CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI euro 2,00
ML PER urbino capitale EUROPEA della cultura
AGOSTO ‘13 N°6 anno XX
Speciale
Formazione e Giovani Università, perché iscriversi?
La parola ai Protagonisti
Focus turismo
Itinerari alla scoperta delle Marche
Sport
Il volto sportivo di Ancona
Le grandi famiglie
Vincenzo Zannini Il padre dei camici bianchi anconetani
A casa di
Benvenuti a Malatesta Maison de Charme ISSN 20367589
Paolo
Subissati “Per realizzare un sogno occorrono immaginazione, volontà e concretezza”
30006 >
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Speciale Formazione e Giovani Università, perché iscriversi?
La parola ai protagonisti
Flavio Guidi
“L’Università è chiamata a ripensare il proprio ruolo”
Angelo Pasquarella
Ma cosa significa essere competitivi come università?
Giorgio Petroni
“Per recuperare competitività, l’Italia ha bisogno di più laureati tecnici”
Flavio Corradini
“L’Università deve parlare lo stesso linguaggio del territorio”
Luigi Lacchè
“Laurearsi (in tempo utile) conviene ai singoli, alle famiglie, all’intera comunità”
Sauro Longhi
Mauro
Mercatali La “sua” Mitopolimeri alla conquista dell’Italia
“Apertura verso le aziende, ma l’impegno dev’essere reciproco”
Stefano Pivato
L’internazionalizzazione degli atenei è indice di qualità
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Benessere
Cultura
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L’Angelica sostiene la
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SOMMARIO
BORSA brevi dal territorio 40 news dal mondo 42 YOUNG NEWS 36
38
Le grandi famiglie marchigiane 44 Vincenzo Zannini
Paolo Subissati
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il padre dei camici bianchi anconetani
ALTO ARTIGIANATO 48 Doriano Marcucci
"un vero artigiano lavora con anima e mani"
VITA DA MANAGER 50 Fabio Massimo Ceccarelli
un manager oggi deve avere la capacità di reinventarsi
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acquisizioni e cessioni
imprese
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coltorti: l'evoluzione della boutique
56
Mauro Mercatali
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Rubrica
15 L’editoriale di Flavio Guidi
PRIMOPIANO
le marche che spiccano
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associazione riviera del conero: valorizzare il vantaggio competitivo
internazionalizzazione
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marche regione imprenditoriale d'europa
mare nostrum
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49° mostra internazionale del nuovo cinema di pesaro
16 Vittoriano Solazzi
"le opportunità per i giovani marchigiani ci sono, ma è finito il tempo del posto fisso"
66
Carriere e poltrone
PRIMOPIANO
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Contributi e bandi
20 Fondazione Salesi
la salute dei bambini è un patrimonio da tutelare
COVERSTORY 22 Paolo Subissati
"per realizzare un sogno occorrono immaginazione, volontà e concretezza"
Turismo
Focus:
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itinerari
CONTROCOPERTINA 28 Mauro Mercatali
la "sua" mito polimeri alla conquista dell'italia
il personaggio
34 Alceste Vitri
marchigiano dell'anno 2013
71 Maurizio Mangialardi Nuovo presidente anci marche 72 La Valle del Cesano:
scrigno di tesori nascosti
76 Tra borghi e frutteti della Val d'Aso:
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a cura di anci marche
un paradiso di tinte e profumi
80 Bridge
un nuovo asso nella manica per il turismo incoming
SPECIALE
ML PER urbino capitale EUROPEA della cultura
&GIOVANI
FORMAZIONE 86
82
AL VIA I CONTRIBUTI PER L'ASSUNZIONE DI GIOVANI
90 Flavio Guidi
l'università è chiamata a ripensare il proprio ruolo
93 Angelo Pasquarella
ma cosa significa essere competitivi come università?
96 Giorgio Petroni
"per recuperare competitività, l'italia ha bisogno di più laureati tecnici
98 Flavio Corradini
luci della ribalta Mark Zitti Fratelli Coltelli
"l'università deve parlare lo stesso linguaggio del territorio"
Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it
156
COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it
100 Luigi Lacchè
"laurearsi (in tempo utile) conviene ai singoli, alle famgilie, all'intera comunità"
Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mlmagazine.it
focus
102 Sauro Longhi
SPORT
"apertura verso le aziende, ma l'impegno deve essere reciproco"
CAPOREDATTRICE Asmae Dachan a.dachan@mlmagazine.it
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COORDINATORE DI REDAZIONE Marco Palumbo m.palumbo@mlmagazine.it
104 Stefano Pivato
"l'internazionalizzazione degli atenei è indice di qualità"
148 ANCONA CALCIO, LA STORIA CONTINUA 150 L'Assessore Andrea Guidotti "lo sport al centro" 154 Paolo Gioacchini "puntare sul settore giovanile e sull'etica"
106 Lella Mazzoli
"l'università italiana vale e all'estero lo sanno"
UFFICIO COMMERCIALE commerciale@mlmagazine.it Tel. 071 2912331 Editrice GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994
108 Renato Picciaiola
110 Giuliano Calza
"quale formazione in agricoltura?"
116 facciamo parlare gli studenti:
il progetto di francesco malandra
a casa di...
112 Bruno Mezzetti
160 benvenuti a malatesta maison de charme
"quale formazione in agricoltura?"
126 Prestito d'Onore
una risposta al 'bisogno d'impresa'
Viaggi
libri
170 Michela Trovarelli
'un istituto che dev'essere conservato e riorganizzato'
in agenda
Una copia euro 2,00 Arretrati euro 4,00 Abbonamento annuale euro 10,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 www.mlmagazine.it/abbonamenti/ abbonamenti@mlmagazine.it
I grandi chef 174 Paolo Antinori
dossier
energia
Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona
una finale nuovo di zecca
172 appunti
Chiuso in redazione il 2/08/2013 progetto grafico: Ricciarelli Comunicazione (An) stampa: Tipoluce (An)
164 Per staccare la spina 165 Proposte a due passi da casa 166 I viaggi di Michela 168 Itinerari del gusto
inchiesta 138 Banca delle Marche
"quando dipingo mi estraneo dal mondo"
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HANNO COLLABORATO AL NUMERO Ivan Antognozzi Roberto Antonella Carlo Badioli Alessandra Balducci Margherita Camilletti Letizia Ciaccafava Tommaso Costantini Fabio Di Giulio Laura Osmani Cristina Panara Michela Rossi Michele Sasso Alessandro Stecconi Mario Timio
la band marchigiana che ha conquistati gli emirati
Cultura 158 Angela Giovagnoli
112 Bruno Mezzetti
luci della ribalta
156 Mark Zitti Fratelli Coltelli
"al servizio delle aziende, ma in un rapporto di indipendenza"
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REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 redazione@mlmagazine.it
"scuole e università come incubatori di idee per le pmi"
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"la nostra cucina è un volano del made in italy"
salute e benessere
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175 il benessere in camice bianco 146 OLQ
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EDITORIALE di Flavio Guidi
La precarietà si combatte con la formazione F lessibilità, competenza, partecipazione, assunzione di responsabilità e attitudine al cambiamento: sono questi i caratteri che consentiranno al lavoratore futuro di riconquistare la sicurezza, strumento che riduce lo stato di precarietà, di ansia, di marginalità sociale. Per rispondere a tali requisiti diventano necessari gli strumenti della ricerca e della formazione professionale. La ricerca consente si analizzare l’intero sistema, i vari settori e mestieri che tendono a far diventare l’individuo più capace di garantire continuità alla scelta del campo lavorativo. Questo compito non può essere demandato ad altri, i quali tutt’al più potranno essere di ausilio nella ricerca o nella raccolta di informazioni. La ricerca dev’essere costante: non è possibile effettuarla saltuariamente oppure non occuparsene affatto, lasciandosi condurre dagli eventi. Il ruolo dev’essere attivo, intraprendente, propositivo. In tale quadro, la formazione professionale la fa da regina, e risulta indispensabile nella traiettoria tracciata dalla seguente equazione: formazione = competenza competenza = lavoro lavoro = sicurezza. Le occasioni formative non mancano: master, corsi specializzanti, incontri formativi, seminari, congressi, corsi finanziati dall’Unione europea (Fse), convegni, formazione a distanza, autoformazione, partecipazione a
fiere. Certo, per accrescere le proprie competenze professionali è necessario organizzare e pianificare risorse di tempo e di denaro, ricorrendo a strutture specializzate che si occupano della ricerca di nuove collocazioni o che offrono assistenza nelle iniziative connesse all’imprenditorialità e allo sviluppo professionale. Le istituzioni spesso forniscono un valido sostegno finanziario, da utilizzare sia in ambito formativo, sia per lo sviluppo professionale o imprenditoriale. Giovani, non scoraggiatevi! Anche nell’attuale contesto, caratterizzato da una situazione difficile, vi sono spazi ed opportunità: dovete però disporre di motivazione, determinazione, senso di responsabilità, flessibilità, intraprendenza, competenza, voglia di fare, voglia di partecipare, voglia di rischiare. La disponibilità al mutamento è anch’essa necessaria. Il progetto lavorativo che il giovane deve interiorizzare è la professionalità: essere capaci di svolgere bene uno o più lavori, essere quanto più trasversali possibile. Tutte le attività lavorative devono essere orientate da questo obiettivo: cercare lo sviluppo professionale, la responsabilizzazione, l’atteggiamento positivo. Il giovane inoccupato è chiamato ad organizzarsi, ad agire, a cercare; quanti lo circondano devono educarlo a che il progetto di crescita professionale diventi motivo di impiego del tempo. L’atteggiamento con il quale approcciare questa nuova sfida è l’entusiasmo, consapevoli che tale approccio comporterà anche sacrifici, frustrazioni ed ansie.
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PRIMO PIANO
“Le opportunità per i giovani marchigiani ci sono, ma è finito il tempo del posto fisso” Per il Presidente del Consiglio regionale, Vittoriano Solazzi, il comparto manifatturiero rimarrà l’asse portante del tessuto produttivo regionale, seppure attualmente in calo rispetto al passato. Per compensare l’arretramento si deve puntare a settori promettenti, come il turismo di P. Duranti
P
residente, il modello economico marchigiano è tuttora valido? “In linea generale, e senza catastrofismo alcuno, ritengo che tutto l’Occidente sia chiamato a “ripensare” il modello economico e sociale che ci ha accompagnati negli ultimi decenni. Più in particolare, se consideriamo che anche la piccola impresa è ormai pienamente immersa in un mercato globale, va da sé che il nostro territorio – che ha saputo fondare la sua fortuna proprio sulle piccole realtà manifatturiere - non sfugge alle nuove traiettorie che si stanno imponendo a livello mondiale”. Tutto questo cosa significa? “Che per riconquistare ed accrescere i livelli di ricchezza prodotta prima di questa terribile crisi bisogna puntare ai mer18
cati esteri . Non tutto il mondo è in crisi: vi sono vaste aree che crescono, talvolta anche in misura consistente: è lì che dobbiamo giocarci la partita”. In tale cornice come si posiziona il fenomeno del distretto? “Direi che quella del distretto ha rappresentato per la nostra regione una felice intuizione, ma oggi il modello distrettuale non è più sufficiente; la priorità sta proprio nell’internazionalizzazione”. Con quali modalità? “Le politiche di penetrazione nei mercati esteri vanno perseguite tramite le reti ma anche con il necessario supporto delle istituzioni, sia locali che nazionali”. In quest’ambito mi pare che sia stata premiata la politica condotta dal Presi-
dente Spacca … “Spacca può a tutti gli effetti considerarsi un precursore delle moderne strategie di internazionalizzazione del tessuto produttivo: ci ha creduto quando per molti parlare di conquista dei mercati esteri sembrava una divagazione. Oggi ci rendiamo conto che se l'impegno del nostro Governatore fosse stato lo stesso per tutti i decisori politici del nostro Paese i morsi di questa crisi sarebbero meno dolorosi”. Lei quindi non è tra coloro che sostengono la necessità di incentivare la trasformazione dell’economia marchigiana, vista la crisi del manifatturiero? “Resto convinto che il sistema manifatturiero resterà sempre l' asse portante della nostra economia. La concorrenza
globale potrà esporci a ciclici arretramenti ma rimarrà la spina dorsale. Detto questo, il problema che abbiamo di fronte è quello di riuscire a compensare i rischi di calo di questo settore”. Secondo Lei come è possibile? “Ritengo che la compensazione debba essere perseguita facendo leva su comparti quali la cultura, il turismo, l'agricoltura e l’ambiente, che più di altri denotano rilevanti capacità espansive. E’ qui che dobbiamo impegnarci nella costruzione del secondo motore dello sviluppo economico marchigiano”. Parliamo appunto di turismo: quanto può essere determinante per la nostra regione? “L’offerta turistica regionale dispone di
fattori di attrattività di livello assoluto: basti pensare che il turista che decide di venire nelle Marche, nel giro di pochi giorni è posto nelle condizioni di ammirare ricche città d’arte e stupendi paesaggi collinari, di rilassarsi sulle nostre coste e di fare una passeggiata in montagna. Il tutto accompagnato da un’invidiabile tradizione enogastronomica. Per non parlare poi dell’importanza del turismo religioso …”. Si fa abbastanza sul piano della comunicazione? “Diciamolo chiaramente: le politiche di incoming turistico marchigiano hanno bisogno di fortissimi investimenti in comunicazione. È solo da qualche anno che la Regione Marche, sia pure in un momento di difficili compatibilità di bilancio,
ha compiuto un grande salto di qualità. Altre regioni hanno iniziato prima ed investito tanto di più". In che misura la comunicazione può essere efficace? “In tutti i comparti economici tale strumento è efficace se utilizzato in maniera massiccia ed integrata. In altre parole, se è costante e se coinvolge tutti i segmenti della comunicazione: televisione, stampa, web, ecc... ”. Un altro aspetto da valutare è rappresentato dall’adeguamento delle strutture ricettive. “La Regione Marche negli anni scorsi è intervenuta in modo consistente con contributi in conto interessi in favore delle imprese del comparto turistico per rendere maggiormente competitiva la
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PRIMO PIANO
“Servono misure dirette ad invogliare i giovani all’autoimprenditorialità. In Italia mancano adeguate semplificazioni per chi vuole intraprendere una attività economica”
nostra offerta ricettiva. Dobbiamo impegnarci per reperire ulteriori risorse”. Lei prima ha accennato al superamento del nostro modello sociale. In che senso? “Il discorso sarebbe lungo; le faccio solo un esempio: dobbiamo abbandonare la cultura del posto fisso, del lavoro sotto casa, dell'aggiornamento casuale. Il futuro offrirà garanzie solo a chi avrà la capacità di comprendere che il cambiamento e la velocità dello stesso sono fattori ai quali dobbiamo tutti allinearci. non ci sarà più un tempo delle garanzie perpetue”. E’ altrettanto vero che i giovani non sono stimolati a rischiare … “Condivido: servono misure dirette ad invogliare i giovani all’autoimprenditorialità. In Italia mancano adeguate sem-
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plificazioni per chi vuole intraprendere attività economiche. Il che si traduce in un imperativo: sburocratizzare. È chiaro che un ruolo importante è quello del credito che dovrà privilegiare il progetto rispetto al capitale. Mi rendo conto che è complicato, ma è questa la strada”. Anche la formazione presenta i suoi punti deboli. “In Italia la formazione presenta essenzialmente due carenze: la scelta dei percorsi formativi prescinde quasi sempre dall'evoluzione della domanda e dall'altro l'assoluta separazione tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro”. Eppure in regione vi sono ben quattro università … “E’ vero, ma manca un centro di raccordo tra domanda e offerta. Fino a poco tempo fa inoltre si pensava che esistesse il
tempo dello studio e quello del lavoro: in realtà ora ci rendiamo conto che si tratta di una concezione sbagliata, i due momenti devono necessariamente convivere ”. In conclusione, Presidente, Lei ritiene che le opportunità per i giovani marchigiani siano comunque molte? “ E' inutile negarlo il momento è difficile ma sono convinto che opportunità ce ne sono e ce ne saranno per i giovani animati da impegno, passione, entusiasmo, fantasia e con una solida formazione di base ”.
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PRIMO PIANO
“
Da soli si cammina veloci, ma insieme si può andare molto lontano
”
Fondazione Salesi: la salute dei bambini è un patrimonio da tutelare Fiore all’occhiello del volontariato nelle Marche, opera da nove anni al servizio dei piccoli degenti dell’unico ospedale materno-infantile della regione. Vocazione, professionalità e impegno sono la linfa vitale dei numerosi progetti realizzati a sostegno del benessere dei bambini ricoverati di A. Dachan
N
el fiorente panorama delle associazioni di volontariato che operano nella nostra regione, spicca, per la qualità e l’unicità dell’offerta, la Fondazione dell’Ospedale G. Salesi ONLUS. Si tratta di una realtà che nasce il 21 luglio 2004 come strumento operativo sinergico del Presidio Ospedaliero di Alta Specializzazione “G. Salesi”, unico ospedale regionale ad esclusivo indirizzo materno-infantile. “L’obiettivo principale dei fondatori spiega il direttore operativo, dottoressa Annarita Settimi Duca - è quello di cer-
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care di ‘umanizzare’ la permanenza in ospedale dei piccoli degenti, ponendo al centro della nostra attenzione il rispetto dei diritti dei bambini, che non si limita alla cura del corpo, ma tutela in particolare, il loro benessere psico-emotivo. I bambini ci danno molto, hanno una scala di valori diversa da quella degli adulti. Sono il patrimonio dell’umanità, un patrimonio da tutelare”. Questo impegno si traduce in diversi progetti, che prima di diventare operativi vengono condivisi da medici e operatori sanitari. In particolare, la Fondazione
Salesi porta avanti con successo il progetto “ospedale senza dolore”, che aiuta i bambini ad affrontare le sofferenze fisiche, grazie ad un importante lavoro sulla loro sfera emotiva. Tutti i professionisti che operano con la Fondazione hanno un alto livello di specializzazione e fanno formazione continua; hanno modo di confrontarsi spesso con altre realtà d’eccellenza che operano nel settore, in un’ottica di crescita e miglioramento. Partendo dal presupposto che il bambino non è un piccolo adulto, ma rappresenta il futuro dell’umanità, la Fondazione si
Progetti della Fondazione Salesi • Accettare e contenere il dolore nel reparto di Oncologia pediatrica; • “Battito d’ali”, il cui senso è racchiuso in questa citazione di Fraiberg: “Se il dolore dei genitori viene ascoltato e accolto, essi saranno in grado di ascoltare e accogliere il loro bambino”; • Ludoteca del riuso; • Pet therapy; • Preparazione psicologica all’anestesia e all’intervento chirurgico; • Niente dolore in corsia; • Musicabilis, che prevede la presenza di due musicoterapeute; • Più unico che raro, realizzato presso il Centro Regionale di impegna a creare, all’interno dell’ospedale, un ambiente il più possibile accogliente ed adeguato. I professionisti della Fondazione Salesi, anzi, le professioniste dovremmo dire, considerato che per oltre il 90 per centro sono donne (età media 32 anni), operano sia nei reparti, che seguendo i piccoli degenti individualmente, con percorsi personalizzati. I bambini vengono informati sulle cure e preparati, passo dopo passo, per gli eventuali interventi chirurgici a cui verranno sottoposti. La Fondazione Salesi, presieduta dal dottor Paolo Galassi, lavora su una rosa
Malattie Rare; • Disturbi del comportamento alimentare (DCA) Percorso assistenziale integrato, • Casa Sabrina, mini appartamenti situati a Colle Ameno per accogliere le famiglie dei piccoli degenti; • Le favole della buonanotte; • Progetti europei, che vedono la Fondazione impegnata sia come partner, che come coordinatore, in quattro diversi progetti orientati al miglioramento della qualità della vita; • Operatore ludico; • Corsi di formazione • Convegni. • Acquisto di attrezzature salva-vita e sostituzione di apparecchiature diagnostiche di citogenetica.
di importanti progetti, finanziati completamente da generosi “compagni di viaggio”, ovvero sostenitori e donatori, aziende e privati, che non fanno mai mancare il proprio appoggio. Dal 2009 la Fondazione è divenuta Socio aderente dell’Istituto italiano della donazione, ente che verifica la trasparenza a tutela del donatore. Ottenere questo marchio significa che l’organizzazione non profit rispetta alti standard internazionali e mette al centro del proprio agire trasparenza, credibilità e onestà. “Il nostro auspicio – ha affermato il diret-
tore Settimi Duca - è quello di radicare ulteriormente la nostra presenza, continuando il nostro lavoro al servizio della salute dei bambini; ci piacerebbe anche veder aumentare il numero dei ‘compagni di viaggio’; in particolare, vorremmo avere al nostro fianco più industriali. Come ci ha insegnato Madre Teresa: “quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno”. fondazioneospedalesalesi.it
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COVER STORY
Paolo Subissati 24
“Per realizzare un sogno occorrono immaginazione, volontà e concretezza” Azienda leader nel centro Italia per l’edilizia in legno, con cinquant’anni di storia alle spalle e oltre trecento case realizzate, Subissati è un’eccellenza nel settore che realizza le costruzioni del futuro di A. Dachan
S
ubissati è oggi sinonimo di costruzioni in legno, ma come è iniziata la vostra avventura imprenditoriale? “La nostra storia inizia cinquant’anni fa, quando mio padre, Mario, ha avviato l’omonima azienda, che realizzava teloni e tende per la Protezione Civile ed altri enti pubblici. Dop o vent’anni di attività siamo entrati in azienda anche noi quattro figli – Rosa Maria, Francesco, Andrea ed io – diversificando le produzioni, orientandoci verso nuovi mercati di riferimento. Abbiamo iniziato con strutture di copertura per esterni, utilizzando prima l’acciaio, specializzandoci poi nel legno”. Quali sono le peculiarità di questo settore? “Il nostro è un settore che vive un’evoluzione e una crescita continui. Consideri che trent’anni fa questo specifico mercato in Italia era ancora nuovo: nella macroregione centrale siamo stati i primi e siamo tutt’ora leader per la realizzazione
di strutture, architetture Xe costruzioni in legno. Siamo stati per molti versi pionieristici, affrontando le complessità legate ad impianti e materiali che richiedono competenze diverse rispetto a quelle dell’edilizia tradizionale. Oltre alle case realizziamo ponti, scuole, strutture industriali”. Come è stata accolta dal mercato italiano e, in particolare, da quello locale, l’innovazione delle case in legno? “In Italia è certamente dominante la cultura del mattone, quindi l’introduzione di un materiale come il legno ha inizialmente trovato una resistenza, dovuta soprattutto a un certo tipo di mentalità, che nell’immaginario collettivo lega l’idea del legno alla baita in montagna. La mancata conoscenza dei vantaggi e delle caratteristiche di questo materiale ha richiesto un forte impegno nel trasmettere le informazioni a riguardo; per questo organizziamo seminari e convegni e tenia-
mo consulenze per gli addetti al settore”. Che tipo di vantaggi offre il legno? “In materia di sostenibilità, risparmio energetico e rispetto ambientale, il legno è certamente un materiale straordinario e rappresenta il futuro. Va sottolineato che il legno è un materiale salubre: evita la formazione di muffe e condense proprio perché si costruisce a secco e questo garantisce un’efficienza elevata. Nel nord Europa, soprattutto nelle zone dove c’è una certa contaminazione da parte della cultura nordica, questo settore ha già preso ampiamente piede. Da noi, nelle Marche e in tutto il centro Italia, c’è oggi una nuova apertura e si registra una crescita continua”. Quanto contano la ricerca e l’innovazione nel vostro settore? “Sono fondamentali; il 20 per cento della forza lavoro della nostra azienda, infatti, è composta da ingegneri e
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COVER STORY tecnici specializzati, che si occupano di studiare e verificare tutte le situazioni più complesse legate all’uso del legno. Un altro reparto del medesimo ufficio si preoccupa di testare i nuovi prodotti che escono sul mercato, fino a raggiungere una conoscenza approfondita di essi. In generale, lo sviluppo e l’aumento della domanda di strutture in legno, dovuto in special modo alle sue proprietà antisismiche e ai vantaggi che offre in materia di risparmio energetico, ha richiesto una maggiore attenzione di tutti gli operatori della filiera. Un supporto importante ci arriva da aziende nostre partner che operano all’estero e che sono altamente competenti e all’avanguardia, con le quali abbiamo istituito da tempo un rapporto significativo di collaborazione”. La formazione viene in qualche modo trasmessa anche al cliente finale? “Certamente sì e questo implica una serie di passaggi: noi coinvolgiamo i progettisti, offrendo loro un quadro completo delle peculiarità del prodotto e loro, che si interfacciano con i clienti, trasmettono la conoscenza di tutti i benefici che potrebbero trarne. Il momento della costruzione di una casa è, per una famiglia, particolarmente importante e delicato: un corretto orientamento e una buona informazione sulle offerte del mercato risultano fondamentali. Il nostro nuovo showroom, infatti, è stato concepito e realizzato come spazio formativo, in cui si mostrano i diversi materiali e i diversi passaggi di realizzazione: in questo modo il cliente partecipa con consapevolezza al progetto e alla costruzione della sua casa”. Oltre agli ingegneri e ai tecnici, quali sono le figure professionali che ruotano intorno alla vostra realtà? “Il nostro primo contatto è quello con i progettisti, che ci interpellano sin dalle primissime fasi di realizzazione del progetto. Interveniamo anche sul piano delle verifiche statiche e dei calcoli strutturali. La fase successiva è quella della cantierizzazione dell’opera, con tutti i dettagli e i disegni di esecuzione da inviare in produzione a reparti automatizzati. Noi lavoriamo su singole commesse, non facciamo produzioni di serie e questo fa sì che ogni casa sia un prodotto su misura”.
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Qualità, sicurezza e formazione sono termini che ricorrono continuamente nel vostro lavoro; vuole parlarci delle certificazioni che avete ottenuto nel tempo? “Per noi sono requisiti irrinunciabili e le certificazioni che abbiamo, confermano la natura e il livello del nostro impegno in tal senso. A partire dal febbraio 1999 l'azienda ha ottenuto la ISO 9001, qualità aziendale, attenzione a precisi standard nei processi produttivi, valore dei prodotti e coerenza strategica; ISO 14001, qualità nella gestione ambientale; OHSAS 18001 sistema di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro. Un'altra certificazione, che attesta l'alto standard qualitativo e l'efficienza energetica delle nostre costruzioni è la cer-
Tra le nostre ultime realizzazioni c’è anche il ristorante di Moreno Cedroni, Il clandestino, a Portonovo. Una perla del territorio marchigiana fuori e dentro
tificazione Partner CasaClima. L'azienda è anche in possesso dell'Attestazione Euro-Soa (Categoria OS32 Classe IV e Categoria OS33 Classe II). Altro certificato è l’Attestato di Qualificazione per la Trasformazione di Elementi Strutturali in Legno Lamellare. La nostra azienda è stata tra le prime in Italia ad operare secondo i requisiti richiesti dalla nuova Normativa Tecnica per le Costruzioni. Le nuove Norme definiscono i principi per progettare, eseguire e collaudare le costruzioni in riferimento alle prestazioni richieste in termini di requisiti essenziali come resistenza meccanica, resistenza al fuoco, stabilità e durabilità”. Ultimo in ordine di tempo è l’Attestato di Qualificazione per la Produzione di Carpenteria
Metallica. Subissati risulta essere una delle pochissime aziende in Italia ad avere sia l’attestato come centro di trasformazione di Elementi Strutturali in Legno Lamellare, sia quello per la Trasformazione di Carpenteria Metallica”. Oltre ai vantaggi in termini di sicurezza e risparmio energetico, anche dal punto di vista economico conviene scegliere una casa o una struttura in legno? “Dal punto di vista economico una casa in legno è un investimento assicurato: i costi di realizzazione sono inferiori del 20 per cento circa rispetto ad una costruzione tradizionale e anche le spese di manutenzione nel tempo sono notevolmente ridotte. Il costo medio chiavi in mano va dai 1200 ai 1400 euro al metro quadrato. Il rapporto qualità-prezzo di una casa di legno è assolutamente vantaggioso. Non dimentichiamo, inoltre, che la struttura portante della casa che si va a realizzare è la stessa di quella delle abitazioni tradizionali, ma le caratteristiche del materiale trattato ne aumentano notevolmente il livello di sicurezza, anche in caso di incendio. Inoltre ci sono aspetti legati alle peculiarità estetiche del legno, che ne fanno non solo un materiale di costruzione, ma anche un elemento di design, che garantisce grande flessibilità e risponde a criteri estetici sia classici, che moderni”. Anche i tempi di realizzazione sono inferiori? “Sì, per un’opera completa bastano tre mesi e anche questo aspetto contribuisce alla riduzione e al contenimento dei costi. Le procedure di lavoro sono rigorose e assicurano l’ottimizzazione dei tempi: ogni singolo elemento viene lavorato con modernissimi macchinari a controllo numerico. La mappatura dell’intera struttura architettonica e la codifica e tracciabilità di ogni singolo elemento costruttivo, rendono efficienti al massimo tutte le fasi di lavoro”. Già trecento case costruite e numerose realizzazioni in corso d’opera: quali saranno le prossime commesse che porterete a termine? “A settembre verranno inaugurate tre scuole dell’infanzia, che ospiteranno, complessivamente, oltre duecento bambini: a Morrovalle (Mc), a Filottrano (An) e
Il miglior biglietto da visita è certamente la soddisfazione dei nostri clienti, che si concretizza con la spontanea diffusione della cultura della costruzione in legno. Oggi realizzano un sogno, con un occhio di riguardo al domani dei nostri figli.
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COVER STORY
“La casa ideale mette radici nella saggezza della terra e anticipa il futuro con l’ingegno della scienza”
a Montecolombo (Rn). Stiamo inoltre per iniziare la posa di un Agrinido, che sorgerà qui ad Ostra e che sarà funzionante entro l’anno”.
do questi canoni, non esiste”.
Il settore edile sta attraversando un momento particolarmente difficile. Come state affrontando questa fase? “Il comparto delle costruzioni tradizionali purtroppo soffre, ma per quanto riguarda le costruzioni in legno si registra un’inversione di tendenza, con una sensibile e costante crescita. Ciò è dovuto ad una serie di elementi, tra cui gli investimenti fatti in innovazione, che hanno proiettato la realtà verso quello che è il mercato del futuro”.
Ci ha raccontato che in azienda siete quattro fratelli: cosa significa lavorare insieme alla famiglia? “Fin da piccoli giravamo intorno all’azienda e nel tempo è nata e cresciuta in tutti noi la passione per questo settore e il desiderio di mantenere vivo gli insegnamenti e l’impegno di nostro padre. Oggi ognuno si occupa di un aspetto specifico, ma lavoriamo in sinergia e con grande affiatamento. Ormai anche i nostri collaboratori sono diventati parte di questa grande famiglia e famiglia significa fiducia, condivisione, lealtà. Sono fattori che fanno la differenza”.
Rassicuriamo gli amanti dell’ambiente: da dove giunge il legno che usate? “Non tagliamo nemmeno un albero in Italia; il legno arriva da piantagioni del nord Europa, che nel rispetto delle normative ripopolano i boschi piantumati. Il rischio deforestazione, lavorando secon-
Se guarda al futuro, cosa vede? “Siamo fiduciosi, stiamo crescendo e abbiamo molta voglia di lavorare, consolidando e aumentando la produzione e il fatturato. Il nostro radicamento nel territorio, la scelta di dedicarci all’Italia, in particolare al centro, con un occhio di
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riguardo alla nostra regione, è per noi un punto di forza, perché – oltre a creare occupazione - riusciamo ad avere un contatto diretto con i nostri acquirenti, senza la mediazione di concessionari e rivenditori. Puntiamo ad un’architettura fluida, capace di adattarsi nel tempo alle esigenze di chi vi abita. In particolare l’idea è rivolta agli anziani, che spesso nell’arco di pochi anni, vivono la quotidianità domestica con crescente difficoltà. Nel nostro futuro, quindi, ci sono lavoro, passione e impegno”.
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CONTROCOPERTINA
Mauro Mercatali
La “sua” Mitopolimeri alla conquista dell’Italia Forse non tutti sanno che ad Ancona opera da quarant’anni esatti un’azienda che, nonostante la crisi del settore (materie plastiche), continua ad aumentare il fatturato. Stiamo parlando della Mitopolimeri, fondata e guidata da un marchigiano doc, Mauro Mercatali di P. Duranti
P
residente, dopo avere conosciuto Lei e la Sua azienda ci si ricrede su quello che si dice un po’ ovunque circa la difficoltà di fare impresa in Italia … “No, no … fare impresa è difficile, eccome. Anche a me, che ormai lavoro in proprio da quasi mezzo secolo, talvolta accade di scoraggiarmi”. Partiamo da lontano: l’inizio dell’avventura. Dove nasce il cammino che la porterà a fondare questa realtà, che nel suo settore oggi è leader a livello nazionale? “Tutto nasce in Germania. Ora le spiego. Terminati gli studi andai a lavorare un anno in Germania, dove imparai il tedesco. La conoscenza di questa lingua segnò tutti i passaggi successivi della mia
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vita lavorativa, a cominciare dall’assunzione in Bayer, la multinazionale famosa per l’aspirina”. Qui di cosa si occupava? “Stavano cercando il titolare dell’agenzia di Umbria, Marche e Abruzzo per la divisione dei prodotti chimici”. Cioè? “La divisione comprendeva le materie plastiche, la gomma, i pigmenti, le vernici, gli additivi, i poliuretani … insomma, prodotti chimici in senso ampio”. L’impatto come fu? “Molto buono, nel senso che era un’epoca – stiamo parlando del ’71 – in cui per quei prodotti le regioni di mia pertinenza erano praticamente terreno vergine. E
così andai avanti per circa due anni, fino a quando mi resi conto definitivamente che tra i prodotti in portafoglio, il settore più promettente era quello delle materie plastiche”. E allora cosa accadde? “Colsi al volo l’opportunità di ottenere la rivendita della Bayer per il Centro Italia per tutto il settore delle materie plastiche”. E questa è rimasta l’attività degli ultimi quarant’anni? “Quaranta esatti! Stiamo parlando, infatti, del luglio del ’73”. Quelli erano anche gli anni della crisi del petrolio, dell’austerity. Ne risentì? “Certo, per tutti i derivati dal petro-
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Oggi nel settore dello stampaggio siamo forse la regione piĂš importante del Centro Italia
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CONTROCOPERTINA
“Nel luglio del ’73 diventai il distributore unico per il Centro Italia della Bayer, per tutto il settore delle materie plastiche”
lio - comprese le materie plastiche - il momento era delicato. Ma fui facilitato da un lato dal fatto di poter disporre, a Castelfidardo, di alcuni locali da adibire a magazzino, di proprietà di mio padre, e dall’altro dalla circostanza che, poiché il materiale era praticamente introvabile, lo vendevo prima ancora di riceverlo, per cui non avevo il problema della liquidità. Tutto sommato erano bei tempi”. A detta di molti Lei ha in un certo senso “accompagnato” la nascita di molte aziende del territorio, in questo settore ma non solo. Mi incuriosisce approfondire questo aspetto, che La vede come testimone privilegiato del percorso effettuato nel settore dello stampaggio. “Vede, quando io intrapresi l’attività, l’attività industriale stava ancora attraversando una fase embrionale. Circa la metà del fatturato realizzato sul territorio proveniva dal settore degli strumenti musicali, come pianole e fisarmoniche. Come fornitore di materie plastiche posso dire di aver assistito, anzi partecipato attivamente, ad un enorme sviluppo di taluni comparti e alla nascita di altri … Quanti marchigiani, dopo aver maturato un’esperienza in fabbrica, si sono messi per conto proprio, comprandosi la pressa per stampare materie plastiche, magari in locali di fortuna? Moltissimi, nei settori più svariati, dall’illuminazione agli elettrodomestici. Questa è stata la nostra storia e anche la nostra fortuna. Oggi nel settore dello stampaggio siamo forse la regione più importante del Centro Italia; dal canto mio, penso onestamente di aver contribuito a tale situazione”. Facciamo un salto fino ai giorni nostri:
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come si è sviluppata la Mitopolimeri dagli anni Settanta ad oggi? “L’attuale denominazione – Mitopolimeri – è stata assunta poco tempo fa, a seguito di una fusione con un’altra società; allora ci chiamavamo Mercatali Srl. Se devo risponderle in una battuta, le posso dire che negli ultimi trent’anni siamo passati da una fase di sviluppo a due cifre a un periodo come l’attuale in cui – nonostante la congiuntura in atto - si nota comunque una crescita, seppur lieve, attorno al 2-3 per cento annuo. Dati estremamente significativi, se consideriamo che il settore registra cali dell’ordine del 20/25 per cento …”. Anche quest’anno? “Sì: prevediamo una crescita del 5/6 per cento rispetto al 2012”. Visto che ha accennato alla fusione, ce ne parla? “Siamo nel 2010, la Mercatali Srl ha il Centro Italia, mentre nel Triveneto ha l’esclusiva la Mida, una società fondata da un mio caro amico (e da un suo socio), che sul finire degli anni Settanta fece il mio identico percorso professionale, passando da dipendente a distributore della Bayer. In questi anni abbiamo mantenuto strettissimi contatti, umani e professionali, trovandoci molto spesso in sintonia sulle strategie da adottare, nei confronti sia dei fornitori che dei clienti. E così, appunto, decidemmo di unire le nostre forze, per accrescere la nostra competitività e al contempo assecondare talune richieste che ci venivano avanzate dai fornitori”. E così nasce la Mitopolimeri. “Esatto. E’ una società che oggi, attra-
verso le due sedi di Ancona e Treviso, copre una vasta area del Paese ed è strutturalmente e finanziariamente pronta a svilupparsi anche in altre aree”. In che senso? “Stiamo estendendo l’area commerciale anche in altre regioni, come Piemonte e Lombardia; regione, quest’ultima, che anche nel nostro settore riveste la massima importanza. Abbiamo, infatti, aperto due magazzini depositi a Bergamo e Torino. Ora, con quattro depositi ramificati sul territorio nazionale, siamo in grado di gestire al meglio il rapporto con il cliente, garantendogli un servizio eccellente”. In cosa consiste? “Oltre alla fornitura di prodotti di elevato valore qualitativo, il nostro punto di forza risiede nell’assistenza tecnica e nella consegna del materiale, che garantiamo nel giro di 48 ore. Inoltre, si consideri che i commerciali della Mitopolimeri sono anche ottimi tecnici: è anche grazie alla loro passione che riusciamo ad organizzare periodici meeting ed incontri con i clienti e fornitori”. Presidente, Lei può essere considerato a pieno titolo uno dei maggiori esperti in Italia del settore dei tecnopolimeri. Quali sono le prospettive? “Innanzitutto diciamo che il termine “materie plastiche” di per sé non significa nulla. O meglio, perché abbia un senso occorre declinarlo in più ambiti: immaginiamo una piramide, occupata nella parte più alta dai prodotti supertecnologici, realizzati in quantità minime a prezzi piuttosto elevati. Scendendo, nella fascia intermedia troviamo i tecnopoli-
meri, cioè prodotti con caratteristiche particolari quali la resistenza termica, meccanica, ecc. La base della piramide, infine, ospita le cosiddette commodities, presenti nel mercato in enormi quantità”. I beni in plastica di utilizzo comune rientrano in quest’ultima categoria? “Le commodities comprendono il polipropilene – pensiamo al classico colapasta che usiamo in cucina –, i prodotti in PVC (ad esempio i canali di scarico in edilizia), il polistirolo e il polietilene, con il quale sono fabbricati i sacchetti per i rifiuti. Teniamo presente che il polipropilene – nato in Italia negli anni Settanta (essendo stato brevettato dall’ing. Natta, ndr), a dimostrazione dell’importanza che aveva l’industria chimica nel nostro Paese - è diffusissimo in tutto il mondo”. Un’industria chimica che in Italia è quasi sparita …
“Nel corso degli anni, per una serie concatenata di fattori, il polo chimico italiano si è dissolto, mentre il “nostro” polipropilene è diventato in assoluto la materia plastica più utilizzata al mondo …. Detto questo, vorrei rispondere alla sua domanda circa le prospettive del settore”. Prego. “Negli ultimi anni la plastica è penetrata praticamente in tutti gli ambiti, dai casalinghi all’arredamento, dall’illuminazione al settore elettrotecnico in generale, dalle auto agli elettrodomestici, dagli accessori moto al tempo libero, dallo sport alla telefonia; per non parlare delle calzature, dei televisori, dei dvd, ecc. In altre parole, la clientela è vasta ed eterogenea. Le prospettive sono buone, anche se in parte dipenderanno dai nuovi campi di applicazione della materia plastica”. Cioè? “Si sta parlando sempre di più della
possibilità di produrre in plastica tutte le componenti di vetro delle automobili: questa innovazione aprirebbe scenari nuovi a tutto il settore, come ci si può immaginare. Dobbiamo poi tener conto che nel Far East il settore registra uno sviluppo a due cifre: a conferma di ciò, basti pensare che oggi il 60-65 per cento dei consumi mondiali di materie plastiche riguarda proprio quei Paesi, caratterizzati da forti espansioni economiche”. E la situazione italiana come la vede? “Come diretta conseguenza di quanto espresso poc’anzi. Anche la produzione delle materie plastiche ha subìto un processo di globalizzazione che ha riverberato i propri effetti anche sul nostro tessuto produttivo. Anzi, dirò di più: in Italia tale fenomeno è ancor più sentito rispetto ai nostri competitor del Vecchio Continente, perché noi per molti anni siamo stati un po’ la Cina dell’Europa, il Paese trasformatore per eccellenza! Oggi che
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CONTROCOPERTINA
c’è la Cina vera ne stiamo subendo inevitabilmente i contraccolpi, in tutto il manifatturiero”. Con gravissimi effetti sulla carenza di liquidità delle imprese. “Questo è forse l’aspetto più delicato. Per un’azienda commerciale, come la nostra, oggi è più importante vendere “bene”, nel senso di individuare il cliente che poi riuscirà ad onorare il proprio debito, piuttosto che vendere “tanto”. Per cui è ormai indispensabile svolgere un’efficace attività di monitoraggio del cliente, prima di firmare il contratto”. Considerata la crisi del manifatturiero,
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cosa dovremmo fare? “L’Italia si deve reinventare, da un lato puntando moltissimo su innovazione e design, dall’altro sviluppando quello che a detta di molti è il nostro petrolio, cioè il turismo. In realtà non dobbiamo inventarci proprio nulla: abbiamo già tutto. Solo che va organizzato e valorizzato in modo sistematico”. Destinando risorse pubbliche allo sviluppo dell’industria turistica? “Certo. Dovremmo investire di più nei servizi indispensabili per attrarre turisti stranieri: in primis, nella rete infrastrutturale, oggi purtroppo inadeguata. Senza andare troppo in là, basta dare un’oc-
chiata al porticciolo di Numana è lo stesso di trent’anni fa!”. Lei nel turismo ci crede davvero, visto che negli ultimi tempi vi ha investito non poco? “E’ proprio così. All’Hotel Parco di Castelfidardo – acquisito alcuni anni fa – si è aggiunta recentemente un’altra iniziativa immobiliare realizzata da mia moglie, il bed&breakfast “Il concio”, situata in un posto incantevole nei pressi di Sirolo. Sono molto legato al territorio e credo che le sue bellezze vadano valorizzate appieno. Il mio investimento nel turismo va letto in questi termini”.
