvissuti al loro tentativo. Tuttavia Matthias «Hias» Rebitsch e Ludwig «Wiggerl» Vörg erano tra gli alpinisti più capaci ed esperti delle Alpi. Sul difficile picco di Ushba, nelle montagne del Caucaso, Vörg si era guadagnato il soprannome di «re del bivacco». Progettarono la parete molto in alto, più su di chiunque altro prima. E ancora una volta, si scatenò una tempesta. Inghiottiti dalla densa nube, i due alpinisti scomparvero dalla vista dei turisti raccolti dietro i telescopi. Con calma batterono in ritirata, spezzando così la maledizione dell’Eiger, e furono i primi uomini in grado di riferire com’era la parete nord.
Anderl Heckmair. Ludwig Vorg©Claude Gardien
Il treno a Kleine Scheidegg con la parete nord dell’Eiger sullo sfondo all’alba.
GLI ULTIMI TRE PROBLEMI DELLE ALPI Andreas Heckmair, noto come «Anderl», era sull’orlo sulla depressione. Guida e ambizioso alpinista, sognava di essere tra coloro i quali avrebbero scalato una delle pareti nord, che, a suo dire, rappresentavano gli «ultimi tre problemi delle Alpi». La parete nord del Cervino era stata conquistata nel 1931 e quella delle Grandes Jorasses nel 1935. Era rimasta solo l’Eiger. Contattò Rebitsch, che però nel 1938 era diretto sull’Himalaya. Anderl collaborò con Vörg: questa volta tutto andò bene. Vörg confermò ciò che Heckmair aveva intuito da lontano: le difficoltà sulla parete nord erano principalmente legate al ghiaccio. Utilizzando i primi ramponi con punte anteriori, riuscirono a muoversi più velocemente sul ghiaccio. Grazie a questa nuova attrezzatura, raggiunsero un team austriaco che era partito il giorno prima: Fritz Kasparek e Heinrich Harrer erano alpinisti esperti, ma fu Heckmair a prendere il comando quando, come al solito, una tempesta si scatenò sulla parete. Per i posteri sarebbe stato l’uomo dell’Eiger. Il 24 luglio 1938, la parete nord fu conquistata dopo quattro giorni di sforzi disperati. Gli «ultimi tre problemi delle Alpi» erano stati risolti. Diventarono l’alfa e l’omega della nuova generazione di alpinisti che guardava alle Alpi dopo la guerra. Nel 1947 Louis Lachenal e Lionel Terray, entrambi guide di Chamonix, compirono la seconda ascensione della parete nord. Lo fecero due settimane prima delle guide bernesi Hans e Karl Schlunegger che, insieme a Gottfried Jermann, per la prima volta si arrampicarono portando con sé un cliente! Hans Schlunegger, un’ottima guida, negli anni ‘30 era stato una delle rare guide ad effettuare drammatici salvataggi sulla parete nord. Per lungo tempo, l’Eiger rimase la più grande scalata alpina, attirando i migliori alpinisti del mondo. Tutti sognavano di intaccare le «tre pareti nord». Nei primi anni ‘60 le ascese invernali in solitaria erano la vera sfida. Nel gennaio 1961 i tedeschi Toni Hiebeler, Walter Almberger, Anderl Mannhard e Toni Kinshofer per la prima volta in assoluto completarono la salita invernale dell’Eigerwand in sei giorni. Una “impresa incredibile”, disse Lionel Terray. Nel 1961 Michel Darbellay, guida svizzera elegante e di basso profilo, salì in solitaria la parete nord senza clamore, un’ascesa senza incidenti della durata di diciassette ore.
