JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
Antonella Marcocci - NABA - Design della Comunicazione - 2013
INTRO Non chiamatela Spazzatura 1. UNO SGUARDO GLOBALE _ La civiltà dello spreco _ Rifiuti: un problema etico _ Abbandoni Architettonici _ Vivere di Spazzatura _ Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero, Risparmio 2. RICICLO CREATIVO _ Arte, e Rifiuti _ I pionieri e le Origini _ Dal Dopoguerra al Consumismo _ Gli Artisti odierni 3. L’INIZIATIVA _ Cos’è Junk? _ Concept _ Artists 4. L’ESPOSIZIONE _ Calendario Evento _ Location _ Budget _ Fundrising 5. BRAND IMAGE _ Logo _ Corporate Image _ Merchandising
6. COMMUNICATION _ Scelta dei mezzi _ Manifesto e Flyer _ Poster _ WebSite _ Social Network _ Guerrilla 7. ESPOSIZIONE _ Piantina _ Spazi e Matriali _ Allestimenti _ Illuminazione _ Contenuti Fotografici 8. CONCLUSIONI _ Riscontri e Risultati _ Affluenza all’esposizione _ Incassi delle vendite
Grandissimo e infinito è il tema su cui andremo a riflettere: il nostro rapporto con le cose che non ci servono più, con gli scarti. Quando ci liberiamo di qualcosa che non ci serve l’unica cosa che facciamo è toglierla da sotto i nostri occhi, la spostiamo altrove e a volte resta lì per moltissimo tempo. Anno dopo anno questi posti, che in alcuni casi hanno dimensioni enormi, diventano molto di più che semplici cataste di rifiuti: diventano il posto in cui alcune persone cercano e trovano cose che considerano utili, oppure la sede e l’oggetto di operazioni illegali. Le alternative sono due: trovare un modo di riutilizzare le cose che consideriamo inutili, oppure distruggerle (e magari, anche lì, ricavarne qualcosa di utile). Distruggerle però è un’altra cosa complicata, costosa, controversa, potenzialmente pericolosa, ed è per questo che, “sfogliando” le agenzie fotografiche in cerca di immagini per questa selezione, ci siamo accorti che la maggior parte delle foto scattate in Europa e raggiungibili attraverso la parola chiave “discariche” non mostrano discariche, bensì manifestazioni di piazza, presidi, scontri tra cittadini e poliziotti. Ciò ci deve far riflettere sul “valore” effettivo attuale della spazzatura, non più semplice ammasso di cose inutili, ma un discorso sociale ed etico. Ma che ne è dell’immondizia in campo artistico? Sporcizia e pattume non possono passare inosservati all’occhio vigile dell’arte che “rende oro tutto ciò che tocca”. La mostra non è soltanto un’occasione d’incontro con l’arte contemporanea e una “vetrina” per artisti emergenti, ma anche un momento di riflessione sulle tematiche dei rifiuti; questi possono essere interpretati con moltissime sfaccettature: per alcuni sono una fonte di guadagno, per altri una tematica di lotta sociale, per altri “merce” di affari illeciti, per altri un medium creativo. La spazzatura è al centro della nostra società moderna, e con quest’esposizione si vuole sottolineare la possibilità di utilizzare ciò che per alcune persone risulta inutile, per creare, e migliorare un pianeta ormai devastato dalla speculazione umana.
