Settembre 2014

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Preghiera per ottenere Grazie

“Il torchio della Croce” come amava definirlo il Canonico del Bufalo, è il simbolo su cui riflettiamo insieme in questo mese di settembre, tutto dedicato all’esaltazione della Santa Croce. Come già ampiamente spiegato nei numeri precedenti, uno dei grandi meriti del Venerabile Merlini fu quello di spiegare la maggior parte del pensiero spirituale di San Gaspare circa la sua congregazione. Ora, se la croce è inevitabilmente il centro della vita di un missionario, rileggendo gli scritti del Venerabile si coglie un aspetto interessante che, come al suo solito, mira alla concretezza della quotidianità. Scorrendo le lettere circolari in cui don Giovanni come moderatore generale scrive ai suoi confratelli, la traduzione in vita concreta del mistero della croce prende due linee fondamentali in concordanza con l’orientamento delle braccia del “simbolo di nostra redenzione”. Ricorda don Giovanni Merlini che, in virtù dell’appartenenza a questa congregazione, il fatto che ci sia stata affidata la spiritualità del Preziosissimo Sangue e il carisma della predicazione della Parola di Dio, deve rimandare costantemente ogni membro all’edifica-

zione della propria ossatura spirituale. Ogni missionario è chiamato a coltivare il suo personale “braccio verticale” che lo unisce a Dio applicandosi nella preghiera e nel raccoglimento. Il vincolo di carità, come costante suggerimento ai suoi, ripercorre secondo don Giovanni il “braccio orizzontale” della croce di Gesù. La carità nell’amare i confratelli e nella costruzione della comunità in cui si vive, ricorda il Merlini, sarà modello che si allarga al laicato che circonda la congregazione. Si tratta di due aspetti che il Venerabile non trascura e non divide mai nei suoi scritti, e la cosa interessante è che conclude tali riflessioni con un costante riferimento a tutti i “devoti” che seguono l’opera di San Gaspare. Un invito forse? Che l’esempio richiesto ai missionari non possa essere di aiuto e sprono anche ai tanti laici che vivono la spiritualità del Sangue Prezioso e che, ci viene da dire in accordo a quanto appena visto, li inserisce a larghe mani nell’opera di propagazione dei meriti del Sangue di Gesù sognata dal fondatore e dallo stesso don Giovanni Merlini.

O Santissima Trinità, con tutte le potenze dell’anima mia adoro la vostra maestà infinita e ringrazio la vostra bontà per i doni e i privilegi concessi al vostro Servo don GIOVANNI MERLINI, ardente di zelo per la salute delle anime e apostolo indefesso del Sangue Prezioso. Vi prego di volerlo glorificare anche qui in terra, e per questo vi supplico di donarmi, per sua intercessione, la grazia che umilmente chiedo. Così sia. TRE GLORIA

Settembre 2014

Anno XXX

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Mensile di informazione del Collegio Preziosissimo Sangue

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(Romae, die 8 Februarii 1964 Nihil obstat. Nicolaus Ferraro, S.R.C. Ads. Fidei Sub-Promotor Gen.)

SONO GRATA AL VEN. MERLINI E A SANTA MARIA DE MATTIAS Più volte, in passato, mi ero rivolta a Santa Maria De Mattias e al Ven. Giovanni Merlini e sempre ne avevo ricevuto aiuto e conforto. Di recente ho constatato la loro miracolosa opera sulla salute di mia mamma. Questa era affetta da grave artrosi e artrite reumatoide e, cadendo, si era fratturata il grande trocantere. All’ospedale, oltre alla frattura, hanno riscontrato una forma di anemia resistente alle trasfusioni e alle cure di ferro. Si sospettavano neoplasie all’intestino e allo stomaco. Le condizioni generali continuavano a peggiorare, mentre si facevano gli esami di routine. Ho pregato con tanta fede il Ven. Giovanni Merlini e Santa Maria De Mattias, affinché ispirassero i medici. E finalmente sono giunti alla conclusione che la grave anemia era dovuta ai farmaci antinfiammatori che la mamma usava per l’artrosi. Personalmente sono più che convinta che, senza l’intercessione di questi santi, ora non avrei più la mia adorata mamma. Avendo letto in fondo al foglietto delle preghiere l’annotazione: “Chi riceve grazie per loro intercessione è pregato comunicarle”, ho pensato che potesse essere di qualche aiuto anche la mia testimonianza. Anna Maria Trizo

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Croce è salvezza La mia Africa


