Si ringrazia per la cortese ospitalità e la squisita disponibilità, Thank for gracious hospitality and exquisite availability
Sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Lino Fumagalli, il Signor Sindaco Leonardo Michelini, l’Assessore alla Cultura Antonio Delli Iaconi, I Solisti Aquilani la Presidente dell’Associazione Culturale Rosa Venerini Eva Tarantello e Francesco Maria Bianchini, Cinzia Chiulli, Daniela Lai, Alberto Pichardo In esposizione, on exhibition : Palazzo dei Priori, sala Aurora Pino Mascia
Sala Alessandro IV
Ganni Acentini, Pasquale Altieri, Artisti Innocenti, Francesco Maria Bianchini, Luciano Biscari, Arianna Bonamore, Paolo Buggiani, Angelo Colagrossi, Stefano David, Luigi Athos De Blasio, Massimo De Giovanni, Carlo De Meo, Stefano Di Maulo, Armando Fettolini, Simona Frillici, Alessandra Giovannoni, Jan Incoronato, Ruslan Ivanytskyy, Francesco Lupo, Mauro Magni, Noa Pane, Federico Paris, Flavio T. Petricca e Fabio Milani, Alberto Pichardo, Gian Luca Proietti, Sophie Savoie, Beatrice Squitti, Aleksander Stamenov, Eva Tarantello, Marco Zappa. Emanuela Serini, Chiara Serini e Antonella Lauria in “TRE SOGNI” performance artistico/teatrale
Premio Emergenti
Anna Boschini, Paola Boschini, Francesca Brunetti, Clara Calì, Roberto Castellucci, Rosanna Cerutti, Emanuela De Franceschi, Fausta D’Ubaldo, Suzanne Duvillard, Maria Ferrara, Vincenzo Illiano, Liliana Mascio, Claudio Massimi, Agnese Ombroso, Marco Perna, Rossana Pianigiani, Maurizio Piccirillo, Giorgio Pirotta, Elena Rondini, Maria Teresa Serra, Sara Spaccino, Tiziana Trusiani, Françoise Weddigen, Paola Ventura, Chryssis Vici, Lorenzo Zanetti Polzi.
Museo Santa Rosa Venerini Stefano Galardi, personale, “...camminando con Francesco”
Giardino Convento Santa Rosa Venerini Daniela Lai, prima Residenza d’Artista
Convento Santa Rosa Venerini Premio Accademie
Bari : Ornella De Carlo, Annamaria Di Lecce, Francesco Lorusso. Firenze : Ben Ni, Sofia Birindelli, Lorenzo Calugi, Aurora Chiriaco, Chen Xiao, Veronica Gordienko, Liu Lei, Vera Malevolti, Chiara Mastrangelo, Tu Shuyu, Shou Zhanjie. Milano : Adele Ardigò, Martina Cioffi, Alberto Fantoni, Gaia Lucrezia Zaffarano. Roma : Lorenzo Attolini, Cristina Castellani, Francesca Ceccarelli, Alessandro Dolfi, Gianluca Sarnari. Urbino : Bacoli, Denise Cavalli, Antonio Giusti, Kane Kadoo, Ambra Lorito, Amedeo Martines, Arianna Pace, Stefano Simoncelli. Verona : Dylan Argentieri, Riccardo Brugnaro. Licei Conegliano (Tv) : Andrea Gambarotto, Matteo Tormena.
ASSOCIAZIONE
I SOLISTI AQUILANI
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
www.bancadiviterbo.it
Autopremium S.p.A. VITERBO
Arti Grafiche Aquilane
Ente morale - anno di fondazione 1968
VENERDÌ 6 MAGGIO 2016
I SOLISTI AQUILANI W. A. MOZART
Rondò in do maggiore K 373 per violino e orchestra solista Francesco Peverini
W. A. MOZART
Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore K 364 per violino, viola e orchestra solisti Daniele Orlando e Gianluca Saggini
F. J. HAYDN
Sinfonia n. 43 in mi bemolle maggiore “Merkur” BIGLIETTI
intero: € 8,00 ridotto: € 5,00 (studenti fino a 25 anni)
Duomo di San Lorenzo, ore 21.00 VITERBO Direzione artistica Maurizio Cocciolito
PREVENDITA 30 aprile e 1 maggio 2016, Viterbo Museo Santa Rosa Venerini, Piazza San Carluccio 5 orario: 10.00/13.00 - 15.00/19.00 info@apaiarte.it info@biennaleviterbo.it BOTTEGHINO sede concerto, 6 maggio 2016 ore 17.00/21.00
Associazione I SOLISTI AQUILANI Viale Alcide De Gasperi, 47 - 67100 L’Aquila tel. 0862 420369 - fax 0862 1960550 info@solistiaquilani.it - www.solistiaquilani.it
SOMMARIO COPERTINA
Francesco Maria Bianchini “Ballet dream” ispirato alle giovani danzanti protagoniste dell’ultimo sogno di S.Rosa Venerini inspired by the young protagonists of the last dance of St. Rose Venerini dream 2015, installazione, tulle e fili di ferro; installation, tulle and wire, Collezione Privata/Private Collection
DANIELA LAI
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BONARIA MANCA
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Prima residenza d’artista - First Artist’s residence
Premio Internazionale Cultura Indipendente in Movimento International Culture Prize in Independent Movement LE OPERE DI MISERICORDIA NEGLI ARCHIVI DIOCESANI : IL CASO DI VITERBO THE MERCY IN THE ARCHIVES DIOCESAN: THE CASE OF VITERBO Luciano Osbat - Ce DiDo PINO MASCIA, La misura dei Poeti / The Measure of Poets
TUTTO IL MONDO E’ UN PALCOSCENICO ALL THE WORLD’S A STAGE
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(William Shakespeare “As you like it”)
ARTISTI§INNOCENTI GANNI ACENTINI PAOLO BUGGIANI di/by Steven L. Kaplan ALESSANDRA GIOVANNONI ANGELO COLAGROSSI MAURO MAGNI MASSIMO DE GIOVANNI - JACOPO MANDICH STEFANO DI MAULO - GIAN LUCA PROIETTI SIMONA FRILLICI - ARMANDO FETTOLINI EVA TARANTELLO - FRANCESCO M. BIANCHINI ALEKSANDER STAMENOV PASQUALE ALTIERI - JAN INCORONATO CARLO DE MEO - NOA PANE FEDERICO PARIS - MARCO ZAPPA SOPHIE SAVOIE GRAN CAFFE’ SCHENARDI dal 1818 PREMIO EMERGENTI
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EDITORIALE di Laura Lucibello
Il 5 maggio si sono aprerte le porte del Cantiere Biennale nelle sedi di : Palazzo dei Priori, Palazzo dei Papi e Convento Santa Rosa Venerini, con allestimenti work in progress, per cercare quella magia che ci salva e cura dalle tenebre, per vivere con intensità nel quotidiano anche il mondo invisibile dei pensieri e dei sentimenti ed arrivare, non esausti ma felici, fino all’ultimo giorno per l’inaugurazione. Nell’Anno Giubilare della Misericordia e del 400° anno dalla morte del grande scrittore William Shakespeare, la Biennale di Viterbo, giunta alla 4a edizione, è la più “giovane” d’Italia, giovane nello spirito, nelle dinamiche, e nell’attenzione sempre riservata fin dagli esordi, alla generazione artistica accademica, emergente e contemporanea, senza mai dimenticare ed esaltare la bellezza e la cultura antica. Un Cantiere dove di giorno in giorno si è costruito, o ricostruito: lo hanno ricordato I Solisti Aquilani con un Concerto al Duomo di San Lorenzo il giorno 6 maggio alle ore 21. Mentre pittori, scultori e performers hanno accolto il curioso spettatore nelle sedi espositive di Palazzo dei Priori in sala Regia, Palazzo dei Papi in sala Alessandro IV, nel Convento Santa Rosa Venerini con le Accademie di Bari, Firenze, Milano, Roma, Urbino e Verona, nonchè il liceo artistico di Conegliano (Tv). Due le aperture speciali : il Museo Santa Rosa Venerini, dove oltre la visita, è stata presentata la mostra “... camminando con Francesco” di Stefano Galardi; l’attiguo giardino con l’inaugurazione della prima residenza d’artista di Viterbo in cui la ceramista Daniela Lai di Artistica ha realizzato in itinere durante tutto il mese della Biennale un’opera site specific dedicata all’infanzia, impronte lasciare sull’argilla, cotte e decorate, hanno contribuito a creare quella LINEA DEL TEMPO, che tutti ci accomuna dalla nascita alla crescita ed alla maturità. Mentre al Gran Caffè Schenardi “Cleopatra divina donna d’Inferno”, di e con Antonella Rizzo, si presenta nella sua vera essenza di donna. E dopo la visita del 15 maggio a Tuscania, assegnato il Riconoscimento Internazionale per la Cultura Indipendente in Movimento ad una grande donna “pastora ed artista” : Bonaria Manca (Orune, 1925*), che il 5 giugno è voluta venire personalmente a parlarci della sua esperienza di vita. Molti gli eventi in calendario, un viaggio, un sogno che ha ricalcato quello di uno Shakespeare ventenne, con il suo stile e talento visionario, che nell’estate del 1584 salpa dal porto di Dover alla volta dei Paesi Bassi, tra tumulti e contese, passando di città in città, quelle città e paesaggi che fanno da sfondo all’umanità varia che il giovane incrocia lungo il suo cammino: spie e patrioti, mercanti e predicatori riformisti, raffinati intellettuali e sanguinari uomini d’arme, giovani vergini suicide e smaliziate prime donne di compagnie teatrali. Un lungo viaggio iniziatico, come nell’opera alchemica di Eva Tarantello, nel corso del quale il giovane poeta incontra praticamente tutto quello che riverserà nella sua opera, ben sapendo che “le propensioni di un carattere si deducono tutte da un certo numero di sentimenti, così come con poche cifre è possibile scrivere tutti i numeri” (Léon Daudet). Con pochi segni : l’Arte. On May 5, the doors opened on the venues of the Biennale Site: Palazzo dei Priori, Palazzo dei Papi and Convento Santa Rosa Venerini, with work equipment in progress, look for that magic that saves us from darkness and care, to live with intensity in newspaper also the invisible world of thoughts and feelings and reach, not exhausted but happy, until the last day for the inauguration. In the Jubilee Year of Mercy and the 400th year since the great writer William Shakespeare’s death, the Biennale di Viterbo, now in its fourth edition, is the “youngest” of Italy, young in spirit, in the dynamics, and attention always reserved from the beginning, the academic generation of artists, emerging and contemporary, without forgetting and exalt the beauty and ancient culture. A Yard where every day you will build, or rebuild: will be to remind the Solisti Aquilani with a Concert at the Cathedral of San Lorenzo on May 6 at 21. While painters, sculptors and performers will welcome the curious spectator at Palazzo venues dei Priori in the Sala Regia, the Palace of the Popes in the Alexander hall IV, in the Convent Santa Rosa Venerini with the Academies of Bari, Florence, Milan, Rome, Urbino and Verona, as well as art school in Conegliano (Treviso). Two special openings: the Santa Rosa Venerini Museum, where over the visit, will present the exhibition “... walking with Francis” by Stefano Galardi; the adjacent garden with the inauguration of the first residence of the Viterbo artist in which the potter Daniela Lai of Artistica realize ongoing throughout the month of the Biennale a site specific work devoted to children. Also in Convento Santa Rosa Venerini it will set up the first theatrical residence. While the Gran Caffè Schenardi “Cleopatra divine woman of Hell”, by and with Antonella Rizzo, will be presented in its true essence of woman. And “in the middle of the journey ...” 15 May we will be in Tuscania to assign the International Recognition for Independent Culture in Motion to a great woman “pastor and artist”: Bonaria Manca (Orune, 1925 *). Many events on the calendar, a journey, a dream that will match that of a Shakespeare twenties, with his style and visionary talent, which in the summer of 1584 set sail from the port of Dover at a time in the Netherlands, including riots and contention, passing from town to town, those cities and landscapes that form the backdrop to humanity varies the young crosses his path: spies and patriots, merchants and reformist preachers, refined intellectuals and bloodthirsty men of arms, young virgin Suicides and savvy first women of theater companies.A long journey of initiation, as in the work of alchemical Tarantello Eve, during which the young poet meets virtually all that pour into his work, knowing that “the propensities of a character are deduced all by a number of feelings, as well as with a few figures you can write all the numbers “(Leon Daudet).
With few signs: Art.
Staff
MISIRIZZI
Anno XXII N. 1 Luglio 2015 Edizione speciale Biennale Viterbo 2016 Special edition Biennale Viterbo 2016
RESPONSABILE EDITORIALE hief editor Laura Lucibello
REDAZIONE/PUBBLICITA’, GRAFICA E IMPAGINAZIONE
EDITORIAL / ADVERTISING , GRAPHICS AND LAYOUT APAI - info@apaiarte.it
STAMPA / PRESS Tecnostampa S.r.l. SP 84 Sutrina, Km 4.200 (Loc. Sercione) 01015 Sutri (VT) Tel. +39 0761 600932 Fax +39 0761 614972
ISBN 978-88-940327-4-1 Numero Italia euro 9,00
Eva TARANTELLO Fin da piccola, immersa in un ambiente artistico tra strumenti musicali e pennelli, ha assorbito l’amore per il bello e per l’arte; dopo il liceo ha proseguito il sio cammino coltivando questa passione con l’approfondimento di studi artistici presso l’istituto Andrea Scriattoli e un corso di restauro all’Accademia di Belle Arti di Viterbo. In seguito ha potuto mettere in pratica gli insegnamenti acquisiti in un suo personale laboratorio in via Zara a Roma. Attualmente continua la sua attività nel centro storico di Viterbo, portando avanti un progetto culturale ed artistico tramite l’Associazione Rosa Venerini. Even as a child, immersed in an artistic environment between musical instruments and brushes, she has absorbed the love for beauty and art; after high school, she continued the journey sio cultivating this passion with the deepening of artistic studies at the institute Andrea Scriattoli and a restoration course at the Academy of Fine Arts in Viterbo. Later she could put into practice the lessons learned in her laboratory staff in via Zara to Rome. Currently she continues her activities in the old town of Viterbo, carrying on a cultural and artistic project by the Cultural Association Rosa Venerini. Francesco Maria BIANCHINI, artista/artist Cinzia CHIULLI, artista ceramista/artist ceramist Daniela LAI, artista ceramista/artist ceramist Alberto PICHARDO, archeologo/ archaeologist
Giuria / Jury Giorgia ANELLA Storica e critica d’arte, nasce a Roma nel 1983. Dopo la maturità classica, ottiene la laurea di primo livello all’università La Sapienza di Roma facoltà di Scienze Umanistiche in Scienze Storico-Artistiche. Dopo aver svolto due stages in note gallerie di Roma, si trasferisce nella provincia di Viterbo per gli studi di laurea magistrale all’università La Tuscia, laureandosi nell’ a.a. 2014-2015 con il massimo dei voti in Storia dell’Arte e Tutela dei Beni Culturali, affrontando una tesi dal titolo “Il corpo animale nell’arte contemporanea europea”, argomento inedito e mai trattato finora, ma che conferma l’interesse di G. Anella per l’ambito contemporaneo. Dal 2012 collabora con Apai di Laura Lucibello, ricoprendo il ruolo di giudice nella commissione per la giuria di premiazione. Art historian and critic, was born in Rome in 1983. After a classical education, undertakes the Sapienza University of Rome studying at the faculty of Humanities in Historical-Artistic Sciences, obtaining the 1st degree. Having done two internships in Rome notes galleries, she moved in the Viterbo province to begin her university degree studies La Tuscia, graduating in ‘a.a. 2014-2015 with honors in History of Art and Protection of Cultural Heritage, facing a thesis entitled “The European Animal Body in Contemporary Art”, unpublished subject and never treated so far, but which confirms the interest of G. Anella for the contemporary context. Since 2012 she collaborates with Apai of Laura Lucibello, holding the position of judge in the Committee on the awards jury. Pino MASCIA Ha studiato decorazione presso Accademia di belle arti di Roma, precedentemente liceo artistico. Dal 1985 è docente all’Accademia di Urbino. E’ un pittore e scultore che eccelle nell’innovazione e attraverso la ricerca e lo studio dei materiali, soprattutto compositi, modella e da colore alla sua straordinaria creatività pittorica e scultorea. He studied decoration at Academy of Fine Arts in Rome, formerly art school. Since 1985 he has taught at the Academy of Urbino. And ‘a painter and sculptor who excels in innovation and through research and the study of materials, particularly composites, modeling and color to its extraordinary pictorial and sculptural creativity. Marco ZAPPA Nato a Viterbo nel 1965, vive e lavora a Viterbo e Milano, artista e docente alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano. Dopo il diploma accademico in Pittura, si è dedicato ad una lunga ricerca artistica lavorando con i più disparati materiali, riscontrabili nella tradizione storica e contemporanea delle discipline artistiche. Dal 1990 ad oggi è docente presso la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) dove ricopre attualmente le cattedre di Tecniche Pittoriche e di Anatomia Artistica. Born in Viterbo, Italy, in 1965, lives and works in Milano and Viterbo, artist and professor at New Academy of Fine Arts (NABA) in Milan. After receiving his diploma in Painting, he has dedicated himself to a long artistic working with many different materials, found in the historical tradition and contemporary artistic disciplines. Since 1990 he is professor at NABA (New Academy of Fine Arts of Milan), where he currently holds the chairs of Painting Techniques and Artistic Anatomy.
Daniela L A I
Prima residenza d’Artista - Viterbo, 5 maggio/5 giugno 2016 First Artist’s residence - Viterbo, 5 May / June 5, 2016 Il mondo dei bambini, il gioco, diritto dei bambini! Lungo un cammino di crescita dove le impronte crescenti lasciate sulla nuda terra arrivano a ad imprimere il passaggio di Bonaria Manca felice di unirsi a loro. Grazie, grazie a Bonaria Manca, mia conterranea che con grande umiltà mi ha permesso di “giocare” concedendomi la Sua impronta. Il percorso è stato realizzato in terra rossa refrattaria. La parte impressa accoglie cristalli a spessore a simulazione di acqua (vita). L’idea di quest’opera permanente,realizzata all’interno del cortile della ex Scuola Materna “Rosa Venerini” di Viterbo, è si legata al giardino, dove negli anni, migliaia di bambini hanno giocato, ma soprattutto vuole essere un messaggio di speranza affinché tutti i bambini possano farlo.... senza mai smettere. Completa l’opera l’applicazione a parete di un grande cerchio in ferro che racchiude partendo dal centro piccoli volti stilizzati realizzati in argilla modellati uno ad uno....un mondo di bambini, il mondo dei bambini futuro dell’umanità.
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The world of children, play, children’s right! Along a path of growth where the growing footprints left on the bare ground to come to impress the passage of Bonaria Manca happy to join them. Thank you, thank Bonaria Manca, my countrywoman who with great humility allowed me to “play” giving me your fingerprint. The course was created in refractory clay. The imprinted side welcomes crystals in water simulation thickness (life). The idea of lifelong this work, carried out in the courtyard of the former nursery school “Rosa Venerini” of Viterbo, it is linked to the garden, where over the years, thousands of children have played, but above all wants to be a message of hope so that all children can do that ... never stop. Complete the application operates in the wall of a large iron circle surrounding from the center small stylized faces in clay realized modeled one by one ... a world of children, the world of the future childrens of humanity.
gioco(so)gnando / game dreaming Convento Santa Rosa Venerini, Piazza San Carluccio
SETTIMANA INTERNAZIONALE della CULTURA INDIPENDENTE in MOVIMENTO
Premio 2016 conferito a - awarded to
Bonaria Manca per aver sfidato le convenzioni e saputo coniugare la sua vita quotidiana all’arte, esprimendosi liberamente attraverso il canto e il ricamo, tessendo abiti e arazzi in cui ha intrecciato ricordi d’infanzia e visioni. Ha composto mosaici e dipinti, riempiendo la sua casa con quadri brillanti, popolati da uomini, animali e figure fantastiche della sua personale cosmogonia. for defying convention and managed to combine her daily life to art, expressing themselves freely through song and embroidery, weaving clothes and tapestries in which she twisted childhood memories and visions. she composed mosaics and paintings, filling her house with bright paintings, populated by men, animals and fantasy figures of her personal cosmogony.
Tuscania, 15 maggio 2016 www.facebook.com/pages/Settimana-Internazionale-della-Cultura-Indipendente-in-Movimento
Adolescenza di Bonaria, 1992, arazzo, cm 99x99
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Questo arazzo è stato fatto a mente dall’artista senza nessuna traccia guida sotto. Il luogo rappresentato è quello di Sant’Efisio ad Orune. Sulla sinistra in basso il ruscello, e la madre di Bonaria, Speranza, che lava i panni nelle acque che scorrono. I panni sono il rivestimento delle coperte di lana. Vicino al ruscello Bonaria stende sulle piante la lana che era stata appena lavata dalla madre e dalla “maniale” (operaia). A sinistra il fratello difronte al “lanzone” con il fuoco acceso per fare il formaggio. A destra il fiume. Più in basso il padre con il carro che sta “segherando”, raccogliendo le fasce del grano, che poi porterà dove verrà pestato dai buoi per essere separato dalla paglia. La procedura era questa: si scioglievano i covoni, legati con spago di paglia, sul terreno predisposto, ed i buoi lo calpestavano con le zampe e anche con delle mole di pietra o di legno che trascinavano. Dopo ciò il padre raccoglieva tutto facendo dei montini dentro “l’argiola” e sollevando in aria grano e paglia ancora uniti, con il venticello che si alzava, il grano andava da una parte e la paglia dall’altra. A sinistra in basso le pecore e a destra dalla parte opposta le capre, il cancello del recinto delle capre.