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IL PERSONAGGIO
Alceste Vitri, marchigiano dell’anno 2013 Classe 1943, originario di Montecalvo in Foglia (PU), con una passione per lo sport, è il fondatore della Rivacold, azienda che opera nel settore della refrigerazione. Per lui il lavoro oggi è soprattutto una grande passione di A. Dachan
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osa ha significato per lei ottenere il prestigioso riconoscimento di “Marchigiano dell’anno”? Quali sono state le motivazioni del premio? Se lo aspettava? “No, non me lo aspettavo ed è un riconoscimento che sono molto onorato di aver ricevuto perché nel mio lavoro cerco sempre di guardare all’interesse di tutta la comunità e di pensare al futuro dei miei nipoti e dei giovani. È un premio che va a tutto il mio team, ai miei collaboratori e ai miei figli che partecipano con me alla gestione dell’azienda. E a loro ho detto che dobbiamo essere come una squadra: sempre uniti. Questo premio è una grossa responsabilità che ci deve stimolare a fare ancora meglio ed andare avanti”. Cosa mette, di “marchigiano”, nel suo
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lavoro? “Di marchigiano, a parte considerare ancora la mia azienda come una famiglia e viverla a 360 gradi, sono ancora il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via; è rimasto poco, ormai bisogna guardare oltre l’Italia e oltre l’Europa e quindi modelli di aziende molto più organizzate e strutturate. Per questo da anni abbiamo intrapreso la strada della Lean manufacturing (modello Toyota) e dell’internazionalizzazione”. Cosa l’ha spinta a diventare imprenditore? “Quando ho iniziato ero appena tornato dal militare e quindi ero molto giovane, con tanta voglia, ma anche molta necessità di fare. Ovviamente sapevo di dover andare incontro a tanti sacrifici, ma la voglia di creare una mia identità e la tan-
ta forza che avevo mi hanno aiutato”. Lei è il titolare della Rivacold, azienda che opera nel campo della refrigerazione. Quali sono le peculiarità di questo campo? “La nostra azienda opera nella catena alimentare e anche se è un settore dove si potrebbe sentire meno la crisi, è necessario realizzare macchine o impianti con alto contenuto qualitativo, tecnologico e rispettare le esigenze relative a risparmio energetico e rispetto dell’ambiente. Inoltre è fondamentale una celere assistenza alla clientela”. Qual è la situazione attuale del settore? Come affrontate la crisi? “Il settore, come molti altri, sta vivendo delle problematiche di poca visibilità sugli ordinativi e grosse difficoltà del
Ritratto di un imprenditore che si è fatto da sé Era il 1966 quando Alceste Vitri, a diciannove anni, fonda la Refrigerazione industriale srl, poi denominata nel tempo Rivacold srl., che sin dal 1995 è certificata UNI ENI ISO 9001. Nel 1978 fonda la Vitrifrigo snc e l’anno seguente la Star srl. Nel 1999 acquisisce la Mobius srl, produttrice di isolanti termici per refrigerazione, riscaldamento e condizionamento. Dal 2000, al 2005 fonda la Districold srl, la Nordest srl e la Vitrifrigo America llc. Dal 2005 al 2009 acquisisce, in ordine di tempo: la maggioranza della Cover srl, della Frigopenta srl, della Raicen srl, della Grasso srl e la Frigileine srl. Nel 2007 acquisisce un ramo di una società inglese che denomina Rivacold Uk. Un impegno per i giovani Collabora da anni con scuole (Itis di Urbino, Benelli e Bramante di Pesaro) e con le Università di Urbino e Ancona, per aiutare i giovani nell’inserimento del mondo del lavoro. A settembre 2013 verrà inaugurata la palestra scolastica “Vitri” per i bambini delle scuole elementari di Montecchio – Sant’Angelo in Lizzola (PU). Premi e riconoscimenti Nell’anno 2003 ha ricevuto dal comune di Sant’Angelo in Lizzola l’Attestato di civica benemerenza per l’impegno nei settori del lavoro, dello sport e del sociale. Nel 2009 ha ricevuto dalla Camera di Commercio di Pesaro - Urbino il Premio Fedeltà al Lavoro dedicato ai protagonisti dello sviluppo economico. Nel 2013 viene premiato come Marchigiano dell’Anno. È socio del club Rotary di Pesaro, socio della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e membro della Giunta della Confindustria di Pesaro Urbino. Solidarietà e sponsor Da sempre figura attiva nell’organizzazione e collaborazione come sponsor per le attività sportive locali, quali calcio, pallavolo femminile e basket. Una passione che lo ha accompagnato negli ultimi 12 anni è stata la partecipazione come sponsor ai campionati del Motomondiale, aiutando giovani piloti a inserirsi, crescere e realizzarsi in questo sport e allo stesso tempo dando grande visibilità all’azienda anche all’estero. Non a caso possiamo annoverare con orgoglio figure come quella di Valentino Rossi, Simone Sanna, Roberto Rolfo, Franco Battaini, Steve Jenkner, Marco Simoncelli, Pablo Nieto ecc. Partecipa, anche con l’aiuto della moglie, all’organizzazione di eventi di beneficenza per l’istituto Iopra di Pesaro e contribuisce con donazioni allo sviluppo di altre associazioni quali Avis e Ail, oltre che alla comunità religiosa locale.
credito; per questo abbiamo cercato di rendere la nostra società molto flessibile, andando in cerca di nuovi mercati. Inoltre, nel tempo abbiamo diversificato enormemente la nostra offerta, cioè diamo ai clienti un pacchetto completo di prodotti dalla piccola refrigerazione fino ad arrivare ai grossi impianti e al trasporto refrigerato. Abbiamo una presenza molto radicata sul territorio con punti vendita e di assistenza”. Il modello imprenditoriale marchigiano, secondo lei, è ancora valido? “No, non credo. Ormai non si può più guardare al modello marchigiano, ma al modello internazionale: senza l’export non riusciremmo ad andare avanti. Purtroppo secondo me le piccole imprese, se non hanno un prodotto tecnicamente
alto faranno molta fatica; non si può più pensare ad essere dei semplici assemblatori che vivono alla giornata ma si devono fare programmi a lungo termine, stando pronti a cambiare alla velocità della luce”. Come definirebbe il lavoro: un’esigenza, un’opportunità, una passione o tutte queste cose insieme? “Come detto precedentemente è nato come un’esigenza, poi negli anni mi ha permesso di guardare oltre ed aprire le vedute al mondo e ai diversi modi di operare. Devo dire che ormai grazie all’aiuto di tutta la mia squadra e ai grandi sacrifici fatti in passato, dove ho cercato di patrimonializzare l’azienda investendo gli utili in macchinari e ricerca, è per me ormai una grande passione che riesce a darmi soddisfazioni enormi”.
Che consiglio darebbe ad un giovane che volesse intraprendere la carriera imprenditoriale? “E’ molto difficile dare consigli ai nuovi giovani che non sono più abituati al sacrificio ed hanno ormai passione per poche cose. Comunque potrei dire loro che bisogna essere tenaci e non avere fretta di arrivare subito a risultati soddisfacenti, ma fare un passo alla volta, stando attenti a non fare mai il passo più lungo della propria gamba. Essere riflessivi ma allo stesso tempo veloci a cambiare rotta”.
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BORSA
Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate
Biesse Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
ELICA Star +15,55% -6,59%
Fase positiva per il titolo BIESSE, che prosegue la sua ascesa, avviata già dal 2° trimestre 2013. L'ipotesi di nuovi apprezzamenti inoltre troverebbe conferma nella performance rispetto al Ftse All-Share (+0,618%) sulla giornata di borsa del 31/07/2013. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 56.672 pezzi scambiati, un valore superiore alla seduta precedente e alla media settimanale. Volatilità elevata. Trend di breve al rialzo.
BlueChip -1,55% +97,23%
Segnali deboli, ma positivi per il titolo INDESIT COMPANY, con un prezzo medio per azione che gravita intorno ai 5,75 Euro. L’inizio mese di agosto 2013 fa segnare rialzi interessanti e l'ipotesi di nuovi apprezzamenti troverebbe conferma oltre il massimo registrato il 01/08/2013, posizionato a 5,895 euro. In termini di performance rispetto al Ftse All-Share, si registra un +1,336% sulla giornata di borsa precedente. I volumi sono risultati pari a 394.659 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. Volatilità elevata. Trend Incerto.
TOD’S Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
BlueChip +21,77% +66,84%
i risultati per il Titolo TOD'S, che archivia un +13,0% su base mensile. La performance rispetto all'indice Ftse All-Share, è di un +0,206% sulla giornata di borsa del 31/07/2013. L’azione ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 66.159 pezzi scambiati, valore superiore alla media settimanale. Discreta la partecipazione del mercato; ipotesi di rialzi e volatilità elevata.
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Star +13,13% +106,23%
Esplode il titolo della fabrianese ELICA, che guadagna il +15,5% del valore in un mese; interessante e da non sottovalutare la prospettiva di crescita che l’azione ha avuto su base annua, che ha visto raddoppiare letteralmente il suo prezzo. In termini di performance sul Ftse All-Share, tuttavia, si nota una pausa nella direzione del trend e con un -3,750% sulla giornata di borsa del 31/07/2013, il titolo fa peggio della media di mercato. I volumi sono risultati pari a 53.487 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. Il mercato è consistente, probabile l'avvio di una fase a volatilità elevata. Trend incerto di breve.
Poltrona FRAU
Indesit Ord. Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
Star +62,72% +90,89%
Il titolo POLTRONA FRAU è il top performer del mese, con un prezzo per azione che sale del +19,5% su base mensile, mostrando potenzialità interessanti ed ampi margini di miglioramento. In termini di performance relativa rispetto all'indice Ftse All-Share, si registra una variazione positiva del +2,387% sulla giornata di borsa del 31/07/2013. I volumi sono elevati e pari a oltre 333 mila azioni scambiate; buona partecipazione del mercato. Trend di breve al rialzo.
Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521
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BREVI
RIO DAL TERRITO
UeCoop Marche: la cooperazione contro la crisi
Lo scorso 9 luglio è stata presentata al Teatro delle Muse di Ancona UeCoop Marche. Si tratta di una nuova associazione, denominata Unione Europea delle coooperative, riconosciuta e autorizzata dal ministero dello Sviluppo Economico, alla quale aderiscono cooperative che operano nei quattordici settori dell'albo competente, dal lavoro al sociale, dall'edilizia fino all'agricoltura. “Il compito di UeCoop – ha affermato il presidente nazionale dell’associzione, Sergio Marini – sarà ripartire dalle persone e dai territori, dal capitale umano e sociale e dalle ricchezze naturali e culturali del nostro Paese quali leve competitive antiche ma moderne, durevoli ma sostenibili".
Oltre cinquemila persone hanno partecipato a Borgo Futuro, Festival della Sostenibilità, che si è tenuto a Ripe San Ginesio, in provincia di Macerata. Tra gli ospiti intervenuti all’evento, anche Giulietto Chiesa, Paolo Barnard e Francesco Gesualdi. La terza edizione della manifestazione ha segnato l'esordio di Libro Futuro, il primo Forum dell'Editoria Green ed il seminario della FIMA, la Federazione Italiana Media Ambientali. “C’è l’intrattenimento fine a se stesso, che cambia pelle tre volte al giorno, per assecondare il suo pubblico e poi ci siamo noi. Borgo Futuro ha la forza di un progetto culturale e amministrativo, che da quattro anni segue la sua linea, senza compromessi e porta risultati concreti”- ha affermato il direttore artistico del Festival, Damiano Giacomelli.
“La punta della lingua” chiude in bellezza
L’ottava edizione del Poesia Festival “La Punta della Lingua”, si è chiusa martedì 9 luglio con un bilancio molto positivo, di oltre 2500 presenze alla kermesse di Ancona e Parco del Conero, in aumento rispetto allo scorso anno. Gli oltre 30 artisti invitati e le 10 location, dislocate in tre diversi Comuni, hanno dimostrato con i numeri che “resistere serve a esistere”, rovesciando il titolo del romanzo Premio Strega 2013. Alta l’affluenza agli appuntamenti alla baia di Portonovo, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, a Sirolo, nelle grotte di Camerano, tra i sentieri del Monte Conero. Tra gli ospiti, artisti di fama nazionale e internazionale, anche la guest star Roger McGough. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Nie Wiem, in collaborazione con Comune di Ancona, Provincia di Ancona, Regione Marche, Parco del Conero, Amo la Mole, Arci Ancona, Proloco “Carlo Maratti” e Amat.
Il boutique hotel Excelsior di Pesaro, della famiglia Eden Viaggi, è stato segnalato da Trivago tra i dieci Beach Hotel più belli d’Italia. L’ennesima conferma della raffinata eleganza di questo gioiello della ricettività marchigiana, fatta ristrutturare e portata a nuova vita dall’architetto Marco Gaudenzi, su iniziativa del nuovo titolare, l’imprenditore Nardo Filippetti, presidente Eden Viaggi e Astoi Confindustria. Lo stile anni ’50, le linee ispirate alla East Coast americana e agli Hampton, i colori tenui, la struttura ecocompatibile fanno dell’Excelsior un albergo unico. Un connubio perfetto tra modernità, stile e arte dell’ospitalità. Nella classifica del gettonato portale dedicato ai viaggi sul gradino più alto del podio compare l’UNA Hotel Versilia, a Lucca.
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Borgo Futuro: numeri da record per la seconda edizione del Festival della Sostenibilità
L’Excelsior di Pesaro tra i dieci Beach Hotel più belli d’Italia
Orgoglio e soddisfazione: queste le reazioni dell’associazione Popsophia all’arrivo del massimo riconoscimento istituzionale rappresentato della medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Il festival di Popsophia – dichiara la direttrice artistica Lucrezia Ercoli – sin dalla sua nascita, ha cercato di portare avanti una battaglia culturale radicale, che abbattesse la cortina di ferro innalzata tra cultura bassa e cultura alta e tornasse semplicemente ad indagare la contemporaneità in tutta la molteplicità delle sue forme. Vedere premiato dal Presidente Napolitano questo sforzo culturale è per noi motivo di enorme orgoglio e il segno tangibile che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta”.
Maxi sciopero alla Indesit: oltre quattromila persone in marcia
Grande adesione allo sciopero indetto dai lavoratori della Indesit Company di Fabriano che si è tenuto lo scorso 12 luglio. I manifestanti sono giunti con trenta pullman da tutta Italia per protestate contro i licenziamenti. Insieme alle tute blu hanno sfilato anche il sindaco Giancarlo Sagramola e il Vescovo Giancarlo Vecerrica, ma anche il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, oltre ad una trentina di primi cittadini giunti da Marche, Umbria e Campania, all'assessore regionale al Lavoro delle Marche Marco Luchetti, ai consiglieri regionali Enzo Giancarli, Gianluca Busilacchi (Pd), Massimo Binci (Sel), Raffaele Bucciarelli (Federazione della Sinistra) Giulio Natali (Centro destra MarcheFdi), ai vertici nazionali e regionali di Fim, Fiom e Uilm e ai segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil. A fianco dei lavoratori di Indesit Company (compresa una delegazione dello stabilimento torinese di None) sono scesi anche i metalmeccanici del Fabrianese, dalla Tecnowind alla ex Antonio Merloni, alla Ghergo Cylinders Tanks, e un gruppo della Fincantieri. Non solo per solidarietà, hanno detto, ma "perché qui siamo tutti sulla stessa barca".
La XXIV edizione del Premio Marchigiani dell’anno si è svolta nella suggestiva cornice dell’Excelsior Hotel La Fonte di Portonovo. L’evento, creato da Giorgio Santini e Aldo Roscioni, ha visto la consegna del prestigioso riconoscimento a personaggi che si sono distinti in diversi settori: Linda Rossi per lo sport, Gianfranco Priori, detto Frate Mago della Fratellanza, per il tema umanitario, ad Alceste Vitri per l'imprenditoria, a Rosanna Vaudetti, storica “signorina buonasera” e presidentessa del Centro Studi Marche di Roma per la comunicazione e a Luca Violini, straordinario doppiatore, che dà voce a programmi e spettacoli di grande spessore.
Da Fabriano a Seoul con il cartone animato Star Key
Il presidente Napolitano premia l’associazione Popsophia
Marchigiani dell’anno 2013: premiato il doppiatore Luca Violini
Il cartone animato Star Key, prodotto a Fabriano da Gama Movie Animation è stato selezionato tra i venti finalisti in gara al Seoul Promotion Plan, kermesse asiatica dei prodotti di animazione, che mette in palio uno dei massimi riconoscimenti al mondo per il settore. Star Key, unico finalista italiano, è coprodotto dalla Rai e farà parte del palinsesto di Rai Fiction nel 2014, con programmazione nel Prime Time di Rai2. Si tratta di un cartone animato in 26 puntate della durata di 26 minuti ciascuna, rivolto alla fascia di pubblico dai 6 ai 9 anni, la cui protagonista è “Luce”, giovane e bella principessa impegnata nella lotta tra il bene e il male.
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S W E NDAL MONDO
Sette capolavori d'arte rubati lo scorso ottobre al museo Kunsthal di Rotterdam, tra cui capolavori di Picasso, Monet, Gaugin, Matisse e Lucien Freud, sono stati dati alle fiamme. Gli investigatori romeni, secondo quanto riferisce la BBC, hanno trovato i resti delle tele nel forno di una donna, Olga Dogaru, il cui figlio è stato arrestato, insieme ad altri, per il furto. Dando alle fiamme le preziose tele, il cui valore oscilla tra i 100 e i 200 milioni di euro, la donna voleva cancellare le prove della colpevolezza del giovane. Ora potrebbe essere incriminata per “crimini contro l’umanità”, in considerazione dell’irreversibile danno che ha arrecato al patrimonio artistico e culturale mondiale. Nella foto una delle opere date alle fiamme: “Donna davanti ad una finestra aperta” di Paul Gaugin.
ROMANIA Date alle fiamme tele di Picasso, Monet e Matisse
Il Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela, leader della lotta antiapartheid in Sudafrica, ha celebrato il suo novantacinquesimo compleanno in ospedale, a seguito di una grave infezione polmonare che lo ha colpito a giugno. In occasione di questa ricorrenza dal 2009 le Nazioni Unite hanno istituito il “Mandela Day”, che ricorre il 18 luglio, per incoraggiare le persone di tutto il mondo a onorare l'eredità spirituale di Namiba – come viene chiamato dai suoi sostenitori - compiendo buone azioni, impegnandosi a dedicare 67 minuti del proprio tempo ad attività utili alla comunità, tanti quanti gli anni dell'impegno politico di Mandela.
USA Detroit dichiara la bancarotta
La città di Detroit, capitale dell’industria automobilistica statunitense, dove sorgono la Gm, la Ford e la Chrysler, ha presentato la richiesta di bancarotta, con 18 miliardi di dollari in obbligazioni municipali che non saranno pagate. Secondo la stampa americana, si tratta della richiesta più ingente mai presentata da una municipalità nella storia americana; migliaia di dipendenti pubblici sono a rischio licenziamento. Il destino della città e dei suoi abitanti è strettamente connesso a quello del mercato dell’auto, che da sessant’anni rappresenta un simbolo degli Usa e che ora dichiara il suo fallimento. La Casa Bianca ha fatto sapere che sta seguendo la situazione da vicino.
Enel Green Power ha raggiunto due accordi di fornitura di energia - "Power Purchase Agreement" (PPA) – del valore di 485 milioni di dollari, con Delphi Automotive PLC, azienda leader nella fornitura del settore auto, e con Banamex, primaria banca del Messico. Enel realizzerà un parco eolico che avrà una capacità installata di 100 MW e un fattore di producibilità superiore al 30 per cento, evitando l'emissione in atmosfera di 157 mila tonnellate di CO2. In Messico, Enel Green Power conta attualmente su circa 197 MW di capacità installata, dei quali 144 MW eolici e 53 MW idroelettrici.
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SUDAFRICA Compleanno in ospedale per Nelson Mandela
MESSICO Enel Green Power firma due accordi per la fornitura di eolico in Messico
Secondo quanto emerso nel corso di un recente seminario organizzato da Aper (Associazione produttori di energia rinnovabile), il Marocco è da diversi anni in netta crescita, con un tasso di incremento del Pil che sarà superiore al 4,5% nel 2013-2014. Il Paese nordafricano punta a installare sei GW di nuova capacità da fonti pulite entro il 2020. Si stima che il fotovoltaico possa avere un funzionamento medio di circa 2.000 ore l'anno, mentre la media dell'eolico è compresa tra le 2.000 e le 2500 ore. Per tutti questi motivi il Governo di Rabat ha deciso da tempo di puntare sulle rinnovabili, che nel 2020 dovranno coprire il 42% della capacità installata del Paese, rispetto all'attuale 25%. Le fonti pulite nel Marocco valgono circa 15 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi sette anni: un dato che fa gola a molte imprese, anche italiane.
KENYA Opportunità per le imprese italiane
L’11 luglio del 1995 le forze serbe guidate dal generale Ratko Mladić entrarono a Srebrenica, enclave musulmana protetta dai Caschi Blu dell’Onu, divisero gli uomini in gruppi e li uccisero in diversi centri vicini, tra cui Kravica. In totale le vittime furono almeno ottomila. Diciotto anni dopo il massacro, commemorato da mogli, figlie e madri delle vittime, che ancora aspettano giustizia, sono state seppellite al cimitero di Potocari altre 409 vittime, tra cui adolescenti e neonati, i cui resti sono stati ritrovati in fosse comuni.
SIRIA La denuncia dell’ONU: 5 mila nuovi morti ogni mese
MAROCCO 15 miliardi di dollari di investimenti per le rinnovabili
Secondo i dati diffusi nel corso del seminario “Doing business in Kenya: opportunities for italian smes”, nel 2012 l’interscambio tra i due l’Italia e il Kenya ha sfiorato i 240 milioni di euro, segnando una crescita del 13,2 per cento. Il Paese africano ha registrato una crescita del Pil del 4,7 per cento e nel 2013 si dovrebbe confermare e rafforzare questa tendenza, grazie anche ai benefici derivanti dal taglio ai tassi d’interesse effettuato dalla Banca Centrale nel secondo semestre del 2012. A partire dal 2014 si prevede un’accelerazione del prodotto interno lordo che, nel 2017, potrebbe raggiungere valori attorno al 6%. La recente scoperta della presenza di idrocarburi nell’area nord-occidentale del Paese, rappresenta un altro importante elemento per le prospettive di sviluppo dell’economia.
BOSNIA HERZEGOVINA Diciotto anni fa il massacro di Srebrenica
A ventinove mesi dall’inizio della repressione in Siria, sale ad oltre 110 mila il numero delle vittime accertate. Il vice segretario generale per i diritti umani delle Nazioni Unite, Ivan Simonovic, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, ha denunciato che ogni mese, si contano almeno 5 mila nuove vittime e che si registrano crimini di guerra e sistematiche violazioni dei diritti umani. Dalla città di Homs, dove l’assedio dura da oltre 14 mesi, è stato lanciato l’ennesimo appello da parte dei civili, che chiedono di aprire corridoi umanitari per far entrare medicinali e generi alimentari, in particolare latte in polvere per i bambini, per far fronte alla gravissima emergenza umanitaria in corso.
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S W E N G N U YO
Wimbledon juniores: il vincitore è un marchigiano
Si chiama Gianluigi Quinzi, ha 17 anni ed è la nuova stella di uno dei tornei tennistici più importanti del mondo, Wimbledon, versione juniores. Il giovane ha battuto il suo sfidante sudcoreano Chung Hyeon con un punteggio di 7-5 7-6, aggiudicandosi l’ambito trofeo. "Quando ho vinto non ho capito più nulla, credevo di essere in un sogno”, ha affermato il campione. “Le Marche dello sport non finiscono mai di stupire – ha commentato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca. L’impresa del giovane Gianluigi Quinzi che, imbattuto durante tutto il torneo ha conquistato oggi il prestigioso trofeo di Wimbledon, è senza ombra di dubbio storica. Dopo 26 anni il tennis italiano torna a brillare sul manto verde di Wimbledon e tutto grazie a questo giovanissimo atleta che ha dimostrato grinta, entusiasmo ed un eccezionale talento. I riflettori dello sport internazionale tornano ad accendersi sulle Marche, dopo gli straordinari successi delle Olimpiadi di Londra. Le più affettuose congratulazioni a Gianluigi che, nonostante sia impegnato in Argentina per la sua preparazione, aspettiamo presto nelle sue Marche”.
Continuano a crescere su Facebook i fan di Alessia Polita, la ventisettenne motociclista jesina caduta lo scorso 16 giugno sul circuito di Misano. Per sostenere la giovane, rimasta paralizzata nell’incidente, è stata creata un’associazione, la Lady Polita Onlus, che raccoglie fondi per affrontare i costi delle cure a cui la campionessa deve sottoporsi. Dall’Italia, ma anche dall’estero, arrivano messaggi di solidarietà e incoraggiamento ad Alessia, sorella del campione delle due ruote Alex Polita; anche la plurimedagliata Elisa Di Francisca ha voluto dedicare l’Oro che si è aggiudicata agli Europei di Scherma. La pagina Facebook dedicata a Lady Polita Onlus è: https://www.facebook.com/ladypolita51?fref=ts.
Idee in Moda, tre giovani stilisti pesaresi accanto alle note griffe della moda 44
Oltre 41 mila “Mi piace” per Lady Polita #51
Tre stilisti pesaresi, Tanya Battistoni, Omar Morotti, Melissa Agnoletti e Pierti, una nuova griffe marchigiana, hanno affiancato i grandi nomi della moda in occasione di “Idee in Moda 2013”, la sfilata che la CNA di Pesaro e Urbino organizza ogni anno in Piazza del Popolo per promuovere il settore del tessile abbigliamento. Le promettenti griffe, di cui tre artigianali, hanno esibito le loro collezioni assieme a marchi consolidati della moda come Parah, Cotton Club, Ean 13. Nel corso della sfilata, presentata dalla showgirl Jo Squillo, insieme a Cristiano Malgioglio è stato assegnato il premio “Pesaro Idee in Moda 2013” allo sceneggiatore e regista pesarese Graziano Diana, autore di numerosi ed illustri copioni per il grande schermo come “Un eroe borghese”, “La scorta”, “Vie strozzate”.
L’Università di Camerino, per l’anno accademico 2013/2014, propone un nuovo master di II livello: “Diritto e processo penale della sicurezza sul lavoro” è il titolo del corso che si svolgerà a Fabriano, nella sede di Unifabriano (via Don Giuseppe Riganelli, n. 26) da ottobre 2013 a giugno 2014. “L’Università di Camerino – ha dichiarato Flavio Corradini, Rettore Unicam – è fortemente impegnata nell’attuazione di proficue strategie a difesa del nostro territorio e soprattutto, in questo particolare momento, della sua imprenditoria. Il master si propone come un efficace strumento per la formazione di professionisti esperti in materia di sicurezza sul lavoro, che sappiano fornire un valido supporto alle aziende in un ambito che è certamente di vitale importanza”.
Enoch Marrella vince il primo Concorso Teatro made in Marche
La giunta regionale delle Marche, su proposta dell'assessore all'istruzione, alla formazione e al lavoro Marco Luchetti ha approvato i criteri per l'utilizzo dei 220mila euro stanziati per il Fondo regionale per l'attuazione dei progetti regionali a sostegno dell'autonomia scolastica 2013-2014. ''L'obiettivo di queste risorse - ha spiegato Luchetti – è rendere le scuole migliori, sempre più aggiornate e al passo con i tempi in una società che si evolve con rapidità. Per questo è fondamentale innalzare le competenze nell'istruzione e nell'apprendimento e ridurre la dispersione scolastica. Oggi gli insegnanti trovano banchi occupati da studenti sempre piu' esperti nelle nuove tecnologie. È prioritaria la presenza di docenti con competenze digitali e capaci di integrare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Altrettanto importante è la qualità dei rapporti che si instaurano nelle aule''.
Nuovo master Unicam a Fabriano in Diritto penale e sicurezza sul lavoro
La Scuola di lingue e letterature straniere dell’Università di Urbino “Carlo Bo” ha compiuto un passo concreto verso l’internazionalizzazione dell’offerta didattica: a partire dall’A.A. 2013/14 verrà attivato un nuovo curriculum del Corso di laurea magistrale in “Lingue per la didattica, l’editoria, l’impresa”. Il nuovo percorso è stato ideato e organizzato in collaborazione con l’Università “Friedrich Schiller” di Jena. Offre agli iscritti la possibilità di studiare un anno a Jena e uno a Urbino. Alla fine del percorso, entrambe le Università rilasceranno un titolo di laurea. Il piano di studio si presenta molto simile al curriculum “Comunicazione interculturale d’impresa”. Gli studenti dovranno passare il primo anno di corso in Germania e, di conseguenza, seguire le lezioni in lingua tedesca. Verranno selezionati, perciò, solo laureati di corsi triennali che abbiano raggiunto un ottimo livello linguistico in tedesco con una conoscenza di base di problemi di comunicazione interculturale; i colloqui di selezione verranno organizzati nella seconda metà del mese di settembre.
Formazione: la Regione stanzia 220 mila euro per migliorare la scuola
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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
Vincenzo Zannini Il padre dei camici bianchi anconetani di A. Dachan
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l nostro viaggio alla scoperta delle grandi famiglie marchigiane prosegue facendo tappa, questo mese, ad Ancona. Dopo aver incontrato i discendenti e gli eredi morali di Enrico Mattei, Giacomo Leopardi, Carlo Urbani, Beniamino Gigli, Gaspare Spontini, Alceo Moretti, Maria Montessori, Pierino Guzzini, Spartaco Romiti, Antonio Trionfi Honorati e Luigi Salvadori Paleotti, questo mese vi racconteremo la storia di Vincenzo Zannini. I lettori che hanno prestato il Giuramento di Ippocrate nel capoluogo marchigiano ne hanno sicuramente già sentito parlare: Vincenzo Zannini, infatti, è stato il primo presidente dell’Ordine dei Medici di Ancona. Siamo risaliti alla sua famiglia grazie alla collega Beatrice Testadiferro, direttrice del settimanale diocesano Voce della Vallesina, che ci ha messo in contatto con la signora Anna Vincenzoni, con-
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suocera del professor Mameli Zannini. L’abbiamo incontrata nella sua casa in provincia di Ancona e, tra foto d’epoca, antichi libri e articoli dedicati alla figura del grande medico, abbiamo ripercorso insieme la sua storia. Nonostante sia passato oltre un secolo dalla sua scomparsa, viene descritto con viva passione e ammirazione. Ripercorrere la storia di questa famiglia significa aprire il libro della storia d’Italia e seguire gli eventi da una prospettiva inedita. Oggi, con i pronipoti Mattia, Giada e Nicola, siamo alla settima generazione. I discendenti, escluso il figlio Mameli, anche lui medico, hanno scelto percorsi umani e professionali diversi da quello di Vincenzo Zannini e questa sua unicità esalta ulteriormente la sua personalità carismatica, generosa e per molti versi avanguardista. Vincenzo Zannini nacque il 29 maggio del 1851 a Jesi, in provincia di An-
Il ricordo di Vincenzo Zannini scritto da Arturo Vecchini, oratore e avvocato anconetano “Che animo gentile, che spirito acuto (…). Innamorato della sua scienza aveva versato questo suo amore nell’Istituto affidato alla sua direzione e all’ospedale dava tutte le sue ore, tutte le sue ansie, tutte le sue virtù di esperto e di scienziato, con tale abbandono d’ogni altra cosa, con tale ardente dedizione di sé che aveva solo rivale il tenerissimo affetto della famiglia (…). Molti sapevano che era uomo di molta dottrina e di nobilissimo amore; ma pochi sapevano che era salito su in alto da umile origine, che negli studi universitari era segnalato tra i primi, che per concorso vinto aveva potuto frequentare a Vienna i corsi di perfezionamento, che aveva scritto memorie sapienti illustrando forme cliniche gravi; pochi sapevano in qual conto lo tenessero i maggiori clinici e scienziati nostri e stranieri, il Tommassi, il Cantari, il Concato, il Magni, il Roncato, il Loreto, l’Hebra ed il Symund”. Tratto da:
“Ordine dei medici della Provincia di Ancona. La sua storia„
a cura di Sergio Giustini
Tratto dal libro: “Ricordi e speranze sull’ospedale di Ancona il biennio 1887 – 1888” * “Illustrissimi Signori, Quest’umile lavoro dedico a Voi come un segno di grato animo, come un attestato di stima per l’affetto operoso che dedicate al Civico Ospedale e come l’espressione di un voto, di una ferma speranza. È giustamente divulgata nella cittadinanza la convinzione che sia necessaria una vera e propria trasformazione a questo Istituto, per il quale si provvede ai momenti più calamitosi degli infelici, cui non arride fortuna e si deve in pari tempo offrire ricovero e cura anche ai non poveri, cui manche uguale efficacia di trattamento nella propria famiglia. La carità de’ nostri avi reputò
di avere a ciò provveduto, e certo ne abbiamo loro riconoscenza immortale; ma richieggono oggi i nuovi tempi, e la nuova igiene perché il nobile intento sia pienamente raggiunto. Questo attende da Voi, con sicura fiducia, la Metropoli delle Marche; questo vi ispirano l’altezza dell’animo e la gravità dell’ufficio. E Voi, ne sono certo, vincerete ogni ostacolo, continuando nella via intrapresa con tanta perseveranza, da aggiungere benedetto e glorioso il nome vostro a quello dei più insigni benefattori di Ancona. Ardua è l’impresa, ma per ciò appunto degna di Voi. Ancona, 1 agosto 1889. Dr Vincenzo Zannini” *di Vincenzo Zannini –Ancona, Stabilimento tipografico del commercio, 1889 47
LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
Il padre Nazzareno* Nazzareno Zannini nacque a Jesi nel 1826. Fin da giovane si dedicò all’attività politica, iscrivendosi prima alla Carboneria e poi alla Giovane Italia. Fermo e risoluto d’animo, partecipò, insieme agli studenti bolognesi, alle campagne in Veneto, compiendo un “atto valoroso” a Vicenza e stringendo amicizia con Angelo Masina, che lo volle con sé, nel 1849 a Roma, come aiutante in campo: ma l’opposizione del padre gli impedì di raggiungere la città, cinta d’assedio dai francesi. Rimase repubblicano durante gli anni Cinquanta e fu sottoposto a persecuzione e carcere da parte del governo papalino. Il suo nome risulta nel Dizionario biografico del Movimento repubblicano e democratico delle Marche 1849- 1948 di Mario Severini - Edizioni Codex - (N.d.R.). Fece la campagna delle Marche nell’autunno 1860 e, negli anni successivi, si dedicò all’educazione dell’unico figlio Vincenzo (poi medico e direttore dell’ospedale civico di Jesi). Colpito da grave malattia, dopo un’agonia durata cinque anni, morì a Jesi il 24 settembre 1889. * Archivio Rostelli 29 settembre 1889
cona. Figlio di Nazzareno, impiegato comunale e di Agata Anconetani, si sposò a ventotto’anni con la possidente Celeste Caporaletti; ebbero un figlio di nome Mameli. Nel 1868 sostenne l’esame di ammissione per il corso di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, dove conseguì la laurea nel 1874. La sua tesi venne considerata meritevole di stampa (Fava e Caravagni di Bologna). Subito dopo la laurea ottenne prestigiosi incarichi: venne nominato medico praticante nel frenocomio di Reggio Emilia per poi essere designato assistente in una delle due condotte primarie della città di Jesi. Lavorò anche a San Marcello, Pergola e Narni. Nel 1887 venne chiamato a dirigere l’Ospedale di Ancona e, per un anno, gli fu affidata anche la direzione del ma-
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nicomio. L’8 dicembre 1898, all’indomani della fondazione dell’Ordine dei medici di Ancona, venne proclamato primo presidente dello stesso. La notizia venne pubblicata sul “Corriere delle Marche” del 5-6 dicembre 1898: “Cronaca cittadina. La riunione dei medici. Furono cinquanta i medici, fra città e provincia, che si trovarono stamane riuniti nella sala degli impegni civili ed altre cinquanta adesioni furono anunziate. La presidenza provvisoria era tenuta dal Dr. Cav. Zannini che con brevi ed applaudite parole disse lo scopo dell’adunanza e l’utilità della proposta associazione. Approvato lo statuto fu dichiarato costituito l’Ordine dei medici per la provincia di Ancona e si procedette alla elezione delle cariche. Pre-
sidente risultò eletto il Dr. Cav. Zannini, Vice –Presidente il Dr. Cav. Fuà”. Fra le sue numerose pubblicazioni la più interessante è sicuramente quella titolata “Rirordi e speranze sull’Ospedale di Ancona, biennio 1887-1888” dove viene raccontata la storia dell’ospedale cittadino dalle sue origini, facendone un preciso quadro statistico sulle patologie e ricoveri. Si spense a soli 54 anni, nel 1905, in seguito ad una violenta nefrite.
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ALTO ARTIGIANATO
“La soddisfazione di un artista è veder realizzato ciò che è stato in grado di immaginare”
“Un vero artigiano lavora con anima e mani” A Montegranaro, nel cuore di quella che è considerata la capitale mondiale della calzatura artigianale, sorge la bottega di Doriano Marcucci. Un laboratorio che sembra incantato nel tempo, dove sono nate anche le scarpe di Papa Benedetto XVI di A. Dachan
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uando ti prepari ad incontrare un artigiano immagini di lasciarti stupire osservandolo all’opera, guardando le sue mani che si muovono, gli attrezzi del suo mestiere, le sue creazioni, la sua bottega; tutto ciò che riguarda lo specifico del suo lavoro. Specie se l’artigiano si chiama Doriano Marcucci, se Pippo Baudo l’ha presentato all’Italia come un fiore all’occhiello delle Marche, se tra le sue realizzazioni più note ci sono le scarpe per il Papa e quelle per il presidente della Repubblica. Ma l’artigiano, prima ancora di essere un grande lavoratore, è un artista e gli artisti sono maestri nel sorprendere…
Doriano, tu sei oggi un artigiano affermato e noto nel mondo, ma come è iniziata la tua avventura professionale? “Mia madre è originaria di Montegranaro e ho in qualche modo ereditato quello che è un patrimonio millenario legato all’arte del creare calzature artigianali. Ho frequentato l’Istituto d’Arte e ho iniziato a lavorare nel 1980 come operaio presso alcuni solicifi e calzaturifici della zona. Nel 1990 ho avuto un primo incontro che mi ha aperto le porte dell’artigianato, facendo conoscenza 50
con Maurizio Ercolani, un professionista del settore, molto rinomato. Ho aperto una mia bottega e per due anni abbiamo lavorato insieme, poi le nostre strade si sono divise. Lui ha scelto di andare in azienda, io ho voluto proseguire come artigiano, puntando a creare qualcosa che in un certo senso rispecchiasse il mio modo di intendere la vita”. Che tipo di calzature realizzi? “Nel mio lavoro ho cercato sin da subito di creare oggetti unici, secondo quella che è la mia sensibilità e il mio gusto personale, usando molto colore, anticipando le tendenze e lasciandomi trasportare dall’ispirazione della musica, da sempre mia grande passione. Non ho mai voluto seguire la scia, ma solo le mie idee e proprio questa continua ricerca mia ha portato a fare l’incontro che ha cambiato per sempre la mia vita…”. Ce ne vuoi parlare? “Cinque anni fa ho incontrato il grande Basilio Testella, in arte Vasì. Sono stato vicino a lui in un momento particolare: lui era molto malato, ma aveva ancora molta voglia di dare, insegnare. Sono l’unico allievo che non è mai stato con
lui al banchetto: tutto ciò che ho imparato, me l’ha trasmesso verbalmente. Questa condizione particolare ha fatto sì che io mi prendessi il suo cuore, non solo la sua testa, che me lo gustassi come Maestro in un contesto inedito. Lui parlava e io recepivo”. Cosa ha significato per te avere un Maestro di così grande spessore umano e artistico? “Mi ha cambiato la vita, ha sconvolto la mia scala di valori, spingendomi a non fermarmi mai, a vivere il mio lavoro come un’estraniazione dal mondo, a non limitare il mio impegno in funzione dei successi collezionati sul curriculum e dei risultati economici, ma andare sempre alla continua ricerca della gratifica e della soddisfazione personale. È sempre stato molto esigente, severo e questo mi ha dato la spinta a cercare di dare il massimo. Grazie a lui sono diventato un ‘guerriero di pace, che ha fatto la gavetta col cuore’. Anche ora che il Maestro non c’è più, la sua anima resta con me, ne percepisco la presenza in ogni istante e quando lavoro la mia mano è la sua… Le famose scarpe per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le ho realizzate
da sinistra: scarpa tricolore donata al presidentre Napolitano, Doriano Marcucci in posa davanti al suo Maestro Basilio Testella, le scarpe donate a Benedetto XVI
insieme al maestro, creando una treccia tricolore. L'idea innovativa legata ad un filo di rame ha portato alla crezione di un paio di scarpe donate oggi alla Regione Marche”. Un filo di rame? “Proprio così: un giorno sono andato da lui e ho visto che aveva un filo di rame appuntato sul trapano elettrico. L’altra estremità era appoggiata su una sedia di legno. Ho guardato incuriosito, ma sono rimasto in silenzio. ‘Non mi chiedi cosa sto facendo?’, mi ha rimproverato. Così mi ha spiegato che, per ottenere pomodori rossi e buoni, attaccava il filo di rame alla radice della pianta. Tu mi dirai, ma cosa c’entrano i pomodori con le scarpe? Il fatto è che tra me e lui c’era una profonda affinità mentale: da quell’immagine che mi aveva descritto, nella mia mente si è subito materializzata la treccia di rame, particolare che ho poi adottato per realizzare le celeberrime scarpe”. Il fatto di essere l’erede morale e il “figlio d’arte” del compianto Vasì, non ti spinge a voler a tua volta trasmettere il tuo patrimonio del saper fare a qualcuno?
“Qui tocchi un tasto un po’ dolente. Io vorrei aprire una scuola di alto artigianato, una scuola marchigiana, dove i ragazzi apprendano il know how che da millenni si trasmette in questo territorio, di generazione in generazione e allo stesso tempo possano tirar fuori il talento e la sensibilità che hanno dentro. Oggi purtroppo le scuole sono pensate ‘politicamente’, con insegnamenti e programmi standard, mentre io vorrei creare una realtà dove si possa valorizzare ciò che di unico ha ogni giovane. È sbagliato pensare che il lavoro dell’artigiano sia esclusivamente un lavoro manuale: servono attenzione, sensibilità, emozioni, creatività; serve l’anima. Il nostro è un settore dove oltre alle nozioni base è fondamentale trasmettere la capacità di ideare, di osare, di esprimersi: è ciò che rende il made in Italy davvero inimitabile e non possiamo permettere che si perda. Per realizzare una realtà così servono finanziamenti, sinergia con le istituzioni, attenzione, ma tutto questo, ora come ora, manca”. È corretto dire che il made in Italy rischia di essere più apprezzato all’estero che in Italia? “Purtroppo è così. Vale l’espressione
che dice ‘nemo profeta in Patria’. Io ho clienti fedeli e affezionati a New York, in Russia, in Norvegia, in Cina, Svizzera e Sud Africa e sembra che oggi sia più facile farsi conoscere e apprezzare all’estero, che in Italia. Anche nelle scuole di artigianato il numero di apprendisti italiani è esiguo rispetto a quello degli stranieri e ciò significa che forse non ci si rende conto dell’immenso patrimonio umano e morale che abbiamo e che rischiamo di perdere”. Che consiglio vorresti dare ad un giovane che voglia diventare artigiano? “Ai giovani, indipendentemente dalla strada che intraprendono, consiglio sempre di seguire il proprio istinto e le proprie inclinazioni naturali; di essere consapevoli che la maniglia per aprire la porta del futuro ce l’hanno in mano, devono solo stringerla, senza aspettare; di guardare sempre al di là dell’immediato, godendosi la vita istante per istante, cogliendo l’unicità di ogni momento”. Come vedi il futuro della tua bottega? “Se penso al futuro vorrei solo continuare ad essere libero, sottraendomi alla frenesia di quest’epoca, lavorando e vivendo di emozioni”. 51
VITA DA MANAGER
“Un manager oggi deve avere la capacità di reinventarsi” Fabio Massimo Ceccarelli, presidente del Gruppo KGS, laboratorio di sviluppo e innovazione imprenditoriale, illustra la sua strategia per essere vincenti in un mercato in continua evoluzione di A. Dachan
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residente Ceccarelli, può descriverci la realtà imprenditoriale di cui è a capo? “Dal 2008 sono alla guida di Gruppo KGS, un network aziendale divenuto negli anni una realtà importante nella gestione del Global Service e del Facility Management. Nato inizialmente come consorzio stabile dalla fusione di due imprese del territorio pesarese operanti nel settore terziario, nel 2011 è diventato Gruppo KGS Spa e si è affermato sia sul territorio regionale che su quello nazionale, mettendo in campo sinergie ed esperienze differenti scaturite dai vari settori di intervento delle società che lo compongono, nell’ottica di integrare professionalità e competenze diverse al servizio di obiettivi e vision comuni. Oggi siamo un grande gruppo di circa 1.700 persone operante nel campo del terziario, dei
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servizi informatici e aziendali, ma è solo grazie al processo di aggregazione intento a mettere a sistema le diverse risorse (economiche, professionali, sociali.) che dobbiamo l’efficienza dei servizi offerti. Questo è l’orientamento che ispira l’attività del nostro gruppo e il mio lavoro ruota intorno alla capacità di costruire relazioni interne ed esterne all’azienda, individuare nuove strategie e coordinare una grande squadra composta da tante professionalità differenti”. Qual è l’attuale situazione del vostro settore, anche alla luce della crisi economica? “Tutti sappiamo quanto è difficile e complesso il periodo che stiamo attraversando ed è inutile negare le problematiche che quotidianamente ci troviamo ad affrontare. Dobbiamo prendere atto
che siamo dinnanzi ad un forte cambiamento di equilibri, schemi e prospettive che progressivamente hanno capovolto regole e processi a cui eravamo abituati. Sono convinto che la crisi possa essere combattuta solo grazie ad una forte flessibilità e capacità di leggere le mutate esigenze del mercato, lavorando su nuovi paradigmi e diversificando l’approccio, anche grazie alla costruzione di sinergie virtuose con altre realtà, in un’ottica di collaborazione e non di chiusura. Il nostro gruppo è una realtà in continuo divenire che crede fortemente nella creazione di nuove partnership; se si considerano anche le società partecipate o controllate si raggiunge un aggregato di circa 100 milioni di fatturato, 30 milioni di patrimonializzazione e circa 1.700 dipendenti: una dimensione importante che costituisce la base per ulteriori pro-
“Le parole d’ordine per la nuova classe dirigenziale secondo me sono flessibilità e apertura”
getti di sviluppo e nuova occupazione. Insomma, non intendiamo fermarci, si guarda avanti con fiducia e propositività”. Quanto contano oggi le esperienze formative e professionali all’estero? “La formazione è senz’altro la chiave per lo sviluppo delle competenze professionali e personali di ciascun individuo, praticata a tutti i livelli. Ritengo che senza formazione non sia pensabile la crescita di un’azienda, è un aspetto in cui crediamo molto. Sicuramente fare esperienza all’estero oggi rappresenta un valore aggiunto in termini di opportunità professionali; aver lavorato in contesti internazionali favorisce la comunicazione verso i differenti ambiti culturali e previene il presentarsi di ostacoli a fronte di iniziative con altri paesi. Ritengo altrettanto vero che la preparazione accademica
non sia per forza sinonimo di talento: conosco grandi professionisti che instaurano relazioni internazionali anche senza parlare perfettamente l’altra lingua. Resta inteso, ovviamente che una buona squadra deve essere munita sia di talento, che di preparazione”. Ricerca e sviluppo: che importanza hanno per la vostra realtà? “Credo che la vera forza del nostro gruppo sia proprio la volontà costante di crescita ed evoluzione, che pongono le basi sull’innovazione e sullo sviluppo. Soprattutto in uno scenario così complesso come quello attuale, abbiamo compreso che la ricerca rappresenta sempre più un fattore chiave non solo per sopravvivere, ma per avere successo e mirare alle scelte più opportune. Mi piace quindi pensare che il nostro Gruppo sia come
un grande contenitore che racchiude in sé competenze ed esperienze, un laboratorio di sviluppo e innovazione imprenditoriale che miri ad innalzare la solidità delle aziende che ne fanno parte e a produrre valore per i suoi soci, dipendenti, clienti e fornitori. Per permettere che ciò avvenga, siamo costantemente alla ricerca di nuove sinergie che mettano a sistema le risorse economiche, professionali e relazionali per lo sviluppo di progetti innovativi in grado di produrre nuovi posti di lavoro e servizi alla collettività”. Lo scorso settembre Gruppo KGS ha ricevuto un importante premio: ce ne vuole parlare? “Sì, abbiamo ricevuto un riconoscimento nel corso della manifestazione Marche in vetrina ‘per la sensibilità rivolta alle
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VITA DA MANAGER
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Una buona squadra deve essere munita sia di talento, che di preparazione” tematiche industriali, culturali e sociali, e per essersi distinto quale motore di aggregazione e laboratorio di innovazione imprenditoriale capace di produrre valore a favore della rinascita economica marchigiana’. Questo premio ci ha molto onorato”. Anche l’ambiente manageriale sta vivendo un periodo di evoluzione? “Si, senza dubbio l’ambiente manageriale è correlato alle condizioni generali del mercato e da tempo si sta confrontando con nuove istanze e nuovi modelli che spesso nascono ‘dal basso’. Le parole d’ordine per la nuova classe dirigenziale secondo me sono flessibilità e apertura: in un mondo del lavoro che diventa ogni giorno sempre più dinamico e con parametri che cambiano continuamente, le aziende hanno bisogno non solo di manager in grado di seguire il cambiamento, ma che sappiano guidarlo e gestirlo
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proattivamente. Il manager oggi deve avere capacità di visione, di comando e di motivazione, deve essere pronto al cambiamento e avere la capacità di reinventarsi in base alle diverse situazioni. Le condizioni del mercato non consentono più l’indecisione: chi è alla guida di un’azienda deve saper osservare, porsi dei precisi obiettivi di sviluppo e, rispetto al passato, avere la capacità di costruire relazioni con realtà differenziate ed esterne all’impresa, per ampliare i settori di intervento e diversificare la propria offerta”. Che consiglio darebbe ad un giovane che voglia fare carriera? “Di essere sempre curioso, affamato di conoscenza, di interrogarsi su quello che fa e che desidera, di porsi degli obiettivi e di essere tenace nel cercare di raggiungerli, non temendo di rischiare e mettersi in gioco. E’ però importante rendersi
conto che il successo, nel lavoro come nella vita, è una strada lunga, e che quindi va affrontata con umiltà, sacrificio, dedizione e senso di responsabilità. E tanta passione”. Come definirebbe, in una frase, la sua vita da manager? “Una vita in continuo movimento, con lo sguardo sempre rivolto al futuro alla ricerca di nuove sfide e opportunità. Sono sempre stato abituato a pormi degli obiettivi e ogni volta che ne raggiungo uno, penso già a quello successivo”.