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FAZZOLETTINI DI CARTA: 3 mesi
GIORNALI E RIVISTE ACCATASTATE : pi첫 di 10 anni
TORSOLO DI MELA: 3 mesi
LATTINE IN ALLUMINIO: da 10 a 100 anni
GIORNALI E RIVISTE SMINUZZATI: 3 mesi
PLASTICHE IN GENERE: da 100 a 1000 anni
FIAMMIFERI: 6 mesi
POLISTIROLO: oltre 1000 anni
SIGARETTE CON FILTRO: da 1 a 2 anni
SCHEDE TELEFONICHE E CARTE DI CREDITO: oltre 1000 anni
GOMME DA MASTICARE: 5 anni
VETRO: oltre 4000 anni
La massa dei rifiuti che ci circonda, non è altro che la manifestazione di uno scarto crescente tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo. Nello scorso secolo, la diffusione della meccanicizzazione, l’innovazione tecnica e tecnologica, hanno prodotto una totale “revisione” dei sistemi e processi produttivi.1 Si è passati da pochi prodotti e dalla
preziose e getta nell’ambiente enormi quantità di scarti, provenienti sia dalle attività di produzione industriale che dal rifiuto del bene, una volta utilizzato. La dimensione produttiva è divenuta un supporto al meccanismo di generazione di insoddisfazione dell’individuo. Nella logica capitalistica postmoderna l’atto di consumo perfetto non può recare soddisfazione se non istantanea; come afferma Bauman:2 “i beni dovrebbero soddisfare nell’immediato e la soddisfazione dovrebbe cessare immediatamente, non appena esaurito il tempo necessario al consumo”. I prodotti ad uso breve (“usa e getta”), sono quindi tra i maggiori responsabili della a sinistra: una via della città di Napoli (2011) a destra: Discarica Abusiva - Livorno (2010)
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scarsa circolazione delle merci, ad un’elevata quantità e un facile scambio di materiali. Il risultato è la tendenza ad accellerare i cicli di vita dei prodotti per sostenere una domanda sufficientemente alta e continua. Questa sorta di ciclo infernale produce grandi quantità di beni a basso costo, ma allo stesso tempo dissipa risorse
quantità crescente di rifiuti. Oggi i problemi inerenti alla produzione, non sono solo quantitativi, ma anche qualitativi: gli oggetti compositi derivano da una profonda artificializzazione della materia e dall’inscindibile unione di diversi materiali; ciò li rendi molto difficili da riciclare. Un dato che deve far riflettere è che, in Italia nel 2008 la produzione di rifiuti
Italia nel 2008 la produzione di rifiuti procapite è stata 541 kg, per un totale di 32,5 milioni di tonnellate. L’incremento rispetto all’anno precedente è stato del 2,7%, mentre la crescita del PIL si è fermata all’1,7%. Successivamente la crisi economica e la connessa crescita del prezzo delle materie prime, ha portato ad un rallentamento dei mercati, e ad una limitazione dei rifiuti. Dando uno sguardo alla situazione dell’Unione Europea, infatti, i 27 Stati membri hanno prodotto, nel 2010, circa 252,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, circa 2,7 milioni di tonnellate in meno (1,1%) rispetto all’anno precedente. Nel nostro paese però la scarsa informazione e le poche competenze, unite a sicuri e perversi interessi economici e politici hanno fatto si che la gestione dello smaltimento rifiuti finisse nelle mani delle organizzazioni criminali (anche dette “ecomafie”), le quali non fanno altro che accrescere l’emergenza.