Adolescence of Bonaria, 1992 tapestry, 99x99 cm
This tapestry was made by the artist in mind without any trace driving under. The place represented is to Sant’Efisio in Orune. On the bottom left the stream, and the mother of Bonaria, Speranza, who washes clothes in the waters that flow. The wipes are the lining of woolen blankets. Near the Bonaria stream stretches on plants wool that had been freshly washed by her mother and “manually via” (working). On the left her brother in front of the “lanzone” with the fire lit to make cheese. To the right of the river. Further down the father with the wagon that is “segherando”, picking up the bands of the grain, which then take it where will be crushed by oxen to be separated from the chaff. The procedure was this: the sheaves were untying, tied with straw twine, on the prepared soil, and the horse trampled they with their feet and even with the amount of stone or wood hauling. After that the father gathered all doing the montini inside “the argiola” and lifting into the air grain and straw still united with the breeze wafting up, the wheat was on one side and the other straw. Bottom left the sheep to the right and the goats on the other side, the gate of the fence of the goats.
Pecore e capre erano separate e avevano il loro recinto. Nell’angolo in basso a destra delle pernici e un uccello tra il falco e l’aquila che mangiava i maialini piccoli. A sinistra in basso il cavallo che mangia vicino al ruscello. A sinistra la parte scura che vediamo è “su cantareddu”, una vasca di pietra da dove sgorgava l’acqua da bere, sopra la fonte appesi ai rami della pianta gli arnesi per i buoi. In alto a destra “sa pinneta” con dentro il fuoco acceso, lì si andava a dormire. Sopra il ruscello c’è una rupe di pietra e sono rappresentate due divinità del luogo, che Bonaria vede al momento che fa l’arazzo. Sulla rupe andavano i carbonari. Le piante alte di leccio, ogni anno la forestale tagliava quelle segnate per farci il carbone e lì facevano i forni sul terreno. Le piante venivano abbattute e fatte a pezzi, i forni erano in legno e venivano fatti sul posto. I pezzi di leccio venivano coperti di terra e poi si accendeva il fuoco sotto, molto basso, che rimaneva acceso per 15-20 giorni, così si faceva il carbone. Dalle piante di leccio si raccoglievano le ghiande dolci per darle da mangiare ai maiali che dovevano essere macellati, la carne era così più buona, per le provviste che servivano per tutto l’anno, prosciutti, capicolli e salsicce. Tra i lecci abitavano al tempo, degli uccelli tropicali. C’era l’uccello “Maria Picca” che era un uccello di montagna tutto colorato e grande. Poi c’era l’uccello “Trocchedda dorgia” che faceva i buchi nel tronco dell’albero e vi depositava le uova, dopo ne uscivano gli uccelli.
Sheep and goats were separate and had their fence. In the lower right corner of partridges and a bird between the hawk and the eagle he ate the little piglets. Bottom left the horse eating the brook. On the left we see is the dark part “of cantareddu”, a stone basin where water flowed to drink, above a spring hanging from the branches of the plant the tools for oxen. Top right “knows pinneta” with the fire lit inside, there they went to sleep. Over the stream there is a stone cliff and are represented two local deities, which Bonaria sees when making the tapestry. On the cliff were the Carbonari. Tall plants of oak, every year the forest cut those marked for us coal and there were the ovens on the ground. The plants were being torn down and smashed to pieces, the ovens were made of wood and were made on the spot. The holm oak pieces were covered with earth and then lit the fire underneath, very low, was left on for 15-20 days, so it was coal. By oak trees were harvested sweet acorns to feed her to the pigs that were to be slaughtered, the meat was so good more for the supplies needed for the whole year, hams, sausages and capicolli. Among the oaks they lived at the time, of tropical birds. There was the bird “Picca Maria” which was an all colorful and big mountain bird. Then there was the bird “Trocchedda dorgia” that made the holes in the tree trunk, and there deposited the eggs after they emerged birds.
BONARIA MANCA di/by Paola Manca
Bonaria Manca nasce ad Orune (NU), il 10 luglio del 1925. La sua è una famiglia di pastori e lei stessa fin da piccolissima segue la madre e il padre nella loro attività sia in casa che nelle campagne di Orune. Lascerà la Sardegna a trent’anni per trasferirsi in terra di Tuscia, nel paese di Tuscania dove tre dei suoi fratelli si erano già stabiliti da alcuni anni. Qui sarà pastora lei stessa come aveva sempre desiderato e come nella sua terra di origine non avrebbe mai potuto essere. Agli inizi degli anni ‘80 inizierà a dipingere, avendo fino a quel momento creato soltanto attraverso il ricamo, dirà a se stessa: “se so ricamare saprò anche dipingere”! Prende il via così una produzione artistica che può dirsi straordinaria non soltanto per il simbolismo, la vividezza dei colori, ed espressività dei suoi dipinti, ma anche per il numero, che viene stimato approssimativamente in 1000 dipinti su tela, ai quali bisogna aggiungere gli arazzi, i mosaici, ed infine le pitture murali della sua casa. La sua vena artistica si esprime anche attraverso il canto e la poesia estemporanei. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi scrive: “Bonaria è sorretta da uno straordinario spontaneismo multiforme che la fa vivere nel presente con il proprio mondo bambino”. Nelle sue opere è rappresentata la sua vita di bambina e giovane donna ad Orune, la pastora Bonaria a Tuscania, la religiosità e la preghiera continuamente rivolta a Dio e a Cristo, molti quadri raffigurano processioni religiose che si svolgono proprio a Tuscania, ma anche visioni di mondi scomparsi con i suoi protagonisti, come quello etrusco con i suoi dei, magistrati, artisti, artigiani e il suo commercio. La sua casa si trova in una zona di siti archeologici di tempi e necropoli etruschi. Passiamo dalle campagne di Orune a quelle di Tuscania, dal Battesimo di Gesù alla visione di Zeus con il fiore e di Minerva con la civetta, da una natura morta a ad una natura lussureggiante e colorata di un mondo agro pastorale con fiori, alberi, uccelli,
Bonaria Manca was born in Orune (NU), July 10th, 1925. Her is a family of shepherds and herself since tiny follows mother and father in their activities at home or in Orune campaigns. Leave Sardinia to thirty years to move to land of Tuscia, in the village of Tuscania where three of her brothers had already established a number of years. Here she will shepherdess herself as she had always wanted, and as in hier homeland could never be. In the early 80’s start to paint, having so far created only through embroidery, she will say to herself: “I know embroider I shall also paint”! It kicks off as an artistic production that can be said to be extraordinary not only for the symbolism, the vividness of the colors, and expressiveness of her paintings, but also for the number, which is estimated at approximately 1000 paintings on canvas, to which we must add the tapestries, mosaics, and finally the murals of her house. Her artistic talent is also expressed through song and extemporaneous poetry. The art critic Vittorio Sgarbi writes: “Bonaria is supported by an extraordinary multifaceted spontaneity that makes living in the present with your child’s world.” In her works depicts the life of a child and young woman in Orune, pastor Bonaria in Tuscania, religiosity and prayer continually directed to God and to Christ, many paintings depicting religious processions taking place right in Tuscania, but also visions of worlds disappeared with its inhabitants, as the Etruscan with its gods, magistrates, artists, craftsmen and its trade. Her home is located in an area of archaeological sites of times and Etruscan necropolis. We pass from Orune campaigns to those of Tuscania, the Baptism of Jesus to the vision of Zeus with the flower and Minerva with the owl, as a still life in a lush and colorful nature of an agro - pastoral world with flowers, trees, birds, 9
pesci, vacche, pecore, capre, cavalli, maiali, e di mondi lontani rappresentati dalla giraffa, dai mammut, e dagli yak. I grandi alberi a simboleggiare la vita che si espande con maestosità e forza. Nel corso degli anni ha viaggiato non solo in Italia, ma anche in vari paesi allestendo mostre in Francia, Svizzera, Olanda, Belgio, Grecia, tutti paesi nei quali si trovano suoi dipinti in Musei e Collezioni private. Nel 2000 partecipa ad una mostra internazionale a Salonicco (Grecia) dal titolo “Donne creatrici nel mondo”, in questa occasione sarà nominata ambasciatrice dell’UNESCO. Nel novembre 2015 il Ministero dei Beni Culturali decreta lo Studio d’artista della Pittrice Bonaria Manca dichiarandolo di interesse particolarmente importante ai sensi dell’artt. 11, comma 1 lett. b) e 51 comma 1 del D.Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. e, come tale, è sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella norma. Lo Studio d’Artista viene pertanto reso inamovibile dall’appartamento in cui si trova. La sua Casa dei Simboli è oggi una Casa Museo.
cows, sheep, goats, horses, pigs, and distant worlds represented by the giraffe, the mammoth, and the yak. The large trees to symbolize the life that expands with majesty and strength. Over the years she has traveled not only in Italy, but also in several countries setting up exhibitions in France, Switzerland, Holland, Belgium, Greece, all countries where there are her paintings in museums and private collections. In 2000 participates in an international exhibition in Thessaloniki (Greece) entitled “Women creators in the world”, on this occasion will be appointed ambassador of UNESCO. In November 2015, the Ministry of Culture decrees the Artist’s Studio of the Painter Bonaria Manca declaring it of particularly important interest within the meaning of Article 11, paragraph 1, letter b) and 51 paragraph 1 of Legislative Decree no. 42/2004 and subsequent amendments and, as such, it is subject to all the protective provisions contained in the standard. The Artist’s Studio is therefore made irremovable from the apartment in which it is located. Her Home of Symbols is now a house museum.
http://www.facebook.com/bonariacarmelamanca
Il Battesimo, 1999, olio su tela/oil on canvas, cm 150x95 I due personaggi sono chiaramente Gesù e Giovanni Battista, l’atto è quello riportato dai Vangeli del Battesimo sul Giordano, il Battista getta l’acqua sulla testa di Gesù. Il Battista è vestito con una pelle di cammello, Gesù con una pelle di pecora. La colomba dello Spirito Santo vola sopra il capo di Gesù. In basso la vegetazione lussureggiante lungo il fiume. Le acque scure del fiume a sottolinearne la profondità. Le persone a sinistra sulle sponde del Giordano sono quelle che seguono Gesù, la scritta in basso dice: “venite a me che vi purifico”. I due personaggi in piccolo a sinistra sono il sindaco e uno dei parroci di Tuscania di quegli anni. In alto a sinistra le torri, simboli di potere, insieme con gli alberi. L’artista sottolinea il fatto che in ogni tempo c’è stato il contrasto tra potere spirituale e temporale.
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The two characters are clearly Jesus and John the Baptist, the act is the one given in the Gospel of the Baptism in the Jordan, the Baptist throws water on the head of Jesus. The Baptist is dressed in a camel skin, Jesus with a sheepskin . The dove of the Holy Spirit flies over the head of Jesus. Below the lush vegetation along the river. The dark waters of the river to underline the depth. People left on the banks of the Jordan are those who follow Jesus, the bottom inscription says: “Come to me you purify”. The two characters in small print on the left are the mayor and one of Tuscania pastors of those years. Top left the towers, symbols of power, along with the trees. The artist emphasizes the fact that at all times there was the contrast between spiritual and temporal power.
Eleonora d’Arborea, 2013, olio su tela/oil on canvas, cm 99x99 Eleonora d’Arborea fu Giudichessa d’Arborea (1347 circa -1404 circa), Bonaria la ritrae sul suo cavallo che aveva fatto ferrare al contrario per ingannare i suoi nemici in battaglia. Ella Riuscì a riunire quasi tutta la Sardegna sotto il suo Giudicato e combatté fino all’ultimo per strapparla agli aragonesi che purtroppo alla fine ebbero la meglio. Revisionò la Carta de Logu riordinando e sistemando gli ordinamenti e gli istituti giuridici locali. Questa fu scritta in sardo volgare, in particolare nella variante arborense della lingua sarda, e rimase in vigore fino al 1827. Eleanor was Giudichessa of Arborea (1347 -1404 approximately), Bonaria portrays she on her horse that had to shoe as opposed to fool her enemies in battle. She managed to bring together almost all of Sardinia under her Judged and fought until the end to tear the Aragonese that unfortunately in the end prevailed. She revised the Charter Logu arranging and rearranging the ordinances and local legal institutions. This was written in the vernacular Sardinian, especially in Arborea variant of the Sardinian language, and remained in force until 1827.
Divinità, 1999, olio su tela/oil on canvas, cm 80x60 Istituto Benedetto Menni, 1985, olio su tela/oil on canvas, cm 180x125 Divinità, 1985-1990, mosaico/mosaic, cm 120x130
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Le opere di misericordia negli archivi diocesani:
il caso di Viterbo di Luciano Osbat
Direttore del Centro diocesano di documenta-zione per la storia e la cultura religiosa (Cedido), docente di Storia moderna e Archivistica generale all’Università della Tuscia
fig. 1 La dottrina sulla penitenza, completamente riscritta durante il Concilio di Trento, aveva spostato l’accento sulla contrizione, la confessione, il pentimento del peccatore e sottolineato l’importanza delle penitenze imposte dal confessore o scelte spontaneamente dal penitente (come i digiuni, le preghiere, le elemosine e le altre opere di misericordia) più che su quello stravolgimento totale della vita del penitente, dopo l’assoluzione dal peccato, che era compiere pellegrinaggi a Roma o a Gerusalemme o a Santiago de Compostela, pellegrinaggi che potevano durare anni come spesso era avvenuto durante il Medioevo. Dopo il Concilio di Trento la pratica del pellegrinaggio a Roma rimane ma l’accento posto sulla confessione e sulle penitenze e un più disciplinato uso delle indulgenze, in un contesto più attento e severo, è stato il primo passo per ricondurre anche il pellegrinaggio all’interno dei comportamenti individuali e collettivi regolamentati dall’autorità ecclesiastica. Al cristiano si chiedeva ora la contrizione e l’espiazione attraverso esercizi di pietà che sono indicati dalla Chiesa (le opere di misericordia spirituale e corporale) e che si svolgono quasi interamente sotto il suo occhio vigile. Ciò accade normalmente nello stesso luogo dove il fedele vive. Rimane l’eccezione che è rappresentata dai pellegrinaggi che si compiono negli anni giubilari: nel corso degli anni santi (prima ogni 50 poi ogni 25 anni) e quando vengo no indetti anni giubilari straordinari (come è accaduto più volte
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fig. 2
nei secoli passati e come accade in questo anno 2016, anno del “Giubileo della Misericordia”). Il perdono e l’assoluzione del peccatore era collegato alla contrizione e alla confessione dei peccati, come già detto, mentre la remissione della pena collegata con il peccato commesso si otteneva con l’espiazione che poteva collegarsi al pellegrinaggio che però non era sufficiente: il trovarsi nella Città santa, alla presenza spesso del Papa e in un clima di grande fervore religioso induceva più facilmente anche a compiere opere di pietà e azioni virtuose (le opere di misericordia corporale e spirituale) e quindi a sperare di poter godere della misericordia di Dio che perdonava gli errori commessi. Tutto ciò spiega perché Roma, negli anni dei giubilei, si trasformasse non solo per accogliere adeguatamente i pellegrini (alloggiarli e sfamarli era compito in particolare delle Arciconfraternite) ma anche per creare quel clima (processioni, eventi, spettacoli, addobbi, occasioni di visita ai luoghi di sofferenza) che inducevano i penitenti alle opere di pietà, di carità, di misericordia. Ma quello che accadeva a Roma in maniera così straordinaria negli anni dei pellegrinaggi accedeva in ogni luogo della cristianità e ogni giorno quando un penitente voleva espiare i suoi peccati, cosa che gli avrebbe consentito di sentirsi rappacificato con Dio dopo lo strappo rappresentato dal peccato. Ogni parrocchia, ogni confraternita quindi si attrezza per divenire luogo di espiazione e di esercizio di opere di misericordia. E questo accade anche a Viterbo che, soprattutto dopo il Concilio di Trento, si struttura non solo per dare ospitalità sempre (non solo negli anni santi) ai pellegrini diretti a Roma (e già questa è un’azione meritoria!) ma per alleviare le sofferenze di quanti soffrono nel corpo e nello spirto attraverso gli interventi organizzati delle confraternite e delle associazioni laicali o sacerdotali. E’ questa continua attività in favore di coloro che sono più sfortunati (perché poveri, ammalati, carcerati, vecchi, abbandonati) è testimoniata da un numero enorme di documenti che oggi restano raccolti negli archivi delle parrocchie, delle confraternite e delle diocesi, dei conventi e dei monasteri e dei quali voglio mostrarvi qualche esempio.
I Monti di pietà e i Monti frumentari Fin dal XV secolo nascono, anche nell’Alto Lazio, i primi Monti di Pietà che davano piccole somme in prestito in cambio di pegni e i Monti frumentari che prestavano grano che sarebbe stato seminato da agricoltori poveri e restituito dopo la mietitura. Tutti i centri più grandi dell’Alto Lazio hanno un Monte di Pietà, tutti i paesi, anche quelli più piccoli, hanno un Monte frumentario. L’iniziativa era presa quasi sempre dalle istituzioni ecclesiastiche che li dovevano controllare e i Monti proseguono ad operare fino ai primi decenni del Novecento. Le istituzioni e le famiglie più ricche di ogni paese partecipavano alla creazione dei capitali che erano all’origine dei Monti e li sostenevano senza trarne vantaggi personali mentre venivano in aiuto i Monti delle famiglie più bisognose. Il documento allegato riguarda il Monte di Pietà di Bagnoregio. (Misericordia- fig.1)
mesi, dovevano presentare un attestato di permanenza in vita del lattante. Il documento esposto rimprovera i parroci che hanno l’ardire di farsi pagare in denaro per le fedi che le balie dovevano presentare e per la sepoltura dei bambini eventualmente morti nel frattempo. (Misericordia - fig.5)
L’Ospedale Grande degli Infermi L’Ospedale Grande degli Infermi venne eretto sul Colle del Duomo e fu aperto tra il 1574 e il 1575; nei primi mesi del 1576 erano emanate le disposizioni per il suo funzionamento (Pinzi, Gli ospizi medievali e l’Ospedale grande di Viterbo, pp. 274275). Il controllo rimase sempre nelle mani del vescovo che periodicamente esercitava la sua giurisdizione come si vede dalla relazione annessa alla Visita pastorale del vescovo Pianetti del 1827. Un regolamento a stampa del 1877 venne a fissare definitivamente le regole che presiedevano al funzionamento dell’Ospedale. Le numerose donazioni di cui fu fatto oggetto l’Ospedale (oltre all’acquisizione dei beni degli ospedali soppressi) garantirono all’istituzione un decoroso funzionamento. e nel XIX secolo il sistema funzionava ancora in maniera efficace attraverso l’affitto dei suoi beni di proprietà. (Misericordia- fig.6)
La Confraternita di S. Leonardo e l’assistenza ai carcerati Nel 1592 Clemente VIII aveva donato alla Confraternita di S. Leonardo un immobile di proprietà della Reverenda Camera Apostolica per costruirvi “più decente, e più commode carceri” (M. Galeotti, L’illustrissima …, p. 509) La Confraternita, che era nata nel 1541, da allora e per oltre tre secoli provvide al mantenimento de carcerati. Alla fine del XVIII secolo la Confraternita si trovò in grave difficoltà perché non aveva più risorse per provvedere a mantenere i carcerati ai quali doveva assicurare vitto e alloggio. I documenti esposti riguardano la nota dei carcerati negli anni 1774-1777 e le norme per il vitto e l’alloggio. (Misericordia 2 Misericordia 3, Misericordia 4)
fig.6
fig.3
fig.5
Il Conservatorio degli esposti Nel 1738 mons. Martino Innico Caracciolo “Visitatore e Commissario Apostolico” con il compito di creare un ricovero per gli infanti abbandonati, apriva l’Ospedale di S. Francesca Romana, poi chiamato “Spedale dei Projetti” o “Conservatorio degli Esposti”, prima in Piazza S. Carluccio, poi alla Rocca finoall’Unità d’Italia (M. Galeotti, L’illustrissima…, p. 302; C. Pinzi, L’Ospizio degli esposti …, Viterbo 1914). I bimbi illegittimi venivano dati alle balie a Viterbo e nei paesi vicini. Queste ricevevano un compenso per il loro lavoro e, ogni due
Il Conservatorio della Presentazione Il Conservatorio della Presentazione, fondato dal Cardinale Tiberio Muti nel 1630, era destinato all’educazione delle fanciulle orfane e nel XIX secolo fu affidato alle cure delle Maestre Pie Venerini (M. Galeotti, L’Illustrissima …, p. 704). Dal XVIII secolo aveva sede presso la chiesa di S. Sisto per volontà del vescovo di Viterbo Giacomo Oddi. Il documento esposto è il calendario delle attività giornaliere che si facevano durante tutto l’arco dell’anno. (Misericordia- fig. 7)
La sepoltura dei morti e la Confraternita della Misericordia La Dichiarazione sottoscritta da diverso Ufficiali di confrater-
fig.4
nite conferma che “è stata sempre facoltà, e peso delle confraternite” di dare sepoltura nelle loro chiese ai cadaveri dei confratelli, delle loro mogli, figlioli e di altri che lo richiedevano. I sagrestani hanno il compito di vestire e seppellire i cadaveri senza spesa alcuna e con il solo diritto di tenere per se “qualche velo, se sono donne, scarpe, corone, crocefissi, et altre minutie non necessarie per la sepoltura di detti cadaveri”. Questa documentazione appartiene all’Archivio della Confraternita della Misericordia.