ACQUISIZIONI / CESSIONI
ACQUISIZIONICESSIONI
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IMPRESE
Lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione delle boutique
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Un nuovo concept di boutique per coinvolgere ed emozionare i propri clienti in un percorso alla ricerca dello stile personale. Questa è in sintesi l'evoluzione di Coltorti che potrà essere vissuta da settembre con la riapertura della boutique di Ancona a cura della Redazione
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l punto vendita, progettato dagli architetti Giancarlo Ercoli e Riccardo Diotallevi, interpreterà le tendenze del mercato prêtà-porter accompagnando gli ospiti in percorsi multi-sensoriali fatti di luoghi carichi di senso e densi di contemporaneità. Un ambiente prestigioso, dove condividere le sensazioni restituite dalle scelte accurate di materiali e forme, in dialogo con l'immaginario architettonico contemporaneo che ben si accosta all'esclusività e all'unicità delle collezioni proposte all'interno dello store. Percorsi più che acquisti, perché l'esperienza ricercata dalle boutique Coltorti vuole essere un’esplorazione e una guida verso l'esaltazione dello stile personale di ogni singolo cliente. Gli ospiti saranno i protagonisti e nella nuova boutique potranno scoprire gli ambienti dedicati all'uomo, alla donna e agli accessori passando attraverso la visione, la scelta e la prova dei capi in un'atmosfera carica di teatralità. Questo processo di rinnovamento che coinvolge Coltorti è finalizzato a garantire servizi all’avanguardia, per rispondere alle esigenze del mercato e soddisfare la domanda dei clienti, mettendo al centro delle attenzioni aziendali la cura meticolosa dell'esperienza d'acquisto. I consigli per un outfit adeguato alle occasio-
ni di business, ma anche per quelle della vita privata, sono infatti sempre più importanti per i clienti, che pongono ogni giorno maggiore attenzione alla comunicazione e trasmissione della migliore espressione di sé. A fianco dell'operazione nello store di Ancona, che risponde a questi bisogni da un punto di vista strutturale, le altre boutique Coltorti hanno già iniziato ad accogliere eventi esclusivi dove esperti e consulenti di immagine si mettono a disposizione degli ospiti offrendo attenzioni e consigli. Curare la propria immagine, sviluppare il proprio stile ed esprimere se stessi restituendo un messaggio positivo di unicità sono infatti le volontà che accompagnano Coltorti nel lavoro quotidiano di assistenza ai clienti. Una filosofia aziendale che premia la relazione e la fiducia tra il cliente e lo staff delle boutique, offrendo il valore intangibile di un'esperienza esclusiva da scoprire e provare.
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Marche
in web
Blog aziendale per una piccola impresa: cosa fare prima di lanciarlo? Il blogging per le piccole imprese serve a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, aumentare la consapevolezza del marchio e portare più clienti. Strumento tanto utilizzato quanto poco conosciuto, ha cavalcato un’onda di successo pochi anni fa per essere riscoperto recentemente dai grandi marchi
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a cosa fare prima di lanciare un blog aziendale per una piccola impresa? Primo passo: definire il vostro cliente. Prima di fare qualsiasi cosa, assicuratevi di sapere esattamente chi sia il vostro cliente ideale: da dove provengono i vostri clienti? Che tipo di contenuti dovreste creare per aiutarli? Quali sono i “luoghi” online frequentati dai vostri clienti? Determinate se creare un blog all’interno del sito aziendale o esternamente. La seconda scelta potrebbe essere ideale se si decidesse in futuro di vendere spazi pubblicitari ad altre aziende dello stesso settore (senza agevolare i competitors). Se avete intenzione di impostare la Pmi su un blog separato dal web site, occorrerà fare un’analisi preventiva verificando le parole chiave o keywords all’interno
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dei motori di ricerca. Le caratteristiche fondamentali di un buon dominio blog sono: relativo al brand o identificabile chiaramente nella Pmi, attinente ai motori di ricerca, distinguibile dalla concorrenza, il più breve possibile. Attualmente il panorama di piattaforme blogging è vasto: tra le più utilizzate dalle Pmi troviamo Joomla e Wordpress. Da tenere presente comunque che l’aspetto grafico non sia standardizzato ma personalizzato. Il passo successivo è quello di integrare la piattaforma con gli account social media. Facebook, LinkedIn, Twitter, Pinterest, con una preventiva analisi per identificarne le singole potenzialità: ricordiamoci che le logiche social sono differenti per business B2B e B2C. Molti blogger aziendali di Pmi sono pre-
occupati per il tempo che dovranno dedicare alla produzione di contenuti; strumenti gratuiti come Google Analytics e Google Alerts forniranno validi aiuti per monitorare gli utenti e il feed RSS offre un modo conveniente per i vostri clienti per ricevere aggiornamenti relativi a nuovi contenuti. Come gestire l’operatività quotidiana? Pianificare i post in anticipo, programmandone l’uscita crea una base contenutistica per evitare lavoro quotidiano. Passare tempo sui forum, costruire la fiducia del panorama forum, raggiungere gli “influenza tori” del settore, completano un’ottima strategia di blogging. A voi la rete!
Claudia Bartolini Product Manager Web Marketing Sida Group c.bartolini@sidagroup.com tel. 071.28521
Mobile Surfer: il Pc ormai è un “incidente di percorso” Una grossa opportunità pe r start up di sviluppatori ed esperti mobile
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arlando di Mobile qualcuno ha descritto il PC Desktop un “incidente di percorso”. Se pensiamo ad un uso specialistico del personal, in grafica, cad-cam o 3D è un’esagerazione, ma per l’uso individual sicuramente ci siamo. In Italia i surfer mobili rappresentano il 50 per cento dei navigatori mensili e la crescita è esponenziale: nel 2012 erano il 28 per cento! Tra un anno le connessioni mobili saranno più di quelle fisse. Escludendo i portatili, siamo a 30 milioni circa di smartphone e a più di tre milioni di tablet. Allora, nelle strategie aziendali questo canale specifico deve diventare prioritario. Infatti la mobile advertise è in crescita del 55 per cento e arriva al 7 per cento degli introiti complessivi della pubblicità internet. Crescono decisamente i servizi di direct marketing (mail, coupons, sms) erogati
tramite il canale mobile. Lo stesso dicasi per quelli di prenotazione ed assistenza. Poi c’è il mondo delle applicazioni dedicate - su App Store, Google Play o HTML - finalizzate ad accrescere il mobile selling (automazione forza vendita) e il CRM, la promozione e la loyalty del brand, per realizzare un’esperienza decisamente finalizzata alla massima customer satisfaction. Se guardiamo dal lato competenze si apre un mercato interessante. Nelle Marche (e dintorni) la densità di sviluppatori certificati Android od Apple è assai bassa e ci può essere un grande spazio per start up e aggregatori di competenze con un potenziale di mercato enorme. Pensiamo ai 50 miliardi di downloads da App Store. Anche a 0,99 cent e allo 0,5 per cento di share le cifre sono spaventose e non dimentichiamo certo Android.
E anche tutto il mercato aziendale. C’è infine una particolarità: il mobile surfer ha un profilo intensivo nell’acquisto on the road. Quando cerca qualcosa (albergo, ristorante, cinema, pizzeria, ecc.) il surfer mobile è assai proattivo: il 40 per cento telefona o visita quel punto vendita e il 20 per cento, poi, acquista; tutto ciò grazie alle potenzialità del geotargeting. Non essere sul mobile soprattutto per gli esercizi turistici e commerciali è un handicap gravoso, forse non sopportabile.
Aleardo Campagnoli Consultant Senior Marketing e Strategia a.campagnoli@sidagroup.com Tel. 071.28521
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L’ICT e la generazione della conoscenza: la Business Intelligence Come trasformare il dato operativo in informazione, l’informazione in conoscenza, la conoscenza in profitto
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er molti secoli i fattori propulsivi dell’attività economica sono stati molteplici, prima il lavoro dell’uomo, poi le fonti di energia - da quella animale a quella eolica o idrica - quindi l’energia basata sulle combustioni. Oggi il ciclo economico è basato sull’informazione come elemento e forza propulsiva dello sviluppo. Accanto alle componenti classiche del marketing mix (4P) quali il Prezzo, il Prodotto, la Promozione e la Distribuzione, si è imposta prepotentemente la componente Informazione. Le informazioni raccolte sui clienti, sui fornitori, sui concorrenti, sui prodotti, rappresentano un patrimonio informativo preziosissimo per l’azienda. Si tenga presente che la gestione delle informazioni non ha un prezzo elevato in quanto le informazioni non si consumano, sono facilmente riproducibili a un costo trascurabile, possono essere trasferite a moltissime persone in modo semplice ed agevole, ma soprattutto l’informazione ha un valore che è tanto più elevato quanto più è condivisa, in modo riservato, da più persone della stessa organizzazione aziendale. Infatti se l’informazione è condivisa da un
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numero crescente di persone dell’organizzazione, queste si capiscono meglio, comunicano più facilmente, prendono decisioni migliori e in maniera tempestiva. Con Business Intelligence si intende una piattaforma informativa aziendale riservata, unica, centralizzata e sicura che mette a disposizione le componenti informative provenienti dal sistema informativo aziendale interno (fatturato, ordinato, redditività, budget, acquisti, bilanci, ecc.) secondo taluni indicatori di performance aziendale, ma che può anche gestire e trattare informazioni provenienti dal mondo esterno all’azienda, come banche dati di settore, indagini di mercato, indice di fiducia dei consumatori per area, bilanci dei clienti, dei fornitori, dei concorrenti, ecc. Con tale patrimonio informativo, l’abilità dell’ azienda dev’essere quella di trasformare le informazioni in conoscenza, per poter aggredire i mercati, migliorare i prodotti, contrastare il potere contrattuale dei clienti e dei fornitori, aumentare quote di mercato nei confronti dei concorrenti, e quindi trasformare la conoscenza acquisita in profitto.
In conclusione, la Business Intelligence in azienda serve per: • • • • • • • • • • •
Prendere decisioni migliori Prendere decisioni più rapide Controllare l’andamento della società Migliorare la comunicazione Mettere in discussione le opinioni diffuse Negoziare migliori contratti con fornitori e clienti Migliorare l’efficienza operativa Perfezionare le strategie con migliori analisi di marketing Adottare un’arma vincente per la forza vendita Stimolare la curiosità Liberare i dati operazionali (mattoncini delle informazioni)
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LE MARCHE CHE SPICCANO
Associazione Riviera del Conero: valorizzare il vantaggio competitivo C’è stato un tempo in cui il “vantaggio competitivo” poteva già essere condizione sufficiente per affermarsi sul mercato. La storia ha fatto il suo corso, i contesti si sono evoluti ed ampliati e così, oggi, occorre sapere come dare valore massimo a ciò che si ha, anche e soprattutto se si tratta di una qualità innata o di un qualcosa apparentemente “piovuto dal cielo”
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he la zona costiera della Riviera del Conero e il suo entroterra siano stupefacenti, è oggettivamente fuori discussione. Certo, però, può far riflettere il fatto che spesso questo “stupore” ha i profili dell’inaspettato in chi lo prova, specialmente se si tratta di forestieri, il che denuncia se non altro una carenza di diffusione cognitiva che va senza dubbio colmata il prima e il meglio possibile. Si potrebbe affermare con un briciolo di cinismo più del solito, ma rimanendo comunque, ahimé, nell’ambito del realismo, che molti italiani hanno, di base, una percezione del nostro Stivale che vede spesso un preoccupante cono d’ombra che va da Rimini a Pescara. Ovviamente, qui si parla per iperboli giusto per dare un po’ di colore al discorso; sicuramente molto si sta facendo in questi anni per migliorare questa situazione, e diversi sono già i risultati ottenuti, ma siccome non ci si deve mai accontentare e siccome non basta spedire gli inviti per poter dichiarare di aver organizzato una bella festa, può essere il caso di domandarsi se possiamo tutti noi fare di più. Ed effettivamente ci si sta attrezzando per valorizzare di più e meglio le nostre incomparabili ricchezze territoriali: l’As-
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sociazione Turistica Riviera del Conero, per esempio, comprende attualmente il territorio rappresentato da 13 Comuni (Ancona, Camerano, Castelfidardo, Loreto, Numana, Offagna, Osimo, Ostra Vetere, Porto Recanati, Agugliano, Camerata Picena, Offagna, Polverigi e Santa Maria Nuova) e opera attivamente per fornire supporto e servizi tanto alle località associate e agli operatori connessi quanto ai turisti italiani e stranieri che decidono di passare le loro vacanze in queste zone. Grazie alla collaborazione con Sida Group, siglata proprio in queste settimane, ora si sta impegnando a creare, attraverso la partecipazione ad uno specifico bando, una rete per un progetto di vera e propria amplificazione delle capacità comunicative e ottimizzazione di quella ricettizia, all’interno di un ancor più vasto programma che punta alla destagionalizzazione del turismo nelle Marche e ad una sinergica collaborazione (finalmente) tra tutti i rappresentanti delle eccellenze regionali. Paesaggi (mare, monti, colli, valli, grotte, fiumi, laghi, boschi, ecc., vi basta?), cultura, enogastronomia, artigianato e industria, religione, sport, folklore e tradizioni: a ben vedere, possiamo conside-
rarci un unico organismo funzionalmente e storicamente adatto all’accoglienza del turista e alla vera e propria “produzione” di benessere per i suoi ospiti. Gestire tutte queste potenzialità come individui economici differenti tra loro o addirittura in competizione fratricida è quantomeno poco furbo, oltre che essere molto complesso e rendere purtroppo probabile la dispersione di almeno una parte di queste ricchezze. Dall’Associazione Turistica Riviera del Conero, e dalla sua collaborazione con Sida Group, arriva dunque un messaggio forte: ricercare la rete di impresa per valorizzare seriamente ed imprenditorialmente il nostro territorio vuol dire preservarlo, svilupparne l’economia, assicurare benessere ai suoi cittadini, generare prospettive per la generazione attuale e per quelle future.
Michele Barchiesi Gruppo Sida m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071.28521
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
Marche regione imprenditoriale d’Europa
Riconosciuta l’efficacia della strategia a sostegno delle piccole e medie imprese. Il presidente Gian Mario Spacca ritira il premio nella sede del Parlamento europeo a cura della Redazione
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e Marche imprenditoriali al centro dell’Europa. Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, ha ricevuto lo scorso 4 luglio a Bruxelles, dalle mani del presidente del Comitato delle Regioni, Ramón Luis Valcárcel Siso, il prestigioso riconoscimento European Entrepreneurial Regions 2014 (Premio Regione Imprenditoriale Europea) con cui il CdR premia le Regioni che si sono contraddistinte in Europa per la loro visione e spirito imprenditoriale, per la qualità, l’efficacia e il successo a lungo termine della loro strategia per le pmi, nonché per la volontà politica di attuarla. Un premio che assume un valore ancora maggiore in considerazione del fatto che le Marche sono la prima Regione italiana ad esserne insignita e tra le 12 Regioni in tutta Europa ad averlo ricevuto. La consegna si è tenuta nell’ambito di una cerimonia al Parlamento Europeo. Le Marche, quindi, ora possono fregiarsi del marchio EER, che consente alle Regioni che lo ottengono di incrementare la visibilità, interna ed esterna, divenendo un punto di riferimento per altre regioni e
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un esempio di approccio strategico alle politiche per le pmi da seguire e imitare. “Il premio – ha detto Spacca – viene assegnato alla Regione con la strategia di politica imprenditoriale più convincente e con maggiore proiezione futura. Un grande vanto, dunque, per il governo regionale, essere riuscito ad ottenerlo, tanto più in un momento di crisi in cui le scelte di governo assumono un ruolo decisivo per affrontare le difficoltà. Ad incidere sulla scelta delle Marche quale regione imprenditoriale europea 2014 è stata la valutazione positiva da parte della giuria del cosiddetto Piano di prospettiva, vale a dire la strategia regionale in materia di politiche industriali. E’ il "patto" della Regione - la prima in Italia a recepire i principi dello Small business Act nel 2010 e ad intraprendere misure attuative nell’ambito del credito e finanza, delle aggregazioni e reti di impresa, della semplificazione amministrativa con le Pmi”. Il “Patto” che ha consentito alla Regione di vincere l’EER 2014, pone le sue basi su due pilastri: Marche regione attenta alle esigenze delle piccole e medie imprese, aziende come dri-
ver di ricchezza e crescita e, dunque, di reddito e occupazione per la comunità. I due pilastri sono a loro volta articolati in 6 obiettivi specifici: pubblica amministrazione ricettiva, sostegno all’internazionalizzazione, istituzioni finanziarie efficienti di sostegno alle necessità delle Pmi, specializzazioni intelligenti per innovazione, ricerca e sviluppo, specializzazioni intelligenti per la manifattura di qualità, sistema di istruzione e di ricerca proattivo. “Questo è ciò che il governo regionale sta facendo e si impegna a continuare a fare. Questo è ciò che ci ha consentito di ottenere il prestigioso marchio di Regione imprenditoriale europea. Un riconoscimento – ha concluso Spacca - che rafforza la nostra strategia, anche per il futuro. Stiamo, infatti, già guardando al prossimo periodo di programmazione europea. Il marchio europeo EER rappresenta per noi anche uno strumento con cui condividere le buone pratiche all’interno di una rete di regioni europee eccellenti, di cui siamo onorati di far parte, e su cui assicuriamo fin d’ora la nostra più fattiva collaborazione”.
La strategia regionale premiata con l’EER 2014 La visione politica della Regione Marche premiata con l’EER 2014 si basa essenzialmente su sei obiettivi specifici: 1) Pubblica amministrazione responsabile Misure: la regione Marche sta redigendo il piano per l’applicazione dei principi Small Business Act e introdurrà il "Test pmi" nel suo processo legislativo per applicare il principio “pensa per primo in piccolo” alle decisioni. Best practice realizzate e in corso di realizzazione: L’applicazione TEO “Tender for opportunity” consentirà l’informazione in tempo reale alle pmi regionali delle gare ed appalti promosse dalle pubbliche amministrazioni. SIGFRIDO è il sistema informatico gestionale per l’amministrazione monitoraggio delle misure ed interventi a favore delle pmi. SUAM è la stazione unica appaltante delle Marche. CRAI sono i centri di assistenza alle imprese artigiane che costituiscono il terminale intelligente tra le imprese e la pubblica amministrazione. 2) Un sistema educativo universitario pro-attivo
La Regione ha adottato misure volte all’impiego di ricercatori e studenti dottorandi nelle pmi per incoraggiare i giovani più formati ad entrare nel mondo del lavoro. Inoltre, la regione supporta i giovani studenti nell’ottenimento di master e dottorati attraverso specifiche borse di studio. Best practice realizzate e in corso di realizzazione: Industrial Liason Office e marcheinnovazione.it sono i due strumenti operativi con i quali si creano i collegamenti diretti tra mondo delle pmi e i centri della conoscenza. 3) Attori finanziari vicini e collaborativi La Regione supporta l’accesso al credito da parte delle pmi garantendo il pagamento dei crediti e aiutando le pmi colpite dai debiti. Nel prossimo periodo di programmazione, la regione punta ad introdurre strumenti finanziari innovativi come:
La Regione incentiva e supporta i network fra le pmi (minimo 3) con le università e i centri di ricerca. Il network svilupperà un modello di sviluppo industriale di ricerca/sperimentale nell’ambito dell’’ambient assisted living’ e ‘green smart homes’. Nel prossimo periodo di programmazione il principale strumento di innovazione regionale sarà il Piano per l’innovazione e la specializzazione intelligente’ che dovrà identificare e concentrare le risorse nei settori più innovativi e esplorare l’adozione di misure per gli appalti precommerciali. Best practice realizzate e in corso di realizzazione: Partecipazione a cluster nazionali (Ambient Assisted Living e Flexible and Sustainable Factory), cluster del mare, IKTIMED, Piattaforma per l’Innovazione Intelligente. 5) Specializzazione intelligente per la produzione di qualità
• Un leasing inter-generazionale per consentire la capitalizzazione delle imprese familiari. • Azioni per aumentare la liquidità delle pmi.
Best practice realizzate e in corso di realizzazione: Master Craftsman – Bottega scuola artigiana, MicroGreenLogistic – logistica integrata di distretto.
Best practice realizzate e in corso di realizzazione: SRGM, Fondo regionale di garanzia, Provvista Bei, Progetto integrato ricambio generazionale.
6) Sostegno olistico per l'internazionalizzazione
4) Specializzazione intelligente per la R&S
Best practice realizzate e in corso di realizzazione: Progetto WIDE, Sprint Marche.
Il Premio EER Il premio EER-European Entrepreneurial Regions è un marchio del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea. Si tratta di un’iniziativa lanciata nel 2009 dal CdR in partenariato con la Commissione europea, che seleziona ogni anno fino a tre Regioni. Il premio EER è strettamente collegato all’applicazione dei principi Small Business Act. Le Regioni EER, inoltre, mostrano un’attitudine politica che si contraddistingue da quella delle altre regioni. Esse, infatti, hanno una precisa visione politica sulle politiche riguardanti le pmi, ovvero mostrano un’elevata capacità di leggere i punti di forza e di debolezza del tessuto economico regionale e di programmare le azioni e le misure future da intraprendere per cogliere le opportunità e limitare le minacce; tale visione è inoltre inserita in un’ottica temporale di lungo periodo. Dal 2009 ad oggi 9 Regioni (cui si aggiungono ora Marche, Fiandre e Nord Brabant), hanno ottenuto il marchio EER. Si tratta di Land Brandeburgo, la contea di Kerry (Irlanda), la Murcia (Spagna), la Catalogna (Spagna), la regione Helsinki-Uusimaa (Finlandia), la regione Trnava (Slovacchia) le regioni Nord-Pas de Calais (Francia), Danimarca meridionale e Stiria (Austria).
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MARE NOSTRUM
49° Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro Film vincitore: Matei Child Miner, della regista rumena Alexandra Gulea. L’edizione 2013 è stata caratterizzata da un’ampia retrospettiva sul cinema cileno a cura della Redazione
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l Concorso Pesaro Nuovo Cinema – Premio Lino Miccichè si è contraddistinto quest’anno per una forte componente femminile - quattro donne registe e molti ritratti di donna - e un’età media degli autori molto bassa, a partire dal ventiquattrenne Ignacio Rodriguez. Sette i film in concorso: la slovacca Mira Fornay con My Dog Killer, intenso dramma filmato con notevole realismo sul razzismo, sui conflitti etnici e, soprattutto, sulle scelte sbagliate. Arriva dalla Romania Alexandra Gulea, con Matei Child Minder, incentrato sul piccolo Matei che vive col nonno e vuole scappare di casa, mentre i genitori lavorano in Italia. Halley, una storia gotica ambientata ai giorni nostri diretta dal messicano Sebastián Hoffman, nel quale il protagonista è uno zombie umano che si va spegnendo. Nel corpo in disfacimento rimane una mente lucida. Kayan della
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regista di origine iraniana Maryam Najafi, è un potente ritratto femminile, incentrato su una donna proprietaria di un ristorante dove si riunisce la comunità libanese di Vancouver. L’Italia era rappresentata quest’anno da ben due opere, a cominciare dalla seconda regia di Stefano Tummolini, L’estate sta finendo, che racconta un “tranquillo week-end di paura” di un gruppo di ragazzi in una casa al mare, dove un incidente imprevisto trasformerà la loro vacanza in un incubo e l’esordio di Fabiana Sargentini, Non lo so ancora: scritto a quattro mani con Morando Morandini, racconta una storia liberamente ispirata alla loro "amicizia a prima vista”. L’ultimo film in Concorso era il cileno La chupilca del diablo di Ignacio Rodriguez, nel quale un uomo, giunto alla fine dei suoi giorni, tenta di riconciliarsi con la famiglia dopo una vita passata in solitudine, cercando
al tempo stesso di salvare la sua piccola distilleria di liquori. La giuria chiamata a decretare il vincitore del Concorso era composta dalla regista Costanza Quatriglio, dall’attrice Anna Foglietta, dal regista Vincenzo Marra, dai critici e giornalisti cinematografici Massimo Lastrucci e Federico Pontiggia.
Foto dei Film in gara alla 49째 edizione della Mostra Internazionale del nuovo Cinema di Pesaro
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CARRIERE E POLTRONE
Chi entra e... chi esce In questa rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende del territorio ed enti pubblici, nonché avvicendamenti che interessano marchigiani
Maurizio Mangialardi alla guida di Ilario Piersanti presidente regioAnci Marche nale dei pensionati della Cna Il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi è il nuovo presidente di Anci Marche. Lo ha eletto all'unanimità l'Assemblea Generale dei sindaci delle Marche con oltre 100 delegati presenti. Mangialardi succede a Cesare Martini, che ha assunto la reggenza di Anci Marche dopo le dimissioni di Mario Andrenacci, candidato alle elezioni politiche, e resterà presidente almeno sino all'autunno 2014, quando l'Assemblea nazionale rinnoverà tutti i vertici regionali.
Rainer Masera presidente Banca Marche
L’ex ministro Rainer Masera è il nuovo presidente di Banca Marche. Comasco, sessantanovenne, è stato, tra l’altro, titolare del dicastero del Bilancio e della programmazione economica nel governo Dini per un anno dal 1995 al 1996, e dal 1975 al 1988 direttore centrale presso la Banca d'Italia. Rainer era stato eletto consigliere dall'assemblea degli azionisti di Banca Marche lo scorso 27 giugno. Altra nomina importante nello stesso istituto: Mario Pirro è stato eletto all’unanimità vicepresidente.
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Il presidente di Cna Pensionati della provincia di Ascoli Piceno, Ilario Persiani, ha appena assunto l'incarico di presidente regionale dei pensionati della Cna. Un riconoscimento importante per una struttura provinciale, come quella Picena, da sempre impegnata a dare risposte alle esigenze e alle aspettative dei pensionati associati.
Diego Mingarelli nominato presidente del Comitato provinciale della piccola industria di Confindustria Ancona
Diego Mingarelli, Amministratore Delegato Diasen srl di Sassoferrato è stato nominato Presidente del Comitato Provinciale della Piccola Industria di Confindustria Ancona. A lui il compito di rappresentare gli interessi delle piccole imprese e la salvaguardia della loro funzione socio-economica sul territorio.
sultata vincente, ottenendo il 56% dei voti. Ora il prossimo appuntamento per l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona è ai primi di settembre, quando verranno individuate le nuove cariche, a partire da quella del Presidente.
Massimo Quaresima nuovo presidente del Lions Club Pesaro Host
Si è pervenuti al "Passaggio della campana" per il Lions Club Pesaro Host: all’ingegner Massimo Quaresima è passato l'incarico di presidente, già del dottor Roberto Bracci. Nel suo nuovo incarico, cercherà di incrementare tutte quelle iniziative di solidarietà, d'attivismo civico, d’integrazione e di sviluppo legate al territorio.
Ordine Ingegneri provincia di Ancona: nominato il nuovo Consiglio
L’Ordine degli ingegneri ha eletto il suo nuovo Consiglio. La squadra guidata dal presidente uscente Roberto Renzi è ri-
Nomine e incarichi possono essere inviati all’indirizzo email: scrivici@mlmagazine.it
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CONTRIBUTI E BANDI
MARCHE >REGIONE MARCHE
"Promozione della cooperazione per lo sviluppo rurale" Contributi per lo sviluppo del settore delle cooperative nell'ambito delle politiche agricole, forestali e dello sviluppo delle aree rurali. I progetti di investimento innovativi sono finanziati fino al 40% dei costi ammissibili, per un massimale di € 50.000,00. SCADENZA: 06/09/2013
>REGIONE MARCHE BANCA MARCHE - SIDA Group "Prestito d'onore Regione Marche"
Obiettivo è quello di sostenere la creazione di 400 nuove imprese, attraverso finanziamenti agevolati concessi sull'onore ovvero non assistiti da alcun tipo di garanzia (fino a € 25.000,00 per le ditte individuali, e fino ad € 50.000,00 per le società) e la previsione di servizi gratuiti di assistenza tecnica personalizzata (tutoraggio) per i primi 12 mesi di attività. SCADENZA: 31/12/2014 >REGIONE MARCHE "Agevolazioni per le PMI culturali" Sono ancora disponibili fondi per la concessione di finanziamenti agevolati, con cui la Regione Marche incentiva gli investimenti delle imprese che operano nel comparto culturale. A sostegno delle iniziative sono concedibili finanziamenti agevolati di importo non inferiore a 50.000 euro e non superiore a 150.000 euro.
BANDO APERTO
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>DIPARTIMENTO AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT "Contributi per le reti di impresa nel settore del turismo" Contributi a fondo perduto per progetti miranti alla costituzione di nuove aggregazioni di imprese finalizzati a promuovere il turismo nella regione, lo sviluppo di piattaforme condivise, sistemi di promo-commercializzazione. Il contributo massimo erogabile è pari ad € 200.000,00 con un'intensità massima del 50%. SCADENZA: BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE >REGIONE MARCHE "Incentivi per i processi di internazionalizzazione"" Contributi a fondo perduto per le PMI, in forma singola o aggregata, per attività di supporto all'internazionalizzazione, partecipazioni a iniziative verso mercati esteri, partecipazioni a fiere internazionali. Ogni impresa può beneficiare di un contributo massimo di € 10.000,00.
SCADENZA: BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE >REGIONE MARCHE "Formazione di nuove figure professionali nel turismo"" I contributi regionali sono finalizzati a favorire la qualificazione e l’occupazione dei giovani, ma anche a promuovere l’offerta turistico-culturale delle imprese locali. SCADENZA: BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE
>BEI - Banca Europea de-
gli Investimenti "Incentivi per promuovere lo sviluppo aziendale" I finanziamenti previsti sono finalizzati a promuovere lo sviluppo aziendale, attraverso prestiti a tasso agevolato e di durata variabile, a copertura massima del 50% dell'investimento previsto. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
to fino ad un massimo di € 1.032.000,00. L'importo del premio per il primo insediamento consiste in un contributo a fondo perduto fino a € 25.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO >ITALIA LAVORO "Agevolazioni per il trasferimento d'azienda"
"Il bando ha l'obiettivo di favorire il rinnovo del tessuto >ISMEA dell’imprenditoria di tradizio"Agevolazioni per il primo ne. L’avviso è infatti finalizzato insediamento dei giovani in a rafforzare l’appeal dei mestieri tradizionali supportanagricoltura" do la creazione, nei comparti Sono previsti interventi al fine produttivi della tradizione itadi favorire l'insediamento di liana, di nuova imprenditoria giovani nella conduzione di per il trasferimento d’azienda imprese agricole competitive. da imprenditori con età supeL'agevolazione prevede con- riore ai 55 anni a giovani imtributi in conto interessi per prenditori di età compresa tra interventi fondiari a cancello i 18 e i 35 anni non compiuti. aperto, per un massimo di € I contributi vanno da € 5.000 1mln per le ditte individuali o ad € 10.000. Le domande società agricole unipersonali, possono essere presentate a e per un massimo di € 2,5mln partire dla 20/02/2013. negli altri casi. Il premio massimo erogabile è pari ad € SCADENZA: 31/12/2013 40.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO >INVITALIA - Agenzia per lo sviluppo e l'attrazione degli investimenti "Agevolazioni per il subentro in agricoltura" Finanziamenti volti a favorire la nascita di nuova imprenditorialità e il ricambio generazionale in agricoltura, in particolare nel settore della trasformazione e commercializzazione prodotti agricoli. Le agevolazioni consistono in contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevola-
>ITALIA LAVORO "Agevolazioni per le assunzioni di apprendisti"
Sono stati prorogati i termini previsti per l'erogazione di agevolazioni per le assunzioni di apprendisti effettuate a partire dal 30/11/2011. In particolare sono agevolati i contratti di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale e i contratti di apprendistato professionalizzante. I contributi vanno da € 4.700 ad € 5.500. Scadenze previste: REGIONI COMPETITIVITÀ - 31/03/12 REGIONI CONVERGENZA - 31/12/2013
SCADENZA: 31/12/2013
EMILIA > REGIONE EMILIA ROMAGNA
"Progetti di intrernazionalizzazione" Contributi per il sostegno di progetti e percorsi di internazionalizzazione delle reti di impresa. L'agevolazione consiste in un contributo in conto capitale fino ad un massimo del 50% delle spese ammissibili e per un importo non superiore a 150.000 euro per progetto e a 50.000 euro per singola impresa partecipante. SCADENZA: 27/09/2013 >CCIAA RAVENNA "Incentivi alle start-up emiliane"
Contributi a fondo perduto per la nascita di nuove PMI femminili e giovanili: gli incentivi finanziari coprono le spese sostenute nel corso dell'anno 2013 e relative ai costi per l'avvio d'impresa. L'entità del contributo è pari al 50%, fino ad un massimo di € 4.000,00. SCADENZA: 31/10/2013 >CCIAA REGGIO EMILIA "Sostegno a programmi di reicerca e innovazione"
Contributi a fondo perduto per sostenere programmi di ricerca e innovazione, assistenza e consulenza tecnologica in collaborazione con l'Università di modena e Reggio Emilia. Il contributo riconosciuto è pari al 50% delle spese sostenute, fino ad un massimo di € 30.000,00. SCADENZA: 30/09/2013 >FONDO ENERGIA "Energie nuove per l'impresa"
Finanziamenti finalizzati ad agevolare progetti di efficientamento energetico, produzione di energie da fonti rinnovabili. Il bando eroga finanziamenti a tasso agevolato per importi che vanno da un minimo di € 75.000,00 fino ad € 300.000,00.
"Incentivi per promuovere lo sviluppo aziendale" I finanziamenti previsti sono finalizzati a promuovere lo sviluppo aziendale, attraverso prestiti a tasso agevolato e di durata variabile, a copertura massima del 50% dell'investimento previsto.
contributo a fondo perduto fino a € 25.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
>ITALIA LAVORO
"Agevolazioni per il trasferimento d'azienda"
SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
"Il bando ha l'obiettivo di favorire il rinnovo del tessuto dell’imprenditoria di tradizio>CCIAA MODENA >ISMEA ne. L’avviso è infatti finalizzato "Sostegno del credito alle PMI" "Agevolazioni per il primo a rafforzare l’appeal dei meinsediamento dei giovani in stieri tradizionali supportan Sostegno del credito alle PMI agricoltura" do la creazione, nei comparti operanti nelle provincia di produttivi della tradizione itaModena, attraverso operazio- Sono previsti interventi al fine liana, di nuova imprenditoria ni di finanziamento bancario o di favorire l'insediamento di per il trasferimento d’azienda leasing effettuate tramite or- giovani nella conduzione di da imprenditori con età supeganismi di garanzia fidi, rela- imprese agricole competitive. riore ai 55 anni a giovani imtive alla copertura delle spese L'agevolazione prevede con- prenditori di età compresa tra da effettuare o effettuate fino tributi in conto interessi per i 18 e i 35 anni non compiuti. ad un anno prima delle pre- interventi fondiari a cancello I contributi vanno da € 5.000 sentazione della domanda. I aperto, per un massimo di € ad € 10.000. Le domande contrbuti vanno da 5.000 euro 1mln per le ditte individuali o possono essere presentate a società agricole unipersonali, partire dla 20/02/2013. a 20.000 euro. e per un massimo di € 2,5mln SCADENZA: BANDO SEM- negli altri casi. Il premio mas- SCADENZA: 31/12/2013 simo erogabile è pari ad € PRE APERTO 40.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE >CARIPARMA APERTO "Credito alle imprese" Il Gruppo Cariparma Crédit Agricole dà il via al progetto >INVITALIA - Agenzia per “Sosteniamo le eccellenze”, lo sviluppo e l'attraziovolto a favorire la liquidità ne degli investimenti delle imprese nazionali con "Agevolazioni per il subentro uno stanziamento di 740 mi- in agricoltura" lioni di euro, dei quali 125 mi- lioni sono destinati alle PMI Finanziamenti volti a favorire la della Provincia di Parma. Il nascita di nuova imprenditoriafondo messo a disposizione lità e il ricambio generazionale da Cariparma si rivolge alle in agricoltura, in particolare nel imprese del settore agricolo e settore della trasformazione e dell’artigianato, ma non sono commercializzazione prodotti escluse le PMI del commer- agricoli. Le agevolazioni concio, dell’industria e dei servizi. sistono in contributi a fondo perduto e mutui a tasso ageSCADENZA: BANDO APERTO volato fino ad un massimo di € A cura della Divisione Strategia e Finanza 1.032.000,00. d’Impresa Gruppo Sida >BEI - Banca Europea de- L'importo del premio per il pri- T 071.28521 gli Investimenti mo insediamento consiste in un finanza@sidagroup.com SCADENZA: 29/11/2013
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â&#x20AC;&#x153;Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli Proverbio dei Nativi Americani
Speciale
Turismo 72
ITINERARI Maurizio Mangialardi, nuovo Presidente di Anci Marche Proseguono gli itinerari di Anci Marche, una bella iniziativa editoriale fortemente voluta dal nostro consiglio direttivo per rendere meglio conosciuti alcuni percorsi attraverso la nostra regione. Sono proprio i marchigiani a doversi ergere a testimoni e curatori della propria terra ma, aggiungo, anche a primi promotori di tutte quelle bellezze, siano esse turistiche, paesaggistiche, artistiche, culturali, che troppe volte vengono forse date per scontate. Siamo proprio noi, infatti, che non dobbiamo mai stancarci di raccontare e celebrare lo spettacolo che ci circonda e qualche volta dovremmo imparare a guardare questo immenso con gli occhi del turista che, quando arriva per la prima volta nelle Marche, difficilmente resta insensibile al suo fascino restando, anzi, molto spesso a bocca aperta. I plu-
rimi riconoscimenti che alcune localitĂ ricevono giustamente, penso alle bandiere blu ed arancioni tanto per citarne alcuni, attribuiscono a queste localitĂ e, direi, all'intero territorio, una responsabilitĂ in termini di tutela che proprio attraverso gli enti locali, i nostri Comuni, viene assunta dagli amministratori come punto d'onore, come segno di civiltĂ , come tesoro da custodire e valorizzare.
Itinerari a cura di: Alessandra Balducci Consorzio Marche Maraviglia
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FOCUS: TURISMO
La Valle del Cesano: scrigno di tesori nascosti Il viaggio che vogliamo proporvi è un’avventura per cercatori di tesori. Non ci attendono belve feroci né impervi percorsi, piuttosto un percorso selezionato lungo il tracciato della Strada Provinciale 424 della Val Cesano, che solo ad occhi attenti può palesare meraviglie.
