ML Novembre-Dicembre 2010

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di sci o un gratificante pomeriggio di shopping, potrete rilassarvi e farvi coccolare dall’impeccabile servizio firmato Cristallo nel ristorante panoramico o nella prestigiosa Club House del Golf Club di Cortina. Sempre circondati da un paesaggio ineguagliabile. Questo è un soggiorno al Cristallo. Questo è il top. Naturalmente, a Cortina.

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Sommario Direttore EDITORIALE Flavio Guidi - flavio.guidi@mondolavoro.eu COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi - guido.guidi@mondolavoro.eu

COVER STORY

16. CERIONI-EURONICS, UNA CRESCITA INTELLIGENTE

ISTITUZIONI

42. CAMERA DI COMMERCIO DI ANCONA

BANDI

Direttore responsabile Paolo Duranti - p.duranti@mondolavoro.eu

44. CONTRIBUTI E INCENTIVI SUDDIVISI PER REGIONE

UFFICIO COMMERCIALE Giuseppe Mascetti - g.mascetti@ggfgroup.it cell. 349 5858313

INTERNAZIONALIZZAZIONE 46. EXIT

Editrice GGF GROUP www.mondolavoro.eu Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994

52. SPECIALE ECONOMIA E FINANZA

REDAZIONE MARCHE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 marche@mondolavoro.eu HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella, Michele Barchiesi, Immacolata Barone, Asmae Dachan, Lorenzo Dattolo, Fabio Di Giulio, Sara Gatti, Guido Guidi, Christian Lucconi, Giuseppe Mascetti, Laura Palanga, Marco Palumbo, Cristina Panara, Enrico Picchio, Michela Rossi, Michele Sasso, Alessandro Stecconi, Alberto Tenan Chiuso in redazione il 13/12/2010 Grafica e impaginazione: ricciarelli.it Stampa: Grafiche Ricciarelli di Ricciarelli Bernardino via S. Ubaldo, 41 60030 Monsano (AN) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 2,00 Arretrati euro 4,00 Abbonamento annuale euro 15,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11154 – CAB 02684 – ABI 05308 – CIN l “Mondo Lavoro” offre esclusivamente un servizio, non riceve compensi nelle contrattazioni, non effettua commercio, non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Mondo Lavoro” si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti ecc. a causa dell’annuncio. Si precisa che tutte le inserzioni relative a richieste od offerte di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile sia femminile, essendo vietata, ai sensi dell’art.1 della legge del 9/12/77 n.903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o ramo di attività. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero del giornale. Manoscritti, disegni e foto, anche se non pubblicate, non vengono restituite. Tutti i diritti riservati. IMPORTANTE Ricordiamo ai lettori e ai richiedenti le pubblicazioni qui contenute che tutte le rubriche hanno la sola funzione di creare occasioni per il soddisfacimento dei leciti interessi – che questi vengono collocati secondo le loro caratteristiche e le indicazioni ricevute – che è assolutamente escluso ogni interesse di intermediazione dell’editore. Questi non si assume, né del resto si può assumere, responsabilità per gli eventuali tentativi di lettori e richiedenti di utilizzare annunci e loro collocazioni in rubriche per finalità illecite. Per siffatti abusi l’editore si riserva ogni azione legale, anche per i danni subiti.

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PRIMO PIANO

10. FILENI, VINTA LA SFIDA OCCUPAZIONALE 12. CONCERIA DEL CHIENTI, E’ IMPORTANTE IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA 14. LORETTA MARCON, UN BLOG PER LEOPARDI 15. FRANCESCA INNOCENZI, “IL RIFUGIO DELL’ARIA”

RICERCA

ENERGIA

87. ENERGY RESOURCES

EVENTI

24. LE MARCHE LANCIANO IL PROGETTO “DOMOTICA”

88. NEWTECH SYSTEM

INFRASTRUTTURE

90. PUNTO GOMME

26. QUADRILATERO

EDILIZIA

TERRITORIO CONSULENZA

28. ARCHITETTI

92. COST REDUCTION SPECIALIST 94. FAMILY MANAGER 96. ING LEASE

IMMOBILI

INNOVAZIONE

30. PRIMA SERVIZI IMMOBILIARI

LUSSO 32. GISA

FOOD

33. QUACQUARINI 34. CIRIACI

FORMAZIONE E LAVORO

36. PROVINCIA DI ANCONA 37. UNICAM 38. UNIVERSITA’: UN “MUTUO INVISIBILE” 40. MASTER IN CONTINUITA’ E SVILUPPO DELL’IMPRESA ALBERGHIERA

98. PATRIZIA SOPRANZI

NUOVI MERCATI 102. MARCHET

TIME OUT

104. GIORNATA DELLE MARCHE 106. ELFO SCRIVANO 107. INKTOLINK 108. ROBERTO DVORNICICH 110. STORIA E DINTORNI: NICOLA GAETANI TAMBURINI 112. TURISMO: FRESCO DI GROTTA 113. TRADIZIONI: LA STORIA DI ROSORA

OFFERTE DI LAVORO 114. ANNUNCI


Editoriale

ORGANIZZAZIONE E CAMBIAMENTO

Ci troviamo di fronte a una difficoltà crescente di prevedere il futuro, i sistemi che regolano le attività economiche sono caratterizzati da una sempre più intricata correlazione, la velocità di invecchiamento di tecnologie, processi, prodotti e competenze cresce continuamente, il consumatore è presente ovunque, onnipresente. Il mercato è aperto ovunque. Il sistema ha perso stabilità e linearità, risultando costantemente sollecitato dal cambiamento. Il cambiamento è diventato un elemento strutturale del sistema. Le organizzazioni sono costrette a ripensare costantemente strategie, culture ed azioni. I leader delle organizzazioni saranno sempre più chiamati a risolvere i problemi derivanti dalla discontinuità e dalle incertezze. Sulle loro capacità a risolvere il cambiamento si misurerà il livello delle loro abilità. Passo fondamentale a livello culturale e manageriale è prendere coscienza della natura strutturale del cambiamento. Le organizzazioni dovranno essere sempre più reattive o adattative, cercando di essere quanto più promotori, generatori e diffusori del cambiamento. Quanti saranno chiamati a governare le organizzazioni dei sistemi (aziende) dovranno sviluppare la cultura del cambiamento. La formazione sarà una funzione che dovrà svolgere un ruolo strategico nel preparare il capitale umano. La ricerca dovrà pensare a nuovi assetti e nuovi paradigmi. Le risorse umane delle nuove organizzazioni dovranno disporre di una cultura elevata e collaboratori più capaci, con un maggior livello di partecipazione e strutture che favoriscano lo sviluppo di stretti legami tra impresa e dipendenti, con l’apporto di consulenti fortemente specializzati sullo sviluppo delle competenze. Dovrà essere riservata una particolare attenzione alla riprogettazione e alla riorganizzazione organizzativa e del lavoro, con la formulazione di nuove strategie nella gestione delle risorse umane. Di fondamentale importanza sarà poi l’adozione di sistemi informativi evoluti, con una costante attività di Benchmarketing con le realtà esterne e infine particolare attenzione dovrà essere riservata all’attivazione di un sistema di supporto al processo decisionale. Si preferiranno strutture quanto più piatte e non gerarchiche, il personale dovrà essere motivato al cambiamento; il mercato premierà le organizzazioni che dispongono di leader efficaci e rispettati. Nella misura in cui si riuscirà a creare una nuova organizzazione, si riuscirà a migliorare la competitività e sostenere il processo di crescita. Flavio Guidi

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Primo piano

Fileni vinCE la sfida occupazionale Intervista a Roberta Fileni per comprendere i motivi che stanno alla base del successo della nota azienda marchigiana

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ignora Fileni, com’è la situazione in casa Fileni? “Negli ultimi due anni abbiamo registrato un fatturato fortemente in crescita. Il motivo è da attribuirsi essenzialmente all’acquisizione – avvenuta nel 2008 – dello stabilimento ex Arena di Castelplanio. Questo investimento ci ha permesso di incrementare fortemente la nostra capacità produttiva”. Nel 2008 Lei lanciò una sfida dicendo, anche sulle pagine di Mondo Lavoro, che l’obiettivo – piuttosto ambizioso – era quello di arrivare nel giro di duetre anni ad assorbire tutta la forzalavoro dello stabilimento di Castelplanio. A due anni di distanza come sta andando? “Posso affermare che la scommessa è stata vinta…”. Stando ai numeri, la progressione del fatturato di Fileni è impressionante. Tutto merito dell’investimento del 2008? “Questi risultati sono in realtà frutto di più circostanze, che testimoniano la bontà della strategia, dei prodotti, delle scelte aziendali e, non dimentichiamolo, dell’armonia che si respira in fabbrica. Bisogna dire anche che il settore alimentare di per sé ha risentito meno di altri della difficile congiuntura economica mondiale: i mercati hanno infatti registrato forti flessioni della domanda nei confronti di beni non di prima necessità. E questo fenomeno si traduce anche in un contesto territorialmente limitato come quello marchigiano”. Il settore delle carni bianche, in genere, è stato premiato dal mercato?

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“Si tratta di un prodotto basico: è la proteina che costa di meno e che ha comunque un alto valore nutrizionale. É chiaro quindi che in tempi di crisi il consumatore orienti le proprie scelte di acquisto su prodotti comunque nutrienti ma che incidono di gran lunga meno sul portafogli”. Lei prima ha detto che sono state premiate le scelte dell’azienda. In che senso? “Abbiamo investito molto sulla filiera: le carni le produciamo direttamente. Il poter disporre di un proprio mangimificio e di un incubatoio premia la qualità ma anche la redditività dell’azienda”. Il rapporto con i lavoratori? “É buono: c’è un interesse reciproco a mantenere alti livelli di produttività mantenendo saldi alcuni principi, giuridici e morali”.

Chi è il cliente Fileni? “É il consumatore attento al rapporto tra qualità e prezzo e consapevole dell’importanza dell’alimentazione”. In un’azienda che produce e vende carne in che termini si può parlare di innovazione? “Ha un senso parlare di innovazione di prodotto nella misura in cui l’azienda è in grado di realizzare alimenti rispettosi della salute del consumatore a costi contenuti. Se mi permette, vorrei ricordare che ormai da anni investiamo in Ricerca&Sviluppo: siamo i primi produttori nazionali nel biologico, siamo stati i primi a realizzare prodotti panati non fritti… Sto parlando di sforzi economici notevoli che poi premiano l’azienda, sia nel mercato domestico che all’estero”. di Giuseppe Mascetti


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Primo piano

CONCERIA DEL CHIENTI: É IMPORTANTE IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA Intervista alla titolare Monica Martarelli

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ottoressa Martarelli, come ha influito la crisi sull’azienda? “La nostra è un’azienda storica, tra le più antiche d’Italia. Nata nel 1923 per la produzione di pelli di montone e capretto per strumenti musicali, si è trasformata nel tempo in un’azienda leader nel settore conciario, per la produzione di vitelli e vitellini di altissima qualità. Questi ultimi due anni hanno visto una contrazione significativa del fatturato, come conseguenza della crisi internazionale e particolarmente del settore calzaturiero e pellettiero”. Perché hanno inciso i prezzi della materia prima? “Sul fronte dei prezzi del grezzo si sono verificati due momenti nettamente distinti: dall’autunno 2008 alla primavera 2009 vi è stato un calo del prezzo, ma a partire dall’aprile 2009, le pelli hanno mostrato costanti aumenti per tutte le taglie e tipologie, per arrivare a dicembre ai livelli dei prezzi pre-crisi. Se si pensa all’incidenza della materia prima sul prodotto finito(45-50 per cento), e alla difficoltà in questa situazione di calo dei consumi nel trasferire ai clienti gli aumenti subiti, si può comprendere quale problema ci siamo trovati a dover gestire”. Quali sono le linee di prodotto in questo settore? “Nel nostro settore si può parlare di linee di prodotto, legate all’utilizzo finale e conseguentemente alla qualità e dimensione delle pelli. Pelli di taglia piccola e media per calzatura, pelli di taglia medio-grande per la pelletteria, pelli di taglia grandissima per l’arredamento”.

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Come si posiziona l’azienda nel mercato italiano? “Concerie del Chienti si posiziona tra le prime aziende italiane per qualità del prodotto: quando si parla di vitellino, si identifica lo stesso con la Conceria del Chienti. Conseguentemente il nostro mercato di riferimento è quello delle Griffes della calzatura e della pelletteria. I migliori produttori di calzatura donna, uomo e pelletteria del “Made in Italy”. Da non tralasciare la legatoria, che ci fa annoverare un cliente storico particolarmente apprezzato, l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Vendiamo in Italia, ma anche all’estero”. Dove?

“In particolare in Spagna - dove abbiamo una nostra società collegata - ma anche in Francia, Russia, Giappone, Corea e Cina”. Cosa rappresenta quest’azienda per le Marche? “I risvolti positivi della nostra presenza sul territorio sono l’occupazione (circa 130 persone) e l’utilizzo di un indotto che in questo momento, però, subisce qualche contraccolpo. Inoltre, in un territorio dove le aziende calzaturiere sono un tessuto prioritario dell’economia, un’azienda di pellami di qualità è strategica”. Strategie per il futuro?


“Causa l’attuale crisi esterna, vi è stata la possibilità di reperire risorse molto qualificate per l’innovazione organizzativa e di processo” “Nel nostro piano strategico commerciale vi è l’idea di presidiare sempre di più il territorio regionale. L’isolamento dei distretti conciari ha prodotto l’impossibilità di terziarizzazioni e la migrazione di informazioni tra aziende concorrenti: ma oggi, causa l’attuale crisi esterna, vi è stata la possibilità di reperire risorse molto qualificate, per l’innovazione organizzativa e di processo che serve al rilancio dell’azienda stessa. Un particolare interesse abbiamo verso la ricerca, e in particolar modo verso processi sempre più ecocompatibili: a tale proposito abbiamo messo a punto una nuova concia Metal Free dalla quale sta nascendo una nuova gamma di prodotti molto interessanti”. Ma il settore della pelletteria in genere ha subìto gravi contraccolpi dalla crisi? “Il settore è quello che ha subìto il maggior calo, anche in virtù delle ottime performance degli ultimi anni (ha chiuso il 2009 con un - 16,1 per cento dopo sette anni positivi, contro il -12 per cento di calo della tomaia nel 2009). Meno penalizzata l’alta gamma di prodotto, che vede risultati anche in controtendenza (uno tra tutti Tod’s), e una buona tenuta sul mercato.

Questo ci conferma il fatto che in una competizione sempre più globale, l’obiettivo è quello della specializzazione e dell’eccellenza: la crisi e la concorrenza si battono con queste armi. Ed è al consolidamento di questo obbiettivo che noi guardiamo, quando operiamo le nostre scelte strategiche: punto fermo la qualità, con innovazione ed efficienza organizzativa di processo produttivo”. Quali sono le maggiori esigenze per le aziende marchigiane? “Sicuramente le infrastrutture, il credito, una nuova sensibilità e propositività degli enti locali sono auspicabili; ma anche una

maggiore assistenza da parte delle associazioni di categoria possono oggi essere importanti, soprattutto nella direzione di promuovere sinergie, collaborazioni e ricerca di partner, perchè se fino a qualche tempo fa piccolo era bello, ora non è più così. In un mercato sempre più globale e complesso, insieme alla specializzazione e all’eccellenza, associarsi, unirsi è sicuramente un’arma vincente”. di Lorenzo Dattolo

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Primo piano

“Un blog per mostrare un Leopardi diverso da quello che insegnano a scuola” La Professoressa Loretta Marcon, del Centro Studi Filosofici di Gallarata, racconta la sua passione e i suoi studi sul poeta recanatese

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rofessoressa Marcon, quando è nato il suo amore per Giacomo Leopardi? “Questa è una domanda che sempre mi viene posta e che, lo confesso, mi mette leggermente in apprensione. Infatti una passione è impossibile da spiegare in modo razionale né, forse, datare con precisione. Potrei pensare ad una data ricordando l’inizio di questo percorso che dura ormai da sedici anni. Ma qui, come direbbe Giacomo, “si spengono tutti i lumi”. Il Leopardi “scolastico”, poeta del Passero solitario e dell’ Infinito e teorizzatore della “natura matrigna” era sopito nella mia memoria, come in quella di tante persone, da molti anni. Ma “quel” Leopardi non è “questo” Giacomo che ho sentito e sento. Si può parlare di “colpo di fulmine”, di ”fulgurazione”? Io credo di sì, perché anche un’opera letteraria può generare in noi una sorta di richiamo irresistibile”. I suoi sono studi che vanno oltre la poetica del genio recanatese ed esplorano alcuni aspetti della sua opera attraverso chiavi di lettura inedite… “La mia ricerca è iniziata indirizzandosi verso aspetti dell’Opera poco sondati dalla critica, quali ad esempio gli studi giovanili e i rapporti del giovane Giacomo con la filosofia e con i filosofi moderni. Successivamente ho esplorato il rapporto con Kant. Nell’ambito della critica leopardiana il rapporto Leopardi-Kant ha sempre rivestito un grande interesse perché sembra essere stato un davvero incontro mancato. Così sono nati i diversi articoli sull’argomento (che saranno riuniti, insieme a un inedito, in un volume che uscirà a febbraio per Guida editore). Gli ultimi studi, cui tengo molto, sono invece

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dedicati alla riscoperta delle fonti bibliche che in Leopardi sono innegabili ma misconosciute, salvo poche eccezioni, dalla critica ufficiale. Ritengo ci sia ancora molto da sondare su questo argomento”. Quanto c’è di moderno nel pensiero leopardiano? “Mano a mano che proseguivo nel mio percorso leopardiano, soprattutto immergendomi nelle pagine dello Zibaldone e dell’ Epistolario, mi sono accorta di come il pensiero di Giacomo fosse di un’attualità sconvolgente, tanto da far sembrare quelle pagine scritte oggi. Le riflessioni leopardiane provenendo da uno studio e da un’osservazione sull’uomo profondissimi sono davvero universali e valgono quindi per l’uomo di ogni tempo. Penso ora, ad esempio, a pensieri come quello che parla della vita come di una prova di commedia in cui tutti recitano, una di quelle rappresentazioni, che talvolta i collegiali, o simili fanno per loro soli. Perché non ci sono più spettatori, tutti recitano, e la virtù e le buone qualità che si fingono, nessuno le ha, e nessuno le crede negli altri. A quelli sull’ uomo e i suoi vizi (l’egoismo soprattutto) e ad altri interessanti pensieri “politici”. Lei ha scritto cinque libri dedicati al sommo poeta, ma l’ultimo ci incuriosisce particolarmente. Ce ne vuole parlare? “Qualche anno fa ho iniziato un’avventura sul web creando, in incognito, un blog dedicato a Leopardi in cui proporre testi poco noti anche prendendo spunto dal mio quotidiano. Il tutto mantenendo il rigore e la serietà di una ricerca ma usando un linguaggio accessibile. Mi sono accorta che tanti amici virtuali leggevano e commentavano con estremo interesse

i post e si avvicinavano al poeta in modo differente e senza pregiudizi. E poiché non c’è maggior soddisfazione che riuscire a portare agli altri ciò che si ama e ciò in cui si crede, ho pensato di trasporre su carta stampata il contenuto del blog per mostrare un Leopardi diverso da quello che insegnano a scuola, per mostrare un amico. Insomma per far “sentire” anche ad altri (e c’è una differenza tra “conoscere” e “sentire”) quello che è stato ed è per me. Non un “pessimista” ma invece un uomo convinto che per vivere ci vuole una “goccia d’illusione” e una “scintilla di speranza”. Per rivelarlo come colui che sperava nell’amore universale tra gli uomini e che sempre ebbe bisogno “d’amore, di fuoco”. Proprio come noi”. In un precedente incontro mi ha confessato che Lei vive in una dimensione in cui sente accanto a sé la presenza di “Giacomo”… “Questa domanda tocca i sentimenti, le emozioni e le corde del cuore. In effetti è come avvertissi una presenza accanto a me. Nessuna sindrome di Stendhal per carità… ma mi pare evidente che scrivendo da tanti anni solo su un autore si stabilisca un particolare rapporto, ma sempre con l’attenzione a quel pudore e a quel timore che si prova di fronte a un Grande. Non posso negare l’emozione profondissima che mi ha colto durante la mia prima volta a Recanati, né quella provata in certi luoghi napoletani dove il Poeta ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, così come non posso dimenticare certe coincidenze che mi hanno fatto operare particolari scelte di studio. Leopardi è autore esigente e assorbe la mente e il cuore di chi gli si avvicina ma gli si deve riconoscenza per quanto offre in cambio”.


Primo piano

“Il rifugio dell’aria”: antologia dei poeti marchigiani “Il rifugio dell’aria”: antologia dei poeti marchigiani, dal dopoguerra ad oggi Curato dalla scrittrice Francesca Innocenzi, il volume è diventato dono istituzionale in occasione del Consiglio dei Marchigiani nel Mondo

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ottoressa Francesca, vuole raccontarci questa sua nuova avventura letteraria? “L’idea è partita dalla Casa Editrice Progetto Cultura, che mi ha affidato il compito di curare la raccolta e la selezione dei testi, allo scopo di ricostruire la poesia nelle Marche dal dopoguerra ad oggi. Inizialmente l’intento era quello di offrire ai poeti emergenti un’occasione di visibilità e di contatto con i lettori, ma poi abbiamo ritenuto giusto dare rilievo anche ad un livello saggistico, citando autori come Scataglini, Piersanti, De Signoribus e Scarabicchi”. Come è avvenuta la scelta degli autori? “È stato indetto un bando in tutte le Marche, strutturato dalla stessa Casa Editrice, che è stato poi diffuso con diversi mezzi: giornali, pubblicazioni, internet. La risposta è stata significativa, con autori, uomini e donne, che hanno inviato testi davvero di valore. Interessante anche la presenza di giovani: sebbene fossero pochi dal punto di vista numerico, hanno presentato versi di grande impatto emotivo. Abbiamo selezionato le opere migliori, cercando di dare rilievo alla varietà dello stile e di offrire punti di vista differenti. Il lavoro è durato circa un anno, dall’estate 2009 all’estate 2010. Il risultato è un volume che offre una panoramica che intercetta i percorsi letterari ed esistenziali di autori che, intorno alla vasta e polivalente nozione di “confine”- in senso geografico e culturale - interagiscono costantemente con la storia, tra vicende personali e collettive che confluiscono nella scrittura. Lo sfondo è un tessuto epocale in conti-

nuo fermento, dalla fase di ricostruzione e ripresa economica all’impatto con le ideologie, dal confronto con la società globale allo sgorgo di moti di violenza repressiva nel contesto dell’attuale crisi”. Qual è stata la reazione del pubblico dei lettori? “La prima edizione è andata esaurita in breve tempo e ora l’antologia è in fase di ristampa. Sono state fatte presentazioni in tutte le provincie, partendo dal Sud e risalendo verso Nord; da gennaio il volume riprenderà il suo tour. Sia gli autori, che i lettori, hanno risposto con vivo interesse; il libro sta infatti suscitando un crescendo di emozioni e intorno ad esso si sta muovendo un fermento culturale che coinvolge anche le istituzioni. A questo proposito sono lieta di annun-

ciare un’interessante iniziativa intrapresa dalla Regione Marche”. Ce ne vuole parlare? “In occasione della Giornata del Consiglio dei Marchigiani nel Mondo, la Regione ha acquistato trentotto copie dell’antologia, che sono state offerte come dono istituzionale ai rappresentanti dei marchigiani nel mondo. In questo modo i lettori che si trovano all’estero potranno godere della scoperta dei versi dei propri conterranei, mentre gli autori avranno il piacere di vedere i propri componimenti nelle mani di altri marchigiani, che però si trovano in zone lontane nel mondo”. Un successo davvero meritato. Ci parli di Lei: essere figlia d’arte ha favorito in un certo senso il suo incontro con la poesia? “Sicuramente sì. Mio padre, Luciano Innocenzi, è studioso di epigrafia antica, è stato insegnante e per anni ha collaborato con l’Università di Macerata; ha pubblicato diversi libri di poesia e si interessa al mondo delle lettere e io sono cresciuta in questo contesto. Dirigo la collana di poesia “La scatola delle parole” della casa editrice Edizioni Progetto Cultura. Sono scrittrice e ricercatrice in ambito storico-antropologico-religioso, per la medesima Casa Editrice; ho pubblicato la raccolta di versi Giocosamente il nulla (2007), le antologie di poeti Rom Versi dal silenzio (2007) e L’identità sommersa (2010) e la raccolta di racconti “Un applauso per l’attore”. di Asmae Dachan

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IURI CERIONI

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Cerioni-Euronics, una crescita intelligente Il Gruppo Cerioni è uno dei migliori esempi di rete che siano stati realizzati negli ultimi anni nelle Marche, con riflessi positivi anche per l’occupazione. L’amministratore delegato Iuri Cerioni ci spiega cosa sta dietro al fenomeno Euronics

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ottore, nelle Marche Cerioni si traduce Euronics, una catena di punti vendita di prodotti di elettronica ed elettrodomestici. Quali sono le attuali dimensioni del gruppo? “Attualmente il Gruppo Cerioni possiede 17 punti vendita – 11 nelle Marche e 6 in Emilia Romagna -, tutti “targati” Euronics, con 300 dipendenti, di cui 270 nei punti di vendita coordinati da due capi area, uno per regione e gli altri 30 presso gli uffici della sede centrale e logistica. Nelle Marche deteniamo una quota di mercato molto elevata, circa il 30 per cento”. In termini di fatturato abbiamo chiuso il 2009 con un turnover di 64 milioni di euro mentre prevediamo di raggiungere i 75 milioni di euro in questo anno 2010 con l’obiettivo da piano industriale di superare i 100milioni di euro entro il 2012. Il marchio Euronics nacque quando alcuni operatori di tutta Italia decisero di stringere un’alleanza per essere più competitivi sul fronte degli acquisti? “Innanzitutto è doverosa una precisazione: Euronics non è soltanto un marchio. E’ molto di più: è una realtà in grado di fornire una serie di servizi ai propri soci con ricadute positive sui consumatori. Ma facciamo un passo indietro: Euronics venne creata nel 1999 e si espanse fortemente nelle Marche fino al 2006, con l’apertura media di uno-due nuovi punti vendita all’anno. Fino al 2006, anno in cui si presentò avanti a noi la scelta: rimanere “fermi” (si fa per dire) nelle Marche, con il nostro posizionamento ormai radicato, oppure iniziare ad espanderci in una regione per noi strategica: l’Emilia Romagna. Non fu una scelta facile, considerato anche che in quella regione – che ha un mercato che vale quattro volte quello marchigiano - operano dei gruppi concorrenti molto forti, tra i primi in Italia. Decidemmo per questa seconda ipotesi”. E prima del ‘99? “C’erano i punti vendita Cerioni, fondati nel corso degli anni dalla mia famiglia, che comunque facevano parte di una struttura – Get Italia – organizzata a livello nazionale sulla falsariga di una cooperativa, con l’obiettivo principale di acquistare la merce a condizioni vantaggiose. Ma poi ognuno vendeva in modo autonomo con il proprio marchio”. Euronics ha rappresentato un legame più forte. Perchè? “Capimmo che le preferenze dei consumatori stavano imboccando la via del brand forte. Ma la scelta di intraprendere un passo storico come questo fu dettato da altre considerazioni. Euronics è una società di servizi, creata non soltanto come centro di acquisto, ma anche per sviluppare sinergie convenienti sul fronte dei costi e incisive sul marke-

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Cover story ting, sulla vendita, sull’organizzazione del lavoro... Pensiamo ad esempio ai servizi di ecommerce, ai rapporti con le banche e le assicurazioni, ai servizi per l’assistenza, al nuovo servizio Ediel”. Parliamo appunto del rapporto con le banche. “Il rapporto è centralizzato, gestito direttamente da Euronics: a questo livello vengono stipulati gli accordi-quadro validi per tutti i soci. Questa possibilità ci ha avvantaggiato. Poi naturalmente l’operatività è locale”. Ediel cos’é? “E’ un’associazione creata tra le varie catene più importanti nella distribuzione – tra le quali anche Euronics – al fine di abbandonare totalmente la carta nei rapporti con i fornitori. Sarà trasmesso tutto – ordini, fatture ed altri documenti – attraverso un unico linguaggio elettronico. Secondo una stima effettuata dall’Università Bocconi, sarà così possibile risparmiare dallo 0,5 allo 0,8 per cento del fatturato. Alla fine dell’anno si tratta di bei numeri, in grado di proporre prodotti a condizioni più competitive”. Voi puntate molto sulla comunicazione. E’ una strategia che paga? “Assolutamente si, è fondamentale. Bisogna essere presenti sui giornali, sulle emittenti: nel commercio si deve superare la fase del solo volantinaggio”.

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Lei prima ha accennato all’importanza del brand. In effetti in Italia nel settore dell’elettronica la distribuzione è dominata da grandi marchi... “Euronics Italia – membro di Euronics International – conta oggi 15 società in tutto il territorio nazionale, con un proprio statuto interno e una dinamica vita associativa. Certamente si tratta di un brand molto forte, visto che secondo un recente sondaggio effettuato a livello nazionale, il 90 per cento degli intervistati lo conosce”.

ting, il nostro motto é quello del “glocal”: pensiamo in una dimensione globale ma agiamo in funzione della situazione locale. La formula ci permette di usufruire dei vantaggi derivanti da una struttura di caratura nazionale e dei benefici, in termini di elasticità e di vicinanza al territorio, tipici del “piccolo”.

Grande attenzione al marketing, quindi. “Relativamente alle politiche di marke-

Ci può fare un esempio? “Ciò avviene ad esempio nelle politiche dei prezzi.

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La sede nazionale detta gli imput, mentre a livello locale è possibile agire nella propria area sulla base del contesto, e quindi in funzione di una serie di fattori spazio-temporali ben definiti. Un prezzo praticato a Milano può essere inadeguato ad Ancona o in un’altra località. Pensiamo poi al social network, che è unico a livello nazionale”. Se posso chiederglielo, qual’è la strategia del prossimo futuro?


“L’obiettivo del Gruppo Cerioni è quello di diventare un punto di riferimento anche in Emilia Romagna. Ora abbiamo una quota di mercato del 6 per cento: il traguardo – molto ambizioso, lo riconosco - è di arrivare almeno al 15. Le due-tre situazioni che stiamo trattando in quella regione vanno sicuramente nella direzione auspicata. Noi vogliamo crescere, ma in modo “intelligente”, anche per salvaguardare gli equilibri finanziari del Gruppo. Ogni scelta in termini di nuovi investimenti dev’essere fatta alla luce della concreta situazione finanziaria”. Basta investimenti nelle Marche? “Punteremo sempre molto sul nostro territorio soprattutto con ristrutturazioni e/o ampliamenti di alcuni punti di vendita gia’ esistenti ma oramai obsoleti per il mercato attuale perche’ nelle marche abbiamo una capillarita’ su tutte le province a parte quella di Macerata dove eravamo scoperti fino a qualche mese fa ma dove poi abbiamo trovato alcune soluzioni: nel 2011, ad esempio, è prevista l’apertura di un nuovo punto vendita a Civitanova Marche nel costruendo Centro Commerciale Adriatico che con i suoi 80 negozi diventera’ il piu’ grande della nostra regione e noi ci saremo con un megastore di oltre 2000mq. Inoltre quello di Tolentino presso il Tolentino Retail Park l’abbiamo inaugurato nello scorso mese di settembre con gia’ buoni risultati”. Come sta andando il settore dell’elettronica? “Le vendite come mercato italiano hanno subìto un calo negli anni 2008 e 2009, mentre in questo anno si registrano incrementi dell’ordine del 4-5 per cento annuo. Diciamo che il mercato va abbastanza bene, anche se siamo lontani dagli incrementi di vendite a due cifre, ai quali ci eravamo abituati tempo addietro. E’ un settore in cui l’innovazione è continua, non ci si può fermare mai. Il rischio di stagnazione è sempre in agguato. Né a livello di prodotto, né sul versante della distribuzione”. Distribuzione, appunto. Qual’è il modello distributivo dei prossimi anni?

“Si parla sempre più di multicanalità: vendita diretta, e-commerce, affiliazione e canale dei grossisti. Personalmente ritengo che la vendita diretta non possa mai mancare, anche se è vero che taluni player operano esclusivamente (o quasi) attraverso internet. Ma per quanto riguarda Euronics l’apporto dell’e-commerce non è ancora significativo: 15 milioni su un fatturato totale di circa due miliardi”. Cosa ne pensa dell’affiliazione? “Il nostro core business risiede nell’occupazione di spazi con una nostra rete di

Negozi per oltre tre ettari di superficie Tra punti vendita, uffici ed area destinata alla logistica, il Gruppo CerioniEuronics “occupa” una superficie complessiva di oltre 32.000 metri quadrati vendita, senza affiliati. L’affiliazione è un’arma a doppio taglio, una “mina vagante”: la storia insegna che il fallimento dell’affiliato può portare serie conseguenze pregiudizievoli anche per

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Cover story l’affiliante”. Il commercio ha subìto negli ultimi anni profondi cambiamenti: i piccoli negozi che chiudono, i centri cittadini che vivono situazioni difficili ... “I negozi più piccoli diminuiscono sempre più. Chi non si aggrega è inevitabilmente penalizzato: probabilmente è una conseguenza inevitabile, che a mio avviso non può essere contrastata da atteggiamenti protezionistici. Vede, in Italia abbiamo assistito dapprima ad una fase di grande sviluppo dei centri commerciali, seguita da un periodo che ha visto come priorità delle politiche distributive il rilancio dei centri cittadini: pensiamo alle caserme e alle fabbriche abbandonate riconvertite in centri commerciali e direzionali. Infine, una terza fase, che vede la realizzazione di un nuovo modello: un’area adibita ad una sorta di centro commerciale aperto, come fosse un “piccolo” corso, una coda di centro storico. E’ un po’ quello che è stato fatto a Castelmaggiore, in Emilia, dove proprio poche settimane fa abbiamo inaugurato il nostro ultimo punto vendita. Qualunque sia la scelta adottata, occorre tenere presente che il consumatore esige l’assortimento, la varietà. Non solo: tra i negozi che vanno a formare il centro vi devono essere una continuità armoniosa, una complementarietà, una logica, un adeguato piano di marketing alle spalle”. In un’ottica di espansione commerciale secondo quali criteri vi muovete? “Nell’analisi finalizzata all’apertura di un nuovo punto vendita dobbiamo verificare una serie di indici, frutto di ricerche molto dettagliate: il bacino di utenza potenziale, la spesa media pro-capite annua per i beni tipici del nostro settore, la presenza e il fatturato della concorrenza, ed altri elementi. Insomma, il geomarketing è una leva importantissima. Va bene puntare sul brand, ma attenzione anche alla location dell’insediamento. In tale contesto, ritengo che il modello del centro commerciale sia ancora appetibile, anche se si devono pensare e sviluppare formule innovative. L’esempio che le facevo di Castelmaggio20

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re diventerà sicuramente un progetto pilota da replicare anche in altre città infatti ci sono già altri progetti con quel concetto in fase di autorizzazioni per poi essere realizzati”. Una curiosità: i marchigiani mostrano una discreta propensione all’acquisto di prodotti elettronici? “In linea generale, in Italia questa tipologia di beni si vende di più al Nord e meno nel Mezzogiorno. Nel Centro si registrano vendite nella media tra le altre due aree. Le Marche sono in linea con questi dati, come le regioni limitrofe”. Siete una delle poche aziende marchigiane che hanno creato occupazione in questi ultimi mesi... “Si, principalmente nei punti vendita. Le risorse umane rappresentano un elemento di estrema importanza, tanto più in un settore come il nostro, caratterizzato da alta tecnologia. Anche sotto questo profilo vorremmo differenziarci dalla Gdo: non intendo certo creare polemiche con nessuno, ma va rimarcato con forza che il cliente deve sapere che quando entra in un negozio Euronics trova personale preparato, non soltanto dal punto di vista tecnico, cioè della conoscenza dei prodotti”.

I PUNTI VENDITA nelle Marche … • Ascoli Piceno • Fabriano • Fano • Fermo • Jesi • Marzocca • Osimo • Pesaro • Porto d’Ascoli • Senigallia • Tolentino … e in Emilia Romagna • Bologna • Castelmaggiore • Cento • Cesena • Mirandola • Rimini

E cioè? “Sulle tecniche di vendita e sulla normativa posta a tutela del consumatore, con tutte le implicazioni che ne conseguono in termini di garanzie e di assicurazioni. Per questo motivo, ai dipendenti che stanno a contatto con la clientela viene chiesto di aggiornarsi Il tutto con modalità di e-learning e non in aula, visto che parliamo di circa 6.000 dipendenti in tutta Italia”. di Paolo Duranti


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Ricerca

Le Marche lanciano il progetto “Domotica” L’alleanza tra Università del territorio, Regione ed imprese ha l’ambizioso obiettivo di arrivare nel 2015 al primo prototipo europeo della casa tecnologica per la longevità attiva Regione Marche, imprese ed università concentrate sul progetto Domotica. Obiettivo: arrivare nel 2015 al primo prototipo europeo della casa tecnologica per la longevità attiva. L’inaugurazione del 675mo anno accademico dell’Università di Camerino – il 17 novembre scorso – ha rappresentato l’occasione per il Presidente Gian Mario Spacca di ribadire l’auspicio di coinvolgere gli Atenei della regione in un’iniziativa unitaria, attraverso il Crum, il Comitato regionale Università marchigiane (istituito con il D.P.R. 27 gennaio 1998, n. 25). Esiste una precisa volontà politica di giungere ad un proficuo raccordo tra le Università marchigiane senza peraltro intaccare la loro autonomia. Questo obiettivo è stato fatto proprio anche dall’Assessore regionale Marco Luchetti, il quale ha posto l’accento sulla necessità di ulteriori momenti di coordinamento e sinergia tra Regione e Università.