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Pino M A S C I A Papazzo dei Priori, Sala Aurora - Viterbo, 5 maggio/5 giugno 2016 180 cuori in terracotta definiti anatomicamente in proporzione al vero, sono disposti in modo che svettino come in un campo prima del raccolto, le diverse altezze variano tra cuore e cervello, ogni forma è unica e reca incisa una lirica diversa di poeti del 900 e autori contemporanei. Una raccolta di versi frammentaria, disordinata, incoerente, orma culturale dell’artista, con un particolare accenno al tema di questa biennale sull’opera di William Shakespeare con brani selezionati dall’attore e scrittore inglese JULIAN CURRY.
La misura dei poeti, The Measure of Poets,
Installazione: terracotta, ferro, legno, tre canali audio con voci recitanti Installation: terracotta, iron, wood and three sound devices with recorded voices reciting poems.
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180 terracotta hearts in real proportions, are placed so they are standing out as in a wheat field before the harvest. The heights fluctuate between heart and brain. Each of the forms is unique and is incised with a different lyric from famous poets from the 20th century to contemporary authors. They are a collection of fragments of verses, random and incoherent, the cultural print of the artist with a specific reference to the theme of this Biennale, the works of William Shakespeare, the passages of which were chosen by the English actor and writer JULIAN CURRY.
Tutto il mondo è un palcoscenico All the world’s a stage William Shakespeare “As you like it”
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https://www.facebook.com/BiennaleArteViterbo/
Ganni Acentini
“Banchetto per Shakespeare”
installazione di un centinaio di vassoi del Gran Caffè Schenardi di Viterbo su leggio e cattedra dotata di pannello decorativo installation of a hundred trays of Gran Caffe Schenardi Viterbo lectern and chair with decorative panel
“Assoluta mancanza di Spirito - 2”
bottiglia di alcool sospesa a due metri di altezza (con filo di nylon che solletica il visitatore) bottle of alcohol suspended to two meters high (with nylon thread that tickles the visitor)
artisti§innocenti
“Teatro dilettantistico (La Tempesta di Shake)” dieci statue di palloncini vestiti e mascherati - ten statues of balloons dressed and masked “Muro di volti” immagini da settimanali incollati su pietre - by weekly pasted images on stones
Alberto Morucci Papa Francesco: “chi sono io per giudicare” scultura in legno riciclato a grandezza naturale recycled wood carving life-sized
Questo ritratto vuole rappresentare il fatto storico, quando il Papa ha detto la frase del titolo dell’opera. Ci sono varie allegorie ricamate nella stola tenuta a braccia aperte: il simbolo Uomo/Donna, Donna/Donna, Uomo/Uomo, il D.N.A. e il simbolo forte dell’Amore e non guerra. Secondo l’interpretazione dell’artista, Papa Fran-cesco ha voluto dire che nella vita terrena nessuno si scieglie, dietro questa frase c’è il rispetto reciproco. Anche nella Tiara sono presenti allegorie, in forma di collage usando i titoli dei quotidiani con le frasi belle e positive di Papa Francesco, che si vedono solo da vicino perchè coperte da un velo trasparente. L’abito è stilizzato come il saio francescano, la Croce riprende quella dei Padri Passionisti. Guardando la scultura si potranno trarre altre considerazioni: non esiste nulla di più libero che l’Arte. This portrait is meant to represent the historical fact, when the Pope said the sentence of the title. There are various embroidered allegories in the stole keeping with open arms: the Male/Female symbol, Woman/ Woman, Man/Man, the D.N.A. and the strong symbol of Love and not war. According to the interpretation of the artist, Pope Francesco wanted to say that in this life no one must be selected, behind this sentence there is mutual respect. Even in the Tiara are allegories, in the form of collages using newspaper headlines with the beautiful and positive phrases of Pope Francesco, who we only see up close because covered by a transparent veil. The dress is stylized as the Franciscan habit, the Cross takes one of the Passionist Fathers. Looking at the sculpture may be we can find other considerations: there is nothing more free than the art.
“La misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve.” (William Shakespeare, Il mercante di Venezia, Atto IV, Scena I)
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“The quality of mercy is not strained. It droppeth as the gentle rain from heaven Upon the place beneath. It is twice blessed: It blesseth him that gives and him that takes.” (William Shakespeare, The merchant of Venice, Act IV, Scena I)
Arianna Bonamore senza titolo,
tecnica mista su legno, cm 40x40/cad mixed media on wood
Stefano David
Le fotografie del progetto Metropolis intendono rappresentare la città a partire dalle contraddizioni che la caratterizzano e la attraversano. Le strade narrano un percorso, quello del “divenire” insito nello stesso concetto di metropoli. Ne emerge un’immagine convulsa fatta di multi-esposizioni e incastri in cui gli elementi della forma urbana vengono destrutturati per poi essere ridistribuiti in frammenti ad alta carica visionaria. Strade, automobili, luci, palazzi, antenne paraboliche avvolte nella velocità di cui fanno parte, protagonisti di un procedimento ricombinatorio per rappresentare scenari inediti. La città fatta a pezzi e poi rimontata a piacimento, immagini che appaiono e in un attimo spariscono. Metropolis è il groviglio della modernità, o meglio la sua estetica. (Monia Cappuccini) Photographs of the Metropolis project intended to represent the city starting from the contradictions that characterize it and through it. The streets narrate a path, that of Metropolis 1.0 “becoming” inherent in the very concept of the metropolis. What emerges is a picture Multiesposizioni in ripresa su pellicola in bianco e whooping made of multi-exposures and joints where the elements of urban form are nero, stampate in Sali d’argento su carta baritata deconstructed and then be redistributed into fragments high visionary. Roads, cars, lights, buildings, satellite dishes wrapped in speed to which they belong, the protagonists of a ricombinatorio process to represent new scenarios. The city torn apart and Luciano Biscari reassembled at will, images that appear and disappear in an instant. Metropolis is Al di là delle certezze the tangle of modernity, or rather its aesthetics. (Monia Cappuccini)
Luigi Athos De Blasio Gruppo di famiglia Beatrice Squitti senza titolo, tecnica mista, cm 90x130 Pittrice decoratrice, vive e lavora a Roma. Romana, compone collage di piccole dimensioni che contengono una grande quantità di stimoli. I suoi riferimenti visivi si articolano dall’architettura modernista degli anni venti e trenta del secolo scorso, alla pubblicità dell’alta moda, fino alla storia della fotografia e delle arti figurative. L’artista mescola con grande sapienza formale tutti questi ingredienti producendo un’opera a suo modo inquietante e misteriosa. Painter decorator, lives and works in Rome Roman, composes small collage that contain a large amount of stimuli. Her visual references are divided from modernist architecture of the twenties and thirties of the last century, the advertising of high fashion, to the history of photography and the visual arts. The artist mixes with great formal wisdom all these ingredients produce a work in its own way disturbing and mysterious.
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Paolo Buggiani, Il sogno di Ofelia Rosario Formicola, Corallo
Mauro Magni, El dorado Jacopo Mandich, Uragano Claudio Morucci, 23 Aprile Alberto Pichardo, senza titolo
Angelo Colagrossi, Del dolore dell’amore Massimo de Giovanni, AD REM Stefano Di Maulo, ESSERE o non essere Armando Fettolini, Le due vie, essere o non essere Simona Frillici, Bataclan Alessandra Giovannoni, Il giardino del lago Gian Luca Proietti, Sentire le voci
“Pensai a un labirinto di labirinti, a un labirinto sinuoso che allargandosi avrebbe circondato il passato ed il futuro e in qualche modo avrebbe coinvolto le stelle. Immerso in queste immagini illusorie, dimenticai il mio destino di uno inseguito. Sentii di essere, per un periodo di tempo indefinito, un osservatore astratto del mondo. Il paesaggio indistinto e vivente, la luna, i resti della giornata avevano il loro effetto su di me, così come il pendio della strada, che eliminava qualsiasi possibilità di stanchezza. Il pomeriggio era intimo, infinito.” (Jose Luis Borges, The Garden of Forking Paths) “I thought of a labyrinth of labyrinth, of one sinuous spreading labyrinth that would encompass the past and the future and in some way involve the stars. Absorbed in these illusory images, I forgot my destiny of one pursued. I felt myself to be, for an unknown period of time, an abstract perceiver of the world. The vague, living countryside, the moon, the remains of the day worked on me, as well as the slope of the road which eliminated any possibility of weariness. The afternoon was intimate, infinite.” (Jose Luis Borges, The Garden of Forking Paths)
Paolo
Buggiani
di /by Steven L. Kaplan
opening quotation from LABYRINTHS, A New Directions Book, New York, 1964, p.23, “The Garden of Forking Paths” translated by Donald A. Yates - copyright by Steven L. Kaplan - per concessione di / by permission of Paolo Buggiani
Un labirinto di tempo e anche di spazio trasmuta l’antico in moderno, affrettando la plasticità del mondo vero in forme volatili e fugaci che deridono le nostre pretese di immortalità. Dotata degli elementi tradizionali di fuoco, aria, terra e acqua, l’azione apre con la logica e con la futilità dell’eroismo, circoscritto dalla scala del tempo, frammentato entro l’ampiezza dello spazio, liberato tramite la scomposizione e l’orientamento del mito. E’ una mitologia fatta attuale dall’invigorimento della cultura di strada, una gerarchia di simboli con riferimenti a contrappunto. Oh Minotauro, tessi la tua strada attraverso il labirinto del Re Minosse, che appari nell’espressione beffarda di un burlone di corte medioevale, e che arrivi finalmente a Destiny Street, New York, densa di graffiti. Oh Icaro, abbattuto in fiamme sopra le onde dardeggianti del mare scuro come vecchio vino, per sfrecciare nuovamente, fra le bighe infuocate di Soho. L’arte di Paolo Buggiani è una celebrazione meditata che incorpora le lezioni obiettive di una recita sulla moralità - destino, fede, fatalità - in uno spettacolo che conduce l’osservatore in una ricerca personale, come osservatore protagonista che mette la sua personale cornice sulla realtà. Buggiani è un esploratore nel tempo, nella fugacità di immagini che non sono dedicate alla tela, ma sovrapposte su una griglia urbana già esistente, liberando il simbolismo universale e primordiale che giace sotto ad una iconografia più immediata. Lui riveste il paesaggio contemporaneo urbano con trascendenza mitica, permettendo all’intimo e all’infinito di procedere velocemente. Vernice spray su neve, un vetro dipinto contro un paesaggio, il contorno di un uomo avvolto dalle fiamme, un inseguimento sui pattini attraverso le strade della città, una vela dipinta con la leggenda di un super eroe - Buggiani gioca con l’eternità portandola in strada con segnali archetipi. Spezziamo il pane sopra il cadavere ancora caldo del Minotauro, indulgendo nel neopaganesimo dei fumetti. Presenziamo all’altare, mentre Dedalo lamenta l’immolazione di suo figlio Icaro e realizza l’arma a due lame, strumento del sacrificio.Buggiani, riconoscendo le ionie dell’orgoglio artistico, fa sì che il suo lavoro voli nel vento e la sua ricerca sia un tonico rinfrescante tra l’arroganza gonfiata e le pomposità creative dell’espressionismo neo-commerciale. Qui c’è la semplice investigazione fatta con humor e gioco, da un uomo nelle risorse della storia, nel “destino di uno insegui22 to”. La musa insegue, il mito si svela...
A maze of time as well as space transmutes the ancient into the modern, hastening the plasticity of the real into volatile and transient forms that mock our presentations of immortality. Endowed with the traditional elemental manifestations of fire, air, earth and water, action unforlds with the logic and futility of heroism, circumscribed by the scale of time, dissected within the breadth of space, released through the fragmentation and reorientation of myth. It is a mythology made current by the invigoration of street culture, a hierarchy of signs with references in counterpoint. O Minotaurus, threading your way through the labyrinth of King Minos, appearing in the scoffing countenance of the medieval court jester, arriving finaly on graffiti-dense Destiny Street, Ne York. O Icarus, shot down in flames above the darting waves of the old wine dark sea, to dart, once again, among the fire belching chariots of Soho. P. Buggiani’s art is one of thoughtful pageantry, incorporating the object lessons of a morality play - fate, faith, fatality - within a spectacle that guides the viewer in a personal quest, as participant/observer, to place his own frame upon reality. Buggiani is an explorer in time, in the transience of imagery not dedicated to canvas but superimposed on an existent grid of cityscape, releasing the universal and primordial symbolism underlying a more immediate iconography. He reinvests the urban contemporary landscape with mythic transcendence, allowing the intimate and the infinite to proceed apace. Spray paint on snow, a painted glass layered over the skyline, a human outline bathed in fire, a roller skated chase through city street, a sail bearing the legend of super heroes - Buggiani lampoons the eternal by making in street smart, logo-driven, pop. Let us break bread over the still waem corpse of Minotaurus, induling in the neo-paganism of the comic book. Let us officiate at the altarpiece of sacrifice, as Deadalus laments the immolation of his son Icarus and realizes the two edged tool of the artificier. Buggiani recognizes the ironies of artistic pride, and so designs his work to fly on the wind, to be self consumed in its own execution and denouement. Fire burns out, while snow melts, and the image imparted to it dissolves. Temporal ephemerality is built into the work. A portfolio of photographs remains to document the performances, works, and works-in-progress, but the objects and scenes themselves are gone, victims to the pressure of time. A refreshing tonic to the inflated hubris and creative pomposities of neo-marketableexpressionism, here is the modest, humorous, jocular investigation of one man into the resources of history, into the “destiny of one pursued”. The muse pursues, the myth unfolds...
“Quelle persone che vedo camminare lente, la testa incassata nelle spalle, camminano perchè non vogliono possedere niente, neanche una bicicletta. Quasi tutto sembra loro inutile, eccessivo.”
(Elena Stancanelli, catalogo Le persone che camminano lente, mostra personale di Alessandra Giovannoni, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 5 aprile-28 maggio 2016)
“Those people I see walking slowly, his head sunk between his shoulders, they walk because they do not want to own anything, not even a bicycle. Almost everything seems useless to them, too. “ (Elena Stancanelli, catalogue The people who walk slowly, solo of Alessandra Giovannoni, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 5 April-28 May 2016)
Alessandra
Il giardino del lago (Villa Borghese), olio su tela/oil on canvas, cm 240x100
Giovannoni
per concessione di / by permission of Alessandra Giovannoni
Piazza del Quirinale, olio su tela/oil on canvas, cm 240x130
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Angelo
Colagrossi
Sissi Aslan, Verso la natura scalzo - da catalogo mostra “COLAGROSSI - Con i propri occhi”, pp. 24/47 © Philobiblon Gallery, Roma, maggio 2015 per concessione di / by permission of Angelo Colagrossi
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….”Quadro più recente, figlio da crescere e amare, proprie propaggini su altri approdi. Colagrossi ha tolto tutto, non c’è più niente. Solo quel magma dello sconosciuto e dell’indefinito poi all’improvviso la rinascita, la forza della vita ai limiti della vita e del racconto. Due steli lunghissimi e finissimi che provengono da un dilà ancora inesplorato. Colori su quegli steli, neri terre verdi rossi rosa verdi rosa. Fiori su quegli steli, uno corallo l’altro arancio. Si affrontano si guardano si cercano. Ad arco. Ed è il trionfo. È il trionfo della forza di nascere e di riprodursi e di amarsi. Ognuno di quei fiori pare sparga la vita con il soffio di un vento leggero che rincorre pollini infiorescenze colori sull’indefinito che era. Del dolore dell’amore? Quadro pieno di speranza? Molto lontano (colore)? È certo però che il quadro del sorriso è anche impronta/ PC accesi, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 200x100 sudario dell’artista. Impronta come traccia della sua biografia, sudario come raccolta del suo visto e delle sue viscere. Allora c’è la The triumph of the power of being born, reproducing and lovsoluzione c’è la speranza dilà dell’inesplorato. ing. Each of those flowers seems to scatter life with the breath Tutto è nella dimensione del racconto. Verso la natura scalzo!”... of a gentle breeze that carries pollen, inflorescences and colours over the indefinite that was. About the pain of love? A painting ...“His most recent painting is like a child to be raised and loved, full of hope? Very distant (colour)? What is certain, however, is an extension of ourselves with its offshoots on other shores. Cola- that the painting of the smile is also the imprint/shroud of the grossi has taken everything away, there is nothing left. Only that artist. An imprint of his personal biography, a shroud that enmagma of the unknown and indefinite, then the sudden rebirth, compasses his point of view and inner being. So there is the soluthe power of life at the limits of life, and narrative. Two very long and fine stems that come from a beyond as yet unexplored. Col- tion, there is the hold over and beyond the unexplored. ours on those stems, black, earth, green, red, pink, green, pink. Everything is in the dimension of narrative. A barefoot approach Flowers on those stems, one coral and the other orange. They en- to nature!”... (Sissi Aslan) counter, look at and seek out one another in an arch. It is all about triumph. ...”C’è in Colagrossi intatta la potenzialità di un’apertura linguistica, che nasce, senza volere esplicito, direttamente come Del dolore dell’amore, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 200x250 conseguenza della mancanza di senso della storia: si vuol dire che l’opera non dichiara, nella sua compiutezza, una stabilità formale, un punto di raggiungimento della forma; apertura è da intendersi quasi come negazione di una decisione di raggiunto risultato formale: la struttura linguistica è intrinsecamente aperta: questo dato e questa possibilità, insieme, dipendono dalla convinzione di procedere a vista nel tentativo di cogliere nella storia lo stesso senso della forma provvisoriamente raggiunta. La definizione formale sta tutta nella sua incertezza, che è la parte affiorante in superficie della visione del mondo, rivelatrice del dramma problematico che sta nel fondo: è l’incompiutezza costitutiva della mancanza di senso, dell’impossibilità di una sintassi capace di narrare o anche soltanto di descrivere più di quanto sia possibile constatare.”... ...”Colagrossi preserves intact the potential for linguistic opening, created, although not deliberately, as a direct result of the lack of meaning of history. This means that the work, in its completeness, does not declare a formal stability, a point of arrival of form. Instead, this openness is to be understood almost as the negation of a decision to achieve a formal result. The linguistic structure is intrinsically open. This fact and this possibility together depend on the conviction of visibly attempting to grasp the same historic meaning for the form that has been achieved temporarily. The formal definition lies entirely in its uncertainty, which is the superficially flourishing part of the vision of the world, revealing a problematic drama that lies beneath: the constitutional incompleteness of the lack of meaning, the impossibility of a syntax able to narrate or even simply to describe more than it is possible to observe.”... (Alberto Gianquinto, “Senza rotta nella storia, un navigare a vista”)
Mauro
Magni
Alberto Gianquinto, “Natura che tramuta e narra lo spessore dell’inconscio”,estratto dal testo critico del catalogo “MAGNI - Con i propri occhi”- © Philobiblon Gallery, 2015 per concessione di / by permission of Mauro Magni
“… Il monte si trasforma per diventare torre: torre di Babele, che si arricchisce di blisters, i contenitori in plastica di medicinali, opalescenti ai mutamenti della luce, sorta di alveari dei malanni del mondo, che necessita anche di placche di sostegno alla fragilità del suo essere e delle sue strutture sociali. Strutture complesse, fino ad architetture di forma quasi romanica, sovrastate da gabbie e antri, su un accenno di mare (o di lago), che è anche traccia di un orizzonte, indice di spazio tridimensionale...
“...The mountain is transformed to become a tower: the Tower of Babel, enriched with blisters, plastic containers for medicines, opalescent in the changing light and resembling hives for the ills of the world, which also needs plates to support the fragility of its being and its social structures. These complex structures even include architecture of almost Romanesque form, topped by cages and dens, with a glimpse of the sea (or a lake) and a trace of a horizon, indicating three-dimensional space…
… Dove la montagna tende a fondersi in torre si fa avanti una vissuta esperienza cinese, oscillante fra un figurativo della memoria e un’astrazione controllata; i blisters assumono ambivalenza nel color platino, lucido ma insieme ingannatore ed il fiore di loto testimonia dell’incontro delle culture e della positività di questo accadere. Babele è insomma recuperata ad una visione positiva, ottimistica del divenire storico e la presenza di una serratura sulla parete di una delle torri segna il punto obbligatorio di trapasso al piano più alto della comprensione e della pacificazione …”
…Where the mountain seems to merge into the tower, a Chinese experience presents itself, oscillating between a figurative image from memory and a controlled abstraction. The blisters become ambivalent in the colour of platinum, glossy but deceptive, while the lotus flower describes the meeting of cultures and the positive nature of this event. In short, Babel is restored to a positive, optimistic vision of the historical process, while the presence of a lock on the wall of one of the towers marks the obligatory point of passage to a higher plane of understanding and pacification…”
1. Koh-I-Noor 2. Marte (Gaza) El dorado, mista e collage su tela/mixed & collage on canvas, cm 200x250
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Massimo
De Giovanni
AD REM / MER DA, cantinelle, chiodi, misura variabile Parola volutamente palindroma è stata pensata per l’installazione per alla IV edizione della biennale dedicata alla commemorazione di un grande drammaturgo quale è stato William Shakespeare. Collocata per essere letta con il suo duplice significato: “andare al nocciolo delle cose” ad rem , e per motto di buona fortuna nel gergo teatrale ,merda. Si considerava infatti uno spettacolo ben riuscito dalla presenza massiccia della “merda” dei molti cavalli lasciati al di fuori del teatro in epoca shakespiriana. Vorrei centrale la problematica sul quotidiano dove il vero palco è la vita e tutti contemporaneamente siamo attori con i nostri 15 minuti di notorietà, solitamente concentriamo le nostre energie più su come si appare che su come effettivamente si è, lasciandoci ammalliare dall’effimero. Lo spettatore tradurrà e troverà il corretto senso della parola proposta in base al suo punto di vista.