fotografia di J O N G R I F F I T H
Il tentativo di Eric Escoffier sulla Trilogy nel 1987
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LA TRILOGIA Queste due prestazioni fondamentali daranno luogo, venticinque anni dopo, ad una competizione incredibile. Alla fine degli anni ‘70 il giapponese Tsuneo Hasegawa e il francese Ivano Ghirardini erano in lizza per la supremazia di solitaria invernale sugli «ultimi tre problemi». Nel 1985 Christophe Profit completò l’incatenamento in solitaria estiva di quella che ora viene chiamata «la Trilogia» in meno di ventiquattro ore. Sul suo percorso ora incombeva un’altra grande sfida: lo stesso incatenamento, ma in inverno. Un rivale arrivò sulla scena. Eric Escoffier aveva talento ed era veloce, come Profit. I media alimentavano la pressione e il testa a testa durò due inverni. Nel 1987 Profit completò l’incatenamento in solitaria invernale della «Trilogia», aggiungendo così un capitolo alla leggenda dell’Eiger: nacque il mito della Trilogia. E’ questo mito che Millet celebra con la sua gamma Trilogy, che, nella sua eccellenza, ci ricorda le esigenti richieste sollevate da questa sfida ormai storica, dove il marchio già era presente: trent’anni prima Eric Escoffier indossava capi rivoluzionari per i suoi tentativi invernali sulla Trilogia. L’EIGER MODERNO Nel 1966 iniziò una nuova era sulla parete. John Harlin, un americano con un look da stella del cinema, sognava di aprire una via diretta. Raccolse tre dei migliori alpinisti inglesi e americani e scelse l’inverno per evitare cadute di pietre. Poi una squadra tedesca molto forte lanciò la sfida: ancora una volta partiva una gara per l’Eiger. Dopo che John Harlin cadde, vittima di una corda fissa che si ruppe, le due squadre fecero fronte comune e completarono la direttissima, chiamandola con il suo nome.
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Nel 1966 erano due le vie sulla parete nord. Oggi circa trenta vie in tutti gli stili tracciano le foto delle guide sull’Eiger. Dopo la via Harlin sono state aperte altre direttissime, ma tutte erano lunghe, difficili, complesse. Finché negli anni ‘70 gli alpinisti avvistarono delle belle colonne di calcare compatto sul lato destro della parete nord. Michel Piola, che ha rivoluzionato l’arrampicata sul massiccio del Monte Bianco, ha aperto diverse vie moderne ed impegnative. Oggi altre ascese con un forte sapore alpino presentano difficoltà fino all’ 8a. Sono per lo più opera di alpinisti svizzeri, immersi nell’ambiente dell’Eiger e ingannati dalla sua crudezza.
Il grado 8a si trova nel centro della parete nord: le grandi direttissime sono in arrampicata libera. Così la Direttissima giapponese è stata «liberata» da due alpinisti locali, Robert Jasper e Roger Schäli, entrambi attivi sulla parete nord negli anni 2000. La roccia raggiunge l’ottavo grado di difficoltà nel bel mezzo di una via di 1600m. Le grandi vie invernali sono state aggiornate: le direttissime, spesso aperte in inverno con corde fisse, erano ora in arrampicata libera. La Direttissima Trilogy è già stata completata, nel 2009, in un solo inverno, da Patrice Glairon-Rappaz e Cédric Périllat-Merceroz. E il suo incatenamento in solitaria invernale era stato tentato da Lionel Daudet. La via del 1938 non è invecchiata nemmeno un po’. Al giorno d’oggi viene affrontata in inverno o in primavera, quando è coperta di neve trasformata, utilizzando moderne tecniche di arrampicata mista. Il vecchio dramma è ancora presente nei pensieri dei candidati alla parete nord, ma l’alpinismo moderno, con i suoi sviluppi in termini di competenze e attrezzatura, ha trovato le soluzioni per affrontare questo percorso superlativo con la pace della mente. Ed è così che sono stati impostati gli ultimi record di velocità. Ueli Steck ha battuto il record sulla parete; poi Dani Arnold ha tagliato il tempo di Steck di 20 minuti, a due ore e 28 min... Per tutti coloro, che ripetono la via classica aperta da Heckmair e compagni, che emergono dalla parete nord e scoprono gli immensi ghiacciai dell’Oberland, rimane un ricordo intenso e travolgente. L’Eiger è sempre rimasto al centro della scena. Nell’estate 2015, la via più dura sulla parete è stata creata da un team internazionale composto da un tedesco, uno svizzero e un italiano: un ottimo esempio di collaborazione. L’alpinismo del XXI secolo ha trovato in questa parete uno degli scenari più favorevoli all’espressione di sé. Rimane una fonte di ispirazione per i migliori alpinisti del mondo. Animati da una forza che li spinge a immaginare e ad agire (il famoso spirito di ASCESA identificato da Millet), creano alcune delle vie più difficili delle Alpi. Per alcuni alpinisti, sono laboratori che contribuiscono ad estendere la loro vista oltre, verso le grandi pareti della catena dell’Himalaya.
