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Torino Tempio Valdese

Maria Cecilia Farina organo

VenerdĂŹ 11.IX.2015 ore 17

Buxtehude Pachelbel J.S. Bach

36

°



Dietrich Buxtehude (1637-1707) Preludio, fuga e ciaccona in do maggiore BuxWV 137

Johann Pachelbel (1653-1706) Sei Fughe sul Magnificat, I tono

Johann Sebastian Bach (1685-1750) Fantasia in sol maggiore BWV 572 Meine Seele erhebt den Herren BWV 648 Fantasia e Fuga in do minore BWV 537 Kyrie, Gott Vater in Ewigkeit BWV 672 Christe, aller Welt Trost BWV 673 Kyrie, Gott heiliger Geist BWV 674 Preludio e Fuga in mi minore BWV 548

Maria Cecilia Farina, organo

Domenica 13 settembre ore 11 - Auditorium Rai Arturo Toscanini Concerto straordinario seguito da aperitivo Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj ValÄ?uha, direttore BedĹ™ich Smetana: La Moldava, poema sinfonico Nino Rota: La strada, suite dal balletto Johann Strauss figlio: Valzer e polke Posto unico numerato euro 10 in vendita presso la biglietteria di MITO SettembreMusica Via San Francesco da Paola, 6 tutti i giorni 10.30/18.30 e on-line www.mitosettembremusica.it 3


Stylus phantasticus e Stylus ecclesiasticus «Si interroga l’organista della Nuova Chiesa, Bach, e gli si chiede il motivo per cui recentemente egli si sia allontanato per tanto tempo e da chi ne abbia ottenuto l’autorizzazione. Ille [Bach]: Egli è stato a Lubecca per apprendervi i segreti della sua professione, ma afferma di averne richiesto il permesso anzi tempo al Signor Sovrintendente. Dominus Superintendens: Gli ha concesso soltanto 4 settimane, ma l’organista se ne è rimasto lontano un tempo quattro volte superiore». Così si legge nel verbale del processo intentato dal concistoro di Arnstadt contro l’imputato Johann Sebastian Bach, ritenuto colpevole di avere abusato di una licenza per recarsi a Lubecca a piedi. I “segreti della professione” li doveva apprendere da Dietrich Buxtehude, il grande organista di origine danese, maestro dello stylus phantasticus, responsabile di un’impronta indelebile sulla personalità del ventenne Johann Sebastian. Il programma, che offre un breve cammino da Buxtehude a Bach, si apre così con una delle più solari e geniali composizioni di Buxtehude, il Praeludium [Fuga e Ciacona] BuxWV 137, modulato in forma tripartita: una sezione iniziale di carattere improvvisativo, aperta da una cadenza di solo Pedale, la breve fuga e infine una sezione su basso ostinato, cioè la Ciacona. Anche Johann Pachelbel, nato e morto a Norimberga dove fu organista nella Sebalduskirche, è un significativo compositore “prebachiano”. La sua produzione, molto vasta sia nel genere vocale sia in quello strumentale, è in larga parte musica d’uso per la liturgia: ne sono un esempio le 94 Magnificat-Fugen, concepite nell’ordine degli antichi toni salmodici, forse per servire da alternatim ai versetti gregoriani del Magnificat. Dopo l’“aperitivo” prebachiano, il programma offre uno spaccato del caleidoscopio stilistico della musica organistica di J.S. Bach, in particolare dell’influsso dello stylus phantasticus buxtehudiano, in contrasto con lo stylus ecclesiasticus, il contrappunto severo di ascendenza gregoriana. La “Fantasia”, intesa nella produzione bachiana in varie e sfaccettate accezioni, è rappresentata da due esempi: BWV 572 e BWV 537, brani dei quali non si è conservato l’autografo, ma solo copie dovute a musicisti della cerchia di Bach. Per la BWV 572, il titolo attestato da quasi tutti i manoscritti è Pièce d’orgue e anche le indicazioni di movimento delle singole sezioni sono in francese. Secondo Alberto Basso l’opera si presenta in “uno stile composito, largamente eclettico”: le sezioni iniziale e finale sono toccatistiche, mentre il lungo e vigoroso episodio centrale, in una polifonia 4