Jacopo
AD REM / MER DA, cantinelle, nails, to varying degrees Deliberately word palindrome is designed for installation by the fourth edition of the biennial dedicated to the commemoration of a great playwright who was William Shakespeare. Placed to be read with its double meaning: “go to the heart of things” ad rem, and good luck motto in theatrical parlance, shit. Is in fact considered a well-managed by the massive presence spectacle of “shit” of the many horses left outside in the era Shakespearean theater. I would like the central issue in the newspaper where the stage is real life, and all at once we are actors with our 15 minutes of fame, usually focus our energies more on how you look than how it actually is, leaving us ammalliare ephemeral. The viewer will translate and find the correct sense of the word proposed on the basis of his view.
Mandich
Mendich è un (S)cultore della materia. Nel senso che sa vedere nella materia forme che non ti aspetti. Anche questo il compito degli artisti, rivelarci cose che non vediamo e mostrarci la realtà oltre la materia... Ricordo che la prima volta che entrai nel suo studio a cielo aperto rimasi colpita, sembrava una rimessa, un’officina, piena di ferri, attrezzi, materiali sparsi, grezzi o sbozzati e in lavorazione. Un luogo dove la bellezza la dovevi cercare. Eppure Jacopo tirava fuori dei veri gioielli di altissima finitura. Le sue opere nascono dall’incontro di materiali diversi, ferro, legno, pietre, minerali, il tutto risaldato in un’originale e nuova unità... ... l’azione di colpire la scultura, un finto bersaglio, vuole essere uno stimolo a non fermarsi alle apparenze delle forme ma a cercare la piccola verità nascosta dietro ad esse e trovare il cuore delle cose, il missile dietro la sagoma, che ci suggerisce una direzione possibile per superare i conflitti nella continua ricerca della perduta armonia. (Simona Capodimonti, Storica dell’arte e curatrice di mostre)
Uragano, ferro elettroscaldato, legno scolpito/welded iron, carved wood, cm 200x120x90
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Mendich is an (S)cultore (italian word game) on the subject. In that he is able to see in matter forms that you do not expect. Also this is the task of the artists, reveal things that we see and show us the reality beyond the material ... I remember the first time I entered his open-air studio I was struck, like a garage, a workshop, full of irons, tools, scattered materials, blanks and raw or processed. A place where the beauty you had to try. Yet James would pull out of the real jewels of the highest finish. His works are born from the meeting of different materials, iron, wood, stones, minerals, all resolder in an original and new drive ... ... The action of striking sculpture, a mock target, is an incentive not to stop at appearances of forms but to look for the little truth behind them and find the heart of things, the missile behind the silhouette, which We suggest a possible direction to overcome the conflicts in the continuous search of the lost harmony. (Simona Capodimonti, art historian and curator of exhibitions)
Stefano
Di Maulo
Scritto nelle lingue dei dieci possessori della bomba atomica a cui non si è sentito il bisogno di aggiungere alcuna critica. L’artista vuole solo esprimere il suo disappunto verso una società costituita sempre più dal “non essere” che da l’ “ESSERE” umani. Ideazione Grafica e Testo a cura di Elisabetta Bernardinetti Foto Massimo Giacci It is written in the languages of the ten owners of the atomic bomb that has not felt the need to add any criticism. The artist just wants to express his disappointment towards a more and more from “not be” that the ‘”TO BE” human. Concept Graphics and Text by Elizabeth Bernardinetti Photo Maximum Giacci
ESSERE o non essere, metallo e cartapesta su legno, cm 85x100
Gian Luca
Proietti
Alcune persone sentono le Voci dentro. Sono corrispondenze interiori, consigli, racconti. Una buona soluzione per avere un se-stesso altro che aiuta nel momento del bisogno. Un amico. Mi è sempre piaciuto accumulare, raccogliere, conservare, sovrastare. Avere tante cose, una sopra l’altra. Soprattutto i disegni. Il disegno è il principio del tutto, l’inizio e la fine. Non parlo del “disegno dal vero” ma dell’azione interna che segna, che lascia un segno. La sedia, invece, è cosa antica. Ho dipinto alcune “sedute”. Seduta significa contemplazione, ammirare, osservare con calma. Stare seduti ovvero pensare con il corpo. Seduta come Veduta. Tutto questo è tenuto da una morsa d’acciaio, uno strumento che serve per tenere insieme le tavole, le casse con il cemento armato. Strumento che tiene insieme le cose. Questi miei disegni, come voci, tenute insieme contro la loro volontà; appoggiate su una sedia, no anzi bloccate. Non cerco significati ma azioni poetiche e regole cosmiche. Per questo cerco il riposo. Some people hear the voices inside. They are internal, tips matches, stories. A good solution if you have a same-nothing but help in time of need. A friend. I always liked to accumulate, collect, store, dominate. Having many things, one above the other. Especially the drawings. The design is the principle of all, the beginning and the end. I do not speak of “life drawing” but the action inside that marks, which leaves a mark. The chair, however, is as old thing. I painted a few “sessions”. Seat means contemplation, admiring, watching quietly. Sit or think with the body. Sitting as View. All of this is held by a grip of steel, a tool that is used to hold together the boards, the crates with reinforced concrete. Tool that holds things together. These my drawings, like voices, held together against their will; resting on a chair, no indeed blocked. I do not try meanings but poetic and cosmic rule actions. Why I try the rest.
Sentire le Voci, 2016, installazione, sedia, disegni, libri, fotografie, morsa di ferro Hearing Voices, 2016, installation, chair, drawings, books, photographs, iron grip
Da sempre si interessa delle problematiche d’arte e comunicazione visiva; al ragionamento visivo delle immagini e dei suoi simili. I settori vanno dall’arte contemporanea (come artista e operatore), alla grafica editoriale e pubblicitaria (con cinabro), dalla dida, ad internet, web design e visioni digitali (video, teatro, suono). Has always been interested in the problems of art and visual communication; visual reasoning of images and his like. The sectors ranging from contemporary art (as an artist and operator), the editorial and advertising graphics (with cinnabar), by dida, internet, web design and digital visions (video, theater, sound). 27
Simona
Frillici Bataclan, tecnica mista su acciaio inox/mixed media on stainless steel, cm 310x100
Dopo studi artistici in Pittura con Nuvolo e Bruno Corà presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia, inizia una ricerca sulla pittura e la sua dimensione spaziale. Nelle opere degli anni Novanta si nota un interessante coinvolgimento di materiali eterogenei, quali oggetti reali, vetri, materie plastiche e immagini fotografiche, scelti come fatti depositari di memoria ed energia immaginativa; essi vengono accostati e relazionati in spazi nei quali la visione dell’osservatore è fortemente coinvolta. In particolare le immagini i volti di persone scomparse divengono elementi evocativi di storie personali e universali collocati all’interno di un linguaggio multimediale contemporaneo ma con forti radici nella storia dell’arte. Ha esposto in gallerie e rassegne in Italia e all’estero, tra le quali la Quadriennale romana del 2008 e conseguendo premi in rassegne internazionali. nel mese di maggio 2014 ha presentato il video ‘Diario di un artista’ presso il Kino di Roma. Vive e lavora a Perugia.
Armando
She studied painting under Nuvolo and Bruno Corà at the Academy of Fine Arts, Perugia. In the nineties she began research in painting and spatial dimension. After, interestingly, we note that she implements into her work heterogeneous materials such as real objects, glass, plastic materials, photographic images and objects that evoke memories and have meaning. Merging these together she creates an installation in which the observer becomes heavily involved. Images of missing people, in particular, evoke elements of personal and universal stories which are positioned into the language of contemporary multimedia with strong roots in art history. Simona has exhibited in several galleries and shows in Italy and abroad, including “Quadriennale” of Rome, 2008. She has also won prizes at international shows. In May 2014, she presented her video “Diary of an Artist” at Kino Cinema of Rome.
Fettolini sfuocamento. La forma inizia a compiere il suo percorso di astrazione, le somiglianze, o verosimiglianze, con l’esistenza retinica del paesaggio diventano sempre più flebili e il provincialismo del locale cede il passo ad un senso di maggiore e definita universalità. La camera si avvicina ancora, con movimento lento. Forse ci accorgiamo che F. non sta usando una videocamera, ma, piuttosto, un microscopio per macrovisioni. Il segno diviene sempre più indefinito, più ancestrale. Una cellula è una cellula. Da molto vicino nessuno è normale, ma tutti sono uguali: egalitaria è la visione del creatore. Ma per guardare bene, per osservare con attenzione, F. ci invita ad essere partecipi della sua opera, a farne esperienza, e le protuberanze impreviste ed inaspettate che segnano le superfici, la ricca e stratificata materia pittorica così divengono tentazione tattile e seduzione. L’opera si fa elemento attivo, vivo, la ruggine la invade, si fa strada sulle superfici, complice la limatura di ferro che si impasta con il colore; gli smalti seducono l’osservatore con la loro morbida ed intrinseca collosità. (Igor Zanti)
LE DUE VIE (essere o non essere), caostico contemporaneo/contemporary caostico, pittura polimaterica su legno/mixed media painting on wood, cm 200x150
E’ curioso questo invito da parte di un uomo, di un artista, che le stelle e le costellazioni rivede e riproduce, come un rebus per appassionati osservatori della volta celeste, nella materia pastosa delle sue opere, quasi la terra fosse specchio del cielo, quasi l’universo trovasse una sua riduzione ai minimi ed essenziali comuni denominatori, nelle pieghe materiche del terreno. Solo muovendo lo sguardo verso le opere leggermente più piccole ci rendiamo conto che tutto è sotteso da un senso di ricercatezza cinematografica ed è come fossimo dietro una macchina da presa, la camera si avvicina, seguendo il movimento lento ed inesorabile di un ideale 28 zoom, e quella che ci aspetteremmo essere maggior definizione diviene
This peculiar invitation comes from a man, an artist, who represents stars and constellations - as a puzzle for keen sky- observers – in the pasty matter of his works. The earth almost becomes a mirror for the sky.The universe is reduced to the lowest common denominators in the material folds of the soil. Only by moving to the slightly smaller works we realize that everything is subtended by a kind of film technique as if we were behind a camera.The camera approaches, following the slow unrelenting movement of an ideal zoom.What we would expect to be greater definition becomes blurred.The shape begins to take its course of abstraction; the similari- ties, or likelihoods, become more and more feeble with the retinal existence of the landscape. Provincialism gives way to a sense of greater universality. Perhaps we realize that F. is not using a video camera, but rather a microscope for macrovisions.The sign becomes more and more indefinite, more ancestral.A cell is a cell. Seen up close, nobody is normal, but all are the same: it is the creator’s egalitarian vision. However, to observe carefully, F. invites us to be partakers of his work and to experience it.The unforeseen and unexpected bumps that mark the surfaces, the rich and layered pictorial material become in this way tactile temptation and seduction.The work becomes an active living element. Rust invades it and makes its way to the surface, thanks to the iron filings mixed with the colour.The glazes seduce the viewer through their soft and intrinsic stickiness. (Igor Zanti)
Rosario
Formicola
Corallo, vetro/glass, cm 40x40
Francesco
Lupo
La stanza vuota, olio su tela/oil on canvas, cm 50x50 Il teatro è un enigma; l’attore è sempre al centro della scena per colmare il vuoto.
Claudio
Morucci
23 Aprile, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 200x200
Alberto
Pichardo
senza titolo, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 200x200
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Eva
Tarantello
Se è vero che siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, è altrettanto vero che il sogno, supremo volo dell’intelletto, liberato dal peso di un vivere affannoso, sposa comunque la materia e che materia siamo, materia respiriamo, osserviamo, nutriamo per nutrirci ed è tutto ciò per il quale i nostri sensi vivono, facendoci vivere. Per questo l’opera di Eva Tarantello invita l’occhio ad un volo, ad un ascensione. Sulla pietra dura e grigia, il segno si fa costellazione, i colori morbidi accarezzano, levigano, elevando la nostra visione e spingendoci in su come in un volo leggero, a raggiungere la luce della luna. Materia siamo e Saturno è tellurica spigolosa violenza, sangue, macerazione, piombo e morte. Sangue che torna alla terra per perpetuare la generazione del drago, materia grezza. Generazione e moltiplicazione, fecondità e vita, ecco Giove come tanta mitologia c’insegna. Segue poi Marte e la guerra che esalta e glorifica, facendo brillare nell’oro del sole l’eroe, l’uomo che purifica il gesto selvaggio elevandolo
a nobiltà etica. Tuttavia l’energia maschile trova un completamento solo in Venere, bellezza pura, distante e casta, elemento femmineo di dolcezza e amore. La pace sembra profilarsi all’orizzonte, come una quiete a lungo sperata. Il figlio che dorme, il figlio dai sogni incorrotti, il figlio che è futuro, nuova energia e salute protette da Mercurio risanatore. Questi è scienza e sapienza che uniscono in spirali di serpenti l’elemento animale, di terra alla raffinatezza della mente speculativa garantendo guarigione. Sotto quest’ombra benigna gli occhi chiusi del bimbo sono illuminati dalla luce argentea della luna che, madre e dea pagana al tempo stesso, innalza le braccia al cielo, aprendosi come un fiore. (Paola Zampolli) If it is true that we are made of such stuff as dreams are made of, it is equally true that the dream, the supreme intellect flight, freed from the weight of a living wheezing, bride still matter and that we matter, breathe matter, we observe atmosphere, we have to feed ourselves and everything for which our senses live, making us live. This is why the work of Eva Tarantello invites the eye to a flight, a climb. On hard and gray stone, the sign becomes constellation, the soft colors caressing, smooth, elevating our vision and pushing us up like a light flight, to reach the light of the moon. The subject we are and Saturn is telluric edgy violence, blood, maceration, lead and death. Blood returns to the earth to perpetuate the generation of the dragon, the source material. Generation and multiplication, fertility and life, here Jupiter as much mythology teaches us. This is followed by Mars and the war that exalts and glorifies, by shining in the gold of the sun hero, the man who purifies the wild gesture elevating him to the nobility etica.Tuttavia the male energy is an accomplishment only in Venus, pure beauty, distant and chaste, feminine element of sweetness and love. Peace seems to loom on the horizon, like a long-hoped-for peace. His son sleeping, a child between incorruptible dreams, the son who is the future, new energy and health protected by Mercury healing. This is science and wisdom together in spirals of snakes the animal element, earth refinement of the speculative mind guaranteeing healing. Under this shadow benign closed eyes of the baby are illuminated by the silver light of the moon, pagan goddess and mother at the same time, raises his arms to the sky, opening like a flower. (Paola Zampolli)
Sogno, polittico, tecnica mista su tela e legno / polyp30
tych, mixed media on canvas and wood
Francesco Maria
Bianchini
Somewhere allegoria partenopea; la sirena è da sempre un simbolo di ambiguità, figura ammaliante, attrice, regina delle acque, il più mutevole degli elementi come mute-vole è la psiche umana ricca di profondità e di bassezze che l’uomo nei secoli ha saputo denaturare e armonizzare tramite atteggiamenti filtrati, studiati e finalizzati portando un po di recitazione nella vita quotidiana da sfoderare nella maggior parte delle occasioni per essere valutati e valutarsi al meglio all’interno della società. La sirena è inoltre, con il suo trascorso millenario un richiamo alla mitologia della cultura greca maestra e creatrice di commedia e tragedia, ma anche simbolo della città di Napoli, famosa in tutto il mondo per la “sceneggiata napoletana” ammirabile in tutto il golfo partenopeo nelle sue piazze strade e i più remoti vicoli della città. La statua è avvinghiata a un cerchio di ferro che rappresenta l’ovunque con due teste e bicaudata a rappresentare la bipolarità dell’essere umano con al centro apposta una scimmia simbolo di follia. Somewhere Neapolitan allegory; the mermaid has always been a symbol of ambiguity, bewitching figure, actress, Queen of the waters, the most volatile elements as changeable thing is the rich depths of the human psyche and meanness that man over the centuries has been able to denature and harmonize through filtered attitudes, studied and finalized by bringing a bit of acting in everyday life by pull off in most of the occasions to be assessed and evaluated the best in society. The siren is also, with its millennial spent a reminder of the mythology of Greek culture teacher and creator of comedy and tragedy, but also a symbol of the city of Naples, famous throughout the world for the “Neapolitan melodrama” admirable in all the gulf Naples in its streets and squares most remote alleys of the city. The statue is clinging to an iron circle representing the anywhere with two heads and forked tail to represent the human bipolarity with the Somewhere, 2016, terracotta patinata e ferro / terracotta coated and iron, cm 100x100 center marked with a symbol of madness monkey.
Flavio T. Petricca & Fabio Milani
Il giardino di Amleto, composizione, silicone, fiori, simboli / composition, silicon, flowers, symbols
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Carlo De Meo, Terraterra Federico Paris, ESSERE o non essere Sophie Savoie, To have been or not to have been Marco Zappa, Tackle-1
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Aleksander
Stamenov
Philippopolis “No, tempo, tu non ti vanterai che io muti! Le tue piramidi costruite con rinnovata potenza non sono per me nulla di nuovo, nulla di strano: soltanto rivestimenti di uno spettacolo già visto. I nostri giorni sono brevi, e perciò guardiamo stupiti quello che ci propini già vecchio, e lo crediamo nato per il nostro desiderio invece di pensare di averlo già udito raccontare. I tuoi registri e te insieme io sfido, non me-ravigliandomi del presente nè del passato, perchè i tuoi annali e ciò che vediamo mentono, fatti più grandi o più piccoli dalla tua continua fretta. Di questo faccio voto, e questo sarà sempre: io resterò costante, malgrado te e la tua falce.” (William Shakespeare)
“La vita degli uomini sulla terra, o re, comparata ai vasti spazi di tempo di cui nulla sappiamo, mi sembra somigli al volo di un passero che entra da una strombatura del salone che un buon fuoco, acceso al centro, riscalda, e dove tu prendi i pasti con i tuoi consiglieri e i tuoi ligi, mentre fuori infuriano le piogge e le nevi dell’inverno. E l’uccello attraversa rapido il salone ed esce dalla parte opposta e, dopo questa breve tregua, venuto dall’inverno, rientra nell’inverno e si perde alla tua vista. Così l’effimera vita degli uomini, di cui non sappiamo nè che cosa la precede, nè che cosa deve seguirla...” (Marguerite Yourcenar)
“Forse vi chiederete di cosa mi occupo. Di pazzia signore, una piacevole scioglievole pazzia… la quale, con colori fondo e con segni impronto nello spazio del tempo. Ma è anche quella stessa pazzia che con le lacrime sul viso mi fanno urlare, SONO BULGARO! Disegno da quando sò degli occhi e delle mani. Mi ricordo… era entusiasmante, come anche il profumo tutto le mattine di quel sorriso, il Monte Vecchio. Piango ogni volta che mi avvicino alla mia città natale. E’ indescrivibile lo sguardo di quelle vette. Ma per l’ennesima volta gli dovrò girar le spalle, semplicemente perché devo o forse perché… la Vita o Dio mi hanno scolpito qui, nelle terre dei Traci e spedito là… verso quelle del Rinascimento.”