Testo di C L A U D E G A R D I E N
EIGERWAND
ALPINISMO PER SEMPRE EIGER PER SEMPRE
1.
8. 6. 2.
QUANDO LO SI AFFRONTA PER LA PRIMA VOLTA, SI PROVA UNA PROFONDA UMILTÀ
4.
5.
7. 3.
Lorenz Frutiger
1. MITTELEGGIGRAT : Yuko Maki, Fritz Amatter, Fritz Steuri, Samuel Brawand, 1921, D. 2. VIA LAUPER : Hans Lauper, Alexander Graven, Josef Knubel, Alfred Zürcher, 1932, TD. 3. VIA HECKMAIR : Anderl Heckmair, Ludwig Vörg, Fritz Kapasrek, Heinrich Harrer, 1938, ED. 4. DIRETTA HARLIN : Chris Bonington, Karl Golikow, Peter Haag, John Harlin, Dougal Haston, Siegfried Hupfauer, Layton Kor, Jörg Lehne, Rolf Rosenzopf, Günther Schnaidt, Günther Strobel, Roland Votteler, 1966.
5. DIRETTA GIAPPONESE : Amano, Imai, Kato, Kato, Kubo, Negishi, 1969, 8b. En libre : Robert Jasper, Roger Schäli, 2009, 5.13b. 6. LES PORTES DU CHAOS : Gérard Hopfgartner e Michel Piola, 1979. 7. DIRETTISSIMA GHILINI-PIOLA : René Ghilini, Michel Piola, 1983. 6a, A3. In libera: : Robert Jasper, Roger Schäli, 2013, 7c+. 8. ODYSSEE : Roger Schaeli, Robert Jasper e Simon Gietl, 2015. 8a+, 1400m.
LORENZ IN OPERA SU TERRENO MISTO CON LOUISON IN SICUREZZA IN CIMA AL PILASTRO GIAPPONESE
10 PORTRAITS ISSUE FALL WINTER 16.17
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LORI & LOUISON Interviste alle due guide esperte e specializzate, appena tornate dalla parete nord dell’Eiger
LORENZ FRUTIGER
Svizzero, 35 anni Guida alpina a Grindelwald www.purealpine.ch
LOUIS LAURENT
Francese, 35 anni Guida alpina a Chamonix www.chamonix-guides.com
QUAL E’ LA TUA STORIA? lorenz : Sono cresciuto a Grindelwald e sono guida alpina professionista dal 2005. Anche mio padre lavora come guida nelle Alpi da 30 anni. Ha viaggiato molto, così sono stato esposto alla professione di guida da quando ero bambino. L’entusiasmo per l’arrampicata è sbocciato quando avevo circa 18 anni e da allora non ho mai smesso di scalare. Negli ultimi 10 anni è stata una passione particolarmente forte. Ho due figli maschi e quello di due anni e mezzo mi porta via parecchio tempo ed energia. louis : Vivo nella valle di Chamonix da quando avevo 15 anni. Vengo dall’Alvernia, nella zona del Massiccio Centrale, dove ho iniziato a sciare e mi sono divertito moltissimo. Il mio interesse per la montagna è nato più tardi, quando avevo circa 18 anni, fino a diventare una vera e propria passione. Da allora vivo per gli sport di montagna. Quando mi stancherò di lavorare come guida, tornerò a fare il maestro di sci. COSA TI PIACE NEL FARE LA GUIDA? lorenz : La libertà di fare quello che voglio con i miei clienti, la libertà di viaggiare e vedere posti nuovi, stare all’aperto e sentire la natura intorno a me. Siamo sempre fuori, e spesso