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Infrastrutture

Quadrilatero: avanti i lavori sui due assi strategici tra Marche e Umbria Nell’ultimo mese abbattuti i diaframmi delle gallerie “Collalto” sulla SS 76 e “La Franca” sulla SS 77. Galia: “testimonianza concreta delle opere in corso per l’intero progetto”

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l progetto Quadrilatero va avanti e si lavora a pieno ritmo su entrambe le direttrici principali: il collegamento tra i capoluoghi di regione Perugia ed Ancona e più a sud l’asse tra Foligno e Civitanova Marche che attraversa i distretti produttivi del maceratese. Si tratta di opere strategiche, attese dal territorio e dal tessuto economico locale, che consentiranno di ridurre il gap infrastrutturale che interessa le due regioni e più in generale il Centro Italia. I cantieri aperti lungo l’intero percorso del sistema viario Quadrilatero sono operativi e, nonostante qualche ritardo in partenza sul tracciato Perugia– Ancona, oggi si può affermare che la produzione è sostanzialmente in linea con i nuovi crono programmi, che prevedono entro il 2013 il completamento dell’asse Foligno – Civitanova Marche ed entro il 2014 la conclusione dei lavori tra Perugia e Ancona. Passi tangibili sono stati compiuti anche nell’ultimo mese, con due gallerie aperte sul versante umbro. A distanza di un anno dall’apertura al traffico del primo tratto Pontelatrave–Collesentino lungo la Strada Statale 77 della Val di Chienti, il 4 dicembre scorso, in concomitanza con la celebrazione di Santa Barbara è caduto l’ultimo velo nella galleria “La Franca” in località Leggiana a Foligno; quest’opera, realizzata in un contesto orografico molto complesso a 700 metri di quota, è lunga complessivamente oltre un chilometro e fa parte dei lavori nel restante tratto Foligno–Pontelatrave. A fine novembre invece è stato abbattuto il diaframma della galleria “Collalto” a Fossato di Vico sulla Strada Statale 76 della Val d’Esino della

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direttrice Perugia–Ancona. Si tratta della prima galleria, lunga 234 metri, nel tratto Fossato di Vico–Cancelli che, travalicando il confine tra i Comuni di Fossato di Vico e Fabriano, rappresenta la via di collegamento tra le regioni Umbria e Marche. All’unisono si sono espressi i presidenti della Regione Marche, Gian Mario Spacca, e della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che hanno sottolineato come questi due eventi siano un segnale concreto che il percorso stabilito con le istituzioni regionali stia procedendo e che le due Regioni continueranno nel proprio impegno a verificare l’andamento dei lavori. Impegno condiviso dalla Quadrilatero, che con il suo presidente Gaetano Galia ha assicurato il costante monitoraggio delle

attività per garantire il controllo e il rispetto delle obbligazioni assunte dai Contraenti Generali. Esprimendo viva soddisfazione, il presidente Galia ha aggiunto che “L’abbattimento dei due diaframmi è una forte testimonianza delle opere in corso sull’intero progetto Quadrilatero che riguardano gli assi tra le Marche e l’Umbria”. Ripercorriamo, quindi, lo stato dei lavori. Relativamente al tratto Foligno–Pontelatrave, gli scavi stanno avanzando in numerose gallerie, che rappresentano il 60 per cento dell’intera tratta con una sensibile riduzione dell’impatto ambientale e paesaggistico. Sul tracciato totale di oltre 35 chilometri, il progetto prevede 15 gallerie naturali per oltre 22 chilometri lineari (44 se calcolata la doppia canna) e ul-


L’impatto socio-economico dei lavori “Sistema viario Quadrilatero” e “Abbattimento diaframma Galleria Collalto, Fossato di Vico Galleria Sentino SS 77”

teriori 10 artificiali. La massima lunghezza è raggiunta dalla galleria di “Varano”, nel Comune di Serravalle del Chienti, di 3.455 metri. Sull’altro asse Perugia–Ancona, nel tratto umbro Pianello–Valfabbrica della Strada Statale 318 di 8,5 chilometri i lavori sono in corso nelle gallerie “Della Donna”, “San Gregorio” e “Colle Maggio” mentre è in fase avanzata il viadotto per lo svincolo di Valfabbrica. Relativamente ai tratti marchigiani SS 76 Fossato di Vico–Cancelli e Albacina–Serra San Quirico, che sviluppano oltre 21 chilometri, si sta lavorando alla importante galleria “Gola della Rossa” con un avanzamento medio di circa 6 metri al giorno. Si tratta di un’opera complessa, che prevede lo scavo in durissima roccia calcarea e necessita circa 4 anni di lavoro con impiego di esplosivo, motivo per il quale è attivo il monitoraggio delle vibrazioni indotte sulla vicina galleria ferroviaria della linea Orte-Falconara, che sono risultate sempre al di sotto dei limiti previsti. Inoltre, su questo tracciato, è in

La realizzazione di un’opera infrastrutturale come il Progetto Quadrilatero è destinata a produrre, immediatamente e nel tempo, una serie di effetti positivi sul contesto sociale, economico e territoriale. Il potenziamento viario consentirà di ridurre il gap infrastrutturale dell’area permettendo di migliorare l’accessibilità, la mobilità ed i servizi logistici nelle due regioni. Il Progetto nella fase costruttiva, a fronte di un investimento di oltre 2 miliardi di euro, produrrà un forte impatto positivo sul PIL interessando particolarmente le due regioni. Per quanto riguarda il Maxilotto 1, il Contraente Generale Val di Chienti relativamente all’asse Foligno–Civitanova Marche ha stipulato contratti per lavori, forniture e servizi con 133 imprese locali per un importo complessivo di oltre 276 milioni di euro, pari al 48 per cento di tutti i contratti firmati. Il Contraente Generale DIRPA del Maxilotto 2, relativamente all’asse Perugia – Ancona, ed il suo affidatario BTP hanno stipulato contratti per lavori, forniture e servizi in favore di 50 aziende locali per l’ammontare di oltre 93 milioni di euro, pari al 51 per cento del totale. fase di discussione la perizia di variante al progetto esecutivo della SS 76 presentata dal Contraente Generale Dirpa, che ha lo scopo di mantenere la funzionalità dell’attuale SS 76, evitando che i lavori interferiscano con il regolare svolgimento del traffico stradale. Per l’intervento SS3 Pontecentesimo– Foligno, il progetto definitivo è stato approvato nel dicembre 2009 ed è in corso

la progettazione esecutiva. Per il finanziamento di questo tratto, è stata stipulata una specifica Convenzione con la Regione Umbria, che prevede un’anticipazione finanziaria fino a coprire l’intero ammontare dell’investimento. Per quanto riguarda gli interventi allo stato non finanziati, relativi agli allacci della Strada Statale 77 con la SS 16 “Adriatica” a Civitanova Marche e con la SS 3 “Flaminia” a Foligno, i progetti definitivi sono stati approvati. Per il primo è in corso la Conferenza di Servizi, mentre per il secondo tale procedura sarà avviata a breve. La successiva fase di presentazione al Cipe potrà avvenire una volta assicurati i relativi finanziamenti. Per quanto riguarda la Pedemontana delle Marche tratto Fabriano–Muccia/ Sfercia, la Conferenza dei Servizi è stata avviata nel dicembre 2009 ed entro il 2010 si prevede di ottenere l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe. L’investimento richiesto è parzialmente coperto da fondi derivanti dall’Accordo di Programma Quadro della Regione Marche, pertanto risulta finanziato il solo tratto di Fabriano–Matelica (11,8 km), mentre non è finanziato il restante Matelica–Muccia/Sfercia.

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Edilizia

2° CORSO DI SPECIALIZZAZIONE –DI LIVELLO EUROPEOIN “ARCHITETTURA SOSTENIBILE” Con tale Corso si vuole concludere un’esperienza molto positiva di approfondimento professionale, importantissima per tutti quei professionisti sensibili alle innovazioni, al miglioramento qualitativo dei sistemi e dei materiali da costruzione

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opo il grande successo ottenuto dal 1° Corso Base di Specializzazione in “ARCHITETTURA SOSTENIBILE” organizzato durante l’anno 2010 dall’Ordine degli Architettti P.P.e C della Provincia di Ancona con il supporto tecnico-scientifico di ANAB Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (I), IBN Institut für Baubiologie + Oekologie Neubeuern (D) e SIB Schweiz. Interessengemeinschaft für Baubiologie/ Bauökologie (CH), nel prossimo mese di gennaio 2011 sarà avviata la fase di Perfezionamento con il 2° e conclusivo modulo, del suddetto Corso di Specializzazione in “ARCHITETTURA SOSTENIBILE”. Con tale Corso si vuole concludere un’esperienza molto positiva di approfondimento professionale, importantissima per tutti quei professionisti sensibili alle innovazioni, al miglioramento qualitativo sia dei sistemi e materiali da costruzione, che delle condizioni di vita all’interno degli spazi costruiti; tale specializzazione professionale, inoltre, offre tante possibilità lavorative in più e aumenta le conoscenze professionali alla pari delle altre nazioni più evolute del mondo. L’Ordine degli Architetti della Provincia di Ancona ha voluto, con questo Corso, portare anche nella nostra realtà territoriale uno dei corsi didattici per l’aggiornamento e la specializzazione professionale tra i più qualificati a livello Nazionale ed Europeo e questo in virtù della sempre maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, delle Amministrazioni pubbliche e dei costruttori, che nel realizzare

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sionisti gli strumenti di conoscenza per poter realizzare della buona Architettura, tenendo presente il fine di un sempre maggior confort abitativo e di risparmio delle fonti energetiche. Questo Secondo Corso di Architettura Sostenibile Bioecologica ANAB IBN SIB prevede di sviluppare diversi Laboratori di progettazione architettonica esecutiva e di conoscenza dei materiali e tecniche di bioedilizia, oltre che ad una conferenza finale con un architetto di fama mondiale. Alla fine del Corso di Specializzazione si dovrà sostenere un esame conclusivo tramite la presentazione di una tesi progettuale sui temi proposti al seminario..

Il Consigliere Responsabile della Commissione Aggiornamento e Promozione Professionale Arch. Daniele Frulla

nuovi edifici o nel ristrutturare quelli esistenti, si devono sempre più perseguire nuovi standard abitativi, più compatibili con l’ambiente che ci circonda; il che comporta, come conseguenza, un approfondimento delle tematiche del costruire sostenibile da parte di noi tutti progettisti. Oggi a livello mondiale c’è la consapevolezza che non possiamo più come in passato sperperare le risorse naturali; nell’ottica quindi dei principi del risparmio energetico, di un costruire più sano e naturale tramite l’uso di materiali adeguati e con tecniche innovative e/o tradizionali rivisitate, il Corso vuole fornire ai profes-

Il Corso sarà tenuto da docenti di fama nazionale e internazione; al termine del corso verrà rilasciato un diploma di Tecnico Bioedile e si prevede inoltre la possibilità di iscrizione nell’Elenco Europeo dei Tecnici Bioedili ANAB-IBN-SIB (elenco diffuso tra gli Enti Pubblici italiani ed europei).

Per informazioni: ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.e C. DI ANCONA

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Immobili

PRIMA SERVIZI IMMOBILIARI, LA PAROLA D’ORDINE É PROFESSIONALITA’ Stefano Quattrini, fondatore e titolare di PRIMA servizi immobiliari, ci spiega i motivi per cui, in un mercato immobiliare che ha risentito della crisi del mattone, la sua azienda continua a macinare incrementi di fatturato

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ottor Quattrini, in due battute la storia di PRIMA servizi immobiliari “L’azienda nacque una quindicina d’anni fa, precisamente nel 1995. Partii da zero con l’obiettivo di creare un’agenzia immobiliare specializzata nel settore degli immobili industriali e commerciali, quindi rivolta essenzialmente alle imprese. All’epoca sul territorio mancava una realtà di questo genere; tuttora il mercato ci riconosce per questa specializzazione, ma negli anni ci siamo inseriti con successo anche nel settore residenziale. Penso di poter dire con tranquillità che ora siamo un sicuro punto di riferimento nel settore, con una struttura organizzata su più filiali e un bel gruppo di professionisti”. Quali sono le aree in cui lavorate maggiormente? “Oltre al capoluogo, siamo presenti nelle zone di Jesi e della Vallesina, Ancona nord (Falconara, Montemarciano, Chiaravalle) e Ancona sud (Osimo, Castelfidardo, Camerano, Loreto). Il nostro obiettivo è di consolidare le zone già coperte e di sviluppare l’area ancora più a sud di Ancona”. Ma della crisi, che ha inciso così fortemente sul mattone, non ne avete risentito? “Anche in questi ultimi due-tre anni siamo cresciuti. Secondo me il motivo dei risultati soddisfacenti che abbiamo registrato risiede soprattutto nella professionalità del gruppo. In loro credo moltissimo ed è per questo che ho avuto il coraggio di conferire a PRIMA una struttura organizzativa sui generis, originale nel mondo delle agenzie immobiliari”. E cioè? “Responsabilizzando le risorse umane e

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creando un sistema di lavoro per cui ogni agente immobiliare lavora in collaborazione con un’assistente e insieme coprono una zona di riferimento della quale sviluppano i contatti di immobili e clienti. Ad ogni agente inoltre viene assegnata un’area geografica su cui lavorare in modo da non creare situazioni di “concorrenza” interna e da garantire il massimo servizio al cliente che è seguito da un’unica persona di riferimento per quella zona. Insomma un metodo innovativo e professionale, lontano dal sistema organizzativo della tradizionale agenzia immobiliare”. Perché in tal modo si responsabilizzano gli agenti? “Perché, come dicevo, a seconda del tipo di immobile e della zona ricercata, il cliente viene seguito da un agente di riferimento che lo accompagna in tutte le fasi della trattativa. E’ una forma di tutela e attenzione nei confronti del cliente e lo stesso agente può lavorare in piena autonomia e responsabilità. Uno dei nostri slogan è proprio ‘Siamo abituati a fare centro’ il nostro obiettivo è centrare le esigenze del nostro cliente ed offrirgli un servizio su misura.” Vorrei tornare sulla crisi. Eppure il mercato immobiliare ha subìto contraccolpi pesanti… “Nel 2005-2006 il mercato immobiliare ha toccato i massimi e da lì è cominciata la discesa ma anche nel periodo successivo siamo riusciti a registrare ottime performances, pensi che negli anni 20082009-2010 la PRIMA ha registrato un incremento delle vendite. Quello che non vorrei più sentir dire è che la crisi era inaspettata, al contrario: era tutto ampiamente prevedibile. Il problema ora è capire quanto durerà il momento di con-

trazione”. Come resistere? “Strutturandosi e studiando meglio il territorio e il mercato di riferimento. Questo metodo di lavoro ci permette anche di attirare agenti qualificati”. Si può fare delle distinzioni tra privati ed aziende? “Per certi aspetti il mercato residenziale e quello commerciale/industriale sono due compartimenti stagni: qualsiasi analisi dev’essere disgiunta. Il primo ha sofferto meno della crisi. Il secondo è più agganciato alla situazione economica del paese. Qual è il futuro delle agenzie immobiliari? “Occorre seguire il mercato e capire bene cosa il cliente ci chiede in termini di servizio erogato. Sta prendendo piede anche in Italia un nuovo modello di agenzia immobiliare che prende spunto da un orientamento proposto dalla CEI (Confederazione Europea Immobiliare) a livello europeo, nel quale vengono fissati i requisiti minimi per gli standard dei servizi immobiliari, non ultimo l’obbligo della formazione. Insomma, non è più sufficiente mettere le persone in contatto tra loro ”. Cosa pensa del Piano casa regionale? “Penso sia sotto gli occhi di tutti il fatto che si sia trattato di una misura alquanto deludente. Personalmente credo che per dare un impulso al settore dell’edilizia occorra qualcos’altro. Anche se il problema va analizzato con cautela: distinguendo casi specifici, città ed aree differenti. Proprio pochi giorni fa l’Agenzia del Territorio ha diffuso i dati relativi alle compravendite immobiliari effettuate in Italia nel terzo trimestre: sono un’ottima base per un’ulteriore riflessione”.


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Lusso

GISA: Investimenti e innovazione continua per puntare sempre all’eccellenza Toni Tanfani: “L’evoluzione è segno di interesse verso il cliente e le sue richieste”

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ignor Toni, Gisa è da oltre qurant’anni sinonimo di stile ed eleganza: quando è nata la vostra attività? “Gisa inizia la sua attività nel 1965 come una grande sartoria d’alta gamma dedicata al confezionamento di abiti per privati. Con la nascita e lo sviluppo delle prime aziende italiane di pret à porter, l’attività si innova, diventando anche boutique. Nella sede di Chiaravalle, tra gli anni ’70 -’80, Gisa si stacca dalla sartoria e si dedica esclusivamente ai grandi marchi del pret à porter. Sono state scelte imprenditoriali importanti, che hanno visto, ogni dieci anni circa, l’introduzione di novità dal punto di vista dell’offerta, ma anche nel cambiamento degli arredi interni, per essere sempre al passo coi tempi e risultare attuali. In questo modo siamo riusciti a garantire ai clienti il piacere dell’emozione di entrare in negozio e trovarsi in un ambiente modificato, sempre più esclusivo e confortevole. Proprio questa voglia di metterci in gioco e rinnovarci ci ha portato, negli anni ’80, all’apertura della prima boutique Trussardi e successivamente all’introduzione di altri prestigiosi brand, sia per uomo, che per donna”. La vostra clientela, come accoglie queste novità? “La clientela apprezza l’innovazione e la vive come un’attenzione maggiore che gli viene riservata. La nostra filosofia imprenditoriale è proprio quella di investire continuamente nell’evoluzione e nel rinnovamento, per offrire al cliente pezzi unici e una location d’avanguardia. Nel punto vendita inaugurato ad Ancona abbiamo realizzato uno spazio esclusivo con marchi di lusso che trattano accessori, borse e scarpe e, fiore all’occhiello, la prima boutique con il nuovo concept Gucci in Italia.”. Come selezionate i brand da trattare?

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Toni Tanfani

“La selezione avviene attraverso una consolidata esperienza, che ci porta a innovare anche la gamma dei brand. Per noi, infatti, innovazione significa anche una ricerca costante di nuovi marchi, sia in Italia, che all’estero. Gisa offre una gran varietà di prodotti, che si diversificano sia per il genere (sportivo, elegante), che per i costi. Quando scegliamo un capo o una linea è perché sappiamo che possono essere validi e soddisfare le richieste della nostra clientela. Abbiamo spazi espositivi Fendi, Dolce & Gabbana, Cartier, Dior, Tod’s, Hogans, Fay, Scervino,Cavalli, Ba-

lenciaga, Burberry, Giorgio Armani, Lanvin”. È la voglia di innovazione che vi ha portati a creare Gisa Casa? “Si, rientra nella nostra scelta di offrire sempre qualcosa di nuovo, in linea con il nostro stile che punta all’eleganza, alla ricercatezza. La stessa location è suggestiva, in uno storico palazzo del’700; al suo interno abbiamo accessori per la casa e complementi d’arredo. Abbiamo così voluto chiudere il cerchio sul mondo Gisa, un mondo di stile che parte dal look personale e si estende al look per la casa, con complementi d’arredo e oggettistica, liste nozze e articoli da regalo, per finire con le forniture per gli yacht”. Gisa è anche sinonimo di abiti da sposa… “Nella boutique di Chiaravalle c’è uno spazio speciale per la sposa, dove ogni donna può trovare un ambiente riservato con tanto di passerella; una sorta di privè dove scegliere e provare gli abiti per il giorno del sì. Anche per la sposa selezioniamo capi dalle collezioni più esclusive del mondo: Vera Wang, Domo Adami Studio, Giuseppe Papini, Jenny Packman e altri ancora”.


Food

Azienda Alberto Quacquarini, quando la vita è dolcissima La passione per la terra e l’esperienza che si tramanda da generazioni sono i segreti dell’eccellente azienda, che affonda le sue radici a Serrapetrona

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ernaccia DOCG, dolci di una volta, sapori autentici: tutto questo è Quacquarini, un’azienda d’eccellenza a Serrapetrona. La famiglia che si identifica con l’azienda, l’azienda che diventa simbolo di un territorio dove quella del fare bene è un’autentica passione. “La creatività e la passione per il fare fanno un’azienda. Fare un’azienda significa darle la vita, darle uno scopo che valica il significato del valore economico che si esprime in termini di territorio, di genius loci”, afferma Mauro Quacquarini. L’azienda sorge inizialmente per dar voce ad un vino, la Vernaccia di Serrapetrona, un prodotto che è il frutto della passione per la terra, per le sue vigne, per il lavoro nei campi, per le cantine, per tutto ciò che scandisce la vita di un viticultore. Quacquarini è opera del compianto fondatore Alberto, che nel suo lavoro ha investito coraggiosamente, in un periodo in cui molti marchigiani emigravano in cerca di fortuna. Insieme alla moglie Francesca ha sfidato gli eventi, gettando le basi per le future generazioni; oggi sono i figli Monica, Luca e Mauro che portano avanti l’attività, contribuendo, con il proprio impegno e la propria passione, a tenere alto il nome dell’azienda. Monica si distingue per il suo pragmatismo e la sua lungimiranza, che la porta ad essere decisiva nelle previsioni aziendali. La sua competenza quotidiana è condivisa dal marito Enea ed è orientata sia alla dolciaria, che alla vitivinicola, dove contribuisce con la sua delicata sensibilità femminile. Luca, il secondogenito, ha ereditato il DNA che lega questa famiglia alla terra e alla vite. Attento ai segnali della natura, vive in perfetta armonia con il suo territorio, fatto di tradizioni e di intuitive innovazioni. L’esperienza filtrata dalla meticolosità rende i vini che produce nel vigneto e poi in cantina equilibrati e di un’eccellente qua-

Famiglia Quacquarini

lità. Mauro, il più giovane è l’espressione manageriale moderna della famiglia. È un imprenditore innovativo, che sa conciliare la saggezza dell’antico con l’intuizione del moderno; con il suo impegno riesce a far incontrare la terra d’origine, con tutti i suoi prodotti e il resto del mondo, con la sua voglia di conoscere le eccellenze del Made in Italy. Mauro si occupa del profilo commerciale dell’azienda ed è riuscito nella difficile sfida di preservare la saggezza e il know how ereditato dai genitori, portando Quacquarini nella modernità. La sua convinzione è che siano le idee a modificare la vita, senza però perdere di vista l’attenzione per i dettagli, dal singolo grappolo d’uva, alla singola bottiglia, dal cioccolatino al biscotto. Il carattere fiero e l’impegno costante dei fratelli Quacquarini sono gli ingredienti vincenti di un successo che continua nel tempo, di una

qualità che raggiunge livelli d’eccellenza e di una tradizione che si lega profondamente al territorio. I prodotti Quacquarini saranno compagni preziosi anche per le prossime feste: i calici riempiti di Vernaccia regaleranno brindisi indimenticabili. È un vino rosso rubino vivace, con un perlage ricco, persistente, con profumi da aromi primari tipici del vitigno, dal sapore corposo, sapido, rotondo fino al dolce, morbido e lungo, con un retrogusto gradevole e amarognolo.

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Food

La filiera di casa Ciriaci Due allevamenti, uno stabile produttivo, tre punti vendita. Il successo della lonza affumicata stagionata del salame e del ciauscolo Igp. La volontà di continuare a lavorare nel rispetto della tradizione e della qualità. Come dimostra l’investimento sostenuto per la costruzione del nuovo stabilimento, che verrà completato a fine anno

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ra le colline dell’entroterra marchigiano in mezzo allo splendido paesaggio della Valdaso, una delle zone del fermano considerate ottimali per l’allevamento di bestiame e in particolare del maiale, proprio su di un’altura che guarda il suggestivo centro storico di Ortezzano, si trova lo stabilimento del Salumificio Ciriaci. L’azienda è nata circa cinquanta anni fa, quando Benito Ciriaci, insieme alla moglie Elvira, avviò una produzione artigianale di affettati e insaccati, abbinata all’allevamento di suini. Oggi sono due gli allevamenti diretti della famiglia Ciriaci: uno a Montefiore dell’Aso e l’altro a Ripatransone, situati nelle provincie di Ascoli Piceno e Fermo. “A Ripatranzone abbiamo circa 250 scrofe da riproduzione. Qui i suinetti restano fino al momento dello svezzamento. Fase che si svolge presso l’allevamento di Montefiore. Dove attualmente sono presenti tremila capi all’ingrasso, curati e nutriti fino all’età adulta per un periodo di tempo tradizio-

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nale di circa otto mesi”,, spiega la dottoressa Franca Ciriaci, amministratrice e titolare dell’azienda. “Tutti i capi sono controllati sia sotto l’aspetto sanitario sia dal punto di vista alimentare. La nutrizione avviene in parte manualmente, per i capi allevati a terra e in parte tramite un sistema automatizzato, che stabilisce le quantità di cibo necessarie all’animale tenendo conto della sua curva media di crescita. “I suini, inoltre, vengono macellati presso il mattatoio del nostro salumificio. Si parla di circa 100 capi macellati ogni settimana”,, continua Franca Ciriaci. Dalla lavorazione di questa materia prima nascono le specialità Ciriaci: dalle lonze ai lonzini, dalle pancette ai prosciutti, passando dalle salsicce ai salami, fino ad arrivare al ciauscolo che da poco ha acquisito il riconoscimento di Igp. La vera specialità di casa Ciriaci è, pero, la lonza affumicata stagionata. “E’ questo il prodotto trainante che ha permesso all’azienda di farsi conoscere. Attualmente, ogni settimana, tra lonza e lonzino si realizzano circa 100 quintali di prodotto. La produzione della lonza affumicata stagionata,, inoltre,,è regolata da un disciplinare interno corredato di autocertificazione riconosciuta dall’Assam (Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche)”. La lonza affumicata stagionata del Salumificio Ciriaci si contraddistingue per il gusto leggermente agrumato e l’odore pungente. Un risultato che si ottiene grazie all’insaporimento all’interno della stanza di affumicatura. Qui, dai legni accesi, si sprigionano le essenze che donano alle lonze il dolce aroma di affumicatura, prima di essere riposte in sale dove finiscono la loro stagionatura. Oltre alla

lonza affumicata stagionata e al lonzino, quando si parla di Salumificio Ciriaci, non si può non menzionare il ciauscolo Igp. “Sta diventando un prodotto sempre più importante. Soprattutto da quando ha ottenuto il riconoscimento Igp”,, spiega Diego Iommetti, responsabile del settore commerciale, nonché nipote del fondatore del salumificio Ciriaci che proprio grazie all’innesto dei giovani cerca di dare continuità e al tempo stesso innovazione all’azienda. Quello della famiglia Ciriaci è un salumificio a ciclo completo. Oltre ai due allevamenti, allo stabilimento e al mattatoio, l’azienda vanta anche tre punti vendita situati a S.Elpidio a Mare, Porto San Giorgio e Civitanova. “Questi tre negozi fungono da vera e propria vetrina per la nostra produzione. Ma il sell out dei nostri salumi è affidato prevalentemente alla grande distribuzione e ad alcuni dei migliori negozi specializzati della zona”, come afferma Claudio Iommetti, responsabile della produzione.


Il Salumificio Ciriaci si allarga. La storica azienda di Ortezzano ha infatti deciso di ampliare il proprio sito produttivo grazie alla costruzione di un nuovo edificio che punta sulla ricerca e l’innovazione, continuando ad investire tempo e risorse nello sviluppo della qualità dei propri prodotti. Tra le priorità dell’azienda, per l’anno prossimo, uno degli obiettivi rimane il trasferimento della produzione nel nuovo stabilimento: “E’ estremamente positivo il fatto che un’azienda decida di investire sul territorio, nonostante il difficile periodo di crisi economica che stiamo attraversando” , commenta Benito Ciriaci, proprietario e fondatore dall’azienda. Nel progetto inoltre è stata introdotta la costruzione di una “camera bianca” finalizzata alla produzione di preparati e affettati in vaschetta.

“Si tratta di una struttura con una superficie di 6 mila metri quadrati, dove attualmente abbiamo già avviato alcune linee produttive. Dovremmo completare l’operazione entro settembre 2011. Anche questo è un investimento volto a migliorare ulteriormente la qualità dei nostri prodotti. Il nuovo stabilimento, infatti, vanta le ultime e più moderne tecnologie nel settore agro-alimentare”, come spiega Franca Ciriaci. Da oltre 50 anni il successo dell’azienda marchigiana si è affermato seguendo una strategia da sempre improntata alla cura della qualità dei prodotti e alla soddisfazione del cliente, nonostante la maggior parte dei mercati sono oscurati da una difficile congiuntura economica che ancora oggi stenta a dare segni di ripresa, la casa Ciriaci continua ad investire in progetti di sviluppo e innovazione.

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Settimana dell’Orientamento di Ancona: grande interesse e migliaia di ragazzi Quattro giorni di incontri con gli espositori, seminari, workshop, test, laboratori e attività di orientamento per i ragazzi delle scuole superiori. La Provincia di Ancona punta sul futuro dei giovani e sulla loro formazione

È

stato un vero successo l’edizione 2010 della Settimana dell’Orientamento, l’iniziativa che la Provincia di Ancona ha ideato e promosso presso la Fiera del capoluogo dorico. Quattro giorni - dal 23 al 26 novembre - per capire meglio le proprie attitudini, cosa studiare, dove formarsi e lavorare, attraverso incontri con università, ordini professionali, esperti ed ospiti illustri. Le migliaia di ragazzi in uscita dalla scuola secondaria superiore che ogni giorno hanno visitato il Salone, oltre a prendere contatto con i quaranta espositori presenti, hanno seguito seminari mirati, workshop ed incontri con i professionisti, per conoscere tutti gli aspetti delle varie professioni. Ma i tanti studenti si sono anche cimentati in test di orientamento, percorsi personalizzati e giochi (come il Cruciorienta e il Gioco dell’Oca) finalizzati a conoscersi meglio e conoscere il mondo del lavoro. Tra le attività che hanno riscosso maggiore successo annoveriamo senz’altro la realizzazione del videocurriculum: i ragazzi hanno infatti avuto l’opportunità di registrare la versione video del proprio curriculum sotto la guida di operatori esperti. Inoltre, a disposizione dei visitatori c’erano gli operatori dei CIOF della Provincia – i Centri per l’Impiego, l’Orientamento e la Formazione – che hanno gestito un laboratorio ludico-creativo articolato in quattro tappe, costruito per far riflettere intorno ai passaggi fondamentali per il compimento di scelte consapevoli in ambito lavorativo o formativo. Quattro giorni intensi di appuntamenti che hanno visto protagonisti, accanto ai ragazzi, molti per36

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positivi, perché nonostante le difficoltà prodotte anche nel nostro territorio dalla crisi economica, scuola e università da un lato, imprese e professioni dall’altro, spingono per fare sistema e progettare il futuro in maniera condivisa, individuando e riconoscendo a un ente come la Provincia un ruolo centrale”. “La Settimana dell’Orientamento – ha affermato la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande – si inserisce nel processo di potenziamento e riqualificazione del sistema scolastico provinciale nel suo insieme che il nostro ente sta portando avanti. Un appuntamento che segue il lavoro svolto in queste ultime settimane con l’approvazione del Piano di programmazione della rete scolastica, ponendo l’attenzione su uno dei passaggi più delicati per il futuro dei ragazzi: cosa fare dopo il diploma. Compiere la scelta giusta, infatti, è fondamentale per il loro futuro professionale e formativo”. sonaggi, a partire dalla madrina - la “Iena” Elena Di Cioccio - che ha intervistato uno degli ospiti, Alessandro Rosina, autore del libro “Non è un paese per giovani. L’anomalia italiana: una generazione senza voce”, in una sala gremita di giovani. Tra i momenti salienti, la premiazione, da parte dell’Assessore al Sistema Formativo Maurizio Quercetti, delle classi che hanno partecipato al progetto “Leonardo” presentando i propri video sulle esperienze fatte all’estero. “Anche quest’anno – ha spiegato l’assessore Quercetti - registriamo una risposta importante dalle varie categorie in termini di attenzione e proposte. Sono segnali

Dipartimento II Settore Istruzione Formazione Rendicontazione Lavoro - Area Istruzione e Formazione Professionale


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Unicam, inaugurato il 675° Anno Accademico “Ai nostri studenti dico: siate orgogliosi della vostra Università, stimolatela al miglioramento continuo e guardate lontano senza paura, perché nessuno può rubarvi l’orizzonte, nessuno può sottrarvi il futuro. Ma siate anche consapevoli che nessuno può regalarvelo, il futuro; siete voi che dovete conquistarlo, con determinazione ferrea e motivazione profonda. Sono certo che ce la farete e la vostra Università sarà al vostro fianco, sempre”

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on questo impegno, il Magnifico Rettore Professor Fulvio Esposito ha dichiarato ufficialmente aperto il 675° Anno Accademico dell’Università di Camerino. La cerimonia di inaugurazione, che si è svolta il 17 novembre a Camerino, alla presenza del Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca e del Direttore del TG La7 Enrico Mentana, ha avuto come tema “L’Università che vogliamo per crescere di più, per crescere tutti: il sistema universitario nel contesto delle autonomie regionali”. La mattinata si è aperta con gli interventi del Presidente del Consiglio degli studenti Alessandro Fusari, del rappresentante dei dottorandi stranieri Maria Gabriela Molina, del Garante del personale tecnico-amministrativo in CdA Stefano Belardinelli, e del rappresentante del personale docente e ricercatore Bianca Maria Rinaldi. Con l’entrata in vigore del nuovo Statuto, è notevolmente cambiata anche la governance di Ateneo. Gli interventi del Direttore Amministrativo e dei Direttori delle sette Scuole di Ateneo e della School of Advanced Studies hanno presentato alla platea il nuovo assetto. Dalla relazione del Rettore Esposito è emerso quanto è stato fatto dall’Università di Camerino verso il raggiungimento dei suoi tre obiettivi strategici: essere e rimanere Università, legarsi al territorio, aprirsi al mondo. Unicam ha poi puntato sui giovani di talento e sulla ricerca di eccellenza che essi svolgono in Ateneo. “Nelle ultime tre assegnazioni, il finanziamento ottenuto dai ricercatori Unicam per i Progetti Nazionali PRIN – ha affermato

il Rettore Esposito – ci colloca al sesto posto su 77 istituzioni, preceduti solo da Scuole di settore come il S.Raffaele di Milano, la Normale di Pisa o la Sissa di Trieste. Non solo: tra i 105 progetti finanziati (su quasi 4.000 presentati) dal Fondo per gli Investimenti nella Ricerca di Base, ben tre sono di giovani ricercatori Unicam, una percentuale sei volte superiore al peso dimensionale di Unicam nel sistema nazionale della ricerca”. “Il bilancio di previsione 2011, il più difficile per la Regione - ha detto il presidente Gian Mario Spacca - lancia una sfida a noi stessi e a tutta la comunità, a partire dalle Università: non più contributi a pioggia, ma risorse concentrate su un unico progetto su cui far convergere le energie e le forze migliori delle imprese e delle Università marchigiane. É il progetto Domotica, per arrivare nel 2015 al primo prototipo europeo della casa tecnologica per la longevità attiva. Questo nuovo approccio presuppone anche un ruolo maggiormente unitario del sistema universitario per la crescita sociale ed economica. La Regione auspica che gli atenei marchigiani, attraverso il Crum (il Comitato regionale Università marchigiane), siano in grado di trovare insieme soluzioni integrate, momenti di coordinamento, programmazione comune e progettualità condivisa. Questo può avvenire attraverso un progetto di ricerca di grande respiro, come quello sulla Domotica, che impegna contemporaneamente tutti gli attori di un sistema, sfidati a mettere in gioco, in modo collaborativo ma anche concor-

renziale, le migliori intelligenze di cui sono in possesso”. “Il modello marchigiano - ha detto il Direttore del TG La7 Enrico Mentana - credo possa essere applicato anche al sistema universitario della vostra regione per una proficua e fruttuosa sinergia delle quattro università. Ciò è tanto più realizzabile in una regione che non conosce campanilismi e che sa fare sistema meglio di altre”.

