T
ra le opere scritte dal Venerabile Merlini, presentiamo oggi un piccolo gioiello, preziosissimo per i Missionari e spiritualmente illuminante per ogni devoto del Sangue di Gesù: Le lettere circolari. Si tratta di un volumetto non molto ampio che raccoglie l’insieme delle lettere che il Venerabile inviò a tutta la congregazione in occasione degli annuali esercizi spirituali. L’opera si presenta come un distillato di saggezza spirituale e pratica che don Giovanni ebbe molto a cuore. Consideriamo infatti che le epistole contenute in questo volume si presentano come l’esecuzione da parte di don Giovanni, di un desiderio espressamente affidato a lui da San Gaspare, cioè quello di rinviare a tutti i missionari le lettere che lui stesso aveva scritto per la sua congregazione in occasione degli esercizi spirituali, affinché i suoi figli ne approfondissero la meditazione. Dunque le lettere esprimono in maniera precisa tutta l’attenzione che il Venerabile ripose nell’edificazione della congregazione come custode e cultore dei desideri del cuore di San Gaspare.
«Parlandosi dell’ultima circolare per i nostri esercizi di regola – racconta egli stesso al processo di Beatificazione di San Gaspare – (il fondatore) mi disse: “cominceremo da capo dalla prima che fu mandata”». E questo spiega la particolarità dell’opuscolo in questione. La voce di un santo che medita, riflette, spiega e commenta i desideri del cuore di un altro santo, per la santificazione dei fratelli della stessa famiglia. Riproponendo di anno in anno le lettere del fondatore, don Giovanni aggiunge riflessioni, sottolinea punti fondamentali della regola e della prassi CPPS insistendo sull’importanza della conoscenza della regula fundatoris precisando: “Non vi può essere molto spirito, dove non v’è molta osservanza”. Le lettere contengono infine preziosissime informazioni riguardo allo svolgimento del processo di canonizzazione di Gaspare del Bufalo, grazie alle quali, insieme ai missionari CPPS possiamo oggi ricostruire tutte le tappe del cammino che ha portato il loro fondatore agli onori degli altari. Un distillato di sapienza insomma, capace di rinfrancare l’anima e orientare nella pratica quotidiana. Una declinazione attuale del progetto del cuore di San Gaspare che, oltre ad assaporare insieme nei prossimi numeri, invitiamo a gustare in maniera personale con spirito di preghiera.
Preghiera per ottenere G razie
O Santissima Trinità, con tutte le potenze dell’anima mia adoro la vostra maestà infinita e ringrazio la vostra bontà per i doni e i privilegi concessi al vostro Servo don GIOVANNI MERLINI, ardente di zelo per la salute delle anime e apostolo indefesso del Sangue Prezioso. Vi prego di volerlo glorificare anche qui in terra, e per questo vi supplico di donarmi, per sua intercessione, la grazia che umilmente chiedo. Così sia. TRE GLORIA
Carissimi, desidero tanto pubblichiate questa grazia ricevuta dal Venerabile Giovanni Merlini. Ho sempre tanto pregato con grande fede il Venerabile Giovanni Merlini, ora ringrazio per la grazia ottenuta per i miei occhi!!! Grazie padre Merlini, tu che leggi nel mio cuore, ti prego guariscili. Ho tanta fiducia in TE anche per il mio collo e la mia famiglia. Ti supplico, accogli le mie preghiere in cui sempre ti invoco. Grazie con tanto affetto. Dirce Saligari (Romae, die 8 Februarii 1964. Nihil obstat. Nicolaus Ferraro, S.R.C. Ads. Fidei Sub-Promotor Gen.)
Dopo un paio di settimane di preghiere al Ven. don Giovanni Merlini, ho ricevuto una grazia tanto desiderata. Mia nipote si era laureata in medicina con 110 e lode, di merito e di profitto, ma ancora non veniva accettata per la borsa di studio per la specializzazione in anestesia e rianimazione. Eravamo tutti molto tristi. Io che sono la nonna mi sono rivolta con tanta fiducia e tanto amore al Ven. don Giovanni Merlini, che mi ha esaudita. Mia nipote è stata ammessa e già frequenta la specializzazione! Prego sempre per i carissimi Missionari e per la santificazione del Ven. don Giovanni Merlini. Con tante affettuosità e auguri di pace e bene. Giovanna Davi
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Aprile 2014
Anno XXX
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In alcune culture, il NERO è segno di buon auspicio: richiama il colore delle nuvole cariche di pioggia che permettono il germogliare delle piantagioni. In Giappone è il colore dei kimono usati nelle celebrazioni ufficiali e rappresenta il valore d’animo. In occidente richiama la morte, il lutto. Perché? Dipende da come lo osservi. Il nero è, sì, l’impressione visiva che si sperimenta quando la mancanza di luce nel luogo in cui ci troviamo non permette ai pigmenti di riflettere il loro colore. Ma un pigmento nero risulta dalla combinazione di diversi pigmenti. Il nero è assenza di colore e allo stesso tempo compresenza di tutti i colori. Quando si crea la realtà, si pone il nero sul bianco, l’ideale diventa concreto. Una concretezza nera che porta in sé le sfumature dello spirito, della vita, di tutti i colori.