La situazione campana è un esempio evidente che dimostra la gravità e la vastità di un problema che non può più essere trascurato ma che necessita di un immediato provvedimento risolutivo, altrimenti l’emergenza non può che continuare ad aggravarsi La capacità residua delle discariche necessita di un immediato provvedimento risolutivo, limitando così danni sociali ed ambientali che ricadranno inesorabilmente sulle generazioni future. Lo smaltimento dei rifiuti sarà una delle grandi sfide dei prossimi decenni. Non si tratta solo di gestire i flussi e di sbarazzarci di prodotti che ci danno fastidio, si tratta di diffondere la consapevolezza che da quei rifiuti dipende in parte il nostro avvenire: quattro miliardi di tonnellate di rifiuti prodotte ogni anno, di cui solo un quarto è attualmente valorizzato o riciclato. Energia, compost, rottami, fibre di cellulosa, tutte materie «secondarie» possono sostituire le materie «prime» che potrebbero venirci a mancare.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti, è cresciuto in modo esponenziale nell’ultimo secolo. In tempi ormai lontani, quasi totalità dei nostri manufatti era biodegradabile e (sebbene con tempistiche differenti) bastava seppellire i nostri scarti da qualche parte affinchè la terra pensasse al resto. Cibi, carta, legno, persino il ferro ed altri metalli, si decomponevano senza lasciare residui dannosi per il pianeta. Non è più così da quando abbiamo iniziato ad usare materia plastica per realizzare prodotti (spesso “usa e getta”) duraturi, anche troppo duraturi, che rappresentano un valore aggiunto per il consumatore, ma un dramma per il nostro pianeta. 3 Le discariche di tutti i paesi nel mondo, sono spesso al limite della loro capienza, e le discariche abusive, sono un fenomeno in aumento: il più grave dei pericoli dervivanti dalla presenza di queste discariche, è quello dell’inquinamento del suolo, delle falde acquifere, e delle acque superficiali. Questo è un segnale evidente di qualcosa che non va nel nostro ciclo produttivo; in altre parole un vicolo cieco alla fine del percorso di una società basata sul consumismo come la nostra. Il problema dei rifiuti, non riguarda soltanto le aree più popolate e dove vi è una maggiore produzione di merci: il Polo, per esempio, che appare così candido e pulito è tra i luoghi più inquinati al mondo, perchè lì si va a concentrare una massiccia dose di sostanze inquinanti; gli oceani sono pieni di microresidui plastici che vanno ad alterare l’intero ciclo vitale della flora e della fauna marina. Microparticelle presenti in proporzione di 6 a 1 rispetto al plancton che rappresenta il nutrimento basilare di tanti pesci, che a nostra volta noi mangiamo. Nell’ Oceano Pacifico galleggia la più grande discarica del pianeta (Pacific Trash Vortex): una massa di rifiuti di 100 milioni di tonnellate, con un diametro di circa 2500 chilometri, e profonda 30 metri, composta per l’80% da plastica tenute insieme dalle correnti. Poichè quest’isola di spazzature è trasparente e galleggia sotto la superficie del mare, non è rilevabile dalle foto satellitari,ed è pochissimo frequentata da pescherecci e altre imbarcazioni, è un problema poco conosciuto. Una corretta e razionale gestione dei rifiuti non puo’ prescindere da una attenta riconsiderazione dell’intero sistema di produzione, vendita e trasporto delle merci e deve assolutamente prevedere una riduzione dei rifiuti “a monte”; le industrie devono quindi farsi carico del recupero e del successivo riciclo di tutti quei materiali che vengono utilizzati per gli imballaggi dei loro prodotti.
a destra: discarica di Gloucester, (Regno Unito)
in basso: rifiuti a rivaIsole Maldive
el istera n s n o c e bient rnita dell’am o l o c a mode e l s l l e e d d o i ristic rtant ra caratte a misu iu impo n o p i u m c e i s i r t t e a i ov iti ’infin e) i comp per ritr iare all c io Hosl n Uno de u n i r (Vittor
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Nella situazione attuale del nostro pianeta, nel quale il paesaggio raggiunge a volte livelli molto alti di antropizzazione, lo spreco del territorio e il sotto-utilizzo dei volumi edilizi rappresentano un problema da porre sempre più in primo piano nelle scelte strategiche per la crescita sostenibile. Spesso il fenomeno viene erroneamente recepito nella sua sola accezione estetica e si parla esclusivamente di danno al patrimonio paesaggistico, oppure di confusione edilizia, ma il problema è ben più complesso. Paesaggio ed ambiente hanno significati diversi, ma vivono l’uno in dipendenza dall’altro.