soli, soprattutto quando si tratta di prendere decisioni e di essere responsabili dei nostri clienti, quindi è un lavoro molto impegnativo. Guidare i clienti correttamente non è sempre semplice; devi essere in grado di organizzare l’escursione giusta al momento giusto, in modo da motivare il cliente senza che sia troppo dura. Stare insieme ai tuoi clienti è spesso piacevole, ma può diventare difficile se le condizioni o il tempo non sono buoni. louis : Il carico intenso di lavoro che ho al momento come guida, essendo fuori tutto il tempo, mi piace moltissimo, ma richiede una grande quantità di energia. Ora possiedo le capacità per accompagnare persone su tipi di terreno abbastanza tecnici. Nel corso degli anni ho costruito una rete di clienti che mi dà una realizzazione professionale. Quello che mi piace del mio lavoro è potermi esprimere liberamente; a differenza di molte occupazioni, non ho un capo. La mia rete di clienti si fida di me e ciò significa che posso adattare i viaggi alle condizioni della montagna e del tempo. Offro loro varie opzioni e lascio che siano loro a scegliere, a seconda di quanto si sentono in forma. Apprezzano di non doverci pensare. Lorenz e io ci abbiamo scherzato su in treno durante il viaggio di ritorno. Con i nostri clienti pratichiamo una “manipolazione soft” per indirizzarli verso le escursioni che piacciono a noi. E’ una grande motivazione per noi, facendo comunque in modo che i nostri clienti non rimangano mai delusi. Quando le pareti nord diventano pericolose perché la
fotografia di J O N G R I F F I T H
temperatura sale, è il momento di passare ai pilastri di roccia o alle creste al sole. Ed è così che amo la montagna: scegli il miglior parco giochi disponibile, a seconda del tempo e delle condizioni. QUALI ALPINISTI TI HANNO ISPIRATO DI PIU’? lorenz : Quandoero giovane, mi sono ispirato a due alpinisti. Uno è Edy Bohrin, è una guida di Grindelwald che lavora da 40 anni con la stessa passione. Ne ho sempre avuto soggezione. L’altro è Walter Bonatti, che mi ha introdotto a questo sport attraverso i suoi libri di montagna. La sua determinazione senza limiti per realizzare i suoi progetti è stata un esempio per me. louis : Senza dubbio direi Gaston Rebuffat, che è stato un grande modello per me. Ho tenuto il suo libro “Le 100 più belle ascensioni” sul comodino per parecchi anni. Poiché non provengo da una comunità di sport di montagna, avevo bisogno di punti di riferimento e la curva del progresso che offre è semplicemente fantastica. Il pilastro centrale del Freney sembrava totalmente oltre la mia portata, ho pensato che non ci avrei mai messo piede. E poi, un bel giorno, mi sono ritrovato lì!