Quest’oggi partiamo da un’esperienza pratica ma che può trovarci un po’ spiazzati o superficiali. Almeno una volta sarà capitato a tutti di sentirsi rivolgere da qualcuno l’invito “prega per me”. Beh se non si decide di prendere sottogamba questa richiesta, che può derivare da più svariati

motivi, potrebbe essere lo spunto per porsi molte domande: “ma il signore ha bisogno della mia preghiera per ascoltare questa persona?”, “ma quanto è grande la mia fede?”, “ma se lo avesse chiesto a qualcuno con maggiore fede sarebbe stato meglio?”, ecc. Spesso le persone ci chiedono questo perché vedono in noi persone di fede, ma questo nostro apparire non ci toglie tutti i dubbi, le mancanze, il nostro essere testimoni insufficienti.

Se però non ci siamo fermati a questo punto, ci troveremo davanti al crocifisso, al tabernacolo: “signore tu che ami me di un amore infinito, io che non sono capace di essere coerente nella mia fede, ti prego per questo mio amico/a, te lo affido, perché so che quel sangue versato è stato versato anche per lui/lei”. Questo è il suo Amore, dare tutto: cos’è il sangue se non la vita stessa! Se Gesù ha dato tutto come non affidarsi a chi ci ha redenti a prezzo del suo Sangue? Ecco allora che questo fiume di misericordia continua a scorrere per la nostra salvezza, portando via tutto il nostro peccato per ridare gioia, pienezza di vita, sapore di eternità. Non siamo noi a dover salvare nessuno, ma possiamo prendere come un dono queste occasioni. Affidiamo tutto a Lui, preghiamo gli uni per gli altri non perché bravi, ma perché redenti dallo stesso Sangue. Tu sì Signore che sei degno di fiducia, o come disse Pietro “signore da chi andremo, tu hai parole di vita eterna”. Facciamoci semplici compagni di viaggio, caricandoci del peso del prossimo, almeno per un po’, e portiamolo a Lui!

Ciao! Sono Alberto, ho trent’anni e sono seminarista dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Sì trent’anni: anni fa chi avrebbe mai creduto che avrei compiuto trent’anni a Itigi, in Tanzania? Eppure è successo ed è di questa esperienza africana che voglio parlarvi oggi. È stato un viaggio breve, solo 16 giorni, ma intenso, assieme ad altri dieci confratelli e un ragazzo laico, una piccola comunità in cammino per la quale il Signore aveva in serbo tante sorprese. Spesso si associa l’Africa al “fare la differenza”, quasi con quella punta di eroismo, ma non è stata questa la mia esperienza. Ringrazio il Signore invece per avermi dato amici, fratelli, volti che mi hanno accolto nelle loro case con uno sguardo pieno di amore, chiacchierate fatte con un inglese un po’ smozzicato e uno swahili/italiano che non andava molto oltre i convenevoli, ma con la voglia di perdere tempo con l’altro, di conoscerlo, di condividere, di esserci. Sì, la mia esperienza in Tanzania è stata esperienza di essere accolto, amato, benvoluto, cosa che ho cercato di ricambiare nel mio piccolo dando semplicemente me stesso, aprendomi come loro si sono aperti con me, dando attenzione, volendo anche io perdere tempo, “pole pole” “piano piano”, perché in Tanzania non c’è fretta, c’è un tempo per l’uomo che non è dominato dalle nostre urgenze. La semplicità della vita, la gioia e i sorrisi, le mille scuse buone per fare festa e ballare, magari solo perché si sta portando un dolce a tavola, bambini che non sanno cosa è un capriccio ma che, come tutti, hanno voglia di giocare e bisogno di affetto, per-

sone che vivono in semplicità, anche povertà, ma in modo dignitoso. Non ero abituato a questo bagno d’amore! Ricordo le condivisioni con i seminaristi tanzaniani, tengo stretto nel cuore l’abbraccio dei bambini, bambini che stanno lì con la mano tesa a benedirti perché sono loro, i bambini, i puri di cuore, e lì sembra che lo sappiano bene!

Nel Padre Nostro preghiamo “Venga il tuo Regno”, beh questo Regno è molto più grande di quanto noi ci aspettiamo, questi nuovi amici me lo hanno dimostrato e io non posso non volerne fare sempre più parte, accogliendo e non chiudendo le porte a chiunque incontri per la via. E se mi scopro, e lo faccio spesso, incapace di questo, da oggi ho dei validi maestri. Asante Tanzania, grazie Tanzania, e grazie Signore per i doni grandi che metti sul mio cammino da sempre!


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