“You might wonder what I do. Lord of insanity, a pleasant scioglievole madness ... which, with colors thoroughly and impronto signs the space of time. But it is also the same madness that with tears on her face make me scream, I’M BULGARIAN! Drawing since I know the eyes and hands. I remember ... it was exciting, as well as the scent of that smile all morning, Monte Vecchio. I cry every time I get close to my hometown. E ‘indescribable gaze of those peaks. But once again I will have him whirl away, simply because I have to or because ... Life or God was chiseled for me here, in the land of the Thracians and 33 sent there ... toward those of the Renaissance. “
Pasquale Altieri, Noa Pane,
Pasquale Altieri, Carlo De Meo, Terraterra Jan Incoronato, Maschera della follia
Pasquale
A nice family, genesi di un’opera, genesis of an artwork L’opera A nice family nasce dalla suggestione del tema scelto dalla curatrice L.Lucibello: William Shakespeare. E proprio da questa suggestione inizia a comporsi il percorso creativo che conduce all’opera. Con il suo consueto linguaggio di objet trouvé, archiviati, e “rapiti” dalla vita quotidiana con uno sguardo quasi dadaista, l’artista compone la sua opera, in cui gli oggetti combinati in una sorta di ready made diventano un linguaggio altro. In un gioco di rimandi, di assonanze ed analogie nasce A nice Family, nella composizione i volti ritratti di una madre, un padre, un figlio, “rapiti” ed estrapolati dalla riproduzione di un ritratto familiare fiammingo; che per analogia rimandano ai ritratti del drammaturgo inglese, nelle ambientazioni, nelle vesti: i ritratti scelti da Altieri perché legati lla stessa epoca, suggeriscono parallelismi con W.S., la sua vita ed il suo mondo creativo. La scelta dell’uso dei ritratti è un filo rosso nell’immaginario di A. che gli sguardi dei soggetti ritratti ha sempre trovato un mondo di suggestioni e di rimandi, dall’antichità ad oggi. Dai ritratti romani del Fayum e di Pompei che con i loro sguardi misteriosi e comu-
Jan
Altieri
nicativi sembrano suggerire e narrare una storia, un mistero a quelli fiamminghi da cui arrivano i personaggi della nice family ed ai loro sguardi dal taglio inconsueto che sembra fissare gli occhi di chi guarda. L’enigma e la magia dei ritratti è argomento della storia dell’arte e dell’immaginario collettivo da sempre, da quel ritratto di marinaio ignoto di A. da Messina, oggetto di una leggenda che lo portò ad essere addirittura sfregiato e quasi distrutto. In questo interesse per il ritratto, la scelta di A. dei fiamminghi. I ritratti, carte ritagliate da manifesti, vengono fissate su tavola a richiamare anche a livello tecnico un continuo ready made. I volti vengono collocati a parete, nello spazio creato dall’artista che lo descrive come un ambiente che è insieme una stanza e fondale teatrale “ in cui una tenda inquadra una finestra che non c’è, delle scarpe, una colonna con fiori, specchio, salottino, famiglia”. Di nuovo una serie di rimandi, di immagini ambigue, la tenda di broccato che richiama il palcoscenico e la panneggiatura intorno ad una finestra inesistente, che apre su uno spazio che non è reale, solo suggerito, come quello suggerito dai tagli di Fontana. Teatro, vita, suggestioni, immagini, uno spazio della mente in cui la parte razionale sembra venire meno perché ”ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” come si legge nell’Amleto, che è suggestione inconsapevole di questo ambiente/scena teatrale. (Maria Giovanna Tumino)
The mixed media piece A nice family evolved from the suggestiveness of a theme proposed by the curator L.Lucibello: William Shakespeare. The evocative character of this cultural motif thus becomes a landmark on the path of the creative process, a trail that ultimately leads to the conception of the artwork. The artist articulates his creation through his customary language of objet trouvé, archived objects “stolen” from daily life in a nearly Dadaist gesture, which, arranged in the style of a ready made piece, become a new jargon. A nice family takes shape in a dance of crossreference, assonance, and analogy. The composition features the formally portrayed faces of a mother, a father, and a son, each “snatched” and displaced from a reproduction of a Flemishfamily portrait. In a larger artistic analogy, the setting and garments of the subjects seem to reference portraits of the English playwright himself, a chronological parallel that Altieri employs to allude to Shakespeare’s life and creative realm. The in corporation of portraiture is a common threadin Altieri’s artistic vision, where the gaze of the depicted represents a universe of suggestive echoes and allusions, hailing from the ancient to the contemporary. The mysterious and enigmatic quality of portraits has long been a subject of interest both in the sphere of formal art historical study, and in collective popular fascination (as proven, for example, by Antonello da Messina’s depiction of an anonymous sailor, whose legendary renown provoked its damaging and near destruction). Hence A. choice to appropriate the Flemish portraits. To quote W.Shakespeare’s Hamlet, perhaps the coincidental ethos of this theatrical space/ scene, “There are more things in Heaven and Earth, Horatio, than are dreamt of in your philosophy.” (Hamlet, 1.5.1678)
Incoronato Nasce nell’ottobre del 1985 a Katovice, in Polonia, e si trasferisce in Italia all’età di tre anni. Dotato di una personalità eclettica che si manifesta nella ricerca infaticabile di materiali, forme, tecniche combinate in un divenire sempre nuovo ed originale frutto della sua fine sensibilità. Attraverso la sperimentazione trasforma la materia in scultura che diventa rappresentazione del pensato e del sentito muovendosi su sviluppi totalmente inediti. Ogni sua opera, frutto di continua ricerca, è la trasmigrazione della folgorazione di un attimo unita al desiderio di penetrare sempre più a fondo la materia, di interpretarne la struttura e le possibili varianti sprofondando nella forma. Sue opere sono esposte in Italia, Turchia, Polonia. Da alcuni anni collabora con la Casa di moda Gattinoni nella realizzazione di scenografie. He was born in October 1985 in Katowice, Poland, and moved to Italy at the age of three years. He is featuring an eclectic personality that manifests itself in our relentless pursuit of materials, forms, techniques combined in an increasingly becoming new and original result of his fine sensibility. Through experimentation transforms matter in sculpture that becomes representation of thought and heard moving up totally unpublished developments. Each of his works, the result of continuous research, is the transmigration of the shock of a moment combined with the desire to penetrate ever deeper into the matter, to interpret the structure and possible variations sinking into shape. His works are exhibited in Italy, Turkey, Poland. For several years he worked with the fashion house Gattinoni in the construction of sets.
Tema ricorrente nelle opere di Shakespeare “la Follia” viene reinterpretata dall’artista in questa istallazione retroilluminata. Mix di scultura, mosaico e pittura che può trasporre in elemento d’arredo elegante ed originale. Maschera della follia, pannello in legno con cornice A recurring theme in the works of Shakespeare “Folly” is reinterpreted by the artist in this e cavalletto in ferro/ wooden panel with frame and iron backlit installation. Mix of sculpture, mosaic and painting that can transpose element of elegant and original furnishings. 34 stand. h250 x 75cm
Carlo
De Meo
De Meo usa il corpo autobiografico come propulsore e materiale ispirativo. Ridefinisce la luce secondo volumi abitabili, le materie solide quali complementi che riadattano la fisicità e le sue posture sociali. De Meo si infiltra nelle materie, mimetizza il corpo nei colori in campo, crea pose timide che lo rendono un’alterazione dissonante del paesaggio intimo. Riusa materiali e oggetti del quotidiano con un talento plastico dove la poesia crea funzioni plausibili, dove il difetto artigianale esalta la potenza muscolare della migliore scultura. Un artista che ti spiazza per natura territoriale, pronto ad assorbire i luoghi con camaleontica dominanza del vuoto. Può scomparire e starti accanto con interventi massimalisti ma essenziali. De Meo è artista denso, capace di raccontarti storie trasversali attraverso il proprio corpo o una copia scultorea in scala ridotta. Non scherza nella raffinata potenza del risultato. Anche se lo scherzo (profondo) sembra uno dei princìpi fondanti del suo sguardo. (Gianluca Marziani) De Meo use the body as an engine autobiographical and inspirational material. He redefines the light according habitable volumes, solids which complements readapt the physicality and its social postures. De Meo infiltrates materials, camouflages the body in the colors on the field, creates timid poses that make an alteration dissonant intimate landscape. Reuse materials and everyday objects with a plastic talent where poetry creates plausible functions, where the craft defect enhances muscle power of the best sculpture. An artist that displaces you for territorial nature, ready to absorb the places with chameleon-like dominance of the void. It can disappear and be near you but essential interventions by maximalists. De Meo is dense artist, able to tell stories cross through his own body, or a sculptural copy on a small scale. No joke in the refined result of power. Although the joke (deep) seems one of the founding principles of his gaze. (Gianluca Marziani) Terraterra, “ci son più cose (…) in terra di quanti ne sogna la tua filosofia”
Noa
Pane
“L’Artista parte dalla lavorazione della gomma superandone lo status di “scatter piece” formale. Lontana dalle considerazioni di Morris e dalla giocosità di Kaprow, con rimandi all’opera di Rebecca Horn per inserire l’elasticità del materiale prima in un ordine artigiano di trama e ordito poi in una caratterizzazione della forma fine a se stessa. L’esperienza in uno stage nella scuola di Scultura di Matera le ha dato la possibilità di incrociare la natura elastica del suo elemento “delle camere d’aria” con la rigidità della pietra. Questo è il punto di partenza per un’avventura sul senso e sulla differenza energetica dei materiali, dove l’espansione e la contrazione divengono forme e l’apertura di infinite possibilità che si adattano a raccontarci luoghi e immagini sempre diversi.” (Angela Sanna, “I Segni della Scultura” Castello di Frontone, 2013)
Untitled, constriction series n.9, scultura installazione/sculpture installation, cm 150x150x150
“The Artist starts from the processing of rubber overcoming the status of formal” scatter piece“. Far from considerations of Morris and by the playfulness of Kaprow, with references to the work of Rebecca Horn to enter the elasticity of the material before a craftsman order of warp and weft then a characterization of form for its own sake. The experience in an internship in the School of Sculpture of Matera gave her the chance to cross the elastic nature of his “inner tubes” element with the stiffness of the stone. This is the starting point for an adventure on the way and the energy difference of the materials, where the expansion and contraction become forms and the opening of infinite possibilities that fit to tell us about different places and images. “ (Angela Sanna, “The Signs of the sculpture” Castle of Fronton, 2013) 35
Federico
Shakespeare voodoo, 2016, stoffa cucita su telaio di ferro/ fabric sewn on iron frame, cm 57x40x25
P. è un’artista internazionale, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Ha al suo attivo importanti collaborazioni nel campo della moda, dell’editoria e del cinema. Nell’ultimo anno ha ricevuto il “Calliope Premio Arte” assegnatogli dal’Accademia internazionale Francesco Petrarca e il premio “Pitagora”, assegnatogli nel museo Pitagora a Crotone, dove sono esposte in permanenza alcune sue opere. L’opera : La morte sublima, e nel caso di Shakespeare divinizza, e se è vero che come scrittore ci ha lasciato traccia della sua grandezza, è pur sempre stato un uomo, con difetti e piccolezze. Sdrammatizzando questa accezione divina il Paris in un paradosso ce lo propone come una scultura di pezza voodoo sulla quale vessare le proprie frustrazioni, immaginando che Shakespeare gli debba 300 euro, e infondo rivelando la propria piccolezza piuttosto che quella di William. I più attenti diranno che non esistevano né le bambole voodoo né gli euro e né lo scultore Paris, e questo non importa, importa gettare i prodromi di una storia che date le premesse, e soprattutto l’odio del Paris nei confronti di William per la mancata restituzione sfocerà sicuramente in una nuova tragedia. P. is an artist internationally, his works are in public and private Italian and foreign collections. He has made important contributions in terms of fashion, publishing and cinema. Last year he received the “Calliope Art Prize” assigned dal’Accademia international Francesco Petrarch and the “Pythagoras” prize, awarded in the Pythagoras museum in Crotone, where they are on permanent display some of his works.The work: The sublime death, and in the case of Shakespeare deifies, and if it is true that as a writer has left traces of his greatness, it’s still been a man with flaws and pettiness. Playing down this divine sense the Paris in a paradox there proposes it as a voodoo rag sculpture on which harass their frustrations, figuring that Shakespeare owes him 300 euro, and instill revealing his own insignificance rather than that of William. The most observant will say that there was neither the euro nor the voodoo dolls and neither the Paris sculptor, and this does not matter, matter lay the beginnings of a story that given the circumstances, and especially hatred of Paris against William for failure to return surely will result in a new tragedy.
Marco Nato a Viterbo nel 1965, vive e lavora a Viterbo e Milano, artista e docente alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano. Dopo aver conseguito il diploma accademico in Pittura, si è dedicato ad una lunga ricerca artistica lavorando con i più disparati materiali, riscontrabili nella tradizione storica e contemporanea delle discipline artistiche. Dal ‘94 ha dedicato il suo lavoro allo studio del dinamismo nel corpo umano attraverso diversi cicli pittorici, percorso che ha portato l’artista all’inizio del 2000 alla creazione dei Polimat: dal termine abbreviato polimaterico, nascono dei box realizzati con elementi di pittura, scultura, composizioni scenografiche ed oggetti reali. Le tematiche dei Polimat sono lo sviluppo dell’attività umana, dalla realtà alla fantasia attraverso una lettura a volte ironica, a volte cruda. Negli ultimi anni, lavora contemporaneamente alla realizzazione dei “Decolorati”, opere pittoriche in divenire, ottenute attraverso la corrosione della tinta sei tessuti. Ha partecipato a numerose esposizioni, personali e collettive in Italia ed all’estero, ha realizzato numerose opere pubbliche nell’ambito dell’Arte Sacra ed è presente con la sua ricerca artistica sul mercato dell’arte. Dal 1990 ad oggi è docente presso la NABA di Milano dove ricopre attualmente le cattedre di Tecniche Pittoriche e di Anatomia Artistica. Born in Viterbo, Italy, in 1965, lives and works in Milano and Vi-
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Paris
Zappa terbo, artist and professor at New Academy of Fine Arts (NABA) in Milan. After receiving his diploma in Painting with honors, he has dedicated himself to a long artistic working with many different materials, found in the historical tradition and contemporary artistic disciplines. Since 1994 he has dedicated his work to the study of the dynamics in the human body through several cycles of paintings, path that led the artist at the beginning of 2000 to the creation of Polimat: the abbreviated term polimaterico (mix media), born of the box made with elements of painting, sculpture, scenic compositions and real objects. The themes of Polimat are the development of human activity, from reality to fantasy reading through a sometimes humorous, sometimes raw. In recent years, he works simultaneously to the creation of “bleached”, paintings in progress, obtained through the corrosion of the tint six tissues. He has participated in numerous exhibitions and group exhibitions in Italy and abroad, he has made numerous public works as part of Sacred Art and is present with his artistic research on the art market. Since 1990 he is professor at NABA of Milan, where he currently holds the chairs of Painting Techniques and Artistic Anatomy. Tackle-1, i Polimat sono dei box contenenti elementi di pittura, scultura ed oggetti reali: la particolarità di queste opere consiste nell’effetto tridimensionale e dinamico e alla presenza di infiniti punti di osservazione. In pratica è un’opera che cambia continuamente in base al nostro movimento ed in base alla direzione della luce. Polimats are boxes containing elements of painting, sculpture and real objects: the singularity of these works consists in their tridimensional and dynamic effect and in the presence of infinite points of observation. Basically a Polimat is a work which changes continuously according to our movements and to the slanting of the light .
Sophie
Savoie
Una volta le soffitte custodivano i ricordi di famiglia. Poco frequentate, dissimulavano tesori che un oblio progressivo sembrava aver trasformato in qualche segreto. Se si accedeva a questi luoghi dimenticati si scoprivano indizi sulla storia familiare. Inevitabilmente, i bambini, eccitati da queste scoperte chiedevano il loro significato agli adulti presenti. Spesso, questi momenti di condivisione fornivano ai grandi l’occasione di ricordarsi della loro propria storia. Il piacere di parlarne faceva rivivere per qualche ore la storia di famiglia sotto il fuoco appassionato dei bambini. Qualche volta con vecchie fotografie la condivisione proseguiva con il rischio di dover evocare ricordi dolorosi o di avvicinarsi a qualche segreto di famiglia. La ricerca di identificazione del bambino a la sua storia familiare trovava in questo scartabellamento felice nuove vie per allargarsi e consolidarsi. Cosa contiene un vecchio baule? Il mistero del suo contenuto spinge alla curiosità. Quali segreti dissimula? Segreti su noi stessi che ci guideranno sul cammino dell’individuazione? Con questa installazione l’artista Sophie Savoie vuole tuffarci in un atmosfera misteriosa e onirica nonché interrogarci sul nostro cammino interiore di individuazione, sulla vita che scegliamo di vivere, sulle tracce che lasceremo una volta scomparsi. Un baule senza fondo per dare la dimensione di un infinito mondo interiore. I soggetti delle fotografie proiettate sono bambini che rappresentano l’innocenza, la curiosità, il futuro. Il loro zoomorfismo crea una doppia tensione: le maschere di animali svelano e velano. La maschera protegge o rivela chi la indossa ma ha anche una connotazione “magica”, trasforma la persona, la tramuta in quello che non è in apparenza, in quello che non conosce, per conoscerlo meglio: essendo animale, non lo teme più, ma lo asseconda… L’atmosfera noir delle immagini accentua questa tensione. In un baule come in una notte shakespeariana arriva di tutto… Animali fantastici dalle sembianze umanoidi, animali parlanti, trasformazioni magiche… come in un sogno che non suscita soltanto stupore ma che ci trasporta nel passato, nel mondo della nostra infanzia per riviverne i ricordi veri o presunti. Bottom (A midsummer night’s dream): “Ho avuto un sogno (...) l’uomo non e’ che un somaro, se si mette a spiegar questo sogno. (...) Occhio umano non ha udito, ne orecchio umano ha visto, mano d’uomo non e’ in grado di gustare, ne la sua lingua di comprendere, ne il suo cuore di narrare, quello che fu il mio sogno: Faro’ scrivere una ballata intorno a questo sogno: sarà intitolata Il sogno di Bottom, perché è senza fondo….” Once attics guarded family memories. Uncrowded, concealing treasures that a progressive forgetfulness seemed to have turned into a few secrets. If you are signed in to these forgotten places they were discovered clues on family history. Inevitably, children, excited by these discoveries were asking what they mean to the adults present. Often, these moments of sharing provided the great opportunity to remember their own history. The pleasure of talking about it was revived for a few hours the story of the family under fire passionate children. Sometimes with old photographs the continued sharing with the risk of having to conjure up painful memories or to get closer to some family secret. The search for the child’s identification with his family history was in this happy skim through new ways to expand and consolidate. What’s in an old trunk? The mystery of its content pushes to curiosity. Which conceals secrets? Secrets about ourselves that will guide us on the path of individuation? With this installation the artist Sophie Savoie wants to dive into a mysterious and dreamlike atmosphere and question our inner journey of discovery, the life we choose to live, on the trail we leave once disappeared. A bottomless trunk to give the size of an infinite inner world. The subjects of the photographs are projected children represent innocence, curiosity, the future. Their zoomorphism creates a dual voltage: animal masks reveal and veil. The mask protects and reveals the wearer but also has a connotation of “magic”, transforms the person, turns into what is not in appearance, what you do not know, to know him better: being animal, do not fear him more, but humor him... The noir atmosphere of the images accentuate this tension. In a trunk like a Shakespearean night comes around ... Fantastic animals from humanoid, talking animals, magical transformations ... as in a dream that not only inspires awe, but that takes us into the past, into the world of our childhood to relive the true memories or assumed. Bottom (A Midsummer Night’s Dream): “I had a dream (...) man is but an ass if he begins to explain this dream. (...) Human Eye hath not heard, nor the human ear has seen, man’s hand is not able to taste, his tongue to understand it, nor his heart to tell, what was my dream: I will write a ballad around this dream will be entitled The bottom dream, because it’s not the end... “
“TO HAVE BEEN OR NOT TO HAVE BEEN”, 2016, video installazione dentro baule di legno/ video installation inside wooden trunk, cm 70x50x50
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Gran Caffè 38
Il palazzo che ospita le sale del Gran Caffè Schenardi risale al XV secolo, prima di proprietà di Girolamo da Carbognano, segretario del comune dal 1489 al 1493, poi sede del banco e fondaco dei Chigi fino al 1528. In questo periodo subentrarono nella proprietà del palazzo e nella gestione del banco i Boninsegna ed i Bonelli, talmente collegati da dare luogo ad un unico stemma bipartito visibile ancora oggi sulla facciata. Nei secoli successivi la proprietà passò a diverse famiglie viterbesi fino al 1798, anno in cui il romano Giuseppe Cassani, appaltatore della posta, lo acquistò e lo trasformò in Albergo Reale. Le vicende dello storico Caffè iniziarono nel 1818 quando Raffaele Schenardi acquista il già esistente Albergo Reale, dotandolo di un ambiente di nuova concezione: il “Caffè”. Il fenomeno si diffonde nelle maggiori città italiane e muta le consuetudini di convivialità e di incontro: dai salotti privati il dibattito intellettuale e politico si trasferisce anche in ambienti pubblici così i Caffè si renderanno testimoni di fatti, avvenimenti, amori, segreti e complotti. La metà del XIX secolo coincide con la fervente attività dei moti risorgimentali che agiteranno le menti e gli animi di coloro che vollero l’Italia unita. Dal 1848 i locali del Gran Caffè Schenardi ospiteranno le riunioni del “Circolo popolare di Viterbo”, che aveva lo scopo di diffondere le notizie legate agli avvenimenti della politica in Italia. L’attività del circolo prevedeva la lettura dei libri e di giornali
Schenardi DAL 1818
al fine di promuovere il miglioramento civile, morale e politico del popolo. L’elaborazione e la diffusione delle idee liberali trovò come luogo ideale locali come il nostro Caffè. Nella prima metà dell’800 i numerosi rapporti della polizia locale forniscono indicazioni sui frequentatori del Caffè: non solo rivoluzionari fomentatori, “anarchici e demagoghi” come vengono definiti, ma anche gli stessi ufficiali pontifici e delle guarnigioni francesi preferiscono il Gran Caffè Schenardi agli altri luoghi di ritrovo cittadini per la qualità del servizio, la riservatezza ed eleganza del locale e, non minore per l’importanza, la convenienza dei prezzi. Per soli tredici baiocchi, nel 1851, Raffaele Schenardi offriva ai suoi clienti un menù completo: “una bona minestra, lesso, e due altre pietanze con pane, vino, frutti e formaggi”. Raffaele Schenardi, il suo locale, e i suoi avventori vennero tenuti sotto controllo con continue “incursioni” per verificare che l’orario di chiusura non superasse la mezzanotte, che all’interno si svolgessero attività lecite e non sovversive, ma il Caffè mantenne sempre la sua vitalità ed il suo prestigio. Nel 1855 l’aspetto del Caffè mutò radicalmente grazie all’ingegno e alla maestria dell’architetto romano Virginio Vespignani (1808-1882) e alla vigile direzione del nuovo committente Vincenzo Schenardi, che lo rese uno tra i Caffè storici più belli d’Italia.