LA MONTAGNA È ACCESSIBILE. CI VUOLE SOLO FORZA DI VOLONTÀ. Louis laurent
QUAL E’ LA TUA FILOSOFIA IN MONTAGNA? lorenz : Ciò che conta di più per me è la sfida, raggiungere il mio obiettivo, ma anche imparare a capire me stesso e conoscere bene le altre persone. Non è importante quanto sono alte le cime, ma accrescere il nostro rapporto con la solitudine, lontano dalla folla e dalla gente in generale, nell’isolamento delle montagne, immersi in un ambiente selvaggio. Penso che sia profondamente radicato nei nostri geni salire e cambiare punto di vista per vedere le cose dall’alto, da un’altra angolazione.Louis: L’aspetto straordinario della montagna è che accetta tutti. Bambini e adulti, principianti e atleti esperti possono vivere esperienze meravigliose, a condizione che prendano le decisioni giuste in base alle loro competenze. Dal mio punto di vista la montagna è accessibile. E’ solo una questione di forza di volontà. E quando fai sport in montagna è uno dei pochi momenti in cui si riesce veramente a staccare da tutto. Ninete telefono ed mail. Devi concentrarti per restare in equilibrio, devi vivere il momento. In caso contrario è molto semplice: si cade...
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Rapido da usare con la testa della piccozza posizionata naturalmente verso l’alto, pronta per la presa.
Sistema di tenuta delle piccozze da ghiaccio con fascia di protezione delle lame, ergonomica o diritta.
25 litri: 0,750 kg
35 litri: 0,950 kg
TRILOGY 35 & 25 Questi zaini per arrampicata alpina dalla forma pulita hanno tutto ciò serve, ma assolutamente niente di più. Vestibilità ergonomica per un movimento fluido, funzioni dedicate e resistenza leggera per massime prestazioni. Chiusura protettiva a scomparsa con fascetta di contenimento portacorda.
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PROTEZIONE ASSOLUTA DAGLI ELEMENTI, I M P E R M E A B I L I TA’ , R E S I S T E N Z A A L V E N TO E M A S S I M A T R A S P I R A B I L I TA’
PROTECTIVE SHELLS
TRILOGY LIMITED SERIES ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
TRILOGY V ICON GTX PRO JKT Questa giacca protettiva è progettata per offrire protezione anche con le peggiori condizioni meteo. Costruzione Flex Comforttm. Gore-Tex Pro 3 strati. Peso medio: 0,390 kg
TRILOGY GTX PRO JKT
TRILOGY GTX PRO PANT
Questa giacca protettiva è progettata per offrire protezione anche con le peggiori condizioni meteo. Gore-Tex® Pro è un materiale di riferimento per la protezione dagli elementi: il tessuto impermeabile e traspirante protegge da vento, pioggia e neve. Questo tessuto a 3 strati è il più traspirante tra i laminati Gore-Tex. La sua faccia esterna ha una durata superiore, mentre l’interno è più leggero. Peso medio: 0,585 kg
Preparati per le peggiori condizioni con il pantalone shell più tecnico. GORETEX® e rinforzo in Cordura. Costruzione Flex Comfort™. Zip laterali a tutta lunghezza. Tasche cargo sulle cosce. Peso medio: 0,655 kg
TRILOGY GTX STRETCH JKT
TRILOGY GORE THERMIUM JKT
La comodità dello stretch è insuperabile! Questa morbida giacca Gore-Tex® consente libertà di movimento e il suo design migliora la mobilità. Il suo isolamento Primaloft Silver offre un’ottima protezione al freddo più intenso. Il gonnellino crea una barriera contro la neve senza impedire i movimenti. Peso medio: 1,030 kg
Giacca protettiva calda e leggera che introduce il nuovo concetto di impermeabilità: Gore Thermium® 2 strati. Isolamento con una combinazione di filati Primaloft® e lana merino. Naturale proprietà di assorbimento dell’umidità della lana. Cappuccio regolabile compatibile con il casco. Peso medio: 0,740kg
