A volte l'amore sa di sangue ferruginoso

Page 1

Lo sguardo di lei era perso nei quadri della camicetta macchiata di sangue. La sfregava tra le mani, nel tentativo di smacchiarla. Gli occhi verdi erano gonfi e il viso stropicciato. “Ehi, Briony” La chiamò – sopraggiungendo – lui. Alzò il capo di scatto e celò ogni qual tipo di emozione dietro un sorriso fin troppo finto disegnato sulle labbra secche e bluastre. Lui osservò pensoso la macchia di sangue che si espandeva sui vestiti e accorgendosi della sua falsa tranquillità le chiese “Quando hai smesso di confidarti con me?” La ragazza si morse un labbro, guardando in alto e frugando tra i ricordi. “Che stai facendo?” E glielo disse, che stava cercando di ricordare. Le si avvicinò e piano le scostò una ciocca di capelli dal viso, accarezzò la pelle arrossata delle guance. Accompagnò la sua schiena fino a sdraiarla sulla panchina passando le nocche sulla spina dorsale, sotto la camicetta. Gli occhi di Briony erano fissi su quelli di David, a pochi centimetri dal suo volto. Con le labbra – David – andò a sfiorare la fronte pulita di lei, poi il profilo del naso dritto, le palpebre e le occhiaia. “Che stai facendo?” Le chiese ora lei. “Ti sto aiutando a ricordare” Le sussurrò, sulle labbra. E poi scese ancora, sfiorandole il collo, il petto, il ventre. Senza mai baciarla, però. Continuò ad accarezzarla con la bocca, che detto così, suona poco dolce o romantico, ma d’altronde, l’effetto che aveva su Briony era tutto fuor che dolce o romantico. La ragazza aveva lo sguardo perso sul soffitto con gli occhi aperti e l’espressione del viso apatica. David alzò il capo dall’ombellico di Briony e cercando la sua attenzione la ascoltò chiedere: “Che c’è, David?” “Non ricordi nulla, Briony?” Scosse impercettibilmente la testa. “Posso, allora, farti un’altra domanda?” La sua testa si mosse ancora, nel senso opposto. “Quando hai smesso di avere paura di me?” Gli occhi della ragazza si sbarrarono. Gli iridi d’edera urlavano terrore. Eppure il gesto che la ragazza compì subito dopo non rispecchiava quel che gridavano i suoi occhi. Strinse forte al suo petto la testa di David, affondando le mani nei capelli corvini. Chiuse gli occhi alle lacrime e gemette “Vivi di me, io ti appartengo. Stammi vicino: anch’io a modo mio vivo di te, anche tu mi appartieni” Citò. “Allora ricordi” Una lacrima scese silenziosa sul suo viso. “Sì” Sussurrò piano. “E hai ancora paura?” “Sì” Ripeté tenendo chiusi gli occhi. David allontanò le sue mani sottili dal suo capo, liberandosi dalla morsa della ragazza che abbandonò le braccia lungo i fianchi. Sempre con gli occhi chiusi. “E mi ami ancora?” “Non lasciarmi David, non lasciarmi” “Si può chiamare amore il nostro?” Passò una mano tra i capelli di lei, lo sguardo perso in quel colore cioccolato fuso. “Resta qui,” ripeteva lei “vicino a me” Teneva gli occhi chiusi. “Ok, però adesso calmati, Bi.” Si scostò dal suo corpo e la prese in braccio. La portò in bagno e la fece sdraiare dentro la vasca. Le sciacquò piano la faccia. “Faccio io” Gli disse e lo fece uscire.


Pochi minuti dopo uscì zuppa dalla testa ai piedi con i vestiti grondanti. Gli occhi, ancora chiusi. “Hai sete, Di?” David, seduto, le si avvicinò fulmineamente. Le annusò il viso, passando le dita fra i suoi capelli. Ancora. “Sei sicura?” Le sussurrò all’orecchio. Nella sua voce una punta di preoccupazione si fece sentire acuta. “Quando hai cominciato ad avere paura di me?” Una risata cristallina sfuggì dalla bocca di David che tornò subito alacre. Le sbottonò la camicetta ancora macchiata di sangue e mentre gliela faceva sfilare dalle spalle le rispose “Quando tu hai cominciato a confidarti con me”


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.