Torino Teatro Carignano
Progetto U.R.T. Jurij Ferrini regia Ensemble Diagonale Carlo Pavese direttore
LunedĂŹ 14.IX.2015 ore 21
Machiavelli La Mandragola
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°
Niccolò Machiavelli (1469-1527) La Mandragola commedia in 5 atti con musiche originali di Philippe Verdelot (1470?-1522?) Siro, Igor Chierici Nicia, Jurij Ferrini Callimaco, Matteo AlÏ Ligurio, Michele Schiano di Cola Sostrata, Claudia Benzi Frate Timoteo, Angelo Maria Tronca Lucrezia, Cecilia Zingaro
Ensemble Diagonale Alena Dantcheva, soprano Morena Carlin, contralto Stefano Gambarino, Mattia Culmone, tenori Guglielmo Buonsanti, basso Jurij Ferrini, regia Carlo Pavese, direttore
Regia di Jurij Ferrini Aiuto regia Ilaria Carmeli Luci di Lamberto Pirrone Costumi di Nuvia Valestri
In collaborazione con Progetto U.R.T.
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Il teatro è musica Il teatro è musica. Ho sempre ritenuto vero questo assunto perché il teatro è il luogo nel quale le parole pronunciate, agite e cantate dagli interpreti evocano l’immaginazione del pubblico, la stimolano a una creatività simultanea con ciò che accade in scena. Ecco perché l’opportunità che mi è stata offerta da MITO SettembreMusica mi ha spinto a ricreare completamente l’assetto visivo della nostra Mandragola, in modo che avesse un’apparenza assolutamente minimale: più simile a un concerto parlato (e agito) per sole voci che non a una vera e propria messinscena. La Mandragola di Machiavelli andò in scena la prima volta nel 1518 a Firenze, in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzino de’ Medici. Lo spettacolo si giovava di bellissime musiche scritte dal compositore francese Philippe Verdelot, attivo in quegli anni a Firenze. Fu un grande successo che conobbe alcune repliche, ma da allora in poi le musiche madrigalistiche di Verdelot si sono staccate dalla commedia e per un po’ hanno circolato in modo indipendente, prima di essere dimenticate. La nostra Mandragola ripropone lo spettacolo di Machiavelli nella sua integrità, con le musiche di Verdelot concepite per la sua rappresentazione originaria. Un’operazione affascinante, che ci restituisce potenziata l’immaginazione letteraria e teatrale di Machiavelli. E le parole di Machiavelli, comprese le canzoni musicate da Verdelot, sono capaci da sole di condurre pubblico e interpreti in un suggestivo altrove. Del resto, ogni rappresentazione figurativa, ogni mobilio, oggetto o costume esibito sul palcoscenico sottrae alla scena la propria consistenza concreta per offrirsi trasfigurata alla fantasia di ogni singolo spettatore. Nella musica questo processo è ancora più evidente e connaturato alla sua stessa essenza: sarebbe davvero curioso costringere un’intera orchestra che suona una sinfonia di Mozart, a vestirsi con pizzi, merletti e parrucche settecentesche... Occorre che gli spettatori si lascino trascinare verso altri mondi dalla loro stessa capacità di immaginazione. E non vanno disturbati in questo incantevole e delicato processo creativo: un vero atto artistico parallelo. Per questo la Musica è un linguaggio universale; per questo ritengo che il Teatro debba inchinarsi e trarre la sua ispirazione – pur nella concretezza e nella differenza di linguaggio – dall’universo evocativo e sconfinato della Musica. Gli spettatori si rispecchiano nell’umanità di chi agisce sul palcoscenico e rispecchiano a loro volta la propria umanità, diventano con il palcoscenico un organismo unico. Arriverei a sostenere che non esiste dualismo 4
tra spettatori e attori (o musicisti). Essi sono parte intimamente connessa di un tutto, che per il tempo dello spettacolo genera emozione, riso o commozione. La Mandragola infine è una commedia molto divertente e ben congegnata, una delle commedie del teatro occidentale che possono essere considerate “perfette”. Una commedia ha un suo scopo principale: far ridere. Il termine “risata” ha un anagramma significativo in “satira”. La satira è forse il punto più profondo dell’universo comico e la risata che ne scaturisce è tanto più esplosiva quanto più il contenuto satirico è graffiante, feroce e strafottente... sì, perché la satira ci prende in giro, mette in mostra e in ridicolo i nostri vizi, le nostre ragioni e le nostre passioni, le nostre paure e molte insensatezze che albergano nel nostro pensiero più comune. La comicità dunque è sberleffo, irriverenza, è intrisa di cattiveria e crudeltà, il tutto osservato da una particolare angolazione prospettica: quella dell’umorismo, una delle forme più interessanti e specifiche dell’intelligenza umana. Quando è meno di tutto questo la comicità è solo un giochetto, uno scherzo, una barzelletta. Oggi la comicità è molto più vicina a questa seconda categoria e spesso ci si accalora ad accusare il pubblico di accontentarsi di una comicità becera e pecoreccia. Io credo che se abbiamo perso la capacità di far ridere con le grandi commedie classiche, con i loro ingranaggi comici perfetti, costantemente riattualizzabili con spirito e stimoli contemporanei (in fondo è questo che rende classico un classico), se non sappiamo più far divertire davvero il pubblico con questi personaggi straordinari, con il loro linguaggio, con le loro debolezze e passioni sfrenate, significa che qualche problemino lo abbiamo noi, e non il pubblico. Jurij Ferrini