Università degli Studi di Camerino - UNICAM Staff del Rettore per la Comunicazione Palazzo Ducale - P.zza Cavour, 19/f 62032 Camerino (MC) Tel. 0737.402762 - 402755 - 402764 Fax 0737.402100 comunicazione.relazioniesterne@unicam.it www.unicam.info

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UNIVERSITÀ: UN “MUTUO INVISIBILE” Alcune spese che fanno parte della nostra quotidianità tendono a passare inosservate ai più, perché si presentano periodicamente, in dosi apparentemente trascurabili (o quasi), ma soprattutto perché il loro effettivo ammontare totale rimane nascosto da tempi di dilazione molto consistenti

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n continuo stillicidio di poche manciate di euro per volta può generare alla fine un monte di danaro. Un esempio pratico è quello della spesa cui sono sottoposti gli amanti delle sigarette: alcuni libri che aiutano i fumatori ad interrompere il loro vizio fanno proprio leva sull’emersione di dati economici spesso non evidenti, come l’ammontare annuo che si spende un poco per volta, pacchetto dopo pacchetto, accendino dopo accendino, e così via. Sono numerose le forme di dispendio “indolore” (nella percezione, non nelle tasche!) che condizionano pesantemente le nostre finanze, ma fra queste ce ne sono alcune che, a ben vedere, sono inverosimilmente consistenti, come ad esempio la spesa per il mantenimento agli studi dei figli, specialmente all’università. La prima voce che va analizzata è la durata da prendere in considerazione: tre anni? Quattro? Cinque? Molti di più? La transizione tra vecchio e nuovo ordinamento e tra i vari “3+2”, che sembrano più un’offerta di una catena di alimentari, non aiutano affatto. Senza pensare al fatto che non sono poi tantissimi coloro che finiscono il corso di studi nel tempo prestabilito, allungando spesso l’esperienza per alcune altre stagioni. Quindi, si deve pensare ad una spesa che viene somministrata e digerita nell’arco di diversi anni. In secondo luogo, si tratta di un costo complesso, composto da diverse voci: tasse di iscrizione, trasporto (benzina o abbonamenti a mezzi pubblici), libri, pranzi fuori casa e, per chi studia fuori, vitto e alloggio in città dove i prezzi sembrano essere tarati appositamente per falcidiare chi è costretto ad abitarci per motivi di studio o di lavoro.

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Parlando di numeri, ci viene in soccorso una ricerca condotta da Adiconsum, che attesta spese di frequentazione delle facoltà a partire da 712 euro e fino a 1.325 euro (e ovviamente non si parla in questo caso di università private, che hanno verosimilmente costi molto più elevati), spese per libri da 420 a 750 euro, affitti a partire da 250 euro al mese, mense dai 220 euro mensili. L’elenco potrebbe continuare pensando in maniera un pochino più realista: trasporti, qualche piccolo extra, spese di cancelleria, l’esigenza di fare sport (lo si farebbe comunque, magari, ma iscriversi ad una palestra, ad esempio, diventa quasi una necessità per molti quando si è sotto torchio con lo studio), mantenere un minimo di vita sociale se si è fuori casa, rientri periodici per riabbracciare parenti e amici (sempre nel caso di studio in città distanti) e così via. Si parla complessivamente di un monte spese che va dagli 8.000 euro all’anno (ipotesi davvero minima e minimalista) in su. Da moltiplicare almeno per tre (più spesso, per 4, per 5, per 6, ecc.). Si può dire, quindi, che una famiglia italiana può spendere, per mantenere gli studi universitari del figlio, una media di 30-40 mila euro in totale, nella migliore delle ipotesi. I master, categoria eterogenea e vasta di percorsi formativi avanzati, possono costare in media dai 5.000 ai 19.000 euro, con durate dai sei mesi ai due anni. Qui non si vuole parlare di qualità della formazione fornita, perché altrimenti si aprirebbe un altro lungo e dolorosissimo capitolo per una gran parte dell’istruzione pubblica; rimanendo quindi nel semplice ambito economico, siamo di fronte ad un rapporto spese tra master e università che è almeno di 1 a 4, con una media plausibile che si attesta sull’1 a 6. La beffa finale? La qualifica universitaria (fatte salve le dovute eccezioni) tende a svalutarsi progressivamente agli occhi dei selezionatori e dei datori di lavoro, mentre si sente sempre di più l’esigenza di una formazione sul campo, fatta attraverso la pratica e il trasferimento di esperienze. In altre parole, pare che l’attestato di un master inizi a valere di più di una laurea. Tutto questo deve far riflettere su numerose cose: il mondo della scuola pubblica, il mercato del lavoro, le aspettative dei

giovani e il potere di spesa delle famiglie. Ma evitando di cadere in tranelli ideologici e politici, qui è sufficiente sottolineare che i conti si devono sempre fare con i totali, e in questi casi nel concetto di “totale” devono necessariamente rientrare non solo tutte le spese effettivamente da sostenere, ma anche il costo in termini di tempo che passa, di opportunità che si presentano o che sfumano, in termini di obiettivi da perseguire e da risultati realmente ottenibili. Il problema è quindi legato anche, anzi si direbbe soprattutto, sulla cosiddetta “attesa inattiva”: durante il periodo di studio, il giovane normalmente riesce al limite a fare un qualche lavoro per mantenersi (solo parzialmente), ma nel frattempo passano gli anni e la carriera rimane congelata o direttamente ai blocchi di partenza. Quindi, nel confronto con i master, la tematica economica non si limita al concetto di costo, ma anche di mancato guadagno: completare prima il percorso di studio (e questo accade senz’altro con il master, che non solo ha una durata minore, ma anche definita a priori) vuol dire affacciarsi prima al mondo del lavoro e questo a sua volta vuol dire avere una

quantità considerevolmente maggiore di opportunità da sfruttare. Il motivo è semplice: si è più giovani e l’azienda è naturalmente più propensa ad investire su risorse fresche e motivate. Lavorare prima e meglio vuol dire iniziare a guadagnare prima. Ipotizziamo un’ottica di quattro anni: • Ipotesi università → la spesa media per la famiglia va dai 30.000 ai 70.000 euro e anche in caso di lavoro temporaneo del ragazzo per mantenersi il costo totale varia di poco. • Ipotesi master → in quattro anni si fa un master di ampio respiro e ci si inserisce anche nel mondo del lavoro. Quindi, a fronte di una spesa di 10.000 euro per un corso di circa un anno di durata, si possono guadagnare nel tempo rimanente almeno 40.000 euro (facendo calcoli su cifre decisamente prudenziali), con un saldo addirittura di + 30.000 euro ossia, anziché una spesa, nel tempo considerato si ottiene un reddito! di Michele Barchiesi m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071.28521

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Master in continuità e sviluppo dell’impresa alberghiera Valorizziamo l’esperienza dell’ospitalità, trasformandola in innovazione per la tua azienda

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aper accogliere i turisti e i visitatori è senza dubbio un mestiere che richiede una grande passione, un’esperienza consolidata e una formazione che si aggiorna continuamente. In un Paese come l’Italia, con il suo patrimonio culturale, storico, paesaggistico ed enogastronomico d’eccellenza, l’accoglienza assume i tratti di un’autentica vocazione, di un’arte di cui far tesoro e alla quale dedicare grandi risorse, in termini di tempo e di preparazione. Le professionalità che si muovono intorno al mondo della recezione percepiscono i rapidi cambiamenti che il settore sta vivendo, con la concorrenza che aumenta a livello sia nazionale che internazionale e con un turista che necessita di risposte interessanti, competitive e in tempi sempre più rapidi. Proprio per fornire ai professionisti del settore gli strumenti per affrontare al meglio le evoluzioni, le sfide e le difficoltà che le realtà recettive stanno vivendo, la Sida mette a disposizione degli operatori del settore un nuovo indispensabile strumento. Nasce, infatti, il “Master in continuità e sviluppo dell’impresa alberghiera”: si tratta di un’offerta formativa di altissimo livello, rivolta ad un target di professionisti come albergatori ed imprenditori che già operano nel settore, ma che vogliono dotarsi di un valore aggiunto, di un nuovo prezioso metodo per vincere le sfide della competitività e della modernità. Superare i limiti della stagionalità, saper soddisfare una clientela sempre più esigente, portare nel presente e nel futuro l’esperienza che si tramanda da generazioni. Tramite le nuove conoscenze e competenze che il Master Sida fornisce ogni professionista troverà il modo più efficace per dare alla propria struttura un nuovo input, una ritrovata vitalità che i clienti sapranno cogliere ed apprezzare.

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Sida Group “I master” dal 1985 Strategia, Consulenza, Formazione Da oltre vent’anni Sida è al fianco delle imprese fornendo loro non solo consulenze mirate e specifiche, ma anche preparando, tramite i suoi Master, nuove classi di professionisti con specializzazioni diverse, che portano innovazione e qualità nel proprio lavoro. Con il “Master in continuità e sviluppo dell’impresa alberghiera” Sida vuole sostenere gli imprenditori in un percorso di innovazione di metodo, che consentirà loro di creare una nuova sinergia con il territorio e di accrescere il proprio potenziale attrattivo, sia verso i turisti italiani, che verso i turisti stranieri che continuano a scegliere l’Italia come destinazione

d’eccellenza. Si tratta di un Master unico nel suo genere, su misura per l’impresa alberghiera italiana e in particolare per quella marchigiana: è infatti il primo Master del genere che, oltre alla possibilità del percorso in aula, offre una soluzione One to One, dove tutte le attività si svolgono direttamente presso l’impresa dell’albergatore, offrendogli un percorso assolutamente tailored, esclusivo, in linea e in armonia con le sue scelte professionali. La filosofia Sida è infatti da sempre quella di mettere al centro del proprio operato l’imprenditore come persona, facendo spiccare le sue potenzialità, valorizzandone le idee e le intuizioni, sostenendolo nel realizzare i suoi progetti. Non solo un Master, ma una ricetta su misura per dare nuova vita all’arte dell’accoglienza Ancora una volta Sida brilla per le sue pionieristiche proposte: il “Master in continuità e sviluppo dell’impresa alberghiera” offre qualcosa in più rispetto ai soliti corsi, proprio perché ogni albergatore opera in un contesto diverso dall’altro. Chi sceglie questo Master sa di avere sin da subito un altissimo valore aggiunto: la soluzione One to one, che porta il Master direttamente in albergo e, tramite le consulenze personalizzate dei professionisti Sida, crea un percorso di rilancio davvero unico. Non le solite teorie generalizzanti, ma risposte mirate, specifiche, contestualizzate, che offriranno ad ogni singolo professionista gli strumenti per scrivere una nuova trama per la vita della propria struttura alberghiera. Ancora una volta Sida centra il suo obiettivo per la piccola e media impresa, ancora una volta è l’impegno in un’ottica di eccellenza che anima le nostre scelte e il nostro percorso al fianco di chi crede nel proprio lavoro e ama distinguersi. Per info: Tel. 071.28521


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Istituzioni

Camera di Commercio di Ancona: debutta il nuovo Comitato per l’Imprenditoria femminile Promuovere, sostenere e valorizzare la cultura d’impresa al femminile: è questo l’obiettivo del Comitato per la promozione dell’Imprenditoria Femminile di Ancona che si è rinnovato nel 2010

A

comporlo sono le imprenditrici di tutti i settori economici, le rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacali, che - in linea con gli obiettivi dell’ente camerale anconetano hanno elaborato sia il programma del loro mandato per il periodo 2010-2014, sia le attività riferite al 2011. Il 2000 è stato l’anno di costituzione del primo Comitato e nonostante i 10 anni trascorsi se ne coglie la sua attualità e lo dimostra anche la grave crisi economica che sta attraversando tutti i settori produttivi e che colpisce particolarmente le imprese femminili che stanno adeguando la propria struttura giuridica e gestionale per vincere le sfide di un mercato divenuto sempre più competitivo. Il Comitato Imprenditoria Femminile di Ancona resterà in carica cinque anni, coincidenti con il mandato del Consiglio Camerale ed è rinnovabile per una sola volta. Le componenti sono dieci, tutte new entry, con eccezione della rappresentante delle organizzazioni sindacali, già presente nella precedente formazione guidata da Cristina Gorajski, che ha lasciato il posto ad Adriana Bandoni, rappresentante CNA. Con lei a presentare componenti e programma del nuovo Comitato, lo scorso 9 dicembre, il Presidente di Camera di Commercio Rodolfo Giampieri, la Vice Presidente del Comitato Gail Hagglund (rappresentante Confartigianato e vincitrice del premio Impronta Innovazione nel 2008). Ciascuna delle dieci imprenditrici ha inoltre preso la parola raccontando se stessa e il nuovo impegno a favore dell’imprenditoria femminile. Sono dunque interve-

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nute: Carmen Carotenuto (rappresentante Organizzazioni Sindacali), Donatella Bolletta (rappresentante Confindustria Ancona), Fiorella Della Ceca (rappresentante Associazione Bancaria Italiana), Francesca Gironi (rappresentante Coldiretti), Giuditta Politi (rappresentante Confederazione Italiana Agricoltori), Roberta Albonetti (rappresentante Confesercenti), Serena Aguzzi (rappresentante Confcommercio). Tra le componenti del Comitato anche Aurora Cercenelli - Rappresentante Confcooperative. Con il programma di mandato è stato illustrato anche il bando di concorso rivolto alle imprenditrici d’oltre Adriatico. Infatti, il Tavolo di lavoro sull’Imprenditoria femminile del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio - in collaborazione con la Camera dell’Eco-

nomia Croata, la Camera di Commercio di Ancona e la Provincia di Ancona -, ha promosso un bando di concorso per la concessione di premi alle imprese femminili innovative dell’Adriatico e dello Ionio volto, a riconoscere e valorizzare le potenzialità delle imprese femminili dell’area. In particolare il Concorso, che ha ottenuto il patrocinio di Unioncamere, intende premiare le imprese femminili che si siano distinte per l’originalità e l’innovazione dell’attività, per la messa in atto di buone pratiche in ambito sociale e ambientale e per la valorizzazione delle risorse umane, anche attraverso la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita. Per info: www.an.camcom.it sni@an.camcom.it Tel. 071.58 98 291-218


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Bandi

I CONTRIBUTI E GLI INCENTIVI SUDDIVISI PER REGIONE marche

⇒ POR FESR MARCHE 2007/2013 “Incentivi alle imprese per stabilizzazione dei contratti a termine” Contributi alle imprese che trasformano contratti di lavoro a termine in contratti di lavoro a tempo indeterminato (2.500 euro se full-time, il contributo diminuisce proporzionalmente alle ore se il contratto è part-time) “Bando di accesso al contributo regionale per il sostegno contratti di solidarietà difensivi per imprese escluse dal campo di applicazione della CIGS” Contributo pari ad ¼ del monte retributivo non dovuto a seguito della riduzione dell’orario di lavoro in favore delle imprese che hanno sottoscritto accordi collettivi nazionali SCADENZA 31/12/2010 “Fondo di garanzia per investimenti in energie alternative e risparmio energetico” Il Fondo è finalizzato a sostenere gli investimenti finalizzati all’utilizzo di fonti da energie alternative e al risparmio energetico. E’ prevista anche la possibilità di intervenire con cogaranzia e controgaranzia DAL 02/08/2010 PROCEDURA A BANDO APERTO ⇒ POR FSE 2007/2013 “Prestito d’onore regionale per la creazione di nuove imprese” Concessione di un finanziamento agevolato da parte della Banca delle Marche S.p.A.(max 50.000 euro – t.rif. 3,20%) da restituire in 6 anni e da utilizzare per fare fronte alle spese di costituzione, agli investimenti e alla gestione della nuova iniziativa economica; è ammissibile la costituzione di nuove attività d’impresa in tutti i settori di attività, ad esclusione dell’agricoltura e dell’industria del carbone. E’ ammissibile anche la rilevazione di un’attività già esistente purché non gestita da familiari. SCADENZA 31/12/2011 ⇒ FONDI DI GARANZIA E ACCESSO AL CREDITO “Contributi alle PMI per la riduzione dei tassi di interesse sui finanziamenti erogati dagli

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istituti di credito convenzionati” LEGGE 949/52 - contributo in c/interessi per le operazioni di credito artigiano (finanziamento MIN 10.329,14 MAX 350.000 euro, tasso agevolato pari al 60% t.rif.) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 1,5% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia. LEGGE 240/81 - contributo in c/canoni per le operazioni di locazione finanziaria da parte delle imprese artigiane (finanziamento MIN 10.329,14 - MAX 350.000 euro, tasso agevolato pari al 60% t.rif) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 1,5% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia BANDO APERTO ⇒ FONDAZIONE MARCHE “Start-up di imprese innovative” Promozione e creazione di nuove imprese nella Regione Marche, fornendo agli aspiranti imprenditori un contributo finanziario (partecipazione al capitale o prestito d’onore) e il supporto di tutor nella pianificazione e gestione dell’attività da intraprendere, con lo scopo di contribuire al conseguimento dei risultati auspicati “Start Up di imprese innovative realizzate a seguito di ristrutturazioni o riconversioni” Finanziamento ( partecipazione al capitale o prestito d’onore) in favore di imprese che originano da ristrutturazioni o spin-off di aziende in crisi e in ristrutturazione e si collocano nella medesima area. BANDI APERTI FINO AD ESAURIMENTO FONDI ⇒ PROVINCIA DI PESARO-URBINO “Incentivi alle PMI per spese di consulenza” Contriubuto a fondo perduto (75% spese ammissibili MAX 12.000) per spese di consulenza e check-up aziendali finalizzati a diagnosi organizzativo/gestionale e di posizionamento strategico delle PMI, favorire l’introduzione di innovazioni e la qualificazione dei modelli produttivi. PROROGATO AL 30/06/2011 O ESAURIMENTO FONDI

ABRUZZO

⇒ REGIONE ABRUZZO “Contributi per le imprese artigiane LEGGI: 240/81 e 949/52” Contributi in c/interessi (spesa ammissibile max. 500.000 euro, contributo dal 35% al 100% tasso di riferimento) e in c/canoni (max 500.000 euro, dal 35% al 100% t.rif.) per attività di ammodernamento, ampliamento e ristrutturazione di immobili ovvero acquisti di macchinari o materiale. FINO 30 GIUGNO 2011 ⇒ PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 “Programma regionale di Consolidamento delle passivita’ a breve” I debiti bancari a breve delle Piccole e Medie imprese abruzzesi, con scadenza entro i 12 mesi (ad esempio anticipi su fatture, scoperti di conto corrente), potranno essere consolidati in un finanziamento a cinque anni, il cui importo non potrà superare i 250mila euro. Il contributo spettante alle imprese è pari al 100% del tasso di riferimento indicato e aggiornato con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (che dal 1 ottobre 2009 è del 2,45%). BANDO APERTO ⇒ P.O.R. FESR 2007-2013 DESTINATO ANCHE ALLE IMPRESE AGGREGATE A POLI DI INNOVAZIONE “Promozione delle PMI attraverso servizi qualificati” Contributi in conto capitale a fondo perduto (contributo massimo 200.000 euro come da regime “de minimis”) finalizzati a sostenere spese in servizi qualificati di primo livello e specializzati. SCADENZA 15 FEBBRAIO 2011

EMILIA ROMAGNA

⇒ POR FESR 2007/2013 “Accreditamento istituzionale delle strutture di ricerca industriale e trasferimento tecnologico della regione Emilia-Romagna” E’ aperta la procedura di presentazione delle domande di accreditamento Possono presentare domanda di accreditamento le


Strutture espressamente dedicate, e aventi come ambito prevalente di attività la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico, costituite da Università (anche attraverso loro centri), enti di ricerca, altri organismi di ricerca pubblici e privati oppure costituite presso imprese. SCADENZA 30/06/2011 ⇒ REGIONE EMILIA – ROMAGNA “Fondo di cogaranzia regionale per l’accesso al credito delle imprese” Il Fondo presta garanzie per le imprese (5080% finanziamento erogato max 1.500.000 euro) a fronte delle seguenti operazioni: a) finanziamenti chirografari o assistiti da garanzia reale o aperture di credito, di durata non superiore a 120 mesi b) locazioni finanziarie immobiliari e mobiliari di durata non superiore a 120 mesi, effettuate per i progetti di investimenti c) operazioni di factoring di durata non superiore a 120 mesi BANDO APERTO FINO AD ESAURIMENTO RISORSE “Sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio” Accordo sottoscritto dalla Regione Emilia Romagna, dal Ministero dell’Economia, dall’A.B.I e dalle Associazione imprenditoriali.per la sospensione dei pagamenti delle P.M.I. nei confronti del sistema bancario, compresi quelli relativi leggi/interventi/misure di incentivazione regionale. BANDO APERTO ⇒ LEGGE 49/1985 “Fondo di rotazione FONCOOPER” Finanziamenti agevolati (max. 500.000 euro) in favore di società Cooperative per la realizzazione di progetti finalizzati all’aumento della produttività o dell’occupazione, alla valorizzazione dei prodotti, alla razionalizzazione del settore distributivo, alla realizzazione o acquisto di impianti nel settore della produzione e della distribuzione del turismo e dei servizi, alla ristrutturazione e riconversione degli impianti BANDO APERTO ⇒ WE TECH OFF “Bando per la creazione di imprese innovative” Progetto per l’erogazione di servizi a favore di gruppi portatori di idee imprenditoriali e startup tecnologiche nelle fasi di incubazione e avvio dell’attività. SCADENZA 31/12/2011 ⇒ LEGGE REGIONALE 40/02 “Finanziamenti per lo sviluppo

e

la

riqualificazione del patrimonio e dell’offerta turistica regionale” Garanzie fideiussorie ( dal 20 al 50%) e contributi in conto interessi (nella percentuale di abbattimento del tasso di interesse stabilita annualmente dalla Giunta regionale) a favore di Operatori turistici associati a consorzi-fidi e cooperative di garanzia per investimenti riguardanti strutture ricettive come alberghi, campeggi, villaggi turistici, ostelli; stabilimenti balneari, imbarcazioni e punti di ormeggio; stabilimenti termali e strutture ricettive poste in aree termali; esercizi di ristorazione (solo in alcuni casi). BANDO A SPORTELLO FINO AD ESAURIMENTO FONDI ⇒ LEGGE REGIONALE 41/97 “Riqualificazione e valorizzazione della rete commerciale” Interventi nel settore del commercio per la valorizzazione e la qualificazione delle imprese minori della rete distributiva. I contributi sono previsti per: a) programmi di intervento locali per la promozione e l’attivazione di “Centri commerciali naturali”, intesi come centri urbanizzati a vocazione commerciale di aree urbane centrali, di aree periferiche, di centri urbani minori e di frazioni finalizzati ad attivare processi di rilancio socio-economico dell’area attraverso opere di miglioramento del contesto fisico e di formazione di partnership pubblico-privato per la promozione dell’area oggetto di intervento. (Art.10 bis). b) assistenza tecnica nella progettazione, nell’innovazione tecnologica e organizzativa per la promozione di esercizi commerciali polifunzionali e per lo sviluppo del commercio elettronico. (Art.11). LE SCADENZE SONO DEFINITE DA OGNI SINGOLA PROVINCIA

⇒ MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Modalità di intervento nel capitale di rischio delle PMI” Partecipazione di risorse pubbliche in operazioni finanziarie che saranno proposte e gestite dai soggetti intermediari (banche e intermediari finanziari). Gli interventi nel capitale di rischio sono intesi come il finanziamento equità e quasi-equity ad imprese nelle fasi iniziali della loro crescita ed espansione (seed, start-up ed espansione). Le forme tecniche di intervento previste sono: a) Sottoscrizione di quote di fondi di investimento mobiliare di tipo chiuso (max. 50% ammontare complessivo fondo investimento) b) Coinvestimento in fondi di garanzia gestiti dai soggetti intermediari (max. 50% importo investito. Copertura pubblica perdite sottostanti:max.50% inv. garantiti) c) Strumenti finanziari in favore dei soggetti intermediari, destinati all’acquisizione di partecipazioni nel capitale di rischio delle PMI (max.50% importo investito) I BANDI SARANNO EMANATI DAI VARI ENTI CHE INTENDANO EROGARE AIUTI ALLE IMPRESE ⇒ MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI “Bando a sostegno dell’inserimento occupazionale” Contributi per l’inserimento occupazionale a favore di micro e piccole imprese dell’artigianato e del commercio (turismo). Il massimo erogabile per ogni impresa richiedente il contributo è fissato in 25.000 euro. Il contributo all’inserimento occupazionale, avente natura di integrazione del salario lordo annuo convenzionalmente calcolato su 12 mesi a decorrere dalla data di assunzione/ trasformazione, può essere al massimo di 5.000 euro per ogni lavoratore. SCADENZA 31/03/2011

⇒ CCIAA DI PARMA “Contributi per la sicurezza alimentare” Contributi a fondo perduto (25% spese ammissibili – MAX 3.000 €) al fine di sostenere le imprese che decidono di ottenere certificazioni nel settore agro-alimentare. BANDO APERTO

NAZIONALI ⇒ DELIBERA CIPE 110/2008 “Aiuti di Stato per imprese in difficoltà” Salvataggio o ristrutturazione delle imprese in difficoltà attraverso la concessione di garanzia statale sui finanziamenti bancari contratti dalle imprese stesse BANDO A SPORTELLO dal 5 LUGLIO 2010

Aldo Bruno, Enrico Picchio, Michele Sasso, Alessandro Stecconi, Marco D’Ascanio, Francesco De Nicola Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida Tel. 071.28521 finanza@sidagroup.com

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Internazionalizzazione

Il “Sistema Marche” da Mosca a Shangai Dopo l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, in occasione della presentazione del programma promozionale 2011 della Ex.It Azienda Speciale della Camera di Commercio di Macerata, il Presidente Luca Bartoli ha voluto sottolineare che insieme alle altre Aziende Speciali delle Camere di Commercio marchigiane anche la Regione intende interagire con un programma di attività comune che sarà quindi un programma del “Sistema Marche”

Luca Bartoli

U

na presenza non soltanto di immagine del territorio ma anche sostanziale, contribuendo sia nell’organizzazione, che nell’apporto finanziario. “Questo – ha sottolineato Luca Bartoli – ci consente di partecipare alle fiere internazionali, a fianco dei nostri espositori, presentando le eccellenze del territorio, a dimostrazione che certi prodotti di alta qualità non nascono per caso nelle Marche ma sono frutto di una tradizione antica, di una cultura raffinata, di una civiltà che ci ha consentito di portare la qualità della vita ai più alti livelli con un record di longevità veramente invidiabile”. “Ma la presenza della Regione alle rassegne più significative, accanto alle Camere di Commercio, alle Aziende Speciali, alle Province e agli Istituti di credito di volta in volta interessati alle manifestazioni fieri-

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stiche nazionali e internazionali – ha continuato Bartoli – significa che finalmente si è fatto sistema, che si lavora tutti insieme in sintonia, e che dietro alle imprese che espongono i loro prodotti di eccellenza, ci sono le istituzioni che fanno squadra; riusciremo ad uscire dalla crisi e ad imporre i nostri prodotti in Italia e all’estero soltanto rimanendo uniti e presentando, accanto alle calzature, agli strumenti musicali, all’abbigliamento e quant’altro, l’immagine di un territorio ricco di eccellenze, ospitale, in una parola un territorio da vivere, da visitare”. Tutte le fiere indicate nel programma hanno analoga importanza in quanto ciascuna di esse può significare una svolta produttiva per qualcuno o per molti dei nostri espositori. Tuttavia ci sono alcuni eventi di eccellenza ai quali è riservata

una particolare attenzione. Tra questi la Fiera MICAMShoevent di Milano, che è il più prestigioso salone internazionale dedicato alla calzatura di livello medio-alto e alto. Sulla scia della positiva esperienza del 2010, verrà riorganizzato uno spazio istituzionale come luogo di promozione del territorio e punto di riferimento per le aziende; l’iniziativa promossa dal sistema camerale gode del sostegno della Regione Marche, con il coordinamento dell’Azienda Speciale Fermo Promuove e della EX•IT. Anche la Fiera Consumexpo (patrocinata dal Governo e dalla Camera di Commercio russa) rappresenta una grande opportunità per promuovere il Made in Italy e la EX•IT intende riservare la partecipazione alle aziende del settore calzature/ pelletteria e accessori.


Non da meno la Fiera MOC Moda Made In Italy, che ha consolidato nel tempo il proprio ruolo di fiera commerciale di importanza strategica per il mercato calzaturiero italiano di livello medio-alto e alto. E’ un appuntamento irrinunciabile per gli operatori del settore calzaturiero del Centro Europa, in particolare della Germania meridionale, dell’Austria e della Svizzera. Sono in programma anche diverse mostre autonome della calzatura italiana e dell’abbigliamento, organizzate dall’ICE nei più prestigiosi hotel di Tokio, Osaka, Almaty, Pechino, Mosca, Hong Kong, Beirut, Parigi. Grande importanza riveste la Fiera FFANY di New York, che riunisce tutta la moda della calzatura e degli accessori in un unico salone. La Fiera CPM di Mosca, Collection Prèmiere Moscow, è una fiera internazionale dedicata all’abbigliamento ed accessori moda. La Fiera MAGIC di Las Vegas è punto di incontro tra migliaia di dettaglianti nonché di catene di negozi americane ed internazionali con più di 4.000 produttori di abbigliamento e accessori uomo, donna, bambino. Invece la più grande piattaforma mondiale del business per il settore dell’economia alimentare la si trova alla Fiera Anuga di Colonia, che ogni due anni si rivolge esclusivamente a visitatori professionali. Una prestigiosa occasione per promuovere il territorio la avremo in concomitanza dello svolgimento della MUSIC CHINA di Shanghai, uno degli appuntamenti più importanti a livello internazionale, cui partecipano le aziende del settore degli strumenti musicali. L’ evento consentirà di sviluppare sinergicamente la promozione dell’intero territorio quale ampia vetrina anche per le nostre tipicità enogastronomiche, culturali e paesaggistiche.

EX•IT Azienda Speciale della Camera di Commercio di Macerata T. 0733 23 44 67 Fax 0733 234480 e.mail exit@mc.camcom.it www.exitonline.it

PROGRAMMA ATTIVITÀ ANNO 2011. FIERE / EVENTI Abbigliamento • MODA ITALIA Tokyo 1° ediz Calzature • MICAM Milano 1° ediz Calzature pelletteria • CONSUMEXPO Mosca • M.O.C. Monaco 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Tokyo 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Almaty 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Mosca/Novosibirsk 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Hong Kong 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Beirut/Parigi 1° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Kiev 1° ediz • Mostra Autonoma FFANY New York 1° ediz Moda • MAGIC Las Vegas 1° ediz • CHIC Pechino 1° ediz • C.P.M. Collection Premieren Moscow Mosca 1° ediz

Agroalimentare • ANUGA Colonia • TUTTO FOOD Milano Strumenti musicali • Iniziativa collaterale presentazione territorio in occasione della MUSICH CHINA di Shangai Mobili • CROCUS Mosca Edilizia Complementi Costruzioni • BIG 5 Dubai • BIG 5 Jedda, A.Saudita Metalmeccanico • HANNOVERMESSE Hannover Settori vari • MATCHING Milano • CIFIT Xiemen Cina

INIZIATIVE 2011 IN FASE DI PROGETTAZIONE. FIERE / EVENTI Abbigliamento • MODA ITALIA Tokyo 2^ ediz Calzature • MICAM Milano 2° ediz Calzature pelletteria • CONSUMEXPO Mosca • M.O.C. Monaco 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Tokyo 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Almaty 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Pechino 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Mosca/Novosibirsk 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Hong Kong 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Beirut/Parigi 2° ediz • Mostra Autonoma SHOES FROM ITALY Kiev 2° ediz • Mostra Autonoma FFANY New York 2° ediz

Moda • MAGIC Las Vegas 2^ ediz • CHIC Pechino 2^ ediz • C.P.M. Collection Premieren Moscow Mosca 2^ ediz Agroalimentare • MERANO WINE FESTIVAL Merano Edilizia Complementi Costruzioni • Workshop Croazia Argenteria, articoli da regalo • AUTUMN FAIR Birmingham Incoming Buyers • Incoming buyers moda

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Imprese

Dinets, un premio al coraggio Per il direttore generale Andrea Annini, gli eccellenti risultati della DiNets di Osimo sono dovuti a più fattori: forti investimenti in innovazione e in risorse umane, ricerca di partnership adeguate e diversificazione

D

irettore, cosa può dirci del fatturato di DiNets degli ultimi due anni? “Il 2009 ha visto un aumento del fatturato di più del 23 per cento, che ha consolidato il risultato già eccezionale avuto nel 2008 (+ 84 per cento). Nel 2010 il dato previsionale prevede ancora un aumento del fatturato di circa il 22 per cento rispetto al 2009. Questi dati, visti in un contesto di crisi economica generale e in particolare del settore, confermano la validità delle scelte operate dall’azienda nell’ultimo triennio”.

Quali sono i motivi di tale incremento? “DiNets ha diversificato l’offerta iniziale e a differenza di altre aziende del settore (con fatturato similare) si è rivolta ad un mercato medio-alto. In particolar modo si è specializzata nell’ICT (rivolto all’innovazione nella Pubblica Amministrazione) e ha ampliato i servizi a livello nazionale. Si è quindi accreditata con partner di rilevanza internazionale come Telecom Italia, HP e Siemens e ha investito nelle risorse umane, aumentandone esponenzialmente il numero e la professionalità. Le certificazioni al massimo livello conseguite con i vendor (HP NET e Siemens Enterprise in primis) hanno abilitato la società ad operare con clienti di forte rilevanza nazionale e regionale come Fintecna, ASUR, Az. Osp. Riuniti Ancona, Regione Marche, Forze Armate, Enti Governativi, Alitalia, ecc. L’ampliamento del mercato a livello nazionale e la continua diversificazione in settori fortemente innovativi (ad esempio con la nostra produzione di applicazioni

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Andrea Annini


Mondo Lavoro

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specifiche nell’ambito sanitario) hanno determinato e stanno determinando la nostra forte crescita. Voglio però aggiungere una componente fondamentale per qualsiasi successo: il divertimento”. In che senso? “In azienda si respira l’entusiasmo, e una completa partecipazione e dedizione di tutti i miei collaboratori, senza i quali non sarebbe stato possibile raggiungere nessun risultato”. Per certi aspetti è un dato in controtendenza nel settore in cui operate. Condivide? “In effetti il dato è in controtendenza ma premia scelte - come l’assunzione di nuove risorse e professionalità e l’apertura di nuove sedi - che potevano sembrare molto coraggiose, soprattutto nei momenti più gravi della crisi internazionale”. Il rapporto con le banche? “L’attenzione mostrata dall’azienda ai rapporti con gli istituti bancari si è rivelata un fattore molto importante: ci ha permesso di aumentare il fatturato senza avere criticità finanziarie”. Nonostante la crisi… “Crediamo che la crisi rappresenti un’opportunità in quanto costringe le aziende a riorganizzarsi, creare sinergie e quindi ad investire in ICT per ridurre i costi ed ottimizzare i processi. Il nostro obiettivo è quindi aiutare i clienti a creare nuovi modelli di business basati sulla velocità, sulla condivisione, sulla collaborazione, sulla flessibilità, con l’ausilio delle nuove tecnologiche di comunicazione e di rete”. Parliamo di processi di internazionalizzazione, ricerca e sviluppo, occupazione: che rapporto avete con questi fattori? “L’azienda ha nei prossimi anni l’obiettivo di internazionalizzarsi, in particolar modo con i prodotti ICT più innovativi di nostra produzione, come il MEDIAWEB®, piattaforma modulare interattiva per la gestione dei dati clinici e la distribuzione dei contenuti multimediali”. Perché è un prodotto innovativo? “In estrema sintesi la sua architettura in50

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novativa si basa sulla presenza di un dispositivo elettronico a bordo del letto del paziente per rendere fruibili una serie di servizi al personale medico e al degente. Il processo di internazionalizzazione è già iniziato nei mercati del Nord Africa (Egitto e Tunisia)”. Il settore dell’ICT in Italia come sta? “L’information technology italiana è ancora in crisi, ma ci sono piccoli segnali di risveglio. Quello che preoccupa di più, però, è la quasi totale assenza di una politica governativa che favorisca le aziende del settore e la competitività sul mercato internazionale. Per la crescita competitiva ed occupazionale occorre sostenere la ripresa degli investimenti in innovazione. Da parte della politica ci aspettiamo incentivi stabili per le imprese che innovano e che si uniscono in consorzi, reti di aziende o anche tramite acquisizioni, nonché la modifica delle regole delle gare nel settore pubblico, che vanno focalizzate sulla qualità dei servizi informatici e non sul mero ribasso delle tariffe. La finalità deve essere quella di sostenere la domanda IT, premiando le aziende italiane che usano la leva tecnologica per migliorare la propria efficienza/produttività”.

Andrea Annini

Dal 2003 alla guida di DiNets, oltre 25 anni di esperienza nell’aiutare i clienti a soddisfare le loro sfide di business più esigenti, ha ricoperto in passato diverse posizioni di responsabilità in Siemens e successivamente in Telecom Italia. Grazie all’esperienza maturata e sempre più mirata al core business DiNets, da oltre sette anni governa la crescita costante dei ricavi e degli utili aziendali Più in generale, quali sono le prospettive del territorio marchigiano? “La nostra regione è in una posizione di eccellenza tra le regioni italiane per sviluppo, benessere e qualità della vita. Per mantenere e sviluppare ancora questa posizione le aziende devono crescere. Servono inoltre una maggiore qualità al sistema produttivo e una maggiore rete fra aziende similari, non soltanto a livello regionale. Si devono aumentare, anche con l’intervento della Regione Marche, le infrastrutture ICT per colmare le carenze che esistono sul territorio. Questo ci permetterà di affrontare i mercati nazionali ed internazionali in modo concorrenziale”.


