Dicembre 2015

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Preghiera per ottenere G razie Il Natale per i figli è tempo di sorprese e di gioia, di dolci e di prelibatezze. È questa l’immagine di Natale a cui siamo intimamente tutti legati e che vorremmo durasse per sempre anno dopo anno. In realtà il Natale è qualcosa di estremamente più serio, più sconvolgente tanto da non potersi ridurre ad una festa tra le tante: il Natale è il momento in cui il Verbo, Gesù Cristo, si è fatto carne e ha preso su di sé la nostra natura mortale. Questo sì che è sconvolgente: Dio che entra nella storia dell’uomo con una piccolezza e un’umiltà inaudite e che si fa carico della nostra salvezza pagando egli stesso, nella sua carne, fino al sangue! Questo evento per chi ha fede, per chi si mette in un atteggiamento di sequela, cambia un’intera vita e fu così per il nostro amato don Giovanni Merlini quando ormai, nel 1837, era Missionario del Preziosissimo Sangue da diciassette anni. Eppure quel Natale fu così difficile per lui. Dopo di tutto, don Giovanni era sempre un figlio, il figlio prediletto di quel Gaspare del Bufalo, fondatore dell’Istituto e apostolo del Sangue Prezioso. Ogni figlio vorrebbe sempre avere il padre con sé, per avere sicurezza, direzione, un modello. In quel Dicembre 1837 però lo scenario fu del tutto diverso: il giorno 4 don

Gaspare rientra ad Albano Laziale fortemente provato dalle fatiche apostoliche e ridotto fisicamente in condizioni precarie. Don Giovanni è seriamente preoccupato, don Gaspare lo avverte della sua intenzione di ritirarsi a Roma da sua nipote per riprendersi e che lo chiamerà quando necessario. Questo giorno arriva presto, è il 27 dicembre, don Giovanni corre letteralmente verso l’appartamento al Teatro Marcello e trova don Gaspare visibilmente sofferente ad accoglierlo. La situazione si fa subito grave e il giorno seguente, il 28 dicembre, tenendo in mano il crocifisso missionario e con lo sguardo a colui che ha dato tutto il suo Sangue per la nostra salvezza torna alla casa del Padre. Questa assenza del fondatore chiama don Giovanni nonostante il dolore a convertire la sua vocazione da figlio prediletto a padre, chiamata che si concretizzerà appena dieci anni dopo con la sua nomina a generale della Congregazione. Come dicevamo il Natale è una cosa seria, Dio irrompe nella storia, la storia stessa dell’uomo si fa molto seria e Dio parla attraverso di essa, è il mistero di un bambino che ti chiama a responsabilità e ti dà la gioia di vivere da padre per tante altre anime!

O Santissima Trinità, con tutte le potenze dell’anima mia adoro la vostra maestà infinita e ringrazio la vostra bontà per i doni e i privilegi concessi al vostro Servo don GIOVANNI MERLINI, ardente di zelo per la salute delle anime e apostolo indefesso del Sangue Prezioso. Vi prego di volerlo glorificare anche qui in terra, e per questo vi supplico di donarmi, per sua intercessione, la grazia che umilmente chiedo. Così sia. TRE GLORIA (Romae, die 8 Februarii 1964 Nihil obstat. Nicolaus Ferraro, S.R.C. Ads. Fidei Sub-Promotor Gen.)

T e s t im on ia nz a Mia madre doveva essere operata al polmone per un tumore maligno, ma siccome era molto esteso non hanno potuto intervenire. Fu portata a Roma, in una clinica, dove fu sottoposta a una terapia molto pesante, che ha sopportato bene. Contemporaneamente avevo richiesto a voi la reliquia del Ven. Merlini e al ritorno da Roma l’ho data alla mamma. Quando il medico le ha fatto la radiografia, saltava quasi dalla gioia e ha gridato a mia sorella: “Signore, questo è un miracolo!”. La macchia al polmone sta quasi scomparendo e la mamma comincia a respirare anche con la parte malata. Io non ho parole per ringraziarvi. Sono davvero tanto felice, sta ritornando il sorriso sui nostri visi, su tutta la famiglia. Grazie, grazie e distinti saluti. Anna Venanzio

R i ng ra z iam e n t o

Dopo un paio di settimane di preghiere al Ven. Don Giovanni Merlini, ho ricevuto una grazia tanto desiderata. Mia nipote si era laureata in medicina con 110 e lode, di merito e di profitto, ma ancora non veniva accettata per la borsa di studio per la specializzazione in anestesia e rianimazione. Eravamo tutti molto tristi. Io che sono la nonna mi sono rivolta con tanta fiducia e tanto amore al Ven. Don Giovanni Merlini, che mi ha esaudita. Mia nipote è stata ammessa e già frequenta la specializzazione! Prego sempre per i carissimi Missionari e per la santificazione del Ven. Don Giovanni Merlini. Con tante affettuosità e auguri di pace e bene. Giovanna Davi