D
i fronte alla facciata semplice di San Gervasio in Bulgaria, in località Mondolfo (PU), fissiamo un ideale punto di partenza, che enfatizzi il carattere di questo territorio dominato da antiche abbazie, la cui costruzione si colloca tra il IX e l’XI secolo d.C. Almeno sei complessi rilevabili lungo una valle di appena 55 km, con una distanza massima di 9 km l’uno dall’altro, percorribili tranquillamente a piedi dai pellegrini di epoca medievale. Comunità monastiche in stretto rapporto con il territorio che
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attraverso il loro complesso di mulini, strutture produttive e villaggi hanno avuto la forza di rigenerare un territorio sconnesso dalla distruzione dell’efficacissima organizzazione di età romana ad opera dei barbari. Oggi, queste architetture inevitabilmente trasfigurate dal tempo, conservano particolari affascinanti che è possibile apprezzare solo se si ha la pazienza di programmare una visita con le associazioni locali: dal bellissimo sarcofago in pietra del VI secolo d.C, che la tradizio-
ne vuole contenere le spoglie del Santo nella cripta di San Gervasio (archeoclubmondolfo@libero.it) fino all’apparato archeologico ancora in parte da scoprire di Santa Maria in Portuno (3385080220 Circolo Acli ) presso Madonna del Piano per finire con la vecchia Pieve di S. Vito sul Cesano, la cui facciata mostra il sapiente reimpiego di materiali antichi nell’ottica di un recupero tipico del Medioevo. Sarà invece priva di intoppi una visita all’Eremo di Fonte Avellana, a Serra Sant’Abbondio (PU), che vale da
Borghi murati e Castelli
Archeologia
Natura & Escursioni
Pievi & Abbazie
B C
A D
E
J
I
F
G H K M
L
N
O
SS76 P Q S
R
SS76
A Cesano (AN)
K Area Archeologica Romana di Suasa (AN)
B Marotta (PU)
L
C Mondolfo (PU)
M San Lorenzo in Campo (PU)
D San Gervasio (PU)
N
San Vito sul Cesano (PU)
E Via Piagiolino, San Costanzo (PU)
O
Pergola (PU)
F Monterado (AN)
P
Frontone (PU)
G Madonna del Piano (AN)
Q
Serra Sant'Abbondio (PU)
H Corinaldo (AN)
R
Eremo di Fonte Avellana (PU)
I
Castelvecchio (PU)
S
Monte Catria, Cantiano (PU)
J
Monte Porzio (PU)
Castellone (AN)
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FOCUS: TURISMO
solo una giornata di sosta per la pace, la cultura e la spiritualità che emanano da ogni singola pietra e l’esplorazione della Pieve di S. Lorenzo in Campo (PU) che è chiesa parrocchiale ricchissima di decorazioni lapidee. Quest’ultima va assolutamente abbinata ad una cena presso la Farroteca Monterosso (aperta su prenotazione 0721776511) dove vi aspetta un menù completo a base di farro: una vera prelibatezza servita con grande cura in un ambiente raffinato. Se da San Gervasio si riprende la strada principale, nostro filo conduttore, in direzione Pergola, si scopre, a destra, una lunga facciata in muratura faccia a vista in posizione sopraelevata. E’ la Fattoria Barberini, costruita nel 1686 dai Gesuiti di stanza a Monterado, oggi condotta dal principe Urbano, discendente di Papa Urbano VIII. Doveroso ricordare che il pontefice fu mecenate del Bernini al quale commissionò nel 1626 il celebre Baldacchino di San Pietro e che a lui a cui si deve la firma della condanna di Galileo Galilei nel 1633. Se si ha la fortuna di essere
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accolti nell’appartamento del Principe (cosa non impossibile vista la grande simpatia del personaggio e il suo grande interesse per l’arte la sua diffusione) si rimane letteralmente sbalorditi dai tanti preziosissimi cimeli di famiglia, molti dei quali recanti le api dei Barberini: stampe, mobili, quadri e un’alzata di camino ricavata da paramenti di un altare, opera dello stesso Bernini. Questo grande edificio, affacciato sulla valle e circondato di campi a perdita d’occhio ammicca al suo dirimpettaio, il nobile Castello di Monterado, anch’esso opera dei Gesuiti che qui controllavano una fabbrica di tessuti, smerciati in grande quantità durante la Fiera nella vicina Senigallia. Il castello, oggi dimora privata, conserva un giardino all’italiana e un bosco di 7 ettari ( un tempo aperto al pubblico) con pini, querce secolari, allori e viburni. Proseguendo lungo la valle si incontra prima, Castelvecchio dominato dal nobile profilo di Castello Barberini e poi Monteporzio. Ai piedi dell’abitato presso il Parco della Vita, un percorso geo-naturalistico
illustra le caratteristiche della Foresta Fossile del Pleistocene con frammenti di tronco fossile di Pino Silvestre, signore assoluto di questa valle in epoca preistorica. Se si procede ancora in direzione San Lorenzo è possibile deviare a destra in direzione Mondavio oppure a sinistra per raggiungere Corinaldo. Concedetevi una piccola digressione che offre la possibilità di raggiungere due favolosi borghi murati, celebri per lo stato di conservazione della loro architettura e per gli scorci paesaggistici offerti. Si tratta di due giganti, nel frammentario panorama dei centri urbani di questa valle, che godono di grande notorietà: il primo per il ricco calendario di eventi, le curiose leggende e l’atmosfera unica ( per informazioni e visite iat1@corinaldo.it), il secondo per l’imponente Rocca Roveresca, opera di Francesco di Giorgio Martini, ancora oggi al centro di importanti rievocazioni storiche (per informazioni info@ mondavioproloco.it). Alla base dei rilievi collinari che accolgono Castelleone di Suasa si trova il Parco Archeologico della
città Romana di Suasa. Dalla polvere dei campi è miracolosamente emersa una grande domus romana del I secolo d.C, circondata da importanti strutture urbane quali il teatro, l’anfiteatro, i portici e due necropoli. E’ la Suasa dei Romani, grande centro urbano della media valle del fiume Suasanus, oggi Cesano. Al complesso di scavi archeologici, ancora incompleti fanno da corredo due piccoli musei archeologici: uno ospitato nel bel Palazzo della Rovere a Castelleone di Suasa e l’altro con sede a San Lorenzo in Campo. Entrambi valgono una sosta per l’assoluta rarità di alcuni reperti conservati. Uscendo dal Museo Archeologico del Territorio di San Lorenzo seguite le indicazioni per il castello di Montalfoglio e proseguite per qualche chilometro. Avrete la possibilità di godere dell’incanto di un piccolo e sconosciuto borgo cresciuto sulla sommità di una collina; un luogo che ha conservato il fascino delle cose dimenticate, passando indenne attraverso guerre e cementificazioni. La prossima tappa è Pergola una cittadina
che ha molto da mostrare ai visitatori ( per una visita tagliata su misura sulle vostre esigenze prolocopergola@valcesano.com) con il suo corredo di chiese, palazzi storici ed arte. Sorvegliata a vista dal Monte Catria la città ospita un vero capolavoro di archeologia: il gruppo dei Bronzi Dorati di Cartoceto di Pergola, unico al mondo nel suo genere. Si tratta di un gruppo bronzeo, composto in origine da due coppie di figure femminili ammantate e velate, e da due cavalieri in veste militare, con cavalli riccamente ornati. Roba da rimanere incantati. Merita una menzione la vicina Frontone, con il profilo triangolare del suo Castello, risalente all’XI secolo ( per una visita prolocofrontone@gmail.com). La sagoma dell’edificio incombe sull’abitato e narra storie di principi e guerrieri che nei secoli se lo sono conteso per la posizione di assoluto dominio del territorio. A Frontone si gusta una delle migliori piadine delle Marche proposta dai vari locali: non c’è che l’imbarazzo della scelta. Giungiamo alla meta finale del nostro viaggio di scoperta
guadagnando la vetta del Monte Catria, luogo in cui ha le sue sorgenti il fiume Cesano che ci ha virtualmente affiancato lungo il percorso. Ad attenderci la croce, voluta nel 1901 da papa Leone XIII in ricordo del Giubileo del 1900. Nel territorio esistono ottime possibilità di escursioni a cavallo, a piedi o in bicicletta (www. montecatria.it) alla scoperta degli aspetti più reconditi della “Montagna Sacra”, appellativo dovuto alla grande quantità di eremi e cenobi di regola benedettina ospitati dalle pendici del Monte dei quali il più celebre è l’Eremo di Fonte Avellana, citato anche da Dante nella Paradiso. Ci lasciamo con una ricetta semplice tipica dell’Alta valle del Cesano ma oramai diffusa ovunque. E’ la crescia fatta con la pasta del pane e modellata in forma rotonda con l’orlo spezzettato da pizzichi regolari e fossette sulla superficie. Da condire con olio, sale, rosmarino o con ottima e dolce cipolla di Suasa o da farcire con le foj ( le foglie) quelle erbe di campo che hanno nutrito le generazioni di queste terre.
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FOCUS: TURISMO
Tra borghi e frutteti della Val D’Aso: un paradiso di tinte e profumi P
ercorrendo la Val D’Aso, a sud di Fermo, si attraversa un territorio che più di ogni altro nella Regione ha conservato immutato “il bel paesaggio” di origine rinascimentale: coloniche sparse qua e là, al centro di una rete di poderi coltivati a frutteti, vigneti, orti e seminativi che si alternano dolcemente a lembi di bosco. Il fiume Aso nasce nei pressi di Montemonaco, sui Monti Sibillini e fa una sosta nel vicino lago di Gerosa, meta di pescatori e velisti, per poi gettarsi nell’Adriatico presso Pedaso. La valle che disegna è un paradiso di tinte naturali dall’azzurro
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della costa in estate ai toni del bianco, del rosa e del viola quando gli alberi da frutto sono in fiore, passando per tutte le sfumature di verde delle coltivazioni e dei boschi. In questa sorta di eden l’uomo ha edificato nei secoli una ventina di borghi che danno origine ad un interessante museo diffuso, contenitore di aree archeologiche della civiltà picena e romana, chiese romaniche ed abbazie, palazzi rinascimentali e neoclassici. L’assenza di uno sviluppo caotico riservato ad altre valli ha permesso di mantenere intatti i valori artistici, ambientali e storici di questo territorio, consegnandolo
pressoché intatto nelle mani di chi oggi si accinge e visitarlo. Tra i borghi che si affacciano sulla vallata, sono almeno quattro le tappe che consigliamo di fare a chi ha a disposizione solo i tempi ridotti di un’escursione. Moresco, Montefiore dell’Aso, Petritoli e Montelparo rappresentano i must della Val D’Aso: quattro località assolutamente da non perdere. Il Castello di Moresco sorge sulla sommità di un colle a controllo della sottostante valle. Completamente cinto di mura, ha forma triangolare con al vertice
Borghi murati e Castelli
Archeologia
Natura & Escursioni
Pievi & Abbazie
B
C A
E
D
G J F I
H
E55
K J
M
A Pedaso (FM)
K Montelparo (FM)
B Lapedona (FM)
L
C Altidona (FM)
M Montemonaco (AP)
Smerillo (FM)
D Moresco (FM) E Monterubbiano (FM) F Montefiore dell'Aso (AP) G Petritoli (FM) H Carassai (AP) I
Ortezzano (FM)
J
Monte Vidon Combatte (FM)
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FOCUS: TURISMO
l’imponente e originale Torre Eptagonale del XII secolo, alta 25 metri. Molto particolare e suggestivo è anche il borgo di Montefiore dell’Aso, racchiuso nell’antica e ben conservata cinta muraria. Il Polo museale di San Francesco custodisce una delle più interessanti opere di Carlo Crivelli: il “Trittico di Montefiore” (1472). A Petritoli si rimane invece colpiti sin all’arrivo dalla sontuosa e suggestiva Porta Tre Archi, incastonata tra due bastioni del XV secolo. All’interno delle mura, nell’elegante contesto di Piazza Rocca, domina maestosa, con i suoi oltre 40 metri di altezza, la Torre Civica. Un’ultima curiosa tappa è il Museo dei 80
mestieri ambulanti in bicicletta di Montelparo. Si tratta di un’unica e bizzarra collezione di oltre 40 biciclette, tutte perfettamente funzionanti, che sono state costruite o trasformate agli inizi del 1900 per essere utilizzate come vere e proprie attività lavorative ambulanti, dal medico all’arrotino, dal calzolaio al gelataio (solo su prenotazione al 0734/780141). Per chi voglia trascorrere qualche giorno in più in questa terra, riservandole l’attenzione che merita aggiungiamo altre utili indicazioni. Dal mare verso la montagna s’incontra
Campofilone, dove ha sede la premiata azienda Spinosi, fiore all’occhiello della Valdaso, che con i suoi Spinosini, sottilissimi tagliolini all’uovo, è assoluta protagonista nelle dispense dei migliori alberghi del mondo. Affascinanti sono il borgo fortificato e il Vicolo degli Orti, un passaggio coperto medievale facente parte del labirinto di stradine zigzaganti, in parte coperte con accorgimenti difensivi, feritoie e trappole che rapidamente collegavano i punti nevralgici dell’abitato. Segue Monterubbiano, distante 10 km, con il Museo Civico Archeologico. All’in-
terno una grande quantità di ornamenti in bronzo di epoca picena di notevole originalità, oltre a reperti di epoca romana come mosaici e affreschi. Di grande suggestione è Carassai, a 300 m slm, con il Castello Vecchio che vanta origini feudali e l’annesso Castello nuovo del XV secolo. A 4 km dall’abitato una delizia per amanti del genere: la Rocca di Monte Varmine, castello intatto caratterizzato da mura poderose con alta torre di guardia e merli ghibellini. Il maniero non ha mai ospitato un signore perché fu pensato per essere un’enorme fattoria fortificata. Rocca Monte Varmine è
l’unico castello in tutto il Piceno che si conservi intero e perciò di particolare interesse storico. La Macchia Pelagallo, di proprietà dell’omonima famiglia, è un bellissimo parco naturale a Monte Vidon Combatte, con presenza di farnie ( una delle specie più rare del territorio marchigiano) con habitat ancora integro e incontaminato da percorrere a piedi o in bicicletta. Nel centro storico sorge Palazzo Pelagallo dove ammirare la parte esterna con la torre rompitratta, le tracce del ponte levatoio sull’antica porta di ingresso al castello, tracce di merlature e beccatelli, la porta a doppio fornice, gli archi gotici, il
loggiato a cinque archi. Il nostro itinerario lungo la Val d’Aso termina qui, ma i più curiosi e amanti della natura possono decidere di inoltrarsi sino alla montagna e raggiungere il delizioso borgo di Smerillo, a oltre 800 metri di altitudine, per raggiungere Montemonaco, in prossimità del quale il fiume trova le sue origini.
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FOCUS: TURISMO
Bridge: un nuovo asso nella manica per il turismo incoming Dal 31 agosto al 7 settembre le più belle piazze della nostra regione faranno da cornice a Bridge Around Marche 2013, un evento internazionale dedicato al gioco di carte. Uno straordinario esempio di collaborazione ta pubblico e privato di M. Rossi
È
stato presentato a Palazzo Leopardi, nella sede della Regione Bridge Around Marche 2013, un evento internazionale di bridge che si svolgerà dal 31 agosto al 7 settembre in diverse piazze marchigiane tra cui Urbino, Ascoli e Recanati. Giocatori locali, provenienti da altre regioni e dall’estero potranno sfidarsi in una cornice unica ed eccezionale, per un evento che dovrà divenire un appuntamento fisso annuale e crescere di anno in anno. Un’iniziativa inedita che interessa non solo gli appassionati di questo sport, ma che avrà certamente ripercussioni positive sull’incoming di turisti verso la nostra regione. Dopo l’Endurance e i Mondiale di Vela d’altura, le Marche saranno di nuovo teatro di una competizione sportiva internazionale, confermando la propria vocazione di regione versatile, sorprendente e poliedrica. L’estate 2013 sarà ricordata come la stagione dei grandi eventi, in un mix di adrenalina, divertimento, ma anche affascinante scoperta del territorio. Portare i tavoli da bridge nelle più suggestive piazze della regione significa offrire un’immagine pittoresca e inedita del territorio marchigiano. La complicità e l’intesa necessarie per giocare a golf
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e la poesia delle location che ospiteranno le diverse partite, conferiranno alla kermesse un prestigio davvero unico. L’iniziativa del bridge itinerante nasce fuori regione, più precisamente a Milano, durante la Bit (Borsa internazionale del turismo), grazie all’incontro tra Consorzio Marche Maraviglia, l’Assessorato al Turismo della Regione Marche, che ha deciso di sostenere il progetto insieme con i Comuni che ospiteranno la kermesse e Soloitalia, un operatore turistico israeliano che oltre vent’anni propone con successo il nostro paese al mercato israeliano. Per Marche Maraviglia, una Destination Management Company organizzata in forma di consorzio, del quale fanno parte strutture ricettive, tour operator, operatori enogastronomici, compagnie di trasporto ed altri enti pubblici e privati rappresentativi dell’intera filiera turistica e di tutto il complesso del territorio regionale, si tratta di un progetto di particolare importanza, un’iniziativa corale che è un nuovo banco di sfida per il turismo esperienziale nelle Marche. Soloitalia ha istituito in occasione del progetto Solitalia Bridge, organizzazione riconosciuta dalla Federazione Italiana gioco
bridge, con l’obiettivo di diventare nel prossimo futuro un punto di riferimento per l’organizzazione di vacanze e tornei da organizzare nelle più prestigiose località turistiche italiane. Solitalia Bridge può inoltra contare su uno staff tecnico di primo livello presieduto da Maurizio Di Sacco, giudice arbitro di fama internazionale, presente alla maggior parte degli eventi. Le prospettive del progetto, sono dunque quelle di riuscire ad aumentare l’appeal della nostra terra a livello internazionale, offrendo ai partecipanti del Tour la possibilità di entrare nel vivo del nostro territorio, scoprendo ogni giorno qualcosa di unico e speciale: storia, arte, cultura e sapori di una destinazione autentica come le Marche. Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti Pietro Talarico, Dirigente regionale, Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, Fiordomo Francesco, sindaco di Recanati, Francesca Crespini, Assessore al Turismo del Comune di Urbino, Guido Guidi, presidente del Consorzio Marche Maraviglia, Claudio Coriasco, direttore commerciale Solo Italia, Marchionni Maurizio, presidente del Comitato regionale Bridge Marche e Bruno Plutino, Tecnico del bridge.
MARCHE sotto le stelle ‘13 In collaborazione con il famoso arbitro
Maurizio Di Sacco
ReCAnAti ASCOLi PiCenO URbinO dAL 31 AGOStO AL 7 SetteMbRe, ORe 21:30 1° Festival internazionale del bridge itinerante nelle Marche Ogni sera si gioca in una piazza Giocatori locali, nazionali e stranieri 3 vincitori ogni serata. Premi in denaro e maxi-premio finale Un calendario ricco di escursioni durante la giornata, cene di gala e spettacoli emozionati di contorno
Ascoli Piceno 31/08, Piazza del Popolo 1/09, Palazzo dei Capitani
RecAnAti 2/09, Piazza Leopardi 3/09, Aula Magna Palazzo Comunale
uRbino
4/09, Sala Raffaello 5-6/09, Cortile Collegio Raffaello
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Speciale Formazione 84
Formazione e Giovani
Università, ne vale la pena? Per quali motivi un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? Attorno a questa domanda abbiamo creato un dibattito tra cinque Rettori, che hanno accolto volentieri la nostra richiesta. Se le risposte sono convincenti, ce lo diranno i Lettori di P.Duranti
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er il Rettore dell’Università di San Marino, Giorgio Petroni, “è difficile immaginare che l’Italia possa fare a meno di persone in possesso di un adeguato bagaglio di conoscenze … tanto più che nel nostro Paese la percentuale di laureati rispetto alla popolazione è nettamente inferiore rispetto agli standard europei. Quindi la formazione dev’essere vista come il motore di sviluppo economico e sociale, com’è avvenuto e come avviene in altri Stati”. Non solo: dovremmo puntare maggiormente sulle Facoltà ad indirizzo tecnico. Per il suo collega dell’Università di Camerino, Flavio Corradini, “l’Università è uno strumento di ascensore sociale di indubbia efficacia”, tanto più laddove (è proprio il caso di Unicam) accanto alle classiche attività formative il giovane viene coinvolto nell’apprendimento di competenze e conoscenze che in futuro saranno utili sia nell’ambiente di lavoro, sia nel contesto sociale. Per il neo-Rettore dell’Università Politecnica delle marche, Sauro Longhi, “iscriversi all’Università è un ottimo investimento che il giovane si ritroverà in futuro. Del resto, sono le stesse statistiche a dirlo: i laureati hanno mediamente maggiori opportunità lavorative. Certo – avverte il docente dipende anche dal tipo di percorso di studi che si sceglie e dall’impegno profuso dallo studente”. Sulla stessa scia Luigi Lacchè, Rettore dell'Università di Macerata, secondo il quale “tutti i dati smentiscono coloro che predicano l’inutilità della laurea. Il problema non è investire in formazione, ma semmai è avere un mercato più ricettivo, capace di crescere qualitativamente ...”. Per Stefano Pivato, Rettore dell’Università Carlo Bo di Urbino, “l’Università è un luogo unico di crescita umana, educativa oltre che strumento di sviluppo intellettuale; è un percorso della conoscenza e di scambio di esperienze e di culture, che raccomando di vivere totalmente combinando insieme momenti di studio all’estero; un’esperienza straordinaria
per arricchire la propria formazione ma anche per essere più consapevoli e responsabili”. Il Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Univpm, Bruno Mezzetti, ci aiuta a comprendere il ruolo della formazione nel settore agricolo, illustrando anche uno dei numerosi progetti realizzati sotto la sua guida dagli studenti della Facoltà. Sempre in ambito accademico, interessante anche l’intervista a Lella Mazzoli (Direttrice dell’Istituto formazione al giornalismo e del Dipartimento di Scienze della comunicazione e discipline umanistiche dell’Università di Urbino Carlo Bo), che sottolinea tra l’altro l’elevata capacità formativa delle nostre Università. La “voce” del mondo imprenditoriale è affidata a Flavio Guidi del Gruppo Sida, per il quale nelle aule universitarie si deve “respirare” aria d’azienda, e i giovani vanno messi nella condizione di poter comprendere concretamente il mondo del lavoro e il sistema “azienda”. Sul ruolo dell’Università nell’attuale panorama socio-economico si sofferma anche Angelo Pasquarella (manager, autore del libro “Il Quinto Stato”), secondo cui “essere competitivi come università significa aumentare le probabilità che chi le frequenta abbia successo nella vita e si realizzi pienamente, significa aiutare i giovani a sviluppare al meglio i propri talenti in modo da essere utili a se stessi e agli altri. Questo significa anche opportunità di lavoro e successo economico”. A rappresentare il mondo politico, Vittoriano Solazzi, Presidente del Consiglio regionale delle Marche, che (intervistato per la rubrica Primo Piano) punta il dito contro le carenze dell’attuale sistema formativo italiano: da un lato la scelta dei percorsi formativi che prescinde quasi sempre dall'evoluzione della domanda e dall’altro l'assoluta separazione tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro”. Importanti anche le testimonianze di Giuliano Calza, direttore di Istao e di Renato Picciaiola, presidente di CNA Marche.
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
Comparto dei servizi, nelle Marche aumenta l’occupazione E’ del 2,3 per cento l’incremento occupazionale registrato nel 2012 nel settore terziario regionale: questo dato confortante emerge dal Rapporto annuale della sede regionale della Banca d’Italia, che al riguardo cita la Rilevazione sulle forze di lavoro effettuata dall’Istat a cura della Redazione
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n generale, lo scorso anno il numero di occupati residenti nelle Marche è aumentato dello 0,3 per cento, a fronte di un calo a livello nazionale registrato nella stessa misura; il tasso di occupazione della popolazione residente tra i 15 e i 64 anni è invece rimasto sostanzialmente stabile (62,6 per cento nella media dell’anno). Dall’analisi di Bankitalia emerge inoltre che aumentano i contratti di lavoro a tempo parziale (+ 19,8 per cento) e a termine (+11,7 per cento): a fine 2012 i rapporti part-time in regione rappresentavano quasi un quinto del totale dei rapporti di lavoro, mentre quelli a tempo determinato oltre il 15 per cento dei contratti di lavoro subordinato. Analizzando i dati per settore, si nota come l’industria continui a risentire marcatamente della crisi (avendo perso in un anno lo 0,7 per cento della forza occupazionale, dopo il pesante -6,5 per cento registrato nel
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2011). Il picco negativo si è però registrato nel settore delle costruzioni, con una flessione del 9 per cento rispetto all’anno precedente. Bene invece, come detto, il comparto dei servizi, nel quale l’occupazione è aumentata del 2,3 per cento (0,7 per cento su base nazionale). Un altro dato interessante – che si legge nel citato rapporto – è che “il lieve aumento degli occupati ha riflesso la crescita della componente dipendente (2,0 per cento), solo in parte compensata dalla diminuzione di quella autonoma (-4,5 per cento)”. Guardando ai titoli di studio, nel 2012 il tasso di disoccupazione è salito al 9,8 per cento tra le persone in possesso al massimo della licenza media, all’8,9 tra i diplomati e all’8,3 tra i laureati. Per questi ultimi, nel 2012 il tasso di disoccupazione nelle Marche ha ampiamente superato quello medio nazionale (6,7 per cento); per i laureati con meno di 35 anni, esso è salito dal 10,8 al 16,1 per cento.
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Al via i contributi per l’assunzione di giovani Salvo ripensamenti o ulteriori proroghe, il Governo ha deciso: l’Iva passerà dal 21 al 22 per cento dal 1° ottobre. Lo prevede il cosiddetto “decreto per il lavoro”, che contiene tra l’altro agevolazioni per le assunzioni di giovani a cura della Redazione
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artiamo proprio da questo punto: gli incentivi per la creazione di posti di lavoro. Il provvedimento prevede misure di favore per i soggetti che assumono a tempo indeterminato giovani tra i 18 e i 29 anni in possesso di almeno una delle seguenti condizioni: essere privi di impiego retribuito da almeno 6 mesi; non aver conseguito alcun titolo di scuola superiore o professionale; vivere solo con una o più persone a carico. Le risorse stanziate complessivamente vengono suddivise in misura diversa tra le Regioni, con una prevalenza dei fondi destinati al Meridione. Il bonus viene riconosciuto – per la durata di 18 mesi - nella misura di un terzo della retribuzione lorda imponibile ai fini previdenziali, con un tetto di 650 euro mensili per lavoratore. Le
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assunzioni, peraltro, dovranno comportare un incremento occupazionale netto e devono essere effettuate a decorrere dal 29 giugno 2013 ed entro il 30 giugno 2015. In caso di trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato, il bonus è riconosciuto per la durata di un anno. Quanto alle modalità di utilizzo dell'agevolazione, il decretolegge precisa che l'incentivo in esame è corrisposto esclusivamente mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili del periodo di riferimento (fatte salve le diverse norme relative al settore agricolo). Si tenga presente, infine, che l'incremento occupazionale viene calcolato sulla base della differenza tra il numero dei lavoratori rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori media-
mente occupati nei 12 mesi precedenti all'assunzione (mentre i dipendenti con contratto part-time devono essere ponderati sulla base del rapporto tra le ore pattuite e l'orario normale di lavoro). Il decreto-legge “del lavoro” introduce poi alcune misure straordinarie - applicabili fino al 31 dicembre 2015 - per favorire l’inserimento lavorativo di disoccupati di età non superiore a 29 anni e agli ultracinquantenni. Viene previsto poi lo stanziamento di 15 milioni di euro per i tirocini curriculari, al fine di incentivare le iniziative di alternanza tra studio e lavoro, e alle Università statali che attiveranno tirocini di almeno tre mesi con enti privati o pubblici, saranno riconosciuti incentivi per ciascun tirocinante. Il decreto istituisce una “banca dati delle
politiche attive e passive”, al fine di catalogare le informazioni sui lavoratori da collocare, mentre dal 1° luglio aumenta del 9,6 per cento la misura della sanzione prevista per le contravvenzioni alla normativa dettata in materia di igiene sul lavoro. Altre importanti novità riguardano l’apprendistato: è infatti prevista la trasformazione del contratto professionale nell’apprendistato professionalizzante. Sull’argomento, il decreto-legge introduce norme derogatorie al D.Lgs. 14 settembre 2011, n. 167: tra queste, si segnala che la registrazione della formazione e della qualifica professionale ai fini contrattuali eventualmente acquisita è effettuata in un documento avente i contenuti minimi del modello di libretto formativo
del cittadino (di cui al D.M. 10 ottobre 2005). Da segnalare poi che il provvedimento stanzia somme per l'adozione di misure per l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità (di cui al D.Lgs. 21 aprile 2000, n. 185), per il Piano di Azione Coesione, rivolta alla promozione di progetti promossi da giovani, e per il tirocinio formativo rivolto a giovani che non lavorano. Non solo: viene inoltre incrementato per il 2014 il Fondo per l’istruzione e la formazione tecnica superiore. Giova ricordare in estrema sintesi anche le modifiche alla riforma Fornero (L. n. 92 del 2012): relativamente ai contratti a tempo determinato, si prevede che gli intervalli di tempo validi ai fini del rinnovo dei contratti a tempo determinato ritornino a 10 e 20 giorni, in base alla durata
del primo contratto (si ricorda che la riforma del 2012 li aveva fissati a 60 e 90 giorni). Viene infatti precisato che si considera a tempo indeterminato il contratto stipulato entro una data di 10 giorni per un contratto di 6 mesi, e di 20 giorni per un contratto di durata superiore a 6 mesi. Nel contratto intermittente, infine, la trasformazione “automatica” del contratto di lavoro intermittente è ora prevista oltrepassato il limite di 400 giornate lavorative nell’arco di tre anni solari.
Per saperne di più: decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76
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Il Prodotto “Conoscenza” L’informazione è quasi tutto. Saperla gestire e mettere a frutto è tutto il resto. Ancora sommersi nelle spirali del cambiamento, dobbiamo definitivamente convincerci che la nostra eccellenza non è tanto fatta di “cose” ma piuttosto di pensieri, progetti, tradizioni, cultura. Che possono creare valore sia in modo indiretto che diretto, partendo (finalmente e doverosamente) dai giovani di M. Barchiesi
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o abbiamo detto fino a dare noia, ma una volta si diceva che repetita iuvant: la crisi è cambiamento, il cambiamento è consapevolezza, la consapevolezza è informazione. L’essere informati è dunque la chiave di lettura di tutta quella serie di drammatici problemi che, come cause o come conseguenze, affliggono ancora la nostra Italia e, a dire il vero, oramai pochi altri Paesi nel mondo. Altro che “crisi mondiale”! Qua siamo rimasti a zampe per aria in quattro gatti. E a parte la metafora zoofila, rimane la questione su cosa noi si debba fare davvero e subito per scrollarci di dosso tutto questo. Il nostro territorio e le nostre risorse, se cerchiamo ancora risoluzioni prettamente industrial-manifatturiere, è davvero irrisorio e in parte irreversibilmente utilizzato in modi poco efficaci. Tanto più, poi, che la capacità produttiva (materiale, umana, normativa, finanzia-
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ria) di altri competitors internazionali è difficilmente contrastabile. Quindi, se fossimo in guerra (ma perché, non lo siamo?), un qualsiasi stratega sconsiglierebbe in modo risoluto un attacco frontale. E invece noi lì, a montar le baionette… Per essere semplicemente pragmatici, occorre puntare più che mai sulla formazione e sulla ricerca (non necessariamente in questo ordine). Ma questa volta viste secondo un’ottica nuova, ossia quella del vendere la competenza, la conoscenza, i brevetti, in un certo senso anche la tradizione e la cultura. Per troppo tempo si è ignorata l’importanza di essere aggiornati. Forse per ancora più tempo si è considerato quello nella ricerca come un costo e non come un investimento (e la disquisizione non è solo linguistica: è differente l’approccio alla problematica). Ma se fossero invece la conoscenza dei mercati e dei mestieri, i
brevetti, le capacità manageriali ad avere oggi un mercato concreto? Se fossero le persone e le informazioni i nostri prodotti di eccellenza? I giovani hanno bisogno di credere nel futuro, di avere fiducia nel Paese, di avere la voglia di investire il proprio tempo e la propria determinazione in Italia e non altrove. Molte nostre aziende non coltivano affatto quello che è chiamato internal branding, ossia non sanno creare proattivamente consenso e motivazione nelle proprie risorse interne, nel proprio capitale umano e l’Italia è specchio di questa mancanza di cultura. Occorre investire seriamente, definitivamente, consapevolmente, intelligentemente sulla formazione, perché essa non porta solo all’informazione e alla competenza, ma è anche volano della forza di volontà e dell’attaccamento agli ideali.
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“L’Università è chiamata a ripensare il proprio ruolo” Per Flavio Guidi (Gruppo Sida) nelle aule universitarie si deve “respirare” aria d’azienda, e i giovani vanno messi nella condizione di poter comprendere concretamente il mondo del lavoro e il sistema “azienda”. A loro viene anche chiesto di adottare una mentalità che sia al passo con i tempi di L.Osmani
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ottor Guidi, non pochi imprenditori lamentano una scarsa attitudine della formazione a preparare i giovani al mercato del lavoro. Lei cosa ne pensa? “Il problema parte da lontano. Impresa e strutture formative (scuole ed università) sono due mondi che in Italia non si sono mai parlati abbastanza, per una serie di motivi che non è il caso di trattare in questa sede. Ciò che rileva, oggi, è un dato obiettivo: la formazione universitaria deve migliorare in termini di efficienza operativa, e cioè sul piano della capacità di orientare e preparare i giovani verso una dimensione lavorativa aziendale”. Lei cosa suggerisce al riguardo? “Il coinvolgimento di manager e consulenti provenienti dall’impresa nel processo formativo e universitario, nonché l’integrazione tra manager e consulenti”. 92
Con quale funzione? “Trasferire in ambito didattico la conoscenza del mondo aziendale”. Concretamente, questo tipo di approccio come potrebbe avvenire? “L’Università potrebbe ad esempio incentivare, anche economicamente, i ragazzi a frequentare un master con contenuti specialistici, organizzati e tenuti da soggetti ed enti che “vivono” l’azienda quotidianamente. Un’altra buona idea, accomunata alla prima per quanto attiene alle finalità, è rappresentata dalle borse di studio, finanziate attraverso convenzioni con strutture formative e professionali e, loro tramite, con aziende”. In che senso l’Università potrebbe aiutare i giovani in relazione ai master? “Un sostegno concreto è senz’altro quello di tipo economico; quindi sopportando
una parte del costo. Il neolaureato sarebbe così posto nella condizione di intraprendere agevolmente questo nuovo percorso formativo, strategico per il suo futuro, grazie ad apposite convenzioni. Al riguardo auspico una maggiore interazione tra Università e formazione professionale privata”. In questo Speciale ML ha chiesto ad alcuni Rettori se per un giovane neodiplomato vale davvero la pena intraprendere un percorso di studi universitario. Lei cosa ne pensa? “In molti casi potrebbe essere vantaggioso, una volta conseguito il diploma di scuola superiore, frequentare un master professionalizzante. Certo, occorre valutare le singole situazioni personali e familiari, contestualizzandole nella situazione concreta, però mi sentirei di invitare i ragazzi a fare una seria rifles-
“La realtà ha fatto emergere inesorabilmente tutte le criticità e le contraddizioni della cultura che ha dominato per anni, che vedeva nel posto pubblico, in banca o in aziende con contratto a tempo indeterminato, l’obiettivo centrale del nostro progetto lavorativo”
sione al riguardo”. Una riflessione proiettata alle opportunità professionali derivanti dall’una o dall’altra scelta? “Non solo. Bisognerebbe mettere sul piatto della bilancia anche il costo sociale e il costo familiare, in termini di spese vive, che la famiglia deve sostenere per mantenere un giovane agli studi. E per quanto tempo? Guardi qui: ho fatto un calcolo approssimativo. Se un ragazzo, terminata la scuola superiore, si avvia al lavoro, anche con uno stipendio mediamente basso dopo circa una decina d’anni ha già portato a casa diverse di migliaia di euro. Mentre il suo coetaneo che si è iscritto all’università, per bene che gli sia andata, alla stessa età – 27-28 anni - si sarà appena inserito nel mondo del lavoro. Non solo: in questi anni egli ha rappre-
sentato un costo notevole per la famiglia. Senza considerare le spese se lo studente è fuori sede”. Lei propone un modello che si discosta dalla visione classica del passaggio tra formazione e lavoro. “La mia impostazione segue i cambiamenti imposti dal contesto socioeconomico e dal mercato. Guardiamoci attorno: il mercato del lavoro è profondamente mutato, ed è tuttora in continua evoluzione. Le statistiche ci dicono che la vita media di un’azienda è attorno ai dieci anni, e mediamente una persona lavora per circa quarant’anni. Ciò significa che il posto di lavoro dovrà essere cambiato almeno quattro volte …”. Quindi? “La situazione creatasi sta facendo crollare il mito del posto fisso. La speranza di
molti giovani di avere la classica “sistemazione” che ti protegge fino al momento della pensione, va riposta nel cassetto. La realtà ha fatto emergere inesorabilmente tutte le criticità e le contraddizioni della cultura che ha dominato per anni, che vedeva nel posto pubblico, in banca o in aziende con contratto a tempo indeterminato, l’obiettivo centrale del nostro progetto lavorativo”. Ma l’esigenza di lavorare resta, per i giovani come per i meno giovani. E allora cosa fare? “Ritengo che si debba pensare al proprio progetto di lavoro con la consapevolezza che le aree in cui poter ricercare un reddito e un soddisfacente momento realizzativo siano sostanzialmente tre: l’imprenditorialità, la professione e l’impiego come dipendente (seppur con la prospettiva del cambiamento)”. 93
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Ma cosa significa essere competitivi come università? Essere competitivi come università significa aumentare le probabilità che chi le frequenta abbia successo nella vita e si realizzi pienamente, significa aiutare i giovani a sviluppare al meglio i propri talenti in modo da essere utili a se stessi e agli altri. Questo significa anche opportunità di lavoro e successo economico
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ome ? Non tutti abbiamo gli stessi talenti, ma è utile a tutti che ognuno di noi dia il meglio di se stesso. Chi fa ciò lo fa perseguendo forse un proprio interesse, ma porta benefici anche a tutti gli altri e anche a quelli meno dotati. La scuola deve quindi sviluppare i talenti, ma anche dare indicazioni su come possano essere impiegati. Occorre, fin da subito, invogliare i giovani a riflettere su tutte le conoscenze che hanno appreso collegandole con idee utili per il pubblico, che si possono quindi trasformare in attività imprenditoriale. Non basta solo chiedere “cosa sai?”, ma anche “a cosa serve?” “Come può essere utilmente impiegata questa conoscenza?” “Come viene adoperata in ambito economico e quali possono essere gli ulteriori sviluppi che possono migliorare la vita delle persone e avere sbocchi economici?”. Occorre apprendere ma riflettere anche come possono essere utilizzate le
nostre conoscenze. Non basta dire: ora pensa a studiare e, se studierai, ti daranno un posto di lavoro. E qual è appunto il legame tra università e mondo del lavoro? Attenzione. Quando parliamo di attività lavorativa ci viene subito in mente il posto di lavoro, sicuramente fisso, vagheggiato dai nostri padri. Non è più così e non lo sarà in futuro semplicemente perché le imprese nasceranno e moriranno molto rapidamente, anche quelle che sembrano più grandi, e too big to fail. Se non falliscono, spesso vengono assorbite da altri e mutano profondamente con l’espulsione di molti lavoratori che debbono trovare altre alternative. Però il sistema è in grado di rinnovarsi per cui nascono continuamente nuove aziende e nuove opportunità (il male dell’Italia è proprio quello di non favorire questo processo). Chi dovrà costituire queste aziende e non i giovani che ora stan-
no studiando e a breve si laureeranno? Compito dell’università è sfornare non solamente dei competenti esecutori, ma anche degli intraprendenti imprenditori. Lo studio deve quindi essere orientato a sviluppare caratteristiche di autonomia ed iniziativa. Cosa si può fare di meglio per creare un sistema competitivo e vincente in cui i giovani neolaureati possono trovare presto un’occupazione nelle loro aspettative? 1. Un primo consiglio che si deve dare al sistema universitario è quindi quello di istituire esami che tocchino trasversalmente più materie (approccio interdisciplinare), in modo che gli studenti si abituino a collegare tra loro realtà anche molto distanti e in generale a curare gli aspetti trasversali oltre quelli specialistici. L’azienda pretende dai propri collaboratori
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una visione d’insieme all’interno della quale collocare conoscenze anche diverse tra loro. Ciò significa che il giovane, nell’affrontare il mondo del lavoro potrà trovarsi un compito specifico da svolgere ed essere collocato all’interno di un particolare settore specialistico, ma da lui ci si aspetterà che le conoscenze apprese siano ricondotte all’interno di un contesto unitario orientato a risolvere problemi pratici che debbono tener conto di numerosi aspetti. Per esempio, se inquadrato all’interno di un settore di ricerca e sviluppo, difficilmente potrà da subito applicare quello che ha imparato ai particolari e specifici problemi dell’impresa. Da una parte avrà la necessità di approfondire la sua conoscenza limitandone il campo di applicazione in ragione dello specifico settore di appartenenza dell’impresa, ma dall’altra paradossalmente dovrà ampliarla a settori che, con buona probabilità, non gli sono stati insegnati. Dovrà capire, ad esempio, come funziona l’impresa stessa, come relazionarsi ai colleghi e ai capi; dovrà comunque sapere come funziona un progetto in generale, quale sia la cultura della sua impresa, quali siano i fattori da tenere più sotto controllo nell’attività; dovrà considerare gli aspetti economici come trasversali rispetto a tutto ciò che farà, comprendere le strategie del suo settore e dell’impresa in generale e sforzarsi nel suo piccolo di rispondere alla complessità dell’organizzazione. Queste attività dovranno essere compiute tutte assieme e in tempi rapidi: se passa troppo tempo e il giovane fa troppi errori, anche se ben preparato rischia di perdere credibilità all’interno dell’impresa e gli vengono offerte minori opportunità di crescita. Stiamo andando da una parte verso una grandissima specializzazione, ma dall’altra si pretende da noi
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un’estrema flessibilità nell’affrontare i problemi e un ampliamento delle nostre vedute. Dobbiamo essere degli zoom e contenere caratteristiche sia di teleobiettivo che di grandangolo. L’approccio universitario opera ancora troppo per sommatoria più che per sintesi. Le materie appaiono come dei microcosmi con leggi e regole che trovano giustificazione all’interno di quel determinato sistema. Il lavoro di mettere insieme le conoscenze, di fare in modo di dare un senso complessivo alle varie materie apprese per ottenere sofisticati risultati pratici, dev’essere fatto da ogni singolo studente. Questa operazione è notevolmente complessa e non è facile riuscirci. 2. In secondo luogo (in parte è una conseguenza di quanto dicevamo prima) occorre che la cultura del lavoro per progetti (in tutte le materie, anche in lettere e filosofia) sia sempre presente, non solo nelle università ma anche nei licei, nelle medie e nelle elementari. Il futuro sarà caratterizzato da innovazione e l’innovazione nasce da un progetto. Il modo di lavorare basato su un compito da eseguire fedelmente non è più sufficiente. Accanto alla cultura del lavoro per progetti vi debbono comunque essere nozioni di economia e di organizzazione d’impresa. Occorre esercitare le persone a costituire imprese, anche innovative e anche nelle materie umanistiche. 3. Il rapporto con le imprese, anche qui per ogni materia (non solamente materie tecniche, giuridiche od economiche, ma anche per tutte le altre). Quando si parla di rapporto con le imprese si pensa agli stage e al fatto che gli studenti abbiano un contatto con il mondo del lavoro. Non basta! Occorre che questo contatto lo abbiano proprio le Università, che con umiltà i diparti-
menti cerchino di dare significato economico alla cultura che producono e si confrontino con i manager e i centri di ricerca, per imparare oltre che per insegnare. Troppo spesso l’atteggiamento dei cattedratici è supponente e distaccato rispetto al mondo dell’impresa. Si dice “vediamo cosa vogliono da noi” invece che “vediamo cosa è possibile fare insieme”. Così si sprecano opportunità sia per le Università che per gli studenti. In qualche caso ciò avviene, ma siamo lontani dalle eccellenze che si sono verificate in altri Paesi. Aggiungo che questo atteggiamento non può essere esclusivamente riservato alle facoltà scientifiche ma anche a quelle umanistiche. In Italia ci sono almeno altrettante opportunità per startup che vengono da una cultura umanistica rispetto a quelle ben note che promanano da facoltà scientifiche. Noi possiamo forse riuscire più di altri a rappresentare una sintesi tra le due componenti. 4. Internazionalizzare. Non si dovrebbe avere il massimo dei voti se non si sono fatte esperienze all’estero. Non è solo il problema di imparare le lingue, ma quello di capire diversi modi di affrontare e risolvere problemi, di pensare, di far funzionare le cose, di porsi rispetto allo studio e alla conoscenza. La velocità con cui succedono le cose è tale per cui è necessario ampliare ed allargare le nostre vedute non dando nulla per scontato e solo la comprensione di esperienze e realtà diverse aumenta le probabilità di trovare nuove strade.
Angelo Pasquarella Autore de “Il Quinto Stato”
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“Per recuperare competitività, l’Italia ha bisogno di più laureati tecnici” E’ sulla base di tale convinzione che il Rettore dell’Università di San Marino, Giorgio Petroni, ci illustra il perché del successo dei corsi di laurea del “suo” Ateneo di Giulio Guidi
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “E’ difficile immaginare che l’Italia possa fare a meno di persone in possesso di un adeguato bagaglio di conoscenze … tanto più che nel nostro Paese la percentuale di laureati rispetto alla popolazione è nettamente inferiore rispetto agli standard europei. Quindi la formazione dev’essere vista come il motore di sviluppo economico e sociale, com’è avvenuto e come avviene in altri Stati”. E’ interessante approfondire questo tema. “Prendiamo l’esempio di Paesi emergenti come la Cina e l’India, che in campo formativo hanno manifestato una chiara inclinazione verso le discipline scientifiche, sulla base del modello anglosassone. La politica perseguita li ha premiati: oggi possono disporre di numerosi ingegneri e tecnici altamente competitivi nello scenario internazionale”.
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Nel contesto che ha tracciato, la formazione universitaria italiana come si posiziona? “In Italia l’Università si è generalmente rivelata carente sotto il profilo numerico, cioè relativamente al numero di laureati che sforna, come accennavo prima; tale limite si riverbera negativamente anche limitando il ragionamento ai percorsi di studi di natura tecnica”. Se i laureati italiani sono pochi rispetto ad altri Paesi, è altrettanto vero che le iscrizioni non mancano … “Il fatto è che in Italia vi è un’elevata percentuale di abbandoni, abnorme rispetto ai dati che ci giungono, ad esempio, da Francia, Germania e Gran Bretagna”. Perché si deve puntare di più sulle Facoltà tecniche? “Perché sono soprattutto le discipline tecniche a rappresentare le determinanti del cambiamento, anche più di quelle economiche. Per cui ribadisco la mia convinzione: per recuperare terreno e competitività, l’Italia ha bisogno di un maggior numero di laureati tecnici”.