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Speciale economia e finanza

Economia e finanza

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SPECIALE

Innovare e fare rete: è senza dubbio questa la strategia che le aziende devono affrontare con urgenza, se vogliono risultare vincenti e competitive. Fare rete significa creare una sinergia con tutte le realtà che ruotano intorno alle aziende: mondo del lavoro, istituzioni e banche. Le informazioni devono essere veicolate in modo più puntuale e rapido ed è necessario monitorare gli andamenti dei mercati, per operare cambiamenti di rotta quando risulta necessario e aggiustare il tiro quando una strategia non risulta efficace. La crisi iniziata nel 2008 ha mostrato che l’attuale sistema economico e finanziario internazionale, così com’è, non può funzionare. È mancata proprio la rete, che avrebbe dovuto fungere da supporto e da volano per le aziende. Se, di fatto, la crisi ha portato alla chiusura di numerose aziende, al contempo è emersa la capacità di molti di cogliere l’urgenza di un cambiamento come opportunità per modernizzarsi, ottimizzare le risorse, rafforzare il legame e la sinergia con gli altri attori del tessuto economico. Questo giro di boa implica la rinuncia a quelle attività e a quegli atteggiamenti che risultano poco produttivi e la valorizzazione di ciò che, invece, è il talento, la creatività, la capacità di aprirsi, anche all’internazionalizzazione. In questo processo sarà fondamentale l’efficacia e l’immediatezza del dialogo e del confronto tra le parti, che non potranno ignorare le ragioni l’uno dell’altro. Le imprese e le banche, così come le istituzioni, dovranno lavorare con maggiore sinergia ed elasticità; tale coordinazione permetterà di ottimizzare le risorse e creerà nuovi posti di lavoro, garantendo una maggiore stabilità e uno sviluppo continuo.

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Speciale economia e finanza

Sistema creditizio ed imprenditori marchigiani: un connubio possibile? Call World - GGF Group, società specializzata in indagini di mercato, ha rilevato per Mondo Lavoro il grado di soddisfazione delle imprese marchigiane nei rapporti con le banche che operano sul territorio

Distribuzione intervistati per settore

I

l sondaggio effettuato questo mese è dedicato al rapporto tra le banche e le imprese. Abbiamo rivolto domande mirate a comprendere la relazione con gli istituti di credito, allo scopo di fare luce su quello che spesso risulta essere un aspetto critico. Nell’ottica della trasparenza e del rispetto della par-condicio che caratterizza Mondolavoro, abbiamo poi coinvolto professionisti del mondo bancario, dando loro la possibilità di replicare e illustrare il loro punto di vista.

Distribuzione intervistati per settore Artigiani 14%

PMI industriali 56%

Commercio 30%

Metodologia operativa Indagine CATI realizzata su un campione di 500 imprenditori ed amministratori delegati di tutte le province della regione Marche

Istituto di credito utilizzato Istituto di credito utilizzato 9%

altro istituto di credito Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana

1%

Banca Nazionale del Lavoro

1%

Banca di Credito Cooperativo di Fano

1%

Banca della Provincia di Macerata

2%

Carifano - Cassa di Risparmio di Fano

2%

Banca di Credito Cooperativo Picena

2%

Banca dell'Adriatico

2%

Banca Monte dei Paschi di Siena Unicredit Banca di Roma non sa/non risponde UBI - Banca Popolare di Ancona Banca delle Marche

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4% 6% 13% 21% 35%


Quali sono i servizi che utilizza?

Grado di soddisfazione dei servizi

Quali sono i servizi bancari che utilizza?

Factoring

13% 13%

Factoring

37% 37%

Leasing Leasing Finanziament

82%

Finanziamenti i

82%

A livello di soddisfazione rispetto ai servizi bancari, il 79% ha risposto sì, il 12% no, il 9% non ha risposto.

Come è cambiato l’accesso al credito rispetto al periodo precedente la crisi? Come è cambiato l'accesso al credito rispetto al periodo precedente la

Accesso al credito a

impossibile 8%

crisi?

migliorato 5% agevole 30%

peggiorato 73%

difficile 62%

invariato 22%

In relazione alla difficoltà di accedere al credito rispetto al periodo precedente la crisi, il 73% degli intervistati ritiene che ci sia stato un peggioramento, il 22% considera la situazione invariata, e solo il 5% rileva un miglioramento. Anche per quanto riguarda l’accesso al credito il dato negativo prevale su quello positivo: il 62% ritiene che sia difficile, il 30% agevole e l’8% agevole.

Nei rapporti di finanziamento la banca pone attenzione al business (cioè al suo progetto imprenditoriale) o si concentra di più sulle garanzie? Nei rapporti di finanziamento la banca pone attenzione al business (cioè al suo progetto imprenditoriale) o si concentra di più sulle garanzie? Altri benefici

1%

Conoscenze personali

1%

Affidabilità

1% 6%

Entrambi

9%

Non risponde

16%

Attenzione al business

66%

Attenzione alle garanzie 0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

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Speciale economia e finanza La banca la assiste nell’evoluzione aziendale oppure si limita ad esaminare le sue richieste?

Secondo lei le condizioni della banca sono allineate Secondo lei le condizioni della banca sono allineate al mercato? al mercato? no 21%

Per quanto riguarda l’assistenza della banca rispetto all’evoluzione aziendale, il 78% degli intervistati ha risposto che la banca si limita a valutare le sue richieste, mentre solo il 22% ha risposto di ricevere assistenza. non sa/non risponde 16%

si 63%

I funzionari della effettuano visite periodiche? I funzionari dellabanca banca effettuano visite periodiche?

Come valuta la banca con riguardo alla professionalità del personale?

si 49% non sa/non risponde 7%

La stragrande maggioranza degli intervistati - il 78% - ritiene che la professionalità della banca sia buona, il 4% la considera ottima, mentre solo l’8% la ritiene insufficiente. Il 10% degli intervistati non ha risposto.

no 44%

Come valuta la banca con riguardo alla vicinanza territoriale del potere decisionale?

Per il 70% la vicinanza della banca con riguardo all’aspetto territoriale del poter decisionale è buona, per il 4% ottima, mentre per il 16% risulta insufficiente. Il 10% degli intervistati non risponde.

Come valuta la banca con riguardo alla tempestività nelCome disbrigo delle pratiche? valuta la banca con riguardo alla tempestività nel disbrigo delle pratiche?

non sa/non risponde 8%

ottimo 7%

insufficiente 14%

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buona 71%


Utilizza servizi accessori? Se si, quali?

Utilizza servizi accessori? Se si, quali?

Non utilizza servizi accessori

60%

POS

19%

servizi su estero

12%

cassette di sicurezza

5%

custodia e gestione di titoli

5%

non sa/non risponde

3%

home banking

2%

carte di pagamento

2%

investimenti

2% 1%

servizi assicurativi 0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

I suggerimenti degli imprenditori I suggerimenti che gli intervistati darebbero al mondo finanziario sono diversi, a partire dalla richiesta di un accesso al credito facilitato. Si auspica anche una maggiore fiducia nelle aziende che si impegnano in prima persona, investendo il proprio capitale. In molti sentono la necessità di cambiare modello di fare business, per essere più sensibili alle esigenze aziendali e vorrebbero che le banche non si comportassero come operatori finanziari, fornendo risposte più veloci e maggiori finanziamenti ed eliminando la burocrazia. Gli intervistati chiedono una maggiore vicinanza delle banche alle esigenze degli utenti, maggiori garanzie di trasparenza e che si guardi di più alla realtà dell’impresa. In definitiva, per migliorare la relazione tra istituti di credito e aziende, si chiede di guardare più al lungo periodo e di valutare meglio ogni singolo caso.

a cura di GGF group via Albertini, 36 blocco I1 - 60131 Ancona f.digiulio@callworld.it

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Speciale economia e finanza

“Attenzione alle garanzie? Colpa della sottocapitalizzazione delle aziende” Per Massimo Bianconi, Direttore Generale di Banca delle Marche e Presidente della Commissione Regionale Abi Marche, attorno al problema dei finanziamenti e delle garanzie, “imprese e banche devono fare assieme un discorso virtuoso”

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ottor Bianconi, il sondaggio parla chiaro: per gli imprenditori marchigiani le banche si limitano per lo più ad esaminare le richieste senza fare attività di assistenza. Lei come risponde? “Innanzitutto è d’obbligo una premessa: il mondo delle banche è strutturato, è composto da realtà che seguono politiche commerciali differenziate. Alcune operano bene, altre meno bene, ma ciò che è fondamentale, quando si parla di rapporto tra banche e imprese, è partire da questa considerazione. Non si deve pensare al sistema bancario come un blocco unico. Quindi niente generalizzazioni”. Bene, allora evitiamo generalizzazioni: ritiene che Banca delle Marche possa dirsi esente dalla critica mossa dagli imprenditori? “Le sollecitazioni che provengono dal tessuto imprenditoriale devono essere guardate con rispetto e spesso con attenzione. Però vorrei sottolineare che il nostro istituto ha realizzato recentemente una rivoluzione dal punto di vista organizzativo, dividendo il territorio coperto in 15 zone, ciascuna delle quali coordina 15-20 filiali. La nostra attuale struttura prevede quindi dei capi-zona e ovviamente i direttori di filiale, figura chiave nel dialogo con le imprese”. Ritiene che il nuovo modello organizzativo possa andare meglio incontro alle esigenze degli imprenditori? “Abbiamo voluto realizzare una struttura snella anche con l’obiettivo di aumentare la nostra capacità di ascolto. Però, in risposta alla sua domanda, si deve aggiungere che, certo, la banca dev’essere più attrezzata culturalmente, non vi è dubbio: è però un percorso che abbiamo già in-

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Massimo Bianconi

trapreso. Siamo sulla buona strada”. Da più parti si sottolinea la necessità, ormai improcrastinabile, per le Pmi marchigiane di intraprendere processi aggregativi, di “fare rete”. Altri attori presenti sul territorio sembrano più attenti al fenomeno di quanto non siano le banche. Non è d’accordo? “Nelle Marche c’è una struttura dell’associazionismo imprenditoriale molto valida. Pertanto vi sono tutte le condizioni ottimali per perseguire, anche con il sostegno del credito, quelle politiche di aggregazione tanto auspicate. A questo proposito penso ai Confidi. Non dimentichiamo che in regione ve ne sono ben tre ex 107, a dimostrazione della forte disponibilità ad intersecare le disponibilità dei soggetti interessati a tali processi. Se tutti i protagonisti del territorio lavorano assieme, il risultato è assicurato”. Cosa pensa dell’andamento dell’economia marchigiana? “Dobbiamo essere realisti: il futuro preoc-

cupa, soprattutto sul fronte occupazionale. Le criticità registratesi nel 2010 non è detto che l’anno prossimo si affievoliscano. Nel 2011, poi, per molti lavoratori della regione terminerà la cassa integrazione, con un conseguente ulteriore indebolimento di alcune aree”. Vi sono anche aziende in ottima salute, nonostante tutto... “Certo, quelle che hanno dimostrato una forte capacità di reazione sono state premiate, ma ora occorre creare ricchezza”. Se è d’accordo, torniamo al sondaggio: per gran parte degli imprenditori le banche, nell’esaminare richieste di finanziamento, sono più attente alle garanzie che al progetto imprenditoriale. “Relativamente al problema dei finanziamenti e delle garanzie, imprese e banche devono fare assieme un discorso virtuoso. L’attuale comportamento degli istituti di credito è dovuto ad una serie di motivi, tra i quali la forte sottocapitalizzazione di molte aziende e, purtroppo, una scarsa trasparenza dei bilanci. Certo, sono d’accordo nel dire che l’aspetto delle garanzie debba essere rivisto, ma partendo da un presupposto di trasparenza. E in tale contesto il ruolo del professionista è fondamentale”. Il professionista che affianca l’imprenditore nei rapporti bancari? “Le porto un esempio: la legge 231, sull’antiriciclaggio. Lei lo sa quante insidie sono nascoste dietro i nuovi obblighi di segnalazione? Ecco, qui il professionista ha un ruolo molto importante. Il concetto di rete non vale soltanto per la fase produttiva o distributiva, ma anche per quanto attiene i servizi e le consulenze”. di Guido Guidi


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“La banca deve tener conto delle disposizioni di Bankitalia e delle autorità europee” Per il Presidente della Banca dell’Adriatico, Giandomenico Di Sante, rispetto al passato la responsabilità gestionale di ogni banca è diventata più impegnativa

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residente, cosa rappresenta Banca dell’Adriatico? “E’ un istituto con 220 sportelli distribuiti tra Marche, Abruzzo e Molise e facente parte di uno dei più prestigiosi gruppi bancari d’Italia e d’Europa (Intesa San Paolo, ndr). Banca dell’Adriatico ha un radicamento profondo nelle regioni in cui operiamo”. Però gli imprenditori locali si lamentano anche di questo istituto. “I rapporti con le Pmi li considero molto buoni. Certamente, non con la piena soddisfazione di tutti gli imprenditori, considerato che il periodo che stiamo fronteggiando presenta enormi difficoltà. Noi siamo in grado di offrire prodotti e servizi molto innovativi, ma è altrettanto vero che bisogna migliorare la capacità di dialogo con il mondo imprenditoriale”. Quello che emerge dal sondaggio non è tanto un giudizio sulla varietà dei prodotti, quanto un atteggiamento della banca poco propenso al rischio, ad esempio nella valutazione delle domande di finanziamento. “Io non ho alcun problema a fare autocritica. Però devo dire che vi sono delle difficoltà generalizzate ed indipendenti dalle banche. Anche Basilea II incide sulle nostre decisioni, ma ci adoperiamo per un’interpretazione che sia il meno penalizzante possibile. Stiamo parlando poi delle regole grazie alle quali il sistema ha retto. La banca preferisce sempre valutare il proprio rischio considerando la bontà del progetto imprenditoriale e le capacità manageriali, sicuramente più importanti

di altre forme di garanzia. Teniamo presente poi che se l’imprenditore beneficiario del prestito diventa inadempiente, il danno non è soltanto per il cliente ma anche per la banca”. In sostanza, il comportamento della banca è adeguato alle esigenze degli imprenditori? “Possiamo ribadire che l’erogazione di un finanziamento deve trovare riferimento nella capacità restitutoria del cliente, che – come abbiamo detto – poggia soprattutto sulla bontà del progetto, ed è utile promuovere la massima trasparenza e lealtà nel rapporto tra banca e cliente”.

Cosa può fare di meglio la banca? “Oggi sia alle banche che alle imprese vengono richiesti un grande cambiamento nel modo di operare e una maggiore tempestività nelle decisioni. Infatti il mondo economico e finanziario che è davanti a noi ha subìto grandi trasformazioni. I nuovi equilibri a livello europeo ma anche in un mondo globalizzato, dovranno essere costruiti con convinzione ed entro il minor tempo possibile. Dobbiamo farci carico degli enormi cambiamenti che sono davanti ai nostri occhi. Non si tratta di ignorare il passato, ove si trovano le nostre radici, ma grandi innovazioni sono necessarie per affrontare il futuro. In questo nuovo scenario, la banca è chiamata a svolgere un ruolo importante con responsabilità rilevanti”. Appunto perchè l’economia mondiale sta cambiando, con ripercussioni anche per noi, non Le sembra che la Banca dell’Adriatico, come altri istituti, debba correre verso i cambiamenti necessari? “Confermo che l’autocritica è utile ma sono convinto che Banca dell’Adriatico, ma anche il sistema bancario, abbia molto innovato. E vi è una sufficiente determinazione da parte della Banca dell’Adriatico a rimanere vicino ai tantissimi imprenditori e famiglie che sono cresciuti insieme con la nostra banca, facendo riferimento alle nostre radici, a tutti i nostri dipendenti e alle grandi possibilità di un grande gruppo bancario che ci sostiene quotidianamente in un momento di difficoltà per tutti”. di Alberto Tenan

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“Imprese e banche devono fare entrambe un salto di qualità” Luciano Goffi, Direttore Generale della Banca Popolare di Ancona, auspica uno sforzo comune per affrontare con mentalità nuova la sfida della competizione internazionale, perché “oggi non è più permesso a nessuno ragionare con i vecchi paradigmi”

Abbiamo il dovere di guardare al futuro, di costruircelo da noi il futuro. Solo così usciremo dal torpore della crisi”, esordisce il Direttore, commentando i più recenti dati sulla congiuntura. Costruircelo da noi Direttore … con il sostegno delle banche, che spesso – a sentire gli imprenditori – non è adeguato... “Il ruolo delle banche può essere fondamentale. “Può”, ripeto; il problema è capire se lo è sempre davvero. Mi spiego: il sistema bancario è chiamato in particolare a sostenere quella parte del tessuto imprenditoriale che si sta seriamente impegnando a recuperare la via della crescita; non è assolutamente un compito facile e forse non disponiamo ancora di tutte le competenze necessarie, ma a questa sfida nessuno si può sottrarre”. Per il futuro lo auspichiamo tutti, però al momento consideriamo attendibile un giudizio sulle banche piuttosto severo. “Su questo punto è necessario fare chiarezza. Da metà 2008 e per tutto il 2009 la crisi ha disorientato tutti, comprese le banche che di fronte agli impatti della crisi – quale l’enorme crescita delle sofferenze - hanno adottato in quella fase criteri molto più selettivi e in qualche caso di chiusura. Ma oggi c’è la consapevolezza forte di dover sostenere la ripresa e quindi gli atteggiamenti stanno cambiando in tal senso. Ma il richiamo va appunto rivolto anche all’impresa. L’errore da evitare è quello di pensare che è sufficiente fare impresa come prima o di aggrapparsi al

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tamento delle competenze e dei modelli organizzativi. Ecco, qui noto dei ritardi da parte di molte Pmi”.

Luciano Goffi

compiacimento per i successi passati: … ho creato ricchezza, occupazione, il mio modello di business ha dimostrato di essere valido, quindi non debbo far altro che attendere la ripresa; se la ripresa non arriva la colpa è di qualcun altro (lo Stato, le banche, il sindacato…). E’ un ragionamento comprensibile dal lato umano, anche perché i nostri imprenditori hanno veramente dimostrato in passato grandi capacità; ma ora purtroppo il mercato è cambiato, qui non siamo di fronte semplicemente ad una congiuntura debole, ma ad un cambiamento strutturale delle logiche della competizione. La ripresa della domanda nel mondo c’è, ma purtroppo lontano da noi, ed è là che bisogna spingere le nostre aziende ad andare a vendere, a trovare lavoro; tale prospettiva richiede spesso un cambio di marcia non soltanto quantitativo ma soprattutto qualitativo, di visione strategica, di adat-

Non delle grandi aziende? “Nelle aziende di maggiore dimensione o più strutturate vedo una situazione più equilibrata. Semmai il problema delle realtà più grandi è che, pur avendo ripreso in molti casi a crescere, non stanno creando nuova occupazione e questo è un tema assolutamente da non trascurare. Ma la sfida vera per le nostre banche è quello di sostenere soprattutto il futuro delle PMI, che sono l’asse portante del Paese; la grande azienda ha molto meno bisogno in questo momento di una banca capace di interpretare e favorire il cambiamento del tessuto produttivo italiano che, come sappiamo, è molto frammentato. Quindi dobbiamo concentrarci sulle PMI, portandole ad aprirsi a nuovi mercati, a sposare logiche di rete, a comprendere come tutto ciò dipenda soprattutto dalla loro capacità di dotarsi di un capitale umano adeguato”. Cosa intende dire per “capitale umano adeguato”? “Faccio un esempio: se per anni mi è bastato un ragioniere, ora dovrò avvalermi di un direttore finanziario e di un responsabile commerciale in grado di guardare oltre i confini nazionali”. Un atto di accusa rivolto alle aziende, ma le banche le proprie colpe le avranno pure... “Non vuole essere un atto di accusa, perché le nostre Pmi andavano bene così


per il mercato di ieri, ma oggi debbono fare questo forte scatto di reni. E come dicevo è certo che anche la banca deve cambiare, trovando il modo di superare la semplice logica dei numeri per valutare, oltre al bilancio, anche quello che sul bilancio non è scritto che è appunto il capitale umano e in generale quello che viene definito capitale intangibile. Ma su questo il ragionamento è complesso”. Affrontiamolo. “Oggi gli investimenti necessari alle Pmi non consistono più in macchinari o capannoni, ma in prevalenza in beni immateriali, organizzazione, capitale umano, reti distributive, tecnologie. E’ molto più difficile finanziare un’impresa che riorganizza, ad esempio, la rete distributiva, o fa formazione, o si dota di tecniche di marketing, rispetto ad un’altra che costruisce un capannone sul quale posso iscrivere una ipoteca. Il concetto quindi di un credito che sostiene una strategia, un progetto e che si svincola dalla logica tradizionale della garanzia reale. Le banche sono sufficientemente attrezzate per affrontare questo nuovo approccio? E’ un percorso avviato, ma non breve ed ecco perché dico con forza che il cambiamento deve riguardare sia le aziende che le banche” Quindi banche e imprese sono entrambe destinate a cambiare passo? “A mio giudizio non vi è alternativa all’innovazione. In Italia vi è una cultura di impresa e una cultura della banca in ritardo rispetto ai cambiamenti che nel frattempo il mondo ha compiuto. Ripeto: è tornata nella banca la voglia di investire e di appoggiare la ripresa; ma la paura non è ovviamente del tutto scomparsa perché non siamo ancora fuori dal guado e la difficoltà per noi oggi è individuare i cavalli sui quali puntare e per questo è appunto necessario un nuovo rapporto bancaimpresa, basato sulla condivisione delle strategie e su un dialogo trasparente”. Impresa e credito sono due mondi che non si sono mai parlati tanto... “E’ vero, soprattutto ultimamente; ma occorre essere ottimisti perché questo rap-

porto ha iniziato a migliorare. Come vede il futuro della Pmi marchigiana? “La sfida che essa ha di fronte è quella di riuscire a raggiungere un equilibrio delicato ma essenziale per il Paese: produrre in casa per vendere fuori, internazionalizzare senza delocalizzare. Il che significa creare ricchezza anche per il territorio. Purtroppo oggi vediamo aziende che crescono senza creare occupazione”. Del resto, l’imprenditore ragiona in una logica di economicità. “Si, ma accanto al principio, sacro, del profitto occorre mettere anche un profilo di responsabilità sociale di impresa, concetto che oggi – siamo realisti – non è proprio tra le prime priorità”. Lei prima ha toccato un altro aspetto delicato: la rete. Non pensa che le banche dovrebbero fare di più, compresa la Banca Popolare di Ancona? “Vede, io penso che il contratto di rete sia il tentativo di normare qualcosa che invece deve essere spontaneo per funzionare. Ben venga il contratto, ma il vero problema è farla in concreto la rete. Per quanto riguarda la sua domanda, sappiamo che i processi aggregativi difficilmente nascono dall’iniziativa dei singoli imprenditori: occorre una guida, un regista. E questo ruolo lo debbono sviluppare le associazioni imprenditoriali, le società di consulenza e i professionisti. Mi pare un’evoluzione naturale”. E le banche? “Il nostro contributo alla rete può essere molto importante: si potrebbe ipotizzare ad esempio il riconoscimento di un rating migliore alle imprese che vi partecipano e quindi facilitarne l’accesso al credito”. Un problema che parzialmente ha toccato prima è quello delle garanzie. Stando al sondaggio, le banche sono ancora legate a una concezione vecchia del credito. “E’ vero. Oggi lavoriamo ancora troppo su aspetti numerici, di tipo quantitativo, come il bilancio e la Centrale dei Ri-

schi. Però abbiamo il dovere – lo ripeto – di guardare al capitale immateriale, alla qualità dell’imprenditore e dei suoi uomini, alla sua visione del mercato, al connubio spesso fondamentale tra identità/ territorio e la capacità dell’imprenditore di guardare lontano e di credere nella propria azienda”. Lei Direttore, per la sua storia personale e l’enorme esperienza che ha maturato nel settore, è da sempre un convinto assertore di una figura di banca vicina alle aziende, al contesto in cui opera. Però Banca Popolare di Ancona non sempre si è dimostrata attenta... “Personalmente credo fermamente sul ruolo della banca a sostegno del territorio ed il mio impegno è quello di conciliare tale visione con la necessità al contempo di seguire in modo corretto le regole; e, lavorando in una banca inserita in uno dei maggiori gruppi a livello nazionale, si può comprendere come le regole sono le stesse in tutto il gruppo. Ritengo che la nostra struttura dimensionale ed organizzativa, se da un lato indubbiamente limita un po’ la snellezza e la velocità, consenta però di offrire quei servizi di cui il mercato ha oggi più bisogno, come ad esempio il curare processi di internazionalizzazione delle imprese o favorire il loro rafforzamento patrimoniale; in ogni caso lo sforzo che chiedo continuamente ai miei collaboratori è di mettere sempre il cliente al centro dell’attenzione, coltivare i rapporti umani, vivere il territorio, nel senso più genuino dell’espressione. Voglio anche dire che nel caso di BPA non nascondo che nel 2009 abbiamo profondamente rivisto i nostri crediti, facendo gli accantonamenti necessari a fronte dell’aumento dei rischi,e ciò può aver generato la percezione di una maggiore severità nell’approccio; ma lo abbiamo fatto per avere un bilancio pulito e pronto per dare il nostro contributo alla ripresa ed è questo l’atteggiamento con il quale ci siamo mossi nel 2010 e ancor più ci muoveremo nei prossimi anni”. di Paolo Duranti

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“Non si tratta solo di aprire i cordoni della borsa. Quello che manca è l’accompagnamento delle Pmi in nuovi mercati” Secondo Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera ed autore di numerose pubblicazioni in materia di economia e lavoro, anche le banche dovrebbero essere più attive nella creazione di reti con imprese ed associazioni

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ottor Di Vico, perché nel Suo ultimo libro Lei definisce gli otto milioni di partite Iva esistenti in Italia, la “pancia del Paese”? “Troppo spesso il termine “pancia” viene utilizzato in senso negativo: ad esso si accosta frequentemente un significato spregiativo. Nel mio libro parlo, invece, di una consistente parte del Paese che si sforza quotidianamente di mandare avanti l’economia, di creare occupazione. Insomma, il motore dell’Italia, ma che nonostante tutto non viene considerata a sufficienza ed è vista come una componente amorfa”. Con rischi imminenti per il sistemaPaese? “Diciamo che sicuramente le categorie che descrivo nel libro possiedono una grande capacità di riscossa: i professionisti, gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori coltivano valori che affondano nelle tradizioni e che nelle crisi importanti – come quella attuale – per fortuna emergono”. Dottore, in questo numero della Rivista pubblichiamo un sondaggio sul rapporto tra banca e Pmi. Leggendo i dati si direbbe che gli istituti di credito possono fare molto di più per le aziende. Cosa ne pensa? “Che le banche dovrebbero fare non molto, ma moltissimo di più. Per la verità noto una situazione meno

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Dario Di Vico

Dario Di Vico

conflittuale rispetto a tempo fa”. Intende dire che non vi è una sufficiente sensibilità nell’erogazione dei finanziamenti? “A mio avviso non si tratta più di aprire i cordoni della borsa. Le Pmi hanno bisogno di essere accompagnate alla scoperta di nuovi mercati. Occorre una maggiore integrazione tra aziende e banche proprio sul versante dell’assistenza, soprattutto in un contesto internazionale, più o meno sul modello tedesco. Oggi non si vende più solo un prodotto: ci si deve presentare con una rete, un’organizzazione logistica adeguata, una struttura finanziaria solida...”.

Già vicedirettore del Corriere della Sera (dal dicembre 2004 all’aprile 2009), per il quotidiano di Via Solferino è ora editorialista, occupandosi di economia e di politica. In precedenza aveva lavorato ai quotidiani Gazzetta del Popolo di Torino e Italia Oggi nonché ai settimanali Mondo Economico e Il Mondo. Ha pubblicato tre libri: “Industrializzazione senza sviluppo” (Interconsult), “Profondo Italia”, con Emiliano Fittipaldi (BUR, 2004) e “Piccoli. La pancia del Paese” (Marsilio, 2010), vincendo due premi giornalistici, il Premiolino (2005) e il Premio Sodalitas (2005). Non ci sono già altri organismi che si dovrebbero occupare della promozione del Made in Italy nel mondo? “Vi sono alcune strutture definite dallo stesso Ministro Tremonti enti “folkloristici”. E se lo dice lui...”. E le associazioni imprenditoriali? “Ritengo il loro ruolo estremamente importante, soprattutto con l’obiettivo di esercitare le giuste pressioni nei confronti del mondo del credito”.


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“Oggi l’idea di partenariato tra banche e imprese è un auspicio più che una realtà” Per Ferdinando Cavallini, Direttore della Banca della Provincia di Macerata, “i banchieri devono tornare a fare la fortuna dell’Italia del boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Cioè avere l’intuito di puntare sugli imprenditori seri e con buoni progetti in tasca, senza guardare al passato”

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irettore, la Banca della Provincia di Macerata dove opera? “Attualmente la nostra banca è presente con tre sportelli, a Macerata, Civitanova Marche e Tolentino. Copriamo tutta la provincia e i territori limitrofi - Fermo ed Ancona – in linea con quanto sancito dallo Statuto. I nostri servizi sono destinati a famiglie, imprese e professionisti”. Come Lei sa, l’intervista si fonda su un sondaggio piuttosto chiaro: gli imprenditori non si fidano molto delle banche… “Guardi, io sono qui da pochi mesi, provengo da una pluridecennale attività in Banca d’Italia. E proprio sulla base della precedente esperienza ammetto che quello del rapporto tra impresa ed istituto di credito è un problema aperto, che sicuramente va reinterpretato. E’ vero: c’è la sensazione diffusa che le banche non si curino a sufficienza delle esigenze della clientela”. Ma da direttore di una banca che lavora sul territorio cosa ne pensa? “Per la verità mi pare che con il mondo imprenditoriale abbiamo – come Banca di Macerata - un rapporto molto buono: da parte loro vi è la consapevolezza che cerchiamo di essere una banca diver-

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Ferdinando Cavallini

sa dal tradizionale istituto di credito. Nel senso che siamo attenti alle esigenze dei nostri clienti. Ecco, vorremmo essere partner delle imprese, oltreché che delle

famiglie, che negli ultimi tempi sono state trascurate non poco. E anche il territorio ci deve vedere come partner, come consulenti. I nostri maggiori sforzi vanno in


questa direzione”. Però il malessere degli imprenditori verso il mondo del credito è evidente. “Condivido. E’ per questo che noi vorremmo essere sempre più vicini alle esigenze di tutti: è la nostra mission. Probabilmente quest’idea di partenariato è ancora un auspicio, ma sono fiducioso che tra un anno le cose possano essere percepite in modo diverso. Dobbiamo crescere “con” il cliente”, lavorando fianco a fianco”. Un altro aspetto dolente, in parte collegato con quanto precede, è costituito dall’assenza delle banche alle reti tra imprese. “Quando si parla di rete si entra in un terreno scivoloso. Cosa si intende per “rete”? E’ una filiera di imprese? La banca entra nel capitale di un nuovo soggetto? Prima andrebbe studiato bene il modello di rete, e poi potrebbero essere meglio valutati i ruoli di ciascun attore del tessuto economico, incluse le banche. Oggi mi pare che a livello organizzativo non si abbiano ancora le idee chiare… Detto questo, è chiaro che con la globalizzazione dobbiamo fare i conti, partendo dall’esigenza di rafforzare le Pmi”. La rete è uno strumento che va in questa direzione … “D’accordo, ma il punto è questo: per uscire dalla crisi le imprese si devono evolvere, cioè diventare più grandi. Con ciò non significa che i quattro milioni di piccole imprese che oggi ci sono in Italia debbano tutte ingrandirsi. L’auspicio è che ogni anno almeno mille, duemila aziende facciano il salto. Nel nostro contesto territoriale di riferimento, è necessario che almeno un’impresa di piccole dimensioni evolva bruscamente! Questo succede già negli Stati Uniti e in altri Paesi”. Ma il nostro territorio è “fatto” dalle Pmi! “Non vorrei essere frainteso: è giusto che il piccolo non sparisca, ma deve intraprendere una nuova filosofia. La Pmi marchigiana, fattore di enorme tradizione, ha un futuro se coglie la sfida: prodotti innovativi e validi, idee nuove, in altre pa-

FERDINANDO CAVALLINI è Direttore Generale della Banca della Provincia di Macerata dal 6 settembre scorso. La sua nomina è stata effettuata all’unanimità nel corso del Consiglio di Amministrazione del 5 agosto. Ha preso il posto lasciato libero da Franco Tardi, vittima di un incidente stradale nel decorso mese di giugno. Aveva già lavorato nella città marchigiana come Direttore della Filiale della Banca d’Italia, dal 2002 al 2007. role, prospettive”. In concreto, non è che le banche utilizzino il concetto di “progetto innovativo” come scusante per non concedere finanziamenti? “Abbiamo il dovere di essere chiari: noi dobbiamo essere vicini agli imprenditori, però senza dare il credito a chi non lo merita; non bisogna mai dimenticare, infatti, che le Banche amministrano soldi dei depositanti ed è loro dovere tutelarli al meglio. Inoltre, quando si dà credito a chi non merita si distrugge ricchezza e quindi non va bene. In questo senso la nostra mission è quella di portare innovazione nel rapporto tra Pmi e banca. Direi, molto semplicemente: sul fronte del credito atteniamoci ai solidi principi di cultura finanziaria”.

E cioè? “Il mio auspicio è che gli imprenditori si rendano conto che non possono fare tutto con i soldi delle banche, cioè di terzi. Devono innanzitutto credere loro in ciò che intendono fare. D’altra parte, è anche vero che la banca è tenuta a valutare ciò che sarà, non ciò che è stato”. Il problema è che voi banchieri siete ancora troppo legati alle garanzie, e mettete in secondo piano i progetti… “Ma cosa si intende per garanzia? Se chiedo sempre all’imprenditore una garanzia reale, talvolta può anche darsi che non faccio bene il lavoro di banchiere: dipende caso per caso, in relazione al livello di rischio che la Banca corre. Ma se pretendo una garanzia personale, non mi pare che tale atteggiamento sia incoerente con quanto ho detto prima. Chiedere all’imprenditore una garanzia personale significa in fondo pretendere che egli stesso creda nel suo progetto. A mio avviso è in tale contesto e secondo i principi che ho descritto prima che va inquadrata l’analisi dei dati di bilancio passati. La scommessa, infatti, sta nell’analisi del merito di credito: la banca deve decidere sulla base dei risultati del passato ma anche sui progetti futuri”. In conclusione? “Ricordo spesso il monito lanciato recentemente dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi: i banchieri devono tornare a fare la fortuna dell’Italia del boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Cioè avere l’intuito di puntare sugli imprenditori seri e con buoni progetti in tasca, senza guardare al passato. All’epoca, infatti, si partiva praticamente da zero. Un po’ quello che sta accadendo anche ora…”. di Alessandra Monticelli

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“Ai fini del credito alcuni fattori sono fondamentali come il rating” Per Rito Straccia, responsabile del Business Center di Jesi di Centrobanca, la banca deve analizzare alcuni elementi che denotano la capacità dell’azienda di reagire bene a periodi difficili

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ual’è l’ambito territoriale di Sua competenza? E il core business? “L’area di competenza del Business Center di Jesi è rappresentata da Marche e Abruzzo. Centrobanca si occupa di credito industriale a medio-lungo termine e di finanza strutturata. In prevalenza trattiamo operazioni di importi consistenti e di tipo più specialistico rispetto ad altri istituti di credito. Se il credito a medio e lungo termine è stato il filone portante, è pur vero che da una decina d’anni curiamo anche operazioni di finanza straordinaria”. Centrobanca fa parte del Gruppo Ubi, come la Banca Popolare di Ancona. Quali sono i diversi ruoli? “Centrobanca è la banca deputata ad interventi di finanza straordinaria. I Gestori Corporate dell’istituto diretto dal Direttore Generale Luciano Goffi, nell’ambito della gestione del rapporto con il cliente attivano Centrobanca per il proprio ambito di competenza, in modo tale da fornire un’offerta integrata a livello di gruppo Ubi per l’azienda”. Direttore, i vostri interlocutori più usuali sono le aziende di una certa dimensione, più strutturate. Qual’è la situazione nelle Marche? “In premessa, tenendo presente il nostro ambito operativo, distinguiamo tra le realtà di maggiore dimensione e le più piccole. Le prime negli ultimi anni si sono dotate di organizzazioni più articolate, riu-

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aziende più strutturate, mentre le piccole hanno avuto maggiori difficoltà”. Sempre con riferimento alle realtà più strutturate, secondo Lei questa capacità di reazione è stata incoraggiata dal mondo del credito? “Senza dubbio le aziende hanno dovuto tenere presenti, in quest’opera di profonda ristrutturazione, delle difficoltà del mondo finanziario, che si sono tradotte in una maggiore selettività nella concessione del credito”.

scendo a reagire meglio alla crisi. In alcuni settori, seppur fosse evidente una netta contrazione dei fatturati, hanno retto abbastanza bene, spesso sviluppandosi anche sui mercati esteri”. Come è stato possibile? “Ristrutturando l’assetto produttivo ed organizzativo in modo coerente con il nuovo scenario. Ciò ha portato alla compressione dei costi di struttura, tra i quali, purtroppo, la manodopera. In queste aziende si è notata la capacità di riposizionare la propria organizzazione”. Peraltro, vi sono settori ed aree territoriali in gravissima difficoltà... “Una reazione positiva alla crisi si è notata, nell’ambito dei comparti caratteristici dell’economia marchigiana (il calzaturiero, la meccanica, i distretti delle cappe e del mobile), soprattutto da parte delle

Una maggiore selettività dovuta ai problemi del sistema bancario o a criticità del tessuto imprenditoriale? “Ad entrambi i fattori. Si è creata una situazione che ha visto il diffondersi di due tipi di crisi. Da un lato del sistema finanziario, soprattutto a livello internazionale, dall’altro delle aziende, in difficoltà nel restituire i finanziamenti”. Una “colpa” che viene imputata alle banche è proprio quella di essere troppo legate alle garanzie. “Non possiamo sottovalutare l’esigenza di tener conto dei rating. Il che si traduce da un lato in una maggiore difficoltà ad erogare prestiti laddove non vi siano requisiti di rating sufficienti, e dall’altro in una maggiore onerosità del credito dove tali indici risultano peggiori. Purtroppo la crisi ha accentuato delle difficoltà che già c’erano, anche nelle Marche. Detto questo, la banca deve analizzare,


oltre il rating, anche gli aspetti qualitativi dell’azienda e le sue prospettive”. Cosa intende per “aspetti qualitativi”? “La capacità dimostrata nel tempo dall’azienda di competere nel proprio mercato, di organizzarsi in modo coerente. Come ho accennato prima, il far parte o meno di una filiera è un elemento importante, come anche gli aspetti organizzativi e gestionali. A volte il rating non fa emergere appieno questi aspetti. Entrando un po’ nello specifico, possiamo dire che se un’azienda si è dotata di un sistema di controllo di gestione sarà verosimilmente capace di reagire con minori difficoltà ad eventi negativi futuri. Di questo la banca deve tener conto”. Secondo Lei tutte le banche sono in grado di effettuare un’analisi profonda dell’impresa? “Questo è possibile se la banca possiede sul territorio strutture che permettono di fotografare in modo nitido la situazione

aziendale, di interfacciarsi con l’imprenditore e di gestire il rapporto in via continuativa nel tempo. Ecco, il patrimonio informativo di cui dispone una banca è un elemento fondamentale, perchè una conoscenza generica dell’azienda e del suo bilancio non sono più sufficienti”. E relativamente alle aziende più piccole? “Nei casi in cui le imprese di dimensioni ridotte sono riuscite ad aggregarsi, la rete o filiera ha portato benefici. Chi è rimasto fuori ha avuto maggiori difficoltà”. Tra i vantaggi dell’aggregazione vi è anche una maggiore facilità nell’accesso al credito? “Si. La banca privilegia sistemi di filiera e di rete. Teniamo presente anche un altro aspetto, non secondario: con la filiera si agevola la soluzione del problema dell’allungamento dei tempi richiesti per la riscossione dei

crediti nei rapporti tra clienti e fornitori. Inoltre questi crediti presentano tendezialmente una migliore qualità”. Le banche guardano con favore i processi aggregativi realizzati, ma cosa fanno per agevolarli? “Noi, come Centrobanca, siamo specializzati nel Corporate e in Investment Banking e in tale veste ci proponiamo – in sinergia con la Banca Popolare di Ancona - come soggetto promotore di aggregazioni tra imprese, anche per promuovere processi di internazionalizzazione. Inoltre riceviamo mandati da parte di aziende che intendono avviare iniziative in quest’ottica, oppure valutare l’opportunità dell’ingresso di un fondo nel capitale delle imprese. In altre parole: la nostra mission è quella di agevolare l’azienda nella propria ristrutturazione in modo più coerente possibile rispetto al contesto in cui essa opera, vale a dire nel mercato di riferimento. In tale ambito rientrano anche i processi di aggregazione”.