Non so se ci avevi mai pensato: un foglio, un post-it da ufficio, una cartaccia del cestino, il bordo del quaderno di appunti, il diario delle tue verità, la panchina del primo bacio, un biglietto di auguri, la parete della tua stanza, la mano di chi ti sta accanto, la sabbia della spiaggia, la corteccia di un albero, la neve, la terra, la tua mente, il tuo cuore, qualunque superficie ti ricorda che sei vivo, che hai un’anima che vuole esprimersi. Platone nel Simposio scriveva che “l’uomo si avvale della procreazione dei figli ... e della fecondità spirituale ... per conseguire l’immortalità, il ricordo, la beatitudine per tutto il tempo a venire”. Non è così anche per l’opera d’arte? Non parlo di quelle presenti alle prestigiose mostre, bensì di quelle degli artisti del quotidiano, perché si sa bene che non tutti possono diventare grandi artisti ma un grande artista può celarsi in chiunque. Nella creazione ci si conosce, si toccano le pareti del proprio stomaco, dal nulla la forma, l’eternità si cementifica. Quando crei una parte di te necessariamente si strappa, si imprime sulla superficie, rende la tua anima per sempre conoscibile a chi sfiorerà la creatura, producendo Vita. È questa la Bellezza della croce, del Cristo che lascia la sua traccia di Sangue sulla terra, sull’umanità, creandola opera d’arte, rendendoci coeredi e fratelli dello stesso Padre. Capisci? Chi ti guarda vede in Eterno la Grande Bellezza di Dio perché sei fatto a sua immagine e somiglianza, vede la divinità di Cristo che prende corpo, vede la Risurrezione oltre la morte perché sei Tabernacolo che porta in sé la Vita. Il senso della tua esistenza? Imitare l’Artista, lasciare su questa terra e su chi la abita una traccia di pittura divina, ricordare che noi, Chiesa, non siamo immagine, staticità, ma icona, mistero dinamico che riflette sempre Dio stesso presente realmente in noi. Mente, mani e cuore, afferra il mondo e cambialo con Dio.
“La mia vita è una certa esperienza della fine, una percezione oscura ma certa di Dio”. Così don Divo Barsotti descrive la sua vita. Don Divo è morto nel 2006, è stato un grande teologo, poeta e mistico, sacerdote e fondatore della Comunità dei Figli di Dio. Ma ciò che dice non vale solo per sé, con le sue parole ci racconta la verità della nostra vita. Anche sant’Agostino visse tutta la sua vita nell’inquietudine, egli sentiva la presenza di Dio ma sapeva che la nostra vita è come una realtà incompleta, la nostra pace è in Dio e di lui godremo pienamente solo dopo la morte. La sua opera La città di Dio si
conclude così: “Là riposeremo e vedremo; vedremo e ameremo; ameremo e loderemo. Ecco ciò che sarà alla fine senza fine”. San Paolo ci esorta a vivere da risorti ma dice anche che tutta la creazione, e con essa anche noi, geme come una partoriente nell’attesa che la realtà di Dio si manifesti pienamente. Ma qual è la nostra realtà, perché sant’Agostino parlando con Dio dice: “Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”? Lasciamo rispondere don Divo che parlando della realtà ci dice: “La nostra vita non è la vera vita tuttavia in questa vita misteriosamente si fa presente la realtà. Qual è la realtà? Hai mai visto Dio o il demonio? Se la realtà vera è proprio questa lotta, chi ne è cosciente? Si vive nel dormiveglia. È che noi non siamo presi dalla realtà ultima perché ci sembra che sia realtà questa e noi ci fidiamo di questa, ci leghiamo a questa tanto che abbiamo paura della morte. Ci sembra di perdere tutto quando invece è precisamente attraverso la morte che tutto noi conquistiamo … ancora siamo in attesa non di qualche cosa di nuovo ma della manifestazione di quello che siamo perché la morte non aggiunge nulla a noi: fa cadere il velo … E al di là del velo cosa troviamo? Dio e l’immenso suo amore!”. Non è difficile credere a queste parole, in verità, basta ascoltare il desiderio di infinito che alberga nel nostro cuore, è lui la risposta! Per quanto sia meravigliosa questa vita è pur sempre protesa verso qualcosa di più grande: l’eternità.