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Mirano Magazine settembre 2019
Per fortuna che non la voleva più quasi nessuno questa Europa matrigna, che - urne in vista - torna in auge con passerelle di intenti. Invisa e usata: cara Europa, non sono i tuoi giorni migliori quelli che ti stiamo regalando. Abbiamo studiato - e dovevamo farlo di più – la dedizione e la devozione dei padri fondatori all’impresa della tua nascita. Ne ricordiamo i nomi e poco altro: Adenauer, Churchill, Schuman e il nostro De Gasperi. Il loro sogno di unità di popoli volava alto sopra le macerie di due guerre mondiali combattute nazione contro nazione: un’Europa a baluardo di pace, democrazia e libertà. Pilastri irrinunciabili ma non infrangibili. L’Europa oggi va stretta ma tanto vale servirsene. Tra accuse e silenzi è giusto chiedersi: quale sogno o idea di Europa ha un Paese che
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non sa andare oltre la lite quotidiana, che galleggia sui marosi dei commenti sociali? Un Paese cicala con un’economia altalena che sale per debito e spread, scende per tasso di crescita, minaccia aumenti d’iva e tifa flax tax. Quale sogno o idea di Europa ha un Paese che si comporta come lo scolaro che non fa i compiti e, consapevole della reprimenda made in Bruxelles non pensa a rimettersi in carreggiata ma a cambiare professore? Quale sogno o idea di Europa ha un Paese - anche i media hanno una responsabilità – che ha narrato più la disunione che l’Unione Europea. Chi sa cosa succede nella vita economica, scolastica, culturale e politica degli altri Paesi e quale peso avremo stritolati tra i colossi di Cina e Russia e con gli Usa attenti a se stessi? E sui temi caldi del lavoro, migranti e denatalità cosa significa per il futuro dell’Europa - quindi nostro - scegliere una strada politica piuttosto che un’altra? Quanta informazione e quante autoreferenziali cronache che hanno animato le scorse settimane? Cara Europa: