Gennaio 2014

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Preghiera per ottenere Grazie

“Iddio mi ha ispirata una filiale confidenza verso di Lei, che fin dal principio della Direzione dell’anima mia ha trovato sempre una pacifica quiete che in mezzo ai timori mi ha fatto sperare nel Signore, non così in quello che mi viene suggerito da altri”.

Con queste parole Santa Maria de Mattias si rivolgeva a don Giovanni Merlini quando l’opera delle due Congregazioni intitolate al Preziosissimo Sangue era ormai avviata da qualche anno. Forti di questa stessa fiducia ci riproponiamo di iniziare a conoscere il nostro Venerabile proprio a partire da quegli scritti intrisi di saggezza che hanno portato tanti frutti nella Chiesa. Conoscere il Merlini vuol dire anche continuare ad affidarsi a lui come grande maestro di spirito, ora, attraverso i suoi scritti, interrogandoli e gustandoli come se lui stesse parlando direttamente a noi. Si potrà così sentire quale consolazione provavano i tanti penitenti che accorrevano al suo confessionale, o la sicurezza che egli riusciva ad infondere all’animo insicuro di Maria De Mattias, o ancora rimanere ammirati dalla sapienza nel dare consigli che in lui ritrovò papa Pio IX. Per fare tutto ciò presenteremo dal prossimo numero un ciclo di articoli che possano metterci in comunicazione con alcuni tra i più suggestivi scritti di don Giovanni Merlini. Dalle lettere per la figlia spirituale, alle circolari per gli esercizi spirituali dei Missionari del Preziosissimo Sangue approfondiremo svariati testi raccolti nel corso di una vita dedita anche alla meditazione, certi che questo sia ancora uno dei migliori modi per entrare in un serio rapporto di conoscenza del loro autore. Cominciando insieme questo percorso ci auguriamo di riuscire a nutrire gli stessi sentimenti di amore filiale che Maria De Mattias provava nel ricevere le lettere di don Giovanni, e di poter ripetere con lei: “Perciò la prego delle sue lettere, benché siano di rimprovero, ma sempre di un Padre che Iddio mi ha dato per guida”.

O Santissima Trinità, con tutte le potenze dell’anima mia adoro la vostra maestà infinita e ringrazio la vostra bontà per i doni e i privilegi concessi al vostro Servo don GiOvanni Merlini, ardente di zelo per la salute delle anime e apostolo indefesso del Sangue Prezioso. vi prego di volerlo glorificare anche qui in terra, e per questo vi supplico di donarmi, per sua intercessione, la grazia che umilmente chiedo. Così sia. Tre GlOria

Gennaio 2014

Anno XXX

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/C/RM

00181 ROMA - Via Narni, 29 - c.c.p. 538009 Mensile di informazione del Collegio Preziosissimo Sangue Aut. Trib. di Roma n. 337/84 del 21.9.1984 Edit. C.PP.S. - Via Narni, 29 - 00181 Roma Tel. 06 9320175 - 06 9322178 - c.c.p. 538009 Dir. resp.: De Vincentis Nico - Stilgraf Cesena

(Romae, die 8 Februarii 1964 Nihil obstat. Nicolaus Ferraro, S.R.C. Ads. Fidei Sub-Promotor Gen.)

NON CONOSCEVO IL VEN. MERLINI... Ho 24 anni e come ogni giovane sto lottando per un posto di lavoro. Sono ormai parecchi anni che svolgo attività stagionale presso una importante società. Quest’anno, grazie alla intercessione di don Giovanni Merlini ho ottenuto un contratto molto più lungo rispetto agli altri anni. Continuo a pregare il santo missionario affinché il mio contratto possa trasformarsi in definitivo. Nello stesso periodo ho pregato il caro Merlini per alcuni problemi di salute di mia nonna, ottenendo anche in questo caso un valido aiuto. Sabrina Gualco