Si dice che il cemento sia la “colla del progresso”. Questo materiale che lega insieme le componenti del calcestruzzo, è essenziale per la costruzione degli edifici e delle strade in gran parte del mondo. 4 Fabbricare cemento però, crea inquinamento, sottoforma di emissioni di anidride carbonica, e anche le tecnologie ambientali più avanzate possono ridurle soltanto del 20%. Gli impianti di produzione del cemento pesano ora per il 5% delle emissioni globali di anidride carbonica, causa del riscaldamento globale. A peggiorare il problema, il cemento non ha alcuna possibilità valida di riciclaggio, come dimostrano gli edifici abbandonati che si allineano sulle strade dal nostro pianeta. Nuove strade e nuovi fabbricati, hanno bisogno di cemento fresco. Molti produttori al mondo riconoscono che si tratta di un rompicapo. Il settore cementiero sta al centro del dibattito sul cambiamento climatico, ma il mondo ha bisogno di materiali da costruzione: per scuole, ospedali, abitazioni” In Italia luoghi ed edifici dismessi, e chilometri di ferrovie abbandonati con infrastrutture connesse (caselli, stazioni, depositi) sono presenti ovunque. Lo spopolamento delle aree rurali, ha dato luogo al rischio di estinzione per oltre 3000 comuni italiani Il nostro territorio urbano è lacerato da un numero incredibile di ferite; questo anche perchè La demotivazione porta all’assenza di azioni conservative e il patrimonio immobiliare si impoverisce fortemente, anche quando si tratta di beni dal forte valore storico ed artistico. Uno scenario inquietante e contraddittorio se si pensa che allo stesso tempo, vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio vergine all’anno, per creare nuovi nuclei abitativi, e la quantità di rifiuti edili stimati, è compresa fra 410 e 700 kg per abitante all’anno.
in alto: Consonno Italia a destra: Detroit W.Livingstone House
Russia Fabbrica di Metalli
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Avanzi alimentari, lattine e bottiglie, detersivi e metalli da rivendere è il bottino che i raccoglitori di rifiuti vengono a cercare; c’è anche chi raccoglie giocattoli, vestiti, e libri per creare una biblioteca, per dare la possibilità di avere un’arricchimento culturale a coloro che non possono permettersi di studiare. Intorno alla città di al-Khalil (Hebron), nella Cisgiordania occupata, si incontra una discarica immersa in una pineta. Poco distante, negli oliveti del villaggio di Yatta, si può sentire il rumore dei camion e delle ruspe israeliani che qui arrivano a scaricare i rifiuti. Al momento della raccolta, in entrambe le aree si sentono anche le voci dei residenti palestinesi, tra cui molti bambini, che accorrono presso le discariche. Più in là si possono vedere delle baracche di tavole rivestite con dei sacchi neri della spazzatura: sono gli alloggi degli operai che lavorano alla discarica. Molti di essi non ritornano a casa, ma preferiscono restare là e approfittare del momento del tramonto, quando arrivano i camion di rifiuti per scaricare e riuscire ad aprire per primi le buste dei rifiuti. Qualcuno arriva ad estrarre le molle di metallo dagli interni dei materassi, altri separano le latte di metallo da quelle di plastica fino a raccogliere i metalli, come l’alluminio, ma anche plastica e legno, che si possono vendere al
mercato di Hebron e alle fabbriche. 5 L’ ’infanzia palestinese vive anche qui, tra le discariche dei rifiuti degli illegali insediamenti israeliani in Palestina. Molti di essi vivono in questo luogo, immersi tra i rifiuti, e non in stanze. Questo tipo di situazioni non sono molto inusuali in molti paesi del mondo, soprattutto quelli in cui vi è un alto tasso di disoccupazione, e di lavoro minorile; una sorta di “micro mondo” che vive di riciclo e respira fumi di plastica bruciata. Alla periferia di Dakar in Senegal, sorge una grande piattaforma di rifiuti, sedimentati da oltre 30 anni dove lavorano e vivono oltre 2000 persone. E’ la discarica di Mbeubeus, sorta sull’omonimo lago oggi ricolmo di rifiuti. Sono rifiuti di tutti i tipi, domestici ma anche industriali (di provenienza anche italiana).