ACTION SHELLS OFFRE LIBERTÀ DI MOVIMENTO, ASCIUTTO, ALTAMENTE TRASPIRANTE E ANTIVENTO
Cappuccio regolabile. Visiera protettiva. Visione panoramica
16 Doppio cursore con zip idrorepellente
Taglio ergonomico sagomato
TRILOGY LIMITED SERIES ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
TRILOGY GORE WDS JKT La nuova giacca action leggera e termosaldata per l’arrampicata veloce. Gore Windstopper® 3 strati con resistenza alla pioggia leggera assicura un’ottima protezione e un comfort senza eguali. 3 tasche con zip, fondo e collo regolabili. Peso medio: 0,370 kg
LORENZ ASSICURA LOUISON SULLA CIMA DEL PILASTRO GIAPPONESE TRILOGY STORM WOOL HOODIE Giacca action in Element Shield® Flywool progettata per le ascese alpine più dure ed impegnative. La fodera in lana offre un calore naturale. Ergonomia sportiva per fluidità di movimento, traspirante, resistente all’abrasione. Peso medio: 0.620 kg
TRILOGY STORM WOOL PANT Costruzione Dual Tech per comfort e robustezza: Element Shield® Flywool + pannelli Schoeller® Wool + rinforzo Hardtexd®. Cintura con bretelle removibili e regolabili. Ginocchia sagomate. Aperture di ventilazione in rete con zip. Peso medio: 0,705 kg
THERMAL LAYERS UNA RIVOLUZIONE NELLA TECNOLOGIA DELLA TESSITURA
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SYNTHESIS™ CONSTRUCTION SEAMLESS RESISTENTE ALL’ACQUA IMBOTTITA E ANTIVENTO
TRILOGY LIMITED SERIES ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
Un esclusivo complesso doppia trama senza cuciture crea una nuova generazione di isolamento. Offre un’imbottitura efficiente, con rinnovata leggerezza e garantisce un miglior comfort termico.
DOWN
DOWN
TRILOGY SYNTHESIS DOWN HOODIE
TRILOGY SYNTHESIS DOWN JACKET
Giacca d’isolamento, leggera e comprimibile progettata per l’alpinismo tecnico e le ascese alpine moderne. Esclusiva costruzione Synthesis. Cappuccio regolabile. 4 tasche chiuse con zip Peso medio: 0.495 kg
Giacca d’isolamento, leggera e comprimibile progettata per l’alpinismo tecnico. Esclusivo concetto Synthesis: deflettori seamless per maggiore calore e un nuovo livello di idrorepellenza. Ergonomia sportiva; da indossare da sola o come strato intermedio. 2 tasche chiuse con zip. Peso medio: 0.430 kg
TRILOGY DUAL PRIMALOFT HOODIE
TRILOGY DUAL ADVANCED JACKET
Ideale per le attività in alta montagna e con freddo intenso, questa giacca termica rimane ultra calda in tutte le condizioni. La finitura K DRY™ applicata al piumino crea una barriera idrorepellente, facendo sì che resti leggera e termicamente efficiente, anche in condizioni di bagnato. Peso medio: 0.520
Una giacca d’isolamento di nuova generazione. Leggera e calda, propone la costruzione DUAL TECH™ che combina PrimaLoft® e lana. Il risultato: comfort, ottima libertà di movimento ed eccellente assorbimento dell’umidità grazie alle qualità naturali della lana. Peso medio: 0.490kg
THERMAL LAYERS 20 TRILOGY LIMITED SERIES
LANA
LA FORZA DELLA NATURA
ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
LA LANA E’ LA SOLUZIONE NATURALE ALLE ALTE PRESTAZIONI DI MILLET. GRAZIE AD UNA COSTRUZIONE IBRIDA DI LANA E FIBRE SINTETICHE, OGNI CAPO COMBINA UN OTTIMO COMFORT SULLA PELLE CON PRESTAZIONI SUPERIORI.
TRILOGY X WOOL JKT
TRILOGY FLEECE WOOL HOODIE
Questo fleece di ultima generazione propone un eccellente rapporto peso-calore. Polartec® Thermal Pro offre un elevato potere di riempimento abbinato a ottime prestazioni isolanti. Quando è combinato con il Power Wool, la giacca finita raggiunge un elevato livello di efficienza termica e si distingue per il comfort offerto dalla componente stretch.