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N. 7 - Dicembre 2015

Anno XXXI

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/C/RM

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“La LUCE splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta”, un versetto che stride con la liturgia del Natale dove anche la Chiesa si riempie del calore delle luci quasi a voler tornare alla notte di Betlemme. Non è il bagliore sfolgorante della Pasqua, è una luce diversa, più tenue, alla portata di un Bambino. Eppure qualcosa lega questi grandi eventi: l’inizio e il compimento della storia della salvezza. La luce sì, ma anche l’incapacità di riconoscere Dio. Solo i pastori a Natale si fermano a sco‐ prire Dio in un bambino, così come nemmeno i discepoli comprendono fino in fondo il sepolcro vuoto la mattina di Pasqua. È la modalità di presenza di Dio che ci spiazza, questa è la difficoltà e la grandezza del mistero di Gesù. Dove stava Dio per il popolo di Israele, dove abitava l’Altissimo? Nel Grande Tempio di Gerusalem‐ me, dove l’arca dell’alle‐ anza era custodita da sempre. Uno spazio vuo‐ to sopra il coperchio del‐ l’Arca tra due cherubini d’oro: quella era la sede di Dio! Talmente grande, talmente incomprensi‐ bile e irrappresentabile che l’unico modo per se‐ gnalare la sua presenza

era rendere visibile un’assenza, un vuoto appunto, che non avesse contorni e definizioni. Era difficile dunque che l’inimmaginabile Dio si fa‐ cesse vivo in un bambino. Dove stava il fascino del vuoto, l’alone del mistero e dell’incommensurabilità di Dio? Da cristiani ormai siamo eccessivamente abituati a pun‐ tare l’attenzione su ciò che è ovvio, su quello che sap‐ piamo e che ci affascina magari perché, come la statuetta del bambinello nel presepe, ci ricorda tradizioni consoli‐ date. Ma la logica di Dio non cambia nel tempo, e il vuoto che sovrastava l’arca dell’alleanza è lo spazio che Maria ha fatto nel suo grembo per accogliere per nove mesi l’autore della vita! Eccolo il Dio di Israele! Presente in quei vuoti inspiegabili come un grembo vergine. Presente nel vuoto di senso della malattia, del grido dell’ingiustizia o nella apparente mancanza di speranza. È il vuoto che ti ri‐ corda la grandezza di Dio che anche dove tutto sembra vuoto sta facendo nascere il progetto di una felicità più grande. È il vuoto del sepolcro, dove due angeli “uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi” segnano che il Signore ha agito in quel luogo di morte. E allora Natale sia il ricordo di un Dio che si fa spazio nei vuoti a cui non riu‐ sciamo a dare spie‐ gazione, quelli che ci fanno paura, che fac‐ ciamo fatica ad acco‐ gliere o riconoscere, lì dove Lui si mostra talmente grande da non poter essere rac‐ chiuso, dove l’as‐ senza è il segno più grande del suo “es‐ sere con noi”.

Carissimi lettori, è un piacere scrivere le meraviglie che il Signore ha operato nella mia vita. Mi chiamo Gaetano Noto, sono seminarista della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue fondata da San Gaspare del Bufalo. Frequento il primo anno di teologia dopo aver terminato il biennio filosofico. Una breve descrizione storica della mia vita segnala un’ infanzia e un’ a dolescenza serene trascorse a Monterosso Almo in provincia di Ragusa. Cresco in una famiglia composta da 5 persone, sono stato educato ai valori cristiani, ho frequentato il catechismo e vari gruppi parrocchiali.

Dopo il conseguimento del diploma, comincio a sentire affiorare il desiderio di intraprendere gli studi di teologia presso il seminario di Ragusa, tuttavia, ancora immaturo per prendere una decisione di così grande impegno e valore, decido di espletare il servizio militare entrando a far parte dell’arma dei carabinieri nell’anno 2000 fino al 2003. Dal 2003 lavoro come guardia giurata per 6 anni: in quel periodo vivo anche una importante storia d’a more. Apparentemente credo di aver raggiunto una stabilità economica e affettiva, ma non riesco ad ignorare la voce della coscienza che mi sussurra di entrare in seminario per intraprendere un percorso di studi e di formazione religiosa. Sono preda di un conflitto interiore: il non voler rinunciare ad uno stile di vita per seguire qualcosa di incerto e il voler seguire, a

tutti i costi, quella forza interiore che mi spingeva ad andare oltre i miei limiti per donarmi e donare amore. Studio per diventare aiuto infermiere mentre lavoro come guardia giurata; il contatto con la sofferenza, con le persone ammalate, risvegliano in me il desiderio di pormi al servizio degli altri. Nello stesso anno, a Monterosso, conosco Missionari del Preziosissimo Sangue. La felicità nel testimoniare il Vangelo e nel divulgare l’amore di Dio mi travolgono in un emozionante cambiamento e al contempo suscitano in me tanti interrogativi per i quali ho necessità di iniziare un discernimento profondo.

Il 26 novembre del 2012 decido di seguire la stella che il Signore ha designato come guida per il mio cammino: dopo gli orientamenti vocazionali ad Albano e gli esercizi Spirituali a Giano dell’Umbria con i Missionari del Preziosissimo Sangue, entro felicemente a far parte della loro famiglia. Consapevolmente ho scelto di seguire questo Amore immenso per Dio pur con tutti i limiti e i difetti della mia persona con la certezza che Egli mi ama, ci ama, anche perfettamente imperfetti!


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