24 sabato 12 ore 11 30 pomeriggi musicali 1

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Torino Teatro Carignano

Orchestra I Pomeriggi Musicali Stefano Montanari direttore

Sabato 12.IX.2015 ore 11.30 ore 17 ore 21

Haydn

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Franz Joseph Haydn (1732-1809)

ore 11.30 Sinfonia in re maggiore Hob. I:6 “Le matin” Adagio-Allegro Adagio Minuetto e Trio Finale. Allegro Sinfonia in do maggiore Hob. I:48 “Maria Theresia” Allegro Adagio Minuetto e Trio Finale. Allegro

ore 17 Sinfonia in do maggiore Hob. I:7 “Le midi” Adagio-Allegro Recitativo. Adagio Minuetto e Trio Finale. Allegro Sinfonia in do minore Hob. I:95 Allegro Andante Minuetto e Trio Finale. Vivace

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ore 21 Sinfonia in sol maggiore Hob. I:8 “Le soir” Allegro molto Andante Minuetto e Trio Presto“La tempesta” Sinfonia in fa diesis minore Hob. I:45 “Degli addii” Allegro assai Adagio Minuetto e Trio Finale. Presto-Adagio

Orchestra I Pomeriggi Musicali Stefano Montanari, direttore

In collaborazione con Fondazione I Pomeriggi Musicali

Domenica 13 settembre ore 11 - Auditorium Rai Arturo Toscanini Concerto straordinario seguito da aperitivo Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj Valčuha, direttore

Bedřich Smetana: La Moldava, poema sinfonico Nino Rota: La strada, suite dal balletto Johann Strauss figlio: Valzer e polke Posto unico numerato euro 10 in vendita presso la biglietteria di MITO SettembreMusica Via San Francesco da Paola, 6 tutti i giorni 10.30/18.30 e on-line www.mitosettembremusica.it

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Le sinfonie di Haydn sono un autentico monumento: in nessun altro genere della musica occidentale la produzione di un singolo compositore è al tempo stesso così ampia, così importante dal punto di vista storico e così rilevante sotto il profilo artistico. Haydn compose le sue 106 sinfonie nell’arco di un quarantennio, tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Novanta del Settecento, contribuendo in misura decisiva alla definizione del genere orchestrale di più elevata dignità estetica nel segno dello stile classico. Naturalmente nel corso di questi decenni attraversati da profonde trasformazioni storiche, sociali, culturali e musicali cambiano la fisionomia, il codice di riferimento, il pubblico e dunque lo statuto stesso della sinfonia in un’evoluzione che si rispecchia puntualmente nella cronologia del catalogo del compositore. Com’è noto, Haydn trascorse gran parte della sua vita al servizio dei principi Esterházy: dapprima Paul Anton (1761-1762), poi Nikolaus I (1762-1790), Anton (1790-1795) e infine Nikolaus II (1795-1809). Le Sinfonie Le matin n. 6, Le midi n. 7 e Le soir n. 8 furono le prime scritte per Paul Anton, nel 1761, e manifestano con ogni evidenza il proposito di valorizzare sia il talento del nuovo compositore e direttore musicale assunto proprio quello stesso anno dal principe, sia le qualità dei membri dell’orchestra degli Esterházy a Vienna (se infatti Haydn lavorò per la potentissima famiglia ungherese per lo più a Eisenstadt e poi a Esterháza, il suo servizio ebbe inizio nella capitale dell’impero). Il trittico, che rappresenta tre diversi momenti della giornata traendo spunto a quanto pare da un’idea del principe, è l’unico ciclo sinfonico di Haydn e comporta tratti descrittivi altrimenti rari nella musica del compositore. Mentre la maggior parte dei nomignoli associati alle sue sinfonie non risalgono a Haydn, Le midi e con ogni probabilità anche Le matin e Le soir sono titoli autentici, benché i movimenti esplicitamente descrittivi siano collocati, quasi a mo’ di sigla, soltanto all’inizio e alla fine del ciclo: l’Adagio che introduce Le matin evoca il sorgere del sole, laddove il Presto finale di Le soir reca il sottotitolo La tempesta (entrambi i movimenti prefigurano nella realizzazione musicale situazioni corrispondenti nei tardi Oratori, rispettivamente nella Creazione e nelle Stagioni). Al di là della componente rappresentativa, le tre Sinfonie dispiegano una ricchezza di inventiva e di atteggiamenti stilistico-espressivi straordinaria per il genere intorno al 1760. L’ambizione compositiva di Haydn passa qui anche attraverso una dimensione concertante, che comporta ruoli solistici per molti strumenti dell’orchestra, trattati via via singolarmente, a coppie oppure a sezioni in varie e numerose combinazioni: i fiati come il flauto e il fagotto (in 5