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Marche, il leasing piace alle imprese Una convenzione per gli artigiani tra Fidimpresa e Alba Leasing

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l leasing piace agli imprenditori marchigiani, specialmente agli artigiani che lo considerano un fattore di sviluppo al servizio di chi lavora. Cresce nella nostra regione la richiesta di finanziamenti per acquistare beni strumentali, veicoli commerciali e industriali, beni immobili adibiti a laboratori artigianali, autovetture, unità da diporto. Una risposta alle esigenze degli artigiani e dei piccoli e medi imprenditori della regione arriva da Fidimpresa Marche, il Confidi unico della Cna, che ha sottoscritto una convenzione con Alba Leasing, importante società nel mercato italiano del leasing, nata all’inizio dell’anno per volontà di alcune tra le più solide e affidabili realtà del mondo creditizio italiano. Alba Leasing, che ha aperto una sede ad Ancona, può contare su una rete di 3.200 sportelli su tutto il territorio nazionale, fornita dalle banche popolari socie. Nelle Marche il leasing alle imprese è cresciuto tra il 2008 e il 2009 del 3,6 per cento, passando da 3.323 a 3.442 milioni di euro, con un aumento di 119 milioni. A ricorrere maggiormente al leasing sono state le imprese di Ancona (1.309 milioni di euro) seguite da quelle pesaresi (976 milioni ma in lieve calo), ascolane (641 milioni) e maceratesi (516 milioni). Ancora più netta la crescita delle operazioni di leasing realizzate dagli artigiani, che hanno raggiunto l’11,2 per cento sul totale delle operazioni. Quasi il doppio rispetto al dato nazionale, che si ferma al 6,1 per cento. Gli artigiani marchigiani nel 2009 hanno fatto acquisti in leasing per 385 milioni rispetto ai 350 dell’anno precedente, con un incremento di 35 milioni, pari al 10 per cento. “Obiettivo della convenzione che abbiamo sottoscritto” - hanno dichiarato il direttore

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La convenzione prevede che Fidimpresa Marche fornisca le garanzie necessarie alle imprese e Alba Leasing applichi particolari condizioni economiche e finanziarie per le operazioni di locazione finanziaria delle aziende associate al Confidi Cna.

Fidimpresa Marche Giancarlo Gagliardini e il responsabile sviluppo commerciale di Alba Leasing Giancarlo Bartoletti - “è quello di incentivare ulteriormente presso le 20mila imprese marchigiane associate a Fidimpresa lo strumento della locazione finanziaria, per realizzare investimenti immobiliari e strumentali finalizzati ad una maggiore competitività e ad un miglioramento dei processi produttivi”.

www.fidimpresamarche.it

MARCHE, IL LEASING ALLE IMPRESE (in milioni di euro) ANCONA

2008

2009

saldo

var.%

1.275

1.309

34

2,7

ASCOLI

550

641

91

16,5

MACERATA

506

516

10

2,0

PESARO

992

976

-16

-1,6

MARCHE

3.323

3.442

119

3,6

ITALIA

87.308

94.489

7.181

8,2

MARCHE, IL LEASING AGLI ARTIGIANI (in milioni di euro) 2008

2009

saldo

var.%

ANCONA

97

106

9

9,3

ASCOLI

80

84

4

5,0

MACERATA

82

91

9

11,0

PESARO

91

104

13

14,3

MARCHE

350

385

35

10,0

5.500

5.750

250

4,5

ITALIA Fonte: Artigiancassa


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Speciale economia e finanza

Un modo più efficace di gestione della politica: il distretto territoriale Flavio Guidi, del Gruppo Sida: “Concentriamoci su progetti che hanno come obiettivo lo sviluppo dell’economia e del benessere del territorio, richiamando ed orientando ogni soggetto attivo su azioni comuni, con un’immediata ricaduta sull’area di interesse”

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ottor Guidi, cos’è il “distretto territoriale”? “E’ un territorio delimitato da confini ben individuati, nell’ambito del quale si svolgono attività economiche, ludiche, sociali, culturali, ecc., all’interno del quale è insediata una popolazione che dispone di un patrimonio e di un reddito. Dove il livello del reddito e la consistenza patrimoniale dipendono dalla ricchezza di risorse del territorio e dalla intraprendenza e laboriosità delle persone che vi abitano: dalle loro abilità nel saper raccogliere le opportunità che il contesto offre e nel saper superare le difficoltà che nel tempo si presentano”. Cosa significa per Lei fare politica territoriale? “Il territorio diventa un’azienda, e come tale un “sistema”. In ciascuna azienda dev’essere esercitata una funzione: ricerca e sviluppo, controllo e pianificazione strategica, orientamento e pianificazione”, con l’obiettivo, in primis, di rilevare e monitorare le opportunità e i rischi. In funzione di tali attività vanno elaborati piani di valorizzazione, di sviluppo di nuove iniziative, di recupero e di mantenimento, di conversione, di diversificazione. Una buona politica territoriale agisce sui progetti di integrazione tra aziende o sottosistemi affini del territorio; raccoglie quindi i vantaggi dell’economia di scala. Avvicina gli operatori politici, economici, istituzionali, finanziari, sindacali, formativi, assistenziali, ecc. Si concentra su proget-

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Flavio Guidi Fondatore Sida Group

ti che hanno come obiettivo lo sviluppo dell’economia e del benessere del territorio e richiama ed orienta ogni soggetto attivo su azioni comuni, con un’immediata ricaduta sull’area di interesse. E’ un modo per favorire il processo di concentrazione dell’attività degli attori del territorio sui problemi specifici delle aree in cui vivono e operano e su cui possono esercitare un

immediato ed efficace ruolo attivo riguardo lo sviluppo di determinati progetti”. Quali sono gli aspetti di rilievo del processo di gestione territoriale? “Pensiamo ad esempio al rilevamento delle eccellenze e delle criticità: se concentriamo l’attenzione sulle eccellenze, inventariandole per categorie settoriali,


ci accorgiamo del patrimonio nascosto esistente e non ancora valorizzato. Altrettanto se ci concentriamo sulle criticità settoriali: la loro elencazione e classificazione consente di delimitare il campo e concentrare la ricerca di nuove soluzioni che si configurano come nuovi progetti. Significa ponderare le fattibilità, stabilire le priorità in funzione a parametri quali l’occupazione e il rispetto dell’ambiente, valorizzando, orientando e formando in armonia le risorse umane del territorio, evitando con ciò fughe e depauperamenti”. Quando dice che l’azione degli attori diventerebbe più efficace, cosa intende? “I ruoli degli operatori attivi del territorio andrebbero orientandosi sui progetti locali: per esempio un progetto quale la creazione di strutture ricettive turistiche (capacità produttiva) per la valorizzazione di un territorio ricco di risorse turistiche, potrebbe dar vita finanziariamente a partecipazioni all’iniziativa da parte di imprenditori del posto, garantendo nel contempo la governante. Le banche locali potrebbero offrire il loro sostegno e si potrebbe dar vita a coperture finanziarie del tipo project-finance, in cui anche i cittadini del territorio possano trovare un ambito finanziario di impiego”. E gli enti locali, le associazioni imprenditoriali, gli enti di formazione e il mondo politico? “I sindaci potrebbero intervenire sul lato burocratico delle autorizzazioni. Le as-

sociazioni potrebbero giocare ruoli di animatori o compositori. Alle scuole, alle università e agli enti formativi, determinati i fabbisogni, spetterebbe il compito di formare specificatamente le risorse necessarie. I politici locali potrebbero agire orientando la loro attività a sostegno dei progetti del territorio che rappresentano, evitando emigrazioni, con i disagi che questo fenomeno comporta”. Riassumendo… “Concludendo, le chiavi strategiche di miglioramento dell’attività di gestione politica del territorio sono le seguenti: a. finalizzare l’attività di gestione sull’individuazione delle eccellenze e delle criticità specifiche del territorio; b. concentrare il pensiero, la ricerca e la formazione, sulla elaborazione di solu-

zioni che abbiano una caduta territoriale sull’economia e sul benessere del territorio attraverso progetti adeguati; c. gli attori o operatori del territorio sarebbero chiamati ad agire sui problemi vicini a loro e su aspetti concreti sui quali prontamente si può avere una verifica della loro fattibilità e di successo realizzativo. Il tutto può essere tradotto nel concetto di introdurre l’attività di pianificazione strategica e di esercizio della funzione ricerca e sviluppo e pianificazione nel sistema di gestione dell’economia del territorio, contribuendo nel contempo a sviluppare un contesto economico che permetta di formare e trattenere il capitale umano necessario per alimentare strategie imprenditoriali moderne”. di Michela Rossi

“L’idea è quella di introdurre l’attività di pianificazione strategica e di esercizio della funzione ricerca e sviluppo e pianificazione nel sistema di gestione dell’economia del territorio”

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Speciale economia e finanza

Reti di imprese e contratto di rete Marche: è venuto il momento di passare dalla teoria alla pratica

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a pubblicazione da parte della Regione Marche del “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e produttivi per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei processi di aggregazione delle imprese” porta alla ribalta anche del nostro tessuto industriale il tema riguardante la creazione di Reti di Imprese (RDI). Che cosa è una RDI Secondo una delle più accreditate definizioni, per RDI s’intende “una aggregazione di imprese in grado di costituire strutture e processi finalizzati all´assunzione congiunta di decisioni e all´integrazione dei propri sforzi al fine di progettare, realizzare e produrre beni o servizi, sviluppare nuovi processi e prodotti, accorciare i tempi di innovazione o di ingresso nei mercati, scambiare informazioni e altre risorse per adattarsi alle contingenze ambientali”. In particolare, la RDI è finalizzata a creare il legame che permette alle imprese di specializzarsi in competenze e lavorazioni molto focalizzate, con due vantaggi: • la reciproca specializzazione crea per ciascun specialista un mercato degli usi della sua conoscenza, che consente di fare economie di scala, proporzionate all’ampiezza della rete, moltiplicando i clienti e dunque il valore di quello che sa fare; • la reciproca specializzazione consente di dividere il lavoro e l’investimento richiesto per certe lavorazioni e certe innovazioni, nel senso che ciascun membro della rete si mette in grado di usare il capitale, le conoscenze, le lavorazioni di altri. La Regione Marche, congiuntamente con lo Stato che interviene a favore delle singole regioni, con il proprio Bando mette a disposizione circa 3,2 milioni di contributi

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per sostenere lo sviluppo di questo nuovo modello di business delle RDI, finalizzato a dare alle Pmi: • “maggiore efficienza, abbassando il costo della conoscenza impiegata e prodotta (via le già citate economie di scala); • maggiore flessibilità, in quanto diventa possibile rispondere in modo rapido, personalizzato e adattivo alla domanda, anche nelle nicchie o nelle piccole serie, perché l’essere in rete con altri consente di disporre di capacità addizionali o differenziate, o di competenze e lavorazioni rapidamente integrabili nel proprio ciclo produttivo. Ciò permette di ridurre significamene il time-to-market, mantenendo comunque un controllo affidabile sui tempi di consegna e sulle qualità delle forniture; • maggiore creatività, in quanto lavorando in rete è più facile innovare potendo coltivare una propria differente creatività che anche altri utilizzano … e potendo avere accesso a un pool differenziato di idee, risorse, capacità produttive” (da “Fare reti d’impresa, dai nodi distrettuali alle maglie lunghe:una nuova dimensione”, il Sole 24 ore). Il tema delle RDI nasce nel 2006 con il disegno di legge governativo “Industria 2015” (www.industria2015.ip.it), recepito dalla Legge Finanziaria 2007, che “stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano del futuro, fondato su un concetto di industria esteso alle nuove filiere produttive che integrano manifattura, servizi avanzati e nuove tecnologie”. Pur in presenza dello stimolo delle istituzioni e delle associazioni imprenditoriali, la spinta decisiva che porta le imprese a interessarsi seriamente dell’argomento RDI proviene dalla crisi economica e finanziaria subìta dal tessuto industriale. L’Emilia Romagna costituisce un’avanguardia in questo senso con 251 doman-

de per il Bando regionale 2010 “Progetti per reti di imprese” (oltre 1.000 imprese coinvolte per 74 milioni di euro il valore complessivo dei progetti presentati, a fronte di contributi regionali per 12 milioni di euro), alcune RDI formalmente costituite e iscritte alla CCIAA di Bologna e Modena attraverso la registrazione del relativo “Contratto di Rete” (CDR), e altri in corso di costituzione. Il CDR è uno degli elementi cardine su cui si poggia la RDI. Già nel disegno di legge “Industria 2015” il Legislatore aveva chiarito che “le RDI rappresentano forme di coordinamento di natura contrattuale tra imprese, particolarmente destinate alle Pmi che vogliono aumentare la loro massa critica e avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o unirsi sotto il controllo di un unico soggetto”. Di qui la necessità di formalizzare regole e comportamenti che consentissero, da un lato, la realizzazione di vantaggi comuni e, dall’altro, il rispetto dell’autonomia dei singoli nodi della rete. Rimandando la disamina specifica delle norme riguardanti il CDR alla lettura dell’art. 42 del D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con la L. 30 luglio 2010, n. 122 (Reti di imprese), in questo contesto è opportuno evidenziare, come fa la Professoressa Paola Iamiceli dell’Università di Trento per conto di Confindustria, che “il CDR non esclude, né assorbe la funzione dei contratti di fornitura, di distribuzione, né quella dei contratti di appalto o delle associazioni temporanee di imprese costituite per l’esecuzione di lavori e forniture. Piuttosto, porta in primo piano il “programma di rete”; attribuisce ad esso il valore (giuridico) di un impegno contrattuale, costruendo per la sua realizzazione una struttura di governo e una struttura patrimoniale capaci di incentivare la collaborazione tra le parti prevenendo possibili conflitti. Il programma di rete è infatti il cardine della normativa. La condizione imprescindibile


affinché il contratto abbia una sua applicazione concreta. Un progetto che dovrà necessariamente definire i suoi obiettivi specifici, i vincoli temporali ed economici per il suo completamento; l’insieme di risorse umane e tecniche assegnate e adeguate alle difficoltà del progetto e una serie di strumenti atta a controllare il suo avanzamento rispetto agli obiettivi e, soprattutto, una chiara assegnazione dei ruoli, divisione dei compiti e struttura di “governo”, la cosiddetta governance”. Da ultimo vale la pena soffermarsi su alcune riflessioni proposte da Barbara Franchini, CEO di FM Srl e promotrice del-

la costituenda Plastic.Net (Rete di sette Pmi reggiane nel settore della plastica– gomma per un totale di 280 dipendenti e 60 milioni di fatturato nel 2009) al convegno organizzato da Confindustria Modena e dagli Industriali di Reggio Emilia il 12 ottobre scorso: “La Rete è lo strumento che ci permette di crescere rapidamente, cogliere opportunità e raggiungere obiettivi che singolarmente non avremmo mai raggiunto. Presentarci come un unico fornitore invece di tanti interlocutori permette ai clienti di ridurre il parco fornitori e i costi di gestione delle commesse”. In questo contesto l’ottimizzazione delle risorse diventa un plus perchè “condividere

servizi e specializzazioni permette di non aumentare le singole strutture e saturare le risorse esistenti e portare avanti azioni comuni – R&D, fiere internazionali - suddividendone i costi, mantenendo tuttavia l’autonomia delle singole imprese e la libertà di continuare a gestire il proprio quotidiano e salvaguardando storia e competenze specifiche, flessibilità e rapidità nei tempi di risposta tipici delle Pmi e produzione Made in Italy”. Riccardo Carloni Gruppo Sida r.carloni@sidagroup.com Tel. 071.28521

Passando dalla teoria alla pratica, è interessante esaminare i presupposti di business e le caratteristiche strutturali ed organizzative relative alle esperienze di alcune RDI già costituitesi in CDR. Una di queste reti è DICONET, il cui CDR è stato registrato ad aprile 2010 a Bologna da 15 aziende che tuttavia già dal 1988 si erano organizzate autonomamente nella forma della rete di imprese per operare in ogni settore che richieda lavorazioni meccatroniche avanzate e, in tale ambito, coprendo ogni esigenza produttiva, dalla progettazione fino alla realizzazione completa di macchine automatiche complesse per conto di clienti di rilievo, contando sull’alta specializzazione dei singoli nodi componenti. Nel caso di DICONET, il CDR formalizza un sistema di business nell’ambito del quale le imprese partecipanti hanno inizialmente messo a fattor comune funzioni amministrative e la gestione di talune ottimizzazioni produttive fino ad integrare, nel 2010, la funzione commerciale e marketing sotto un unico marchio, passando attraverso il Progetto Romania del 2005 (per trovare un’alternativa produttiva a più basso costo per le lavorazioni maggiormente labour intensive); la creazione dei CTO (Comitati Tecnico Operativi), ovvero task force organizzate in team working con la partecipazione di addetti della rete che seguono specificamente grossi clienti; la gestione centralizzata dei ricambi. Definiti gli obiettivi strategici del CDR rappresentati dall’acquisizione e realizzazione di commesse che per complessità e dimensione sarebbero al di fuori della portata di ogni singola impresa, lo sviluppo e l’integrazione delle specializzazioni dei singoli, il miglioramento e lo sviluppo del modello organizzativo di Rete con riferimento a processi - sistema informativo - servizio ai clienti - qualità prodotti/servizi e contenimento costi, i partecipanti si sono preoccupati soprattutto di definire uno statuto di Rete che in modo innovativo potesse regolare le azioni comuni. DICONET sviluppa complessivamente un fatturato di 36 milioni di euro. RACEBO, Rete anch’essa registrata a Bologna ad aprile, raccoglie 11 aziende che operano per l’automotive con circa 600 addetti e 90 milioni di euro di fatturato stimati per 2010. RACEBO si propone due obiettivi fondamentali: da un lato, non disperdere ma anzi accrescere le competenze specifiche del distretto bolognese dei motori; dall’altro, trattandosi di aziende le cui attività si integrano l’una con l’altra, offrire ai clienti prodotti finiti e servizi con standard di elevata qualità e a costi sempre più competitivi. Il Programma di Rete di RACEBO prevede la condivisione delle informazioni su tutti i clienti del comparto moto, la condivisione di una strategia commerciale sui clienti esistenti e comuni della rete, l’individuazione di nuove opportunità di mercato, la programmazione di riduzioni dei costi delle imprese della Rete e, infine, la costituzione di un gruppo di vendita comune. Nel caso di OloNetwork Companies (CCIAA Modena, aprile 2010), nata dall’esigenza di superare la crisi economica e confrontarsi da protagonisti con un mercato sempre più concorrenziale, sono state riunite otto imprese per complessivi 40 milioni di fatturato e 160 addetti, basandosi sul principio della rete di filiera verticale e coordinata. Promotore dell’iniziativa è stato Pierangelo Casolari, titolare della SC srl di Modena, specializzata nel fornire sia servizi di consulenza che produzione di impiantistica, strutture in carpenteria, opere civili e industriali, abituato a far convivere e collaborare realtà imprenditoriali differenti. Le otto imprese di OloNetwork si sono unite al fine di realizzare le attività specifiche di propria pertinenza nell’ambito di commesse per le quali si possa svolgere in comune l’offerta al mercato e la realizzazione di un prodotto finito. I principali obiettivi strategici della Rete riguardano la nomina di un unico ente di certificazione comune, lo svolgimento di attività promozionali e di marketing in comune fino alla registrazione di un marchio comune di rete, oltre che, ovviamente, l’organizzazione di tavoli tecnici comuni per il coordinamento dei temi produttivi, qualità e marketing. Trattandosi di una Rete impegnata in attività di general contractor, con forte enfasi sul project management per la realizzazione di impianti anche molto complessi tecnologicamente, il CDR prevede anche la figura del “gestore”, vale a dire un soggetto a cui è affidato il compito di relazionarsi con il mondo esterno, di organizzare il lavoro tra i partner ed essere l’interlocutore di clienti e aziende. OloNetwork già sta gestendo alcune commesse comuni.

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É la volta buona per unirsi? Da sempre la frammentazione del tessuto produttivo italiano è stato un problema al centro dell’attenzione nazionale. Le Pmi costituiscono la quasi totalità delle imprese italiane ed impiegano l’81 per cento degli occupati. A più riprese si è cercato di superare questo limite strutturale attraverso l’introduzione di incentivi e forme giuridiche volte a stimolare l’aggregazione e poter così affrontare uniti le sfide del mercato

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uesta volta il Legislatore ci riprova con il “contratto di rete”, introdotto nel 2009 dall’art. 3, commi 4-ter e 4-quater, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, e rivisto dalla recente Manovra correttiva (art. 42 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78). Si tratta di una nuova forma giuridica che la dottrina ha inquadrato come contratto plurilaterale con comunione di scopo, nel quale due o più imprenditori si obbligano a collaborare in ambiti predeterminati attinenti all’attività svolta nelle singole imprese. Il contratto deve essere redatto per atto pubblico, devono essere indicati i partecipanti, gli obiettivi strategici, il programma in cui si declinano i diritti e i doveri di ogni singolo partecipante, la durata, un’eventuale soggetto deputato all’esecuzione del programma, con la definizione dei relativi poteri e le modalità di assunzione delle decisioni. I partecipanti possono poi prevedere l’istituzione di un fondo patrimoniale comune, con le relative regole di gestione del fondo medesimo. Per rendere più appetibile questo nuovo strumento, ancora semisconosciuto, la Manovra correttiva di agosto ha introdotto un’agevolazione fiscale che prevede un regime di sospensione di imposta per gli utili d’esercizio accantonati in apposita riserva e destinati al fondo patrimoniale per la realizzazione degli investimenti previsti dal contratto di rete. Per poter fruire dell’agevolazione il contratto dovrà essere asseverato da organismi espressione dell’associazionismo industriale, che dovranno essere indicati in un apposito decreto ministeriale.

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L’agevolazione può essere fruita per un importo massimo di 1.000.000 di euro, opera per gli utili realizzati fino al 31 dicembre 2012 e può essere sfruttata solo nel momento del versamento delle imposte a saldo. Al momento, per poter trovare concreta applicazione, si aspettano il via libera della Commissione Europea e un successivo provvedimento dell’Agenzia delle Entrate in cui si chiariscano criteri e modalità di attuazione dell’agevolazione.

Nel frattempo però gli imprenditori si sono dati da fare e ad oggi si contano sul territorio italiano una decina di contratti di rete. Ad esempio, in Basificata 33 aziende impegnate nell’attività estrattiva si sono unite nella “Rete Log” per poter realizzare progetti comuni nella ricerca, nell’innovazione tecnologica, nel marketing e nell’accesso al credito; in Abruzzo 8 imprese si sono unite in un Polo dell’Alta Moda per poter produrre prodotti di alta qualità della moda italiana mentre a Verona sono già due i contratti varati nei settori dell’energia e dell’alimentare. Oltre all’agevolazione fiscale di cui sopra, la normativa prevede che si applichino anche le agevolazioni amministrative e finanziarie previste per i distretti produttivi. Ad oggi però la disciplina dei distretti produttivi aspetta ancora l’emanazione dei relativi provvedimenti attuativi. Il contratto di rete ha tutte le potenzialità per poter davvero essere quello strumento idoneo ad incentivare concretamente l’aggregazione delle piccole e medie imprese italiane e poter così sfruttare appieno le sinergie che si possono creare e le potenzialità delle nostre realtà produttive. Nell’attesa che i burocrati della Commissione Europea non considerino aiuti di Stato le agevolazioni fiscali previste, il Governo italiano ha rilanciato, nell’ambito della revisione dello “Small Business Act” per l’Europa, l’introduzione di un contratto di rete europeo. Roberto Antonella Area Fiscale Gruppo Sida r.antonella@sidagroup.com Tel. 071.28521


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Risultato: vincente su tutti i fronti! Quando alcuni anni fa mi chiamò, l’imprenditore aveva molte idee per sviluppare i suoi business, ma era assillato da dubbi ed incertezze operative e la mia prima impressione fu che una certa confusione imperversava nella sua mente

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n poco più di un lustro era riuscito a creare un piccolo impero in settori sinergici e ben connessi tra loro: aveva rilevato e ristrutturato un grande albergoristorante (ex Motel Agip), e gestiva un paio di grossi impianti di distribuzione carburanti per autovetture con annesse attività di servizio quali bar-tabaccheria, autolavaggio, tavola calda e market di generi vari. Gli affari andavano benino in quanto - mi confidò - alla fine di ogni anno gli rimanevano dei soldi in tasca e poiché gestiva tutte attività dove incassi e pagamenti hanno tempi immediati o comunque molto brevi. Ritenni tale indicatore, pur se grossolano, abbastanza significativo in merito all’economicità generale dei suoi affari; concordando comunque con l’imprenditore che lamentava una redditività non adeguata rispetto alle potenzialità del settore e non proporzionata agli alti volumi di fatturato realizzati. Molto attento agli aspetti economici e finanziari, l’imprenditore aveva costituito una società che aveva incorporato tutte le singole attività ed organizzato uno strutturato ufficio amministrativo che si occupava con diligenza di applicare le norme contabili e fiscali, ma dal quale l’imprenditore non riusciva ad avere risposte sufficientemente affidabili in merito alla effettiva redditività e potenzialità di ogni singola area di business. Il suo problema, infatti, era proprio questo: su quale business investire in particolare per favorire lo sviluppo ed incrementare la redditività? Già al primo incontro capii quale era la questione di fondo: i numeri c’erano tutti, anche troppi, era “solo” necessario met-

terli in ordine. In termini più tecnici, era indispensabile riuscire ad attivare quella alchimia che traduce i dati contabili in informazioni. Insomma, era “vitale” progettare ed avviare un buon sistema di controllo di gestione! Ci siamo subito messi al lavoro e grazie alla disponibilità e all’impegno degli impiegati dell’ufficio amministrativo - tutti coinvolti ed anche estremamente interessati allo sviluppo di questa nuova attività - nel giro di poche settimane abbiamo impostato un semplice ed operativo sistema

di controllo. In estrema sintesi, utilizzando la metodologia del direct costing, abbiamo organizzato i dati contabili per centri di profitto, in modo da ottenere il margine di contribuzione di ogni singola area di business. Le informazioni ottenute hanno permesso di chiarire con estrema oggettività la reale redditività dei vari business; ad esempio, l’imprenditore inizialmente pensava che l’attività di vendita carburanti fosse estremamente interessante in virtù degli elevati incassi giornalieri, ma quando abbiamo fornito l’effettivo margine di contribuzione è stato evidente che tale attività poteva solamente essere considerata di traino agli altri servizi offerti agli automobilisti, in particolare il bar e la ristorazione veloce, che producevano e garantivano una marginalità molto più elevata. L’utilizzo costante e puntuale di questo sistema di controllo di gestione, molto utile ed operativo anche per la formulazione di simulazioni e previsioni a breve-medio termine, ha permesso all’imprenditore di sciogliere anche i dubbi e le indecisioni in merito agli investimenti da effettuare nell’albergo-ristorante, inducendolo a puntare su una clientela dal target medioalto, dirottando ingenti risorse finanziarie sul miglioramento degli ambienti della struttura al fine di differenziare, qualificandoli, i propri prodotti/servizi. Risultato: vincente su tutti i fronti! Fabrizio Passamonti Area Controllo di Gestione Gruppo Sida passamonti@sidasrl.it tel. 071.28521

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“Credito alle Pmi, Regione Marche in prima linea” Secondo l’Assessore regionale all’Industria, Sara Giannini, un esempio dell’impegno della Giunta Spacca “è la linea di credito di 100 milioni di euro di Fondi Bei diretta a sostenere i progetti di sviluppo delle piccole e medie imprese marchigiane, che ci vede collaborare proficuamente con la Banca Popolare di Ancona”

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ssessore Giannini, può farci un quadro sulla situazione delle Pmi marchigiane? Quali sono le maggiori criticità e prospettive? “I riflessi della crisi sui livelli occupazionali si fanno ancora pesantemente sentire e c’è incertezza sulle prospettive, in considerazione delle recenti difficoltà attraversate da alcuni Paesi aderenti all’euro. Le piccole e medie imprese più internazionalizzate soffrono meno, perché ci sono aree mondiali in cui la ripresa è già cominciata e la crescita è molto sostenuta. Chi rimane maggiormente ancorato al mercato interno sconta le difficoltà di una stagnazione dei consumi e degli investimenti, ormai costante delle cronache economiche interne. Per quanto riguarda il comparto artigiano, il primo semestre 2010 evidenzia maggiori difficoltà nella meccanica, nel legno–mobile e tessile–abbigliamento. Di positivo c’è che appare evidente un rallentamento degli effetti della crisi. Addirittura il calzaturiero, uno dei primi settori a risentire dei contraccolpi della globalizzazione, ancor prima della crisi internazionale degli scorsi anni, evidenzia il miglior trend tendenziale, almeno nel suo comparto artigiano. Segno questo che davvero la crisi può rappresentare un’opportunità per ristrutturare, riprogrammare e ripartire”. Cosa’ha fatto la Regione Marche per attutire i contraccolpi della congiuntura? “La Regione Marche ha investito negli ultimi anni oltre 70 milioni di euro di risorse comunitarie a sostegno delle imprese che puntano sull’innovazione e sulla ricerca

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“Due nuovi bandi: uno per la promozione della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale nelle piccole e medie imprese. Un secondo per la promozione dell’innovazione dei processi aziendali. Nel primo l’agevolazione si sostanzia in un contributo in conto capitale pari al 35 per cento del costo del progetto ammesso all’agevolazione a cui può aggiungersi, su richiesta del proponente, un contributo in conto interessi fino ad un massimo del 10 per cento del costo del progetto ammesso all’agevolazione”.

Assessore Sara Giannini

(circa l’80 per cento delle risorse previste nell’Asse 1 del POR), oltre a risorse nazionali indirizzate al sostegno dei distretti produttivi e parte dei trasferimenti del Fondo Unico Attività Produttive. Misure che promuovono anche il lavoro dei ricercatori e dei giovani laureati che collaborano con le Pmi per progetti specifici di ricerca applicata. Per favorire lo sviluppo dei distretti produttivi marchigiani, rafforzandone il sistema organizzativo e l’integrazione tra filiere produttive, anche attraverso reti e aggregazioni di impresa, abbiamo recentemente approvato un altro strumento, che dispone di oltre tre milioni e 260mila euro”. A livello regionale, quali sono le prossime iniziative e i progetti più importanti rivolti alle Pmi?

È cosa nota che il mondo del credito e quello delle imprese non hanno mai avuto una reale dialettica. Secondo Lei, la Regione può incidere in qualche modo? “La nostra strategia per il recupero della competitività dell’economia regionale si basa in modo crescente sullo stretto rapporto con gli istituti finanziari. Un esempio è la linea di credito di 100 milioni di euro di Fondi Bei diretta a sostenere i progetti di sviluppo delle piccole e medie imprese marchigiane, che ci vede collaborare proficuamente con Ubi-Banca Popolare di Ancona, che ha incrementato di altri 100 milioni propri lo stanziamento pubblico originario. La Regione sostiene, inoltre, da tempo il sistema delle strutture di garanzia fidi delle piccole imprese, proprio al fine di migliorare il rapporto tra banca e impresa. Infine, anche il lavoro svolto da Srgm è rilevante su questo versante”.


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“Lo Statuto dei Lavori un bel passo in avanti” Per Francesco Massi, Capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, si deve interpretare al meglio l’approccio della nuova politica di Bruxelles di “Europa 2020” e quindi sostenere la ricerca, la semplificazione burocratica, l’adeguamento del sistema formativo alle richieste di professionalità

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ottor Massi, si parla di ripresa ma pochi sono d’accordo… “Anche nelle Marche, come in tutto il Paese, la ripresa produttiva è timidamente iniziata; molto spesso con il carattere della “macchia di leopardo”. Infatti la buona salute delle imprese è trasversale ai diversi comparti e alle diverse zone della regione. Non c’è un settore o una zona geografica leader. Questo è il segno che la crisi ha “selezionato” e, purtroppo, falcidiato molte imprese. Tuttavia chi ha resistito, ora può trainare la ripresa”. Parliamo del rapporto tra aziende e banche. “Anche la “stretta” creditizia - troppo pressante ed asfissiante, soprattutto per le piccole imprese - ora deve allentarsi. Occorre dare fiducia a chi appare in grado di ripartire”. C’è un problema enorme: l’occupazione. “É vero: quello che rimane preoccupante è la stagnazione dei livelli occupazionali: anche le imprese che hanno registrato una forte ripresa di ordini, nuovi mercati e nuovi clienti sono diffidenti nelle nuove assunzioni per contratti più duraturi. In particolare per i giovani laureati delle Marche la prospettiva è davvero drammatica nonostante i “proclami” di tanti imprenditori di voler arruolare laureati!”.

nazionalizzazione. La Regione ha speso molto. Ma quante sono le nuove imprese (non le solite grandi che già erano presenti nello scenario estero) che sono state “promosse” nei mercati dei Paesi “emergenti”?”.

Francesco Massi

É anche così che numerose aziende hanno avuto respiro dalla cassa integrazione. Però tutto questo non basta…”. Cosa suggerisce? “Vorrei avere indicatori più incoraggianti per quanto riguarda le politiche di inter-

In concreto? “La nostra Regione deve interpretare al meglio l’approccio della nuova politica dell’Unione di “Europa 2020” in cui si ripete, con forza, la necessità di sostenere la ricerca e l’innovazione, la semplificazione burocratica, l’adeguamento della scuola e del sistema formativo (più sussidiarietà e meno apparato pubblico) alle richieste di professionalità ad alto contenuto tecnologico. Ritengo che sarà determinante favorire, meglio di oggi, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Per questo sono sicuro che la proposta del Ministro Sacconi per il passaggio dallo Statuto dei Lavoratori allo Statuto dei Lavori potrà dare una spinta forte alla ripresa dell’occupazione”.