Mi pare che le proposte formative dell’Università di San Marino seguano questa impostazione. “Si, e il motivo è piuttosto intuitivo: un Ateneo dev’essere idoneo a creare occupazione. Anzi, dirò di più: questa è la sua mission principale. Ed è per raggiungere pienamente questo obiettivo che alcuni anni fa decidemmo di avviare tre corsi di laurea che ormai possono considerarsi collaudati”. Ce ne vuole parlare? “Iniziamo con il corso di laurea in Disegno industriale, svolto in collaborazione con Iulm di Venezia: riscuote sempre un ampio successo, per una serie di motivi: circa la metà delle lezioni sono dedicate alla realizzazione di progetti specifici, è previsto un periodo di tirocinio (obbligatorio) della durata di quattro mesi e, soprattutto, perché quasi sempre chi raggiunge il titolo finale trova agevolmente e in tempi brevi un’occupazione adeguata alle proprie aspettative”. Perché un corso del genere è apprezzato dalle aziende? “Perché la nostra economia è composta
“Ai giovani dico: confrontatevi anche con chi ha già fatto quest’esperienza da noi. Il passaparola è sempre il canale comunicativo più efficace”
in massima parte da Pmi, cioè realtà produttive di ridotte dimensioni che difficilmente possono competere sul piano tecnologico, cioè investendo risorse cospicue in ricerca e innovazione. Va da sé che puntino maggiormente in valori estetici, culturali insiti nel prodotto …”. Nell’Università di San Marino non poteva poi mancare - vista la Sua esperienza in materia (unica a livello nazionale, non vi è dubbio!) - un corso di Laurea in Ingegneria Civile. “E’ un altro corso che riteniamo funzionale allo sviluppo delle attività produttive del territorio che ci circonda. Pensi che nella sola provincia di Pesaro e Urbino, che conta sui 350mila abitanti, vi sono ben 42mila imprese; molte saranno in crisi, certo, ma ne resta comunque un numero enorme … Inoltre è attivo un corso in Ingegneria Gestionale, anch’esso caratterizzato da un ottimo indice di occupabilità dei propri laureati”. Questo Ateneo è conosciuto in tutto il mondo anche per gli studi umanistici. “L’Università di San Marino nacque in effetti come una sorta di cenacolo ri-
servato a pochi studiosi di altissimo livello, proiettati soprattutto ad attività di ricerca in campo storico, ma poco alla didattica. Era un centro attorno al quale gravitavano studiosi del calibro di Renato Zangheri – che ne fu il primo Rettore - e Umberto Eco, miei predecessori. Diciamo che era un’Università di studiosi piuttosto che di studenti”. Nel corso degli anni, con il Suo ingresso, l’Ateneo cambiò pelle … “Ho cercato di dare impulso anch’io a questa metamorfosi, trasformando questa prestigiosa realtà culturale in un’Università di studenti e per studenti, piuttosto che per studiosi. Ovviamente mantenendo da un lato la tradizione di centro di studi storici, che non può essere abbandonata, e dall’altro le caratteristiche di piccola Università, grazie anche al numero chiuso”.
e anche l’organizzazione accademica perché ti permette di seguire da vicino chi dimostra difficoltà di apprendimento in talune materie”. Professore, un messaggio ai giovani in procinto di iniziare un percorso universitario. “Scegliete un corso che vi dia buone opportunità di trovare un impiego. Se poi trovate all’interno del catalogo formativo dell’Università di San Marino alcune proposte interessanti, venite a trovarci, magari con i vostri genitori: c’è uno staff qualificato pronto a fornirvi tutti i chiarimenti necessari. Ma non dimenticatevi di confrontarvi anche con chi ha già fatto quest’esperienza da noi: il passaparola è sempre il canale comunicativo più efficace”.
Perché ha messo in risalto quest’ultimo aspetto? “Perché essere in aula in 40 persone è una cosa, in 400 un’altra. Il numero limitato di studenti facilita indubbiamente gli stessi allievi nell’apprendimento,
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“Negli ultimi tempi, rispetto al passato noto da parte del mondo accademico un maggior interesse nei confronti del tessuto imprenditoriale”
“L’Università deve parlare lo stesso linguaggio del territorio” Professor Flavio Corradini, Rettore dell’Università di Camerino, mostra con soddisfazione i notevoli traguardi raggiunti: maggiori opportunità internazionali per i giovani, dialogo proficuo con le aziende e partecipazione allo sviluppo del territorio di L. Osmani
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “Rispondo molto volentieri, con la speranza di convincere tutti coloro che ci leggeranno. Io sono assolutamente “pro” Università; anzi, lo sono sempre stato, sin da studente … Per almeno due validi motivi”. Iniziamo col primo. “La prima motivazione è quella classica: la formazione. L’Università è infatti uno strumento di ascensore sociale di indubbia efficacia. Io stesso sono testimonianza di un percorso di questo tipo. Oggi però vi è anche un altro aspetto da considerare, e così introduco il secondo motivo”. Prego. “Oggi non pochi Atenei offrono ai propri studenti competenze e conoscenze che vanno oltre la disciplina che seguono,
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sia essa scientifica, tecnica, umanistica, giuridica, economica, ecc. A tal fine si mettono in moto iniziative dirette a far acquisire alla persona strumenti che in futuro saranno utili sia nell’ambiente di lavoro, sia nel contesto sociale. Anzi, addirittura già nel colloquio di lavoro …”. Circoscrivendo il discorso a questo secondo filone, può farci qualche esempio di attività sviluppate da Unicam? “Incentiviamo i nostri giovani ad esplorare mondi nuovi, dalla comunicazione alla musica, dallo sport al teatro. Loro devono essere consapevoli che un domani, sul lavoro, applicheranno si la disciplina nella quale si sono specializzati durante il corso di laurea, ma sarà chiesto loro un approccio elastico, duttile anche verso contesti culturali ed organizzativi del tutto nuovi rispetto a poco tempo fa”. L’Università di Camerino sta preparando gli studenti in questa direzione? “I risultati confermano la bontà delle nostre scelte, nel senso dell’internazionalizzazione, dello scambio culturale tra
persone di razza, religione, lingua diverse … Lo sa che ormai numerosi nostri corsi sono svolti interamente in lingua inglese? Significa che senza alcun costo aggiuntivo per lo studente, rilasciamo un titolo di studio che potrà essere speso in molti altri Paesi europei, grazie agli accordi che Unicam ha sottoscritto con moltissimi Atenei all’estero”. I corsi di laurea in inglese attraggono anche studenti stranieri? “Assolutamente si. E questo fattore aiuta non poco anche i nostri giovani, che si trovano a vivere a fianco di coetanei con abitudini e stili di vita del tutto differenti. Così torniamo al concetto espresso poc’anzi, riferito all’importanza di coltivare sia la crescita professionale che l’aspetto personale, esperienziale dell’individuo”. Professore, secondo Lei quale dovrebbe essere il rapporto tra Università ed imprese? “Un rapporto dialettico e costruttivo, che coinvolga anche la Pubblica amministra-
zione, cioè chi governa il territorio”. Se questo è l’obiettivo, come vede l’attuale situazione ? “Negli ultimi tempi, rispetto al passato noto da parte del mondo accademico un maggior interesse nei confronti di quello produttivo inteso in senso lato, come detto poc’anzi. Certo, alcune università si sono mosse più velocemente di altre, alcune guardano più intensamente alla didattica, altre concentrano maggiori risorse verso la ricerca e l’innovazione, altre infine guardano all’Europa con estremo interesse. Però questa diversità è una ricchezza, non un limite della nostra formazione”. Nello specifico, Unicam come si posiziona rispetto al territorio? “Mi permetta di dire che anche sotto questo profilo, negli ultimi anni abbiamo fatto enormi passi in avanti. Per quanto attiene in particolare il rapporto con il tessuto imprenditoriale locale, la risposta alla sua domanda la trova già nello Statuto dell’Ateneo, laddove si prevede
uno specifico organo – il Comitato dei Sostenitori – composto da imprenditori che credono al nostro progetto formativo. E guardi che non è un organo sulla carta: gli imprenditori seguono da vicino la vita di questo Ateneo, e molto spesso i progetti che decidiamo di sviluppare sono emanazione della volontà proprio di questa componente. Non a caso, due membri del consiglio di amministrazione dell’Università sono eletti proprio dal Comitato”. E sul rapporto con gli enti locali cosa ci dice? “Anche qui partiamo da un organo operante nel nostro Ateneo: la Consulta permanente per lo sviluppo, composta dai sindaci di tutti i Comuni del territorio, da Tolentino a Fabriano, e dai rappresentanti delle Comunità montane”. Perché due tavoli di confronto, uno per gli imprenditori e uno per gli amministratori locali? “Perché sono due mondi che parlano un linguaggio differente, e l’Università
dev’essere in grado di dialogare con entrambi. Mi spiego meglio: in entrambi i contesti si verifica la sussistenza dei presupposti idonei per una collaborazione dell’Università in un’ottica di sviluppo del territorio. Però dobbiamo partire da premesse diverse”. Ci faccia un esempio. “Posto che la mission dell’impresa sia quella di fare business, l’Università non può pretendere di imporre un determinato prodotto all’imprenditore se egli non lo reputa valido per i suoi obiettivi, oppure lo considera prematuro, fuori budget, ecc. Questo è un aspetto non trascurabile, che per troppo tempo ha tenuto distanti le due parti. Inoltre con l’imprenditore vanno valutati attentamente una serie di aspetti anche di natura legale, finanziaria, ecc. Con i rappresentanti del territorio il discorso è diverso: a questo tavolo si deve ragionare in termini di vantaggi e benefici per la collettività. Ne deriva che si parla di prodotto e di processo esclusivamente in tale dimensione”.
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“Laurearsi (in tempo utile) conviene ai singoli, alle famiglie, all’intera comunità” Per Luigi Lacchè, Rettore dell'Università di Macerata, “tutti i dati smentiscono coloro che predicano l’inutilità della laurea. Il problema non è investire in formazione, ma semmai è avere un mercato più ricettivo, capace di crescere qualitativamente ...” di M. Palumbo
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neodiplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “Secondo l'indagine AlmaLaurea sull’occupazione dei laureati 2011, la percentuale di nostri laureati che trovano lavoro dopo un anno dalla laurea è pari al 58,2 per cento. Questo dato ci colloca al primo posto nelle Marche e all'undicesimo in Italia. Certo, in una fase di crisi economica come quella che investe l’Italia da anni e, in maniera strutturale, i giovani, i numeri non possono dire tutto. E tuttavia qualcosa possiamo dire. La prima cosa è che laurearsi (seriamente e in tempo utile) conviene ai singoli, alle famiglie, all’intera comunità. Tutti i dati smentiscono coloro che predicano l’inutilità della laurea. Il problema non è investire in formazione, ma semmai è avere un mercato più ricettivo, capace di crescere qualitativamente (l’espressione “società della conoscenza” vi dice qualcosa?). Abbiamo la metà dei laureati della media dei Paesi Ocse. Esiste un rapporto autoevidente tra crescita economica e sviluppo dell’alta formazione. Qualcuno diceva che la cultura non dà da mangiare… La laurea non assicura di per sé l’occupazione, ma è una fondamentale por-
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ta d’accesso se offre, oltre alle conoscenze e alle competenze “professionali”, apertura mentale, flessibilità gestionale, spirito di adattamento, abilità trasversali. L’Università di Macerata è l’Ateneo più specializzato in Italia nell’ambito delle scienze umane e delle scienze sociali. Noi parliamo non a caso di umanesimo che innova per proporre una aggiornata declinazione di saperi e professioni, che sanno coniugare valori antichi e nuove tecnologie”. Secondo Lei l’università italiana – anche in rapporto con talune esperienze straniere - è adeguata per preparare i giovani al mercato del lavoro? “Il fatto che i nostri giovani diplomati e laureati trovino lavoro all'estero significa che hanno delle qualità e delle competenze. Il dato dell'impoverimento dell'Italia in termini di "cervelli" è davvero negativo. Infatti, il problema non è che i nostri giovani facciano delle esperienze di studio e di lavoro all'estero, ma che l'Italia non sia in grado di assicurar loro, se lo vogliono, delle reali opportunità. La mobilità è un dato di fatto, ma noi non riusciamo ad attrarre, se non in misura molto piccola, giovani talenti provenienti da altri Paesi. In questo, l'Università può fare molto, certa-
mente di più per favorire la cultura del lavoro e l'autoimprenditorialità”. Condivide l’idea di quanti ritengono necessaria la frequenza di un master post-universitario attraverso il quale trasferire ai giovani la conoscenza del mondo dell’impresa e delle sue regole? “Sì, ma solo se i master e i corsi di perfezionamento offrono davvero un’alta specializzazione utile per il neolaureato ma soprattutto per chi già opera in un determinato settore. Perché ciò accada occorre una forte integrazione tra l’apprendimento teorico e l’esperienza diretta nei diversi settori di intervento, grazie ad una metodologia didattica interdisciplinare, basata su simulazioni di situazioni reali, case-studies, seminari di approfondimento, workshop, stage aziendali. Per la loro flessibilità, i master possono essere una risposta strategica alle richieste del territorio e delle organizzazioni produttive”. Qual è la Sua opinione in merito alla collaborazione tra università e strutture specializzate nella formazione professionalizzante?
“La riteniamo molto importante. Non a caso sosteniamo alcuni Istituti Tecnici Superiori, collaboriamo da anni con “Italia Lavoro” nel programma Fixo (placement aziendale) e stiamo implementando il programma regionale Eureka per attivare borse di dottorato aziendali”. Un consiglio per i ragazzi che in queste settimane sono in procinto di scegliere la Facoltà: quali sono i corsi organizzati dall’Università di Macerata che offrono maggiori opportunità occupazionali a medio termine? “I recenti dati della classifica proposta dalla Guida di Repubblica-Censis sul posizionamento delle aree didattiche degli Atenei sono straordinari. Sensibile è il miglioramento nella classifica degli Atenei medi (sesti), davanti ad Università di rilievo come Brescia, Ferrara e Ca’ Foscari. Ancora migliore è il posizionamento nelle diverse aree. Primi in Italia per Giurisprudenza e per Scienze della formazione; quarti per Scienze politiche, Scienze della Comunicazione, Turismo, Servizio sociale, Scienze dell’Amministrazione; quarti per tutto il settore lin-
guistico; sesti per Beni culturali, Filosofia, Lettere, Storia; decimi per Scienze dei servizi giuridici; quindicesimi per Economia. A ben vedere, ci collochiamo, nell’ambito delle nostre aree scientifiche, tra i primi 5-6 Atenei in Italia. E non è poco. A questi si aggiungono i risultati della grande Valutazione quadriennale della ricerca, che ci vede al settimo posto tra i medi Atenei italiani per la qualità dei prodotti della ricerca”. Le graduatorie non dicono tutto … “Però i dati presentati sono concordanti nel mostrare un Ateneo compatto, sulla via di una crescente dinamicità, capace di darsi un progetto per il futuro, per diventare, in maniera stabile e riconosciuta, una Università delle Scienze umane e delle Scienze sociali di rilievo europeo. Gli studenti e le loro famiglie troveranno a Macerata corsi di qualità, sempre più internazionalizzati e in grado di offrire risposte concrete sul piano dell’occupabilità. Insomma, scegliere Macerata non solo perché è vicina, ma perché è tra le prime in Italia”.
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“Apertura verso le aziende, ma l’impegno dev’essere reciproco” Sauro Longhi, neo-Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, conferma l’impegno a collaborare con le aziende del territorio di P. Duranti
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “Iscriversi all’Università è un ottimo investimento che il giovane si ritroverà in futuro. Del resto, sono le stesse statistiche a dirlo: i laureati hanno mediamente maggiori opportunità lavorative. Certo, dipende anche dal tipo di percorso di studi che si sceglie e dall’impegno profuso dallo studente”. Ci presenta brevemente l’Università Politecnica delle Marche? “Al riguardo non posso che confermare quello che già i dati ufficiali espongono con chiarezza: le nostre cinque Facoltà offrono tuttora ottime opportunità di impiego”. Possiamo indicarle una ad una? “Partiamo da Medicina e Chirurgia: an-
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che per il fatto che è a numero chiuso, chi vi si laurea non ha assolutamente problemi a trovare un’adeguata occupazione. Agraria ha davanti a sé un futuro roseo, favorito dal ruolo sempre più importante che l’agricoltura avrà nella nostra economia. Quanto ad Ingegneria, le posso dire – come docente – che ricevo sempre numerose richieste da parte di aziende che cercano i nostri laureati (e talvolta persino i laureandi…)”. La crisi non si sente? “E’ vero che c’è una forte disoccupazione, ma è altrettanto evidente che rimangono numerose figure professionali che le aziende stentano a coprire”. Restano Economia e Scienze. “Per quanto attiene alla facoltà economica, anch’essa garantisce ottime opportunità sia nelle imprese che nei servizi, ad esempio per l’internazionalizzazione. La Facoltà di Scienze, infine, con le sue due specializzazioni (protezione civile e
tecnologie marine) si colloca in una situazione peculiare nell’intero panorama formativo nazionale”. Non pochi imprenditori lamentano una certa distanza tra università ed aziende, nel senso che la prima potrebbe e dovrebbe essere più “utile” al mondo produttivo. Cosa ne pensa? “La distanza esiste, non lo nego; però vanno fatte alcune precisazioni. E a tale proposito parto dalla mia esperienza formativa e professionale: mi sono laureato nel ’79 proprio in questo Ateneo e – come tanti altri giovani di allora – emigrai, andando a lavorare fuori regione. Allora il mondo produttivo regionale non era così attivo come oggi … Col tempo lo stesso imprenditore è cambiato, e non poco, e il tessuto imprenditoriale che si è venuto a creare ha dimostrato una forte capacità di assorbire la forza lavoro uscita dalle nostre scuole e dalle nostre università. Questo per dirle che se per molti anni è mancato un contatto stretto con l’univer-
sità, forse era per la natura delle aziende poco orientate all’innovazione e alle tecnologie ”.
un ottimo trampolino per una brillante carriera in un’azienda o nella Pubblica Amministrazione”.
Oggi che il clima è cambiato, vi può essere un proficuo scambio di conoscenze? “Certamente, a patto che l’azienda non veda l’Università come uno sportello dove pretendere la soluzione ai propri problemi, ma piuttosto un partner con il quale sviluppare le soluzioni. Inoltre il nostro compito è quello di facilitare l’ingresso di menti lucide e preparate nell’azienda”.
Anche la Regione Marche segue tale impostazione … “Grazie al Progetto Eureka la Regione partecipa al costo del dottorato, nella misura di un terzo. Così sia l’Ateneo che le imprese vedono ridursi sensibilmente il loro impegno finanziario”.
Come? “Uno strumento che nel tempo si è rivelato di estrema efficacia è quello del dottorato di ricerca, spesso finanziato o cofinanziato proprio dalle imprese. A questo proposito vorrei sfatare un luogo comune: tale esperienza formativa non è finalizzata esclusivamente all’avvio della carriera universitaria, ma può essere
In una recentissima assise dei Rettori italiani, il Ministro Carrozza ha espresso un concetto che in precedenza Lei aveva scritto nel suo messaggio elettorale. Mi riferisco in particolare all’importanza di comunicare anche all’opinione pubblica il ruolo di motore dello sviluppo che ha l’Università. Non è che il Ministro ha “copiato” la sua tesi? “Non penso proprio … Ciò che conta è che si lavori tutti nella medesima direzione. In tal senso è ovvio che le parole del Ministro sono dal sottoscritto più che condivise”.
In conclusione, professore: nel Suo mandato da Rettore c’è anche l’impegno a ricercare un confronto serio con le imprese del territorio? “Un impegno totale, a condizione di reciprocità”.
“Iscriversi all’Università è un ottimo investimento che il giovane si ritroverà in futuro” 105
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“L’internazionalizzazione degli atenei è indice di qualità„ Il professor Stefano Pivato, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, ci illustra le peculiarità del prestigioso ateneo della città candidata a Capitale Europea della Cultura per il 2019, che vanta la percentuale degli studenti stranieri doppia rispetto alla media nazionale di L. Ciaccafava
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “L’Università è un luogo unico di crescita umana, educativa oltre che strumento di sviluppo intellettuale; è un percorso della conoscenza e di scambio di esperienze e di culture, che raccomando di vivere totalmente combinando insieme momenti di studio all’estero; un’esperienza straordinaria per arricchire la propria formazione ma anche per essere più consapevoli e responsabili. Sotto questo aspetto, l’Ateneo offre molte e diverse opportunità per gli studenti attraverso le borse Erasmus, Erasmus placements, ISEP e accordi di cooperazione internazionale con Università australiane e statunitensi. Sono oltre ventimila gli studenti italiani che hanno vissuto esperienze di studio e di vita all’estero. Occasioni preziose, forse uniche, che trasformano lo studio in un’esperienza fondamentale nella vita di una persona, oggi più che mai necessaria quando il confronto con gli altri paesi è imprescindibile”.
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Secondo Lei l’università italiana – anche in rapporto con talune esperienze straniere- è adeguata per preparare i giovani al mercato del lavoro? “I cambiamenti profondi del mercato del lavoro influiscono negativamente anche sulla vita delle nostre università costrette a subire mutamenti continui a causa delle veloci trasformazioni del mondo professionale. Questo significa che corriamo costantemente il rischio che la nostra offerta formativa non sia più adeguata per preparare compiutamente i giovani al loro futuro lavorativo. Per questo sono convinto che l’università debba offrire allo studente la possibilità di imparare a imparare, a porsi nelle condizioni migliori per un mercato del lavoro che è sempre più flessibile. Corsi di laurea meno professionalizzanti, perciò, sostituiti da quegli strumenti che servono non a un sapere specifico, che potrebbe rivelarsi inadeguato nel tempo, ma a plasmare e rafforzare la mente. L’internazionalizzazione delle università, al contrario, va privilegiata poiché rappresenta un indicatore importante della sua qualità. Ha dirette conseguenze sui finanziamenti ministeriali ed europei,
sulla possibilità di collaborare con le aziende e sulla sua valutazione internazionale, e indirettamente incide anche sulle iscrizioni. Per l’Università di Urbino è una priorità tanto da posizionarsi tra gli atenei più internazionali d’Italia con circa mille studenti stranieri, una percentuale del 7%, doppia rispetto alla media nazionale”. Condivide l’idea di quanti ritengono necessaria la frequenza di un master post universitario attraverso il quale trasferire ai giovani la conoscenza del mondo dell’impresa e delle sue regole? “Con 22 master e 8 corsi post laurea l’Università di Urbino ritiene il perfezionamento scientifico, l’alta formazione permanente, parte integrante dell’offerta didattica dell’Ateneo. La formazione deve saper rispondere in maniera adeguata alle domande di conoscenza espresse oggi non solo dal mondo del lavoro ma anche da una molteplicità di soggetti e contesti, economici, sociali, culturali sempre più complessi. Specializzazione e professionalità sono dunque sempre più richieste. I corsi post laurea o i master per neolaureati
vogliono trasmettere conoscenze e competenze molto specifiche e necessarie, da poter spendere immediatamente sul mercato del lavoro. Intendono inoltre favorire un migliore o diverso inserimento professionale nella propria area professionale di competenza. Il nuovo corso post laurea dell’Università di Urbino, per esempio, presentato recentemente, vuole formare nuove figure professionali che sappiano promuovere le tipicità attraverso il racconto delle aziende agroalimentari, delle loro attività e delle loro produzioni. Un progetto sostenuto da Coop Adriatica perché ha ritenuto bene allineato alla loro missione e coerente con il profilo professionale sempre più ricercato dalle aziende agroalimentari che difendono il buon cibo e le tipicità”. Qual è la Sua opinione in merito alla collaborazione tra università e strutture specializzate nella formazione professionalizzante? “L’Università di Urbino ritiene fondamentale il rapporto con il mondo del lavoro, al quale si rivolge con contatti mirati e settoriali, con eventi, iniziative
e accordi specifici con i centri per l’Impiego della Provincia di Pesaro e Urbino, con le Associazioni quali Confindustria e Confcommercio, gli Enti e le Istituzioni del territorio. Aderisce inoltre al progetto Fixo (Formazione e Innovazione per l’Occupazione) promosso e sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al quel stiamo rapidamente crescendo come visibilità e strutturazione”. Un consiglio per i ragazzi che in queste settimane sono in procinto di scegliere la Facoltà: quali sono i corsi organizzati dall’Università di Urbino che offrono maggiori opportunità occupazionali a medio termine? “Il Rapporto Almalaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati, uno strumento fondamentale per valutare l’efficacia esterna del sistema universitario e per misurare l’apprezzamento e la capacità di utilizzazione del mondo del lavoro nazionale ed estero nei confronti dei laureati, conferma per Urbino, nel quadro generale occupazionale difficoltoso, che l’università è ancora uno strumento privilegiato per l’investimento
del futuro dei giovani. Sicuramente dovuto alla validità dei corsi di laurea e alla qualità della didattica dell’Università di Urbino con otto Dipartimenti: Scienze di base e fondamenti, Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche, Giurisprudenza, Scienze della Terra della vita e dell’ambiente, Scienze dell’Uomo, Scienze Biomolecolari, Studi Internazionali di Storia Lingue e Culture, Economia Società e Politica, che offrono 15 lauree triennali, 20 magistrali di cui 5 a ciclo unico, 22 master e 8 corsi di perfezionamento. Una qualità confermata dal rapporto Censis 2013 che mette sul podio tre dei nostri Dipartimenti (Aree di Scienze e Tecnologie, Scienze della Formazione e dell’Educazione, Scienze Motorie) e collocando tutte le aree dell’Ateneo urbinate nella metà alta delle classifiche. Informazioni dettagliate si possono trovare sul portale d’Ateneo (uniurb.it) e sul magazine d’Ateneo (post.uniurb.it). Mentre le pratiche di iscrizione sono garantite dallo sportello virtuale Futura matricola nel quale trovare tutte le risposte per potersi immatricolare per l’anno accademico 2013/2014”.
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“L’università italiana vale e all’estero lo sanno„ Lella Mazzoli, direttore dell’Istituto formazione al giornalismo e direttore del dipartimento di Scienze della comunicazione e discipline umanistiche dell’Università di Urbino Carlo Bo, parla dell’importanza della formazione accademica e post universitaria e della necessità di un maggior confronto tra atenei e realtà aziendali di A. Dachan
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rofessore, ci può spiegare brevemente i motivi per i quali un giovane neo-diplomato dovrebbe intraprendere un percorso di studi universitario anziché cercare subito uno sbocco occupazionale? “Perché lo studio, la cultura, la conoscenza sono fondamentali per esercitare qualunque mestiere. Servono per interpretare, elaborare concetti ma anche per eseguire praticamente, voglio dire per il lavoro manuale. Se la formazione offrisse strumenti operativi, pragmatici in certi contesti non guasterebbe, anzi, ma sempre dopo o contestualmente avere acquisito conoscenza teorica. Perchè, insisto, avere buone basi culturali è il fondamento per vincere nella vita professionale e lavorativa”. Secondo lei, l’università italiana – anche in rapporto con talune esperienze straniere - è adeguata per preparare i
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giovani al mercato del lavoro? “L'università italiana nella formazione e nella didattica ha grande competenza anche rispetto agli istituti di formazione stranieri. Non è un caso che in tanti, all'estero, cercano e assumono, in settori molto qualificati, i nostri laureati e ricercatori. La cosiddetta fuga dei cervelli non ci sarebbe se i nostri giovani non fossero bravi e capaci e se la formazione non intervenisse adeguatamente. Gli italiani hanno spesso sentimenti di inferiorità nei confronti dei paesi stranieri. È ovvio che non siamo eccellenti su tutto ma questo è vero anche per chi è oltre confine. Il mercato del lavoro in Italia, a mio parere, non funziona come dovrebbe anche per uno strano rapporto fra gli enti formativi e il mondo della produzione e dei servizi. È come se i due attori principali per una buona occupazione, parlassero linguaggi diversi. Vengono attribuite responsabilità dagli uni agli altri
e viceversa. Di contro, ci dovremmo impegnare tutti di più in una relazione più positiva e soprattutto avere maggiore fiducia a vicenda”. Condivide l’idea di quanti ritengono necessaria la frequenza di un master post-universitario attraverso il quale trasferire ai giovani la conoscenza del mondo dell’impresa e delle sue regole? “Certo. Come dicevo lo studio teorico e una buona base culturale sono fondamentali. Se su questo si agganciano studi più specifici e specialistici offerti anche in collaborazione con le imprese avremmo giovani e aziende maggiormente soddisfatti. Per questo io credo che i master debbano essere fortemente professionalizzanti e offrire competenze tecniche che mettano i giovani nelle condizioni di entrare nel mondo del lavoro. Poi naturalmente saranno le imprese, private e pubbliche a formare e indiriz-
“La cosiddetta fuga dei cervelli non ci sarebbe se i nostri giovani non fossero bravi e capaci”
zare i giovani ulteriormente a seconda delle esigenze. Questo è valido per tutte le discipline. Voglio dire che i master sono importanti anche per le professioni più teoriche e non solo per le discipline applicate”. Qual è la Sua opinione in merito alla collaborazione tra università e strutture specializzate nella formazione professionalizzante? “Rispondendo al quesito precedente non pensavo esattamente alle strutture professionalizzanti ma a imprese produttive all'interno delle quali inserire i giovani già attraverso stage e tirocini. Una collaborazione proficua per tutti. Ben vengano comunque le strutture professionalizzanti se esse operano in collegamento con università e imprese”. Un consiglio per i ragazzi che in queste settimane sono in procinto di scegliere
il corso di laurea: quali sono quelli organizzati dall’Università di Urbino che offrono maggiori opportunità occupazionali a medio termine? “Per questo rimando al nostro sito: www. uniurb.it. È, infatti, difficile rispondere a questa domanda in poco spazio. L'ateneo in cui insegno e faccio ricerca, ha un’offerta molto varia che va dalle discipline umanistice, sociali, economiche, giuridiche, della comunicazione a quelle scientifiche. Ognuna di queste ha poi al proprio interno un' ulteriore ampia e diversificata offerta. Molte sono le lauree di base che offriamo e tante le lauree magistrali che specializzano in differenti settori; inoltre master, corsi di perfezionamento e poi dottorati di ricerca. È importante che un giovane sappia anche cosa c'è dopo la laurea di base e in cosa si può specializzare una volta raggiunto il primo obiettivo, quello della laurea triennale. I giovani a mio parere dovrebbero
scegliere quello che è a loro più congeniale, che è nelle loro corde. Se faranno scelte che corrispondono alla loro personalità e soddisfazione, sono convinta che avranno maggior successo nella vita professionale. Io mi occupo di comunicazione e i corsi in cui insegno, e dove insegnano tanti professionisti a garanzia del collegamento con il mondo del lavoro, sono fra quelli che offrono svariate possibilità di impiego. La pubblicità, la comunicazione pubblica, il giornalismo e il lavoro nei social media sono temi di attualità utili per impiegarsi in tanti campi professionali. Ma questo è solo un esempio. Non voglio parlare solamente di quello di cui mi occupo e per questo uno sguardo al nostro sito credo possa essere utile”.
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Scuole e università come incubatori di idee per le Pmi Per il Presidente Cna Marche Renato Picciaiola, “la storia ci dice che è così che nascono le invenzioni e i grandi progressi economici e scientifici. A patto di avere un contesto favorevole, che premi la creatività e l’eccellenza, che punti a valorizzare le buone idee e le condizioni in cui esse maturano. Ma forse è proprio questo che manca …” di A. Monticelli
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“I singoli imprenditori è bene che esercitino e sviluppino le loro curiosità e quindi quei loro “spiriti animali” che li hanno portati ad intraprendere”
a noi intervistato, il Presidente del Consiglio regionale delle Marche, Vittoriano Solazzi, ha affermato che il sistema manifatturiero resterà sempre un asse portante dell’economia marchigiana. Secondo Lei, a tal fine vi sono i giusti presupposti? “Il sistema manifatturiero regionale è uno dei primi in Italia per incidenza sul totale dell’economia regionale; è inoltre differenziato in termini di produzioni, tecnologie, mercati. Ha quindi un ruolo particolare nell’economia regionale in termini non soltanto quantitativi, ma anche qualitativi. Di conseguenza, concorre fortemente a definire l’identità della nostra regione. I presupposti perché il manifatturiero continui ad essere un asse portante della nostra economia sono quindi “culturali”: le Marche sono un’economia manifatturiera. Tuttavia, proprio una identità così forte configura anche i propri limiti”. Perché? “Perché un manifatturiero che voglia mantenersi efficiente e competitivo deve poter contare anche su un terziario adeguato a garantire che le attività di trasformazione produttiva siano integrate a monte e a valle da funzioni di ricerca, di design, di sviluppo, da funzioni di
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commercializzazione e internazionalizzazione, da attività di formazione all’altezza delle sfide che la globalizzazione comporta. Queste funzioni da noi sono spesso inadeguate”. A proposito di formazione: da più parti si sostiene l’esigenza di un avvicinamento tra il mondo dell’impresa e quello della formazione (scuole ed università). Qual è il Suo punto di vista? “Tutti o quasi concordano con l’esigenza di tale avvicinamento: è facile ritenerlo provvidenziale di fronte alla disoccupazione giovanile da un lato, alla crisi di idee e di progettualità del sistema produttivo dall’altro. Secondo alcuni, poi, introdurre giovani nell’organico delle piccole imprese, sarebbe già di per sé un’azione fortemente innovativa: i giovani per loro natura sono portati a cambiare ciò che trovano e poi sono i giovani che possono più facilmente affrontare le sfide delle nuove tecnologie. Manca però qualcosa per integrare queste potenzialità”. Secondo Lei cosa manca? “La cultura del lavoro e dell’impresa deve prendere un nuovo spazio nella formazione e forse potrebbe trovarlo se sapesse appassionare i giovani e le culture giovanili. Se scuola
e famiglie, società e media lavorassero per rilanciare il gusto dello studio delle scienze, della ricerca, della sperimentazione, come scenari per la più ampia realizzazione personale, allora il rapporto tra formazione e impresa porterebbe presto a risultati importantissimi. In parole povere: ogni scuola dovrebbe avere laboratori e sperimentazioni, ogni impresa dovrebbe facilitare tale obiettivo per avvantaggiarsene prima delle altre. La reputazione sociale di ricercatori e scienziati, imprenditori innovativi e sperimentatori, dovrebbe essere coltivata con mezzi adeguati e portata a gareggiare con quella degli artisti e dei benefattori”. I giovani neolaureati sono pronti per affrontare le sfide del mondo del lavoro? “I nostri neolaureati sono spesso impreparati alle sfide attuali del mondo del lavoro e ciò nonostante che nelle nostre università non manchino impegno e dedizione, spirito di concorrenzialità ed apertura. Non c’è ancora un rapporto adeguato tra alta formazione e mondo delle piccole imprese che consenta alle due entità di avvantaggiarsi reciproca-
mente delle loro migliori caratteristiche e capacità. Eppure, proprio le nostre piccole imprese manifatturiere potrebbero costituire la via più opportuna per applicare nella concretezza del mercato (che porta a sintesi fabbisogni e offerta di prodotti e servizi) le idee e la creatività scientifica che nelle nostre università si raccolgono e si coltivano. Non solo le nostre università ma anche le scuole superiori, scientifiche e professionali, possono divenire incubatori di idee da sperimentare nelle piccole imprese. Lo scambio tra docenti e allievi deve svilupparsi sul piano concreto delle applicazioni economiche e delle realizzazioni sperimentali. La storia ci dice che è così che nascono le invenzioni e i grandi progressi economici e scientifici. A patto di avere un contesto favorevole, che premi la creatività e l’eccellenza, che punti a valorizzare le buone idee e le condizioni in cui esse maturano. Forse è proprio questo che manca, che non è pronto né lo sarà a breve per affrontare le sfide della concorrenza e della globalizzazione: un contesto favorevole fatto di credito, infrastrutture, mentalità innovativa”.
A questo proposito che ruolo possono avere le associazioni rappresentative degli imprenditori? “Le associazioni imprenditoriali devono farsi tramite – e già lo fanno – tra questi mondi la cui incomunicabilità non ha più ragion d’essere. Lo devono fare portando a contatto ricercatori e imprenditori, aumentando le occasioni di incontro e di scambio di esperienze nei rispettivi ambiti: i laboratori di ricerca e quelli artigiani. Lavorando per una formazione più orientata alla creatività e alla sperimentazione, alle scienze e alla cultura. Operando per la creazione di condizioni di contesto per la realizzazione di un nuovo rapporto tra formazione e impresa”. E i singoli imprenditori? “I singoli è bene che esercitino e sviluppino le loro curiosità e quindi quei loro “spiriti animali” che li hanno portati ad intraprendere. Il miglior modo è aprirsi alle novità, non cessando mai di incuriosirsi. Solo così gli imprenditori capiranno che investire in conoscenza può risultare il modo migliore per reagire alle difficoltà”.
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“Al servizio delle aziende ma in un rapporto di indipendenza” Giuliano Calza, direttore di Istao, ci illustra il ruolo dell’istituto fondato nel ’67 ad Ancona da Giorgio Fuà di R.Graziaplena
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ottor Calza, con l’avvento di Guzzini alla Presidenza di Istao, alcuni anni fa, si è assistito in un certo senso ad un rilancio dell’Istituto, al quale ha certamente contribuito anche Lei. Condivide? “Gli ultimi anni hanno indubbiamente coinciso con l’affacciarsi di una nuova visione in merito alla collocazione di Istao sul territorio e anche del suo ruolo. O meglio: più che di una nuova visione parlerei di un ritorno allo spirito del suo fondatore, il professor Giorgio Fuà. Proprio Guzzini, che tra l’altro è stato il primo Presidente imprenditore, ha voluto fortemente questo riposizionamento, nella convinzione che Istao dovesse rimanere nella sua importante autonomia fortemente collegato a rete con le Università, le Istituzioni, le Associazioni di categoria e naturalmente le Aziende”. Cosa intende per collaborazione con le aziende? “Cercare di essere utili in funzione delle loro esigenze, attraverso le molteplici proposte formative che offriamo. Tenga
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presente che noi alle aziende chiediamo quote associative, ma siamo in grado però di fornirgli una molteplicità di servizi ”.
tre esperienze formative, ma primo su tutti la corrispondenza ai nostri valori”.
Quali sono i “principi ispiratori” del Suo mandato di direttore di Istao? “Sostanzialmente sono quelli presentati dal nostro Presidente Andrea Merloni: primo, la ricerca dell’eccellenza, nelle file della docenza come tra i discenti; secondo, lo sviluppo delle attività utili ai partners soprattutto in un’ottica di internazionalizzazione; terzo, l’attenzione alla “reputazione” dell’Istituto e alla sua riconoscibilità fuori regione”.
E quando parla di eccellenze tra i docenti a chi si riferisce? “Posto che le nostre proposte formative sono indirizzate ad un’utenza che aspira ad entrare in azienda, oppure già vi opera, i nostri docenti sono in massima parte manager d’azienda e consulenti, cioè professionisti che “vivono” l’azienda. Più precisamente, le posso dire che i docenti provenienti dal mondo accademico rappresentano in Istao il 12-15 per cento del totale. Ciò perché avendo un approccio didattico esperienziale, riteniamo che le Università abbiano già trasferito i concetti teorici; a noi il compito di fare da ponte tra teoria e pratica …”.
Gli aspiranti allievi come vengono scelti? “Appunto perché pretendiamo determinati standard qualitativi, la selezione avviene sulla base di criteri simili ad altre scuole: valutazione del curriculum scolastico, conoscenza dell’inglese, al-
Due parole sui master. “Ritengo che il miglior modo di promuovere i nostri master sia quello di indicare alcuni numeri: ad esempio un indice di placement che si attesta attorno all’85 per cento la dice lunga sulla serietà ed efficacia del nostro lavoro”.
Cioè master? “Si, in particolare la formazione è il nostro core business”.
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Quale formazione in agricoltura? Bella domanda… Quando si parla di formazione alle Nazioni Unite (ad esempio, Unido e Fao) solitamente si usano i principi del “South to South” (il Sud deve insegnare al Sud) e del “Train the Trainers” (“Forma i formatori”). Se poi si è in ambito comunitario qualsiasi programma di formazione dev'essere “Science Based” (“su base scientifica”). Forse sarebbe ora che questi tre principi fossero presi in considerazione anche per la definizione dei nuovi programmi di formazione in agricoltura previsti nel nostro Paese a livello nazionale e locale
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nche in agricoltura la formazione è un aspetto fondamentale per creare le condizioni di sviluppo e competitività delle imprese, secondo condizioni precise di sostenibilità ed efficienza produttiva. Nella Strategia “Europa 2020”, infatti, la Commissione europea sottolinea il ruolo chiave della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico per preparare l’Unione alle sfide future. Negli ultimi decenni si è registrato un significativo incremento della produttività dell’agricoltura, seppur rallentato negli ultimi anni, almeno nei Paesi più sviluppati. Considerando la continua riduzione dei terreni coltivabili, l’utilizzo delle risorse agricole anche a fini energetici e il continuo aumento della popolazione mondiale (almeno si stima fino al 2050) è prioritario pensare di invertire questa tendenza al più presto. E’ per questo motivo che la Comunità europea sta dando indicazioni ben precise per la definizione dei nuovi Piani di Sviluppo Regionale (PSR) 2014-2020, che le Regioni devono presentare entro fine anno, tra cui in particolare: a) investire in ricerca e innovazione (l’indicazione è di raggiungere il 3 per cento del PIL dell'Unione europea); b) favorire il trasferimento tecnologico (knowledge transfer) alle imprese; c) aumentare la competitività
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sostenibile delle aziende agroalimentari. Se questi sono gli obiettivi, allora la formazione sarà sempre più importante. Ma come sviluppare un nuovo modello di formazione che tenga conto di questi principi che già si conoscevano ma che in realtà sono ancora poco applicati? E’ difficile dare una risposta, ma possiamo ragionare sul chi si deve formare, sui possibili diversi livelli di formazione e sugli strumenti che si hanno a disposizione a seconda delle figure che devono essere formate, che a loro volta opereranno anch’essi da formatori (trainers). Gli agricoltori e tutti gli operatori ai diversi livelli delle filiere di produzione agroalimentare (fino ad arrivare alla ristorazione) sono sicuramente il bacino delle attività formative, con diverse specificità, anche molto diversificate, che però spesso identificano una filiera “dal campo alla tavola”, come ad esempio il viticolo in campo, l’enologo in cantina, il sommelier in tavola. Oppure dall’allevamento zootecnico alla macellazione, fino alla norcineria. Ma il discorso vale anche per gli operatori che interessano settori specifici, in parte collegati tra loro, quali ad esempio il vivaismo, la progettazione di parchi o giardini, la rinaturalizzazione e il ripristino ambientale. Aspetti più generali e tra-
sversali a diversi settori possono essere quelli del controllo qualità-certificazione, della tracciabilità, della sicurezza alimentare, della commercializzazione e del marketing, fino alle competenze informatiche (Itc), ora fondamentali a tutti i livelli (quando invece molte aziende agricole ancora necessitano di un vero e proprio processo di alfabetizzazione …). Per quanto riguarda i livelli di formazione, il primo che abbiamo per gli operatori è il diploma superiore, quello specifico agrario o anche da agrotecnico: si tratta di un percorso scolastico che ora sta vivendo una grande riscoperta con un notevole aumento degli iscritti. Chi raggiunge questo diploma, pur necessitando di un continuo aggiornamento, può essere già operativo nel creare, gestire o operare in un’impresa produttiva nel settore agroalimentare, settore che in questo periodo sembra soffrire meno la stretta della crisi. Poi si può andare all’Università: le lauree triennali permettono di specializzarsi su settori specifici (prevalentemente agrario, alimentare, ambientale o forestale) e già offrono opportunità importanti di specializzazione, ma che non sempre sono riconosciute dal mondo del lavoro, perché poco differenziate rispetto ai diplomi superiori. Per chi decide di andare all’Università è quindi fondamen-
tale pensare di investire fino in fondo sul lavoro intrapreso per giungere al titolo di “Dottore” con il completamento della Laurea Magistrale. Infatti, solo questa offre piena opportunità di accesso a tutti i possibili livelli di carriera presso istituzioni pubbliche e private, anche se con tutte le difficoltà che conosciamo (ma le statistiche ci dicono che almeno l’85 per cento dei Laureati in Agraria con il percorso di cinque anni trova un lavoro stabile in tre anni). Non bisogna poi dimenticare il terzo livello di formazione e cioè il “Dottorato di Ricerca”. I Dottori di Ricerca sono figure altamente specializzate su specifici settori di ricerca, a volte forse troppo di base, ma spesso anche con importanti esperienze applicate. Purtroppo questa figura ancora non trova facile inserimento, nel pieno del ruolo, presso le aziende agroalimentari perché poche hanno dimensioni tali da giustificare al proprio interno una componente importante quale il settore “ricerca”. Al fine di favorire l’inserimento di queste figure nelle aziende, la nuova legge nazionale prevede una co-partecipazione delle imprese. L’importanza della collaborazione Università-imprese per la formazione di Dottori di Ricerca su linee di ricerca comuni e applicative è stata recepita anche dalla Regione Mar-
che con il recente bando Eureka. A tutti questi livelli, in diverse forme e possibilità di approfondimento, da considerare con estrema importanza è l’esperienza internazionale. Chi fa ricerca e innovazione dev’essere capace di confrontarsi con la comunità scientifica internazionale, ora anche elemento primario di valutazione della carriera dei ricercatori, secondo il sistema di valutazione nazionale della Qualità della Ricerca (VQR), mentre chi si occupa di produzione, più saprà cogliere l’importanza dei prodotti agroalimentari italiani a livello internazionale e più avrà successo con la propria impresa. Molti tecnici e operatori hanno già acquisito elevati livelli di formazione internazionale e non si accontentano più di programmi di formazione a valenza locale; essi sono infatti disposti ad investire anche per seguire corsi di formazione all’estero utili a garantire aggiornamenti su tutte le novità tecnicoscientifiche derivate dalla ricerca in un determinato settore. Durante gli studi o al termine è fondamentale l’inserimento in azienda mediante un “tirocinio formativo”, il “Placement’. Questo strumento è ora imprescindibile e dev’essere organizzato dagli enti formativi direttamente con le imprese locali, nazionali e, ancora me-
glio, internazionali. L’esperienza di “Placement” è fondamentale non solo per il tirocinante ma anche per l’impresa, che può valutare le persone più utili in azienda e infine anche per lo stesso ente formatore, in particolare l’Università, che può così valutare se il percorso formativo proposto è veramente utile a formare persone professionalizzate secondo le esigenze del mercato del lavoro. La formazione continua è oggigiorno un’altra parola chiave, sia per chi già lavora sia per chi è in cerca di occupazione. Spesso ricevo richieste di suggerimenti da parte dei nostri laureati che cercano di orientarsi tra le varie proposte di master, Ifts o altri corsi di formazione. Non è facile scegliere, anche se ora - rispetto al passato - c’è stata una sorta di scrematura. E’ difficile rispondere a questa richiesta; in genere dico che un percorso di approfondimento è sempre importante, ma tutto dipende dall’argomento trattato (è una novità, c’è un particolare interesse sul mercato, il programma ti insegna veramente qualcosa di nuovo, ecc.), dai formatori/trainers (ritengo sia utile una combinazione tra professori, professionisti e operatori del settore) e dalla tipologia di aziende disposte, nell’ambito del percorso formativo, ad ospitare gli studenti per un periodo di
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tirocinio. Spesso a livello internazionale questi percorsi formativi si differenziano anche per la loro durata; un corso intensivo di una settimana o anche di qualche giorno (almeno tre), senza valutazione ma con il rilascio di un attestato di partecipazione, è visto come uno strumento importante per un approfondimento specifico su aspetti innovativi di una tematica (pensiamo ad esempio alle nuove normative o tecniche di valutazione del rischio alimentare) che operatori professionisti già ampiamente professionalizzati necessitano per migliorare le loro prestazioni. Ben diverso è, invece, un percorso di almeno un anno (come ad esempio un Master di primo livello per Laureati Triennali o di secondo livello per Laureati Magistrali), con valutazioni intermedie, valutazione finale e rilascio di titolo (Master). In questo caso si ha una vera opportunità di approfondimento su nuove tematiche, importante ed utile per aprire nuove opportunità di inserimento anche per neofiti del settore. Da ricordare anche che il mondo della formazione si sta dotando di un nuovo strumento molto importante come la “formazione a distanza” (E-Learning), che già trova applicazione in diversi settori specialistici (vedi Master Internazionale UNIDOUNIVPM sulla Biosicurezza delle Biotecnologie, eBiosafety, http://binas.unido.