in alto: Mirna, 4 anni, con la nonna che lavora raccogliendo materiale riciclabile nella discarica di Tirabichi a Nogales (Mexico) - foto di Jhon Moore in basso: discarica di Jakarta (Indonesia)
Pochi giorni fa, il governo brasiliano ha deciso di chiudere Jardim Gramacho, una delle più grandi discariche al mondo. Qui, come raccontato nel documentario “Waste Land” dall’artista Vik Muniz, (una nomination all’Oscar e premio della giuria al Sundance Festival 2011) lavoravano migliaia di “catadores”, o raccoglitori di immondizia. Sono degli emarginati, che hanno fatto una scelta difficile, ma sicuramente migliore di quella di aderire alle bande malavitose o prostituirsi. 6. Anche a Jakarta, circa 2.000 famiglie vivono guadagnandosi da vivere, recandosi ogni giorno nella più grande discarica di immondizia dell’Indonesia. dove ogni giorno vengono scaricati 6.250 tonnellate di spazzatura varia. Queste famiglie sicuramente fanno di parte di quel 99% che non viene rappresentato dal mondo finanziario e del potere, e sono il danno collaterale di quel 1% che gestisce il denaro solo per un fabbisogno personale.
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La Green economy punta su produzioni di beni e di servizi ad elevata qualità ecologica in grado di affrontare sia la crisi economico-finanziaria, sia quella climaticaecologica, alimentando un nuovo sviluppo. Secondo il rapporto, anche il nostro paese è ormai maturo per un mercato ecosostenibile; è necessario però, un quadro normativo coerente, per poter contare su competenze e professionalità.
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È evidente che la soluzione della questione dei rifiuti passa per quella che nel contesto attuale è ancor meno di un’utopia e cioè la fine del capitalismo-consumismo-rifiutismo e l’avvento di una nuova sensibilità personale e sociale che riconsideri la posizione dell’uomo nel mondo. L’improbabilità che ciò avvenga, almeno nell’immediato, non significa che non esistano soluzioni, almeno parziali, compatibili con le presenti condizioni di mercato. Per fronteggiare il problema dei rifiuti occorre riduzione della produzione, promuovere il riuso, e il riciclaggio, e introdurre altre forme di recupero di materia prima dai rifiuti. Ridurre la produzione dei rifiuti è la prima cosa da fare, sia a livello personale che politico.7
Alcune aziende (in gran parte straniere) hanno compreso che produrre meno rifiuti spesso significa risparmiare molti soldi, perché generare meno rifiuti significa sia che il processo produttivo è più efficiente, sia che i costi di smaltimento dei rifiuti si riducono. Un passo avanti, nel campo della produzione industriale, ma questo tipo di atteggiamento responsabile dovrebbe essere condiviso anche in tutti gli altri settori, nella collettività. Il nostro paese non rappresenta un’eccellenza nel settore dell’ ecosostenibilità aziendale, ma quest’anno è stato presentato all’ENEA il Rapporto “Green economy per uscire dalle due crisi”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’ENEA a supporto degli Stati generali della Green economy.