un organico che comprende naturalmente anche oboi e corni), il violino, il violoncello ma anche la viola e il contrabbasso (violone). Tra i molteplici riferimenti stilistici che sostanziano le tre sinfonie spicca il secondo movimento di Le midi, di chiara impronta operistica: il Recitativo del violino solo conduce a un duetto cantabile, in tempo Adagio, che vede protagonisti lo stesso violino e il violoncello e si conclude con un’estesa cadenza. Già si accennava agli appellativi non originali apposti a posteriori a molte sinfonie di Haydn, che non appartengono alla sostanza estetica delle opere ma pur sempre alla storia della loro recezione. La Sinfonia n. 48 reca il nomignolo “Maria Theresia” perché ritenuta a lungo eseguita in occasione della visita dell’imperatrice a Esterháza nel 1773; nemmeno la scoperta di un manoscritto datato 1769 (anno che potrebbe anche essere quello di composizione) e di conseguenza l’ipotesi che il pezzo eseguito in occasione della visita di Maria Teresa a Esterháza sia piuttosto da identificare con un’altra Sinfonia in do maggiore, la n. 50, ha spezzato il legame tra l’augusto nome dell’imperatrice e la Sinfonia n. 48. Questa appartiene al gruppo dei lavori di tono cerimoniale con corni, trombe e timpani e connotati da richiami di fanfara ma non per questo di composizione meno accurata. Tra i tratti che la contraddistinguono ci sono la falsa partenza dell’Allegro di apertura (che si arresta inopinatamente per poi riprendere con rinnovato slancio), le finezze armoniche del placido Adagio, i contorni saldi ma percorsi di inquietudini del Minuetto, le spumeggianti movenze da opera comica del Finale. Dopo la morte di Nikolaus I Esterházy, Haydn ebbe modo di recarsi due volte a Londra, negli anni 1791-1792 e 1794-1795, per presentare dodici sinfonie per grande organico di nuova composizione, le cosiddette “Londinesi” nn. 93-104. Il confronto con il pubblico pagante inglese comportò un ulteriore sviluppo nello stile di Haydn, che rispetto ai decenni precedenti diviene ancora più ricco e vario, mostrando una combinazione quanto mai attrattiva e felicemente integrata di aspetti diversi, dalla semplicità cantabile al rigore del contrappunto all’arguzia e all’umorismo in cornici formali di esemplare chiarezza. La Sinfonia n. 95 (1791) è l’unica – e l’ultima in assoluto – in minore e l’unica della serie senza introduzione lenta. L’attacco sembra alludere al clima cupo e tormentato delle sinfonie in minore degli anni 1767-1772 ma ben presto il movimento prende col secondo tema la via di un’amabile cordialità che finisce per prevalere. L’intera Sinfonia è del resto caratterizzata dal contrasto tra minore e maggiore, ottimisticamente risolto a favore di quest’ultimo. In minore, oltre al tema principale dell’Allegro, rimangono la seconda variazione dell’Andante e il Minuetto; in 6


maggiore sono invece gran parte del primo movimento, l’Andante (appunto in forma di tema con tre variazioni), il Trio del Minuetto e soprattutto il Finale, finemente elaborato con magnifici episodi contrappuntistici. Nella prima variazione dell’Andante e nel Trio del Minuetto il violoncello riceve due assoli. Le sinfonie in minore composte da Haydn tra il 1767 e il 1772, alle quali si accennava sopra, arricchirono il codice del genere grazie a uno stile drammatico e introspettivo, contraddistinto da profondità espressiva e complessità di elaborazione, che è stato talvolta accostato – non senza implicazioni problematiche – a quello dello Sturm und Drang letterario. La più celebre di queste sinfonie – e al contempo una delle più famose in assoluto di Haydn – è la n. 45 (1772), conosciuta con l’appellativo “Degli addii” per l’aneddoto riportato dal biografo del compositore Georg August Griesinger. Esterháza, estate 1772: poiché i musicisti di Nikolaus I non avevano potuto portare con sé le famiglie per mancanza di alloggi e il principe prolungava indefinitamente il suo soggiorno, Haydn avrebbe formulato nell’epilogo della Sinfonia una sorta di garbata petizione per rendergli noto il desiderio dei musicisti di fare presto ritorno ad Eisenstadt. Il Finale si conclude con un effetto di anticlimax del tutto inatteso: il Presto con cui era iniziato s’interrompe per lasciar spazio a un Adagio nel corso del quale gli strumenti smettono l’uno dopo l’altro di suonare – prima i corni e gli oboi, poi i bassi, quindi le viole – sino a far rimanere soli due violini con sordina (secondo l’aneddoto, dopo aver smesso di suonare i musicisti si sarebbero alzati e avrebbero abbandonato la sala e gli ultimi due sarebbero stati il primo violino Luigi Tomasini e lo stesso Haydn). Al di là dell’aneddoto, troppo bello per essere vero, la Sinfonia, probabilmente l’unica del Settecento nella rara tonalità di fa diesis minore, è un capolavoro. La radicale – e irripetibile, per lo meno in questi termini – sperimentazione di forma e linguaggio che la pervade non riguarda soltanto il Finale ma anche l’Allegro assai (innervato da una tensione di continuo, inevitabile sviluppo), l’Adagio e il Minuetto (dove la pienezza, rispettivamente, dell’idillio cantabile e della danza è incrinata da effetti perturbanti): così da generare, alla fine, il senso di un’estrema temperatura emozionale che non può essere contenuta entro gli argini di una forma musicale convenzionale e risolutiva. Cesare Fertonani