Giacca con controllo termico in Polartec® Power Wool stretch. Struttura a due facce: esterno in poliammide liscio per una buona resistenza all’abrasione e interno in lana spazzolata per il calore. Inoltre, l’alta percentuale di Spandex® offre un ottimo comfort grazie alla componente stretch.
TRILOGY FLEECE WOOL PO
TRILOGY WOOL TS LS
Giacca con controllo termico in Polartec® Power Wool stretch. Struttura a due facce: esterno in poliammide liscio per una buona resistenza all’abrasione e interno in lana spazzolata per il calore. Inoltre, l’alta percentuale di Spandex® offre un ottimo comfort grazie alla componente stretch.
La funzione principale di questo strato base in Carline Wool Blend 150 è quella di ottimizzare l’assorbimento di umidità e il controllo termico del corpo, in modo che rimanga asciutto e caldo: la base del comfort.
TRILOGY WOMEN 22
P O L L Y H A R M E R fotografato da J O N G R I F F I T H
Massiccio del Monte Bianco - Cascade des Cosmiques
TRILOGY LIMITED WOMEN SERIES ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
LADY TRILOGY GTX PRO JKT
LADY TRILOGY V ICON GTX PRO JKT
Questa giacca è progettata per offrire protezione anche con le peggiori condizioni meteo. Gore-Tex® Pro è un materiale di riferimento per la protezione dagli elementi: il tessuto impermeabile e traspirante protegge da vento, pioggia e neve. Questo tessuto a 3 strati è il più traspirante tra le membrane Gore-Tex. Il suo strato esterno ha una durata superiore, mentre l’interno è più leggero. Peso medio: 0.515 kg
Questa giacca protettiva è progettata per offrire protezione anche con le pegQuesta giacca protettiva è progettata per offrire protezione anche con le peggiori condizioni meteo. Costruzione Flex ComfortTM. Gore-Tex Pro 3 strati. Peso medio: 0.345 kg
LADY TRILOGY GTX STRETCH JKT
LADY TRILOGY GORE THERMIUM JKT
La comodità dello stretch è insuperabile! Questa morbida giacca Gore-Tex® consente libertà di movimento e il suo design migliora la mobilità. Il suo isolamento Primaloft Silver offre un’ottima protezione con le basse temperature. Il gonnellino crea una barriera contro la neve senza limitare i movimenti.
Giacca protettiva calda e leggera che introduce il nuovo concetto di impermeabilità: Gore Thermium® 2 strati. Isolamento con una combinazione di filati Primaloft® e lana merino. Naturale proprietà di assorbimento dell’umidità della lana. Cappuccio regolabile compatibile con il casco. Peso medio: 0.695 kg
Peso medio: 0,900 kg
fotografia di J O N G R I F F I T H
TRILOGY WOMEN 2.
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TRILOGY LIMITED WOMEN SERIES ISSUE FALL WINTER 16.17
TRILOGY JOURNAL
DEDICATO ALLE DONNE 1. LD TRILOGY STORM WOOL HOODIE 2. LD TRILOGY SYNTHESIS DOWN 4. LD TRILOGY PRIMLAOFT HOODIE 5. LD TRILOGY DUAL ADVANCED JKT 7. LD TRILOGY FLEECE WOOL HODDIE 8. LD TRILOGY FLEECE WOOL PO
3. LD TRILOGY DOWN BLEND 6. LD TRILOGY X WOOL JKT 9. LD TRILOGY WOOL TS LS
PER OTTIMIZZARE LE PRESTAZIONI, SONO STATI SELEZIONATI I MIGLIORI MATERIALI E COMBINATI PER MAGGIORE COMFORT E PERFORMANCE.
SIATE AUDACI, SCEGLIETE L’IBRIDO Una giacca d’isolamento di nuova generazione. Leggera e calda, propone la costruzione DUAL TECH™ che combina PrimaLoft® e lana. Il risultato: comfort, ottima libertà di movimento ed eccellente assorbimento dell’umidità grazie alle qualità naturali della lana.
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