Torino Auditorium Giovanni Agnelli Lingotto
Novosibirsk Philharmonic Orchestra Gintaras RinkeviÄ?ius direttore
MercoledĂŹ 09.IX.2015 ore 21
Beethoven
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°
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Quinta Sinfonia in do minore op. 67 Allegro con brio Andante con moto Allegro Allegro
Terza Sinfonia in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” Allegro con brio Marcia funebre (Adagio assai) Scherzo (Allegro vivace) Finale (Allegro molto)
Novosibirsk Philharmonic Orchestra Gintaras Rinkevičius, direttore
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Eroi ieri e oggi Domani è sempre un altro giorno. Ma l’indomani della prima dell’Eroica di Beethoven, pubblicamente eseguita al Theater an der Wien il 7 aprile 1805, è stato non solo un giorno nuovo, ma l’inizio di una nuova era per la musica e per l’arte in generale. Gli accordi strappati con cui si apre la Sinfonia in mi bemolle maggiore, impongono all’ascoltatore un fervore, un’eloquenza, fino a quel momento esclusi dal protocollo aulico e cerimonioso della sinfonia classica. Nel 1805, il vecchio Haydn era ancora in vita, eppure Beethoven aveva già composto almeno un paio di Sonate per pianoforte altrettanto rivoluzionarie. La svolta era stata segnata dalla Patetica (in do minore, pubblicata a Vienna nel 1799), cinque anni più giovane dell’Aurora (in do maggiore), che il pianista Wilhelm von Lenz, contemporaneo di Liszt e biografo di Beethoven, figlio di una nobile famiglia di Riga, musicista camerista, futuro diplomatico, poliglotta, amante dei salotti e della cultura cosmopolita, definì una “sinfonia Eroica per pianoforte”. In un’epoca in cui le sinfonie si scrivevano in poche settimane, al massimo qualche mese, Beethoven impiegò due anni a comporre la sua Terza Sinfonia, e ciò non solo per ragioni legate alla durata: con i suoi circa 50 minuti di musica, questa è la sinfonia più lunga scritta sino ad allora (Beethoven sarebbe andato oltre soltanto con la Nona). Finalmente, il 3 gennaio 1805, il compositore la presentò in forma privata, durante un’accademia nel palazzo del principe Lobkowitz (a cui fu ufficialmente dedicata), dinanzi a pochi aristocratici. E quel capolavoro, sul quale rivaleggiano ancora oggi le orchestre più prestigiose (coi loro direttori, naturalmente!), capaci di far sembrare piccole anche le sale da concerto più grandi, catapultò immediatamente il suo autore nella dimensione del mito beethoveniano, fatto di «universalismo umanitario e redenzione spirituale» (Carli Ballola). Tal che Beethoven è, nell’immaginario collettivo, il discendente più nobile del pensiero di Kant e del puro Romanticismo, ispirato quest’ultimo agli ideali libertari e rivoluzionari. Nulla, al pari delle nove sinfonie, ha di fatto contribuito a questa consacrazione. Celebre è l’aneddoto, narratoci dall’allievo del compositore, Ferdinand Ries, e considerato pertanto attendibile, secondo il quale Beethoven aveva inteso inizialmente dedicare la sua Sinfonia n. 3 a Napoleone Bonaparte, l’uomo nuovo, l’incarnazione degli ideali illuministi, console e paladino dei poveri e degli oppressi, salvo poi reagire con rabbia, sino a strappare il frontespizio con la prima dedica, alla notizia che questi si era fatto incoronare imperatore. Da Sinfonia “Bonaparte”, Beethoven mutò la Terza in “Sinfonia 4
Eroica, composta per festeggiare il sovvenire di un grand’Uomo” (la didascalia fu scritta in lingua italiana). Va ricordato che nel 1802, anno in cui Beethoven avviò il lavoro della Terza, veniva redatto il celebre “testamento di Heiligenstadt” (6 ottobre 1802), indirizzato ai fratelli Carl e Johann e nel quale il compositore, rassegnato dinanzi alle sofferenze e alle umiliazioni della sordità ormai conclamata, confessava che solo la forza della musica l’aveva trattenuto dal suicidio. Quell’eroe, quel “grand’Uomo” celebrato nella sinfonia, non è forse Beethoven stesso? Non a caso lo scrittore Romain Rolland leggeva nel tema del primo movimento, nel passo affidato ai corni, l’imperativo di Gesù a Lazzaro. Nel 1903 lo scrittore francese apriva peraltro con Vie de Beethoven una collana sugli uomini illustri, destinata non “all’orgoglio degli