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org/moodle/) e che in un prossimo futuro occuperà molto più spazio in diversi programmi di formazione in agricoltura. Anche l’assistenza tecnica è formazione. Nel PSR appena terminato l’assistenza tecnica in agricoltura è stata una vera “cenerentola” e forse la nostra agricoltura se ne é accorta. Il motore di sviluppo delle aziende agricole è legato alla capacità dell’imprenditore di saper acquisire e trasferire in azienda tutte le innovazioni possibili, capaci di ridurre i costi produttivi e di migliorare la qualità, la sicurezza e la tracciabilità di un prodotto. Ma l’agricoltore non sempre può girare il mondo o semplicemente partecipare ad incontri tecnici, convegni o corsi di formazione (magari anche su internet). Solo una rete aggiornata (trained) di professionisti (trainers) può fare questo, ma purtroppo questa rete manca. Prendiamo ancora un esempio da altri Paesi comunitari od oltreoceano dove esistono reti ben organizzate di assistenza tecnica (extension service) sostenute da enti e organizzazioni locali, che in stretto collegamento con le università e i centri di ricerca, contribuiscono a formare, aggiornare i tecnici aziendali (trainers), a volte intervenendo direttamente in azienda. Questo sistema è presente anche in Italia: in alcune regioni vi è un’organizzazione simile ma in molte altre esiste solo sulla carta. Non si
può pensare ad un’agricoltura secondo i principi delineati se non si costruisce una nuova organizzazione di assistenza e di aggiornamento alle aziende. Creare sinergia tra le diverse strutture che operano in regione, accreditate per la formazione, è il primo passo da fare per avviare un nuovo programma di formazione in agricoltura che tenga conto di tutti questi aspetti. Gli enti locali hanno un ruolo importante nella definizione di una strategia di lavoro, ma si deve partire dalla discussione con le aziende - al fine di capire quali nuove professionalità sono importanti - e con le università o i formatori professionisti, per individuare i programmi e i contenuti formativi utili. In quest’ambito, l’Università deve avere un ruolo primario sia nella messa in discussione dei propri contenuti formativi, secondo lo stesso principio della verifica dell’esigenza del mercato del lavoro, sia nella programmazione dei percorsi di aggiornamento, formazione ed assistenza tecnica. Chi garantisce il "Science Based" se non l'università o i centri di ricerca, ora valutati e accreditati a livello nazionale con il nuovo sistema VQR?
Bruno Mezzetti Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche
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… E ora facciamo parlaregli studenti Dopo aver sentito rettori, docenti, manager e consulenti, ora diamo spazio a loro, ai diretti interessati: gli studenti. Sono loro i protagonisti dello Speciale. E proprio per questo siamo andati nelle Facoltà, nei Dipartimenti, per comprendere i progetti che stanno portando avanti, le attività che li vedono coinvolti nell’ambito dei propri Atenei … In questo numero iniziamo parlando di un bel progetto realizzato da un giovane studente del Dipartimento di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche, sotto la guida del Professor Bruno Mezzetti. a cura della Redazione
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e attività svolte ce le spiega direttamente il protagonista, Francesco Malandra, studente iscritto al primo anno del corso di laurea magistrale in Scienze Agrarie del Territorio, curriculum Gestione dei Sistemi Ambientali e Del Territorio, presso il citato Dipartimento. Allora Francesco, cosa ci racconti? “In questo spazio che ho a disposizione vorrei riflettere, sulla base della mia esperienza, sull’importanza del tirocinio e di tutte le attività pratiche proposte dal Dipartimento durante lo svolgimento dei corsi di laurea, per una formazione più efficace nel post-laurea e un contatto più diretto con il mondo del lavoro”. Facciamo un passo indietro: che tipo di formazione hai? “Prima di iscrivermi al corso di laurea triennale in Scienze e Tecnologie Agrarie, ho svolto studi liceali: per questo motivo, quando sono approdato all’Università, specificatamente alla Facoltà di Agraria, sono venuto a contatto con un mondo per me del tutto nuovo, sconosciuto ma allo stesso tempo affascinante”. Come sono stati i primi anni di università? “Nel primo anno d’iscrizione ho potuto approfondire le materie di base che poi sarebbero servite, negli anni successivi, per poter comprendere tutto quello che avrei studiato in seguito. Posso dire come in quest’anno, come anche nel secondo e nel terzo, siano state fondamentali le attività pratiche proposte dalla Facoltà, quali laboratori, visite didattiche in aziende, ecc. Questo perché ritengo sia assolutamente necessario unire alle conoscenze teoriche - fondamentali non solo per capire i meccanismi che stanno alla base di tutto il settore ma anche
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per acquisire una certa capacità di ragionamento - il contesto pratico del settore, per poter applicare quello che si è studiato sui libri alla realtà. Per me che provenivo da studi liceali, l’approccio pratico è stato molto importante per capire bene tutto quello che avevo acquisito sui libri. Per questo motivo posso tranquillamente affermare che l’esperienza di tirocinio che ho svolto nel corso del terzo anno è stata fondamentale per la mia formazione post-laurea”. Parliamo appunto del tirocinio al quale hai partecipato assieme ai tuoi colleghi studenti. Dove e quanto è durato? “Il mio tirocinio formativo l’ho svolto presso la Fondazione “Opera Pia Mastai Ferretti”, con sede a Senigallia, in provincia di Ancona. Quanto alla durata, ho deciso di diluire le ore di svolgimento del tirocinio in un arco temporale molto ampio (da ottobre 2011 a luglio 2012)”. Perché? “Per poter seguire il ciclo delle colture cerealicole industriali nel contesto centro-italiano”. Illustraci il progetto. “Il progetto che ho potuto seguire era basato sul confronto tra frumenti coltivati con tecniche tradizionali e frumenti, invece, seminati direttamente, su sodo. Sono state predisposte diverse parcelle sperimentali sul versante di una collina. Ad ottobre/ novembre sono state seminate su sodo con diverse macchine seminatrici, con diverse varietà di grano duro ed applicando diversi trattamenti antiparassitari e livelli di concimazione. Il fine è stato quello di verificare, anche a livello statistico, le rese di produzione delle varietà di grano duro seminate con macchina diverse e trattate con principi attivi diversi.
Nelle foto precedenti si possono notare le parcelle di grano duro con relativi cartelli identificativi.La tecnica di semina su sodo è sperimentata oramai da diversi anni dall’azienda: infatti, coadiuvata dalle conoscenze e dall’esperienza della Facoltà di agraria di Ancona, ha saputo sviluppare tecniche colturali conservative molto efficienti. Nel corso del tempo l’azienda ha potuto constatare una migliore evoluzione della sostanza organica nel terreno, un miglior sviluppo dei microrganismi del suolo (tra cui lombrichi, etc) ed, elemento molto importante,
un cospicuo risparmio economico rispetto a tecniche colturali tradizionali. Rinunciando ai tanti passaggi di macchine per la preparazione del terreno (aratura, estirpatura, erpicatura, rullatura, etc) e seminando su terreno non lavorato (naturalmente ove il terreno abbia le condizioni adatte che permettano tutto ciò), l’azienda ha abbattuto le spese di coltivazione del 50%, ottenendo, a fine anno, dei benefici economici maggiori rispetto al passato, e quindi assai soddisfacenti.Nelle 2 foto precedenti viene mostrato il terreno con stocchi di girasole dell’anno
passato, pronto per essere seminato come si evidenzia nella seconda foto a destra. Detto questo, quindi, non solo ho potuto seguire questo progetto ma, durante il corso dei mesi, è stato molto interessante toccare con mano ciò che avevo appreso durante le lezioni dei corsi in Facoltà, dall’agronomia alle coltivazioni erbacee, alla chimica del suolo, alla biochimica, arboricoltura, ecc. Ho potuto seguire le tecniche di semina, soprattutto la semina su sodo che l’azienda pratica in assoluta efficienza da molti anni, distinguendosi nel panorama nazionale con le proprie sperimentazioni. Poi le tecniche di controllo delle infestanti, le tecniche di concimazione e i trattamenti antiparassitari. Ho potuto approfondire tutto ciò che riguarda
gli aspetti della meccanizzazione, studiata in un corso attivo il terzo anno. Ho assistito alle operazioni di manutenzione e riparazione delle macchine operative. Inoltre, è stato utile poter svolgere alcune ore di tirocinio all’interno dell’ufficio del direttore, per poter rendermi conto, seppur certamente in linee generali, di come si possa gestire in maniera ottimale un’azienda molto estesa (quasi mille ettari di superficie agricola utilizzabile) e di come si possa collocare sul mercato tutto ciò che viene prodotto. Infine, durante i mesi di tirocinio in azienda ho potuto conoscere gli aspetti che riguardano altri settori d’interesse agricolo, quali la coltivazione di piante orticole, il ciclo colturale di piante oleaginose industriali (girasole per uso energetico)
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI e la gestione del vigneto (circa 25 ettari), dal quale l’azienda produce vino che vende sfuso ed imbottigliato presso la storica
cantina ubicata nel centro di Senigallia.
Nelle foto precedenti sono presentati il vigneto aziendale ed i prodotti delle colture ortive che l’azienda vende nel punto vendita ubicato in un settore della cantina. Nel mese di luglio, dopo la raccolta del frumento, ho potuto verificare le rese di produzione ma soprattutto i risultati del progetto che avevo seguito nel corso dell’anno. Infatti, le parcelle che erano state predisposte sul versante della collina hanno prodotto risultati interessanti e soddisfacenti. Occasione di approfondimento, prima della raccolta e della
verifica dei risultati, è stata la presentazione pubblica del progetto, momento in cui l’azienda e la Facoltà di Agraria (che anch’essa ha seguito la sperimentazione) hanno condiviso con il pubblico ed altri importanti esponenti del settore agricolo il lavoro in corso di svolgimento. La descrizione del progetto è avvenuta sia in azienda, sia in campo. Il tutto si è concluso con la visita al parco macchine aziendale e l’incontro con aziende del settore meccanico e chimico”.
Le due foto precedenti illustrano alcuni momenti della presentazione della sperimentazione, che anche io ho potuto seguire. In conclusione posso affermare che quest’esperienza di tirocinio è stata molto utile non solo perché ho potuto approfondire e toccare con mano le tematiche studiate nei corsi proposti dalla Facoltà (cosa per me fondamentale provenendo da studi liceali) ma anche perché entrare in un contesto aziendale mi ha dato la possibilità di farmi conoscere dal mondo del lavoro,
con cui dovrò rapportarmi una volta conclusi gli studi. Ribadisco quindi l’importanza di unire alle conoscenze teoriche un approccio pratico, che aiuti lo studente a verificare nella realtà ciò che apprende dai libri. In questo emerge l’importanza delle attività di laboratorio, delle visite didattiche presso le aziende e realtà locali e del tirocinio, punto di collegamento tra l’ambito accademico e l’ambito lavorativo”.
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Per maggiori approfondimenti: Flavio Guidi,
“Figli, capitale in azienda. Lo sviluppo generazionale aziendale attraverso la consulenza” Franco Angeli Editore, Milano, 2005
La continuità d’impresa passa attraverso la formazione professionale Come guidare con successo la transizione tra un’epoca aziendale e quella successiva?
Contesto socio-economico Il tema della trasmissione d’impresa, più comunemente conosciuto come ricambio generazionale, si stima che riguardi nel nostro Paese circa un milione e mezzo di realtà produttive. Se il passaggio generazionale è da sempre comunemente inteso, in maniera non esaustiva, come il passaggio del testimone dal padre imprenditore ai propri figli, tanto più il concetto va attualmente rivisitato e rielaborato. Il passaggio della gestione di un’impresa dev’essere infatti inteso in maniera più allargata: lo junior può essere un figlio sicuramente ma anche un familiare, un collaboratore aziendale, un manager esterno, perché l’obiettivo fondamentale è conservare la vitalità dell’impresa e svilupparne le strategie. Numerose ricerche condotte diversi anni fa in periodi di maggior benessere economico evidenziano che un terzo delle
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aziende italiane non riesce a portare a termine con successo il primo ricambio generazionale e soltanto il 15 per cento sopravvive al secondo. Il fenomeno suscita particolare interesse anche per motivazioni di carattere culturale, legate alla sempre maggiore velocità di cambiamento dell’ambiente in cui l’impresa opera e alla conseguente complessità del sistema economico: oggi al delicato problema della trasmissione d’azienda si aggiungono le note difficoltà del mercato. “Terapie” per la continuità competitiva dell’impresa Solo interpretando il complesso processo del ricambio generazionale come vera e propria “azione di sistema” si può dar vita ad una serie di interventi progettuali concreti, efficaci ed innovativi che vanno sviluppati e condivisi sui tavoli di concertazione istituzionali e territoriali,
al fine di trasferire una serie di “buone pratiche” da realizzare e reiterare come modello. Il ricambio generazionale non è solo un problema economico-finanziario, né solo un problema fiscale, né solo organizzativo-gestionale, né solo una questione di carattere relazionale tra padre e figlio o tra cedente e subentrante: è tutto questo insieme. *** In questa dinamica la formazione e l’innovazione rappresentano i due fattori strategici della vita aziendale, insieme ad una sana gestione finanziaria. *** Formazione e coaching Fondamentali nel traghettare l’impresa sono la formazione dello junior e la sen-
sibilizzazione del senior: si tratta di un percorso che deve avere alla base la convinzione che l’apprendimento significativo e prolungato nel tempo, può trovare concreta realizzazione soltanto partendo dall’esperienza personale e innescando un circolo virtuoso di pensiero-azioneriflessione. La formazione per figli di imprenditori e per neo-imprenditori si dovrebbe sviluppare attraverso un percorso di mediolungo termine e un training personalizzato che comprende fasi integrate di analisi, orientamento, coaching e tutoraggio. Il coach specializzato nelle dinamiche comportamentali offrirà un contributo continuo, finalizzato a favorire i rapporti interpersonali senior/junior all’interno dell’ambiente aziendale. Inoltre il coach sarà attento a suggerire i modelli comportamentali più idonei rispetto alle caratteristiche e al contesto personale vis-
suto nelle attività lavorative. Il coaching non cerca di risolvere o trovare nel passato le cause di conflitti e problemi. Il coach ha come obiettivo quello di far sì che lo junior “prenda la vita nelle sue mani”, diventi più consapevole, responsabile, indipendente e passi ad azioni concrete, misurabili ed osservabili. Il coach agisce perciò come un facilitatore, come un catalizzatore, un enzima, una sorta di moderno alchimista ed utilizza modalità da ricercatore. Il coach non è direttivo, è neutrale, adotta un basso livello di influenzamento, aiuta il coachee (il giovane imprenditore) ad individuare in modo autonomo le proprie soluzioni, motivandolo anche a metterle in atto attraverso un processo esplorativo. Accanto al coaching, altra attività di supporto è il tutoring, che permette al giovane imprenditore un’esperienza sul cam-
po di rotazione in tutte le aree aziendali, per avere una visione completa e integrata della propria impresa, con l’intento di rielaborare e verificare in chiave critica tutte le attività gestite attualmente e poterne individuare le ottimizzazioni da attuare nel corso del tempo. conclusioni L’impresa e l’imprenditore sono il motore del processo di crescita economica e di sviluppo sociale e occupazionale. Il problema della continuità d’impresa – considerando la dimensione del fenomeno – impone a quanti operano per sostenere lo sviluppo, un’attenta riflessione e un’azione energica nel contrastare i rischi connessi ad un approccio superficiale. Claudia Nofrini Area Formazione manageriale Gruppo Sida nofrini@sidasrl.it Tel. 071.28521
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La formazione professionale: uno strumento per inserirsi nel mondo del lavoro Il problema forse è molto più a monte, nel percorso formativo scolastico tradizionale, ma non potendo fermare il tempo o capovolgerne il flusso, occorre ragionare in modo pratico su ciò che abbiamo a disposizione ora e su ciò che c’è da fare per poter trovare posto nel mondo del lavoro
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olenti o nolenti, il tempo nella formazione lo abbiamo investito. E la clausola “soddisfatti o rimborsati” vale solo col denaro, mentre con i giorni, i mesi e gli anni pare non funzionare (se qualcuno avesse trovato un modo per farsi rimborsare del tempo perso, per favore mi contatti. Non scherzo). Il mondo è cambiato, malgrado noi. Le aziende di domani, o anche solo quelle di questa sera, sono profondamente diverse da quelle di questa mattina: la vera globalizzazione, quella della libertà di informazione (più o meno) e della libera circolazione commerciale delle merci e delle persone, ma anche e soprattutto quella che prevede tutti questi interscambi tra Paesi che, però, seguono regole del gioco non del tutto (o affatto) omogenee, sta facendo sentire tutto il suo peso e così in molti luoghi nel mondo le culture si sono già adattate per ottenere il meglio da questa situazione. Ognuno facendo ciò che può permettersi meglio di fare, senza intestardirsi e con una capacità di visione e di coesione di
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cui noi facciamo innegabilmente difetto. Per poter affrontare sfide di tale portata, è oramai da considerarsi necessario il ricorrere ad una formazione professionale, fatta da chi sta ogni giorno sul mercato, a scontrarsi con le sue contraddizioni, a scorgere i suoi limiti, a cercare di cogliere le sue potenzialità. Non sto dicendo che un master sia la naturale e fisiologica ultimazione di qualsiasi percorso formativo sempre e comunque, dico che oggi non esistono molte altre alternative, che ci piaccia o meno. Vedete, il problema è che si spendono da anni milioni, o forse miliardi, di parole, molto spesso ridondanti, o perfino fuori luogo, discutendo su crisi, opportunità, ideogrammi cinesi, congiure yankee, dominatori tedeschi, speculatori borsistici, e quant’altro la vostra memoria (o la vostra fantasia) vi porti alla mente. Ci sono vocaboli e intere espressioni che vanno di moda per un po’: le ripetiamo fino a perderne il vero significato, poi passiamo ad altro. A sentirci parlare, è tutto chiaro: sappiamo di chi è colpa, sappiamo quale sia la soluzione (un italiano, preso
singolarmente, sarà sempre quello che ha capito tutto e che sa quale sia la strada migliore… bravi in teoria, la pratica ci svergogna ogni tanto). Eppure, siamo ancora qui. Ergo, qualcosa non sta funzionando. È quindi ora di cambiare metodi, o per lo meno di parlare meno e fare di più. La formazione professionale valorizza la teoria attraverso la saggezza accumulata con la pratica, indirizza il giovane verso ciò per cui è più portato, lo allena e lo orienta, va a finalizzare sostanzialmente ogni sforzo compiuto in precedenza, lo pone in contatto con le realtà aziendali, gli permette di scegliere serenamente e consapevolmente se preferisce la carriera da dipendente, da professionista o da imprenditore, gli fornisce strumenti concreti per ogni sua scelta futura. Altro da aggiungere? Beh, forse sì, ma basta parole. Adesso i fatti. Michele Barchiesi Gruppo Sida m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071.28521
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
Congratulazioni ragazzi!!! Con grande soddisfazione degli organizzatori e dei partecipanti, il 30 aprile 2013 si è concluso il corso IFTS - Istruzione Formazione Tecnica Superiore “Tecnico Superiore dell’export, del servizio al cliente e dell’e-commerce”, progettato e realizzato da Sida Group Srl, Ente capofila di progetto. Il corso è stato finanziato dalla Regione Marche POR FSE 2007-2013 – Asse 4 O.S.L. con D.D.P.F. n. 218/IFD del 19/07/2011 e n. 249/IFD del 19/08/2011.
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’Università degli Studi di Macerata – Facoltà di Giurisprudenza, l’Istituto Professionale per l’industria e l’Artigianato “M.Leang” di Osimo, il Comune di Osimo, Zeis Excelsa Spa e il Consorzio per l’Alta Formazione e lo Sviluppo e la Ricerca Scientifica in Diritto Amministrativo di Osimo sono i partner di progetto, che in ATS con l’ente Sida Group Srl hanno sostenuto e fortemente voluto l’intervento formativo realizzato. Iniziato a maggio 2012 e terminato ad aprile 2013, dopo 800 ore di attività formativa, di cui 364 ore d’aula, 36 ore di formazione a distanza e 388 ore di stage nelle aziende del territorio marchigiano, il corso ha formato 20 allievi che durante il percorso hanno incontrato esperti in export, internazionalizzazione d’impresa ed e-commerce. Lo scopo iniziale del progetto era proprio quello di formare delle figure professionali complete, in grado di intervenire e rispondere alle esigenze delle aziende marchigiane, sempre più orientate e attente ai mercati esteri. I discenti hanno acquisito competenze indispensabili per impostare l'operatività di marketing sui mercati esteri e gestire in modo integrato tutte le attività utili a svolgere il processo di marketing management in un contesto internazionale competitivo globalizzato e multiculturale. Il programma formativo prevedeva un’attenta analisi degli aspetti geo-economici e delle opportunità di business dei principali mercati esteri: Europa Centrale ed Occidentale (Germania, Francia e Inghilterra), Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia), Russia (Ucraina e i Paesi della Confederazione Russa), Europa dell’Est (Romania, Polonia e i Paesi dei Balcani), Cina (Paesi della Repubblica Popolare
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Cinese e dell’Estremo Oriente), America Centrale e Meridionale (Brasile, Messico e i Paesi del Mercosur), America del Nord (Stati Uniti d’America e Canada), Giappone e Medio Oriente (Paesi del Golfo Persico, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia). Nozioni di diritto commerciale e contrattualistica internazionale, elementi di comunicazione e marketing, elementi economici e gestionali delle aziende “export oriented” e lo studio delle lingue inglese e tedesco hanno fatto da supporto alle materie professionalizzanti del corso. Il laboratorio di e-commerce e il web marketing internazionale hanno fornito a tutti gli allievi gli strumenti per potenziare e raggiungere i nuovi clienti via web. Oltre all’intensa formazione teoricopratica e all’incontro di alcuni affermati imprenditori che hanno condiviso la loro professionalità ed esperienza, gli allievi hanno visitato importanti aziende del territorio quali Zeis Excelsa Spa, che ha aperto loro le porte illustrando le scelte strategiche aziendali e gli investimenti realizzati, anticipando la possibilità di visionare le calzature della collezione invernale realizzate per i differenti mercati di riferimento. Dopo aver superato la prova prevista dall’esame finale, i ragazzi hanno ricevuto i complimenti della Commissione, che ne ha apprezzato il grande impegno, la dedizione e la creatività, il buon gusto e lo spirito innovativo, ma soprattutto l’alto livello di preparazione e competenza raggiunto.Tutti i partecipanti al corso hanno ottenuto l’attestato di Specializzazione Tecnica Superiore in “Tecnico Superiore dell’export, del servizio al cliente e dell’ecommerce”, avendo raggiunto gli obiettivi formativi previsti per ogni unità formativa capitalizzabile.
Tutto lo staff Sida Group Srl augura a Silvia Abbona, Valeria Cappellacci, Federico Falcionelli, Andrea Fava, Anna Fabroni, Jessica Giampalma, John Gioacchini, Cristina Grillantini, Giovanni Guglielmi, Ilda Hodo, Emanuele Illuminati, Leonardo Manoni, Alessandro Paradiso, Valentina Pinto, Tatiana Piccinini, Ribeca Alessandra, Marco Santoni, Solaro Sara, Angela Telegrafo e Daniele Tuzi un grosso in bocca al lupo per una lunga e brillante carriera lavorativa e tanti successi nel settore dell’export e dell’e-commerce.
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
Prestito d’onore, una risposta al “bisogno d’impresa” Oggi più che mai c'è “bisogno d'impresa” e la Regione Marche ritorna con l'iniziativa del “Prestito d'Onore” per sostenere lo sviluppo economico e sociale del territorio attraverso la creazione di nuove imprese a cura di Federica Ferri - Camera Work
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a Regione Marche, rinnovando l'impegno del “Prestito d'Onore”, mette in campo risorse con l'obiettivo di continuare a credere alle capacità imprenditoriali dei marchigiani. L'occupazione, soprattutto quella giovanile, è tra le priorità sulle quali il Governo regionale intende puntare l'attenzione in questa fine legislatura. In questo servizio proponiamo alcuni interventi dei protagonisti del progetto.
Marco Luchetti, assessore al Lavoro della Regione Marche
Il lavoro, elemento fondativo della nostra dignità e della nostra vita. In questo momento problema e allo stesso tempo unica soluzione per risollevarci. Qual è la relazione che lega il lavoro all'impresa? “Il lavoro, anche in quanto elemento fondativo della nostra comunità, come previsto dall’art. 1 della Costituzione Italiana, deve ritornare ad essere perno centrale in tutti i progetti di sviluppo economici e sociali che si stanno cercando di mettere in atto nel Paese, per contrastare la crisi economica più grande che
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abbiamo conosciuto. A tale proposito la tutela e la crescita del lavoro devono essere strettamente correlati, soprattutto in questa fase, al sostegno allo sviluppo, all'innovazione e alla creazione delle nostre imprese, grandi, medie o piccole che siano”. Il “Prestito d'Onore” è un'opportunità da cogliere. Per chi? “Il “Prestito d’Onore” è sicuramente un'opportunità da cogliere, in questo momento, per tutti coloro che hanno una buona idea di impresa e intendono realizzarla, anche in relazione alle loro caratteristiche personali e professionali che generalmente sono alla base di un progetto di successo. Noi pensiamo in modo particolare a coloro che hanno perso un lavoro dipendente ma anche a giovani che hanno terminato gli studi universitari e vogliono cimentarsi con il mercato; a lavoratori in cassa integrazione a zero ore o a donne con più di 35 anni che vorrebbero cambiare lavoro, anche per conciliare meglio i loro impegni di vita familiare”. Il “Prestito d’Onore” è soprattutto un
intervento di politica attiva del lavoro che la Regione Marche mette in campo nella sua terza edizione. Insieme ad altre azioni si delinea una volontà politica attenta a sostenere, ma anche attiva nel fornire strumenti e possibilità. Qual è il suo impegno? “Il mio impegno, e quello della Giunta regionale in questi anni, è stato quello di dare priorità al tema del lavoro. In questo senso, abbiamo messo in atto interventi importanti: dalla concessione di contributi per la stabilizzazione dei contratti a termine alle borse lavoro con incentivi alle assunzioni, da progetti formativi finalizzati alla qualificazione professionale dei giovani nella green economy a misure specifiche per l’inserimento lavorativo delle persone disabili. E poi tutti gli interventi cosiddetti “anticrisi”, concertati annualmente con le organizzazioni sindacali, con cui si è cercato di dare risposte concrete ed efficaci in un periodo così drammatico”. Uno dei punti di forza del “Prestito d'Onore” è l'affiancamento di un Tutor nel primo anno di attività della nuova impresa. Qual è il ruolo della formazione
per l'ingresso nel mondo del lavoro? “La formazione ha ovviamente un ruolo strategico per l’ingresso nel mondo del lavoro. Affinché il sistema formativo regionale sia in grado di assolvere al meglio il cambiamento del ruolo cui viene chiamato, occorre però porre in essere una serie di azioni che vadano nella direzione di un accrescimento della qualità del sistema. Innanzitutto si deve revisionare il sistema regionale di accreditamento delle strutture formative, nell’ottica di introdurre criteri di accesso più performanti. Occorre poi rafforzare la rete territoriale dei servizi per l’orientamento in un’ottica di integrazione e a garanzia della qualità, dell’innovazione e dell’accessibilità dei servizi stessi e definire degli standard professionali e la formazione degli operatori del sistema dell’orientamento regionale (istruzione, formazione, lavoro, università). È necessario completare il percorso, già avviato, di un sistema regionale integrato di standard formativi e professionali, di certificazione di competenze, di implementazione del libretto formativo, mettendo a sistema le varie sperimentazioni esistenti.”
Il nuovo bando, che scadrà il 31 dicembre 2014, ha l'obiettivo di finanziare 400 nuove imprese attraverso la concessione di un finanziamento agevolato da parte di Banca delle Marche S.p.A. fino a un massimo di 50.000,00 euro, senza bisogno di alcuna garanzia, da restituire in 6 anni e da utilizzare per far fronte alle spese di avvio dell'impresa. L'erogazione del prestito prevede di poter avviare imprese individuali o in forma associata nei settori della produzione di beni e servizi e del commercio.
Luciano Goffi, Direttore Generale di Banca Marche
Un gradito ritorno, quello del “Prestito d'Onore”, che vede l'impegno di Banca Marche e del medesimo gruppo di lavoro delle precedenti edizioni. “Abbiamo costituito insieme a Sida Group, Camera Work e la Regione Marche una squadra vincente che ha maturato una significativa esperienza nell’ambito dello start-up d’impresa e che, anche per questa nuova edizione, sarà al fianco di chi intende avviare una nuova attività imprenditoriale. Banca Marche crede fermamente in questa iniziativa perché
vuole sostenere l’economia regionale attraverso la concreta valorizzazione delle capacità e delle professionalità presenti sul territorio. Il nostro intento è quello di dare un segnale di fiducia a chi vuol “fare impresa”, a chi ha un progetto imprenditoriale serio, concreto ed economicamente profittevole ma non dispone delle risorse finanziare per il suo avvio”. Qual è il compito di Banca Marche? “A testimonianza dell’impegno a favore delle iniziative che si prefiggono di creare ricchezza e sviluppo per il territorio, Banca Marche sarà chiamata a valutare nuove iniziative imprenditoriali e, laddove sussistano i requisiti di merito creditizio oltre a quelli previsti dall’Avviso Pubblico, ad erogare prestiti sull’onore, cioè finanziamenti senza garanzie accessorie, caratterizzati quindi da un profilo di rischio molto elevato, seppur in parte (50 per cento dell’esposizione) mitigato dall’esistenza di un Fondo di Garanzia istituito dalla Regione Marche. Tutte le nostre filiali presenti sul territorio regionale sono pronte a raccogliere le domande di ammissione. Garantiamo il nostro impegno per assicurare un’at-
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
tenta ed oggettiva valutazione. Faremo tutto questo con lo spirito che, da sempre, contraddistingue Banca Marche: un forte entusiasmo e la voglia di crescere insieme alla nostra clientela attraverso una relazione trasparente, professionale e duratura, fatta di risposte concrete in grado di soddisfare le diverse esigenze delle imprese e delle famiglie”. Oltre all'erogazione del prestito, verrà assegnato a ciascun imprenditore a titolo gratuito e per la durata di 12 mesi, un tutor designato da Sida Group S.r.l. che affiancherà il neo imprenditore nella fase di start-up dell'azienda, accompagnandolo nell'adempimento delle pratiche burocratiche e di definizione dei dettagli del proprio progetto d'impresa.
Giulio Guidi, responsabile Area Formazione del Gruppo Sida
Perché è importante quest’iniziativa? “Il Prestito d'Onore si caratterizza per il fatto di essere un’iniziativa che va ben oltre la semplice idea di “aiuto” all'avvio di nuove imprese, inteso come sostegno di tipo finanziario. Il progetto infatti mostra una particolare attenzione ai servizi e alle azioni che possano aiutare l'aspirante imprenditore a meglio definire la business idea, individuandone in dettaglio le chiavi di successo e le criticità da fronteggiare”. E’ in quest’ottica che va letto l’intervento del tutor? “Certamente. Pensiamo a quanti insuccessi possono essere evitati con un supporto consulenziale quale quello sopra descritto! Il tutoraggio che accompagna il potenziale imprenditore in tutto il percorso di analisi del progetto e delle sue attitudini imprenditoriali diventa pertanto un vero e proprio percorso formativo, nel senso più ampio del termine, e di auto-analisi. Il “Prestito d’Onore” si caratterizza quindi per la presenza di specifiche azioni volte a diffondere una cultura
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imprenditoriale, a stimolare la nascita di idee d’impresa e a favorire la creazione e lo sviluppo di nuove attività di successo”. Cosa significa fare l’imprenditore oggi? “Richiede una professionalità più completa, dovendo coniugare cultura manageriale di tipo “verticale” (pianificazione strategica, conoscenze metodologiche in materia di marketing, finanza e controllo, ottimizzazione dei processi organizzativi produttivi, tecniche di sviluppo dei prodotti) con capacità sistemiche di tipo “orizzontale” (conoscenze micro e macroeconomiche, nozioni di diritto del lavoro, conoscenze legali, fiscali e societarie, ecc.)”. La campagna di comunicazione dell'iniziativa del “Prestito d'Onore” della Regione Marche è curata dalla Camera Work S.r.l. di Jesi.
Ferdinando Blefari, Camera Work
C'è ancora “Bisogno d'impresa”? “Il successo delle precedenti edizioni, con cui sono state avviate complessivamente 980 nuove imprese erogando quasi 20 milioni di euro, il momento storico che stiamo attraversando, nonché i dati occupazionali, ci mostrano la necessità di mettere a disposizione strumenti pro-attivi, indicandoci la via da seguire. L'obiettivo principale della campagna pubblicitaria è informare i potenziali beneficiari e permettere così l'avvio di 400 nuove microimprese, dando continuità all’iniziativa e a quanto precedentemente realizzato anche in termini di comunicazione. Nell’ottica della continuità abbiamo scelto di riproporre lo stesso concept creativo della precedente edizione, massimizzando la riconoscibilità dell'iniziativa all’interno della regione Marche ed affiancandolo a una strategia di comunicazione maggiormente centrata sugli aspetti emozionali e di emulazione determinati dalle esperienze positive generate dalle scorse iniziative. Quindi
alla campagna istituzionale e informativa verrà abbinata una linea comunicativa che dia risalto ed evidenza agli aspetti più innovativi e creativi del “Prestito d'Onore”, con l'utilizzo dei QR Code e alla contaminazione dei video-social”. Ce la può anticipare? “L'iniziativa, nata e cresciuta come strumento per le politiche attive del lavoro, può allargare i suoi orizzonti e interessare altre realtà e tematiche importanti, soprattutto nell'ottica del futuro, come l'innovazione, la capacità di ripartire, lo sviluppo. Per questo si è pensato a uno strumento dinamico e diretto che comunichi la passione da cui nasce l'idea creativa o più semplicemente la forza positiva ed edificante di coloro che hanno deciso e fortemente lavorato per la realizzazione di un sogno. Il modo migliore per arrivare a trasmettere le sensazioni e le emozioni legate al formarsi di un'idea fino alla sua concretizzazione è far parlare i protagonisti di queste avventure. Tramite, quindi, una strategia più vicina ai singoli attori del progetto “Prestito d'Onore”, chi vorrà avrà la possibilità, semplicemente raccontando i passi percorsi, di mostrare la via di accesso al proprio riscatto, contribuendo a infondere in coloro che lo ascoltano e lo leggono la fiducia nel futuro e la speranza nella rinascita. L'obiettivo è spingere alla partenza chi fino ad ora il viaggio l'ha solo sognato”.
Tutte le informazioni relative al bando sono disponibili sul sito www.prestitodonore.marche.it
Usa questo QR Code con il tuo smartphone per accedere a tutte le informazioni sul “Prestito d’Onore”
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Credito e Solvibilitá: come creare valore in azienda Una formazione mirata porta ad un sicuro successo professionale
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l credito è una posta di capitale importanza ai fini della creazione del valore e spesso rappresenta la posta più rilevante dell’attivo di bilancio. Vendere di più non è sinonimo di creazione di valore: la leva del credito spinge le vendite, ma il conseguente effetto positivo sui margini aziendali non deve essere eroso dai costi di gestione prodotti dall’incremento di credito aziendale” 3.060.500 le imprese con problemi di liquidità; 40,5 miliardi di euro le perdite su crediti; 120 miliardi di euro i crediti in sofferenza: questi alcuni numeri che hanno caratterizzato il sistema creditizio nazionale nel corso del 2012. Nel prossimo biennio, i crediti deteriorati stimati possono aumentare di ulteriori 30 miliardi di euro. Inizia da qui il vortice del recupero del credito: dagli incagli nei pagamenti, dal cronico manifestarsi delle sofferenze sul bilancio d’esercizio,
dall’esposizione del consumatore e delle famiglie oltre il proprio patrimonio, da una Pa che non riesce più a remunerare i suoi dipendenti. La matassa cresce all’infinito, alimentata dai clienti che non riescono più a sostenere le spese e da un mercato che sottopone le aziende a una dura selezione naturale. È una questione di sopravvivenza, insomma. E il primo imperativo per sopravvivere è avere il carburante necessario per sostenersi e svilupparsi. La maggior parte delle Pmi italiane, assorbono mezzi finanziari registrando un flusso di cassa negativo. La causa scatenante il fenomeno sembra potersi ricondurre al declino del DSO (Days of sales out-standing): 96 i giorni di incasso nelle transazioni commerciali, 180 se il debitore è la Pa. I dissesti causati dai ritardi nei pagamenti sono aumentati del 114 per cento durante il periodo 2008-2012, arrivando a contare, nel 2013, già 8.000 imprese fallite e 60.000 posti di lavoro persi. A ciò
si aggiunge il calo del fatturato a seguito di ordini sempre più contratti e il deciso aumento di imposte e contributi. In Italia l’investimento medio in crediti commerciali è di molto superiore alla media degli altri Paesi sviluppati: le imprese italiane investono circa un terzo del totale delle proprie risorse proprio per finanziare i clienti attraverso il credito. Dunque, ne derivano due tipologie di rischi e due classi di certezze: rischio di insolvenza e di ritardato pagamento, da un lato; costi di gestione e recupero del credito e costi di dilazione dei pagamenti dall’altro. Il rischio di credito però, non si manifesta solamente e necessariamente al momento della consegna, ma nasce nelle fasi antecedenti, a partire dalla valutazione e della concessione del credito al cliente. Da qui la necessità di prevenire e non solo curare. L’equilibrio economico/finanziario dell’azienda va sempre preservato: l’adozione di processi preliminari volti a scongiurare feno-
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
TEMPI DI PAGAMENTO IN EUROPA (in giorni, dati 2012)
ITALIA
GERMANIA
FRANCIA
UK
MEDIA EUROPA
DSO* tra imprese
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57
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DSO* tra imprese e PA
180
36
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43
65
*DSO: Days Sales Outstanding o tempo medio di incasso
meni di inadempienza prima che sfocino in insolvenza, permettono di evitare mutamenti traumatici di tale equilibrio. Occorre gestire in modo efficace e strategico l’intero ciclo di vita del credito commerciale: capire come tale asset può creare e non distruggere valore, individuare quel portafoglio clienti che sia in linea con gli obiettivi aziendali, prevenire il rischio di insolvenza, studiare le soluzioni operative più adatte per trasferire il rischio e sensibilizzare la funzione commerciale ad una maggiore monetizzazione. Il fenomeno del credito commerciale va visto nella duplice ottica di leva di marketing, relativamente all’acquisizione e fidelizzazione della clientela e di causa generatrice di fabbisogno finanziario per il capitale circolante. Importante è dunque, vista l’attuale situazione economico/finanziaria, porre in atto una revisione dei piani strategici aziendali,
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dove la variabile credito vede attribuirsi una più ampia valenza strategica. L’obiettivo della Direzione generale è quello di proteggere il patrimonio dell’azienda e garantirne la continuità, oggi fortemente compromessa dall’avvenuta insolvibilità dei clienti. Monitorare costantemente i rischi finanziari a cui la società è esposta, diventa necessario per valutarne anticipatamente i potenziali effetti negativi ed intraprendere le opportune azioni per mitigarli. In aziende sempre più orientate alla creazione del valore, e impegnate a governare in tale ottica anche la propria situazione finanziaria e di liquidità, il ruolo del Credit Manager si dilata ben oltre la dimensione “operativa” e assume, oggi, valenze strategiche. Uno dei passi da fare è creare professionalità specifiche e innovative, come quella del Credit Manager. Una forma-
zione mirata e dedicata attraverso percorsi di alta formazione, è la via più efficace per raggiungere un sicuro successo professionale. Si ricordi che in Italia il 70 per cento delle Pmi ha problemi di liquidità, arginabili solamente tramite una gestione strategica, corretta, mirata e continua del credito commerciale.
Silvia Pareo Area Finanza & Controllo Gruppo Sida s.pareo@sidagroup.com Tel. 071.28521
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SPECIALE: FORMAZIONE E GIOVANI
L’integrazione è una valida risposta alla crisi? Si, purchè vi sia un manager di rete Qual è il suo ruolo e quali competenze gli sono richieste? Attraverso un rapido progetto di professionalizzazione, giovani con talento possono diventare leader di progetto della rete d’impresa. Un mestiere di sicuro successo
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a rete di imprese costituisce uno strumento per favorire la crescita, lo spirito di innovazione e la competitività delle aziende, una risposta vincente e determinante in un momento di drastica riduzione della domanda interna. Ma affinchè tutto ciò sia vero, occorre innanzitutto predisporre un valido progetto di creazione della rete, che indichi gli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva, gli strumenti per la misurazione dei risultati, la suddivisione dei ruoli e delle attività tra gli attori partecipanti all’aggregazione. L’istituto della rete si sostanzia in un contratto tra più imprenditori che decidono di collaborare per aumentare la capacità competitiva e di innovazione della propria impresa e di tutte le imprese partner. Per raggiungere questo scopo le aziende aderenti al progetto si scambiano informazioni, si suddividono fasi del ciclo produttivo, svolgono attività in comune mettendo a disposizione le proprie risorse. La rete è la giusta combinazione tra integrazione e autonomia, nel senso che l’imprenditore che aderisce ad un contratto di rete mantiene la propria autonomia nella programmazione strategica della sua azienda. I vantaggi derivanti dalla stipula di un contratto di questo tipo sono molteplici: ottimizzazione dei costi e di alcune funzioni aziendali, ampliamento dell’offerta dei prodotti e
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servizi, acquisizione di nuove nicchie di mercato, maggiore investimento in termini di risorse dedicate alla ricerca e innovazione, razionalizzazione e miglioramento della produzione e della logistica, innalzamento della qualità dei prodotti/ servizi, maggiori opportunità di internazionalizzazione, più elevate e migliori possibilità di accedere al mercato del credito, un’organizzazione snella, flessibile e che può essere costruita su misura in base alle esigenze richieste dal progetto comune. Il numero delle aziende che ricorrono a tale strumento è in continua crescita, a testimonianza della sua capacità, qualora organizzato e gestito in maniera intelligente, di creare nuove opportunità di business. La formula organizzativa della rete è particolarmente adatta per le piccole e medie imprese al fine di fronteggiare il momento di crisi del mercato, in quanto consente di superare i limiti legati alla loro ridotta dimensione: scarso orientamento all’internazionalizzazione, poche risorse dedicate all’innovazione, limitati mezzi finanziari. La crescita, infatti, va perseguita con una politica di innovazione del prodotto e con la presenza in nuovi mercati. Le imprese partecipanti mettono in comune anche il loro patrimonio di conoscenze a vantaggio della rete, dando valore aggiunto al know how complessivo. Spesso le reti d’impresa facilitano pro-
cessi di internazionalizzazione: l’apertura a nuovi mercati richiede risorse e competenze specifiche che spesso le aziende di piccola dimensione non sono in grado di sostenere. Ecco allora che la rete fornisce quella risposta all’esigenza di internazionalizzazione delle nostre Pmi che consente loro di sconfiggere la crisi e guardare con fiducia al futuro. Fondamentale per il successo del progetto aggregativo è la figura del manager di rete, cioè della persona preposta all’elaborazione delle strategie, dei piani e delle iniziative dell’organizzazione, alla cura dell’analisi dei bisogni degli associati, nonché alla promozione degli obiettivi imprenditoriali. Egli contribuisce alla difesa degli interessi della rete nei confronti dei terzi e deve saper favorire la crescita attraverso la collaborazione tra imprese e promuovere l’innovazione lungo le filiere. Premesso questo, è agevole intuire che per le imprese italiane risulterà di fondamentale importanza poter disporre di figure altamente formate che sappiano ricoprire tale ruolo, siano in grado di sviluppare la creazione di reti di imprese, di gestire in maniera efficace i contratti di rete esistenti, di operare a vantaggio della crescita, della competitività e della capacità innovativa delle imprese coinvolte. Stefania Eusebi Area Formazione Gruppo Sida Tel. 071.28521
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10 10••25 25 AGOSTO AGOSTO 2013 2013
PantaRei comunicazione
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Orari Orari didi apertura: apertura: Sabato Sabato 1010 agosto agosto Ore Ore 21.00/23.30 21.00/23.30 Dall’11 Dall’11 alal 2525 agosto agosto Ore Ore 17.30/23.30 17.30/23.30 Informazioni: Informazioni: ConCon il Patrocinio il Patrocinio di di
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Ingegneri: inseritevi nel mondo del lavoro in Produzione! “In nome della Legge, visto il risultato dell’esame di laurea sostenuto oggi, XX-YY-ZZZZ, la Commissione d’esame presieduta da me, prof. AAAAAAA, BBBBBBBBB, la dichiara ‘Dottore in Ingegneria HHHHH’ con la votazione di 108/110; complimenti Ingegnere !!”