a 5 voci ricca di aspre dissonanze, ricorda il plein-jeu alla francese. La Fantasia BWV 537 si basa invece su un materiale tematico di natura vocale: vi si respira, secondo Peter Williams, un clima espressivo simile a quello dei movimenti d’apertura di alcune cantate di Lipsia. La Fuga, nel carattere incisivo del suo primo tema, crea un forte contrasto con la Fantasia ed è costruita su una struttura A-B-A, cioè con la ripresa integrale della prima sezione, quasi si trattasse di una forma-sonata. I corali presentati nel programma sono invece un esempio del rapporto strettissimo che lega Bach al canto gregoriano, fonte tematica e teologica inesauribile anche per un musicista luterano. L’intonazione del cantico del Magnificat in tonus peregrinus diviene il cantus firmus di Meine Seele erhebt den Herren BWV 648. Il corale appartiene alla raccolta “Schübler”, dal nome dell’editore che la pubblicò nel 1748/9(?). La silloge comprende in prevalenza trascrizioni da Cantate dello stesso Bach: nel caso del corale BWV 648 la derivazione è dall’omonima cantata BWV 10. Stretto il rapporto col canto gregoriano anche nei tre brevi corali Kyrie, Gott Vater in Ewigkeit BWV 672, Christe, aller Welt Trost BWV 673 e Kyrie, Gott heiliger Geist BWV 674 che appartengono a una silloge monumentale: la Clavier-Übung Dritter Teil (letteralmente “Esercizio per tastiera, parte terza”), pubblicata a Norimberga nel 1739 presso Balthasar Schmid, vera e propria summa della musica sacra di tutti i tempi. Fonte religiosa sono i due catechismi che Lutero pubblicò nel 1529, il Piccolo Catechismo, per “pastori e predicatori semplici” e il Grande Catechismo per studiosi e teologi. I tre corali “piccoli” o alio modo presentati nel concerto si basano sulle melodie gregoriane della Missa Fons bonitatis e sono miniature della durata di pochissimi minuti ognuna. La brevità non significa però semplicità: i piccoli corali non presentano una parte di pedale, ma il loro tessuto polifonico è fitto, il linguaggio è concettuale e mira alla predicazione, al messaggio teologico da trasmettere ai fedeli in preghiera. Conclude il programma il Preludio e Fuga in mi minore BWV 548. Opera autografa di proporzioni monumentali, risalente forse agli anni di Lipsia, questo binomio è strutturato secondo la proportio aurea o divina: il rapporto tra il numero di battute della Fuga (231) e quelle globali di Preludio e Fuga (368) si avvicina alla sezione aurea del segmento. Spitta lo definì “una sinfonia in due movimenti”, immagine che – afferma Alberto Basso in Frau Musika – “risponde al concetto di grandiosità e magniloquenza nella quale, alle fine dell’Ottocento, si identificava la Sinfonia”. Il Preludio, di ampio respiro, si sviluppa in forma concertante, con una polifonia possente e serrata. La Fuga è basata su un soggetto cromatico che dal punto di vista 5


grafico forma un cuneo: per questo è stata definita dalla musicologia anglosassone “wedge Fugue”. Soggetti cromatici di questo tipo nella tonalità di mi minore sono frequenti in Bach (anche nel Clavicembalo ben temperato) e negli autori pre-bachiani. Anche questa Fuga, come BWV 537, presenta un da capo: l’esposizione iniziale viene riproposta alla fine del brano, risultandone così un’architettura musicale proiettata verso la forma-sonata classica (esposizione, sviluppo e ripresa). Singolare e geniale è il trattamento di questa Fuga, che sembra voler riassumere i caratteri della polifonia severa, della toccata e del concerto, rendendo il brano di ardua esecuzione e di scintillante bellezza. Maria Cecilia Farina

Maria Cecilia Farina affianca all’insegnamento presso il Conservatorio di Milano un’intensa attività concertistica di organista e cembalista, sia come solista sia all’interno di prestigiosi gruppi. Condotti gli studi musicali accanto a quelli umanistici, si è diplomata presso il Conservatorio milanese in organo e composizione organistica, pianoforte e clavicembalo; al Conservatorio di Brescia in musica corale e direzione di coro, laureandosi nel 1987 cum laude in lettere moderne all’Università di Pavia. Ha studiato anche canto. Si è perfezionata in organo alla Musikhochschule di Vienna con Michael Radulescu e in cembalo all’Accademia Chigiana di Siena con Kenneth Gilbert. Premiata in alcuni concorsi organistici e clavicembalistici nazionali e internazionali, tiene concerti in Italia e in molti paesi europei ed extraeuropei per prestigiosi festival, suonando importanti organi storici. Ha effettuato registrazioni per Rai, Radio della Svizzera Italiana, Israel B.C.; ha inciso numerosi cd come solista. Sin dalla fondazione, è continuista del Ghislieri Choir & Consort di Pavia. Appassionata di ricerca musicologica, ha tenuto lezioniconcerto (Università di Pavia, Scuola di Fiesole, Museo Teatrale alla Scala). Tra le sue pubblicazioni recenti: Organi storici in Provincia di Pavia (Pavia, 2002-2004); Farina-Dellaborra, Il fondo musicale del duomo di Pavia (XVI-XVIII secolo). Catalogo, studi e documenti. Roma, IBIMUS, 2013. Seguiteci in rete – facebook.com/mitosettembremusica.torino – twitter.com/mitotorino – youtube.com/mitosettembremusica – flickr.com/photos/mitosettembremusica – pinterest.com/mitotorino 6


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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)


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