Come si è mossa la Regione? “Finora ha distribuito il sostegno all’impresa e gli ammortizzatori sociali in modo ordinario utilizzando i flussi di risorse governativi ed europei.

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Speciale economia e finanza

La centralità della finanza delle Pmi: ipotesi di rilancio La struttura finanziaria delle Pmi europee esce indebolita dalla crisi. Ricorrere alla leva creditizia sarà al tempo stesso più rischioso e meno produttivo per le banche e per le imprese

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ccorre una strategia per rafforzare la finanza d’azienda, altrimenti l’Europa non potrà colmare i pesanti gap di competitività. Va sfruttato in particolare lo spazio tra capitale e credito, con strumenti nuovi e servizi adeguati, disegnandoli in uno sforzo comune e concertato tra imprese, finanza e mercato. In definitiva, le banche ne usciranno con più capitale, le imprese con meno, soprattutto in Europa e soprattutto quelle piccole e medie, per perdite, declino dell’autofinanziamento, deflazione degli attivi, investimenti a ritorno marginale. Non è una buona notizia, perché imprese con meno capitale sono più fragili, meno capaci di crescere in modo competitivo e spesso più dipendenti dai fornitori di credito, ovvero dalle banche. E imprese più vincolate alle banche sono anche meno libere nello scegliere il proprio destino strategico e operativo, in Italia come in Europa. La riduzione del debito delle imprese è importante quanto quella del debito pubblico. Alcune proposte di sostegno alla finanza d’impresa, prevalentemente tattiche, si sono delineate all’orizzonte. Tra queste la più significativa è relativa alla riduzione dei termini di pagamento da parte della pubblica amministrazione e dei privati. Una manovra che, se ben attuata, avrà lo stesso impatto, seppure una tantum, di una potente defiscalizzazione degli utili. Tuttavia, questa sola misura non è sufficiente a rilanciare su più robuste basi nel medio termine la finanza aziendale. Rafforzare il capitale delle imprese è essenziale per il rilancio degli investimenti in innovazione e proiezione internaziona-

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le, per la sostenibilità dello sviluppo, per il consolidamento della posizione competitiva nell’economia globale, oltreché per la stabilità del sistema finanziario stesso, perché il capitale nelle imprese integra il capitale delle banche. La finanza d’impresa è sempre più oggetto vivo per impostare una nuova politica industriale. Negli Stati Uniti c’è un preciso complesso di relazioni che “guidano” i progetti di investimento dell’economia. Si tratta dell’aggregato delle grandi multinazionali, della domanda pubblica (con il ruolo fondamentale dell’apparato militare e di difesa), delle infrastrutture centrali per energia, salute, trasporti, ricerca/università/formazione. Il modello decisionale è compatto e collaudato, ha programmi e piani certi per i

prossimi 10-20 anni. In Europa, al contrario, ben poche sono le multinazionali che contano a livello continentale, il sistema di difesa non è accentrato e non è particolarmente “pesante” sui budget statali. Gli sforzi di ricerca e di infrastrutturazione ambientale trovano poco coordinamento, generiche linee di indirizzo, ancor meno fondi disponibili. Piani al più a tre anni, nessuna certezza a medio termine. In questo contesto sono centrali le piccole e medie imprese: le loro scelte plasmano inevitabilmente il nostro futuro economico, la dislocazione della produzione, l’allocazione delle strutture di innovazione e di stimolo alla produttività. La possibilità che dal bacino di Pmi emergano alcune grandi imprese in pochi anni (come Google), persino in grado di diven-


tare protagoniste del mercato finanziario, è utopico e ingenuo. Gli equilibri finanziari di lungo periodo delle Pmi non possono essere risolti per sempre dalle banche. Per tale ragione si ritorna sul concetto di una finanza d’impresa più ricca e articolata a livello nazionale ed europeo, per una rinnovata competitività delle reti produttive. La struttura di capitale oggi disponibile (capitale azionario, debito bancario e commerciale) non regge alla complessità dei compiti. Una riflessione sugli strumenti e sulle modalità di finanziamento delle Pmi è necessaria per renderne più solida e dinamica la struttura finanziaria, per accedere ai mercati dei capitali con prezzi efficienti, per dare liquidità alle contrattazioni, sostenendo ordinatamente processi di investimento di medio orizzonte. Certo, la visione della centralità delle Pmi ha bisogno di una politica, non si realizza

da sola. Politica pensata fin da ora, perseguita con un disegno complessivo tra le parti, in cui il Legislatore deve mettere del suo, ricreando in primis una cornice fiscale più favorevole al capitale investito nelle piccole imprese, ad esempio esprimendo un preciso orientamento che vada dalla tassazione della rendita finanziaria improduttiva all’incentivazione dell’investimento industriale, più favorevole alla finanza d’impresa. Le banche, per parte loro, mettendo in gioco la propria capacità di valutazione del merito di credito, devono farsi attive con strumenti nuovi, servizi finanziari a valore aggiunto e risorse dedicate, sollecitando il risparmio privato e il mercato dei capitali. Si fa cenno in particolare agli strumenti ibridi di capitale, che potrebbero affiancarsi ai fondi di private equity, di venture capital e di supporto governativo.

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Speciale economia e finanza

Prestito d’onore regionale: da Banca Marche un sostegno al bisogno di impresa Dopo il successo dell’edizione 2006-2007, che ha portato alla nascita di circa 500 nuove imprese marchigiane, la Regione Marche punta ancora sul “Prestito d’Onore regionale” come strumento di politica attiva finalizzato ad incentivare la ripresa economica del territorio e favorire l’occupazione

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a seconda edizione dell’iniziativa, che ha preso il via lo scorso 5 ottobre, offre la possibilità a 400 neoimprenditori di creare la propria attività d’impresa attraverso la concessione di un finanziamento sull’onore (cioè senza alcuna garanzia) e l’erogazione di un servizio gratuito di assistenza tecnica personalizzata (tutoraggio) per i primi 12 mesi di vita del nuovo progetto imprenditoriale. Per approfondire l’argomento, abbiamo rivolto alcune domande ad Agostino Sebastiani, Capo Area Commerciale di Banca Marche che, attraverso il Raggruppamento Temporaneo di Imprese con Sida Srl e Camera Work Spa, si è aggiudicata la gara d’appalto indetta dalla Regione Marche per la gestione del ”Prestito d’Onore regionale”. Banca Marche e Regione Marche: si rinnova la collaborazione a favore dell’imprenditorialità locale? “Banca Marche tiene molto a questa iniziativa in quanto rappresenta l’opportunità di dimostrare, ancora una volta, di voler essere banca del territorio, orientata a sostenere le diverse esigenze sia delle imprese che delle famiglie marchigiane, soprattutto in questa particolare fase economica. Sicuramente, grazie all’esperienza maturata con la precedente edizione del “Prestito d’Onore regionale” e con le altre iniziative di microcredito realizzate dalla banca in questi anni, possiamo mettere a disposizione della Clientela competenze e professionalità in grado di soddisfare al meglio le richieste degli imprenditori”. Il “Prestito d’Onore regionale” prevede la possibilità di finanziare 400 nuo-

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ve imprese. Chi ne può beneficiare? “I destinatari del “Prestito” sono persone disoccupate o inoccupate che, alla data di presentazione della domanda d’ammissione, devono avere un’età compresa fra i 18 e i 60 anni ed essere residenti da almeno 6 mesi nella regione Marche. Anche i lavoratori in cassa integrazione o le donne occupate “over 35” possono presentare domanda ma, prima della sottoscrizione del contratto di finanziamento con la banca, dovranno risultare disoccupati. Aggiungo però che, oltre a questi requisiti “soggettivi”, è fondamentale, per l’accoglimento della domanda da parte della banca, che il richiedente abbia un’idea d’impresa concreta, realizzabile ed economicamente sostenibile, in grado di generare reddito”. Quali attività possono essere avviate con il “Prestito”? “Possono essere costituite ditte individuali, società di persone o società cooperative (queste ultime con una compagine

sociale con un minimo di 3 e un massimo di 8 soci), aventi sede in regione ed operanti nel commercio, nella produzione di beni e nei servizi. Per presentare la domanda, l’impresa non deve essere costituita. La costituzione, che verrà effettuata con l’iscrizione al Registro delle Imprese, dovrà infatti essere perfezionata dopo la positiva valutazione della domanda da parte della banca. Restano comunque escluse dal “Prestito” le società di capitali e, a differenza della precedente edizione, le attività di lavoro autonomo svolte da liberi professionisti”. Come viene presentata la domanda di ammissione? “La domanda va presentata personalmente presso una delle 211 filiali Banca Marche presenti nel territorio regionale. Il neoimprenditore, oltre a possedere le caratteristiche già citate, deve vantare precisi requisiti di onorabilità previsti dall’Avviso Pubblico (ad esempio, non aver subito protesti negli ultimi 5 anni,


non aver riportato condanne penali, ecc). Per la compilazione, il richiedente viene assistito da un tutor nominato dalla Sida Srl che, dopo una preventiva fase di orientamento, finalizzata a valutare il profilo e le capacità professionali del neoimprenditore, rilascia un proprio “parere di fattibilità” sul progetto imprenditoriale, senza il quale la domanda non può essere ricevuta dalla banca”. Come viene valutato il progetto d’impresa? “Una volta presentata la domanda, la valutazione viene effettuata da Banca Marche in base all’ordine cronologico, alla concreta realizzabilità del progetto e alla capacità dell’impresa di generare profitti. Sostanzialmente, una volta valutato positivamente il progetto, il neoimprenditore può ottenere il finanziamento in tempi molto rapidi. Infatti, la domanda d’ammissione viene valutata dalla banca entro 30 giorni e, in caso di accoglimento, entro i successivi 30 giorni viene sottoscritto il contratto di finanziamento ed erogata la prima tranche del prestito”. Quali sono le principali caratteristiche del finanziamento e le condizioni economiche applicate? “Le specifiche del finanziamento sono state definite con l’intento di venire incontro alle esigenze finanziarie dei neoimprenditori. In particolare: • L’assenza di garanzie: Banca Marche non chiederà al neoimprenditore alcun tipo di garanzia (né reale né personale) impegnandosi a concedere il finanziamento esclusivamente sull’onore e sulla validità dell’idea d’impresa. • Gli importi massimi finanziabili e le spese ammissibili: per le ditte individuali e per le società con meno di 3 soci l’importo massimo erogabile è pari a € 25.000, elevabile fino a € 50.000 in caso di società con almeno 3 soci. Questi importi possono essere utilizzati per sostenere tutte le spese necessarie a costituire ed avviare l’attività imprenditoriale, ad eccezione di quelle relative all’acquisto e alla ristrutturazione dell’immobile individuato come sede della nuova impresa e l’acquisto di autoveicoli ad uso privato per esclusivo trasporto di persone. Ovviamente, considerando che tali importi spesso non sono da soli sufficienti a coprire tutte le spese necessarie per l’avvio della nuova impresa, Banca Marche

è disponibile a valutare la possibilità di concedere anche ulteriori affidamenti eventualmente assistiti dalle opportune garanzie come quelle rilasciate dai diversi Confidi con i quali la Banca ha numerosi rapporti di collaborazione. • La durata e la modalità di rimborso: il finanziamento prevede una durata complessiva di 72 mesi ma la prima rata (composta da soli interessi) viene rimborsata dopo 1 anno dalla sottoscrizione del contratto. Dopo questo periodo, il neoimprenditore inizia a rimborsare l’importo finanziato attraverso 20 rate trimestrali. • Il tasso di interesse: è un tasso fisso per tutta la durata del finanziamento, pari a 3,20%. Si tratta di un tasso estremamente favorevole per il cliente, soprattutto in considerazione della previsione del possibile incremento dei tassi di interesse. • Le spese di istruttoria e le imposte: non sono previste spese di istruttoria a carico del neoimprenditore e le tasse sul finanziamento (es. imposta sostitutiva dello 0,25% dell’importo finanziato) sono a carico della banca. • La modalità di erogazione: l’erogazione generalmente avviene attraverso tre somministrazioni del credito (cd. “tranche”) con la possibilità per il neoimprenditore di ottenere il primo 30% dell’importo concesso (fino ad un massimo di € 10.000) senza alcun giustificativo di spesa (es. fatture d’acquisto); il restante importo verrà invece erogato entro 6 mesi dalla sottoscrizione del contratto di finanziamento attraverso due ulteriori somministrazioni e dietro presentazione dei giustificativi di spesa. E’ comunque prevista l’erogazione in unica soluzione nel caso in cui si presentino giustificativi di spesa per un importo non inferiore al 70% della somma finanziata. Inoltre, Banca Marche ha deciso di offrire ai beneficiari del “Prestito d’Onore regionale” la possibilità di accendere un conto corrente a pacchetto a condizioni estremamente vantaggiose che prevede la gratuità del canone mensile per i primi 12 mesi e una serie di prodotti e servizi”. Qual’è il ruolo del tutor? “Il tutor è una figura professionale qualificata che, oltre ad assistere il potenziale neoimprenditore nella fase di predisposizione della domanda di ammissione (e in particolare del business plan), lo segue direttamente per i successivi 12 mesi

di avvio dell’attività d’impresa. L’attività di tutoraggio svolge un ruolo strategico all’interno di questa iniziativa grazie alla possibilità offerta al neoimprenditore di rivolgersi al tutor per analizzare e risolvere le diverse tematiche inerenti la gestione aziendale come, ad esempio, gli aspetti economici, legali, fiscali, i rapporti con i fornitori nonché le eventuali attività di marketing da intraprendere a sostegno dell’attività imprenditoriale”. Ho visto dei manifesti pubblicitari del “Prestito d’Onore regionale”. Sono state predisposte altre iniziative di comunicazione? “La campagna di comunicazione “Bisogno d’impresa”, curata da Camera Work Spa, è stata incentrata sulla doppia valenza di sostenere le esigenze imprenditoriali sul territorio e di realizzare il sogno di creare una propria impresa. Oltre ai manifesti e ai depliant pubblicitari, come per la passata edizione, sono stati organizzati una serie di “Road Show”, cioè eventi “info-formativi” che, attraverso la diretta partecipazione dei referenti di Regione Marche, Banca Marche e Sida, offrono agli interessati l’opportunità di chiedere tutti i chiarimenti relativi al proprio progetto d’impresa. Inoltre, è stato creato un sito web dedicato (www.prestitodonore. marche.it). Ovviamente anche le nostre Filiali sono a disposizione per qualsiasi informazione”. Dopo il primo mese di “vita” del “Prestito d’Onore regionale” quali sono i ritorni dell’iniziativa? “C’era molta attesa da parte dei potenziali neoimprenditori per l’avvio del “Prestito d’Onore regionale”, anche a causa dell’attuale situazione socio-economica. Infatti, i primi dati in nostro possesso confermano questo forte interesse per l’imprenditorialità. Sono stati svolti 283 incontri di orientamento e formazione da parte di Sida, che ha assegnato 180 tutoraggi, corrispondenti ad altrettanti progetti d’impresa. Per quanto riguarda le domande, al 30 novembre, sono state presentate alla banca 51 pratiche, di cui 9 già finanziate. Quindi abbiamo favorito, in tempi molto rapidi, l’avvio di 9 nuove imprese e confidiamo di finanziare le restanti 391 attività imprenditoriali entro il prossimo 31 dicembre 2011, raggiungendo così l’obiettivo fissato dalla Regione Marche”. di Cristina Panara

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Aziende, e la questione reputazionale? La recente vicenda BP ci fornisce un’ulteriore riprova della primaria importanza che la questione reputazionale ha acquisito per gli operatori economici

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a crisi dei mercati finanziari e gli scandalosi episodi di incuria, corruzione e dissesti da cui, più in generale, è risultato essere afflitto l’intero sistema economico, hanno contribuito ad acuire una diffusa sensibilità sociale al tema del rispetto di valori etici anche nell’ambiente del business, nonché a rendere maggiormente sofisticato l’approccio di investitori e consumatori nella formulazione del loro giudizio di apprezzamento, ove si attribuisce oggigiorno un peso non indifferente al profilo reputazionale delle imprese. Si tratta invero di un mutamento radicale di costume, in quanto sinora il possesso di una solida ed elevata reputazione veniva considerato alla stregua di una mera variabile accessoria nelle scelte di investimento dei risparmiatori e nelle decisioni di acquisto dei consumatori, volte piuttosto ad una valutazione quasi esclusivamente basata su tradizionali e ben più tangibili parametri economico-finanziari di successo (quote di mercato detenute e performance conseguite). La reputazione cessa pertanto di essere riduttivamente intesa quale mero fregio onorifico dell’impresa, in grado, tutt’al più, di consentire l’esercizio di un maggior appeal nei confronti del pubblico, e si rivela invece foriera di rilevanti impatti economici, di immediata percezione e non difficilmente quantificabili. Si pensi, in tal senso, alla falla nella piattaforma Deepwater Horizon, la quale ha arrecato incalcolabili danni all’ecosistema e, parimenti, un altrettanto inestimabile deterioramento della reputazione di BP, cui si associano ingenti perdite economiche sia in termini di caduta del titolo azionario (il valore si è pressoché dimezzato) che di costi sostenuti per tentare di arginare il disastro ambientale occorso:

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la compagnia petrolifera britannica ha sinora pagato la cifra esorbitante di circa sedici miliardi di dollari per finanziare le operazioni di contenimento della marea nera nel Golfo del Messico. A ciò si deve inoltre aggiungere il notevole calo di vendite al distributore, il quale rischia di aggravarsi ulteriormente qualora le azioni di boicottaggio sollecitate da più fronti di protesta venissero messe in atto, nonché la minaccia di una class action da parte dei pescatori, che si stanno organizzando per chiedere a BP un risarcimento di quasi cinque miliardi di dollari. Il caso BP ci fornisce peraltro il destro per riflettere su alcuni peculiari aspetti che contraddistinguono la questione reputazionale. Innanzitutto, esso ci offre un chiaro esempio di come la reputazione rappresenti l’esito di un giudizio di apprezzamento relativo alla coerenza delle scelte compiute e dei comportamenti agiti dall’impresa, giudizio che è connotato da una forte componente emotiva e da una natura di tipo collettivo. Dal primo di questi due tratti distintivi discende che i danni alla reputazione di un operatore economico risultano essere tanto più severi quanto più il fatto all’origine venga a concernere interessi o valori che la società reputa di vitale importanza. Sono pertanto particolarmente esposte al rischio reputazionale tutte le imprese che erogano prodotti o servizi di tipo “trust”, i quali hanno attinenza a beni primari (si pensi, ad esempio, ai prodotti farmaceutici e ai servizi medico-sanitari, assicurativi e bancari), ciò specialmente qualora la qualità della prestazione offerta possa essere appieno valutata dall’utenza solo dopo che sia trascorso un considerevole lasso temporale di sperimentazione. Non a caso, la vicenda BP ha suscitato un im-

menso clamore in quanto lede un bene fondamentale quale l’equilibrio e l’integrità dell’intero ecosistema. La seconda caratteristica sopra menzionata, consistente nella natura collettiva della reputazione, implica che l’opinione del singolo individuo risulta notevolmente condizionata dai pareri e dalle valutazioni formulate da altri soggetti e da questi diffuse attraverso i propri network relazionali. Si tratta del noto fenomeno del passaparola, il quale però assume un peso ben maggiore nell’attuale era del web 2.0, ove il flusso e la condivisione delle informazioni scorrono su Internet attraverso le nuove forme di aggregazione attiva offerte da forum, blog, social network e newsgroup che consentono il sinergico collegamento, virtuale e globalizzato, di un numero potenzialmente illimitato di persone. Essi rappresentano i nuovi fronti di opinione, detentori di una forza di pressione bastevole a decretare la delegittimazione di un operatore economico. Un’evidente riprova della dimensione collettiva del giudizio reputazionale ci viene fornita dagli incommensurabili danni in termini di immagine che il finto account twitter BPGlobalPR sta arrecando a BP, mediante irriverenti post volti a satireggiare il dirty business della compagnia, il suo incoerente sistema valoriale e la lunga serie di infruttuosi tentativi posti in essere prima di riuscire a contenere la fuoriuscita di oro nero. Tra i tanti commenti, tutti davvero esilaranti, un esempio della pessima considerazione che l’immaginario collettivo ha di BP ci viene fornito dal sarcastico twitt che attribuisce alla compagnia la seguente diffida: “Per favore non raccogliete o pulite il petrolio che trovate sulle spiagge. È di proprietà della British Petroleum, e verrete denunciati”. La vicenda twitter ha infatti posto in evi-


denza la scarsa stima e credibilità che BP gode presso l’opinione pubblica, non solo in quanto BPGlobalPR batte nettamente in termini di numero di accessi il vero account della compagnia (conta circa il doppio di follower), ma, fatto ancor più grave, in quanto, prima che i media ne scoprissero e rendessero nota la natura parodica, non pochi utenti hanno creduto nella sua autenticità e protestato infuriati avverso le scandalose affermazioni da questo veicolate, insorgendo, ad esempio, contro il provocatorio cinismo che traspare dall’elenco delle priorità operative nella gestione della marea nera, alla cui vetta compare la “ripulitura” dell’immagine aziendale compromessa, mentre la ben più urgente pulizia delle spiagge costituisce soltanto “la prossima voce nella lista delle cose da fare”. Ai danni reputazionali prodotti dal fenomeno twitter si vengono poi a sommare anche quelli derivanti dal polemico concorso che la versione inglese del sito di Greenpeace ha lanciato tra gli internauti, invitandoli a scegliere un nuovo logo più consono alla natura “sporca” degli affari di BP, che attualmente ha come emblema una raffigurazione stilizzata, nei toni del verde, dell’elio, simbolo adottato nel 2002, in occasione di un più generale rebranding volto ad enfatizzare gli investimenti dell’azienda nella salvaguardia dell’ambiente e nella promozione delle fonti di energia rinnovabili. Le immagini proposte da Greenpeace sono invece tutte contraddistinte dalla predominanza di un evocativo colore nero petrolio che allude ai devastanti impatti ambientali prodotti dalla falla. Il concorso prevede, inoltre, la creazione di uno slogan ad ironica parafrasi dell’odierno Beyond Petroleum: in testa alla classifica i più verosimili e coerenti Beyond Pollution e Bloody Petroleum. Il caso BP ci offre inoltre un pregnante esempio di come non dovrebbe essere gestita un’emergenza reputazionale. Alludiamo alle foto “taroccate” del sito ove sono state organizzate le operazioni di contenimento della fuoriuscita di greggio, la cui manipolazione è stata rivelata dai blogger (il che rimarca nuovamente l’importanza del fattore web 2.0) e alla clamorosa scoperta effettuata dal Wall Street Journal che ha reso noto come BP abbia predisposto l’invio di un falso

Akio Toyoda, presidente Toyota Motor

giornalista, identificato poi essere un suo dipendente delle pubbliche relazioni, allo scopo di fornire al pubblico un resoconto edulcorato dei fatti. Possiamo quindi affermare come le strategie adottate dal colosso petrolifero, sia per arginare tempestivamente la marea nera che i danni alla propria reputazione, siano state a dir poco deludenti. Molto probabilmente, un diverso atteggiamento, improntato ai valori della coerenza, trasparenza ed accountability (assunzione di responsabilità in ordine alle decisioni prese) avrebbe impedito un’ulteriore aggravarsi dei già pesantissimi danni reputazionali. Una dimostrazione esemplare di un’adeguata e lungimirante gestione dell’emergenza reputazionale ci viene invece fornita da Akio Toyoda, che si è scusato formalmente per i difetti al pedale dell’acceleratore riscontrati in numerosi modelli Toyota, ammettendo come il recente vertiginoso sviluppo degli affari abbia probabilmente ingenerato confusione nell’ordine delle priorità dell’impresa, posponendo la garanzia della sicurezza ai volumi di business. Il coming out del presidente di Toyota e la relativa assunzione di responsabilità hanno in parte arginato i devastanti effetti negativi della vicenda, potendosi affermare che, se è stato in-

discutibilmente inferto un pesante colpo all’immagine di breve periodo dell’impresa, la complessiva reputazione capitalizzata nel lungo termine è stata sostanzialmente preservata. Una volta discusse le caratteristiche più importanti della complessa questione reputazionale, è necessario, a conclusione di questo celere excursus, dedicare qualche breve riflessione in ordine a come sia possibile per un’impresa costruire, sviluppare e preservare un’elevata reputazione. Poiché il giudizio di apprezzamento sociale valuta un’impresa sulla base della coerente aderenza del suo operato ai principi di trasparenza ed assunzione di responsabilità, occorrerà focalizzare la strategia reputazionale sulla promozione delle scelte e dei comportamenti che a tali valori risultano allineati e di cui supportano, mediante una benefica azione pervasiva, il consolidamento nel mindset aziendale. In primis si dovrà pertanto avere riguardo all’implementazione di un efficace sistema di corporate governance. Questo infatti, ove correttamente funzionante, fornisce la ragionevole certezza che l’indirizzo strategico, la direzione e la gestione operativa dell’impresa siano ispirati ai valori di legalità, efficienza, trasparenza ed accountability, rappresentando pertanto un valido presidio avverso la commissione di illeciti e il verificarsi di dissesti. In secondo luogo, sarà opportuno procedere ad una riforma del tradizionale sistema di comunicazione, in modo da assicurarsi che esso recepisca i suddetti principi di trasparenza e responsabilità. Questo implica la garanzia di continui flussi comunicazionali verso l’esterno, caratterizzati da tempestività, completezza, chiarezza e semplicità espressiva, in modo da permetterne la comprensione anche ai non addetti ai lavori. Ricordiamo infatti come l’opacità, la reticenza e la tendenza alla manipolazione delle informazioni (ancora una volta BP docet!!) non dispongono certo il pubblico a concedere la propria fiducia all’organizzazione che ne sia giudicata responsabile, inducendo piuttosto un approccio ed una lettura dei fatti connotati da diffidenza e prevenzione. di Elisabetta Casarin

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Energia

Ecco il solare che protegge dall’acqua Energy Resources ha brevettato per lo stabilimento di Poltrona Frau a Tolentino un impianto innovativo che diventa un vero e proprio tetto

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un gioiello d’innovazione l’impianto fotovoltaico che Energy Resources ha realizzato per Poltrona Frau nello stabilimento produttivo di Tolentino. L’impianto, inaugurato di recente, ha la potenza di 1,4 megawatt e rappresenta un’assoluta novità nel settore dell’energia da fonti rinnovabili: grazie al sistema brevettato da Energy Resources, la copertura di pannelli solari si trasforma in un vero e proprio tetto. Il settore Ricerca e Sviluppo ha progettato e costruito una struttura in alluminio che funge contemporaneamente da sistema di montaggio dei pannelli e da sistema di canalizzazione delle acque: i moduli sono sovrapposti come tegole, lateralmente affiancati e montati su profili a gronda che consentono all’acqua di defluire all’esterno. L’impianto fotovoltaico potenzia così l’impermeabilità fornita dalla struttura sottostante, garantendo all’edificio, oltre all’energia elettrica, una doppia protezione. “All’importante scelta eco-sostenibile di Poltrona Frau, una delle grandi eccellenze del made in Italy, abbiamo risposto con una soluzione che ha anticipato i tempi, come è nostra abitudine – spiega Emanuele Mainardi, vicepresidente e responsabile Ricerca e Sviluppo di Energy Resources –; l’impianto, infatti, è stato progettato seguendo i parametri del Conto Energia in vigore da gennaio 2011. Secondo questi parametri, perché un impianto realizzi l’integrazione totale, vanno soddisfatti non solo criteri estetici, ma anche funzionali. Il progetto rappresentava per noi una bella sfida vista la complessità dell’intervento: la speciale copertura realizzata da Baraclit, molto bella e luminosa, presentava un particolare andamento “ondulato”, serviva una soluzione innovativa e veloce, che non comportasse costi maggiori rispetto ad

un impianto tradizionale e che ottenesse il miglior effetto estetico e la massimizzazione degli incentivi: l’abbiamo inventata e realizzata in tre mesi. L’ottima collaborazione con la divisione b.Power di Baraclit è stata fondamentale”. L’impianto utilizza 18mila moduli fotovoltaici a film sottile della First Solar. Pro-

durrà annualmente 1 milione e 680mila kWh circa, evitando l’immissione in atmosfera di 1.176 t di CO2; il sistema rende lo stabilimento di Poltrona Frau autonomo sotto il profilo dell’energia elettrica, producendo anche energia in esubero che verrà ceduta alla rete nazionale.

Continua l’impetuosa crescita di ENERGY RESOURCES, importante realtà marchigiana attiva nel settore delle energie rinnovabili. L’azienda ha realizzato ad oggi oltre 400 impianti, per una potenza complessiva di 60 MWp di fotovoltaico e 7 MW di geotermico, pari ad una quantità annua stimata di 56mila tonnellate di CO2 non immessa nell’atmosfera. Nelle Marche ha installato circa il 50 per cento della potenza fotovoltaica prodotta; oltre a Poltrona Frau, tra le realtà che si sono affidate ad Energy Resources ci sono Rainbow, Tontarelli, iGuzzini e Holding Porto di Ancona. Nata solamente quattro anni fa, è arrivata ad impiegare 120 persone e dai 30 milioni del 2009 prevede di chiudere l’anno in corso con 120 milioni di euro di fatturato.

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Eventi

Green economy, una best practice ad Ancona Ha avuto un ampio successo di pubblico la nuova centrale di Trigenerazione realizzata presso il Polo Universitario Monte Dago, frutto della collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e Newtec System

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na centrale tecnologica ad assetto trigenerativo per soddisfare parte del fabbisogno termico, elettrico e frigorifero del Polo Universitario di Monte Dago, in particolare l’edificio Scienze 1, Scienze 2, Scienze 3 e il Blocco Aule Sud. E’ stata l’occasione per riconoscere il valore sociale ed il ruolo propulsivo di una best practice nel campo della Green Economy quale la collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e Newtec System, quali partner capaci di integrare le proprie competenze tecniche, progettuali e organizzative per la realizzazione di un progetto comune, utilizzando in maniera efficace le risorse economiche messe a disposizione dalla Regione Marche. Nello specifico, si tratta di un sistema innovativo che permette, partendo da un’unica fonte di energia, di produrre energia elettrica, termica e frigorifera. Come è possibile tutto questo? Recuperando il calore generato durante la produzione di energia elettrica, che solitamente viene disperso nell’ambiente. I vantaggi: • Risparmio annuo di energia primaria: 120 TEP annue • Riduzione CO 2 emesse: 285 ton CO 2 considerata una combustione stechiometrica del metano con potere calorifico pari a 8.250 kcal/Nmc • Mancata spesa di energia elettrica annua: 243.072,00 euro. La centrale di trigenerazione, rimasta aperta al pubblico dal 15 al 19 novembre, è stata visitata da oltre 300 visitatori. All’inaugurazione erano presenti il Presi-

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dente della Regione Marche Gian Mario Spacca, il Magnifico Rettore Marco Pa-

cetti ed il fondatore della Newtec System, Gianfranco Miccini.

HANNO DETTO “L’impianto di trigenerazione è una soluzione che genera tre fonti di energia in modo combinato: elettrica, termica e frigorifera. L’energia elettrica destinata agli usi dell’Università, l’energia termica per il riscaldamento invernale e l’energia frigorifera per il raffrescamento estivo. Grazie all’integrazione, come competenza distintiva di Newtec System, tale progetto è stato realizzato combinando know-how e tecnologie ad alto grado di innovazione che garantiscono un livello sempre crescente di efficienza energetica.” Gianfranco Miccini, Fondatore di Newtec System srl “Abbiamo voluto dare un po’ di enfasi alla inaugurazione dell’impianto di poligenerazione presso il polo universitario di Monte Dago perchè rappresenta un esempio virtuoso di cooperazione tra decisori pubblici (Regione Marche), competenze tecnico-scientifiche (Dipartimento di Energetica dell’Università Politecnica delle Marche) e primarie imprese marchigiane impegnate in settori tecnologici molto avanzati (Newtec System Srl di Recanati)”. Marco Pacetti, Rettore Università Politecnica delle Marche “L’economia verde è tra le quattro aree individuate come centrali nel bilancio di previsione 2011 della Regione, con una dotazione specifica proprio su trigenerazione ed efficienza energetica. Si tratta di una nuova ed efficace declinazione della Green economy: investimenti mirati per dotare gli edifici pubblici, scuole ed ospedali in particolare, di impianti di trigenerazione in grado non solo di garantire l’autosufficienza energetica, ma anche di generare, grazie alla produzione di energia, risorse economiche da reinvestire sulle manutenzioni degli immobili”. Gian Mario Spacca, Presidente Regione Marche


“Con passione innoviamo, creiamo valore e contribuiamo al benessere delle realtà con cui lavoriamo”

La nostra impresa, System Integrator nel campo della Green Economy, vanta tra le sue ultime soluzioni la progettazione e realizzazione della pensilina fotovoltaica targata interamente Newtec System

NewTec Park La pensilina NewTec Park è una soluzione in grado di coniugare rispetto delle fonti rinnovabili, design e funzionalità mediante: • Produzione di energia elettrica da fonte solare • Ombreggiamento e protezione delle auto dagli agenti atmosferici • Sostenibilità ambientale

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NewTec Park è un sistema tecnologico ad elevato grado di sostenibilità ambientale grazie al suo innovativo basamento in fase di brevetto che consente di evitare montaggi e messe in opera invasivi

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Territorio

Punto Gomme Contini, la formazione è di casa Andrea Contini, titolare dell’azienda anconetana – che nel 2010 ha festeggiato i 60 anni di attività – ci spiega come in un mondo, come quello dell’auto, in continua evoluzione occorre fornire prodotti e servizi sempre più all’avanguardia. La formazione delle risorse umane diventa quindi un fattore determinante

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ignor Contini, titolare della nota azienda anconetana “Attualmente abbiamo quattro punti vendita, dei quali uno a Falconara Marittima e tre ad Ancona: in via Flaminia, nei pressi del porto e alla Baraccola, di fronte al MacDonald’s. Vi lavorano complessivamente 18 persone”. Quattro aree, tutte concentrate sui pneumatici? Indubbiamente il nostro core business è rappresentato dai servizi connessi al mondo dei pneumatici. A tali attività si sono aggiunti poi nuovi servizi aggiuntivi: i centri revisione e un’officina “Bosch Car Service”. Di cosa si tratta? “Bosch Car Service” è una catena europea di meccanici ed elettrauto specializzati, abilitati a fare tutti i tipi di intervento su ciascuna tipologia di auto. Il far parte di un’organizzazione così prestigiosa è molto importante, anche se richiede investimenti in termini di apparecchiature e di personale”. Perché occorre personale altamente specializzato? “Per svolgere bene determinate attività nel nostro settore, occorrono persone con caratteristiche tecnico-professionali adeguate e un’alta professionalità. Perciò la formazione ha una funzione determinante. E questo vale sia per quanto attiene alla parte meccanica che per quanto riguarda i pneumatici”. I collaboratori impiegati nel settore

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Con Pneuscard sconti sui pneumatici Registrandosi sul sito www.puntogomme.biz l’Utente riceverà gratuitamente a casa la Pneuscard, con la quale sarà possibile – in tutti i punti vendita dell’azienda - usufruire di un particolare sconto sull’acquisto dei pneumatici. www.puntogomme.biz dei pneumatici partecipano a corsi formativi e di aggiornamento? “Certo. Le case madri fornitrici di gomme organizzano periodicamente eventi formativi, ai quali i nostri collaboratori non mancano mai. Altrimenti c’è il rischio di uscire dal mercato, dal panorama dell’autoriparazione”. Non avrei mai immaginato dell’esistenza di corsi di formazione nel vostro settore… “Il mondo dell’auto è profondamente cambiato rispetto ad alcuni anni fa, quando al meccanico si dava un’impostazione-base per insegnargli i lineamenti della professione, e basta. Oggi il settore auto è in

continua evoluzione, corre molto veloce, sia – come dicevo - per la parte meccanica che per il settore dei pneumatici”. Nel senso che è un settore che vede spesso l’immissione in commercio di nuove tipologie di pneumatici? “Si. Prendiamo ad esempio un prodotto altamente innovativo, i pneumatici “run flat”, anti-foratura: in Italia soltanto il 50 per cento delle officine dispone di macchinari per il loro montaggio”. Il mercato dei pneumatici risente della crisi? “Va fatto un discorso diverso a seconda della tipologia di prodotto: due ruote, auto, mezzi agricoli, pale meccaniche e mezzi per l’industria. Mentre per moto e auto il mercato si è mantenuto piuttosto stabile, andando avanti senza contraccolpi rilevanti, per quanto attiene al segmento “industriale” abbiamo registrato una flessione notevole, imputabile alla congiuntura che ha coinvolto le aziende, comprese quelle di autotrasporto”. di Marco Palumbo


La ditta Puntogomme Contini è da sempre sinonimo di serietà e qualità dei prodotti e dei servizi offerti alla sua clientela, acquisita con l’esperienza di oltre cinquanta anni di lavoro.