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Il 27 novembre 1945 al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali: in programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel fervore della ricostruzione, l’impresario Remigio Paone e il critico Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico e una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Ives, Françaix. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissioni musicali: per loro compongono, infatti, Casella, Dallapiccola, Ghedini, Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle generazioni successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Compositori come Honegger, Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio dei Pomeriggi Musicali, che per molti giovani artisti è diventano trampolino verso la celebrità. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Angela Hewitt, Alexander Lonquich, Igor Markevitch, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Severino Gazzelloni, Nikita Magaloff, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris, Uto Ughi, tra gli altri. Tra i direttori stabili dell’Orchestra ricordiamo Nino Sanzogno, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Mága, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Aldo Ceccato e Antonello Manacorda. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata alla direzione artistica: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, dal 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde; inoltre contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia, alla stagione di balletto del Teatro alla Scala, ed è ospite nelle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali, la cui sede è il Teatro Dal Verme, sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. 8


Diplomatosi in violino e pianoforte con il massimo dei voti e lode, Stefano Montanari ottiene il diploma di alto perfezionamento in musica da camera con Pier Narciso Masi presso l’Accademia Musicale di Firenze, e il diploma di solista con Carlo Chiarappa presso il Conservatorio della Svizzera Italiana. Dal 1995 è primo violino concertatore dell’Accademia Bizantina di Ravenna con cui effettua tournée in tutto il mondo. Collabora inoltre con i più importanti esponenti nel campo della musica antica ed è docente di violino barocco all’Accademia Internazionale della Musica di Milano e ai Corsi di alto perfezionamento in musica antica di Urbino, nonché al Conservatorio di Verona. È da diversi anni direttore del progetto giovanile europeo “Jugendspodium” Incontri musicali Dresda-Venezia. È stato protagonista nel 2007 e nel 2011 del Concerto di Natale e del Concerto per la Festa della Repubblica al Senato della Repubblica Italiana, eseguendo Le quattro stagioni di Vivaldi con l’Orchestra barocca di Santa Cecilia, in diretta Eurovisione. All’attività di solista affianca quella di direttore: dirige regolarmente nella stagione del Teatro Donizetti di Bergamo e della Fenice di Venezia. Tra gli altri suoi impegni segnaliamo: Così fan tutte, Nozze di Figaro, Don Giovanni, Il flauto magico e Carmen all’Opéra di Lione; Semiramide riconosciuta di Porpora al Festival di Beaune, alla testa dell’Accademia Bizantina; Don Giovanni all’Opera Atelier di Toronto; Così fan tutte al Teatro Donizetti di Bergamo. Ha riscosso grande successo di pubblico e critica per la sua lettura di Dido and Aeneas al Teatro Ristori di Padova e de La cambiale di matrimonio e Elisir d’amore alla Fenice di Venezia. Ha effettuato un’importante tournée in Australia con il Brandenburg Consort. Recentemente ha diretto: Le Comte Ory a Lione; Stabat Mater di Rossini e Casanova remix, balletto su musiche barocche al Filarmonico di Verona; Così fan tutte a Mosca; Don Giovanni e L’inganno felice a Venezia; Il barbiere di Siviglia alle Terme di Caracalla a Roma. Tra i suoi prossimi impegni ricordiamo: Il Viaggio a Reims ad Amsterdam; Il barbiere di Siviglia al Filarmonico di Verona; Orfeo ed Euridice al San Carlo di Napoli; Agrippina ad Anversa. Dirigerà poi una serie di concerti al Teatro Malibran di Venezia, al Teatro dal Verme con l�’Orchestra I Pomeriggi Musicali nella doppia veste di direttore-solista e all’Opéra di Lione. Ha inciso per importanti case discografiche: la sua incisione delle Sonate op. 5 di Corelli ha ottenuto il Diapason d’Or in Francia e numerosi riconoscimenti e premi internazionali. Nel 2007 e nel 2010 ha vinto il MIDEM come miglior disco dell’anno di musica barocca. Per la Carisch ha curato Metodo per violino barocco. 9


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La Compagnia di San Paolo è una delle maggiori fondazioni private in Europa. Istituita nel 1563, la sua missione è favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera, perseguendo finalità di interesse pubblico e utilità sociale. I redditi prodotti dal suo patrimonio, accumulato nei secoli, sono posti al servizio di queste finalità istituzionali. La Compagnia di San Paolo è attiva nei settori della ricerca e istruzione superiore, delle politiche sociali, della sanità, del patrimonio artistico e delle attività culturali. È membro del European Foundation Centre (EFC) e dell’ACRI, l’Associazione italiana delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio.

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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)


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