The building that houses the rooms of the Gran Caffè Schenardi dates from the fifteenth century, before Jerome properties from Carbognano, secretary of the town from 1489 to 1493, then the seat of the bench and the warehouse of the Chigi until 1528. In this period took over the ownership of the building and management of the bank Boninsegna and Bonelli, so linked as to result in a single coat of arms is still visible on the facade bipartite. In later centuries, the property passed to different viterbesi families until 1798, when the Roman Giuseppe Cassani, contractor Mail, bought it and turned it into the Royal Hotel. The vicissitudes of the historic coffee began in 1818 when Raffaele Schenardi buy the existing Royal Hotel, equipping it with a newly designed environment: “Coffee.” The phenomenon spreads in major Italian cities and changes the habits of conviviality and encounter: from private living rooms intellectual debate and political moves even in public places so the coffee will become witnesses of facts, events, loves, secrets and conspiracies. The mid-nineteenth century coincides with the fervent activity of the Risorgimento movement that will shake the minds and souls of those who wanted a united Italy. Since 1848 the premises of Gran Caffè Schenardi will host the meetings of the “People’s Circle of Viterbo”, which was intended to spread the news related to the political events in Italy. The activities of the club included the reading of books and
www.grancaffeschenardi.it/ newspapers in order to promote civil improvement, moral and political of the people. The development and dissemination of liberal ideas found as local great place like our coffee. In the first half of the 800 numerous reports of local police provide an indication of the coffee-goers not only troublemakers revolutionaries, “anarchists and demagogues” as they are called, but also the same official papal and French garrisons prefer the Gran Caffè Schenardi others hangouts citizens for the quality of service, privacy and elegance of the place and, no less important for the convenience of prices. For only thirteen baiocchi, in 1851, Raffaele Schenardi offered its customers a complete menu: “a bona soup, boiled, and two other dishes with bread, wine, fruit and cheese.” Raffaele Schenardi, his club, and his patrons were monitored with continuous “raids” to verify that the closing time did not exceed midnight, which were held in lawful activities and not subversive, but the coffee always maintained its vitality and its prestige. In 1855 the appearance of the coffee changed radically thanks to the ingenuity and skill of the Roman architect Virginio Vespignani (18081882) and the watchful direction of the new patron Vincenzo Schenardi, which made him one of the most beautiful historical cafes of Italy.
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Il locale, così come venne ammirato in passato, rispetta nelle forme sobrie ed eleganti le scelte dell’architetto; lo spazio è scandito da due navate con volte a crociera sorrette da otto colonne, la fuga prospettica è arricchita dal trionfo dei contrasti bianco e oro degli stucchi della galleria, e in tutta la sua ampiezza gioca nell’alternanza di nicchie che ospitano statue allegorico-mitologiche e nicchie dorate giunte appositamente da Parigi. Ad esaltazione dell’atmosfera contribuì il particolare sistema di illuminazione e gas, che sapientemente distribuito inondava di luce tutto il locale amplificando l’effetto scenografico. In ricordo del Cav. Vincenzo Schenardi rimane un mezzo busto realizzato dallo scultore Antonio Filippo Cifariello (1864-1936) artista incline alla ritrattistica, socio del Romano circolo artistico internazionale, autore di numerosi monumenti tra i quali quello di Giuseppe Mazzini a Molfetta, di Saffi a Forlì, del Re Umberto I a Bari. Il 1855 segna l’inizio delle serate mondane, dei tavoli all’aperto nella piazza delle Erbe, della frequentazione degli uomini più illustri della città, sia per godere della calda ospitalità ma anche e soprattutto per assaporare le numerose specialità offerte dalla casa Schenardi. Il menù era arricchito dalla prelibatissima pasticceria alla gelateria, per la quale ogni anno veniva fatto arrivare da Napoli il famoso gelatiere Ciro Caivano, dalla bottiglieria alla confezione delle tipiche carote viterbesi condite con un particolare bagno aromatico commercializzate in vasetti di ceramica, infine in anni più recenti l’originale aperitivo 103, realizzato in occasione dei 103 anni di fondazione del Caffè. Molti furono i personaggi che ebbero il piacere di gustare le specialità Schenardi: il Papa Gregorio XVI, per il quale durante il soggiorno viterbese (nel 1841) venne allestito un suntuoso banchetto, il principe di Napoli, futuro re d’Italia Vittorio Emanuele III, ospitato a Palazzo dei Priori, il 21 luglio 1890 dove fu servito in suo onore un pranzo opera dell’indimenticabile Grispino Schenardi: ostriche, zuppa, pesce, filetto di bue, galatina, asparagi, punch spongato, piccioni, insalata alla russa, gelato, frutta, gateau, dessert. Vini: Capri, Bordeaux, Champagne. In occasione delle visite di rappresentanza dei reali o personalità eminenti (Giuseppe Garibaldi, Guglielmo Marconi, Vittorio Emanuele di Savoia conte di Torino, la regina Madre Margherita) il comune di Viterbo si affidava alla maestria culinaria degli Schenardi. Citiamo alcuni personaggi che sedettero al Caffè, vi riposarono, scrissero versi e godettero della sua incantevole atmosfera: il regista e attore Orson Welles, che a Viterbo ha girato il film Otello, Alberto Sordi e Federico Fellini durante le riprese de I vitelloni, gli scrittori Orio Vegani e Bonaventura Tecchi, Mussolini, il re Gustavo Adolfo di Svezia insieme alle principesse Margareth e Cristina durante i lunghi soggiorni nella Tuscia, dedicati alle campagne di scavo archeologico. Il 31 dicembre del 1980 il Ministero dei Beni Culturali Ambientali, interviene con un decreto dove si dichiara il Gran Caffè Schenardi di particolare interesse storico e artistico, sottoponendolo alle disposizioni di tutela previste dalla legge n. 40 1089 del 1° giugno 1939.
The restaurant, as it was admired in the past, meets in sober and elegant, the architect’s choices; the space is divided by two aisles with vaults supported by eight columns, the vanishing point is enriched by the triumph of the white contrasts and gold of the gallery stucco, and in all its breadth plays in the alternation of niches containing allegorical statues mythological and golden niches teams arrived from Paris. Exaltation contributed to the atmosphere the special lighting system and gas, which cleverly distributed bathed in light throughout the room amplifying the visual effect. In memory of Cav. Vincenzo Schenardi remains a bust made by sculptor Antonio Filippo Cifariello a half (1864-1936) artist prone to portraiture, a member of the international Roman artistic circle, author of several monuments including that of Giuseppe Mazzini in Molfetta, the Saffi in Forlì, the King Umberto in Bari. the 1855 marks the beginning of the night life, the outdoor tables in the Piazza delle Erbe, the attendance of the most famous men of the city, both to enjoy the warm hospitality but also to enjoy the many offers specialties Schenardi from home. The menu was enriched by prelibatissima pastry the ice cream shop, for which each year was being done to get from Naples the famous icecream maker Ciro Caivano, from the liquor store to the typical packaging viterbesi carrots seasoned with a special aromatic bath marketed in ceramic jars, and finally in years recent original aperitif 103, published on the occasion of the 103 years of the founding of Caffè. There were many people who had the pleasure to taste the specialties Schenardi: Pope Gregory XVI, for which during the stay Viterbo (in 1841) was set up a sumptuous banquet, Prince of Naples, future king of Italy Vittorio Emanuele III, housed in the Palazzo dei Priori, July 21, 1890 where he was served a lunch in his honor work of the unforgettable Grispino Schenardi: oysters, soup, fish, beef tenderloin, galatina, asparagus, spongato punch, pigeons, Russian salad, ice cream, fruit, gateau, dessert. Wines: Capri, Bordeaux, Champagne. On the occasion of the visits of representation of actual or eminent (Giuseppe Garibaldi personality, Guglielmo Marconi, Vittorio Emanuele of Savoy, Count of Turin, the Queen Mother Margherita) The town of Viterbo is entrusted to the culinary skill of Schenardi. We mention some people who sat down to coffee, they rested, wrote poetry and enjoyed its enchanting atmosphere: the director and actor Orson Welles in Viterbo shot the film Othello, Alberto Sordi and Federico Fellini during the filming of The bulls, writers Orio vegans and Bonaventure Tecchi, Mussolini, King Gustavus Adolphus of Sweden together with the princesses Margaret and Christina during long stays in Tuscia, dedicated to the archaeological excavations. On 31 December 1980, the Ministry of Environmental Cultural Heritage, intervenes with a decree which declared the Gran Caffe Schenardi of particular historical and artistic interest, subjecting the protective provisions laid down by law no. 1089 of 1 June 1939. 41
Arte Contemporanea - 4a edizione Viterbo, 5 maggio – 5 giugno 2016
Premio Accademie Primo Premio a Martina Cioffi con l’opera “Singuli”
Secondo Premio a Ambra Lorito con l’opera “Ermes”
Terzo Premio a Riccardo Brugnaro con l’opera “Il fingitore”
Giuria : Giorgia Anella, Pino Mascia, Marco Zappa
Premio Emergenti Primo Premio a Giorgio Pirrotta con l’opera “Tutto il mondo è un palcoscenico” Per la sintesi felice per idea, tema e qualità estetica.
Secondo Premio a Elena Rondini con l’opera “Bamboccione” Tre discipline (scenografia, pittura e scultura) in un’opera sintetica quanto efficace.
Terzo Premio a Paola Ventura con l’opera “Teatrini di cartoline in vetrina” Il tema del teatro espresso con segno, colore e materia.
Menzione Giuria a Clara Calì con l’opera “Il mio mare”
Anna Boschini Vibrations, olio su tela/oil on canvas, cm 60x100
Vive e lavora a Roma, ha sempre manifestato una grande propensione per l’arte. La sua diventa una devozione all’arte ed un’imminente volontà di trasmetterla agli altri, attraverso l’insegnamento, tanto da ritenere indispensabile l’apertura di una scuola d’arte. Il suo elemento caratteristico è il colore prima di ogni altra cosa. La tecnica ad olio è quella che sente più sua al punto che inizia a giocare con la materia. Le emozioni prendono vita in lei e di riflesso negli altri, mescolando a volte il paesaggio alla figura e prediligendo soprattutto la bellezza dell’essere “Donna” basata sui valori emozionali e le molteplici suggestioni del dipingere. Works and lives in Rome, has always shown a great propensity for art. Her passion become a devotion to the art, into her grown the desire of sharing her art to other people, through teaching and, for this reason she open an art school. Her feature is the color before anything else. The oil technique is the one she prefers and she begins to play with the colours; emotions take life in her and in who watch her works. She mixes the landscape with the figure preferring especially the beauty of “being a woman” based on emotional values and on the multiple suggestions of painting.
Paola Boschini La sfida, olio su tela/oil on canvas, cm 65x83
Da diversi anni P.B., pittrice romana, si dedica alla pittura raccontando soprattutto la sensibilità femminile. Le donne che lei dipinge catturano l’attenzione e trasmettono le loro emozioni attraverso il linguaggio del corpo e i loro sguardi svelano il loro desiderio interiore. Lei combina nelle sue opere la sua passione per l’arte e la sua vita, cosi da raccontare una storia attraverso le pennellate. Lei sperimenta la pittura con diverse tecniche, non usando solo l’olio ma anche materiali innovativi rendendo le sue opere una rarità da cui rimanere sorpresi. L’utilizzo di una cromia dai contrasti decisi e il gioco di luci e di ombre trasmettono ai fruitori gli aspetti più nascosti dell’animo dai quali lasciarsi affascinare. From many years P.B., roman painter, dedicates her life to the painting and she mostly describe the female sensitivity. The women she paints draw attention and transmit their emotions through body language and their eyes reveal their inner desire. She combines in her paintings her passion for art and her life so as to tell a story through the brush strokes. She experiments with different painting techniques, using not only the oil but also innovative materials making her works a rarity from which be surprised. Using a set of colors with marked contrasts and playing with light and shadows she transmits to the viewer the most hidden aspects of the soul from which to be fascinated.
Francesca Brunetti Blind, serigrafia/digital painting, cm 25,4x20,32
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E’ nata a Roma, dove ha studiato Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Dopo aver ricevuto la sua laurea e un master in filosofia si è trasferita in Scozia, dove ha studiato arte e design presso l’Edinburgh College of Art, e ha conseguito un secondo Master in Design della Comunicazione presso la Glasgow School of Art. Ora lei si è stabilito a Dallas, dove si sta perseguendo un dottorato di ricerca in Studi estetica presso l’Università del Texas a Dallas. She was born in Rome, where she studied Philosophy at La Sapienza University of Rome. After receiving her Bachelor’s and Master’s degrees in Philosophy she moved to Scotland where she studied Art and Design at the Edinburgh College of Art, and earned a second Master’s in Communication Design at the Glasgow School of Art. Now she has settled in Dallas, where she is pursuing a PhD in Aesthetic Studies at the University of Texas at Dallas. Her artistic practice is deeply influenced by her background in philosophy and humanities. Francesca investigates the way in which visual art can communicate the idea of the subject, putting in question its identification with consciousness. She is interested in underlining the subject’s weak and limited aspects, visualizing the idea of the Self as not selftransparent, characterized by a dark background that is impossible to objectify. Her subjects are entrapped in a system where they fail to understand their position in the world. Unconscious fears and grudges dominate them putting into question the knowledge they have about what they generally perceive as ordinary and familiar.
Clara Calì Il mio mare, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 80x60
Nasce a Ragusa dove vive e opera tuttora. Partecipa già giovanissima a collettive di pittura ed è stata allieva prima del prof. Oscar Spadola, e dal 1976 in poi frequenta lo studio del Maestro Giovanni Di Natale. Nel percorso della sua lunga attività ha registrato numerose affermazioni e critiche positive. “La Calì è un’artista di grande sofferenza, dinanzi alle sue composizioni policrome c’è da restare ammaliati, grazie all’estro, alla sua fervida creatività e a quella sua personalissima sensibilità per gli accostamenti cromatici, riesce ad unire con naturalezza le sfumature infinite dei colori, in maniera armoniosa ed equilibrata, sorprendendo piacevolmente anche l’occhio più abituato ed esperto.” (Rosario Sprovieri) Born in Ragusa where she lives and still operates. Already participates young in group painting and was the first student of prof. Oscar Spadola, and from 1976 onwards she attended the studio of Maestro Giovanni Di Natale. In the course of her long career she has seen numerous claims and positive criticism. “The Cali is an artist of great suffering, before his polychrome compositions there is to be bewitched by the fantasy, its fervent creativity and that his personal feelings for the color combinations, manages to combine naturally the infinite shades color, in a harmonious and balanced way, pleasantly surprising the eye more accustomed and experienced. “(Rosario Sprovieri)
Roberto Castellucci Fragola economica, pittura/painted, cm 60x50
Nato a Sora nel 1964, consegue la laurea in Scienze Politiche a Roma, città dove tuttora lavora e risiede con la famiglia. Roma è il luogo dove conosce artisti di fama nazionale e internazionale e, frequentandone gli studi, comincia ad appassionarsi all’arte contemporanea. Il percorso artistico si arricchisce con la frequentazione assidua di due amici, il Maestro Paolo Calvino, del quale apprezzerà l’onestà artistica e l’amore per la natura; e il compianto Maestro Remo Di Demetrio, profondo conoscitore dei movimenti culturali del ‘900 e preziosa guida nell’uso spregiudicato dei materiali. Recente è l’interessamento al tema del degrado urbano della città di Roma che fa dell’artista l’ultimo, romantico, metropolitano. Born in Sora in 1964, he graduated in Political Science in Rome, the city where he still works and lives with his family. Rome is the place where he met artists of national reputation and international, frequentandone studies, he started to get into contemporary art. The artistic journey is enriched with assiduous frequenting two friends, the Master Paul Calvin, which appreciate the artistic honesty and the love of nature; and the late Master Remo Di Demetrio, an expert of the cultural movement of the ‘900 and precious guidance in the use of unconventional materials. Recent is the interest in the theme of urban decay of the city of Rome, which is the last artist, romantic, urban.
Rosanna Cerutti Nel blu dipinto di blu, olio, acrilico, foglia oro/oil, acrylic, gold leaf, cm 90x70
serie Tarocchi : L’IMPERATORE è il governatore di questo mondo, il solido, il concreto, contrassegnato dal numero quattro, numero associato alla stabilità e al mondo finito. con l’Imperatore, la capacità di agire dell’Imperatrice, si concretizza in una realizzazione specifica, si incarna sulla terra. L’imperatore è il perfetto complemento dell’Imperatrice: se in lei l’intelligenza pura conduce alla saggezza, in lui la saggezza comanda l’intelligenza, al servizio dell’azione. La pittura di Rosanna Cerutti ha solide radici di matrice figurativa, rivisitate e rielaborate con formula moderna e soggettiva. In ogni opera, ella condensa la propria personale, intima e sentita partecipazione emotiva ed emozionale di donna- artista, inserita nella sua epoca e al passo con i tempi. La carica espressiva e comunicativa delle raffigurazioni, guida l’impostazione stilistica e stimola l’interpretazione e la suggestione attiva dello spettatore. Tarot series: THE EMPEROR is the ruler of this world, the solid, concrete, marked with the number four, number associated with the stability and the finite world. with the Emperor, the ability to act of the Empress, which develops into a specific implementation, is embodied on earth. The Emperor is the perfect complement to the Empress: if in her pure intelligence leads to wisdom, in him the wisdom controls the intelligence at the service. The painting of Rosanna Cerutti has solid roots of figurative matrix, revisited and reworked with modern and subjective formula. In each work, she condenses his personal, intimate and deeply felt emotional and emotional participation of woman-artist, inserted in his time and in step with the times. The expressive and communicative of the representations, guide the styling and stimulates interpretation and active spectator suggestion.
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Emanuela De Franceschi Straziami ma di baci saziami, olio su tela/oil on canvas, cm 70x110
Tutto il mondo è un palcoscenico, questa frase è più che mai attuale in questo tempo dove è privilegiato l’apparire più che l’essere. L’opera presentata è su questa linea di pensiero, la donna ritratta di profilo ha un atteggiamento decisamente “teatrale” in sintonia con la celebrazione di uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi: William Shakespeare. Il titolo dell’opera “Straziami ma di baci saziami” riprende il titolo di un film di Dino Risi del 1968 e si adatta all’altra citazione inserita nel bando di questa Biennale: “E’ peccato desiderarne troppa di una cosa che è buona?” La figura della serie degli “Echi” è ripetuta, sovrapposta, una donna tante donne. Le tonalità del dipinto richiamano la carnalità tra luci e ombre della passione amorosa. All the world ‘s a stage, this sentence is more relevant than ever in this time when it is privileged the appearance rather than the being. The work I present is on this line of thought, the woman portrayed in profile has firmly a theatrical posture in line with the celebration of one of the greatest playwrighter of all times: William Shakespeare. The title of the work “Straziami ma di baci saziami” is the title of a film by Dino Risi of 1968 and fits also with the quote inserted in the announcement of this Biennial: “It’s too bad desire too much of a good thing?” As in the whole series of my paintings called “Echoes” the figure is repeated, overlapped, a woman, many women. The tones of the painting recall the carnality between lights and shades of a passionate love.
Fausta D’Ubaldo Speculum, tempera, cm 90x90 Nasce a Roma, dopo la maturità al liceo classico Giulio Cesare vince una borsa di studio e frequenta per un anno l’accademia d’Arte di Lovanio in Belgio. Tornata a Roma si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti con il maestro Antonio D’Achille. Dal 1996 si è dedicata prevalentemente all’acquerello grazie agli insegnamenti del maestro Pedro Cano, partecipando a numerosi seminari in Italia e all’estero. Insegna pittura a Roma. Molte le mostre personali e collettive al suo attivo. Born in Rome, after maturity to the classic Julius Caesar high school she won a scholarship for a year and attended the Academy of Art University of Louvain in Belgium. Back in Rome she graduated in painting at the Academy of Fine Arts with Maestro Antonio D’Achille. Since 1996 she was mainly devoted to watercolor thanks to the teachings of the master Pedro Cano, participating in numerous workshops in Italy and abroad. She teaches painting in Rome. Many solo and group exhibitions to her credit.
Stefano Galardi Sipario cosmico,olio su tela/oil on canvas, cm 40x40
L’universo come il più sorprendente dei palcoscenici. In un campo scuro, buio come tutto ciò che non è, come tutto ciò che viene prima e dopo il grande spettacolo della creazione, in questo campo, di colore piombo, esplode la luce. Dapprima come una minuscola scintilla centrale, poi come espansione di colori, cristalli infranti in triangoli taglienti e variegati a penetrare l’oscurità, portandovi la brillantezza della vita. Dalla luce la materia, ecco così i verdi, gli arancio, gli azzurri ed i marroni degli elementi, ed a ciascuno la propria controparte vitale: l’aria che sposa il fuoco, la terra che si nutre di acqua. La vita e la materia si trovano circondate da una cornice in cui la luce si ricompone in tutti i suoi elementi, nella purezza del bianco a delimitare il nero, quasi a proteggere, mantenendo fuori l’ignoto, come caos, che tutta quella luce può inghiottire. Se questo è il miracolo del cosmo, è un onore farne parte, anche per il breve attimo dell’esistenza umana. The universe as the most surprising of the stages. In a dark field, dark as anything that is not, like everything that comes before and after the big show of creation, in this field, lead in color, the light explodes. First as a tiny spark, right in the middle, then as an expansion of sharp and varied colours, broken into triangles, like crystals, to penetrate the darkness, bringing the brilliance of life. From light come the materials, thus the greens, oranges, blues and browns of the elements, and to each his own vital counterpart: the air that unites fire, the earth that feeds on water. Life and matter are surrounded by a frame in which light comes together in its completeness, in the purity of white, to keep out the blackness, as if to protect from the unknown, which is like chaos, that all that light can swallow. If this is the miracle of the universe, it is an honour If this is the miracle of the universe, it is an honour to be a part of it, even for the short moment of human existence.