ambiziosi” ma “agli infelici”. «A quanti soffrono – scriveva nella premessa – offriamo il balsamo della sacra sofferenza. Non siamo soli nella lotta. La notte è illuminata di luci divine». Il torrente di note del primo, ma anche del terzo e del quarto movimento della Terza appaiono in totale sintonia con il “programma” del titolo. Molti si interrogano però ancora oggi su come una sinfonia segnata da una dinamica pulsante, un categorico invito all’azione, possa a un certo punto fermarsi per far suonare una Marcia funebre. Al di là delle ipotesi storiche relative a personaggi eventualmente evocati, è toccante credere che anche la virile fermezza di Beethoven sia suscettibile di cedimenti emotivi dinanzi ai grandi mali dell’umanità. «Essere costretti a diventare filosofi a 28 anni non è davvero una cosa facile e per l’artista è più difficile che per chiunque altro», scrisse Beethoven nella famosa lettera ai fratelli. Però aggiunse: «Duratura deve essere, io spero, la mia risoluzione di resistere sino alla fine, finché alle Parche inesorabili piacerà spezzare il filo». Nella fiducia razionalistica è tutta la forza del compositore tedesco; così, dopo le ultime battute della Marcia funebre la Sinfonia riprende la sua lotta contro le trame oscure del destino. Nel marzo 1807, quando nel palazzo del principe Lobokwitz Beethoven presentò in forma privata anche la Quarta Sinfonia, la Quinta era sotto forma di abbozzo. Dopo l’eroismo della Terza, la Quinta è, notoriamente, la sinfonia del destino, come sostenne il primo biografo di Beethoven e suo personale conoscente, Anton Felix Schindler. Si pensa fu lui colui al quale Beethoven sintetizzò il “significato” del primo tema dell’Allegro nella celebre frase “Così batte il Destino alla nostra porta”. Pochi anni dopo l’Eroica, Beethoven è ancora più incisivo. Nella Quinta tutto è indispensabile, alla musica e alla vita: l’iniziazione 5
di un giovane alla musica classica potrebbe partire di qui. Anche la scrittura è mera essenza e tutta la Sinfonia è attraversata da un fatalismo profondo, nei cui confronti il finale non è risolutivo. Più o meno all’inizio di Howards End di Forster, le sorelle Margaret ed Helen Schlegel assistono a Londra a un concerto beethoveniano: in programma c’è la Quinta Sinfonia e la musica parla diversamente a ciascuno dei personaggi. Margaret è presa dalle note così come sono. Helen invece “vede eroi e naufraghi nel fiume della musica”; ascolta distratta i primi due movimenti, poi si prepara al terzo, a quel punto che lei adora, perché crede che quello sia il momento in cui danzano folletti ed elefanti. La Sinfonia sta per concludersi; è il finale e i toni drammatici si stemperano, ma Helen pensa: «I folletti c’erano stati davvero. […] Alla fine Beethoven decise di mettere tutto a posto. Ricostruì i bastioni. […] Fece ricomparire fiammate di splendore, di eroismo, di saggezza, la magnificenza della vita e della morte e in mezzo a tali scrosci di gioia sovrumana, portò la Quinta Sinfonia alla sua conclusione. Ma i folletti maligni c’erano. Potevano ritornare. Egli lo aveva detto coraggiosamente, ed è per questo che si può credere a Beethoven quando dice queste cose». Ha ragione Rolland: nessuno meglio di Beethoven ha saputo plasmare una materia rovente. La Terza e la Quinta sono come l’Etna: all’interno i Ciclopi forgiano lo scudo di Achille. Eppure questa musica non ustiona, piuttosto ci riscalda. Fiorella Sassanelli
Domenica 13 settembre ore 11 - Auditorium Rai Arturo Toscanini Concerto straordinario seguito da aperitivo Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj Valčuha, direttore Bedřich Smetana: La Moldava, poema sinfonico Nino Rota: La strada, suite dal balletto Johann Strauss figlio: Valzer e polke Posto unico numerato euro 10 in vendita presso la biglietteria di MITO SettembreMusica Via San Francesco da Paola, 6 tutti i giorni 10.30/18.30 e on-line www.mitosettembremusica.it 6