La vicenda si svolge a Firenze, nei primissimi anni del XVI secolo. Il giovane e ricco Callimaco è innamorato della bella e casta Lucrezia e chiede all’astuto amico Ligurio di aiutarlo a ottenere le sue grazie. Ligurio ha l’idea di giocare sulla stupidità del marito di Lucrezia, Nicia, desideroso di avere un erede ma convinto che la moglie sia sterile. Organizza un incontro in cui Callimaco si finge medico e suggerisce una pozione di mandragola, pianta nota al tempo per le sue presunte qualità afrodisiache e per le proprietà di potenziamento della fecondità. Convince inoltre Nicia della necessità di far giacere la moglie con uno sconosciuto, poiché la pozione, una volta ingerita, avrebbe ucciso il primo uomo che avesse avuto rapporti con lei. A Nicia Ligurio dichiara che a 5
morire sarà un giovane vagabondo, ma ovviamente è Callimaco a infilarsi tra lenzuola di Lucrezia. A vincere le resistenze della donna saranno le insistenze della madre di lei, Sostrata, e del corrotto Fra’ Timoteo, suo confessore. Così la sera, dopo che Lucrezia ha bevuto la pozione di mandragola, Callimaco trascorre la notte con lei. La mattina successiva le rivela la sua identità, l’inganno tramato e il suo amore per lei. Lucrezia, constatata la differenza tra il vecchio marito e il giovane Callimaco, lo accetta come amante. Da parte sua Callimaco, riassunte le sembianze del medico, ottiene dall’inconsapevole Nicia, felice per la futura paternità, il permesso di abitare la casa e di godere, non visto, delle grazie di Lucrezia.
Attore e regista teatrale, Jurij Ferrini frequenta la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Mentre lo Stabile genovese in poche stagioni fa di lui uno degli attori di riferimento per i ruoli primari fonda un gruppo teatrale indipendente, il Progetto U.R.T., con il quale dirige ed interpreta spettacoli che suscitano l’interesse di pubblico e critica; fra questi La Mandragola di Machiavelli e, Misura per misura di Shakespeare. Lavora con registi di fama internazionale come Matthias Langhoff e con quest’ultimo interpreta Chlestakov ne L’ispettore generale di Gogol, rappresentato con grande successo al Festival Čechov di Mosca. Firma la regia di Tutto per bene di Pirandello per la Artisti Associati di Gorizia. Negli ultimi anni ha diretto, prodotto e interpretato molti spettacoli tra cui La locandiera di Goldoni, Riccardo III di Shakespeare, Zoo di vetro e Rodaggio matrimoniale di Tennessee Williams. Incontra Natalino Balasso con cui inizia una collaborazione che porta, nell’autunno del 2012, alla messinscena di Aspettando Godot di Beckett. Nel 2011 dirige in Croazia un testo inedito di Tennessee Williams dal titolo Le eccentricità di un usignolo. Nel 2013 dirige e recita con Paolo Bonacelli in Mandragola, spettacolo presentato al 47º Festival di Borgio Verezzi e produce Il bacio della vedova di Horovitz. Nel 2014 due sono gli spettacoli che dirige e interpreta: Colpi di Timone e Cyrano de Bergerac.
Il Progetto U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale) diretto da Jurij Ferrini nasce nel 1996 con l’idea di creare un gruppo teatrale indipendente; da allora la compagnia ha prodotto e fatto circuitare i suoi spettacoli in tutte le regioni d’Italia. Ricordiamo tra i 6
maggiori successi testi di Shakespeare, Pinter, Beckett, Brecht, Machiavelli, Čechov, Goldoni, Mamet, Williams, D’Annunzio, Horovitz. Importanti coproduzioni sono state fatte con il Teatro Stabile di Genova e il Teatro Stabile di Torino. Progetto U.R.T. è un organismo di produzione teatrale sostenuto dal MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (dal 1998 al 2014) e dalla Regione Piemonte – Assessorato alla Cultura (dal 1999 al 2014).
L’Ensemble Diagonale è stato fondato nel 2015 dal suo direttore, Carlo Pavese, con l’intenzione di creare uno strumento flessibile, in grado di affrontare in modo convincente il repertorio per ensemble vocale di epoche differenti. Per questo motivo l’organico del gruppo è variabile e propone per l’esecuzione dei madrigali di Verdelot un insieme di voci accomunate da significative esperienze nel campo della musica rinascimentale. Il direttore Carlo Pavese è un musicista torinese, diplomato in composizione e musica corale presso il Conservatorio di Torino e perfezionatosi in Europa con maestri quali Gary Graden, Eric Ericson, Tõnu Kaljuste, Frieder Bernius. Ha fondato e diretto l’ensemble vocale Siryn di Stoccolma e il Torino Vocalensemble, ed è attualmente direttore artistico dei Piccoli Cantori di Torino, del Coro G e dell’Ensemble Diagonale. Ha diretto allestimenti di opere da camera presso il Piccolo Regio di Torino e il Teatro Comunale di Bologna. È invitato da festival e corsi internazionali come docente di direzione, interpretazione e improvvisazione, e come direttore di atelier corali. Le sue composizioni e i suoi arrangiamenti vocali sono eseguiti in Italia e all’estero.
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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)