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orse più o meno queste sono le parole che hanno suggellato uno dei momenti più importanti della vita di un/una giovane e che pongono la parola “fine” ad un periodo lungo, faticoso, denso di eventi positivi e non, ma sempre carico di aspettative. E adesso? Adesso cosa faccio? Ho studiato tanto, ho imparato un sacco di cose, e … allora? Proviamo così: facciamoci una passeggiata insieme io, manager ormai in pensione, e te, ingegnere fresco fresco di laurea: andiamo … diciamo verso Bologna, prendiamo l’autostrada. Ecco, siamo nei pressi di Cesena, guarda là a sinistra: che bello stabilimento! E’ quello nuovo della Technogym; è proprio bello, riprende le forme delle dune artificiali che stanno di fronte, coi cipressi in cima ad ogni duna. Graziosa costruzione e piacevoli anche i prodotti che vi si fab-
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bricano, magari quegli stessi su cui ti sei allenato nella palestra che frequenti. Ma dimmi un po’: lo sai cosa succede lì dentro? Lo sai cosa si fa in generale dietro il cancello di una fabbrica, che sia Technogym o chicchesia? E chi lo fa? Tu mi rispondi: si produce. E io ti replico: e cosa vuol dire, spiegami, dimmi in termini pratici cosa si fa. E qui silenzio. Ma come!? E qui ti sfotto un po’ … sei ingegnere e non mi sai dire niente? Ma all’Università queste cose mica ce le hanno dette, non le abbiamo mai viste, rispondi tu. Beh, allora qualcosina te la racconto io, ma giusto un assaggio, tanto per darti un’idea: poi, se vorrai approfondire, non hai che da sceglierti un bel master postuniversitario e vedrai che tutto ti sarà un po’ più chiaro e ti metterà meglio in grado di varcare il cancello di quella fabbrica senza essere completamente all’oscuro di cosa avviene lì dentro.
Cominciamo? Cominciamo. Allora, in questa ipotetica fabbrica si produce un articolo che forse qualche tuo collega avrà progettato. Questo prodotto verrà fabbricato con dei macchinari: bisognerà allora conoscere come funzionano, quanto tempo ci mettono a produrre un pezzo, quali sono i tempi delle varie fasi di lavorazione, quali sono i punti delicati del processo; e poi quanti pezzi possono fare all’ora e che manutenzione questo macchinario richiede, e quanta energia consuma e della manodopera di cui ha bisogno per poter funzionare. E magari questa macchina è preceduta da un’altra e seguita pure da un’altra: vanno tutte ugualmente veloci? Oppure no? E se no, come si fa? E le performance di questi macchinari sono in linea con le aspettative? Vanno meglio? Vanno peggio? E che accorgimenti di sicurezza devo adottare perché chi ci lavora non si
infortuni? Insomma, tante domande, tante cose. E il prodotto che si fabbrica lì da quali componenti è composto? E quanto costano? E quanto costa produrre un pezzo? La manodopera? L’energia? Gli sprechi di materiale? I pezzi difettosi? I tempi? E alla fine di tutto, con che prezzo mi presento alla fine della catena produttiva? Troppo alto? Ce la farò a stare sul mercato, tenendo conto che anche vendere costa? E i clienti? Quanto acquistano? Quando? Che cosa? Che tempi mi danno? Come faccio a fare i programmi di produzione giusti? Che previsioni ho? Ce la faccio ad accontentare il mio mercato nei tempi, nei modi e ai costi che esso mi richiede? Ce la fanno le mie macchine? Devo lavorare 5 giorni o 7 giorni su7? E con quale orario? Dalle 8 alle 17 o devo fare i turni? E quanti? Due, tre al giorno?
E la gente? Ce l’ho la gente sufficiente per far marciare le mie macchine? Basta!! Basta!!! Come “basta, basta”!? Aivoglia, quanto ancora c’è da fare dietro quel cancello! Devo acquistare le merci e i servizi (luce, gas, etc.) per produrre. E come si fa? Come si tratta coi fornitori? E quanto si acquista, come, a che prezzo, a quali condizioni e per quando? E quante scorte devo tenere? Di prodotti finiti, di componenti di semilavorati? E i magazzini? Come devo organizzare i magazzini? Quanto spazio mi serve? Come e quanto devono ruotare? Quanto costano? Mamma mia, tutte ‘ste robe!!! E non è finita! Non è finita?! Eh, no, che non è finita … Ci sono i trasporti da organizzare, la distribuzione ai clienti o ai magazzini periferici, le dogane da attraversare e con le
quali bisogna fare i conti, e poi … Basta, basta, ma all’Università non mi hanno insegnato nulla … E io che credevo di sapere tutto! Non ti disperare, và! Dai, torniamo indietro verso Ancona ed iscriviti ad un bel master di Sida, vedrai che dopo le idee un po’ ti si schiariranno!! Ti aspettiamo.
Marco Ascoli Marchetti Responsabile Settore Operations Gruppo Sida m.ascolimarchetti@sidasrl.it Tel. 071.28521
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INCHIESTA
“Il direttore generale chiamato a questo progetto di ristrutturazione e risanamento è fortemente motivato ad una politica di sviluppo e di sostegno del territorio. Dispone di un’ottima conoscenza dello stesso, consolidata in modo distintivo da una pluridecennale esperienza, e per la funzione che andrà e dovrà svolgere rappresenta un’ottima opportunità”
“Banca delle Marche, un istituto che dev’essere conservato e riorganizzato” Abbiamo chiesto a Flavio Guidi (Gruppo Sida) il suo parere in merito alle prospettive e al ruolo che potrà avere Banca Marche per lo sviluppo del territorio, in un momento in cui l’istituto di credito jesino sta vivendo una delicata situazione finanziaria di C.Badioli
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ottor Guidi, recentemente Lei ha affermato che in futuro la strategia politica si andrà sempre più concentrando sul territorio. Con quali effetti? “L’efficacia operativa di tali azioni dipenderà dalle risorse che il territorio riuscirà a mettere a disposizione e dal comportamento degli attori che operano su di esso”. Nel processo di sviluppo economico qual è la funzione del credito? “Una funzione di acceleratore dello sviluppo”. E’ possibile calare questi concetti sul nostro territorio? “Se penso alla nostra regione, le Marche, e alla Banca delle Marche, è d’obbligo una riflessione sull’importanza e sul ruolo strutturale, strategico ed economico di una banca fortemente compenetrata sul territorio”.
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Quali caratteristiche dovrebbe avere questa “banca del territorio”? “Penso a un’azienda di credito riorganizzata, a un istituto che faccia della funzione creditizia locale il core business della propria attività, destinando l’impiego alle imprese e alle famiglie, tralasciando l’impiego interbancario e l’attività speculativa. Un credito organizzato per funzioni: credito commerciale, di breve termine, un’autonoma struttura organizzativa sul medio e lungo termine (Medio Credito), nonché una banca d’affari (focus)”. E secondo Lei Banca delle Marche possiede i requisiti per realizzare questo progetto? “Per il know-how di cui dispone e per la governance di cui attualmente è dotata, ritengo di si”. Perché? “Il direttore generale chiamato a questo progetto di ristrutturazione e risanamen-
to è fortemente motivato ad una politica di sviluppo e di sostegno del territorio. Dispone di un’ottima conoscenza dello stesso, consolidata in modo distintivo da una pluridecennale esperienza, e per la funzione che andrà e dovrà svolgere rappresenta un’ottima opportunità”. In tale contesto qual è il ruolo delle istituzioni locali? “Queste ultime, ma anche in genere tutti gli operatori economici e finanziari delle Marche sono chiamati a stringersi attorno e dare all’Istituto un sostegno in questo momento di difficoltà finanziaria che sta attraversando. Con un obiettivo ulteriore: mantenere sul territorio il controllo della banca”.
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dossier
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Mahatma Gandhi Politico e filosofo indiano
* Gli interventi e gli articoli ospitati nell'ambito del focus sono spontanei e non vincolati in alcun modo
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DOSSIER: ENERGIA
Nelle politiche smart si gioca la sfida del “new made in Italy” “Buon governo e green governance delle città”: significative esperienze nel focus proposto durante il festival della sostenibilità a San Benedetto, con la partecipazione di Anci, Coordinamento Agenda 21 locali italiane, Corecom Marche, Ciip spa e Regione. Tra innovazione e qualità, un percorso che ha evidenziato la necessità di una visione complessiva dello sviluppo urbano, occasione di rilancio economico. Pietro Colonnella: “Che questo diventi un tavolo di lavoro” a cura della Redazione
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biettivo dell’incontro è stato quello di evidenziare gli approcci possibili alla sfida del “new made in Italy”. A partire dalla governance delle nostre città, chiamata ad una nuova razionalità dei servizi. Uno spaccato delle strade percorribili per prospettare un futuro alle ‘città intelligenti’ nel focus che “Ecologicamente” ha intitolato alle politiche ‘smart’: sotto i riflettori best practice ed importanti esperienze in atto, grazie alla partecipazione di Anci, Coordinamento Agenda 21 locali italiane, Corecom Marche, Ciip Spa e Regione, quest’ultima rappresentata dall’assessore ai Lavori pubblici Antonio Canzian. Il cui richiamo è stato alla necessità di sviluppare una progettualità adeguata a captare le “imponenti risorse”, dai 10 ai 12 miliardi di euro, che la Comunità europea, nel periodo 2014-2020, dedicherà proprio allo studio delle “smart city”: ambienti urbani in grado di agire attivamente per migliorare la qualità della vita dei propri 144
cittadini. Ciò significa esprimere quanto di meglio e innovativo il nostro sapere economico può mettere in campo. “La Regione Marche si è attrezzata nel tempo a pensare ‘smart’, destinando ingenti risorse al progetto ‘Italia Longeva’, di cui è capofila”: un network dedicato all’invecchiamento, in cui significativa, ha ricordato Canzian, è la presenza dell’Inrca per promuovere e sostenere una nuova visione dell’anziano come elemento centrale di un sistema che offra opportunità di crescita e di progresso sociale, stimoli la ricerca e l’innovazione, favorisca l’implementazione di nuove tecnologie. “Articolazione” del pensare ‘smart’ è la domotica, scienza interdisciplinare che cambierà la vita tra le mura domestiche: un nuovo asse di sviluppo per il nostro territorio, su cui la Regione, ha continuato Canzian, sta investendo, e che ha un legame stretto con il tema della longevità attiva; positivo il bilancio del bando indetto per raccogliere proposte proget-
tuali in merito. A partire dall’esperienza e dalle politiche che hanno informato un patto territoriale assurto a modello, uno dei più riusciti nel panorama nazionale, il “Progetto Smart Piceno” nella definizione coniata da Pietro Colonnella, presidente Corecom Marche, già alla guida della Provincia di Ascoli Piceno e sottosegretario agli Affari regionali nel secondo Governo Prodi. Un territorio ‘intelligente’, in grado di salvaguardare e valorizzare l’ambiente e le persone, di tutelare e rilanciare l’impresa e il lavoro, di fare del patrimonio della propria storia e della propria cultura occasione di crescita. “Partendo da ciò che già esiste, recuperando l’impostazione del Patto del Piceno attraverso un approccio trasversale che restituisca una visione integrata del nostro territorio diffuso, la costruzione di un progetto forte, capace di intercettare linee di finanziamento importanti, rientrando nella filosofia ‘smart’ dell’Unione europea. Mi auguro
che questo – ha sottolineato Colonnella – diventi un tavolo di lavoro”. Sottolineato il ruolo di ‘facilitatore’ dell’associazione “Spazio Ambiente” grazie al ruolo che “Ecologicamente” ormai incarna. “Un tema come quello che ci vede riuniti oggi non si ascolta frequentemente”, aveva commentato l’assessore Canzian nel corso del suo intervento. “Buon governo e green governance delle città”: molti gli spunti di riflessione, come il nostro Paese a riguardo si sta muovendo nella relazione di Mauro Savini, che dall’Osservatorio nazionale Anci ha portato i riflettori sulle smart city italiane. “Solo un numero molto ristretto di città è sulla strada giusta: Genova, Torino, Bari, Brescia e Bergamo, realtà che hanno avviato un percorso integrato. Buone pratiche anche in molti i centri medi, soprattutto nel Nord, che hanno sviluppato su ambiti territoriali specifici validi progetti, i quali tuttavia mancano di un piano integrato che proietti gli stessi in una visione com-
plessiva dello sviluppo urbano. E’ a questo riguardo – ha concluso Savini, Area ambiente, cultura e innovazione dell’Anci – che il nostro Paese è nella gran parte dei casi ancora indietro: piani che vedano integrati i vari interventi settoriali, collegando le esperienze in un quadro coerente in cui siano coinvolti tutti gli attori sociali. Investire sulle città significa dare volàno moltiplicatore alla ripresa economica”. Illuminazione pubblica, trasporti, mobilità, gestione dei rifiuti e dell’acqua: reti estese a diversi settori, riducendo i consumi e abbassando i costi, offrendo nel contempo migliori servizi. A riguardo l’accento di Giacinto Alati, presidente Ciip (Cicli integrati impianti primari) Spa (società pubblica cui partecipano 59 Comuni delle Province di Ascoli Piceno e di Fermo), il quale ha parlato dei servizi nel settore del ciclo idrico integrato, da rilanciare “in ottica green”, trovando “nuove forme di sviluppo” rispetto ad un’attività suscettibile di importanti rica-
dute sull’ambiente e sull’economia. “Ottimizzare la rete di depurazione significa, ad esempio, contribuire all’ottenimento delle Bandiere blu per i nostri lidi e il nostro mare, dunque - ha commentato Alati – ad attrarre turisti sulla nostra costa”. Al forum ha partecipato anche Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento Agenda 21 locali italiane: “Bisogna individuare quei meccanismi che possano attivare politiche e azioni sostenibili dal punto di vista tecnologico e amministrativo, perchè ‘smart’ non significa solo utilizzo delle migliori tecnologie informatiche, ma anche rapporti di trasparenza con il cittadino. Circa gli investimenti, la sfida è nella capacità di intercettare capitali privati costruendo partnership, laboratori e tavoli congiunti”.
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DOSSIER: ENERGIA
La collaborazione e l’amicizia con la Regione Marche si è sostanziata nel maggio del 2012 con l’apertura di un Punto di Assistenza Tecnica alle Imprese della Regione Marche a Changsha (PAT), capitale della Provincia dello Hunan
È tempo di "Green Industry” Primo meeting tra la Provincia dello Hunan, in Cina, e la Regione Marche, esempio di eccellenza ambientale
U
na strategia comune in tema di “green industry” tra la provincia dello Hunan e la Regione Marche che si realizzi anche con una sempre maggiore apertura del mercato cinese per le aziende Green regionali: è il progetto sviluppato al primo Meeting del Tavolo Tecnico Congiunto Marche-Hunan che si è tenuto nella sede regionale a fine luglio e scaturito dai solidi rapporti di amicizia che dal 2011 legano la provincia cinese con le Marche. Una qualificata delegazione della provincia cinese, guidata da Zhang Zaifeng (Vice Director General of Hunan Environmental Protection Department) e Long Jun (Director of International Cooperation Department of Hunan Environmental Protection Department), è stata in visita nelle Marche. “Un’occasione di incontro – ha detto il
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presidente, Gian Mario Spacca, nel dare il via ai lavori che seguiranno per tre giorni tra meeting, visite aziendali e B to B – che si concentra sul tema dello sviluppo connesso al rispetto ambientale e della vita umana, uno sviluppo ecosostenibile e ‘senza fratture’ capace di prevedere contemporaneamente crescita economica, equilibrio ambientale e sicurezza dei cittadini. Questo è il nostro modello di sviluppo e coesione sociale certificato dai maggiori indicatori di benessere che ci attestano come la regione con la più alta aspettativa di vita in Europa. Un record frutto anche della qualità della vita che caratterizza le Marche. Oggi siamo qui per un progetto molto concreto e di grande valore che si inserisce nel percorso già consolidato di relazioni strutturali di lungo periodo con la provincia dell’Hunan”.
Esempi di eccellenza utili alla riflessione sono quindi quelli che oggi la Regione Marche propone ai delegati della Provincia dello Hunan in qualità di partner di lungo periodo per l’elaborazione di un progetto ambientale sviluppato lungo tre direttici: formazione, tecnologia e relazioni industriali. La Provincia dello Hunan, territorio di circa 70 milioni di persone posizionato nella Cina centrale, è una delle aree a più elevata industrializzazione del Paese e con un tasso di crescita elevatissimo, ma anche una delle Province più inquinate della Cina. La collaborazione e l’amicizia con la Regione Marche si è sostanziata nel maggio del 2012 con l’apertura di un Punto di Assistenza Tecnica alle Imprese della Regione Marche a Changsha (PAT), capitale della Provincia dello Hunan. Lo studio delle opportunità
di collaborazione portato avanti dal PAT in collaborazione con le autorità locali ha individuato nel settore ambientale uno degli ambiti chiave per lo sviluppo di strategie economiche congiunte. Costruire solide partnership internazionali costituisce uno strumento fondamentale perché la Cina, Paese che ha oggi enormi squilibri ambientali derivanti da decenni di sviluppo industriale e sociale incontrollato, possa avviarsi verso una politica di riforma ambientale sostenibile, adottando azioni di collaborazione in campo formativo, tecnologico ed industriale. La Regione Marche, attraverso un sistema integrato che ne definisce la principale caratteristica strutturale, composto da competenze provenienti dal mondo pubblico, accademico ed imprenditoriale, ha la capacità di proporre agli attori
rilevanti nella Provincia dello Hunan soluzioni all’avanguardia in tema di regolamentazione e sviluppo tecnologico nel settore ambientale. Questa mattina è stato dato avvio alla strategia di cooperazione grazie all’istituzione di un Tavolo Tecnico Congiunto che definisca le azioni e le attività per un progetto di lungo periodo. Da parte cinese, il soggetto promotore dell’iniziativa è il Dipartimento di Protezione Ambientale, che coordinerà la partecipazione di altri attori rilevanti, quali la Changsha Central South University (una delle top 15 università cinesi) e industrie cinesi del settore interessate a sviluppare relazioni con controparti imprenditoriali italiane. Il Tavolo Tecnico marchigiano, a sua volta, impegna in funzione di coordinamento il Servizio Ambiente e Territorio, as-
sieme ad ARPAM, Università Politecnica delle Marche e le principali aziende del settore. Obiettivi principali dell’iniziativa di cooperazione sono l’apertura del mercato cinese per le aziende Green della Regione Marche – attraverso l’individuazione e lo sviluppo di partnership con industrie operanti nella Provincia dello Hunan – e l’avvio di un programma di formazione tecnica per la gestione delle politiche e dei regolamenti in tema di protezione ambientale. La delegazione della Provincia dello Hunan è composta da rappresentanti del Dipartimento di Protezione Ambientale della Provincia, South Central University e quattro tra le principali industrie del settore.
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FOCUS
SPORT “Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro” Pier Paolo Pasolini, su L'Europeo, 1970
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FOCUS: SPORT
Ancona calcio, la storia continua … Siamo agli inizi del secolo scorso quando un commerciante anconetano di nome Pietro Recchi, spinto dalla passione per un nuovo sport che sta prendendo piede, decide di fondare l’U.S. Anconitana. E' esattamente il 1905 e da allora il rosso e in seguito anche il bianco diventeranno i colori sociali di questa gloriosa squadra di A. Fabri
S
ono 108 anni di grandi vittorie e di cocenti sconfitte, anni di promozioni esaltanti e di tragiche retrocessioni, anni di passione, passione per il bianco e per il rosso. Nei primi del secolo scorso la neonata società sfiderà solo squadre di marinai inglesi o squadre di città o zone limitrofe ad Ancona. Bisognerà infatti aspettare la fine della Prima Guerra Mondiale per vedere l'Anconitana iscriversi al primo campionato di terza categoria Figc e partecipare a diversi campionati regionali. Il 19 marzo del 1931 viene inaugurato lo stadio cittadino, il “Dorico”, che rimarrà la casa dell'Ancona per moltissimi anni (fino al 1992) e che vedrà nascere e crescere la sfrenata passione dei tifosi dorici. Nel ‘37, dopo qualche anno di gavetta, arriva la prima promozione in Serie B, categoria dove la squadra rimane fino al ’43, con la sospensione dei campionati a
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causa della guerra. Superate le difficoltà dovute al periodo post-bellico (Ancona fu infatti colpita duramente dai bombardamenti), la squadra riparte nuovamente dalla Serie B, dove rimane dal ‘47 al ’51, per poi retrocedere e ripartire nuovamente dalla quarta Serie. Il ‘58 vede il ritorno in Serie C, categoria nella quale la squadra sembra trovare la sua dimensione, tanto che bisognerà aspettare l'inizio degli anni ‘70 per vedere un nuovo cambio di categoria. Più precisamente, è il 1972 l'anno indicato, ma ancora una volta è un evento tragico a condizionare l'andamento della squadra. Ancona, infatti, è colpita da un violento terremoto e la carenza di strutture, unita ad evidenti difficoltà economiche, costringono la squadra a retrocedere tra i dilettanti. I sei-sette anni che ne seguono, vedono l'alternarsi di promozioni e di retroces-
sioni che mantengono i biancorossi in un limbo tra il professionismo e il dilettantismo, dal quale non è semplice venir fuori. Finalmente - siamo nel 1978 - l'Ancona approda nella neonata Serie C2 e negli anni seguenti inizia a fare i preparativi per il vero salto di qualità. La svolta arriva nel 1984. L'imprenditore Edoardo Longarini, infatti, acquista la società, dando vita ad uno dei decenni più belli e ricchi (soprattutto a livello di risultati) che il calcio anconetano ricordi. Con lui nell’'88 l'Ancona ritrova dopo 37 anni la Serie B e incredibilmente conquista nel '92 la prima storica promozione in Serie A. Rimane un solo anno nella massima categoria, ma la festa promozione che ha dato il via a questa avventura, vede coinvolta la città intera, mai cosi unita come lo è stata sotto i colori del bianco e del rosso, diventando un ricordo indelebi-
le nella mente degli anconetani (e non solo). La società rimane nelle mani di Longarini fino al '96, conquistando anche una storica finale di Coppa Italia, persa poi contro la Sampdoria. Terminata quest'era, iniziano anni di alti e bassi, anni che vedono un susseguirsi di cambi a livello dirigenziale che portano purtroppo ad un andamento altalenante della squadra. Finalmente nel 2003, con una nuova società alle spalle, l'Ancona conduce un campionato straordinario e riconquista meritatamente il palcoscenico della Serie A. Il 2004 sarà però un anno nerissimo, conclusosi prima con la retrocessione in Serie B e poi con il fallimento societario. E’ la famiglia Schiavoni, da sempre vicina ai colori biancorossi, a tenere viva la speranza e la passione dei tifosi anconetani. La squadra, infatti, ripartita dalla
C2 e dopo un inizio con qualche difficoltà, centra diverse promozioni, ritrovandosi nel 2009 di nuovo in Serie B. Questo salto coincide anche con l'abbandono degli Schiavoni al timone della società, che dopo tre anni di Serie B ha nuovamente gravi problemi economici e fallisce per la seconda volta in dieci anni. Sicuramente la situazione economica generale non lascia grandi spazi per sognare ancora in grande, tanto che sono in molti a temere che ciò rappresenti la fine del calcio anconetano, la fine di un'epopea che come tutte le favole nel bene o nel male deve finire. Invece, dopo un’estate a dir poco burrascosa, l'amore per i colori biancorossi portano Andrea Marinelli, già presidente del Piano San Lazzaro, a cambiare denominazione alla propria squadra dando vita all'Ancona 1905. Ripartendo dall'Eccellenza viene subito
centrata una promozione che ci riporta in Serie D. Certo, la piazza è abituata ad altre categorie e non è semplice risalire … così in questa calda estate del 2013 si decide di allargare la compagine societaria inserendo nuovi soci/sponsor, garantendo in tal modo sia serietà e trasparenza, sia una certa sicurezza economica che permetta di lavorare serenamente. Ed è per questo che oggi ci troviamo qui a raccontarvi questa realtà, a raccontarvi questo nuovo capitolo di vita biancorossa ... perchè la storia continua!
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FOCUS: SPORT
“Lo Sport al centro” A tu per tu con Andrea Guidotti, Assessore allo Sport del Comune di Ancona di Fabio Lo Savio
E
’ il prototipo dell'uomo schietto, sincero, incapace di ogni tipo di retorica e di ipocrisia. E' nato e vive per lo sport e per i ragazzi. Predica la cultura dei valori dello sport come spina dorsale di una vita spesa per difendere e sostenere un’idea. Ora che ha assunto l'incarico di Assessore allo Sport della sua amata città, Ancona, ha l'opportunità di realizzare il suo progetto. Parliamo di (e con) Andrea Guidotti, che il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli ha voluto nella sua squadra di governo affidandogli le deleghe relative allo sport e al volontariato civico.
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cambiate... “Per mia fortuna faccio parte di una squadra, la giunta comunale, guidata da un capitano come Valeria Mancinelli che mi stupisce ogni giorno di più per tutto quanto riesce a gestire e governare e, per restare sulla similitudine dello sport, con compagni di squadra come gli altri membri della giunta, appassionati quanto me al loro lavoro ed orientati davvero al bene della città”.
Assessore, ha preso confidenza con il “palazzo”? “L'impatto è stato meno complicato di quanto credessi: la struttura dell'ufficio sport è valida e qualificata, formata da persone capaci e di buona volontà. Siamo tutti concentrati sul da farsi e stiamo già facendo”.
Quale missione si è posto nel corso del suo mandato? “Quella che ci siamo posti tutti, come giunta comunale: quella di rimettere lo sport al centro della vita sociale di questa città. Non basta qualche soldo o un assessore volenteroso e magari capace: se non hai alle spalle la tua maggioranza che ti sostiene fai poca strada, mentre noi, invece, vogliamo contribuire ad affermare la cultura dell'educazione a certi valori che ho sintetizzato nel programma di governo”.
Per “palazzo” io intendevo la politica: per un uomo di campo abituato a sudare in palestra con le regole del campo e dello spogliatoio, le cose sono un po’
Tutto bello, ma nella pratica a cosa sta lavorando? “Abbiamo cominciato con il censimento di tutti gli impianti sportivi di Ancona. Affig-
gerò al muro del mio ufficio una mappa della città con ben evidenziate le strutture; per ciascuna ho chiesto all'ufficio una relazione dettagliata sulla situazione dell'impianto, la manutenzione, le utenze, la gestione, il custode: voglio sapere tutto. Con una fotografia chiara e precisa metteremo in fila le priorità”. Nel frattempo? “Nel frattempo sto incontrando tutte le società sportive di Ancona: sono nel mio ufficio da mattina a sera e a tutti i dirigenti dico di fare uno sforzo per avvicinarsi l'una all'altra, almeno nell'ambito della stessa disciplina. Ad esempio la questione del rugby anconetano ci sta molto a cuore e farò tutto quanto mi sarà possibile per far sì che tra le due società di rugby e i Dolphins si trovi un accordo, nell'interesse di tutti. Aggiungo altre cose che sono della massima importanza come la cittadella sportiva polifunzionale, il polo destinato al nuoto e un lavoro con le scuole che deve essere per prima cosa un percorso educativo alla tolleranza, all'integrazione, all'amicizia. Non dimentico poi che lo sport è senz'età e a tutti, disabili in pri-
mis, dev’essere concessa la possibilità di accedere alle strutture sportive perché è un diritto di tutti”. Che risposte ha avuto dalle società? “Bella questa domanda: mi sarei aspettato che mi chiedesse quali fossero state le loro richieste. Ho trovato grande disponibilità e, se posso dire, anche fiducia. Forse mi ripeto, ma questa è una maggioranza solida che crede nello sport. Capìto questo concetto, tutti escono dal mio ufficio con rinnovato entusiasmo. Starà a noi non farlo sopire”. Rimane il tempo per allenare la Luciana Mosconi Dorica Pallamano? “Questo è davvero l'ultimo dei miei problemi: la squadra si allena in tarda serata e il tempo che dedico alla pallamano lo sottraggo alla famiglia, non certo al mio lavoro e comunque, aldilà di qualche legittimo dubbio iniziale di qualche suo collega, penso che la questione sia risolta anche perché il caso non esiste”. C'è stata polemica per il fatto che Andrea Marinelli è uno degli sponsor della
sua squadra... “Ho già detto e ribadito che il presidente della mia società Lorenzo Guzzini ha “corteggiato” Marinelli per anni e ben prima delle elezioni c'è stata la firma sul contratto. Io faccio l'allenatore e mi occupo di preparare i giocatori. Andrea Marinelli è un ottimo imprenditore e un grande appassionato di sport. Sul suo esempio e su quello di alcuni altri, speriamo di coinvolgere sempre più aziende. Lo sport dev’essere visto come patrimonio della città, non come diversivo di pochi facoltosi”. Che rapporto ha con il calcio e con l'Us Ancona 1905? “Come credo e spero la maggioranza dei ragazzini, io andavo allo stadio a fare il tifo per l'Ancona e ne sono tifoso ancora oggi. Il calcio in Italia ha numeri incredibili che non ha in nessun altro Paese europeo. Il punto, credo, sia quello di riuscire a portare i tifosi del calcio e quindi anche dell'Ancona, ad appassionarsi anche ad altre discipline. Da questo punto di vista il Consorzio Ankon è un esempio che in altre città italiane stanno replicando, di aggregazione
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FOCUS: SPORT
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Come credo e spero la maggioranza dei ragazzini, io andavo allo stadio a fare il tifo per l'Ancona e ne sono tifoso ancora oggi. Il calcio in Italia ha numeri incredibili che non ha in nessun altro Paese europeo. Il punto, credo, sia quello di riuscire a portare i tifosi del calcio e quindi anche dell'Ancona, ad appassionarsi anche ad altre discipline. Da questo punto di vista il Consorzio Ankon è un esempio che in altre città italiane stanno replicando, di aggregazione positiva ed intelligente di realtà sportive diverse” positiva ed intelligente di realtà sportive diverse”. Visto che è un allenatore non si spaventerà se Le chiedo i risultati già raggiunti... “Tutt’altro, anche perché ne sono molto fiero: abbiamo fatto partire i lavori per sistemare la piscina di Vallemiano e sistemeremo il pallone al Pinocchio, danneggiato in seguito alla nevicata di due anni fa. Inoltre i mondiali di vela d'altura hanno dimostrato la potenzialità di questa città ancora una volta, così come il Mundialito anti-razziale organizzato dall'associazione Assata Shakur, esempio eccellente di integrazione tra 25 etnie. A questo proposito ricordo con grande emozione la partecipazione all’evento dedicato al cricket organizzato dalla comunità del Bangladesh: davvero eccezionale”. 154
Se guarda al domani cosa vede? “Intanto vedo che, per quanto concerne il volontariato civico, voglio organizzare dei gruppi di lavoro, in collaborazione con l'Assessorato alla Partecipazione, che si occuperanno di ripulire i parchi di Ancona rendendoli quindi accessibili e più facilmente fruibili per i bambini. Togliamo i nostri figli dal divano e da davanti alla tv e diamo loro la possibilità di giocare all'aperto, socializzare, così che scoprano la passione per lo sport e scelgano di praticarne uno o più di uno. Per lo sport vedo un grande evento in calendario al Dorico per il 14 settembre, che stiamo organizzando in collaborazione a “Sosteniamo l'Ancona” che l'ha ideato: l’iniziativa aggregherà le famiglie e vedrà quale protagonista lo sport di Ancona. Non dimentichiamoci mai che portiamo tutti il nome della nostra città in giro per l'Italia e tutti gli atleti, gli addetti ai lavori, i tifosi, devono essere i primi ad essere
orgogliosi e fieri della loro città e nutrire un sano senso di appartenenza”. Assessore Guidotti, ci prendiamo l'impegno di ritrovarci ad un anno da oggi per fare il punto su quello che è riuscito a fare? “Volentieri, e sono convinto che per allora il lavoro della giunta Mancinelli sarà visibile non solo nello sport!”.
CONTO ECONOMICO 01.01 - 31.12.2012 Consuntivo
DESCRIZIONE
2012
2011
1.208.000
1.180.000
501.881
506.155
1.709.881
1.686.155
(479)
(541)
7 Prestazioni di servizi
(182.242)
(207.844)
8 Costi per il Godimento Beni di Terzi
(35.232)
(37.241)
9 Spese per il personale
(118.992)
(122.271)
10 Ammortamenti e svalutazioni
(619.172)
(619.955)
11 Variazione delle scorte (+/-)
0
0
12 Accantonamenti per rischi
(118.000)
0
0
0
(8.048)
(4.851)
(1.082.165)
(992.703)
627.716
693.452
20.773
25.270
17 Interessi e altri oneri finanziari
(410.508)
(467.240)
TOTALE PROVENTI E ONERI FINANZIARI (15+16-17)
(389.735)
(441.970)
D. RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE
0
0
18 Rivalutazioni
0
0
19 Svalutazioni
0
0
TOTALE DELLE RETTIFICHE (18-19)
0
0
20 Proventi straordinari
286.352
7.634
21 Oneri straordinari
(19.499)
(6.563)
TOTALE ONERI E PROVENTI STRAORDINARI (20-21)
266.853
1.071
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E)
504.834
252.553
22 Imposte sul reddito dell’esercizio
(175.073)
(35.220)
23 UTILE (PERDITA) DI ESERCIZIO
329.761
217.333
A. VALORE DELLA PRODUZIONE 1 Ricavi 2 Variazione delle rimanenze 3 Variazione dei lavori in corso su ordinazione 4 Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni 5 Altri ricavi e proventi TOTALE VALORE DELLA PRODUZIONE
B. COSTI DELLA PRODUZIONE 6 Costi per Materie Prime, Sussidiarie, di Consumo e Merci
13 Altri accantonamenti 14 Oneri diversi di gestione TOTALE COSTI DELLA PRODUZIONE
DIFFERENZA TRA VALORI E COSTI DI PRODUZIONE (A-B)
C. PROVENTI ED ONERI FINANZIARI 15 Proventi da Partecipazioni 16 Altri proventi finanziari
E. PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI
Il Direttore Geom. Giacomo Aquilanti
Il Presidente Prof. Alessandro Mancinelli
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FOCUS: SPORT
“Puntare sul settore giovanile e sull’etica” Quattro chiacchiere con Paolo Gioacchini, amministratore della GMG Games, titolare del marchio Gplanet Gaming Hall e sponsor dell’Ancona calcio di A. Fabri
P
aolo Gioacchini e il calcio, da dove nasce questa passione? “La mia è una passione per lo sport in generale. Ne ho praticati tanti e ancora il nuoto mi regala delle belle soddisfazioni nonostante la non più giovane età. Il calcio l’ho più seguito che praticato ma ho iniziato ad appassionarmi alle sorti dell’Ancona da bambino al Dorico e non ho più smesso di farlo, neppure nei momenti più bui della storia di questa società (e ce ne sono stati diversi …)”. Cosa ti ha spinto a collaborare con l'Ancona 1905? “Sostenuto dalla passione di cui accennavo prima. La cosa che mi ha spinto di più è stata la voglia di fare qualcosa di concreto per la squadra della città e quindi del territorio in cui vivo e lavoro. Dopo l’era Longarini l’imprenditoria anconetana è stata accusata in più occasioni di essere distante dalle sorti dell’An-
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cona ma nella maggior parte delle volte non c’erano le condizioni per instaurare una qualsiasi collaborazione. In questo momento credo che vi siano tutti i presupposti e che si possa fare qualcosa di importante”. So che ti occuperai di parte del settore giovanile ... come altre realtà nazionali e non. Credi che investire sul vivaio sia la strada migliore da seguire? “Assolutamente si. Facendo un settore giovanile all’altezza riusciamo ad avere innumerevoli vantaggi anche di natura tecnica. Ma non solo”. Cioè? “Dal punto di vista tecnico si possono far crescere i giocatori professionisti del domani. Dal punto di vista sociale, oggi più che mai una scuola calcio gestita con professionalità e serietà può rappresentare un punto di riferimento di cui i gio-
vani avvertono un grande bisogno. Sotto il profilo del rispetto delle regole, se riuscissimo ad approdare tra i professionisti - e questa è la speranza di tutti - è un requisito obbligatorio”. E dal punto di vista economico? “Come fanno molte società anche di Serie A, se su mille ragazzini riesci a lanciare un talento e a valorizzarlo, copri i budget spesso in sofferenza per la gestione della prima squadra. Inoltre, teniamo presente che allestire un team competitivo (soprattutto con la regola degli under) con ragazzi provenienti dal proprio settore giovanile costerebbe molto meno rispetto ad andare a pescarli in giro per l’Italia”. Poi un centro giovanile è anche un ottimo spot pubblicitario … “Certo. Crescere e giocare con la maglia biancorossa addosso fin da bambino non
può che creare più consensi nei confronti dell’Ancona. Oggi che ci confrontiamo in campionati dilettantistici c’è il rischio che le nuove generazioni crescano seguendo le sorti delle “solite grandi squadre” piuttosto che per quella della propria città”. Giocare corretto, gioco pulito ... sono modi di dire che in realtà accomunano sia lo sport di cui sei appassionato che l'attività di cui ti occupi. Non pensi che la situazione italiana veda una scarsa presenza di “cultura sportiva” nei campi da calcio (da qui l'importanza del settore giovanile) così come nel settore del gioco lecito nel quale sei impegnato? “In realtà è così. Ci sono talmente tante similitudini che circa un anno fa organizzammo una sorta di convegno in cui, con la presenza di esperti, dedicammo ampio spazio al tema del “gioco etico” in senso ampio, inteso come giusto approccio al
gioco pubblico e al gioco inteso come sport. Ho sempre pensato che il mondo dello sport e quello del gioco pubblico fossero assai simili: credo che parlare di fair play nello sport sia come parlare di gioco responsabile nel settore del new slot e delle altre attività di gioco. Punti di contatto tra i due ambiti sono rappresentati dagli effetti negativi degli eccessi e dalla necessità di rispettare le regole per raggiungere traguardi importanti. Per rendere l’idea di ciò, basti pensare ai tristemente noti fatti di cronaca legati al giro clandestino delle scommesse sul calcio, che sono paragonabili ai giocatori che spendono più delle proprie possibilità o ai frequenti casi di doping riscontrati negli sport, paragonabili ai soggetti che nel mio settore non rispettano le regole e usano apparecchi irregolari. Personalmente, da molto tempo sono impegnato in prima linea per diffondere certi concetti etici, anche in veste di vicepresi-
dente dell’associazione di categoria Assotrattenimento, ruolo che ricopro da un paio d’anni. Il mio desiderio è organizzare un convegno ad Ancona per discutere e approfondire questioni relative al mio lavoro, che troppo frequentemente sono affrontate con troppa superficialità e mancanza di informazioni adeguate”.
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LUCI DELLA RIBALTA
“Siamo piuttosto intraprendenti, perché andare all’estero non è mai facile, ma ci dà coraggio la consapevolezza del fatto che l’italianità è un grande valore aggiunto e noi vogliamo essere alfieri del made in Italy e, in particolare, del made in Marche”
Mark Zitti Fratelli Coltelli, la band marchigiana che ha conquistato gli Emirati Intraprendenza, talento e 100 per cento made in Italy: sono i segreti del successo del talentuoso gruppo musicale che pensa local e agisce global di A. Dachan
T
i abbiamo ascoltato suonare e cantare, insieme alla tua band, Mark Zitti Fratelli Coltelli, in occasione del Marche Endurance Lifestyle, alla presenza del Ministro dell’economia emiratino Sultan bin Saeed Al Mansouri. Voi raccontarci il percorso che ti ha portato su quel palco? “Nel marzo 2012 abbiamo suonato al Dubai International Boat Show, in occasione del ventennale della manifestazione,come band ufficiale sponsorizzati dalla Peroni; presente anche il primo ministro di Dubai, lo sceicco Mohamed bin Rashed Al Maktoum, primo ministro e vice presidente degli Emirati Arabi Uniti ed emiro di Dubai. Le altre due importanti occasioni che ci hanno dato visibilità sono state la Dubai Race World Cup, dove eravamo headliner alla cena di gala e il Marche Endurance Lifestyle, dove abbiamo suonato nuovamente di fronte allo sceicco Al Maktoum e al ministro dell’economia degli Emirati Arabi Uniti. Da lì sono iniziate diverse collaborazioni con realtà prestigiose del mondo emiratino”. Facciamo un passo indietro. Quando vi
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siete esibiti in pubblico per la prima volta? “Come band siamo nati nel 2005; siamo dai sei agli otto membri : Contrabbasso,Piano,Batteria, sax alto,sax tenore,tromba e trombone ed io Marco Virgili alias Mark Zitti Voce. Ognuno di noi aveva alle spalle una sua formazione artistica. All’epoca il nostro nome era “Jo Caruso e i Fratelli Bracalino” e ci dedicavamo a brani di musica di una volta. Abbiamo avuto una piacevole collaborazione con “Elio e le Storie Tese” grazie al flautista Kristian Sensini, che ha raccolto il brano e lo ha donato ad Emergency, ci siamo fatti conoscere maggiormente al grande pubblico. Da questa esperienza ci è venuta l’idea di riproporre vecchie canzoni come repertorio, sul genere swing classico, spaziando da Louis Prima a Sinatra, fino a Michael Bublé, autori degli anni ’80 e brani rock rifatti sempre in chiave swing. Abbiamo cambiato nome e iniziato, così, una collaborazione con varie compagnie teatrali, tra cui la Step di Ancona, la stessa con cui il 2 agosto abbiamo portato in scena alla Corte della Mole Vanvitelliana il musical Criminal Records. Questo no-
stro spettacolo era già stato presentato alla Biennale dell’Umorismo nell’Arte, con la sponsorizzazione di Maurizio Costanzo”in qualità di Direttore Artistico già nel 2008". In Italia, che tipo di seguito avete? “Per noi vale l’espressione che dice: ‘nemo propheta in patria’: siamo molto più conosciuti a Dubai che qui. In Italia, oltre al pubblico marchigiano, veniamo richiesti per eventi privati, ma come band la nostra scelta è di proiettarci sempre di più all’estero: ci rivolgiamo, in particolare, ad un pubblico top spender, che apprezza sempre di più il genere ed è pronto ad investire in spettacoli di qualità. Le nostre mete più gettonate sono, oltre agli Emirati, il Qatar, Shangai, Seoul, Las Vegas. Esportiamo la nostra musica e le nostre performance sono volano del made in Italy. Tutti i capi di abbigliamento e gli accessori che indossiamo sono realizzati da aziende marchigiane; inoltre, abbiamo sempre il Tricolore al taschino. Il riscontro che hanno ogni volta queste realtà del territorio è davvero notevole e noi siamo fieri di farci ambasciatori del made in Marche”.