Maria Ferrara Danza di primavera, olio su tela/oil on canvas, cm 90x70
Mostra sin da giovane una spiccata propensione per le attività artistiche. Appena diplomata si trasferisce all’estero, prima in Svizzera dopo a Londra dove frequenta corsi di tecniche creative. A Roma, dove attualmente risiede, frequenta un corso di pittura di tre anni presso la “Scuola d’Arte e Mestieri Zabaglia”, si considera tuttavia un’autodidatta. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’Estero. Delle sue opere si sono occupati: Alfredo M. Barbagallo, Simone Fappani, Francesca Biondolillo, Aldo M. Pero, Lucia Basile. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali ed internazionali ottenendo premi e riconoscimenti. Le sue opere si trovano su diversi cataloghi in Italia ed all’Estero. Shows an early age a strong propensity for artistic activities. Just graduated, she moved abroad, first to Switzerland later in London where he attended courses of creative techniques. In Rome, where he currently resides, she attended a three-year painting course at the “School of Arts and Crafts Zabaglia”, it considers, however, self-taught. She has participated in numerous solo and group exhibitions in Italy and abroad. Her works have dealt with: A.M. Barbagallo, S.Fappani, F.Biondolillo, A.M. Pero, L.Basile. She has participated in numerous national and international competitions, winning prizes and awards. Her works are on different catalogs in Italy and abroad.
Suzanne Duvillard Three-Two-One, acrilico su tela/acrylic on canvas, cm 70x70
Speaking about her recent works : “I wish to show through my paintings the infinate. Children as subjects suit this purpose in that they can only look forward. They may question what may be ahead but they go forward anyway! When they stumble they get up. When they run they fly.I use joyful positve colors. I am an optimiste.I am a fauve a figurative and an expressioniste. I like to capture singular , fleeting moments.” Parlando dei suoi ultimi lavori : “Vorrei mostrare attraverso i miei quadri l’infinito. I bambini come soggetti adatti a questo scopo, nel senso che possono guardare solo avanti. Possono mettere in discussione ciò che può essere avanti, ma andare avanti comunque! Quando inciampano si alzano. Quando corrono volano. Usano colori.I positve gioiosi sono un’ottimista. Sono una fauve, una figurativa ed expressionista. Mi piace catturare singolari, fugaci momenti.
Vincenzo Illiano La bucolica foresta di Arden, acquarello, cm 50x34
Diploma al II Liceo Artistico di Roma, Laurea in Architettura alla Sapienza di Roma. Principali mostre: “Piazzart”, Scuderie Estensi, Tivoli 2008. Museo dell’Alto Medioevo, Roma 2009; Giordano Bruno I premio, Viterbo 2009; “Noi cinema italiano attraverso la pittura”, Poggio Mirteto 2009; “di Rosa... in Rosa” Roseto Comunale, Roma 2010; I Biennale D’Arte, Viterbo 2010; “Io amo il mare”, Villa Cuturi, Marina di Massa 2010; “La città e l’umano”, Premio Centro, Soriano del Cimino 2010; partecipa a mostre ed eventi di prestigio con l’Associazione APAI, con la quale partecipa al progetto “Le Fil Rouge” - Libro d’Artista, e Biennale d’Arte creativa di Viterbo edizioni 2010-2012-2014. Nel settembre 2015 si tiene la sua prima mostra personale “Bell’Italia, da Bell’Italia... ma non solo” presso la Galleria Domus Romana in Via delle Quattro Fontane a Roma. Diploma 2nd Art School of Rome, graduated in Architecture at the University of Rome. Main exhibitions: “Piazzart” Scuderie Este, Tivoli, 2008. Museum of the Middle Ages, Rome 2009; Giordano Bruno The prize, Viterbo 2009; “We Italian cinema through painting”, Poggio Mirteto 2009; “Rose ... in Pink” Municipal Rose Garden, Rome 2010; The Biennale D’Arte, Viterbo 2010; “I love the sea,” Villa Cuturi, Marina di Massa 2010; “The city and the human”, Center Prize, Soriano del Cimino, 2010; participates in exhibitions and prestigious events with the APAI Association, with which participates in the project “Le Fil Rouge” - Artist’s book, and Biennial of Creative Arts of Viterbo 2010-2012-2014 editions. In September 2015 he held his first solo exhibition “Bell’Italia Bell’Italia from ... but not only” at the Gallery Domus Romana in Via delle Quattro Fontane in Rome.
Liliana Mascio Curse, collage, cm 53x100
Curse, creato nel 2016, da Lili Mascio, rappresenta concettualmente una delle tragedie scritte da Shakespeare, “Macbeth”. In tuoni, fulmini e la pioggia le streghe si incontrano e maledicono Macbeth. Questo collage suggerisce la forza costante del male e la battaglia tra il bene e il male. Il collage è costruito con pezzi sottili di carta; spazi nudi sono esposti in alcune parti, ma la maggior parte dello spazio è coperta di sottili pezzi di carta o di punti. Le forme ondulate e l’intreccio di diverse consistenze e tonalità suggeriscono aspetti della natura come una tempesta sul mare. Le tre streghe, rappresentate dai tre tentacoli, in diversa testura e forma ondulata, abbracciano tutta la composizione. La forma a spirale centrale seduce l’occhio dello spettatore, strisce di carta eseguiti in varie direzioni della composizione, suggeriscono il movimento e la battaglia. La paletta di colori scura e sordina, e ispirata nel inverno delle Highlands scozzesi,. La artista usando la tecniche della velatura, suggerisce la nebbia costante come un simbolo del peccato che ostruisce la visibilità. La allusione sottile alla speranza rappresentata in un piccolo cristallo Swarovski posto al centro della composizione, rende il collage suggestivo e forte. Curse, created in 2016, by Lili Mascio, represents conceptually one of the tragedies written by Shakespeare, “Macbeth”. In thunder, lighting and rain the witches meet and curse Macbeth. This collage suggests the constant force of evil and the battle between good and evil. The collage is built up with thin pieces of paper; bare spaces are exposed in some areas, but most of the space is covered with thin pieces of paper or dots. The wavy shapes and the interweaving of different textures and tones suggest aspects of nature like a storm at the sea. Three tentacles, in wavy shape and different textures, evokes the three witches constantly presence and embracing all the composition. The central spiral shape lead the viewer’s eye into the composition, stripes of paper run in different directions, suggesting movement and battle. The dark and muted colour palette is inspired in The Scottish Highlands in winter. The artist using a glazing thechnique, suggest a constant fog as a symbol of sin, obstructing clear vision. Subtle allusions to hope, represented in a tiny Swarovski crystal placed in the centre of the composition, makes the collage evocative and strong.
Claudio Massimi Amlet, mista su tela/mixed on canvas, cm 40x40
Nasce a Roma nel 1954, dove vive e lavora. Ha frequentato il Liceo Artistico, seguito dai maestri Gastone Biggi, Mino delle Site, Salvatore Meli e successivamente l’Accademia delle Belle Arti, seguito dai maestri Avenali, Scordia, Monachesi e Strazza. E’, qui, grazie all’influenza dello storico dell’Arte Maurizio Fagiolo Dell’Arco che proietta le sue attenzioni sulla importanza degli artisti seicenteschi in relazione alla visione delle avanguardie novecentesche e, da qui, affronta lo studio approfondito del cubismo, del futurismo e della metafisica. Dal 1975 al 1980 collabora con la fonderia artistica di Francesco Bruni e Tilde Valentini, nel 1979 viene premiato dalla Comunità Europea dei Giornalisti. Ha insegnato arte fino al 1990 e attualmente collabora con varie associazioni culturali. È presidente dell’Associazione Culturale DSM Arte e Natura. Hanno scritto di lui critici, storici dell’arte e scrittori come Maurizio Fagiolo dell’Arco, Giammarco Puntelli, Giulia Sillato, Maurizio Scudiero, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Olivia Casares ecc.. Pubblicazioni sul CAM di Giorgio Mondadori Editore da vari anni e da pubblicazioni fatte da Mazzotta editore. He born in Rome in 1954, where he lives and works. He attended the Art School, followed by the masters Gastone Biggi, Mino of the Site, Salvatore Meli and then the Academy of Fine Arts, followed by Avenali masters, Scordia, Muniz and Strazza. Is, here, thanks to the influence of the art historian Maurizio Fagiolo Dell’Arco projecting his attentions on the importance of the seventeenth-century artists in relation to the vision of the twentieth century avant-garde and, hence, tackles in-depth study of Cubism, Futurism and of metaphysics. From 1975 to 1980 worked with the art foundry by Francesco Bruni and Tilde Valentini, in 1979 it was awarded by the European Union of Journalists. She taught art until 1990 and is currently working with various cultural associations. He is president of the Cultural Art and Nature DSM. They wrote him critics, art historians and writers such as Maurizio Fagiolo dell’Arco, Giammarco Props, Giulia Sillato, Maurizio Scudiero, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Olivia Casares etc .. Publications on CAM Giorgio Mondadori Editore for several years and publications made by Mazzotta publisher.
Agnese Ombroso Questo Teatro, collage su tavola pirografata, cm 63x63
Vive e lavora a Roma. Da sempre ama il segno come comunicazione-racconto; ponte tra il sentire e l’esprimere. Artista autodidatta poi formatasi alla Four For Art con il maestro Franco Santelli nelle forme tradizionali dell’arte grafica e pittorica. Approda infine alla pirografia con cui ama raccontarsi attraverso il caldo colore del legno impresso. Ha partecipato con Apai a: “La parola rivelata”; “Nel mezzo del cammin... mi ritrovai nel XXI secolo”; “900 sconosciuto - riflessi e riflessioni”; Biennale di Viterbo su “Il giardino dei 7 sensi...”; Appendere... ad Arte II° edizione”. Il suo percorso artistico continua raccontando, in particolare attraverso il segno pirografico, la sua ricerca sulle emozioni. She lives and works in Rome. Always she loves the sign as communication-narrative; bridge between feeling and expressing. Self-taught artist then trained at the Four For Art with Maestro Franco Santelli in the traditional forms of graphic art and painting. Arrives finally at pyrography with which she loves tell through the hot embossed wood color. She participated with Apai to “The revealed Word”; “Halfway through the journey ... I found myself in the twenty-first century”; “900 unknown - reflections and reflections”; Biennale di Viterbo to “The Garden of 7 senses ...”; “Appendere...ad Arte” 2nd and 4th edition. Her practice continues telling, in particular through the pirografico sign, his research on emotions.
Marco Perna La mort de la Beauté, olio su tela/oil on canvas, cm 90x60
M.P. ha saputo assorbire molto bene le teorie nate in Francia come il postimpressionismo, l’espressionismo stesso e il surrealismo. La sua grande novità è la rivendicazione di una specificità del linguaggio pittorico che pone la pittura stessa su un piano totalmente diverso dall’arte puramente figurativa, mettendosi all’avanguardia per quanto riguarda la creatività e la comunicazione, senza porsi il problema della riproduzione, ovvero per lui l’arte serve a mettere in comunicazione due soggetti, l’artista e lo spettatore, utilizzando la forma che è, essa stessa,realtà, senza riprodurre la realtà nuda e cruda. P. si pone spesso nella posizione degli espressionisti nell’esprimere le proprie sensazioni visive, che fanno emergere le emozioni del proprio occhio e non solo le sensazioni ottiche. Il compito di questo artista è quello di esprimere sentimenti e sensazioni più forti, che toccano alcuni dei centri nervosi più profondi della natura umana (vedi Seurat e Van Gogh). Per dare le sensazioni più forti, egli si serve anche della lezione surrealista, nella quale il sogno e l’inconscio hanno un ruolo fondamentale. E’ prima di tutto un pittore di idee, di pensieri visibili, egli pensa per immagini. Questo originale artista fa un uso della percezione comune del tutto sovversivo: i soggetti che dipinge sono riconoscibili, ma lui li rappresenta secondo una logica poetica, secondo un ordine capace di farli apparire in una luce inedita, dotati di una forza del tutto nuova. Egli vive nel mistero del mondo. (Eraldo Di Vita) Marco Perna has known very well how to absorb the theories borned in France like postimpressionismo, expressionism and surrealism. The great novelty of Marco Perna is the claim of a specificity in pictorial language that totally sets painting on a different plan from the purely figurative art, putting himself to taking a lead in creativeness and communication, without thinking about the problem of the reproduction, because, for him art have to put in communication two subjects, the artist and the spectator, using forms that is, it same, reality, without reproducing naked and raw reality. Perna is often set in position of the expressionists to express his own visual feelings, that make to emerge the emotions of his own eye and not only the visual perceptions. The assignment of this artist is to express feelings and stronger feelings, that some of the centers touch nervous more depths of the human nature (like Seurat and Van Gogh). To give the strongest feelings, Marco Perna also uses the surrealist lesson, in which the dream and the unconscious have a fundamental role. Marco Perna is a painter of ideas, of visible thoughts, he thinks for images. This original artist use the common perception in a way entirely subversive: the subjects that it paints are recognizable, but he represents them according to a poetic logic, according with an order able to make them appear in an unpublished light, endowed with a new strength entirely. He lives in the mystery of the world. (Eraldo Di Vita)
Rossana Pianigiani Omero, olio su tela/oil on canvas, cm 50x70
Nasce a Roma, dove ha sempre vissuto e seguito studi tecnici. Ha frequentato corsi universitari di Giornalismo e Psicologia; successivamente ha frequentato la Scuola d’Arti Ornamentali del Comune di Roma per la pittura, dipingendo prima con tecnica ad acrilico poi ad olio. Ha partecipato a numerose mostre ricevendo apprezzamenti e riconoscimenti. Principali mostre: “Festival di colori e forme”, Riofreddo di Murialdo 2002, 2003, 2004. Concorso di pittura nazionale, Lastra a Signa 2007. Premio Italia pittura e scultura, Rassegna “La Folgore”, Livorno 2008. Premio internaziona- le “Urbs mundi”, Grosseto 2008. Grand prix international “Il Perugino”, Firenze 2008. Partecipa a mostre ed eventi di prestigio con l’Associazione APAI, con la quale partecipa al progetto Le Fil Rouge (libro d’autore composto da 23 artisti differenti). Born in Rome, where she has always lived and followed technical studies. She attended university courses in Journalism and Psychology; She later attended the School of Ornamental Arts of the City of Rome for painting, by first painting with acrylic and oil technique. She has participated in numerous exhibitions receiving accolades. Main exhibitions: “Festival of colors and shapes”, Riofreddo of Murialdo 2002, 2003, 2004. National Painting Competition, Lastra a Signa 2007. Italy Award painting and sculpture exhibition “The Thunderbolt”, Livorno 2008. The international prize “ Urbs mundi “, Grosseto 2008. Grand prix international” Il Perugino “, Florence 2008. She participates in exhibitions and prestigious events with the Association APAI, with which participates in the project Le Fil Rouge (book author composed of 23 different artists ).
Maurizio Piccirillo Slorvaz Kameslot 1,fotografia, cm 70x50
Le sue opere indagano con il segno espressivo e la musicalità dei frattali le prospettive futuribili dell’arte digitale. In esse il “fare” è affidato da un lato alle contaminazioni fra tecnica e arte, al cui orizzonte si stagliano il lirismo e l’evocazione della scrittura digitale, dall’altra la ricerca rigorosa e la sperimentazione instancabile di nuovi materiali e delle loro possibili risposte. E’ un percorso esperienziale e di studio minuzioso e unitario, dove il frattale è sostenuto e s’accompagna con una concezione interdisciplinare e multisensoriale dell’arte. La multisensorialità si pone come dialogo nuovo con un pubblico che va emotivamente coinvolto e guidato nella compartecipazione di un ruolo diverso di fruire l’arte. Ruolo sempre più proiettato verso il connubio arte/ricerca tecnica e orientato all’indagine profonda dell’essere (sein) e dell’esserci (da se! in). (Giuliana Donzello- curatrice Mes3 - Livorno) His works investigate the expressive sign and the musicality of fractals prospects of digital art futuristic. In them “doing” is entrusted on the one hand between the contamination and technical art, to whose horizon stand the lyricism and evocation of digital writing, the other rigorous research and tireless testing of new materials and their possible answers. And ‘an experiential path and detailed and unified study, where fractal is supported and is accompanied by an interdisciplinary design and multi-sensory art. The multisensory arises as a new dialogue with a public that is emotionally involved and guided in sharing a different role to benefit the art. increasingly projected towards the role combination art / technical research oriented and deep investigation being (sein) and sein (as if! in).
Giorgio Pirrotta Tutto il mondo è un palcoscenico, collage su tela/on canvas, cm 80x80 Dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera di Milano si è occupato di grafica pubblicitaria presso alcune agenzie. Si è trasferito a Roma con l’incarico di Art Director di una importante agenzia pubblicitaria. Ha sempre dipinto da quando aveva 6 anni (matite colorate, acquarelli, tempere, olio, acrilici). Ha iniziato ad esporre le sue opere solo a 50 anni. Oggi ha al suo attivo più di 40 mostre in Italia e all’estero. After graduating from the Academy he worked on commercial art of Brera in Milan at some agencies. He moved to Rome as the art director of a major advertising agency. Has always been painting since he was 6 years old (colored pencils, watercolors, tempera, oil, acrylic). He began exhibiting his works only in 50 years. Today he has to his credit more than 40 exhibitions in Italy and abroad.
Elena Rondini Bamboccione,scultura legno e ferro, cm 63x63
Pezzo vivo di legno tarlato, come un Pinocchio, il Bamboccione si crede più furbo, più scaltro degli altri ma il suo sorriso cordiale e ammiccante non può dissimulare cattiveria, crudeltà, saccenteria. In realtà è un fessacchiotto, lo sguardo tra l’ingenuo, il tenero e il furbetto lascia presagire tanto il dramma quanto la commedia perché, come scrive Ionesco, la comicità è l’intuizione dell’assurdo, ed è molto più disperante della tragedia. Miserabile pezzo di legno marcio che si sente un divo al centro del suo teatrino abietto e grottesco. “Eppure. non pare peccato imbrogliare colui che spera di vincere barando” (William Shakespeare, Enrico IV) Alive worm-eaten piece of wood, like a Pinocchio, “Bamboccione” (Bouncing-Baby) considers himself very clever, more cunning than others, but his friendly and winky smile cannot conceal meanness, cruelty and self conceit. Actually, he is a goof, victim of the same tricks with wich he believes to deceive others, unwitting dupe, a fool, but not innocent executioner and victim. His look, naive, tender and mischievous portends drama as well as comedy because, as in Ionesco’s view comedy is “the intuition of the absurd... more despairing than tragedy”. He is a miserable piece of rotten wood that feels a star at the centre of his poor and grotesque little teather. “Yet, apparently no sin to cheat the man who hopes to win by cheating” (William Shakespeare, Henry IV)
Maria Teresa Serra “..sorgi, bel sole,uccidi l’invidiosa luna” , “...arise fair sun and kill the envious moon”, olio su tela/oil on canvas, cm 50x40
Nasce a Roma l’ 1.12.1938. All’età di sette anni si trasferisce con la famiglia a Cagliari, dove rimane per alcuni anni. In questo periodo la madre, vista la passione della figlia per il disegno, la iscrive ad appena dieci anni ad una scuola di pittura che Maria Teresa frequenta con interesse producendo i suoi primi quadri a olio. Ottenuta la licenza media, vorrebbe iscriversi al liceo artistico ma, dato che a Cagliari non c’è, ripiega sull’istituto magistrale. Ritornata a Roma e conseguito il diploma nel 1956, vorrebbe frequentare l’Accademia di Belle Arti ma, dissuasa dal padre, si iscrive alla facoltà di Pedagogia e Filosofia. Nel 1962 si laurea con una tesi in sociologia e si orienta verso l’insegnamento. Conseguita l’abilitazione insegna lettere nella scuola media. Contemporaneamente continua a dipingere. Nel 2000 va in pensione e riprende a pieno ritmo l’attività pittorica. Frequenta uno studio di pittura e partecipa a numerose mostre collettive a Roma e nel Lazio. Sposata con due figli, attualmente vive nell’antico Borgo di Isola Farnese che ha ispirato molti dei suoi quadri. Born in Rome on 1 December 1938. At the age of seven years she moved with her family to Cagliari, where she remained for several years. In this period the mother, given the passion of her daughter for the design, enrolled in just ten years to a school of painting that Maria Teresa attended with interest by producing her first oil paintings. Awarded middle school, he would like to enroll in art school, but since there is in Cagliari, on the institution folds masterful. Returned to Rome and graduated in 1956, would like to attend the Academy of Fine Arts but, discouraged by his father, he joined the faculty of Pedagogy and Philosophy. In 1962 he graduated with a degree in sociology and is geared towards teaching. Achieved the qualification teaches literature in middle school. At the same time she continued to paint. In 2000 he retires and starts at full speed the painting activity. She attends a painting studio and participated in numerous group exhibitions in Rome and Lazio. Married with two children, currently she lives in the ancient village of Isola Farnese which inspired many of her paintings.
Sara Spaccino Tufo portatile, tufo-ferro-ceramica, misure diverse
Portable tuff, tuff-iron-ceramic, various sizes Nasce ad Orvieto, dove vive e lavora tutt’ora, il 25 gennaio 1960. Autodidatta, da sempre la natura è la sua grande maestra che permea tutta la sua ricerca. Artista poliedrica, ha iniziato lavorando il legno e la creta, passando poi alle sculture di TUFO. “IL TUFO” materiale terrestre e respingente, polveroso, storico, orvietano come Sara, eppure galattico, potrebbe appartenere a qualsiasi universo... Sara born in Orvieto, where she lives and works still, on January 25, 1960. Self-taught, always nature is her great teacher that permeates all her research. Versatile artist, she started working as wood and clay, passing to the TUFF sculptures. “THE TUFF” terrestrial material and bumper, dusty, old, Orvieto as Sara, yet Galactic, could belong to any universe ...
