Stiamo ormai per concludere questo ciclo di articoli sugli scritti del Venerabile Merlini. Tuttavia, prima di concludere, ci sembra opportuno ascoltare la voce di chi lo ha conosciuto. Questa volta leggeremo pagine scritte non da lui ma su di lui: si tratta delle testimonianze di coloro che in vita hanno ricevuto grazie da don Giovanni, e che hanno deciso di deporre a favore del suo processo di beatificazione che, ricordiamo, è ancora in corso. Pochi di noi forse sono a conoscenza che la dimensione taumaturgica del Venerabile Merlini è attestata soprattutto riguardo ai problemi agli occhi. Sull’esempio di Gesù, don Giovanni ha interceduto spesso in vita ottenendo numerose guarigioni soprattutto su soggetti ai quali la medicina aveva escluso completamente la speranza di poter tornare a vedere la luce del mondo. È il caso di Giuseppe Rori che riacquistò la vista a conclusione di una novena di preghiera indicatagli dal Venerabile, o della giovinetta nata cieca e presentata al missionario Felice Contini durante una missione popolare con il vivo desiderio di conoscere il Merlini. Impossibilitato a combinare l’incontro don Felice, estese a lei la benedizione a nome di don Giovanni e la ragazza riacquisì prontamente la vista sotto lo sguardo sbigottito dei genitori. Tuttavia, l’episodio più importante riguarda la guarigione di Prisca, una giovane ragazza educanda presso la casa della contessa Adelel Fleury a cui era stata diagnosticata la imminente cecità.
Don Giovanni posò il suo crocifisso da Missionario sugli occhi della giovane che prontamente gridò al miracolo avendo riacquistato completamente l’uso degli occhi. Sappiamo che Prisca continuò a raccontare la potenza di don Giovanni tanto da pretendere da lui il suo personale crocifisso. Dopo le iniziali ritrosie del Missionario Prisca chiese l’intercessione della principessa Zenaide Wolkonsky e don Giovanni cedette concedendole il crocifisso che lui stesso aveva ricevuto dalle mani di San Gaspare. I processi adducono ancora tanti miracoli legati alla figura del Venerabile, c’è chi dice addirittura che il numero dei suoi prodigi in vita superi quello di San Gaspare. È quindi con questa meraviglia che affidandoci ancora alle vostre preghiere attendiamo insieme di sentire oggi una nuova testimonianza gridare: “Miracolo!”.
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Giugno 2014
Anno XXX
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Gesù, prima di morire, disse ai suoi apostoli: “Quando verrà lo Spirito della verità, egli darà testimonianza di me”. Questa promessa era per tutti, anche per te! In questi giorni Enzo, un nostro seminarista, ha realizzato una serie di interviste, chiedendo a persone diversissime “Chi è per te Gesù?”. Leggiamo alcune risposte… Biagio Conte, un santo missionario laico, dice: “Per me Gesù è tutto, la nostra pace e la nostra speranza”. Un docente di filosofia di un liceo scientifico di Palermo, si pone la questione razionalmente e dice: “Chi o che cosa è?”. Un docente di lettere
classiche dello stesso istituto: “È l’espressione del desiderio di pace e di eternità, insito nell’essere umano”. Per alcuni studenti del liceo: “un filosofo”, “una creazione di persone che necessitavano di una nuova religione”, “un amico”, “nessuno”, “colui che prego ogni notte”. All’Istituto di Belle arti di Roma: “un ostacolo”, “non ne ho la minima idea”, “un maestro”, “il primo anarchico della storia”, “un’entità creata dall’ideologia cristiana”, “per me non è niente perché non mi ha dato niente”, “non c’ho mai pensato… perché nessuno mi ha mai fatto questa domanda”. In un bar di Roma
notoriamente frequentato da gay: “La cosa più grande, lo sento vivere dentro di me”, “colui che mi guida e mi protegge ogni giorno”, “un fallito”, “non c’è nella mia vita… ancora”. Per Chiara e Simone, Gruppo giovani USC Roma: “Via verità e vita, ha dato luce alla mia vita”, “speranza e salvezza”.
Persone diverse come le risposte che hanno dato, ascoltandoli ci rendiamo conto di come lo Spirito Santo stia agendo nella loro vita o di come non gli stiano permettendo di farlo! E infine le parole di un’omelia di papa Francesco: “Non basta conoscere
Gesù ma bisogna camminare con lui come hanno fatto gli apostoli… si capisce soltanto dopo una lunga strada, di grazia e di peccato. Gesù ha detto «Seguimi» e non «conoscimi»!
È un dono del Padre, un lavoro dello Spirito Santo, un grande lavoratore che lavora in noi e ci spiega il mistero di Gesù e ci dà il senso di Cristo”.
Ci hanno rubato la bellezza. Ed anche se l’avessero portata lontano, davvero lontano, non c’è più nessuno che possa restituircela. Non può restituirci più nessuno il meglio della Contini-Bonacossi, una delle collezioni private d’arte più importanti del Novecento, svenduta per l’inettitudine e l’ignoranza. Non può restituirci più nessuno Tivoli, distrutta per sempre da una sferzata di cemento crudo ed implacabile. In mezzo a palazzi e prefabbricati, tra cumuli di spazzatura si farebbe ritrarre oggi Goethe alle pendici di quel colle di un agro romano sparito per sempre. Non può restituirci più nessuno il caldo agghiacciante di Vulcano, aggredita dalla ricerca compulsiva di un paradiso selvaggio, addomesticato dai ricchi, dove solo nel decennio ’60-’70 sono stati costruiti circa 2.000 appartamenti, in un’isola inabitata persino da sé stessa. Ci hanno rubato la dignità della bellezza che il povero non può comprare, ci hanno rubato l’unico bene che non ci siamo guadagnati, sudati, conquistati, perché è sempre stato inspiegabilmente nostro. La nostra vera piaga è la tendenza compulsiva al brutto, che è sempre tendenza compulsiva al male, al maligno, consacrazione al principe di questo mondo. Perchè se Dio è bellezza, e Dio è bellezza, l’abusivismo, i fuochi della terra, il cemento che mangia spiagge e centri storici centimetro per centimetro, non è da Dio, non può essere da Dio. Perché la bruttezza che scinde, divide e confonde è figlia arcigna del male, è sorella prossima della morte. Se Dio è bellezza, non è di Dio chi in quarant’anni ha mangiato sulla testa dei
suoi figli. In questa Pentecoste, in questo inizio d’estate bruci il fuoco dello Spirito e divori le coscienze di chi ha firmato la condanna di un’Italia nata bella e sfigurata da una violenza senza senso, ragione, gratuita come gratuito sa essere solo il male, che distrugge per distruggere.
Agostino diceva che lo Spirito è la Carità di Dio che muove l’uomo al desiderio dell’Amore. Diceva Agostino che l’uomo è capace di desiderare l’Amore e le sue bellezze perché creato ad immagine dell’intelligenza divina. Dov’è questa intelligenza? Dove sono la Conca d’oro, le ville di Bagheria, la Valle dei templi di Agrigento, Villa Adriana, le Regge di Caserta e Carditello? Scenda su di noi, su tutti noi, copioso lo Spirito di Dio, ci doni la gratitudine della bellezza, ci doni di amare la bellezza del mondo, riflesso della bellezza di Dio, specchio della sua luce meravigliosa.