Che atteggiamento riscontrate all’estero nei confronti dell’Italia e della marchigianità? “Riscontriamo ogni volta con piacere che hanno un’alta considerazione dell’Italia, della nostra cultura e dei nostri prodotti. C’è una particolare sensibilità alla musica e al nostro modi di fare spettacolo. Per certi versi c’è ancora una sorta di verginità artistica all’estero e queste rende il pubblico ancor più interessato alle nostre performance. Inoltre, il nostro look fa sempre breccia; l’espressione che ci ripetono maggiormente è ‘Nice shoes’, a conferma che l’artigianato locale non ha eguali al mondo ”. Come descriveresti la realtà degli Emirati? “La prima cosa che ti colpisce lì è il senso di tranquillità, di sicurezza; non vedi povertà, c’è un sistema sociale diverso, per cui si dà un supporto concreto ai cittadini, c’è lavoro per tutti. Ci sono posti magnifici, c’è una grande tolleranza e si riscontra un’ottima commistione tra culture, popoli, mondi diversi. Dubai è un punto cruciale per l’incontro, un ponte
economico che collega direttamente l’Italia a Paesi come la Russia: è lì, infatti, che il made in Italy si vende meglio”. Possiamo dire che siete artisti “internazionalizzati”? “In effetti è così. Abbiamo fatto di necessità virtù e abbiamo deciso di andare a colpire mercati che ancora non hanno fruito della nostra cultura, delle nostre produzioni. Siamo piuttosto intraprendenti, perché andare all’estero non è mai facile, ma ci dà coraggio la consapevolezza del fatto che l’italianità è un grande valore aggiunto e noi vogliamo essere alfieri del made in Italy e, in particolare, del made in Marche. Quando andiamo all’estero incontriamo chef italiani che cucinano nei più prestigiosi contesti internazionali; questo per noi è naturalmente un motivo di profondo orgoglio, ma non solo: una volta tornati a casa ci è capitato di essere contattatati da aziende produttrici di eccellenze agroalimentari e facciamo in modo di creare una vera e propria rete, mettendo in contatto i produttori locali con i professionisti del gusto che lavorano fuori”.
Cosa ci puoi dire del mercato musicale italiano? “Qui ci sono dei meccanismi molto particolari: è difficile entrare in certi circuiti se non hai delle conoscenze o non ti adegui a quello che è il mercato. Ciò che è certo è che artisticamente, l’Italia ha molto da proporre e da offrire. Noi, ad esempio, siamo una band musicale 100 per cento made in Italy e ci avvaliamo del talento e della professionalità di connazionali straordinari come il regista Gianluca Grandinetti (che ha realizzato, tra l’altro, i videoclip per Fabri Fibra e Marrakesh) e il fotografo Henry Ruggeri (fotografo ufficiale della Virgin), entrambi giovani marchigiani ”. Dove vi vedremo impegnati prossimamente? “In preparazione abbiamo un disco, con brani inediti e cover; abbiamo un fitto calendario di presentazione del nostro spettacolo ‘Criminal record’, col suo corpo di ballo di venticinque persone. A novembre, inoltre, torneremo al Gran Premio F1. Nel nostro futuro, di sicuro, ci sono molti viaggi all’estero”.
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CULTURA
“Quando dipingo, mi estranio dal mondo” Angela Giovagnoli, pittrice e body painter, con una passione per la scrittura si racconta a ML. Le sue opere rievocano leggerezza e delicatezza, ma anche forza e capacità di volare oltre i confini. Proprio come i suoi soffioni di A. Dachan
“Il sorriso di quella donna che dorme di fronte a me, mi è esempio, mi dà il coraggio di rialzarmi dalla mia caduta, la forza di non abbattermi e di non mollare. Ci vorrà del tempo, ma ora guardo avanti con più forza, più serenità e più ottimismo”. Angela Giovagnoli, da “Apro gli occhi”
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ual è stato il tuo primo approccio all’arte? “Mi è sempre piaciuto disegnare, dipingere, sin da piccola. Ho frequentato una scuola commerciale e allo stesso tempo mi sono dedicata allo studio dell’arte, anche con corsi di pittura, vetro e ceramica. Imparare e sperimentare sono i primi passi che ho fatto e la voglia di andare avanti è stata spinta dalla passione. Avere passione è importante, è il sale in qualsiasi cosa si faccia nella vita. A La Spezia, dove risiedevo con mio marito per alcuni anni, ho cominciato a fare le prime mostre, cimentandomi in tecniche sempre nuove. Nell’89 sono tornata per un breve periodo a Camerano, vicino ad Ancona, la mia città d’origine, per poi ritornare stabilmente nel ‘94”. Quali sono i suoi soggetti preferiti? “Preferisco il corpo umano, ai paesaggi. Attraverso i colori e le forme cerco di tirar fuori emozioni e sensazioni che ho. Mi piace creare sinergie, fusioni, elementi diversi, materici: nelle tele unisco diversi soggetti, con infiniti significati e interpretazioni possibili. Ognuno ha una visione diversa; come artista so che chi guarda vive l’arte in base a quelle che sono le sue emozioni personali,
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come è naturale che sia, anche se si cerca di trasmettere un messaggio, un’emozione”. Ti sei fatta conoscere anche attraverso la body painting: vuoi parlarci di quest’arte? “È un percorso artistico a cui sono arrivata con l’Agape, l’associazione che ho creato insieme ad altri colleghi nel 2001. Le radici di questa forma d’arte risalgono al 1933, quando…Max Factor dipinse totalmente una sua modella, ma è stato negli anni ’70 che si è diffusa ampiamente. Inizialmente era un modo per esprimere malessere: il corpo veniva deturpato. Negli anni ’90, invece, ha assunto nuovi significati: la ricerca della bellezza interiore, della valorizzazione di quella esteriore. È una forma d’arte viva, che si evolve attraverso la gestualità della modella, ma allo stesso tempo è effimera. Terminata la performance, il quadro ‘finisce’; ecco perché viene supportato dalla fotografia e da video che ne immortalano le immagini. Anche attraverso quest’arte si trasmettono dei messaggi, tanto che sono stata invitata nel 2012 all’evento ‘Incontriamoci tra le righe’ a Castelfidardo, una manifestazione di scrittura e lettura che appunto proponeva la mia testimonianza come un ulteriore modo per suscitare sensazioni ed emozioni”.
Nei tuoi dipinti ritrai spesso dei soffioni: che significato hanno per te? “Il soffione ha una natura particolare: consente un’astrazione morbida, permette di giocare con le emozioni, di volare lontano. È un fiore meraviglioso, che al tocco dell’aria si libera e si moltiplica e riesce a trasmettere una sensazione di leggerezza, come se stesse volando”. Cos’è per te la libertà? “La libertà è forse l’emozione di proporsi, di trasmettere qualcosa, di essere me stessa senza nessun tipo di costrizione”. Tu sei un’artista molto versatile: oltre alla pittura, ti cimenti anche nella scrittura. Qual è il linguaggio che ti rispecchia di più? “Io mi esprimo meglio con la pittura, è il mezzo che preferisco, con cui manifesto le mie emozioni e dove posso usare ed osare varie tecniche. Quando dipingo mi calo in una dimensione diversa; riesco ad estraniarmi da tutto. Non disdegno però la scrittura: anche qui ci vuole ispirazione, oltre al tempo. Ho un breve racconto nel cassetto e scrivo anche poesie; lo faccio da lungo tempo, è uno strumento per raccontarmi, per aprirmi in qualche modo. Ora sto pensando di pubblicarle. Penso che l’artista senta proprio il bisogno di provare, osare cose nuove, percorsi diversi per sentirsi completo”. Nella tua vita artistica hai avuto un maestro o una guida? “Non ne ho avuto uno in particolare, ma in qualche modo mi danno linfa vitale artisti di diverse discipline: amo Klimt, Picasso, Da Vinci. Klimt per le sue fantastiche decorazioni, che spaziano tra il reale e l’irreale; di Picasso mi viene in mente, al do là delle sue opere - una sua frase che recita: ‘Bisogna imparare l’arte del disegno e della pittura, per poi tornare a dipingere come i bambini’. Leonardo Da Vinci, con i suoi sette principi, è diventato il grande artista che era, proprio ampliando il suo sviluppo spirituale. Ma amo anche Gaudì che nella sua visione artistica offriva un tripudio di colori e di forme sinuose e morbide,
che sono quelle che amo di più”. Come fai a far conoscere la tua arte? “Sicuramente i nuovi media - Facebook, YouTube, dove sto caricando anche alcuni video delle performance di body painting - sono un ottimo canale di divulgazione e comunicazione; ho anche un mio sito www.angelagiovagnoli.com dove è possibile conoscermi per quello che faccio e per come sono. È importante anche entrare in un certo giro d’arte, ma non è sempre facile. Le esposizioni sono certamente il canale migliore, anche perché ti consentono di avere un contatto diretto con potenziali galleristi e acquirenti. Quando ho iniziato a farmi conoscere non mi piaceva l’idea di vendere le mie opere, poi le cose sono cambiate. Sono impegnata in diverse iniziative; a giugno, ad esempio, abbiamo organizzato un’importante mostra che sarà aperta sino a fine settembre all’interno del Palazzo Comunale, in occasione del tricentenario della morte del Maratti – un pittore del ‘600 nato a Camerano - al quale il Comune ha dedicato un’importante esposizione collegata alla mostra ‘Da Rubens a Maratta”. Se guardi al tuo futuro, cosa vedi? “Vedo un’artista con nuove prospettive, idee, modi di fare. So che non è facile mettersi in discussione, staccarsi da qualcosa e cambiare pagina, ma l’arte è vita, è un’evoluzione continua. Cambiare, rinnovarsi è positivo, è un mettersi in gioco e tirar fuori la propria creatività con l’anima”. Pensi di rimanere nelle Marche? “Penso proprio di sì. Sono stata per diversi anni fuori e quando sono tornata ho apprezzato molto i nostri paesaggi, l’alternanza di mare e monti, la tranquillità della vita. Mi sono appassionata al territorio, alla sua storia e sono diventata anche guida per le Grotte di Camerano. Tornando alla tua domanda, se guardo al mio futuro, vedo l’arte e vedo le Marche, con le sue dolci colline che accarezzo con lo con lo sguardo e in cui mi perdo anche quando sono al volante dell’auto che va da sé”.
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A CASA DI
BENV ENU T I A
Malatesta
Maison de Charme
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La Maison ha pensato di me ttere a disposizione degli ospiti un piccolo spazio dedic ato al benessere e al relax personale, con spa, sauna, hammam e minipiscina.
La storia L'origine della dimora risale al 1485, quando i Malatesta di Rimini dominavano il territorio. Indicato in antichi documenti come "Villaggio Malatesta", l'edificio fu costruito come soggiorno di campagna e villeggiatura. Il casale venne piazzato sulla cima di una collina chiamata tuttora "Malatesta" nelle carte geografiche. I visitanti di questa residenza magnifica continuarono a frequentarla ben oltre l'espulsione dei Malatesta ai primi del cinquecento. Infatti, fino a qualche decennio fa e senza interruzione, diverse famiglie scelsero questo posto per riposarsi nella tranquillità della valle marchigiana. Dopo una lunga stagione di abbandono Malatesta Maison riprende il concetto originale di questa proprietà, cercando di soddisfare le esigenze attuali dei viaggiatori.
Il presente Claudia e Carlo Ruzza, gli attuali proprietari, a Malatesta hanno realizzato un sogno “Abbiamo acquistato questo casale cinque anni fa per realizzare il nostro sogno di trasferirci in campagna e aprire una maison d’hotes per ospiti ed amici. È stato il caso che ci ha portato nelle Marche perché io, cilena, e mio marito Carlo, padovano, non avevamo nessun legame con questa terra. Era da un po’ di tempo che eravamo alla ricerca di un posto in Italia dove
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A CASA DI
la natura e i luoghi fossero ancora incontaminati e il tempo fosse scandito dal ritmo del cuore. Volevamo un posto che non fosse affollato dai turisti, che permettesse sia a noi, che a chi viene ospite nella nostra maison, di scoprire un nuovo territorio. Il restauro è durato tre anni; abbiamo inaugurato
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un anno fa; i lavori sono stati lunghi e difficili. Abbiamo fatto molta ricerca e io, che sono appassionata di design e mercatini di modernariato, ho girato per il nord di Italia e la Francia alla ricerca di pezzi che mi permettessero di raccontare la nostra casa. Mio marito si è occupato di tutti i lavori di progettazione e installazione degli impianti per rendere la casa autosufficiente dal punto di vista energetico e per fare in modo che rispondesse al massimo ai criteri di rispetto dell’ambiente. Volevamo riportare questo casale agli antichi splendori, senza alterare o danneggiare l’ambiente circostante. Siamo molto felici di essere riusciti a realizzare questo sogno e progetto di vita. Vivere in un posto così, insieme a nostra figlia Isabel e ai nostri cani Teo e Lilla, è un regalo ogni mattina. Siamo felici di abitare in questa regione che ha molto da offrire a noi e a chi viene a scoprirla anche solo per alcuni giorni".
Per info Malatesta Maison Snc Maison de Charme Loc. Montaiate, 65, 61045 - Pergola (PU) - Italy Tel: 0721 1707025 contact@malatesta-maison.com
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VIAGGI
A cura di Maraviglia viaggi www.maravigliaviaggi.it
PER STACCARE LA SPINA
SOLUZIONI MID BREAK
SOLUZIONI LONG BREAK
Un paradiso azzurro e verde nelle Baleari Spagna – Isola di Minorca
Sognando l’Africa Malindi – kenia
A due chilometri da Ciutadella, estrema punta ovest di Minorca, si trova l’Eden Village Cala’n Blanes. Il paesaggio è caratterizzato da un susseguirsi di piccole calette di sabbia bordate da un bosco di pini marittimi e d accoglie un villaggio dall’atmosfera intima e raccolta, con ambienti curati e sistemazioni comodi e ampi, composte di camera da letto, zona soggiorno, balcone o terrazza. Cala ‘n Blanes è il luogo ideale per chi cerca attimi di tranquillità ma non disdegna la proverbiale movida dei locali del vicino centro di Ciutadella Tra i servizi offerti agli ospiti un ristorante principale con ottima cucina italiana, piscine atrezzate per grandi e piccoli e numerose attività di animazione diurna e serale. Partenze in 10,17,24,31 agosto da Bologna Le quote comprendono: volo charter, 7 notti c/o Eden Village Cala’Blanes in All Inclusive, transfer da/per aeroporto. Quote a partire da euro 792 a persona, tasse e assicurazioni incluse Proposto da Eden Viaggi
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Atmosfere esotiche e la splendida Silversand Beach fanno da cornice a questo meraviglioso Resort, membro degli “Small Luxury Hotel of the World insieme ad un susseguirsi di spiagge da sogno dove ogni anno centinaia di tartarughe marine depongono le proprie uova. Qui regna il miracolo di una natura incontaminata unito a lusso e comodità rappresentati in pieno dalla splendida Spa e dall’incredibile vista panoramica sull’oceano offerta dall’ottimo ristorante. Partenze in 24/08,31/08,7/09 da Milano Malpensa Le quote comprendono: volo charter, 7 notti c/o Eden Special Deams of Africa Village ***** in All Inclusive, transfer da/per aeroporto. Quote a partire da euro 1730 persona, tasse e assicurazioni incluse
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LE PROPOSTE WEEKEND DI MARAVIGLIA A DUE PASSI DA CASA Scorci di autentico Medioevo CASTELLO DELLA PIEVE Una dimora storica contenuta in un borgo fortificato del XII secolo. L’antico castello conserva l’impianto medievale con case in pietra, la chiesetta e la storica torre dove si decretò l’esilio di Dante. La posizione è incantevole, al confine tra Marche, Umbria e Toscana, ideale anche per percorsi trekking nel territorio dell’Alpe della Luna. Il suggestivo ristorante con grandi camini in pietra e oggetti d’epoca fa rivivere i sapori di ricette medievali Il pacchetto comprende: 2 notti in BB in camera charme • libero utilizzo della piscina • 1 cena presso Ristorantino dei Golosi su proposta della casa, bevande escluse Da 125 euro a persona, Mercatello sul Metauro (PU)
Una nobile dimora nella Valle del Metauro VILLA TOMBOLINA Una splendida villa del ‘700 il cui parco domina la Valle del Metauro, a due passi dalla Gola del Furlo. Oggi, dopo una lunga ed accurata opera di restauro, l’ edificio ed il suo parco accolgono gli ospiti secondo i moderni canoni di confort ed eleganza, senza dimenticare il passato. Un luogo dove l’accoglienza e il calore sono indimenticabili. Il pacchetto comprende: 2 notti in Suite in Villa con colazione • libero utilizzo della piscina • 1 bottiglia di olio in omaggio Da 125 euro a persona, Montemaggiore al Metauro (PU)
Un incantevole Casino di caccia VILLA COLLEPERE Esclusiva country house nella splendida cornice delle colline maceratesi, offre ai suoi ospiti una splendida vista sulla campagna di Matelica. La struttura, sapientemente recuperata da un casino di caccia del XVII secolo, è stata ideata per trascorrere piacevoli momenti in un’atmosfera di completo relax, immersa nel verde di alberi secolari. Grandi e luminose vetrate offrono una splendida visuale del parco antistante che in ogni stagione dell’anno regala grandi suggestioni. Il pacchetto comprende: 2 notti in Suite in BB • libero utilizzo della piscina • Ingresso giornaliero alla nuovissima area benessere con sauna, biosauna, hammam e doccia emozionale. Da 125 euro a persona, Matelica (MC)
Charme nel cuore di Ascoli HOTEL & RESIDENZA 100 TORRI Splendido boutique hotel nel cuore di Ascoli, a due passi dalla famosa Piazza del Popolo, ricavato da un edificio nobiliare del Settecento. Dai bei mobili ai tendaggi, dalle luci agli oggetti decorativi, nessun dettaglio è stato trascurato per creare quell’intima armonia che fa sentire gli ospiti a casa propria. Il pacchetto comprende: 1 notte in Junior Suite in BB per 2 persone • posto auto riservato • Ricco aperitivo di benvenuto con olive ascolane e tartine 100 Torri • Cena per 2 persone in ristorante tipico del centro, bevande escluse Da 125 euro a persona, Ascoli Piceno (AP)
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VIAGGI
I VIAGGI DI MICHELA Recanati: l’italianità genuina e verace “Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude[…]”. (“L’Infinito” di Giacomo Leopardi)
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iei cari lettori, con questi celebri versi vi annuncio la meta del viaggio di oggi: Recanati. Eccomi di rientro da breve da un eductour con un tour operator israeliano con il quale, tra le diverse tappe, sono stata anche a Recanati, e non posso non raccontarvi il senso di meraviglia e di profondo benessere che vedevo brillare sul volto del nostro ospite, mentre insieme scoprivamo gli angoli e gli scorci del piccolo borgo leopardiano. Non potrebbe essere altrimenti, perché Recanati non è solo la città di Giacomo Leopardi, che qui nacque e trascorse buona parte degli anni giovanili. Non è solo la piazza del “Sabato del villaggio”, la torre del “Passero solitario” o la ricca biblioteca di Monaldo. Recanati è anche un borgo di più ampio interesse culturale, immerso in un panorama mozzafiato, in un’atmosfera tranquilla e d’altri tempi, che comunica intimamente il senso di un’italianità genuina e verace. Sospesa su dolci colli al limitare dell’infi-
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nito, con la sua singolare forma stretta e allungata, Recanati si scopre ruotandoci attorno, lungo la sua lunga e sinuosa cerchia muraria che apre panorami suggestivi sull’armonia di forme e di colori che caratterizza la nostra bella campagna marchigiana. “Resterei qui per ore a guardare e a godere questo grande senso di pace!” mi diceva Yair, il nostro ospite. È come una timida e delicata donna che si lascia apprezzare mano a mano che le si gira intorno e si arriva al segreto della sua interiorità. Così, passeggiando nell’intimo dei suoi vicoli, scorgiamo sobrie forme e bei palazzi di fine Ottocento che fanno da contorno alla spettacolare Piazza Leopardi, insieme a un corredo di lampioncini, panchine e tipici portoni all’italiana con lunetta, che sono sì un po’ consumati dal tempo, ma anche così affascinanti e così loquaci nel raccontare tutta la natura e la storia dei luoghi. Ci inoltriamo in uno di questi palazzi, in una stradina un pochino nascosta, proprio in fondo a Via Falleroni, e saliamo su uno scalone bianco e incantevole con
stucchi e decori che ci preparano una vista ancora più meravigliosa. Siamo a Villa Colloredo Mels. La villa, oltre ad essere un bellissimo edificio, immerso in un altrettanto bello e immenso parco, è anche una galleria d’arte antica e moderna. All’interno si trova un corpus di opere straordinarie del pittore veneto Lorenzo Lotto (1490-1556), tra cui la famosa “Annunciazione”. Yair sgrana gli occhi e rimane letteralmente colpito dalla pienezza dei colori, dalla forza espressiva dei volti, dalla minuzia impressionate dei particolari. Basti pensare al capolavoro del Polittico di San Domenico (1508) e alla toccante incidenza espressiva degli occhi del Giuseppe d’Arimatea che sorregge il corpo del Cristo morto; e questo è solo un piccolissimo dettaglio dell’intero polittico. In verità non lo si coglie bene vedendo il grande quadro dal basso, ma quando a Yair faccio vedere quel particolare da una foto, resta letteralmente stupito ed emozionato. “Impressionante!”. Amanti dell’arte, andate, merita veramente! A colorire ulteriormente le nostre emo-
Ristorante Borgo Antico Vicolo dell'Achilla, Recanati Tel. 071 7574286 www.ristoranteilborgoantico.it
DOVE DORMIRE:
Gallery Hotel Recanati **** Via Falleroni 85, Recanati Tel. 071 981914 www.ghr.it
Il Giardino dei Sapori Contrada Saletta 28, Recanati Osteria Via Leopardi Via Leopardi 7, Recanati Tel. 071-7574374 www.osteriavialeopardi.it
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La Bottega del Villaggio Via Falleroni 44, Recanati Tel. 071 7574751
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DOVE MANGIARE:
DA NON PERDERE:
Mostra "Giacomo dei libri" Sino al 31.12.2013 Biblioteca Casa Leopardi Via Leopardi 14, Tel. 071 7573380 www.giacomoleopardi.it Villa Incanto Opera Festival dal 28 luglio al 25 agosto 2013 www.villaincanto.eu presso Villa Colloredo Mels via Gregorio XII, Recanati Tel. 071 7570410 www.villacolloredomels.it Casa Beniamino Gigli Via Cavour, presso Teatro Persiani Tel. 071-7570410
zioni, erano le note allegre del “Barbiere di Siviglia” che ci giungevano dalla sala accanto, dove stavano provando gli artisti di Villa Incanto Opera Festival, una rassegna lirica che si tiene tra luglio e agosto proprio all’interno della Villa e che offre una dimensione del tutto intima e coinvolgente dell’opera lirica. Dedicandoci una “Marcia Trionfale” dell’Aida, i musicisti ci danno il loro saluto mentre ci accingiamo ad uscire dalla villa con il cuore riempito di grandi emozioni. “Michela, sei fortunata a vivere in questa terra!”, mi ha detto Yari al termine del nostro viaggio. Alla prossima.
Scrivi a: m.rossi@maravigliatravel.it I racconti e le foto più belle saranno pubblicati.
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ITINERARI DEL GUSTO
ITINERARI DEL GUSTO Ristorante Incanto Via Falleroni 85, Recanati (MC) Tel. 071.981914 Il ristorante Incanto è annesso al Gallery Hotel Recanati e ne rispecchia appieno lo stile proponendo un ambiente molto raffinato, ottime pietanze ed un servizio qualificato ed estremamente professionale. La qualità delle materie prime è il biglietto da visita del ristorante che abbina a questo fondamentale aspetto della buona cucina anche un pizzico di fantasia nel rivisitare piatti tradizionali. Meravigliosa la vista sul colle dell’Infinito di leopardiana memoria.
Il Padiglione – Riserva Privata San Settimio Palazzo di Arcevia – Arcevia (AN) Concepito per essere ritrovo conviviale dopo le battute di caccia nella Riserva questa struttura, scaturita negli anni 60 dalla mano dell’architetto Ico Parisi, conserva un incredibile fascino di mobili etnici, calde atmosfere e una bellissima vista sul paesaggio circostante. Qui si riscoprono antichi sapori di prodotti biologici coltivati ed allevati nella Tenuta (ottimo l’olio extravergine!) o reperiti presso poduttori locali. Ottima anche la cantina che annovera produttori marchigiani e italiani tanto rinomati quanto emergenti.
Ristorante Villa Lattanzi Contrada Cugnolo 19, Torre di Palme (FM) Situato al piano terra della Villa, con ampie e luminose vetrate che si affacciano sul lussureggiante parco, il ristorante offre l’atmosfera ideale per chi vuole assaporare tutta la genuinità e la tradizione di una cultura culinaria fatta di passione e maestria. Il menù di cucina tipica marchigiana, con prodotti stagionali e a km 0, propone quanto di meglio regala la natura, nell’ottica di esaltare le tipicità del territorio. Un luogo dove “naturale” è significa scelta di alimenti freschissimi a km 0.
Ristorante Aion – Cantine Moroder Via Montacuto 121, Ancona (AN) Ospitato nei locali del casolare settecentesco, ristrutturati con cura e rispetto, il ristorante porta il nome del dio greco del “tempo che non passa”, del vivere pieno, della fantasia e dell′arte. La cucina, basata sull′altissima qualità degli ingredienti prodotti in azienda, evoca antichi sapori e ricerca la naturale armonia di ogni piatto. Inutile dire che gli abbinamenti con il vino sono sempre riuscitissimi. Bellissimo lo spazio esterno del complesso, da godere a pieno nella bella stagione abbinando una visita alle storiche cantine Moroder
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LIBRI
Di un libro possono colpire molte cose: il titolo, la trama, la copertina; nell’opera prima di Michela Trovarelli, giovane autrice marchigiana, ciò che lascia senza fiato è quello che nelle sue pagine ancora non c’è ancora. Il dopo… la nuova vita, il futuro da vivere e scoprire senza paura
Un finale nuovo di zecca È l’opera prima di Michela Trovarelli, il racconto autobiografico di una scoperta che stravolge la vita dell’autrice. Un libro denso di emozioni, che lascia un insegnamento importante: non arrendersi mai! di A. Dachan
È
il racconto autobiografico di Michela Trovarelli, scritto a sei mani con Sonia Nigro e Matteo Morena. Una testimonianza autentica, raccontata con un linguaggio semplice e diretto, che ripercorre il dramma di una ragazza, sportiva e piena di risorse, che d’improvviso scopre di avere una malformazione al cervello. La sua vita, sempre vissuta in quarta, viene sconvolta d’improvviso; inizia così un calvario lunghissimo e doloroso. Un intervento chirurgico per salvarle la vita compromette le sue capacità motorie e mette a dura prova la sua tempra. Ma Michela è una ragazza coraggiosa, una tosta, che si aggrappa con tutte
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le sue forze alla vita, cercando di cogliere in ogni situazione un insegnamento, uno stimolo per compiere un passo in avanti. Un finale nuovo di zecca è una biografia, ma anche un manuale di vita, un libro che somiglia ad una lunga partita: da un lato la malattia, dall’altro Michela, juventina nel cuore e nell’anima, che non si arrende. “Ancona oggi mi ritrovo spesso a fantasticare sul mio futuro e finisco con il riflettere sul perché mi sia capitato tutto questo. Ritorno con la mente a quel giorno seduta al bar in cui la mia vita cambiò. Credo che ci sia una spiegazione per tutto e non mi sono mai rassegnata a trovare una risposta. Sono giunta così alla conclusio-
ne che ero arrivata ad un bivio. La mia vita doveva prendere un’altra strada, che mi ha permesso di conoscere splendide persone che mi hanno aiutata ad ampliare la visione della vita”.
Un finale nuovo di zecca Edizioni Comunication project di Simone Giaconi Autrice: Michela Trovarelli Coautori: Sonia Nigro, Matteo Morena https://it-it.facebook.com/pages/Un-finalenuovo-di-zecca/567235156626806
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APPUNTI IN AGENDA
Cosa facciamo di bello stasera? Quante volte vi sarete posti questa domanda… ML ha pensato a voi selezionando una rosa di iniziative culturali, d’intrattenimento, sportive e musicali davvero imperdibili! Rossini Opera Festival
Dal 10 al 23 agosto a Pesaro Due sono le nuove produzioni nella XXXIV edizione del Rossini Opera Festival di Pesaro, in programma dal 10 al 23 agosto 2013: “L’Italiana in Algeri” e “Guillaume Tell”; in cartellone altre due opere, “L’occasione fa il ladro” (riallestimento) e “La donna del lago”, in forma di concerto. E molti sono i concerti che arricchiscono la manifestazione. Per info: T. 0721 3800294 www.rossinioperafestival.it
Festa del Duca
Dal 16 al 18 agosto – Urbino La festa del Duca è nata nel 1982 in occasione del centenario della morte del Mecenate Federico da Montefeltro. Gli antichi splendori di Urbino all’epoca dei Montefeltro vengono rievocati intorno al Palazzo Ducale con: musicisti, acrobati, giocolieri e danzatori. Ai quali fanno seguito prove di destrezza da parte di sbandieratori, tamburini e balestrieri. Per info: www.urbino.com
Marco Mengoni “L’essenziale tour”
18 agosto – Arena Sferisterio di Macerata Da non perdere il terzo appuntamento con Marco Mengoni nelle Marche, l’artista vincitore dell’ultimo Festival sanremese che animerà l’Arena Sferisterio di Macerata il 18 agosto: dopo essere stato ad Ancona e a Civitanova con il suo tour nei teatri, Mengoni torna nella nostra regione per presentare il suo nuovo album, “Pronto a correre”, uscito lo scorso 19 marzo. Il cd contiene la famosissima canzone “L’essenziale”, e tanti altri brani in collaborazione con artisti del calibro di Gianna Nannini, Mark Owen (Take That), Ivano Fossati e Cesare Cremonini. Per info: www.ticketone.it
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Sensi d’estate
Fino al 21 agosto – Museo tattile Omero, Ancona Torna Sensi d'estate, la rassegna culturale estiva organizzata dal Museo Omero. La dodicesima edizione propone al suo affezionato pubblico un calendario ricco di novità. I Concerti e recital teatrali si svolgono all'aperto, nella corte interna della Mole Vanvitelliana. Il Museo, sempre aperto durante le serate, sarà arricchito da sculture e istallazioni multisensoriali delle artiste marchigiane Sheila Rocchegiani, Chiara Ludolini e Sara Pandolfi e da percorsi esperienziali dedicati. Per info: Museo Tattile Statale Omero Mole Vanvitelliana - Banchina Giovanni da Chio 28, 60121 Ancona T. 071.2811935 Email: info@museoomero.it
Solsfizi al Castello
Tutti i mercoledì, fino al 18 settembre a Gradara Tutti i mercoledì, dal 12 giugno al 18 settembre, presso i ristoranti dell’antico borgo di Gradara, si terrà “Solsfizio al Castello”, un’iniziativa dedicata alla riscoperta degli antichi sapori della tradizione culinaria. Per info: Proloco Gradara T. 0541 964115 www.gradara.org
Antonello Venditti Unica Tour
22 agosto all’Ippodromo San Paolo di Montegiorgio Uno dei cantautori italiani più amati, icona della musica leggera, arriva nelle Marche per un imperdibile concerto, nell’ambito di “Unica Tour”. Dopo alcuni successi storici, Venditti continua a riscuotere consensi anche con il suo diciannovesimo album di inediti. L’appuntamento è all’Ippodromo San Paolo di Montegiorgio. Per info: http://fepgroup.it/it/data-del-tour/venditti-montegiorgio
L’antico e le palme: rassegna di antiquariato
Dal 23 al 26 agosto a San Benedetto del Tronto L'Antico e le Palme”, mercato all'aperto lungo l’isola pedonale di San Benedetto dalla Rotonda Giorgini al Viale Buozzi, Corso Moretti, Corso Colombo e Via Milanesi. Gli appassionati di arte e storia da sempre si danno appuntamento per questa importante fiera con i professionisti nel settore d’antiquariato, che espongono oggetti d’arte preziosi e rari. Si tratta, infatti, di un'occasione unica per cercare e trovare dai mobili agli argenti, dai gioielli ai dipinti, dai disegni alle stampe, dalle sculture agli oggetti d'arte, tutto di epoche comprese fra il ‘600 e il ‘900; ma anche tappeti, tessuti e pizzi, ceramiche e manufatti d'arte. Per info: T. 0736256956 Cel. 3939862023 www.lanticoelepalme.it
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CHEF
Paolo Antinori: "La nostra cucina è un volano del made in Italy" Passione, sacrificio e cura dei dettagli: sono gli ingredienti segreti dello chef del Fortino Napoleonico, Cuoco di Marca e primo allenatore della Squadra Nazionale Cuochi Under 21 della Federazione Italiana Cuochi di A. Dachan
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hef Antinori, lei è oggi chef in uno degli hotel più belli e prestigiosi della riviera del Conero, il Fortino Napoleonico, ma come è stato il tuo primo incontro con la cucina? “Il primo incontro è avvenuto a casa, guardando i miei nonni e mia madre tra i fornelli. Poi mi sono iscritto alla Scuola alberghiera Panzini, di Senigallia. Ho cominciato facendo le stagioni sulla riviera adriatica, poi sono partito per la Germania, dove ho lavorato un anno in un ristorante italiano di Monaco. Al rientro in patria sono stato a Bolzano con lo Chef Giorgio Nardelli, a Milano, dove ho lavorato al bistrot di Gualtiero Marchesi, e a Chioggia, per ripartire, poi per Ginevra. Da quattordici anni sono chef al Fortino Napoleonico”. Cosa significa lavorare in una cornice
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così pittoresca? “Dà tante soddisfazioni; la nostra è una clientela ampia, con esigenze diverse e dobbiamo saperla accogliere, soddisfare, stupire. Tutto deve essere al top, dalla scelta degli ingredienti alla preparazione, fino alla presentazione finale. Sono molti i dettagli che possono colpire un ospite: un piatto particolare, la sistemazione di un tavolo, un abbinamento. Un bravo chef deve avere tutto sotto controllo per far sì che le sue preparazioni vengano esaltate al meglio. È un lavoro che richiede sacrificio e passione e che può dare tante soddisfazioni”. Che importanza hanno avuto per te le esperienze all’estero? “Non ero ancora chef quando sono stato a Monaco e a Ginevra, stavo ancora facendo esperienza e sicuramente sono
state due occasioni preziosissime. Se vuoi affermarti nel panorama internazionale devi essere già uno chef, così da poter avere la piena gestione del tuo lavoro. Recentemente, ho avuto modo di girare il mondo – Pechino, Oman, Tokyo, Dubai, Bangkok, Shangai, Abu Dabi, - con prodotti marchigiani, tra cui gli Spinosini, facendomi in un certo senso ambasciatore del made in Marche e non per ultimo con l’Accademia dello Stoccafisso all’Anconetana in Norvegia. Queste esperienze mi hanno dato modo di riscontrare quando la cucina italiana sia apprezzata all’estero e quanto siano richiesti gli chef italiani”. Quindi la cucina può essere considerata a tutti gli effetti un volano del made in Italy? “Certamente sì. Nei contesti dove c’è
uno chef italiano, che si tratti di un ristorante, di un evento o di una trasmissione televisiva, l’attenzione è sempre molto alta. Dobbiamo essere consapevoli che la cucina è un fiore all’occhiello per il nostro paese ed è un richiamo anche per il turismo. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che dietro alla cucina c’è un grande movimento: corsi, film, show e di questo sipario bisogna saperne fare buon uso. Poi ci sono anche i concorsi”. Ad esempio? “Sono stato per sei anni allenatore della Squadra Giovanile Cuochi, che si preparava proprio al Fortino e abbiamo partecipato ai campionati Mondiali di cucina che si tengono ogni quattro anni a Lussemburgo. Abbiamo vinto una medaglia d’oro e due d’argento qualificandoci al terzo posto nella classifica mondiale e questo è sicuramente un riconoscimento che va a noi, ma anche alla nostra tradizione culinaria”. Quali sono i tuoi piatti forti? “Prevalentemente sono a base di pesce, privilegiando i piatti della tradizione, come lo stoccafisso, il brodetto, i moscioli selvatici di Portonovo. La mia è una cucina sana e non troppo elaborata, perché il cliente deve poter gustare pienamente ciò che sta mangiando e non deve sentirsi appesantito”. Lo sai che recentemente proprio uno dei piatti che ha appena nominato, i moscioli di Portonovo, è stato indicato dal regista Francesco Malavenda come uno dei suoi piatti preferiti? Ci ha raccontato che ogni volta che torna dal Kenya, viene a trovarvi per mangiarli. “Non può che farmi piacere questa cosa. Qui di artisti e personaggi famosi ne passano molti, non ultimo i cantanti Jovanotti, Eros Ramazzotti, Gianni Morandi, Laura Pausini, Claudio Baglioni. Alcuni hanno proprio il piacere di chiedere dello chef e venire in cucina a incontrarmi e parlare con me. Ricordo con piacere l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che prima di andare a cena passò in cucina a salutare tutto lo staff. Trovo che sia un bel gesto, un modo di manifestare apprezzamento che gratifica molto”. Toglici una curiosità: a casa tua, chi cucina? “Io, mia moglie non ne vuole sapere…”. Che consiglio darebbe ad un giovane che volesse intraprendere la carriera da chef? “Avere forza di volontà, fare questo lavoro con passione, non guardare subito al lato economico, ma fare attenzione alle persone con cui lavori, cercando di imparare al massimo da chi ti circonda. È fondamentale fare esperienza, ma prima ancora è importante avere le idee chiare, capire se è davvero il lavoro che vuoi fare per tutta la vita, se sei pronto a sacrificarti e impegnarti in questo ambito. Fare lo chef significa non conoscere le festività, lavorare fino a tardi, dare sempre il massimo. Da giovani non è così immediato capirlo”. Per il futuro, vorresti aprire un tuo ristorante? “Non è mai stato nel mio cassetto aprire un mio ristorante. Sono soddisfatto di ciò che ho e di ciò che faccio. Un sogno, però, ce l’ho: vincere, come italiani, le Olimpiadi della cucina”.
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SALUTE E BENESSERE
Il benessere in camice bianco Da dispensatori di farmaci a centri della salute; da luoghi deputati alla cura a spazi per la prevenzione e per il mantenimento della forma fisica. La farmacia moderna cambia look: ne parliamo con Luigi Galatello Adamo, presidente di Federmarca Ancona di M. Alliney
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ottor Galatello, un’evoluzione dovuta a che cosa? “Da qualche anno la crisi ha toccato anche le farmacie. Il Sistema sanitario nazionale, che era fonte di sostentamento, oggi non è più una garanzia di stabilità economica. Le spese sono aumentate. Il farmacista, in questo momento, si trova in difficoltà con il suo bene più prezioso: il farmaco. Parlo del panorama nazionale: molte sono le realtà che risentono di questa situazione, tant’è vero che il fenomeno delle chiusure è in aumento. Alla crisi è corrisposto un calo del fatturato; uno dei motivi di sofferenza riguarda i pesanti ritardi nei pagamenti da parte delle Asl o la scelta di distribuzione diversa da parte delle stesse. Il problema dei ritardi nei pagamenti, che in altre regioni sta causando disagi gravissimi, da noi non si registra: la Regione Marche, a riguardo, è virtuo-
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sa, mentre i problemi di cali di fatturato sono più pesanti da noi che in altre realtà. Per il futuro della farmacia serve innovazione: un valore aggiunto, senza naturalmente mai dimenticare che la missione del farmacista resta la salute del cittadino”. Lei è stato uno dei farmacisti che hanno intrapreso questa strada: quale valore aggiunto ha apportato alla sua attività? “Già qualche anno fa avevo intuito che il sistema stava cambiando, anche alla luce del fenomeno delle liberalizzazioni, che ha previsto un aumento massiccio delle aperture con il decreto Cresci Italia. Ecco dunque la scelta di introdurre il concetto di benessere, creando un’attività complementare a quella della farmacia. Un centro salutistico in grado di fornire risposte a problematiche diverse: per realizzare questo progetto abbiamo
dovuto apportare delle modifiche alla nostra attività anche dal punto di vista architettonico. Abbiamo ampliato i locali, offrendo spazio ad aree diverse dal tradizionale farmaco; abbiamo scelto i colori, introdotto l’uso della musica di sottofondo per creare un ambiente confortevole ed anche l’organizzazione degli spazi è stata studiata perché questi risultassero più vicini ad una sensazione di benessere”. Il vostro slogan è: “Il benessere a colori”. Quali sono i settori che avete introdotto? “All’interno della farmacia è stato creato un reparto dedicato ai prodotti per ciliaci, le persone che soffrono di intolleranze al glutine. Un’altra scelta è stata quella di introdurre i prodotti naturali: le piante sono il nostro primo alleato e spesso il farmacista, prima di proporre il farmaco,
Il curriculum Laurea in Farmacia nel 1999, stesso anno iscrizione all’albo. Titolare di farmacia nel gennaio 2007, succede al padre Bruno e, prima di lui, al nonno Luigi Piccolomini, che aprì la farmacia nel 1951. Consigliere Federfarma Ancona dal 2010, dal 2012 è presidente della stessa associazione provinciale.
accompagna il suo cliente nella scelta di un trattamento alternativo, che possa ripristinare uno stato di benessere in maniera più naturale, appunto. Un progetto che vorremmo realizzare presto, in accordo con i Centri per i diabetici, riguarda la prevenzione della patologia diabetica. A breve, all’interno della nostra farmacia, sarà possibile anche la consulenza con lo psicologo: su appuntamento, in maniera del tutto riservata e serena. Per l’occasione stiamo formando i nostri collaboratori, che dovranno essere attenti a percepire malesseri latenti, cercando di intervenire per aiutare la persona ad affrontare un percorso di questo tipo. Il farmacista in questo caso sarà la ‘sentinella del disagio’. Altro progetto, che stiamo portando avanti già da qualche anno, è quello relativo all’alimentazione: cerchiamo di consigliare le persone a mangiare in modo più sano,
a fare attività fisica. Abbiamo anche introdotto l’analisi impedenziometrica, che completa la semplice lettura dell’ago della bilancia. L’incontro fatidico con la bilancia, specie dopo un pranzo domenicale, dopo un periodo d’allenamento, dopo una dieta, può risultare anomalo e non privo di risvolti psicologici. Si tende a pesarsi per valutare quanto siamo dimagriti, ma molto spesso quella non è una stima reale e rappresentativa. Ecco che per capire meglio cosa abbiamo “perso”, e se la nostra dieta ci sta portando verso la direzione prescelta, è necessario fare questo esame. L’impedenziometria considera diversi parametri: sesso, altezza, età, peso, resistenza, da cui è possibile calcolare la massa grassa e la massa magra”.
marsi in base ai bisogni dei suoi clienti? “Esattamente. Per affrontare un mercato in continua evoluzione competitiva, la farmacia ha oggi necessità di differenziarsi sempre di più, dando risposte adeguate alle diverse richieste dei clienti. Guarire, ma non solo: le persone sono diventate sensibili al tema della prevenzione e mostrano maggiore attenzione a tutto quanto è ricompreso nella sfera del benessere”.
La sua esperienza è la prova che la farmacia è capace di ascoltare e di trasfor-
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OFFERTE DI LAVORO
a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it
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provvedere a pianificare l’equilibrio
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fabbisogni e disponibilità, intervenendo sulla gestione, curando le politiche di approvvigionamento e la copertura dei fabbisogni. Il candidato ideale ha maturato una decennale esperienza in ruoli di CFO all’interno d’imprese industriali e/o in ruoli di Manager in società di revisione e/o in ruoli apicali all’interno di
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nanziario e di controllo, con esperienza
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proporre la strategia aziendale per la realizzazione degli obiettivi di redditività con particolare focus su: costi, procedure, gestione delle risorse umane e politiche fiscali;
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curare la redazione e la presenta-
merciale e fiscale. Ha maturato esperienza in ruoli multifunzionali (saving, buying, management control) e nell’implementazione di modelli organizzativi volti alla valorizzazione delle risorse umane. Completano il profilo competenze di
zione al Consiglio di Amministra-
diritto commerciale e un età inferiore
zione sia del bilancio annuale sia
a 50 anni.
dei rapporti periodici sull’andamento aziendale e sull’avanza-
La sede di lavoro è nel centro Italia.
do, l’inserimento in azienda come socio
per verificare l'idoneità dei mezzi di
e manager/imprenditore .
produzione e degli impianti nel rispetto
Il profilo ricercato è quello di un ma-
delle esigenze qualitative e quantitati-
nager,
o
ve della produzione. Si occuperà della
imprenditore,di comprovata professio-
manutenzione periodica degli impianti
nalità e con carica imprenditoriale, che
esterni e di supporto al ciclo produtti-
ha già maturato pluriennale esperien-
vo, alla sicurezza del lavoro e al rispetto
za in ruoli di responsabilità in analoghi
dell'ambiente.
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professionista
contesti. Il candidato ideale è un giovane di età Completano il profilo doti di leadership,
compresa tra i 25 e i 35 anni, in posses-
di efficacia operativa, pragmatismo e
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capacità organizzativa.
Ingegneria, residente nel territorio di
Verrà richiesta la predisposizione a
Ancona. Abilità nel gestire situazioni
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complesse, doti di problem solving, ca-
di crescita e di strutturazione azienda-
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Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).
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