non si limitano alle realtà aziendali e produttive. Un esempio di innovazione in grado di risolvere grossi problemi ambientali senza danni per l’ecosistema è l’”Ocean Clean Up Array” del diciannovenne olandese Boyan Slat, che ha perfezionato un progetto in grado di ripulire gli oceani in cinque anni delle sette tonnellate di plastica che attualmente si trovano nelle acque. La struttura galleggiante, si basa sulla capacità dei lunghi tentacoli di catturare i rifiuti presenti nell’oceano, sfruttando le correnti oceaniche, per
non di cose che o c n le e n u lmente te fatte. fondamenta e o m o ’u poi sono sta ll e e h d c e ia , r e to tt s La sere fa (Boyan Slat) potevano es La seconda parte del Rapporto evidenzia sei settori strategici per lo sviluppo dell’ecoinnovazione in Italia l’efficienza ed il risparmio energetico; le fonti energetiche rinnovabili; l’uso efficiente delle risorse, la prevenzione ed il riciclo dei rifiuti; le filiere agricole di qualità ecologica; la mobilità sostenibile. L’analisi di questi settori strategici, anche sulla base di confronti internazionali, evidenzia come una svolta economica in chiave green abbia rilevanti potenzialità di sviluppo proprio. Le tecniche e i mezzi tecnologici adottati per risolvere il problema dell’inquinamento e del nostro pianeta
indirizzarli verso piattaforme in grado raccogliere i rifiuti separando la plastica e riciclandola. Le piattaforme sono anche in grado di garantire un basso impatto ambientale, separando il plancton dai rifiuti e reimmettendolo in mare tramite una centrifuga. In questo modo si preserva quella che costituisce una preziosissima risorsa per pesci e uccelli marittimi. 8 L’Ocean CleanUp Array potrebbe costituire una vera e propria rivoluzione ecologica, della quale l’aspetto più sorprendente è forse l’autore: Boyan Slat ha iniziato a lavorare sul progetto all’inizio della sua carriera
a sinistra: La famiglia di Bea Jhonson e la copertina del libro “Zero Waste Home” in basso: 6000 Bottles - Matt Dehaemers UK
CONSIGLI UTILI PER LIMITARE INDIVIDUALMENTE IL PROBLEMA DEI RIFIUTI:
_ Differenziare i propri rifiuti _ Limitare l’acquisto di prodotti “usa e getta”, e prediligere quelli riciclati. _ Preferire i contenitori con il vuoto a rendere e i prodotti sfusi. universitaria presso la Delft University of Technology, dove ha vinto il premio Best Technical Design 2012. Slat ha poi continuato a svilluppare il progetto, fino a presentarlo mesi dopo al TedxDelft 2012, La sfida più grande, ora, è quella di trovare i finanziamenti per trasformare la sua visione in realtà. Distaccandoci dalla sfera tecnologica osservando quella privata, possiamo prendere come esempio la famiglia di Bea Johnson, eco-blogger e autrice di Zero Waste Home, che è riuscita praticamente ad azzerare la produzione dei suoi scarti domestici. Tutta la famiglia infatti produce solo 4 galloni britannici di spazzatura l’anno, ovvero poco più di un litro, mentre un americano medio ne produce oltre 450 chili annui. Dieci anni fa la famiglia Jhonson trascinava i loro bidoni traboccanti di rifiuti fino al marciapiede di fronte casa, come tutti gli altri, ma sentivano che mancava loro qualcosa. Così, prima hanno deciso di trasferirsi in un
un appartamento più piccolo, liberandosi dell’80% dei loro beni e, a poco a poco, sono diventati sempre più interessati all’ambiente e a una vita sostenibile, fino ad arrivare alla creazione del blog Zero Waste Home e alla stesura del libro. 9 Entrambi sono pieni di consigli su come vivere una vita più eco-friendly, delineando una sorta di metodo per eliminare virtualmente i rifiuti domestici. Si basa sulle “cinque R”, riduzione, riuso, riciclo, recupero, risparmio, ma rifiutarsi di portare la spazzatura in eccesso in casa è la parte più importante e il principio più semplice. Altri semplici passi che chiunque può intraprendere sono: acquistare alimenti sfusi, lasciare le scatole delle scarpe e le confezioni dell’abbigliamento in un negozio (o, meglio ancora, acquistare vestiti da negozi dell’usato), chiedere fatture elettroniche e pagamenti online, portare i propri contenitori quando si compra cibo a portar via.
