60 mxc domenica 20 ore 21 di michele

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per la città 07/23 09 2015

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ore 21

Torino Teatro Sant’Anna

Antonella Di Michele violino Maria Teresa Immormino pianoforte Beethoven Debussy Prokof’ev Stravinskij

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LA MUSICA È ASSICURATA


Ludwig van Beethoven (1770-1827) Sonata per violino e pianoforte n. 5 in fa maggiore op. 24 “La primavera” Allegro Adagio molto espressivo Scherzo. Allegro molto Rondò. Allegro ma non troppo Claude Debussy (1862-1918) Sonata per violino e pianoforte n. 3 in sol minore L 148 Allegro vivo Intermède. Fantasque et léger Finale. Très animé Sergej Prokof’ev (1891-1953) Cinq mélodies per violino e pianoforte op 35 bis Andante Lento, ma non troppo Animato, ma non allegro Andantino, un poco scherzando Andante non troppo Igor Stravinskij (1882-1971) Suite Italienne per violino e pianoforte Introduzione Serenata Tarantella Gavotta con due variazioni Scherzino Minuetto e Finale

Antonella Di Michele, violino Maria Teresa Immormino, pianoforte

Chi ebbe l’idea di soprannominare “Primavera” la Sonata op. 24 di Beethoven? Non lo sappiamo, ma basterà ascoltare il tema d’esordio dell’Allegro, enunciato dal violino e subito dopo dal pianoforte, per essere d’accordo con quell’anonimo personaggio. Il lavoro, completato nel 1801, è contraddistinto dalla freschezza e dall’equilibrio sia tra gli strumenti, sia tra i diversi movimenti: non ci sono infatti contrasti marcati. L’Adagio molto espressivo è una pagina intima e lirica, in cui il canto degli strumenti è ornato da trilli, gruppetti e appoggiature. Il brevissimo Scherzo e il Rondò possiedono una grazia Settecentesca; in particolare, il movimento conclusivo usa come motivo principale, variato ad ogni sua apparizione, una melodia di Mozart tratta dall’aria “Non più di fiori” da La Clemenza di Tito. Oppresso dalla malattia e dalla guerra, nei suoi ultimi anni di vita Debussy decise di scrivere un ciclo di sei sonate per strumenti diversi, ispirate idealmente alla tradizione musicale francese settecentesca. Del progetto originale il musicista realizzò solo una parte, essendo la Sonata n. 3 l’ultima che riuscì a concludere. Secondo una dichiarazione dell’autore il pezzo “sprigiona movimento ed allegria”, ma all’ascolto sembra più enigmatico che gioioso. L’Intermède, ad esempio, ha un carattere capriccioso per l’uso di figure veloci, pizzicati e note staccate. I due movimenti estremi sono emotivamente più intensi; sono collegati da un tema che è protagonista dell’Allegro vivo e che è citato, come un ricordo, dal violino in apertura del Finale. Tra le diverse composizioni che il soprano Nina Koshetz tenne a battesimo, ci sono anche le Cinque melodie senza parole op. 35 di Prokof’ev. La loro prima esecuzione ebbe luogo a New York nel 1921, ma non fu un successo: lo stesso autore ammise che le liriche erano “irrealizzabili”. Qualche anno più tardi il violinista Paul Kochanski suggerì di dare nuova vita a quelle pagine trascrivendole per violino e pianoforte. Così nacque l’op. 35 bis. Kochanski non fu solo l’ispiratore e il primo interprete del lavoro: fu anche un prezioso collaboratore con cui l’autore si confrontò per gli aspetti tecnici della scrittura violinistica. La nuova versione, infatti, conserva tutto il respiro lirico dell’originale ma sfrutta anche le possibilità uniche offerte dallo strumento, come ad esempio l’uso di pizzicati, suoni armonici e corde doppie. Nel 1920 Djagilev, direttore dei Ballets Russes, consegnò a Stravinskij una raccolta di spartiti antichi attribuiti, non sempre correttamente, a Pergolesi, affinché traesse da quella musica muta da secoli il materiale per un balletto di gusto barocco. Il musicista russo non si mostrò affatto entusiasta, ma dopo aver studiato quelle pagine se ne innamorò e in poco tempo diede vita a uno dei suoi primi lavori neoclassici, il ballet-

to Pulcinella che qualche anno dopo avrebbe rielaborato come Suite. In questa composizione si respira un’atmosfera straniante perché si combinano strutture e temi settecenteschi con uno stile armonico e ritmico moderno. La Tarantella, ad esempio, usa un tema proveniente da un Concerto Armonico di von Wassenaer, che Stravinskij dota di sottili asimmetrie ritmiche e di un’irrequietezza ignota all’originale. Liana Püschel

Antonella Di Michele compie gli studi musicali a Roma con Georg Mönch. In seguito perfeziona l’aspetto tecnico e didattico dello strumento con particolare attenzione all’impostazione, seguendo studi di anatomia e applicandoli all’esecuzione strumentale. Collabora con Franco Tamponi per musica da camera e quartetto e, vincitrice di una borsa di studio, segue i corsi di Pavel Vernikov e Corrado Romano a Sermoneta. Dopo aver suonato nelle principali orchestre italiane (Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Teatro dell’Opera di Roma), ricopre per oltre dieci anni il ruolo di violino di spalla presso l’Orchestra Sinfonica Ottorino Respighi, fondata da Daniele Paris, esibendosi nel contempo in veste di solista nei principali concerti per violino e orchestra. Svolge anche un’intensa attività cameristica, in particolar modo con il pianista Massimiliano Damerini, con il quale si dedica alla musica del Novecento suonando nelle più importanti sale nazionali. Attualmente è docente di violino presso il Conservatorio di Torino e fa parte della Camerata Ducale, con la quale incide per la casa discografica Decca. Suona un violino Mattia Alban del 1701 e un violino del liutaio torinese Enzo Cena del 2012. Nata a Torino, Maria Teresa Immormino ha conseguito giovanissima il diploma di pianoforte e di composizione sotto la guida di Sergio Verdirame e di Enrico Correggia. Si è perfezionata presso l’Accademia Ducale di Genova con Boris Bloch e Boris Petrushansky e ha frequentato masterclass con Emilia Fadini e Paul Badura-Skoda. Ha al suo attivo numerosi concerti sia come solista sia come camerista ottenendo consensi di pubblico e di critica. Ha collaborato con varie orchestre come l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e ha registrato per la Radio di Lugano e per la Rai. Ha tenuto tournèe in Italia e all’estero (Francia, Germania, Svizzera, Romania, ex Jugoslavia, Ungheria, Giappone) e il suo repertorio spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. Attualmente è docente presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.


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