Tiziana Trusiani Giulietta, istallazione, cm 200x200
pittrice sumi-e, vive e lavora a Roma. Nel percorso artistico ha utilizzato tecniche pittoriche antiche come l’affresco e la pittura gispponese oltre ad utilizzare tecniche sperimentali e fotografia per offrire sensazioni ed emozioni. Ha frequentato la facoltà di Architettura ed il liceo artistico con insegnanti affermati: i pittori futuristi Delle Site e Casotti, il rappresentante della pop art Tacchi, lo scultore De Courten, e il critico d’arte, storico e pittore Salerno. She is a sumi-e painter. She lives and works in Rome. In her arctistic career she has used ancient painting techniques as fresco and japanese paint as well as sperimental techniques and photography to offer sensations and emotions.
She attended the Faculty of Architecture and art school with renowned teachers: the futurists Delle Site painters and Casotti, the representative of pop art Heels, the sculptor De Courten, and the art critic, historian and painter Salerno. Lorenzo Zanetti Polzi Fantoccio, scultura terracotta patinata, cm 10x10x40 La “Ricerca degli Archetipi” ha portato la ricerca dell’artista verso forme sempre più essenziali, apparentemente semplici, in cui equilibri delicatissimi, e calibrati in “quella giusta proporzione”, derivanti dalla sua cultura matematica, fanno sì che complementarità opposte si armonizzino, verso forme che sembrano provenire da realtà cosmiche ancestrali e senza tempo. ... Forme assolute, appartenenti ad un mondo delle idee non più recuperabile, archetipi di cui l’Uomo moderno ha perso la memoria. Forme assolute, capaci di accedere immediatamente, ovvero intuitivamente, al nostro essere più profondo, antico e arcaico. (Lucrezia Rubini) The “Search for Archetypes” has moved the artist toward shapes which are more and more essential, apparently simple, with a delicate balance derived from his mathematical culture, which harmonises elements that are both opposite and complementary, creating forms that seem to derive from ancestral and timeless realities. ... Absolute shapes, belonging to an irretrievable world of ideas, archetypes whose memory has been lost by modern man. Absolute shapes, that immediately and instinctively access our deeper, ancient and archaic being. (Lucrezia Rubini)
Chryssis Vici La tempesta, mista su cartoncino/mixed on paper, cm 60x40
Nato in Grecia vive e lavora a Roma. In questa cittá si svolge la sua formazione artistica, fatta eccezione per una breve parentesi nella cittá di Venezia, dove frequenta il corso di incisione sperimentale tenuto dal maestro Riccardo Licata presso l’Istituto Internazionale per la grafica. E’ durante questo soggiorno che vengono approfondite tecniche sperimentali attraverso l’uso di materiali inusuali che si riveleranno decisive nella successiva ricerca sull’informale. A Roma frequenta il corso di pittura a olio presso l’Istituto di arti ornamentali S.Giacomo e la scuola libera di nudo all’Accademia di Belle Arti con docente il maestro Giulio Turcato. Questa esperienza lo introduce prima, attraverso lo studio del figurativo, al riconoscimento della forma e successivamente al superamento della stessa attraverso una rarefazione dei canoni di riconoscimento della stessa alla ricerca di nuove scritture descrittive. He was born in Greece, and lives in Rome. He has worked and studied primarily in Rome, with the exception of time spent in Venice attending an “Etching experimental techniques course” led by Maestro Riccardo Licata at the International Institute for graphics. This gave him good knowledge of the use of unusual materials. The experience gained during this stay in Venice turned out to be useful for the study of in-depth experimental techniques and would be crucial for his later informal work. In Rome he studied oil painting at the Istituto di Arti Ornamentali S. Giacomo and the free School of the Nude at the Academia di Belle Arti (Academy of Fine Arts), with renowned artist Giulio Turcato. This experience introduced him, through the study of figurative art, to the exploration of form, subsequently leading him to refine his technique and employ new descriptive approaches.
Françoise Weddigen Teatro, pastello su carta/pastel on paper, cm 100x70
A proposito dell’ultima pubblicazione del libro d’artista “Porte d’Acqua “ fatto a Venezia in novembre 2015 presso la boterga “Tintoretto”: ...Una festa d forme, i colori e paroleche documentano un’ energia creativa inlassabile. Mi sembra che fra i calanchi aridi di San Michele e il mormorio delle onde contro le banchine del molo veneziano ci sia un legame segreto d’interazione affascinante. (Prof. Erasmus Weddigen) Mi complimento per la forza delle tue composizioni dove si legge il gesto istintivo, ma si può immaginare la tua concentrazione. Perchè tutto ciò che suggerisce spontaneità, è frutto d’ lavoro interiore a lungo meditato. (Prof Giulia Pitacco) About the last publication of the artist’s book “Water Doors” made in Venice in November 2015 at the boterga “Tintoretto”: ... A feast of shapes, colors and paroleche document a ‘creative energy inlassabile. It seems to me that among the arid badlands of San Michele and the murmur of the waves against the docks of the Venetian pier there is a secret bond of fascinating interaction. (Prof. Erasmus Weddigen) I compliment to the strength of your compositions which reads the instinctive gesture, but can you imagine your concentration. Because anything that suggests spontaneity, is the result of ‘inner work long meditated. (Prof Giulia Pitacco)
Paola Ventura La bucolica foresta di Arden, acquarello, cm 50x34
E’ nata a Roma dove vive e lavora. Allieva della storica del costume Bonizza Giordani Aragno, svolge la sua prima attività in campo teatrale, realizzando scenografie e costumi. Allo studio della storia dell’arte e del costume affianca ben presto la sperimentazione di nuovi mezzi espressivi. Ritrattista e acuta osservatrice della fisicità umana, approda alla pittura materica su tela prediligendo i soggetti femminili: nelle sue opere la donna si riveste di una dimensione ancestrale ed esprime una forza generatrice che, non esaurendosi nella sola maternità, pervade ogni aspetto della vita. La famiglia ed il lavoro rallentano, ma non impediscono la realizzazione della sua attività artistica che esplicherà nei momenti di libertà. La sua pittura si ispira a tutto ciò che è riconducibile all’idea del movimento, sino a sovrapporlo all’essenza stessa della vita ed anche nella sua tecnica pittorica si ravvisa l’imprimere a volte veloce e forte del colore e a volte dolce e sfumato, in una perenne ricerca di movenze fluttuanti. Il linguaggio del corpo, come espresso nella danza, nel teatro, nella scultura, nella pittura e persino nei gesti comuni della vita quotidiana, costituisce il fertile substrato dal quale attinge la forza creatrice e la capacità ideativa necessarie per la creazione delle sue opere. She was born in Rome where he lives and works. Student of historic Bonizza Giordani Aragno costume, plays her first business in the theater, creating sets and costumes. To the study of art and costume history soon began experimenting with new expressive means. Portraitist and keen observer of human physicality, she comes to painting on canvas material preferring female subjects: in her works the woman is clothed in an ancestral dimension and expresses a creative force that is not merely confined to single motherhood, pervades every aspect of life. Family and work slow, but do not prevent the realization of her artistic activities which will carry the moments of freedom. Her painting is inspired by all that is due to the idea of the movement, until it overlaps the very essence of life, and also in her painting technique, it appears at times give fast and strong color and sweet and mellow times, in a perennial search for fluctuating movements. Body language, as expressed in dance, theater, sculpture, painting and even in common gestures of everyday life, is the fertile soil from which she draws the creative power and ideational skills necessary for the creation of her works.
Piramide etrusca di Bomarzo
La piramide è un altare di circa 15 metri, ricavato in masso di peperino. Per salire ci sono due rampe di 26 e 9 gradini che portano fino all’ara maggiore da dove il Sacerdote Etrusco officiava i riti agli Dei degli Inferi. Il suo orientamento è infatti Nord Ovest, ovvero verso la regione ove vivevano gli Dei Infernali. The pyramid is an altar of about 15 meters, set in the tuff rock. To go up there are two flights of 26 and 9 steps leading up ara more from where the Etruscan priest officiated the rites to the gods of the underworld. Its orientation is indeed the North West, or to the region where they lived Gods of Hell. Per informazioni/for information Elisa 3280166513
Arte e Comunicazione Art & Communication di/by Roberto Castellucci
Artista e collezionista, Artist and collector
Arte è comunicazione. Questo l’assunto che desidero confermare in ogni passo dell’articolo e anche della mia vita. Ma… comunicazione come? O, meglio, comunicazione di che cosa? In effetti sul termine si è discusso molto e la sua interpretazione riesce a dividere l’opinione in ogni momento e luogo. Dal mio piccolo e dagli esiti della mia modesta sperimentazione empirica nella pittura, mi accorgo che il mondo attuale è orientato molto su quella che è la tecnica della comunicazione. Esistono infiniti strumenti per trasmettere un messaggio ma questi non sono il messaggio. Come spiegare altrimenti le istallazioni sempre più azzardate, che colpiscono la nostra vista per un tempo inversamente proporzionale a quello con il quale colpirebbero la nostra intelligenza qualora avessero un fondamento più consistente? I manichini appesi al ramo dell’albero più antico del Parco di Milano….. perché ci hanno colpito? Per la loro creatività o per la loro scabrosità? E tale istallazione… era un mezzo di comunicazione o una comunicazione di altro? L’arte è comunicazione di un messaggio, di qualcosa che faccia parte della cultura, dell’esperienza, della vita dell’artista. In tal veste si trasforma nel bello, cioè nell’emozione per il messaggio che supera, di gran lunga, l’importanza dello strumento di trasmissione. Ma non esiste una definizione oggettiva del bello. Come superare questa impasse? Mi sovviene allora un parallelismo con un mondo a me familiare, quello dell’economia. Dal 2007 si è assistito ad una crisi globalizzata nelle economie di tutto il mondo. PIL crollati, disoccupazione, stagnazione, consumi ridotti. Da che è dipesa? L’origine viene fatta risalire al crollo di prodotti finanziari del mercato immobiliare statunitense, propagato via via nel resto del mondo occidentale. Titoli, quindi, prodotti virtuali, non reali. Ebbene, a mio parere, nell’arte si sta assistendo allo stesso fenomeno. La velocità dei mezzi di comunicazione rende il significato effimero e riduce quello che è il prodotto reale dell’arte: il bello. Il clamore suscitato dalle vetrine ha oscurato l’oggetto proposto, non solo nel mercato della cultura ma anche in quello vero e proprio. Da qui la crisi, sia nelle vendite, sia nella produzione culturale, con artisti che vivono una stagione, quella conquistata con l’effimero strumento di comunicazione, per poi giacere nel dimenticatoio, in attesa di una nuova opportunità offerta dal mondo dei media. Mondo che brucia velocemente ogni iniziativa che richieda un tempo di lettura e di assimilazione più lungo del consumo del media stesso… Superflua allora diventa anche la vecchia querelle tra figurativi e astratti, tanto saranno tutti superati dallo spot!
Art is communication. This is the assumption that I like to underline in every part of this article and in my life. Communication, but how? Better said: what do we communicate? As a matter of fact, there have been many debates on this word and it’s meaning produces many different opinions in time and space. From my modest experience and from my artistic experimentation I have the feeling that much today is oriented toward the means of communication. There is a large number of instruments for the transmission of messages. Yet they are not THE message. How else can we explain the hazardous installations that catch our attention for the time strictly necessary and inversely proportionate to the way they would attract our intelligence if they were more significant? The dummies hanging from the oldest tree in Milan Park, for example, why have they attracted our attention? For their artistic value or for their gory aspect? And that installation was a means of communication... or a way to say something else? Art is communication of a message. Of something inherent to the culture, the experience, and the life of the artist. By this means it is able to transform itself into something beautiful. That is in the expression of an emotion which goes much farther than the instrument of communication itself. There is no objective definition of what is beautiful. How then can we go over this impasse? To do so, I will make a parallel to something that I have knowledge of. That is economics. Starting from 2007 we have been witnessing a global economic crisis that has interested the whole system. GNPs’ have declined, unemployment rate has raised, stagnation and lower consumption have hit society as a whole. Who’s fault is it? The origin has been traced to the plummet of financial products in the US real estate market and its flooding to the rest of world economy. We are talking about stocks, and therefore virtual products. Not real ones. In my view, we are witnessing something similar in the world of art. The speed of modern means of communication makes art and its’ significance more ephemeral. Therefore, “beauty” becomes shallower. The clamor generated by the showcases has obscured the object itself. Not only in cultural production but also in the real world. Thus the crisis of artistic production, but also in the rest of the marketplace. This has also had a toll on the lives of the artists: their notoriety is short-lived since it depends on the rapid rhythms of modern-day means of communications. After that, they live out of sight, forgotten by most, waiting for a new wave of communicational notoriety. Instruments that tend to “burn” any other form of expression which requires a time of reading and of understanding which exceeds that of any communicational tool. Thus, the classic counter position between abstract and figurative painters has no future, since they are both going to be ousted by an advertising spot!
Titolo Cleopatra. Divina donna d’Inferno Autore Rizzo Antonella Prezzo di copertina euro 13,00 Dati 2014, 72 p., rilegato Editore FusibiliaLibri
Titolo Appendere... ad Arte Autore AA.VV. Prezzo di copertina euro 15,00 Dati 2016, 120 p., rilegato Editore Apai
Ci vuole arditezza e pure un pizzico di faccia tosta per dare voce ai pensieri formulati dalla mente di Cleopatra, doti di cui Antonella Rizzo non difetta assolutamente. E Fusibilia Libri che, come è notorio, ha in predilezione la scrittura delle donne, accoglie a braccia aperte quelle che, soprattutto, si inerpicano su percorsi difficili, sfidando letteratura e interpretazioni stocastiche della storia. Cleopatra – Divina donna d’Inferno è un libro scritto con gran talento che dà al lettore il monologo straziante, tra versi e prose, di un personaggio che, ingiustamente ricordato come la capitolazione di impero, qui si racconta donna, madre, amante, vittima di schermaglie politiche e sentimentali. Il tono intimo e fiero dell’Io narrante suggerisce una nuova figura di regina, il cui caposaldo è la dignità, irrinunciabile. Un libro arricchito dalle dotte note del prof. Claudio Giovanardi e di Luca Attenni, ricercatore e archeologo. Dona Amati
24 Poeti, 48 poesie ed altrettanti Artisti visivi in questo volume, giunto alla 4a edizione, dedicato all’Anno Europeo contro la violenza alla donna. La storia dell’uomo, da che se ne ha memoria e conoscenza, è un susseguirsi e perpetrarsi di violenze in genere, ma soprattutto nei confronti degli esseri più deboli: in primis bambini e donne. Nonostante negli anni ’70 alcune pioniere in Italia ed Europa, abbiano messo in atto una pacifica, ma incisiva, “rivoluzione femminile” per rivendicare i propri diritti di persone, nonostante in molti Paesi si siano modificate leggi, non mancano certo nuovi generi di violenze : in ambiente domestico e lavorativo, stupri, aggressioni e molestie sessuali, prostituzione e tratta, violenze in situazioni di guerra e abusi verso donne in custodia, ecc., e questo non è solo da imputarsi alla globalizzazione e promiscuità di razze e culture, adducendo quindi a quel relativismo culturale, arma di tante religioni e poteri.
It takes boldness and even a dash of chutzpah to give voice to the thoughts formulated by Cleopatra’s mind, qualities of which Antonella Rizzo does not lack completely. Cleopatra - woman Inferno Divine is a book written with great talent that gives the reader the heartbreaking monologue, between verse and prose, of a character who, unfairly remembered as the capitulation of the Empire, here is told woman, mother, lover, victim skirmishes political and sentimental. The intimate and proud tone ego narrator suggests a new figure of the queen, whose cornerstone is the dignity, inalienable. A book enriched by scholarly notes prof. Claudio Giovanardi and Luca Attenni, researcher and archaeologist. Dona Amati
24 Poets, 48 poems and as many visual artists in this book, now in its 4th edition, dedicated to the European Year against violence to women. The history of man, by which we have memory and knowledge, is a succession and perpetration of violence in general, but especially against weaker beings: first children and women. Despite the 70s some pioneer in Italy and Europe, have implemented a peaceful but vigorous, “women’s revolution” to demand their rights of people, although in many countries have changed laws, no shortage of new kinds of violence : in the home and workplace, rapes, assaults and sexual harassment, prostitution and trafficking, violence in conflict situations and abuses against women in custody, etc., and this is not only attributable to globalization and promiscuity of races and cultures, citing so at that cultural relativism, a weapon of many religions and powers.
Un grande progetto
Nel 1985 abbiamo avviato il “Progetto Casale del Giglio”, una grande sfida che, nel corso degli anni, partendo da una felice intuizione di mio Padre Dino, ci ha permesso di raggiungere traguardi di Qualità inattesi. Abbiamo dato fiducia al nostro Territorio, investendo nella ricerca vitivinicola, che ha rivoluzionato, con la preziosa opera del nostro enologo Paolo Tiefenthaler, collaboratore di lungo corso, il modo di fare Vino nell’Agro Pontino. Nei Vostri bicchieri il risultato di lunghi anni di appassionati studi che, grazie all’opera di tutti i nostri Collaboratori, proseguono senza sosta con l’intento di migliorare sempre di più! Salute a tutti Voi!
romanazzi design | romanazzi57@gmail.com
Antonio Santarelli
www.casaledelgiglio.it
TRE SOGNI
EMANUELA SERINI, CHIARA SERINI, ANTONELLA LAURIA
Personaggi visionari, fantasie umane, caratteri femminili e non solo, situazioni e figure grottesche che immaginano, descrivono la realtà quotidiana cercando di colpire interiormente lo spettatore. La performance metterà in scena una serie di azioni interpretate attraverso il linguaggio del corpo, dove il pubblico verrà coinvolto in modo attivo a partecipare. Simile ad un atto teatrale, ma più “intimo” ed “equilibrato”, azioni e gesti racconteranno della psicologia umana, dello sdoppiamento di personalità, del dolore, della follia, della morte e dellamore. Il tutto riconducibile, in riferimento e ispirato alle opere teatrali di Shakespeare, tema centrale della manifestazione. Characters visionary, human fantasies, female characters and more, situations and grotesque figures who imagine, describe the everyday reality trying to hit the viewer inside. The performance will stage a series of actions interpreted through body language, where the public will be involved in an active way to participate. Similar to a theatrical act, but more “intimate” and “balanced”, actions and gestures tell of human psychology, the split personality, pain, madness, death and of love. All this due, in reference and inspired by the plays of Shakespeare, the central theme of the event.
Palazzo dei Papi, sala Alessandro IV, 5 maggio 2016, h 18.00
Artistica Laboratorio di ceramica Studio d’Arte e Restauro Via S.Pellegrino,8 – 01100 Viterbo laboratorioartistica@gmail.com tel/fax 0761.321971 www.artistica-vt.it
Artistica
Nel borgo medievale di San Pellegrino nel cuore di Viterbo, troviamo Artistica Laboratorio di Ceramica Studio d’Arte e Restauro che dal 1999 è
l’unico che opera a Viterbo e ha recuperato pienamente la Tradizione ceramica viterbese e l’antica tecnica della “Zaffera”, nobile produzione di colore blu a rilievo sviluppatasi tra la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Questa decorazione trova accoglienza in un ambiente più colto rispetto a quello che caratterizzava la maiolica arcaica alla quale la “Zaffera” si sovrappose nella sua fase matura e tarda.
Artistica ha ottenuto un riconoscimento per il recupero della “Zaffera” Viterbo Premia 2003, le opere si fregiano del marchio collettivo TUSCIA VITERBESE.
Il laboratorio ha, infatti, messo a punto una nuova tecnica di pittura su pietra smaltata sulla quale dipinge e cuoce a grande fuoco. Sono due le
linee di prodotto realizzate in questo modo: una dedicata alle riproduzioni d’Autore, da Klimt a Modigliani, da Segantini a Picasso; l’altra,
nuova e inedita, che spazia dall’astrattismo al disegno figurato ricco di contrasti e cromatismi azzardati.
In the Medieval “Borgo” of San pellegrino in the heart of Viterbo we find Artistica, laboratory of Ceramics Studio Art and Restoration since
1999, is the only operating at Viterbo and has recovered the fully tradition of Viterbo’s ceramic and the ancient tecnique called “Zaffera” noble production of blue relief developed between the end of fourteenth century, and the middle of the fifteenth century.
This decoration is recept in an ambient more cultured than that which characterized the archaic maiolica at which the “Zaffera” overlapped in his mature stage.
Artistica was recognized for the recovery of the Zaffera” Viterbo Premia 2003, the works are associated themselves with the collective brand
“Tuscia Viterbese”, the laboratory has in fact developed a new tecnique of painting on glazed stone on wich they paint and “cook at big fire”.
There are two main product lives manufactored in this way: one dedicated tho reproduction of author, from Klimt to Modigliani from Segantini
to Picasso; the other one, new and unpublished rancing from abstract to figurative full of contrasts and raining colours.
per ulteriori informazioni visitare il sito for further info visit the website pour d’ultérieures informations visiter le site internet für weitere informationen besuchen
www.schizzaloca20.it
Biennale Arte Viterbo “EMERGING” and “ACCADEMIES”
Award 2016
VISITORS INFORMATION Millenaris Cultural Center is located in the 2th District of Budapest, Hungary, in the area surrounded by Lövőház utca, Fény utca, Kis Rókus utca and Marczibányi tér. It is just a few hundred meters away from the center of Buda (Western side of Budapest) at Széll Kálmán tér (earlier known as Moszkva tér). Informazioni e iscrizioni : info@apaiarte.it Informations and applications : info@apaiarte.it