_ Comprare e preparare solo la quantità di cibo necessaria. _ Utilizzare batterie ricaricabili. _ Adottare sistemi di acquisto “alla spina” (almeno per detersivi, saponi, ecc) _ Regalare i propri rifiuti “interessanti” ad un trash-artist _ Prima di ogni acquisto chiedersi “Ne ho proprio bisogno? Ne posso fare a meno? Quante volte lo utilizzerò?”
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. dal libro di Philippe Chalmin, Catherine Gaillochet “Dalla scarsità all’infinito” 2009 Osservando l’Italia ed il contesto internazionale viene confermata l’equazione reddito maggiore = maggior produzione di rifiuti. Basti pensare che a livello di UE i 15 paesi che storicamente fanno parte dell’Unione (sicuramente quelli più ricchi) sono responsabili da soli di ben 225 milioni di tonnellate dei 251 milioni totali con un contributo di soli 26 milioni di tonnellate a carico dei paesi dell’ex blocco sovietico di recente adesione alla Comunità 2. come ci spiega Bauman: “Siamo stati portati a credere che la felicità è nel consumo: ottenere un lavoro, (se siete fortunati), mantenerlo nel tempo per guadagnare soldi, per poi spenderlo e quindi possedere sempre più cose che non ci rendono veramente felici. Dobbiamo creare un nuovo stile di vita, tutti i giorni nuovi meccanismi che ci permettano di riscoprire la felicità al di fuori dei modi tradizionali che il capitalismo ci ha imposto. E dobbiamo farlo ora. La società ha bisogno di aiuto reciproco, la solidarietà, il cooperativismo...” 3. Maurizio Pallante ”La Felicità Sostenibile” - Rizzoli 2009 (pag.138/141) 4. http://www.eco-blog.it 5. “Mahmoud Nabhan, di 17 anni, ha raccontato che, da quando il padre è rimasto invalido dopo essere stato ferito ad una gamba, l’uomo non è stato più in grado di lavorare. “Io ho lasciato la scuola e ho preso il suo posto”. Coperto sul volto per proteggersi dal fetore dei rifiuti, Mahmoud ha confidato: “Ci lavoro da quando avevo 12 anni insieme a mio fratello, oggi 13enne. Non voglio tornare a scuola perché la nostra famiglia vive con i nostri guadagni”. (dal sito www.interpost.it) 6. Alessandro Bignami “99 non è 100” - Feltrinelli RealCinema 2011 7. http://italiadeitalenti.it/l%E2%80%99italia-%C3%A8-pronta-diventare-un-paeseecosostenibile 8. www.ilpost.it 9. Cosa c’è nel suo bidone dellimmondizia? Nel corso di un’intervista telefonica a Shine Canada citata dal sito greenme.it, la blogger risponde: “un paio di pezzi di plastica di un elettrodomestico, un pezzo di cavo dalla bici di mio figlio e un bastoncino da lecca-lecca, probabilmente qualcuno lo ha regalato a mio figlio e non ha potuto rifiutare, capisco” 14
a sinistra: John Kearney Nanny Goat (2004)
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L’arte è stata la prima a capire molte cose. Lei fa tesoro di ciò che vede prima degli altri e si impossessa dei sommovimenti sottocutanei della società, degli slittamenti del gusto, dei cataclismi antropologici, anticipando i tempi. Ha capito che aria tira prima dell’ecologia, della politica e del business. Nella storia dell’arte il riuso dei materiali relativi alla produzione artistica è molto più frequente di quanto non si creda: in pittura è stato sistematico il riciclaggio di tavole, di cornici e di tele, per non parlare di intere pareti rifatte e/o ridipinte, al punto da creare opere ibride, molteplici, contenute o sostenute da un unico 1 supporto. In scultura i materiali più preziosi sono stati oggetto di continue trasformazioni e riutilizzi (celebre il saccheggio del bronzo del Pantheon per costruire il baldacchino di San Pietro, ma non si dimentichi che, tra mille possibili esempi, anche il David di Michelangelo nacque da un blocco di marmo già intaccato da un altro scultore). Nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo si sono viste opere realizzate con i rifiuti, immondizie, spazzature, scorie, rottami, stracci e deiezioni. Siamo di fronte, dunque, a ciò che è agli antipodi della cultura-spazzatura: la spazzatura (il trash) che diventa linguaggio mediante opere nelle quali il rifiuto si fa cultura visita, e non solo. Del resto, come osserva lucidamente