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duemilatredici

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IntellIgenza è generosItà


se seI generoso, non puoI che essere IntellIgente Riflettevo un pomeriggio sul racconto. Ed ho fatto caso per la prima volta, meglio tardi che mai, che raccontare e contare hanno la stessa radice. Contare è la contrazione di computare, che letteralmente significa valutare insieme. Effettivamente nel contare si valutano insieme due numeri, generalmente uno successivo all’altro. Raccontare quindi vuol dire letteralmente valutare insieme due o più avvenimenti, non solo nel senso di elencarli semplicemente, ma nel senso, ancora più profondo, di valutare il loro significato complessivo alla luce della loro relazione. Ed ho capito, inaspettatamente che l’intelligenza e la generosità hanno a che fare con il racconto. L’intelligenza perché chi più racconta, nel senso che abbiamo appena spiegato, più capisce cose di sé. Sa collegare i fatti della sua vita. Ci sa fare insomma. La generosità perché chi ha capito, tende a raccontare più cose di sé. Ha, cioè, una naturale propensione a raccontare qualcosa di sé agli altri. Chi racconta tanto è intelligente, ma poiché il raccontare tanto di sé è indice di generosità, allora la generosità è questione di intelligenza. Ed effettivamente è generoso chi capisce. Cosa? I suoi bisogni, e li racconta in ciò che fa per gli altri. Godiamoci allora questa piccola storia di intelligenza e generosità.

C’ERA UNA VOLTA

LA GUERRA …

N

Sono orfani, molti di loro a causa della guerra, altri vivono soli perché i genitori, incapaci di sostenere le spese mediche, vivono lontani, altri perché abbandonati dalla vergogna di averli come figli. I medici ci sono, ma faticano ad accudirli. Mancano di tutto, ma soprattutto di qualcuno che voglia passare del tempo con loro.

on c’è favola che inizi bene e finisca male, tutte iniziano con una principessa da salvare e si concludono con il classico “lieto fine”. La favola esorcizza la sofferenza, dicendoti che quel che adesso c’è poi passerà e tutto tornerà ad essere in pace. Ma la pace non nasce quando il dolore finisce, perché il dolore è essere la terra in cui il seme muore per far germogliare la vita. C’era una volta e c’è ancora, nella città di Gornja Bistra, a pochi chilometri da Zagabria (Croazia), un castello che la gente del paese chiama “degli orrori”. Attorno al castello vi è un bosco di castagni che lo isolano dal mondo. Un tempo era luogo di feste per la famiglia nobile che lo costruì, oggi è un ospedale pediatrico che ospita circa cento bambini e ragazzi, dai pochi mesi di vita fino ai trent’anni. Un tempo danze, giochi, passeggiate erano all’ordine del giorno, oggi i suoi giovani ospiti possono restare anche tutto il giorno condannati al letto se nessuno li aiuta a scendere. Sono ragazzi affetti da deformazioni e malattie tra le più gravi che possano colpire una persona: microcefalie, morbo celiaco, spina bifida, tetraparesi spastiche, epilessie ecc.

Nel 1998 quando un gruppo di volontari bussò alle porte del castello vi trovò un luogo tetro e maleodorante, abbandonato da Dio. Ma così non era. Grazie al loro impegno quella realtà è risorta. Sotto la guida di don Ermanno è nata a piccoli passi l’associazione “Il giardino delle rose blu”, oggi fondazione (www.ilgiardino delleroseblu.com), che ogni settimana fa partire dall’Italia un gruppo di volontari che aiutano i medici ad aver cura di questi bambini, fiori preziosi e non comuni, come delle rose blu, e come tali vengono curati.

E come una rosa chiede cura senza potersi curare di te, così ti dona gioia e apre il tuo cuore per donarvi pace. Ogni volontario dei cinquemila che visita Gornja Bistra sa che è più ciò che riceve da questi piccoli fiori che non ciò che può donare.

Così dalla guerra può nascere la pace, dalla morte può germogliare la vita.


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