Anno LXV - N. 10 - dicembre 2018
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Pace agli uomini di buona volontà Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà ! (Lc 2, 12). Che bello, il Gloria di Natale! Risuona di gioia per un bimbo appena nato, adorna il cielo e scende sulla terra! Che bello, il sentimento del Natale! Una fetta di panettone, le chiacchiere dopo il pranzo, il tepore di casa. Eppure‌ Possibile che sia tutto qui? Possibile che la gloria del Natale sia solo le luci su un albero che il 6 gennaio tornerà in soffitta? No, San Gaspare non ci sta! E dice che sÏ, la pace è la conseguenza del Regno di Dio in noi, ma tal pace ci chiama ad essere uomini di buona volontà  (Scritti spirituali, 324/2). SÏ, il Natale è anzitutto questo: riceviamo in dono da Dio la pace, ma è una pace che dobbiamo custodire e coltivare con dedizione e zelo, di buona lena e con tutta la nostra volontà . Non basta una telefonata a Natale alla sorella che durante l’anno
non sentiamo mai. Non basta mandare una cartolina allo zio che mal sopportiamo nel segreto del nostro cuore. La pace del Natale è una pace donata, sÏ, ma è anche una pace da costruire. Gaspare avvertiva durante l’avvento che quella del Natale è una pace annunciata dagli stessi angeli che suoneranno le trombe negli ultimi giorni (cfr. Scritti spirituali, 486). SÏ, il Natale ci ricorda che una Speranza è nata per noi, ma che questa Speranza non è ancora compiuta del tutto. Gaspare nacque al cielo il 28 dicembre, mentre stringeva nelle mani il crocifisso e con gli occhi rimirava un presepietto posto sul comodino. Impariamo allora da Gaspare a non separare mai l’immagine del Bambino di Betlemme da quella del Crocifisso e Risorto, perchÊ traiamo forza dal Suo esempio e perchÊ il Timore a Lui dovuto non diventi mai paura, ma sprone e consolazione nella sollecita attesa del Regno di Dio.
NOTIZIE DAL NOSTRO SEMINARIO
Seminario, il tempo dell’amicizia ÂŤIl regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compraÂť (Mt 13, 44-46). Ăˆ questa l’immagine che ho nel cuore ogni volta che devo provare a spiegare a qualcuno l’esperienza della mia vocazione e come sia possibile, un giorno nella vita, arrivare a pensare di poter mollare tutto per entrare in seminario. SĂŹ, perchĂŠ se anche sono comprensibili ai piĂš la scelta di un ministero come quello del sacerdozio e l’entusiasmo di una vita missionaria, la seconda domanda per un seminarista è sempre: ÂŤE quanti anni ti mancano per diventare sacerdote?Âť. Ma almeno per me non è questa la prospettiva. C’è un tesoro, o una perla cosĂŹ preziosa che è stata capace di trasfigurare la mia vita e cosĂŹ anche il tempo, l’attesa hanno assunto un significato diverso: è l’amicizia con GesĂš. Questo incontro è cosĂŹ profondo, intimo e bello che ci riempie del desiderio di volerlo annunciare a chiunque... ma è nello stesso tempo cosĂŹ prezioso, delicato e fragile che ha bisogno di tempo per radicarsi, per entrare nel mio mondo e nella mia quotidianitĂ , esattamente come una piantina che deve crescere e irro-
Don Altin Shabani, missionario del Preziosissimo Sangue, è da un anno parroco della chiesa dell’Assunta a Mamurras, nel comune di Kurbin, a nord-ovest dell’Albania. Arrivato di passaggio a Roma ha concesso alcune domande: è molta la curiositĂ per la nuova realtĂ avviata. La volontĂ e l’entusiasmo non mancano per lavorare positivamente nella comunitĂ albanese. â€œĂˆ stato un anno molto impegnativo perchĂŠ negli anni passati ha sofferto un pochino la mancanza di sacerdoti fissiâ€? dice don Altin. “A noi è toccato il compito di riscoprire tutto, vedere quello che funziona o quello che manca per porre maggiori attenzioni sui bisogniâ€?. E poi, con un tono moderato e allo stesso tempo soddisfatto per questa nuova avventura, continua: â€œĂˆ stato un anno di scoperta e di lavoro molto intensoâ€?. I missionari intervengono su un territorio nuovo, ma che don Altin conosce bene e in cui da anni le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo sono impegnate. Alla domanda sui primi interventi che la comunitĂ dei missionari ha avviato a Mamurras, don Altin ri-
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dell’anno 2019
bustirsi prima di diventare albero per dare ombra e poi offrire frutti abbondanti. La vita di un seminarista ruota tutta attorno a questa amicizia: la ricerca nella preghiera e nella Parola, la coltiva nello studio, la esercita nella vita quotidiana e – cosa piĂš difficile – cerca di renderla viva nella fraternitĂ della Chiesa. Da qui la bellezza di “consumarsiâ€? gomito a gomito con i fratelli con cui condividiamo il cammino: è la comunitĂ che ci fa anche da specchio, per fare i conti con la nostra umanitĂ , con i nostri limiti, e nello stesso tempo ci custodisce nei momenti piĂš difficili, quando la strada è piĂš in salita, in virtĂš di quel sacro vincolo, la caritĂ , che è la vita stessa di GesĂš donata a noi nel suo Sangue Preziosissimo.
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Don Altin Shabani racconta il suo primo anno da parroco nella “suaâ€? Albania sponde: “Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato quello di recuperare tutti i sacramenti. Molta attenzione viene data al catechismo degli adulti, poi ovviamente viene dato spazio ai giovaniâ€?. Ăˆ opportuno ricordare che in Albania il regime comunista di Hoxha obbligava all’ateismo; era severamente vietata la professione di ogni religione e, quindi, i sacramenti non potevano essere amministrati. Il missionario, infatti, prosegue: “Avviciniamo gli adolescenti per dar loro il Battesimo e poi la Cresima, che per diversi motivi non hanno ricevuto per tempo; inoltre stiamo risposando tutte le famiglie giovani che sono legate soltanto dal matrimonio civileâ€?. Oltre al bisogno spirituale, viene chiesto a
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don Altin quali siano i bisogni materiali, quelli piĂš urgenti. Grazie alle donazioni è stato giĂ possibile costruire un pozzo, ma il missionario dice: “Ci sono tante realtĂ , una diversa dall’altra, che meritano qualche attenzione in piĂš nella vita comune di una parrocchia con tutte le dinamiche relative. Si potrebbero avviare tanti piccoli progettiâ€?. La strada che indica don Altin, attraverso le sue parole, sembra chiara e piena di benedizioni con quello spirito di unitĂ e di familiaritĂ : “Un grande abbraccio, insieme a tante benedizioni dal cielo per tutti voi che ci siete vicini e tutte le vostre famiglie e i vostri cariâ€?. Sull’altra sponda dell’Adriatico c’è un motivo in piĂš per sentirsi fratelli‌
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