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Consulenza

Cost reduction, per razionalizzare la spesa e incrementare i profitti Alessandro Calabrese, Senior Partner e Presidente di CRS Italia, parla dell’attività di analisi di riduzione dei costi aziendali, portata avanti con il rigoroso rispetto del principio del “Success Fee” (nessun risultato = nessun compenso)

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residente, cos’è CRS? “Cost Reduction Specialists è un network di professionisti specializzati nelle analisi finalizzate alla riduzione dei costi generali. Siamo nati in Italia 13 anni fa mutuando l’idea dall’esperienza anglosassone. Nel corso degli anni, poi, siamo riusciti a sviluppare il network anche a livello internazionale: oggi abbiamo corrispondenti e sedi in più parti del mondo”. Ci parli della struttura italiana. “In Italia, oltre all’Head Office di Milano, operano 18 uffici, guidati da altrettanti partner con una propria struttura. In totale collaborano con noi circa 70-80 professionisti e specialisti, tra partner, dipendenti e collaboratori esterni. La filosofia di CRS è quella dell’elevata specializzazione dei propri consulenti. È questo che ci consente performance medie di risparmio del 17%”. Specializzazione in funzione del settore merceologico dell’azienda cliente? Innanzitutto coltiviamo una specializzazione per quelle che noi definiamo “categorie di spesa”: circa 30: esse incidono per oltre il 10% sui bilanci aziendali. In secondo luogo, l’essere un grande network, con una casistica molto ampia, ci permette di disporre di professionisti specializzati anche per tipologia di utente. Quindi due gradi di specializzazione”.

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Alessandro Calabrese, presidente di CRS Italia


Chi è il cliente-tipo? “Ci rivolgiamo ad ogni tipo di azienda ed ente pubblico: nel privato, dall’industria alla GDO, e nel pubblico siamo fortemente attivi anche nel settore sanitario. Questa caratteristica comporta diverse applicazioni di ciascuna categoria di spesa: ecco perché prima accennavo ai vantaggi della specializzazione”. Se ho capito bene, non tutte le categorie di spesa sono applicabili allo stesso modo. “Prendiamo ad esempio una categoria di spesa: i costi di trasporto. E’ evidente che essi incidano in maniera assai diversa per la Pubblica Amministrazione e per un’azienda manifatturiera”. Come viene recepito il messaggio dagli imprenditori? Direi molto bene. Il novero delle nostre aziende clienti è ricco anche di marchi prestigiosi”. E nelle Marche? “Anche qui non ci possiamo assolutamente lamentare”. Perchè? “Perché … non ci sono costi! Abbiamo sempre rispettato un principio rigoroso: il compenso è strettamente legato – in percentuale - ai risultati. E’ il principio che gli anglosassoni chiamano del “Success Fee””. La consulenza di CRS è rivolta prevalentemente alle aziende più strutturate. In una regione come la nostra, composta per lo più da Pmi, non è più difficile un’analisi diretta alla riduzione dei costi? “E’ vero che CRS è strutturata per la medio-grande impresa: il nostro cliente difficilmente è sotto i 25-30 milioni di fatturato. E’ per questo motivo che stiamo sviluppando un nuovo progetto – battezzato “Compendium” – destinato proprio alle piccole aziende. Anche in esse è forte la cultura dell’ottimizzazione dei costi”. In cosa si discosta il “Compendium”

dall’approccio classico? “Si caratterizza per un meccanismo più agile, adatto ad un’azienda meno strutturata. Applicando i criteri ordinari alla piccola impresa, ci troveremmo di fronte a due ostacoli: noi spesso non avremmo convenienza ad effettuare analisi dettagliate, e i piccoli imprenditori non avrebbero il tempo necessario da dedicarci”. Ci può fare un esempio? “Prendiamo la categoria di spesa dei trasporti: in un’azienda medio-grande analizziamo dettagliatamente tre-quattro mesi di fatture, il che significa anche molte migliaia di spedizioni. E’ una procedura complessa e costosa. Per la Pmi l’analisi sarà svolta in maniera più elastica, molto simile ad un servizio di outsourcing della funzione di negoziazione degli acquisti. Inoltre, nel caso della piccola azienda il numero di categorie di spesa sarà più limitato: le spese di pulizia, ad esempio, per la grande realtà possono assumere dimensioni rilevanti, un po’ meno per la piccola impresa”. Quali sono le categorie di spesa più rilevanti per le Pmi? “Trasporti, imballaggi, energia e telefonia”. Quando sarà operativo questo nuovo progetto? “Sta muovendo i primi passi, a gennaio sarà operativo. Entreremo a pieno regime entro febbraio 2011”. Una curiosità: perché questo progetto si chiama “Compendium”? “E’ una parola molto usata da Cicerone, che letteralmente significa “Il guadagno ottenuto col limitare della spesa”. Perché una piccola impresa dovrebbe affidare a professionisti un’analisi finalizzata alla riduzione dei costi? “Perché la struttura organizzativa minima della piccola impresa non lascia quasi mai il tempo di approfondire questi temi apparentemente marginali, perché non ha forza contrattuale con i fornitori di servizi, perché il nostro costo è sempre di gran

lunga inferiore al risparmio realizzato”. I risultati raggiunti sinora sono incoraggianti? “Le revisioni effettuate con successo sono pari all’87,2 per cento del totale degli interventi”. di Giuseppe Mascetti

I principali clienti marchigiani • Api-Anonima Petroli Italiana • Best • Conad Adriatico • Fabi Calzature • Fileni • Industrrie PICA • Multiservizi SpA • Pieralisi • Simonetta confezioni • Teuco Guzzini

Le principali aree di intervento • Archiviazione documenti • Assicurazioni • Cancelleria e materiali di consumo • Commissioni carte di credito • Contratti di manutenzione • Energia • Divise • Fotocopiatrici • Gestione magazzini • Imballaggi • Mensa aziendale e buoni pasto • Oneri bancari • Parco automezzi • Servizi di pulizia • Servizi di vigilanza • Smaltimento rifiuti • Stampati • Telecomunicazioni • Trasporti e Corrieri • Viaggi

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Consulenza

FAMILYMANAGER, un professionista al fianco di persone e famiglie Le Dottoresse Marisa Balicchia e Sofia Belelli, due donne manager di Ancona che hanno deciso di intraprendere una nuova avventura, di “inventarsi” una professione che va incontro alle esigenze delle famiglie

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AMILYMANAGER, una particolare accoppiata di termini. Potreste spiegarci brevemente in cosa consiste? “Il FAMILYMANAGER è una nuova figura professionale, il primo assistente personale per la vita privata. Il nuovo termine nasce dal fatto che questo professionista coniuga in sé la competenza del manager con le capacità di ascolto e relazionali necessarie per potersi calare nella realtà della famiglia. E’ dunque un professionista che, attraverso esperienze significative in campo manageriale e percorsi di crescita personali, ha acquisito particolari capacità legate sia alle dinamiche interpersonali sia alle metodologie di lavoro, per realizzare al meglio gli obiettivi preposti”. Perché scegliere un termine anglosassone? “La scelta di un termine anglosassone è legata alla piacevolezza del suono e alla percezione immediata del significato, ma l’idea nasce e si sviluppa principalmente da esigenze legate al territorio”. Chi ha avuto l’idea e come è nata l’azienda? “L’idea nasce dall’intuizione di due donne lavoratrici di Ancona, manager aziendali, che sentendo la fatica di dover conciliare lavoro e famiglia scoprono l’assenza di una figura di fiducia sulla quale poter contare. Da qui, mettendo in campo la propria

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le poter contare per ogni esigenza della persona e della famiglia, a 360 gradi. Di conseguenza nasce l’azienda come soggetto risolutore di problemi della persona e della famiglia, allo scopo di rendere la vita più semplice e più ricca. Infatti lo spirito, la filosofia di FAMILYMANAGER è difendere e promuovere uno stile di vita che mira al benessere della persona”.

“LA FAMIGLIA È UNA PICCOLA AZIENDA, ALL’INTERNO DELLA QUALE SI TROVANO MOLTE SITUAZIONI DA GESTIRE PERCHÉ TUTTO FUNZIONI AL MEGLIO” competenza professionale, questa prima intuizione viene approfondita e poi confortata da un’attenta analisi del territorio, che fa proprio emergere la necessità di creare un unico punto di riferimento, un referente competente e fidato, sul qua-

Qual è il target cui vi rivolgete? “E’ proprio la filosofia di FAMILYMANAGER che determina il suo target: ci rivolgiamo a chi tiene molto alla qualità della propria vita, a chi dà valore al proprio tempo, a chi vuole proteggersi dallo stress che la gestione degli impegni e dei problemi possono provocare. Ci rivolgiamo cioè a tutti coloro che hanno a cuore la qualità della propria vita e che non permettono che i problemi quotidiani ne travolgano il gusto”. Come riuscite ad interpretare necessità così importanti e personali e così diverse tra loro? “Partiamo dal concetto che la famiglia è una piccola azienda, all’interno della quale si trovano molte situazioni da gestire perché tutto funzioni al meglio … Il FAMILYMANAGER rappresenta, di fatto, il braccio destro della persona. La sua capacità di ascoltare, entrare in relazione ed accogliere la persona nella sua individualità, in modo unico ed esclusivo, è il primo passo importante.


“L’IDEA STESSA DI FAMILYMANAGER È POTUTA SCATURIRE PROPRIO DAL FATTO DI ESSERE DONNE, E QUINDI CONSAPEVOLI DELLE ESIGENZE CHE SI VENGONO A CREARE ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA” Questo porta a delineare l’esigenza, l’interesse, il problema e a definire insieme all’interessato le sue aspettative. Prendendosi cura di ogni esigenza, come se fosse la sua e in funzione dell’obiettivo, il FAMILYMANAGER agisce come un manager d’azienda che di volta in volta coordina e si avvale delle migliori risorse, interne ed esterne, e dei migliori fornitori, in funzione del settore ed argomento che si trova ad affrontare. Tutto questo con discrezione, tatto, serietà, flessibilità, capacità di relazione e problem solving. E, ci teniamo a sottolineare, nella massima trasparenza verso la persona e senza accordi economici con gli eventuali fornitori utilizzati”. Per un lavoro come questo, lo staff fa la differenza. Da chi è composto? “Le titolari dell’azienda puntano all’eccellenza per garantire opportunità e soluzioni di qualità, qualsiasi sia l’esigenza, dalle incombenze di tutti i giorni fino alle problematiche più specifiche… Proprio per questo i collaboratori devono necessariamente rispondere a caratteristiche specifiche, sia dal punto di vista professionale che di stile comportamentale, oltre ad essere in linea con la filosofia dell’azienda”.

Due donne imprenditrici. Una soddisfazione in più? “Due donne imprenditrici, una forza in più. Pensiamo infatti che l’idea stessa di FAMILYMANAGER sia potuta scaturire proprio dal fatto di essere donne, e quindi consapevoli delle esigenze che si vengono a creare all’interno della famiglia. Tutto questo supportato dall’essere manager e quindi abituate quotidianamente al problem solving”. Progetti per il futuro? “Ciò a cui puntiamo è promuovere il FAMILYMANAGER come stile di vita e di benessere. Più che al futuro la nostra attenzione è molto rivolta al presente perché ciò che ci interessa davvero è che la persona che ha scelto di avvalersi di tale figura professionale possa ritrovare il piacere di vivere appieno, con gusto e serenità il suo presente, sapendo che al suo fianco c’è sempre il suo alterego, il suo FAMILYMANAGER”. di Marco Palumbo

FAMILYMANAGER supporta la persona in ogni ambito della sua vita privata, dagli interessi personali al tempo libero, dalla cura delle persone care all’amministrazione della casa, dalle incombenze di tutti i giorni fino alle problematiche più specifiche… promuovendo uno stile di vita che mira al benessere della persona.

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Quali sono le principali sfide che vi siete trovate ad affrontare? “Proprio per situazioni di difficoltà in cui ci siamo trovate, sia come manager che come persone, la sfida più grande è stata quella di individuare le eccellenze presenti sul territorio che potessero rispondere a quei requisiti necessari per entrare a far parte del nostro staff”.

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Consulenza

ING LEASE (ITALIA) SPA VICINA ALLE REALTA’ IMPRENDITORIALI MARCHIGIANE Intervista a Mirko Pisoni, uno dei tre soci di M&M LEASING, agenzia che rappresenta ING LEASE (ITALIA) Spa nelle Marche e in Abruzzo. ING LEASE (ITALIA) SPA è presente in Italia dal 1995, società in costante crescita, supportata sul territorio da una rete di agenzie

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ue parole sulla società. “Ing Lease figura tra le più importanti società di leasing italiane ed europee, il marchio ING è conosciutissimo in Italia grazie al famosissimo “conto arancio” la “zucca” ed il “leone di color arancione”, sono loghi ormai familiare anche in Italia. Ing Lease Italia opera attraverso agenzie su quasi tutto il territorio nazionale (prevalentemente centro-nord), la nostra M&M Leasing srl è l’agenzia che rappresenta ING LEASE (ITALIA) SPA nelle Marche ed in Abruzzo”. Ci parli della vostra M&M Leasing. “E’ una struttura dinamica e giovane, siamo tre soci (Mirko Pisoni, Pierluigi Messidori, Vittorio Marini) con esperienza ultradecennale, i ns. uffici sono ubicati ad Ancona e ad Ascoli Piceno, siamo in procinto di una nuova apertura su Pescara. Ci avvaliamo di collaboratori specializzati, oltre ad un back office altamente preparato. Quali sono i settori in cui lavorate? “Il nostro punto di forza è il leasing immobiliare, sia per quanto concerne l’immobile costruito che il costruendo. Molto importante è il comparto delle energie rinnovabili, abbiamo registrato un vero e proprio boom di impianti fotovoltaici, sosteniamo questo tipo di investimento molto da vicino, riusciamo a finanziare impianti sia integrati che a terra. Logicamente non trascuriamo assolutamente il classico leasing strumentale – macchinari ed altri beni aziendali – e targato, cioè relativo ad automobili ed autocarri”. 96

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Il leasing è diffuso anche nel pubblico? “Si. Ing Lease ha un’ottima tradizione per quanto riguarda il leasing alla Pubblica Amministrazione, la società che rappresentiamo interviene partecipando a gare pubbliche. Il leasing pubblico è un comparto assolutamente non trascurabile”.

come per le econimie più evolute rappresenta una voce importantissima, in questa fase la scoperta da parte del mercato del comparto delle energie rinnovabili, in particolare gli impianti fotovoltaici hanno rubato la scena proprio al settore immobiliare”.

Avete risentito della crisi? “Dopo circa un decennio di numeri in costante crescita, anche il mondo del leasing ha risentito inevitabilmente della crisi che ha investito tutto il mondo. I volumi hanno risentito di una contrazione, ma non abbiamo smesso assolutamente di rimanere accanto al mondo imprenditoriale, per mondo imprenditoriale logicamente intendiamo sia la grande che la piccola industria e tutto il mondo degli artigiani e piccoli imprenditori. Ci sono segnali positivi, c’è voglia di pensare a un’inversione di tendenza, il mondo degli imprenditori seppur lamentando la contrazione del credito mostrano di avere una gran voglia di superare questo momento in attesa del tanto atteso rimbalzo”.

Un problema è rappresentato dalle difficoltà delle aziende nella riscossione dei crediti... “La crisi e la contrazione dell’accesso al credito hanno logicamente creato uno scenario che ha selezionato fortemente gli operatori, una catena che ha colpito drasticamente le aziende meno patrimonializzate senza risparmiare però anche le aziende più virtuose. Dal canto ns. dobbiamo dire che tra i ns. clienti non abbiamo registrato situazione irreparabili, il grande impegno degli imprenditori marchigiani ed abruzzesi sta facendo si che la crisi sia in fase di superamento”.

Ing Lease punta molto sul fotovoltaico e sulle energie rinnovabili in genere. E l’immobiliare? “Come dicevamo dopo anni di crescita costante, anche il settore immobiliare ha risentito inevitabilmente della contrazione economica, molto è stato fatto e sicuramente molto ci sarà da fare, il mercato dopo la grande corsa ha fortemente rallentato, ci sarà un riposizionamento su un andamento più regolare, ma costante. Per l’italia il comparto immobiliare, così

Tornando al leasing pubblico dicevamo che partecipate direttamente ai bandi “Si, lo facciamo mediante l’associazione temporanea di imprese, ATI che costituiamo con partners qualificati, con questo sistema partecipiamo a gare e bandi pubblici, anche nel settore delle energie rinnovabili. L’unico problema che a volte troviamo e rappresentato dai bandi, diverse volte contengono requisiti e condizioni non riscontrabili sul mercato e per questo si registrano diverse gare inevase, con relativo allungamento dei tempi per le aggiudicazioni e l’avvio delle opere.


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Innovazione

“Pmi, nelle Marche c’è molta innovazione ma poca ricerca” Per Patrizia Sopranzi, dirigente del Servizio Innovazione e Ricerca della Regione Marche, “tale caratteristica è il risultato della composizione settoriale e dimensionale dell’industria regionale, nella quale sono prevalenti i settori cosiddetti “tradizionali” e le imprese di piccola e piccolissima dimensione”

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osa ha rappresentato l’evento di Fiastra? “Ritengo che questo evento abbia rappresentato un momento molto importante, in quanto ha permesso agli attori del sistema regionale della ricerca e dell’innovazione – enti pubblici, università, centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, imprese – di confrontarsi sulle politiche attivate a livello regionale e sui risultati finora conseguiti. L’evento ha inoltre rappresentato un momento di riflessione – che ha coinvolto anche gli assessori di Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo - sulle sfide che un sistema caratterizzato dalla diffusa presenza di Pmi, dovrà affrontare nel prossimo futuro, sulle opportunità da intercettare e sugli strumenti da attivare per mantenersi competitivo. Vorrei sottolineare che la finalità del convegno era anche quella di valorizzare la spiccata capacità di intrapresa del nostro tessuto produttivo, dando il massimo risalto, attraverso l’allestimento di appositi stand, alle esperienze di successo realizzate in modo da rafforzare nelle nostre aziende la consapevolezza delle loro potenzialità ed aiutarle ad affrontare con più ottimismo le sfide della competitività. Il successo del convegno è dovuto non solo agli interessanti spunti di riflessione emersi dalle relazioni di esperti a livello comunitario, nazionale e regionale, e all’elevato numero di partecipanti – superiore alle aspettative -, ma soprattutto al “clima positivo che si respirava”, in quanto si percepiva una progettualità, una tensione al risultato, un tessuto di relazioni e rapporti costruttivi.

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POLITICHE PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE, SE NE È DISCUSSO ALL’ABBADIA DI FIASTRA Lo scorso 25 novembre a Tolentino, presso l’Abbadia di Fiastra, si è tenuto il convegno “Politiche per la ricerca e l’innovazione, un appuntamento rivolto ai rappresentanti del mondo economico, politico e culturale al fine di illustrare i risultati della politica industriale regionale a sostegno dello sviluppo e della competitività del sistema produttivo. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, gli Assessori alle Attività produttive delle Marche Sara Giannini e dell’Emilia Romagna Carlo Muzzarelli, i Vice Presidenti delle Regioni Marche, Paolo Petrini, e Abruzzo, Alfredo Castiglione, il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Marco Pacetti, il oltre ad esperti e tecnici regionali, universitari, ministeriali e della Commissione europea. A margine del convegno sono stati organizzati degli incontri tra giovani imprenditori e studenti universitari nell’ambito dell’iniziativa “Global Entrepreneurship Week 2010”, allo scopo di analizzare alcuni aspetti legati alla creazione di imprese. Tra gli interventi, quelli del Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca – che ha fatto gli onori di casa -, di Fabrizio Costa, dirigente della Regione, di Andrea Bianchi, Direttore Generale del Ministero dello Sviluppo Economico, di Donato Iacobucci e Marco Cucculelli dell’Università Politecnica delle Marche, di Mario favaretto dell’Università degli Studi di Urbino. Per l’assessore Sara Giannini, “l’iniziativa è stato un momento di confronto sulle politiche per la ricerca e l’innovazione attivate a livello regionale e un momento di riflessione sulle sfide del prossimo futuro. Vogliamo valorizzare la capacità di intrapresa che connota il nostro sistema produttivo in un periodo congiunturale sfavorevole. Per questo sono stati allestiti anche stand da alcune imprese, selezionate per illustrare i risultati dei progetti di ricerca e innovazione finanziati dalla Regione Marche. Il nostro impegno è per una crescita economica più intelligente, basata sulla ricerca e sull’innovazione. Sostenibile, più verde e competitiva; inclusiva, con un altro tasso di occupazione. Occorre avere fiducia nel futuro, le aspettative sono fondamentali sia per gli imprenditori, sia per la società tutta”. Credo che questo sia fondamentale per lo sviluppo della nostra regione: la capacità di intrapresa, di fare sistema, di creare reti”.

In un contesto più generale, ci può parlare del ruolo della Regione Marche in tema di incentivi agli investimenti in R&S?


“Considerate le caratteristiche strutturali del tessuto produttivo regionale, le politiche promosse dalla Regione Marche per stimolare la ricerca e l’innovazione sono state prevalentemente rivolte a supportare ed incentivare la progettualità delle imprese, con una particolare attenzione a quelle di piccola dimensione. Tale obiettivo è stato perseguito da un lato facendo leva sulla cooperazione territoriale tra domanda e offerta di conoscenza, dall’altro promuovendo l’aggregazione tra imprese anche attraverso il potenziamento e la valorizzazione delle filiere tecnologico-produttive. Mettere insieme produttori e utilizzatori di conoscenza per far crescere il livello di competenza e attrattività della nostra regione è quindi l’obiettivo che la Giunta sta perseguendo e per questo, nell’ultimo settennio, ha stanziato nel complesso 79,6 milioni di euro. In particolare, gli strumenti di politica industriale hanno riguardato prevalentemente incentivi in conto capitale rivolti al: - sostegno alla ricerca e allo sviluppo in filiere tecnologico-produttive (almeno 3 imprese aggregate, di cui almeno una grande impresa) attraverso la collaborazione con Università e centri di ricerca; incentivi per la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale nelle Pmi: per i due interventi sono stati stanziati 63,5 milioni; - trasferimento tecnologico attraverso la creazione e la diffusione di nuove conoscenze e competenze specialistiche, nonché la qualificazione del capitale umano mediante la formazione e il coinvolgimento di giovani ricercatori nei processi innovativi; per tale intervento sono stati stanziati 11,6 milioni; - sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese innovative generate da spin-off accademici, al fine di valorizzare e trasformare le conoscenze scientifiche acquisite in ambito universitario in applicazioni industriali e di sviluppare e commercializzare prodotti, processi o servizi innovativi; per questa linea di finanziamento sono stati stanziati 4,5 milioni. Per sostenere la competitività del sistema regionale, soprattutto nei mercati internazionali, la strategia perseguita dal governo regionale si è inoltre incentrata sulla promozione dell’innovazione diffusa in tutti i campi. In tale accezione l’innovazione è stata

considerata nella sua complessità come un insieme di tecnologie, competenze e soluzioni la cui adozione ed implementazione può impattare positivamente su tutta la catena del valore dell’impresa. Oltre all’innovazione tecnologica si è infatti cercato di incentivare tutte le innovazioni di carattere immateriale in grado di stimolare le competenze distintive di un’azienda, la qualità del capitale umano, il miglioramento dell’organizzazione aziendale, il sistema informativo, l’immagine aziendale e le relazioni con i clienti. Sulla base di questi indirizzi gli strumenti attivati nell’ultimo periodo, per i quali sono state stanziate risorse pari a circa 35,1 milioni di euro, hanno incentivato pacchetti integrati di innovazione (tecnologica, organizzativa, commerciale, ambientale) con un’attenzione alla promozione e difesa dei prodotti del made in Italy e alla tutela della proprietà industriale”. In un territorio fortemente manifatturiero come il nostro - composto per lo più da Pmi - secondo Lei occorre un ruolo maggiormente propulsivo da parte delle associazioni imprenditoriali e delle banche per spingere l’innovazione? “Come illustrato nel rapporto presentato

al convegno all’Abbadia di Fiastra, il sistema industriale delle Marche si caratterizza, ancora più che quello nazionale, come un modello di “Innovazione senza ricerca”. Tale caratteristica è il risultato della composizione settoriale e dimensionale dell’industria regionale, nella quale sono prevalenti i settori cosiddetti “tradizionali” e le imprese di piccola e piccolissima dimensione. Tali settori e imprese sviluppano processi innovativi meno dipendenti dall’attività di ricerca e sviluppo e dalla collaborazione con strutture di ricerca. In tale contesto ritengo che il ruolo delle associazioni imprenditoriali debba essere sempre più quello di far crescere nelle imprese, anche in relazione ai nuovi scenari internazionali, la consapevolezza dell’importanza di innovare per competere e di promuovere una cultura e una pratica dell’innovazione. In un territorio come il nostro, in cui le Pmi fanno fatica ad approcciarsi ai temi della ricerca e dell’innovazione, fondamentale potrebbe essere il ruolo delle associazioni imprenditoriali, anche attraverso l’individuazione di manager di progetto e il coinvolgimento di strutture di ricerca in grado di trasferire le conoscenze scientifiche e le competenze specialistiche nei

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Innovazione processi produttivi e in nuovi prodotti o nel miglioramento degli stessi, dotandoli di un maggior contenuto tecnologico e di qualità. In quest’ottica, quindi, le associazioni potrebbero aiutare le imprese nella scelta di manager ed esperti”. Se è d’accordo mi soffermerei un po’ sul rapporto tra credito ed impresa: le banche puntano ancora troppo sulle garanzie e poco sui progetti imprenditoriali, ed inoltre fanno poca “assistenza” verso il piccolo. La Sua opinione al riguardo? “Nella esperienza di questi anni ho potuto constatare, soprattutto per quanto riguarda progetti innovativi proposti da imprese di nuova costituzione senza antefatti finanziari, una riluttanza da parte del sistema bancario marchigiano ad accordare linee di credito basandosi sulla “bontà dell’idea” e sulla capacità imprenditoriale; nella maggior parte dei casi, infatti, la valutazione sulla finanziabilità dell’iniziativa veniva effettuata sulla base di indici di bilancio o su garanzie reali in capo all’impresa, piuttosto che sulla qualità del progetto e sulla sua capacità di generare ricadute sulla competitività aziendale. Per tali motivi, e considerate le difficoltà di liquidità delle nostre imprese, oltre ad aver istituito un Fondo regionale di garanzia con la partecipazione anche di Province e CCIAA, la Regione Marche ha ritenuto opportuno far partecipare, in qualità di membri permanenti, anche i rappresentanti del sistema creditizio al Tavolo di concertazione per la politica industriale ed artigiana. Ciò al fine di consentire al sistema bancario di lavorare insieme alle parti economiche e sociali per definire le modalità più idonee di collaborazione e gli strumenti più adeguati per sostenere il tessuto produttivo, atteso anche che in futuro le risorse pubbliche saranno sempre più scarse. Occorre quindi individuare percorsi nuovi per supportare la crescita del sistema delle imprese e in tale ambito un ruolo importante potrebbe essere svolto dal sistema creditizio”. I progetti della Regione in tema di innovazione. “Vorrei evidenziare che sono stati recen100

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temente emanati due bandi per promuovere la ricerca e l’innovazione nelle Pmi. Il primo, relativo alla “Promozione della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale nelle PMI”, prevede la concessione di contributi in conto capitale e in conto interessi alle micro, piccole e medie imprese, in forma singola o aggregata anche mediante contratto di rete, per la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo, in collaborazione con organismi di ricerca e/o parchi scientifici e tecnologici e/o centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico. Il secondo bando, relativo alla “Promozione dell’Innovazione dei Processi Aziendali”, prevede incentivi alle Pmi industriali ed artigiane per la realizzazione di progetti di sviluppo aziendale nei seguenti ambiti: innovazione di prodotto, innovazione organizzativa e/o di processo, tutela della proprietà intellettuale e difesa del “Made in Italy” e innovazione commerciale. Complessivamente le risorse stanziate ammonteranno a circa 16 milioni di euro e i progetti dovranno essere presentati entro la fine del mese di febbraio.

Vorrei infine sottolineare il progetto di costituzione del distretto tecnologico della domotica, per il quale verranno stanziati 4 milioni di euro all’anno nel periodo 20112014. Tale ambito tematico risulta di interesse prioritario per la nostra regione sia per l’aspetto di eccellenza tecnicoscientifica che per quello di competitività del sistema, anche a livello internazionale. Tale dominio di conoscenza è inoltre in grado di catalizzare e mettere a sistema una pluralità di competenze e strutture sia pubbliche che private e di attrarre talenti, come emerge anche dalla numerosità e dalla rilevanza dei progetti di ricerca e trasferimento tecnologico finanziati con risorse comunitarie, nazionali (bandi Industria 2015) e regionali, che hanno visto l’emergere di importanti partenariati tra imprese, università e centri di ricerca”.


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Nuovi mercati

EDILIZIA: LE IMPRESE MARCHIGIANE PRESIDIANO DUBAI L’importante conquista è stata raggiunta grazie al supporto della Regione Marche e dell’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona

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anto interesse, specie per il modello delle piccole e medie imprese e per le produzioni di qualità, è stato riscontrato dalle diciassette imprese che hanno partecipato alla fiera BIG Five di Dubai guidate dalla Regione Marche e da Marchet, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona per l’internazionalità delle PMI. La fiera è ormai da anni il principale appuntamento del Golfo Arabo a cui intervengono tantissimi operatori del settore delle costruzioni, dell’arredamento e delle tecnologie innovative per la casa e non solo. Nonostante la crisi economico-finanziaria non abbia risparmiato neanche gli Emirati e i settori trainanti della loro economia, immobiliare ed edilizia in primis, la fiera è risultata ancora una volta una vetrina molto importante che continua ad attirare operatori da tutta l’area del Golfo Persico, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait, Libano, Siria e India. I cantieri edili della città di Dubai sono aperti e attivi anche se molti progetti sono per il momento bloccati e rimasti sulla carta; l’attenzione si sta spostando maggiormente verso l’Arabia Saudita dove si sta pianificando la costruzione di intere città e la realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Molto importanti sono anche i progetti edili in programma nell’emirato di Abu Dhabi che nei prossimi anni attrarrà molte risorse economiche. La fiera è stata inaugurata alla presenza dell’Emiro Mohammed bin Rashid al Maktoum, attuale Primo ministro e vice presidente degli Emirati nonché governa102

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tore di Dubai. Queste le imprese che dal 22 al 25 novembre sono state impegnate nella fiera: Babini (AN), CBI Europe (AN), Diasen (AN), Faber srl (AN), Mas srl (AN), Tecnoponti (AN), Thermowatt (AN), Valpaint (AN), BBC (PU), Canducci Group (PU), Schenll (PU), Delta srl (MC), Faggiolati Pumps (MC), Mufle System (MC), Ragni srl (MC), Gricor Impianti (AP), Tecnogruppo (FM). Gli operatori marchigiani hanno commentato positivamente la partecipazione ritenuta da tutti fondamentale per essere presenti nell’area del Golfo Persico.

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UNA REGIONE UNITA CHE APRE AL FUTURO “Approfondire il nostro senso di comunità, riflettere sul sentimento di noi stessi in un orizzonte che oltrepassa il nostro presente e ci proietta in uno spazio temporale dove il passato si collega al futuro”

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uesto il significato della Giornata delle Marche nelle parole del presidente della Regione, Gian Mario Spacca. La festa di tutti i marchigiani, residenti nella regione e all’estero, ha raccolto venerdì 10 dicembre al teatro delle Muse oltre 1.200 persone, tra amministratori, autorità e cittadini. Un successo che si ripete dal 2005, anno in cui la ricorrenza è stata istituita dalla Regione al fine di valorizzare l’identità marchigiana e la coesione sociale. Quest’anno la Giornata è stata dedicata a due figli illustri della nostra terra, Padre Matteo Ricci e Giovan Battista Pergolesi, e ai 40 anni dalla nascita della Regione. Ad aprire la giornata, la lettura di un brano dello Statuto regionale da parte della vicepresidente dell’Assemblea legislativa Paola Giorgi, seguita dalla proiezione dello spot delle Marche interpretato da Dustin Hoffman. E’ stata poi la volta di un talk show animato dal presidente Spacca e dall’inviato speciale del Tg1 Duilio Giammaria conduttore dell’intera serata. Dalla crisi all’internazionalizzazione, dai tagli ai trasferimenti statali alle tre “sfide” della Regione per il 2011: questi i temi affrontati nel corso dell’intervista al presidente Spacca. “Quest’anno – ha detto il presidente - la crisi economica ha fatto sentire il proprio peso a livello internazionale, una crisi di fronte alla quale le Marche sono riuscite a resistere, soprattutto sul fronte del lavoro. Siamo infatti la regione, tra quelle a statuto ordinario, con il più basso tasso di disoccupazione. E mentre a livello nazionale il numero degli occupati cala, nelle Marche cresce in misura costante a dispetto della crisi. Una strategia di resistenza che ha trovato supporto nelle misure di difesa messe in campo dalla Regione: contributi e con-

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tratti di solidarietà, fondo per ammortizzatori sociali in deroga, strumenti di tutela delle fasce più deboli, fondi di garanzia per l’accesso al credito delle Pmi, azzeramento dell’Irap legato a nuove assunzioni, accordi di programma territoriali e settoriali”. Le Marche, dunque, hanno resistito e ora

vogliono riprendere il loro cammino di crescita. “Lo facciamo lanciando per i prossimi anni sfide nuove e coraggiose – ha sottolineato Spacca - La prima sarà affinare la nostra progettualità per catturare le risorse libere nei bilanci dello Stato e dell’Unione europea, la seconda, sarà realizzare entro il 2015 il primo prototipo in Europa di “Casa intelligente” e rispondere alle esigenze di “security safety” per gli anziani. Si tratterà di coltivare un progetto “corale” che intorno al prototipo catalizzerà lavoro, ricerca, conoscenza e investimenti che avranno ricadute sulle piccole e medie imprese regionali in tutti i settori di attività, attraverso una metodologia fortemente innovativa. Ci si ispirerà al progetto Apollo che, negli anni ’60, chiamò a raccolta negli Stati Uniti le migliori intelligenze per far arrivare l’uomo sulla Luna entro un decennio.


Al progetto della “Casa intelligente” per la longevità attiva, il bilancio della Regione Marche dedicherà 16 milioni di euro di risorse. La terza sfida sarà “Marche 2020”. Obiettivo, offrire alla programmazione a breve e medio termine dei policy makers regionali un orizzonte strategico delle prospettive delle Marche, attraverso il coinvolgimento di Istituzioni, Fondazioni, Centri di ricerca e formazione, Università che vorranno collaborare per costruire uno scenario prospettico o meglio una visione al 2020 della società e dell’economia marchigiane”.

Dopo il talk show è stata la volta dei riconoscimenti: il premio speciale del presidente della Regione è andato alla città di Macao “per aver ospitato nella prestigiosa sede del Macao Museum of Art la mostra ‘P. Matteo Ricci nella Cina dei Ming’, concorrendo in modo determinante alla sua realizzazione e per l’impegno nel sostenere ulteriori iniziative di cooperazione culturale tra le Marche e la Città di Macao, nel filone di un’antica e forte amicizia tra i due popoli”. A ritirare l’onorificenza è stato l’ambasciatore cinese in Italia, Ding Wei, per la

quarta volta nelle Marche. L’ambasciatore non a caso ha sottolineato il rapporto di proficua collaborazione tra la Cina e le Marche, definite una regione “aperta e pronta all’esplorazione”. Il Picchio d’oro 2010, onorificenza attribuita ogni anno per dare adeguato riconoscimento a cittadini ed istituzioni che si sono particolarmente distinti in Italia e all’estero in attività culturali, sociali, politiche, economiche, scientifiche e sportive, è stato assegnato all’ingegnere e imprenditore jesino Gennaro Pieralisi. A nominarlo all’unanimità è stata Commissione consiliare, composta dai consiglieri regionali Paola Giorgi, Giacomo Bugaro, Rosalba Ortenzi, Maura Malaspina, Giancarlo D’Anna. Questa la motivazione: “Per aver contribuito in maniera rilevante allo sviluppo economico del territorio marchigiano e per l’attivo impegno in ambito culturale. Successo per il concerto di chiusura della giornata, con l’Orchestra Filarmonica delle Marche che è stata diretta dal maestro Cheung Chau. Direttore ospite permanente della Inner Mongolia Opera Theater Orchestra in Cina. Al piano la celebre pianista Jin Ju il cui nome è risuonato in tutto il mondo dopo la straordinaria performance nella Sala Nervi in Vaticano trasmessa in mondovisione.