La Novosibirsk Philharmonic Orchestra è stata fondata nel 1956 ed è stata diretta da Arnold Kats fino alla sua morte avvenuta nel 2007. La Novosibirsk Philharmonic è considerata una delle migliori orchestre russe insieme a quelle di Mosca e San Pietroburgo. L’Orchestra è stata invitata da numerosi festival internazionali tra cui Le Notti Bianche di San Pietroburgo, Russian Winter Festival a Mosca, March Music Days International Festival in Bulgaria, Leonard Bernstein Festival of the Creative Arts, Spivakov Festival a Colmar. Nel 2006 la Novosibirsk Philharmonic ha vinto il Premio Lomonosov per meriti artistici in occasione del suo 50º anniversario. Nel giugno del 2006, sotto la direzione di Arnold Kats, ha avuto l’onore di partecipare al primo Festival delle Orchestre Sinfoniche del Mondo, in occasione della festa nazionale russa: il presidente Putin era presente al concerto. Dal settembre del 2007 Gintaras Rinkevičius è diventato direttore artistico e direttore principale della Novosibirsk Philharmonic Orchestra; i direttori principali ospiti sono Thomas Sanderling e Fabio Mastrangelo. Nell’ottobre 2012 l’Orchestra si è esibita in tournée in Germania, Polonia, Lituania, Estonia, San Pietroburgo, Mosca, sotto la bacchetta di Thomas Sanderling e Gintaras Rinkevičius, nel febbraio 2014 è stata in Spagna con Ekaterina Mechetina e Denis Matsuev come solisti, diretti da César Álvarez e Gintaras Rinkevičius. Sempre nel 2014 si è svolto il primo Trans-Siberian Art Festival, direttore artistico Vadim Repin: la seconda edizione si è tenuta nella primavera 2015 e ha visto la partecipazione di musicisti da ogni parte del mondo del calibro di Kent Nagano, Dmitry Yurovsky, Leonard Slatkin, Mario Brunello, Didier Lockwood, Aleksei Igudesman, Svetlana Zakharova, Alexander Knyazev, Olga Borodina, Nikolai Lugansky, Alexander Sladkovsky, Andrey Korobeynikov, Michael Guttman, Benjamin Yusupov. L’Orchestra si è esibita nelle più prestigiose sale europee e in svariati paesi europei, collaborando con artisti come Yuri Bashmet, David Geringas, Emil Gilels, Natalia Gutman, Oleg Kagan, Leonid Kogan, Gidon Kremer, Sergej Krylov, Nicolai Lugansky, Mischa Maisky, Denis Matsuev, David e Igor Ojstrach, Vladimir Spivakov, Viktor Tretiakov, Maxim Vengerov, Elisso Virsaladze.
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Gintaras Rinkevičius (nato nel 1960) è ad oggi uno dei più importanti direttori lituani, fondatore della Latvian State Symphony Orchestra nonché direttore artistico e direttore principale. È regolarmente invitato a dirigere al Teatro Bol’šoj di Mosca e a dirigere opere presso la Latvian National Opera e la Scottish Opera. Nel 1999 è stato votato come direttore lituano dell’anno. Rinkevičius ha vinto l’Herbert von Karajan Fund International Competition per direttori, tenutosi a Berlino Ovest nel 1985. Ha collaborato con alcune tra le più importanti orchestre al mondo come Berliner Symphoniker, Weimar Staatskapelle, Frankfurter Symphoniker, Tampere Philharmonic, Tivoli Symphony di Copenhagen, Filarmonica di San Pietroburgo, Orchestra Nazionale Russa e Odense Symfoniorkester. Ha eseguito concerti in sale prestigiose come Kölner Philharmonie, Salzburg Grosses Festspielhaus, Royal Albert Hall di Londra, Tampere Hall, Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, Palau de la Música di Barcellona, Sala Grande del Conservatorio di Stato di Mosca. Rinkevičius ha diretto in tutta Europa, Taiwan e Hong Kong. Ha partecipato a festival come Nyon in Svizzera, Costa de Estoril in Portogallo, Autunno di Varsavia, Europamusicale di Monaco, Chichester in Gran Bretagna e Pontivy in Francia. È stato premiato dalla National M.K. Čiurlionis School of Arts e dal Conservatorio di San Pietroburgo. Ha vinto la quinta edizione della Confederate Conductors’ Competition di Mosca ed è stato premiato in occasione dell’evento In Memoriam János Ferencsik tenutosi a Budapest. Nel 1997 è stato insignito del Fourth Class Order of Lithuanian Grand Duke Gediminas e del Grand Latvian Music Award nel 1997 e nel 2000 per i grandi meriti nei confronti della cultura musicale lituana. Il suo repertorio con la Novosibirsk Philharmonic Orchestra include le sinfonie di Čajkovskij, Mahler, Šostakovič, musiche di Richard Strauss e Wagner, oltre a opere mai eseguite prima, come The Queen Symphony di Tolga Kashif. Nel settembre del 2010 Gintaras Rinkevičius è stato insignito dell’Ordine dell’Amicizia in Russia.
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