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A Fabriano è arrivato un elfo scrivano Così, Via Balbo 31 intende avvicinare i piccini e non, alla notte di Natale, movimentando una parte del Centro Storico, che rischia di vedere spente alcune delle storiche attività commerciali

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uindi, un giorno della nascita, dedicato al manufatto emblema della città, messo a punto dai giovani artigiani fabrianesi di Arteincarta e Cartablues e InKarta, che negli spazi di Regalobello esporranno le loro belle creazioni: sculture, decorazioni, calligrafia, legatoria e quanto altro, fino al 7 gennaio 2011. Il 10 e il 18 dicembre 2010 scorsi, in questa splendida location, gestita oggi da Claudio Monteverde e in passato dalla sua famiglia ospitando complementi d’arredo ed oggetti di design, dove è stata creata da alcuni mesi la “Boutique della Carta”, un simpatico elfo ha scritto in bella grafia la letterina da spedire a Babbo Natale, su un bigliettino o un foglio di carta fatto a mano. “Sono stati i bambini stessi” – hanno ricordato i componenti del Gruppo di Lavoro - Monica Lasconi, Emiliano Scattolini, Claudia Mazzoni, Alessandro Guerci, Claudio Monteverde, Matteo Gramaccia e Livia Faggioni, giovane neo laureata vincitrice di una borsa lavoro istituita dalla Regione - “a suggerire all’Elfo scrivano i loro pensierini e naturalmente il servizio di trascrizione in grafia artistica è stato gratuito”. Questa, dunque, l’ultima iniziativa che Monteverde ha messo in cantiere per sostenere i giovani talenti dell’artigianato e dell’arte di Fabriano e si inserisce nell’ambito del progetto di promo–commercializzazione delle eccellenze del territorio, che già dal maggio scorso ha trasformato “Via Balbo 31” in uno spazio dove l’idea è quella di lavorare sulla carta, sulle radici e sulle bellezze della città, per ridarle vivacità e il giusto prestigio, il tutto degustando

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prodotti tipici locali in una cornice spettacolare per architettura e storia. “Per promuovere, trasmettere, far conoscere le eccellenze della città e del suo hinterland” - hanno osservato i giovani protagonisti di quest’evento - “è importante risvegliare la passione per il bello, il ben fatto, per il nostro patrimonio materiale ed immateriale – e ancora - stiamo cercando di ampliare il team ad artigiani del legno e della ceramica, ponendo al centro sempre la carta, protagonista di una sorta di movimento artistico che tocchi più ambiti di intervento. Parliamo – è stato osservato - di un vero e proprio percorso culturale che tenga conto di un commercio etico, oggi sur-

classato dalla grande produzione”. Ci credono davvero gli esponenti di Arteincarta, Cartablues e InKarta, nella forza propositiva di Via Balbo 31, luogo all’interno del quale è nato anche un Comitato Scientifico (tra i componenti Francesca Merloni) incaricato di creare eventi e situazioni ad hoc e occasioni di temporary shop. Infatti, qui, al piano terra si servono prelibatezze preparate con prodotti enogastronomici tipici. Scendendo le scale invece si scopre un’intera ala riservata ad un’ampia e curata esposizione di pregiata produzione della carta “Miliani”. di Daniele Gattucci


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Inktolink, il sito per autori e scrittori emergenti, “abita” ad Ancona L’ideatore Paolo Marcelli: “L’iniziativa mira ad ospitare neofiti e veterani utilizzatori della parola scritta”

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ono migliaia gli italiani che hanno nel cassetto qualcosa di scritto come un racconto, delle poesie, un romanzo, ma che hanno timore a farsi avanti, a pubblicare la loro opera. Vuoi per la naturale ritrosia che si ha quando non si è ancora noti, vuoi perché per entrare nel mondo dell’editoria non esiste un percorso ben definito; fatto sta che a volte in quei cassetti restano chiusi, per anni, dei capolavori. Lo sa bene Paolo Marcelli, dell’omonima Casa Editrice Marcelli, che ha sede ad Ancona, che di manoscritti ne vede ogni giorno decine e decine e sa che spesso per scovare un buon autore, bisogna andare a cercarlo. Da questa consapevolezza è nata l’idea, nel 2008, di creare ad hoc un sito per autori e scrittori emergenti, “Inktolink”, che significa proprio “inchiostro in rete”. L’idea è quella di mettere a disposizione degli amanti della parola scritta uno strumento che permetta sia di godere del piacere della lettura, che di pubblicare i propri lavori. Che si tratti di un racconto o di una poesia, di una recensione o persino di un romanzo, le pagine del sito offrono l’occasione, davvero unica, di farsi conoscere dal grande pubblico, di ricevere in diretta i commenti dei lettori, di condividere con loro riflessioni ed emozioni. “La differenza rispetto ad altri siti - racconta Marcelli - è l’immediatezza nella comunicazione. Nel nostro sito le sezioni sono chiare, facilmente accessibili, mentre altri portali danno la sensazione di caos e il navigatore non riesce a muoversi liberamente”. E cliccando sul sito (www.inktolink.info) si ha subito la conferma delle parole del suo creatore, che alle spalle ha una consolidata esperienza in fatto di comunicazione: Marcelli nasce infatti nel 1964 come stamperia, nel

Paolo Marcelli

1982 diventa Casa Editrice e nel 2008 affronta la sua sfida in rete. La grafica è elegante, lo stile è sobrio, la comunicazione è immediata. Non si riesce a sentire il profumo di inchiostro che invece pervade lo studio in centro ad Ancona, né il fruscio delle pagine, ma la sensazione che si prova è quella di essere avvolti dalla magia delle emozioni che diventano parola scritta. Inktolink è diventata, in breve tempo, una vera comunità di intellettuali che si scambiano pensieri e riflessioni, un vero salotto culturale che ricorda quelli di

epoche ormai lontane. Ma l’idea del sito va oltre al semplice scambio e la condivisione: Inktolink vuole essere anche uno strumento per conoscere lo stile, il pensiero, l’arte di autori non ancora conosciuti, dando loro la possibilità di iniziare un vero percorso letterario. Se qualcuno spicca in modo particolare, i suoi scritti non restano solo in rete, ma vengono anche pubblicati in versione cartacea. “I criteri di selezione tengono conto del grado di capacità comunicativa dell’Autore, della sua preparazione “umana” oltre che “umanistica”. Siamo fermamente convinti che le capacità intellettive di “molti” non debbano soccombere sulla preparazione intellettuale di “pochi”. Il diritto al pensiero è universale e la “parola” è la più alta espressione del pensiero dell’Uomo così come l’arte figurativa. Ad ognuno di noi spetta il compito di decifrare e mai criticare uno scritto, così da assorbirne il messaggio, semplice che sia ma pur sempre fonte del pensiero”, spiega Paolo Marcelli. Tra gli autori che hanno già visto coronare il sogno di veder pubblicato il proprio scritto, prima in rete, poi in versione cartacea si possono citare Claudia Ronchetti, con il romanzo “Delirio di padre”, in uscita in questi giorni, e Ida Matilde, con il romanzo “Eva voleva volare”. Da segnalare anche una presenza molto particolare, ovvero quella di Roberta Calce, voce nota di Radio Subasio, che dall’esperienza di Inktolink ha visto nascere una sua raccolta di poesie in vernacolo romano: “Poesie in calce”.

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Olimpiadi di matematica: nel mondo occidentale l’Italia è terza Intervista a Roberto Dvornicich, Presidente della Commissione Olimpiadi di Matematica

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residente, vuole raccontarci come è nato il progetto per le Olimpiadi di Matematica? “Il progetto Olimpiadi di Matematica è nato più di vent’anni fa (forse si può fare risalire la sua nascita al 1987) da un gruppo di amici. Io personalmente, exconcorrente alle Olimpiadi Internazionali di Matematica quando ero studente liceale, sono stato contattato dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione per fare da accompagnatore alla squadra (già selezionata da altri) proprio nel 1987. Visto che all’epoca i ragazzi italiani venivano mandati a competere in gare internazionali senza nessuna preparazione specifica, con alcuni amici volontari abbiamo deciso di organizzare le gare in Italia e di fornire adeguata preparazione agli studenti migliori” Da chi era composto il gruppo “storico” dei volontari? “Da Franco Conti, Marco Forti e Stefano Mortola, oltre al sottoscritto. Solo successivamente il Ministero incaricò ufficialmente l’Unione Matematica Italiana, la quale istituì la Commissione, da me attualmente presieduta con lo scopo di organizzare tutto il lavoro relativo alle gare matematiche nazionali ed internazionali”. Come avviene la selezione degli “atleti?” “La selezione avviene attraverso varie fasi. In ogni anno scolastico vi sono tre livelli di gare: i giochi di Archimede, la gara provinciale e la gara nazionale”. Partiamo da “I giochi di Archimede”. “Si svolgono in novembre in tutte le scuole secondarie che vi si iscrivono (ad oggi circa 1.800); la gara è aperta a tutti gli studenti delle scuole secondarie, suddivisi in due fasce (primo biennio e secondo

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triennio). Si svolgono su un testo unico (quesiti a risposta multipla), preparato dalla Commissione Olimpiadi, contemporaneamente in tutta Italia”. Quanti studenti vi partecipano attualmente? “Circa 300.000”. E La gara provinciale in cosa consiste? “Si svolge in febbraio, organizzata dai responsabili distrettuali (una rete di circa 120 insegnanti di scuole secondarie di nostra fiducia, circa uno per ogni provincia). A questa gara partecipano, su invito, i migliori classificati dei giochi di Archimede (circa 12.000 partecipanti); viene scelto dai responsabili distrettuali un unico luogo per ogni distretto (approssimativamente un distretto corrisponde ad una provincia). Non c’è più alcuna suddivisio-

ne in fasce e il testo – che comprende sia quesiti a risposta multipla che problemi aperti - è sempre unico, preparato dalla Commissione Olimpiadi”. Infine, c’è la gara nazionale… “Alla gara nazionale - che si svolge a Cesenatico nel mese di maggio - partecipano i 300 migliori concorrenti della gara provinciale. Il testo consiste in 6 problemi a risposta aperta che i concorrenti devono affrontare durante una mattina di lavoro (4 ore e mezza). Accanto a queste gare, però, si svolgono degli stages di preparazione per gli studenti migliori. Ce ne sono tre ogni anno, della durata di circa una settimana ciascuno, e si svolgono tutti a Pisa. In questi stages si insegna un po’ di teoria e si affrontano problemi di difficoltà via via crescente, per permettere agli stu-


“La qualità di un matematico è in generale quella di saper affrontare un problema nuovo e quindi di essere slegato a tecniche che vengono via via sorpassate dal progresso tecnologico”

denti che li seguono di diventare competitivi a livello internazionale. La selezione degli atleti avviene sulla base dei loro risultati alle gare citate prima ma anche e soprattutto in base ai test specifici che si effettuano in ciascuno di questi stages”. Come si piazzano gli studenti italiani nelle competizioni internazionali? “La situazione era drammatica nel 1987, ma è molto soddisfacente oggi. Nel 1987, senza alcuna preparazione, gli studenti italiani finivano negli ultimi posti della classifica. Oggi, guardando ai risultati complessivi degli studenti italiani (anche se le gare sono individuali si possono fare statistiche sui risultati complessivi delle “squadre nazionali”), l’Italia si piazza tra i primi classificati: undicesima sia nel 2009 che nel 2010 su un centinaio di Paesi partecipanti, dietro ad alcune Nazioni asiatiche e alla Russia, ma terza – dopo Stati Uniti e Germania – nel mondo occidentale”. Appurato che la matematica non è un’opinione, possiamo almeno dire che è una passione? “Certamente la matematica è una passione. Per averla, però, è necessario suscitarla e coltivarla.Non è facile suscitare la passione per la matematica in un giovane mettendolo di fronte a programmi scolastici di routine che tendono ad insegnare “tecniche” di risoluzione dei problemi senza insegnare idee. Compito del Progetto Olimpiadi è quello

di sottoporre ai giovani che hanno talento ed interesse problemi che si risolvano con il maggior contributo di idee e di originalità e con il minor contributo possibile di tecniche mandate a memoria. Se il compito della scuola è, fra gli altri, quello di far sì che tutti gli studenti arrivino a “far di conto”, il compito culturale dell’insegnamento della matematica, e quindi anche il nostro, è quello di insegnare a ragionare in maniera astratta, affrontando sempre problemi nuovi e non ripetitivi”. Cosa consiglia ai giovani che vorrebbero lavorare nell’ambito delle discipline matematiche? Quali prospettive occupazionali hanno? “Se prima della scelta degli studi universitari un ragazzo mostra interesse a scoprire la soluzione di un problema matematico non di routine (che probabilmente vuol dire non assegnato in classe), allora può pensare di iscriversi a Matematica. Se questo non è mai accaduto, è meglio che si rivolga altrove, per evitare una fatica improba. Recentemente le prospettive occupazionali si sono molto diversificate. Accanto ai tradizionali settori dell’insegnamento e della ricerca nelle scuole e nelle università, esistono prospettive di lavoro in banche ed assicurazioni (che hanno bisogno di modelli per i loro progetti di investimenti), con finalità statistiche e computazionali (si pensi all’analisi

numerica presente in diversi settori) nonché nel settore delle tecnologie per l’informazione. In generale, vi sono spazi nella consulenza presso imprese che abbiano bisogno di soluzioni a problemi specifici nei rispettivi settori di produzione”. Come Lei sa, il nostro è un mensile che si occupa di cultura di impresa. Secondo Lei, quanto conta per le aziende saper fare bene i conti, per essere davvero vincenti? “Saper fare bene i conti ha pochissimo a che vedere con la matematica e non conta quasi niente. Quello che conta è il possesso di capacità di organizzazione logica, di analisi, di fantasia e di creatività che, anche se talvolta sono in parte innate, si acquisiscono e si accrescono nel lavoro matematico. Ha relativamente poca importanza anche quale parte della matematica si conosce meglio e quale si sa peggio. Quello che conta è il metodo di lavoro e porsi di fronte alle sfide nuove (ripeto, nuove, non calcoli da rifare con metodi da ragioniere) con l’appetito di trovare le soluzioni adeguate. Chi sa trovare le soluzioni ai problemi vecchi invecchierà presto e presto non sarà più utile”.

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Storia e dintorni

Nicola Gaetani Tamburini, patriota e letterato piceno In occasione del centocinquantenario dell’unità d’Italia, ho riletto gli scritti di Nicola Gaetani Tamburini, lo zio di mio nonno, e ho ritrovato parole che sanno di vita, di partecipazione, di passione, di battaglia non contro, ma per qualcosa

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l Convegno del 9 ottobre scorso, svoltosi a Monsampolo del Tronto, ho letto alcuni passi delle opere del mio antenato, patriota e letterato (1820-1870), frasi non politiche ma di valenza storica o di spessore teorico. Per esempio ho trovato una frase – nello scritto sulla statua di Giacomo Leopardi, là dove il mio antenato nega la possibilità di una separazione, nell’arte, fra reale e ideale – che potremmo aspettarci da Pirandello o da Jonesco: la vita “ci dà l’uno e ci suggerisce l’altro”. Questo enunciato è stato per me la conferma dello spirito in cui è vissuta la nostra famiglia, dove sempre ha prevalso l’alternativa non oppositiva, mai esclusiva, dove non si sono coltivati né l’aut-aut disgiuntivo né il manicheismo con le sue drammatiche scelte fra male e bene, dove piuttosto valgono l’ambivalenza, l’equivalenza, magari – perché no? – l’equivoco. L’altro che ci viene suggerito è qualcosa d’altro: potrebbe essere l’altrove, potrebbe essere l’alterità, forse la spiritualità, forse un al di là, forse più semplicemente l’esistenza degli altri. Tra una frase e l’altra del mio antenato, ho aggiunto qualcosa di mio, non saprei dire se per vanità di pronipote o per un remoto e familiare istinto di scrittura. Del mio antenato Nicola avevo già parlato in un racconto del mio ultimo libro Le onde della nostra vita, edito a Milano nel 2005, presso le edizioni Spirali come il precedente Vento di pace, uscito nel 1997. Scrivere è per me qualcosa che attiene alla necessità: qualcosa della vita deve scriversi, altrimenti tace. Per scrivere, rileggo brogliacci e minute

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dove vado annotando qualche storia che mi ha raccontato chi sa chi, qualche sogno di una notte. Le parole mi interessano più dei fatti, che sono soltanto un’esca. A me piace rileggere i ricordi, sia quelli della mia famiglia sia quelli della mia vita. Per raccontare, occorre giungere a un distacco tale che la vita diventi la vita altra. Gli interventi dei relatori al Convegno di ottobre sono stati un accenno a quello che ciascuno di loro scriverà negli Atti, che usciranno nel 2011 a cura del Comu-

Monsampolo

ne di Monsampolo, in particolare del coordinatore e responsabile Mario Plebani. Gli interventi sono stati molto vari: dalla presentazione di documenti inediti, trovati negli Archivi di Stato e presso le Parrocchie, all’accertamento della data di nascita di “Nicolino”, dalle intriganti informazioni su alcuni suoi eccentrici parenti alla ricognizione sulle condizioni sociali ed ambientali del Piceno, alla storia delle distinte famiglie dei Gaetani e dei Tamburini, attivi questi ultimi nell’industria bacologica, allora fiorente.


Negli Atti troverà più ampio e degno spazio la presentazione della vasta opera storico-letteraria di un intellettuale che era solito guardare oltre il proprio orticello: quando viveva a Monsampolo, la politica retrograda dello Stato Pontificio gli stava stretta, e il suo auspicio era quello di un’Italia libera; quando viveva a Brescia, gli pareva misera la politica dell’Italia monarchica dove non mancavano le consorterie e le risse, e il suo sguardo andava all’Europa e, oltreoceano, agli Stati Uniti d’America. I lavori – che hanno fatto il punto sugli studi tuttora aperti intorno alla biografia del mio antenato – hanno preso l’avvio dalla fondamentale opera del Professor Bruno Ficcadenti, Lettere e poesie per una rivoluzione, pubblicata nel 1988, che pone al centro delle vicende risorgimentali del Piceno il mio antenato che, negli assidui scambi epistolari con i più famosi letterati e patrioti del tempo, ci ha lasciato una preziosa documentazione. Al Convegno hanno parlato lo storico Giannino Gagliardi; il docente di Storia del Risorgimento presso l’Università di Urbino Gilberto Piccinini; gli studiosi di storia picena Olimpia Gobbi, Luigi Girolami, Paolo Schiavi. Ha concluso i lavori Sergio Cassandrelli, con una rassegna delle opere che guardano agli Stati d’America e da cui risulta come le drammatiche vicende politiche

Alessandra Tamburini

del nuovo continente nella seconda metà dell’Ottocento - che avevano portato al superamento di tempestose crisi sociali e alla costruzione dell’Unione - potessero ispirare le nuove strutture politiche in un’Europa che si trovava ancora in pieno travaglio sociale. Il pubblico – seduto nella storica cripta della Chiesa Maria Santissima Assunta, nella piacevole atmosfera del recente restauro, fra le pareti di rosei mattoncini e le

colonne che reggono gli archi delle mistiche volte – ha ricevuto il saluto affettuoso e partecipe delle autorità: hanno parlato per il Comune il Sindaco Nazareno Tacconi e l’Assessore Cristiano Silvestri, per la Provincia il Presidente Piero Celani e l’Assessore Andrea Maria Antonini. Fra i messaggi di saluto, quelli della Presidenza della Repubblica, del Sindaco di Ascoli Guido Castelli, del Professor Salvatore Lomanto, attuale Preside del Liceo Arnaldo (che, fra il 1863 e il 1870, ebbe come preside Tamburini), di Pierfranco Blesio, Segretario accademico dell’Ateneo di Brescia, l’accademia che via via curò la prima edizione delle opere del mio antenato, il quale ne divenne socio da quando – tre anni dopo la liberazione dalle carceri papaline per intervento delle truppe piemontesi – si trasferì a Brescia, dove divenne un punto di riferimento nell’opera di educazione dei giovani, per i quali volle e contribuì a fondare scuole professionali e tecniche, ormai necessarie nel mutato contesto economico. di Alessandra Tamburini

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Turismo

Fresco di grotta Grotte e Verdicchio, binomio vincente per rilanciare il turismo, meglio ancora una “Riserva speciale” di Verdicchio, con l’immagine delle Grotte di Frasassi stampigliata in etichetta?

È

una delle proposte scaturite dall’incontro tenuto nella sala consiliare del Comune di Genga, in chiusura della terza edizione del progetto Fresco di Grotta. Titolo dato a questo appuntamento che nel 2008 (prima edizione) ha riscosso molto successo e si è subito posto come progetto di co-marketing territoriale promosso dalla Provincia di Ancona e realizzato in collaborazione con il Consorzio Frasassi, ente che gestisce questa nostra eccellenza turistica, finalizzato alla promozione delle Grotte stesse e come detto del Verdicchio. Negli anni, il piano organizzato grazie ad un accordo operoso tra diversi enti, ha ricevuto ulteriori riconoscimenti in termini di qualità ed ha ampliato le prospettive future di questo autentico progetto-pilota che offre l’opportunità di abbinare la visita del complesso ipogèo più importante d’Europa alla conoscenza del Verdicchio, nel suo stesso terroir. Dell’iniziativa, va detto anche dell’inserimento, nel corso delle diverse edizioni, oltre del Consorzio Grotte e della Provincia, anche della Camera di Commercio di Ancona, della Regione Marche, del Consorzio Istituto Marchigiano di Tutela Vini, delle organizzazioni professionali agricole e dal 2009 anche dell’Associazione Albergatori, Ristoratori e Bar di Frasassi. Giancarlo Sagramola, Vicepresidente della Provincia di Ancona, Marco Filipponi, Direttore del Consorzio Frasassi, insieme ad Alberto Bertinelli, membro di Giunta della Camera di Commercio di Ancona e ad Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, fautori dell’incontro svoltosi nell’aula consiliare del Municipio, hanno dunque voluto evidenziare che Fresco di Grotta “rappresenta una delle proposte più innovative ed originali attualmente sulla scena, capace di ge-

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nerare ulteriori iniziative di valorizzazione basate sulle molteplici sinergie territoriali innescate proprio da questo originale ed innovativo progetto – e ancora - per l’intero periodo estivo ed autunnale, l’evento consente di attraversare un percorso espositivo dedicato al Verdicchio, allestito lungo la galleria d’accesso alle Grotte di Frasassi, nonché di visitare le cantine aderenti all’iniziativa (ben 19 nel 2010), presso le quali si possono degustare ed acquistare le migliori etichette della Provincia di Ancona. Inoltre, esibendo il biglietto d’ingresso alle Grotte nei bar e ristoranti di Genga, i visitatori possono usufruire di un trattamento privilegiato”. Oltremodo interessante quanto detto dal Vicepresidente della Provincia, che ha lanciato la proposta di costituire un tavolo di lavoro in funzione del quale sviluppare le idee scaturite dal confronto dai produttori di Verdicchio.

Nell’ordine, realizzazione di itinerari turistico-enogastronomici ad hoc, fabbricazione da parte delle cantine interessate di una “riserva speciale” conservata all’interno dello scenografico complesso ipogeo, istituzione di un’attività di formazione mirata per i soggetti preposti all’accoglienza, iniziative di co-marketing che stimolino i flussi tra le Grotte di Frasassi e le aziende vitivinicole del territorio. Ampio, come del resto nel 2009, il battage promozionale, su quotidiani e Tv, considerata l’eccellente performance realizzata nei palinsesti di Rai 2, Canale 5 e Rai 3 che hanno fornito ampio risalto all’iniziativa, così come le più blasonate testate nazionali dei settori turistico ed enogastronomico. “Riscontri ottenuti” - è stato sottolineato - “in virtù della singolare cerimonia attraverso la quale, ogni anno, alcune delle etichette di Verdicchio (13 nel 2010) collocate “a riposare” in un anfratto ubicato all’interno della “Grotta grande del vento”, vengono riportate in superficie e degustate, da una commissione mista giornalisti-enologi di caratura nazionale, in un inconsueto confronto con i medesimi vini custoditi in maniera tradizionale, cioè in cantina”. In buona sostanza non solo degustazione e visita alle Grotte “ma fruizione del territorio a 360 gradi, con il suo inconfondibile paesaggio e con i tanti motivi d’interesse storico-artistici, naturalistici, folkloristici, artigianali ed enogastronomici dei quali dispone”. “Un altro tassello” - è il messaggio che si ricava anche da questo summit conclusivo - “per guardare con fiducia al futuro nella prospettiva di un rilancio dell’economia locale che passi anche attraverso una riconversione profonda del distretto montano, in grado di valorizzare le risorse turistiche e culturali”. di Daniele Gattucci


Tradizioni

“Oggi … le tradizioni e la storia di ieri” Un libro fotografico suggestivo che racconta la storia degli abitanti del piccolo comune di Rosora, dove il tempo sembra essersi fermato e nell’aria si riscopre il sapore di valori autentici

U

n album di ricordi collettivo, come di una grande famiglia che, invece di riunirsi intorno a un camino a sfogliare le pagine di un vecchio album, si muove lungo le viuzze e nei sentieri e si raccoglie nella piazzetta davanti alla Chiesa o sulle numerose panchine sotto gli alberi, per riscoprire il proprio passato. È questa la sensazione che si prova sfogliando la bella pubblicazione dalla copertina rosa con la quale il Comune di Angeli di Rosora ha voluto rendere omaggio ai propri cittadini. Un volume elegante, ricco di foto in bianco e nero, che sembrano parlare a voce pacata, raccontando gli antichi mestieri, le vecchie tradizioni, le storie di persone che non ci sono più, ma che hanno lasciato un segno indelebile e quelle di persone ormai vestite dal fascino dell’età che avanza. Curato dalla giornalista Cristiana Simoncini e fortemente voluto dal Consigliere Delegato Ghislaine Simoncini, il libro è un percorso che conduce il Lettore, attraverso un’infinità di foto in bianco e nero, sin nel cuore delle famiglie del Comune della Vallesina, in un viaggio alla scoperta di antiche usanze, di un modo di intendere la vita, la famiglia, il rapporto con la fede e con la natura che oggi purtroppo sembra in parte dimenticato. Ogni foto è un racconto a sé, una pagina che narra dei costumi che andavano di moda, del modo di acconciarsi i capelli, degli utensili usati in casa e al lavoro, di piatti preparati con i prodotti del proprio orto, di un mondo ormai così lontano, ma ancora così affascinante. Pagina dopo pagina si scopre che le famiglie erano davvero numerose, che i bambini portavano le braghe corte e i calzini lunghi, mentre le bambine avevano i capelli raccolti. Istantanee dei luoghi di ritrovo e di svago, con le sagre legate ai

frutti o alle verdure di stagione, o ancora al Verdicchio, fiore all’occhiello delle produzioni locali. Si scopre che il fiume Esino, nel tratto che bagnava Angeli, aveva una piccola spiaggia dove i ragazzi e le ragazze, con costumi decisamente più casti e più sobri di quelli moderni, si riunivano per farsi un bagno, prendere il sole e stare in compagnia. Era l’epoca delle bici e delle lambrette, un momento storico dopo la guerra in cui anche il bestiame faceva capolino per le strade del paese, con una mostra che premiava gli animali più belli. Un libro pieno di emozioni in foto, che suscita emozioni nel cuore di chi lo sfoglia e riconosce i nomi delle famiglie più antiche, le vecchie case con i cortili ampi, il primo ufficio postale, la scuola, le prima barriere della linea ferroviaria, le prime aziende. Una testimonianza del carattere fiero e laborioso degli abitanti del posto, che dalla cura della campagna hanno saputo innovarsi e cavalcare l’onda della modernità, senza però perdere i valori e i legami che fanno di ogni piccolo comune, una sola, grande famiglia. Oggi Rosora, arrampicata su un colle lungo la valle dell’Esino, conserva ancora quel fascino caratteristico degli antichi

borghi, mentre Angeli, la parte “bassa” del Comune, è diventata il cuore moderno, industrializzato e in continua crescita. Le origini di questo paesino della provincia di Ancona si perdono nella notte dei tempi. Sono state trovate infatti tracce di presenze primitive (manufatti rudimentali), romane e longobarde (sull’antico “cassero” venne eretto il castrum medioevale). Rosora è un toponimo che deriva da “rus area”, dovuto alla presenza di tufi rossicci, o da “rasa area”, disboscamento fatto dai monaci benedettini, o dal nome della Regina Rosaria (come narra la leggenda…). Dal castrum medioevale, di cui oggi è possibile vederne alcuni resti, Rosora Comune seguì e subì le sorti di Jesi, la cui fedeltà venne riconosciuta con il dono dello stemma (leone coronato). Passata sotto lo Stato Pontificio fino al 1860, la storia di Rosora è la storia di gente contadina umile e silenziosa, arguta e onesta. Oggi in questo Comune sorgono alcune delle aziende che costituiscono il fiore all’occhiello dell’economia della Vallesina, tra cui la pluripremiata Loccioni, l’azienda vinicola Fazi Battaglia, il maglificio Teodori e la Famac.

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Offerte di lavoro a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it Azienda operante nel settore dell’arredo bagno ricerca: RIF: VCS/01 KEY ACCOUNT – AREA MANAGER Il nuovo collaboratore sarà inserito all’interno della struttura commerciale dell’azienda al fine di potenziare e portare a termine alcuni progetti di sviluppo nell’ambito delle vendite. L’azienda opera sui canali GDO e Installatori e Tecnici Specializzati. Sarà suo obiettivo gestire e incrementare i fatturati agendo su questa tipologia di clienti. Il candidato ideale è un professionista di 30-40 anni che ha maturato solida esperienza in ambito commerciale, preferibilmente all’interno di aziende che operano in settori similari: arredo bagno, sanitari, accessori per il bagno, piastrelle, ecc.. L’azienda opera anche all’estero; una buona preparazione linguistica (inglese e/o tedesco) sono conoscenze gradite. La sede di lavoro è nella provincia di Ascoli Piceno. Sida Group, primaria azienda di servizi direzionali rivolti alle imprese, per il potenziamento di alcune aree consulenziali ricerca: RIF: GJRU/10 CONSULENTE JUNIOR – Risorse Umane Il nuovo collaboratore sarà inserito nell’ufficio dedicato all’attività di ricerca e selezione del personale svolta per conto delle aziende clienti del Gruppo Sida. Si occuperà principalmente di supporto ai consulenti senior nella fase commerciale, gestione dell’archivio e dei principali strumenti di reclutamento, screening cv, organizzazione e gestione in affiancamento dei colloqui, stesura di reportistiche. Il candidato ideale è un laureato in scienze psicologiche e/o economiche che ha maturato breve esperienza in ambito risorse umane o comunque in posizioni di natura commerciale. Sono richieste ottime doti organizzative, ottima conoscenza del pacchetto office, dei data-base e grande capacità di ricerca e gestione di informazioni sul web (es. social network). Precisione e velocità operativa o predisposizione al problem solving sono necessarie allo svolgimento delle attività nei tempi e negli standard richiesti dai clienti. Saranno presi in considerazione anche giovani senza esperienze lavorative significative, purchè fortemente orientati al risultato e disponibili ad un percorso iniziale di formazione e/o stage finalizzato ad un collaborazione continuativa nel tempo. L’azienda offre un contesto di inserimento dinamico e altamente professionalizzante. La sede di lavoro è Ancona. Nota azienda operante a livello internazionale nella commercializzazione di scarpe da uomo – donna (segmento lusso) ricerca: RIF: ICE/10 IMPIEGATA COMMERCIALE ESTERO La nuova collaboratrice sarà inserita in un team di collaboratori giovani e dinamici che si occupano di organizzare e promuovere la commercializzazione di scarpe (segmento lusso) in Francia, Germania, Svizzera, Spagna e Belgio. L’attività consiste per circa 8-9 mesi l’anno nell’organizzazione fiere ed esposizioni nelle principali capitali europee e per circa 2-3 mesi l’anno prendere parte alle stesse viaggiando e incontrando direttamente i clienti. Gli incontri saranno finalizzati a presentare i campionari delle campagne vendita ai clienti internazionali nell’ambito di fiere, esposizioni, sfilate. La candidata ideale è una giovane diplomata e/o laureata di età compresa tra i 25 e i 35 anni, di bella presenza e con ottima conoscenza della

lingua tedesca. Dinamismo, brillantezza, ottime capacità relazionali e organizzative completano il profilo. E’ richiesta infine la disponibilità a 2 trasferte annuali di circa 40 giorni in tutta Europa. La sede di lavoro è Civitanova Marche (MC). Gruppo aziendale leader nella produzione e commercializzazione di prodotti nel settore alimentare, nell’ambito di un piano di riorganizzazione della funzione commerciale, ricerca: RIF: AD/21 EXPORT MANAGER - SETTORE BEVERAGE & ALIMENTARE Il nuovo collaboratore, verrà inserito all’interno dell’area commerciale e, rispondendo al Direttore Generale, avrà il compito di gestire, mantenere e sviluppare le relazioni con una rete di vendita multicanale nell’area estera (distributori, agenti plurimandatari e GD), formulare e monitorare le vendite anche attraverso il coordinamento di due Area Manager Estero. Il candidato ideale ha un diploma o laurea preferibilmente di tipo economico ed ha maturato esperienza nello stesso ruolo o come Export Area Manager di almeno 5, meglio se 10 anni, nella funzione estera di aziende modernamente organizzate nel settore beverage e/o alimentare. Sono considerati requisiti fondamentali una conoscenza fluente della lingua inglese e di una seconda lingua europea, buona padronanza degli strumenti informatici e la disponibilità a trasferte frequenti in ambito internazionale. Ottime capacità relazionali e comunicative, leadership, doti organizzative, dinamismo, flessibilità, determinazione e forte orientamenta verso l’obiettivo completano il profilo. La sede di lavoro è nella Regione Marche e costituisce requisito indispensabile la disponibilità a risiedervi, qualora provenienti da fuori territorio. Azienda operante nell’ambito della fornitura industriale commercializzata attraverso rivenditori, ricerca: RIF: AMG/11 AREA MANAGER-CENTRO ITALIA ll nuovo collaboratore dovrà occuparsi della supervisione di una rete composta da agenti plurimandatari che si rivolgono principalmente al mercato business (aziende) e/o rivenditori. La zona di interesse è il Centro Italia. Sarà di supporto alla rete vendita soprattutto per ciò che riguarda la formazione sui nuovi prodotti e alla direzione aziendale nella predisposizione dei piani strategici e di vendita. Siamo alla ricerca di un professionista di età compresa tra i 30 e i 35 anni, che ha maturato esperienza significativa nell’ambito della funzione commerciale gestendo persone e preferibilmente operando in settori similari e gestendo una complessità di prodotti e anagrafiche significativa. E’ richiesta disponibilità a frequenti trasferte sul territorio indicato. La sede aziendale è nella provincia di Pesaro. Sida Group, primaria azienda di servizi direzionali rivolti alle imprese, per il completamento organico nell’ambito del Master specialistico sulle Energie Rinnovabili ricerca: RIF: DER/01 DOCENTI SPECIALISTI SULLE ENERGIE RINNOVABILI Il docente dovrà aver maturato precedenti esperienze e professionalità in una o più delle seguenti tematiche: - Prospettive di consumo e produzione dell’energia - Implicazioni economiche della sfida energetica e climatica - Orizzonti prevedibili ed tecnologie disponibili nell’am-

bito delle fonti energetiche - I combustili fossili, energia nucleare e gli equilibri geopolitici - Le biomasse - Idro-energia,geotermia, eolico e idrogeno - Energia solare Requisito preferenziale è la residenza o domicilio nella Regione Marche o Emilia-Romagna. Piccola azienda operante nel settore della stampa digitale e tradizionale su diversi materiali per clienti del settore della moda ricerca: BO/12 IMPIEGATA RIF: BO/12 IMPIEGATA BACK OFFICE COMMERCIALE La risorsa prescelta verrà inserita all’interno dell’ufficio commerciale e si occuperà di: - Inserimento ordini commerciali nel sistema informatico - Emissione bolle - Preparazione preventivi - Collaborazione alla funzione acquisti Requisiti richiesti sono: - Età compresa tra i 20 e 30 - Buone capacità relazionali - Buona conoscenza dei principali strumenti informatici Sede di lavoro: Ancona Nota azienda operante nella commercializzazione di abbigliamento, intimo e merceria ricerca per potenziamento della propria rete commerciale: RIF: QS/10 AGENTE MONOMANDATARIO – abbigliamento / intimo / merceria (Prov. Ancona) Al candidato sarà affidato l’attuale pacchetto clienti e a lui sarà richiesto lo sviluppo di ulteriori contatti sul territorio (negozi plurimarca di segmento medio). Siamo alla ricerca di un collaboratore che ha gia maturato esperienza di agente e/o venditore nel settore abbigliamento o in ambiti similari (moda – fashion). L’azienda offre un buon livello provviagionale, un pacchetto clienti iniziale da gestire e un vaso e significativo pacchetto di marchi in grado di soddisfare le richieste del mercato. La provincia di riferimento che verrà affidata alla persona è Ancona. Sida Group, primaria azienda di servizi direzionali rivolti alle imprese, per il potenziamento di alcune aree consulenziali ricerca: RIF: COR/02 CONSULENTI COMMERCIALI I nuovi collaboratori si occuperanno di, promuovere commercialmente verso aziende già clienti prodotti e progetti specifici dell’area Organizzazione e Gestione Risorse Umane: Ricerca e Selezione, Temporary Manager, Head Hunting, Consulenza Organizzativa, progetti consulenziali specifici per alcune aree quali Retail e/o Turismo. Saranno inoltre attivi per realizzare iniziative commerciali e di marketing finalizzate allo sviluppo di nuovi clienti. L’opportunità è interessante per professionisti, consulenti dal forte orientamento commerciale e imprenditoriale, capaci di gestire con caratteristiche manageriali progetti e servizi rivolti al mondo aziende. Sono richieste quindi: esperienza in ruoli a carattere commerciale e consulenziale e la provenienza dal mondo dei servizi sarà ritenuta requisito preferenziale. La sida propone un inserimento in un contesto giovane, dinamico, in espansione e la possibilità di ricoprire ruoli ad alto contenuto manageriale con autonomia. La Sida ha sedi in Ancona, Bologna, Pescara, Perugia

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio • 60131 Ancona - Fax 071/2852245 • info@sidasrl.it • www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).

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