Jason Mercier Rosie O’Donnell (2010)
enti segnam in e r eziosa e e riveste a d i ello d tanza ch e piu pr t u r r o q a p e l’ e t im e r l’ ell’a zzatura iderata Se fine d arte-spa ra, cons l’ o ll , a le e a t t n n pi... ie al prese ostri tem dia amb n r i a e u d g a a tiv salv significa oggi la
Bauman, uno dei caratteri del rifiuto è proprio la sua imprescindibile “ambivalenza”, nel senso che oltre a costituire l’oggetto stesso dell’opera d’arte, quest’ultima non può nascere, se non vi è qualcosa che viene scartato, gettato via, o distrutto. Quindi, qual è il fine di questi lavori? Perché adoperare gli “scarti” al posto dei colori, nella pittura, e del bronzo o del marmo, nella scultura? In molti casi questa tecnica, basata
sul prelievo dell’arte dal mondo degli oggetti, in particolare di quelli scartati, ha rappresentato la volontà degli artisti di annullare la distanza fra il mondo dell’arte e quello della vita attraverso l’inserimento fisico di veri e propri frammenti di realtà quotidiana nel contesto dell’opera che, a questo punto, non rappresenta più il reale ma lo incorpora al suo interno. Ai fini dell’esplorazione del banale, del quotidiano, cioè di quel rumore
di fondo niente è indegno di essere ammesso nella sacralità dell’opera, dove gli scarti sono incollati, inseriti, plastificati, occultati o evidenziati. I rifiuti costituiscono un vero e proprio mondo, speculare a quello delle merci, un immenso giacimento di grande valore creativo, oltre che un documento fedele delle nostre abitudini e del nostro stile di vita. Spazzatura come specchio della nostra società dei consumi, che riflettendosi in esso può prendere coscienza di sé. Junk Art, Waste Art, Trash Art, Garbage Art...questi sono i nomi con cui i critici odierni classificano la corrente artistca che utilizza come medium i rifiuti. 2
Le creazioni artistiche che utilizzano i “rifiuti” - anche se hanno avuto un grande sviluppo solamente negli ultimi decenni - sono comunque presenti già all’inizio del secolo. Tra le opere più conosciute, possiamo mensionare Roue de Biciclette di Marchel Duchamp (1913), e successivamente la Testa di Toro di Picasso (1943) realizzata con i resti di una bicicletta abbandonata. In uno scenario ben lontano dalle tematiche etiche ambientali e dove ancora la cultura dell’”usa e getta” è un lontano miraggio, gli artisti (dai futuristi ai dadaisti) sentirono l’esigenza di appropriarsi dei rifiuti e degli scarti, rendendoli un mezzo, e non più qualcosa di inutile; crearono una provocazione che nasce da un gesto di protesta, e rivoluzione artistica. Nessuno ai giorni nostri penserebbe di contestare queste creazioni come “arte”, guardate con sospetto dai critici d’arte del tempo. Quando oggi guardiamo alle opere che fecero scandalo nella prima metà del secolo, non ravvisiamo nemmeno più la sorpresa. Come al solito, è l’uso contemporaneo che ci pone dubbi e problemi. L’intento delle opere artistiche trash di inizio secolo fu, ai tempi, quello di affermare che anche con la carta straccia, le corde e gli spaghi, i rottami, e biglietti da viaggio usati, si poteva dar luogo a manufatti a carattere estetico, esattamente come si usava fare utilizzando materiali nobili e tradizionali. 3 Certamente non consono alle tematiche contemporanee dell’arte con i rifiuti, è l’utilizzo che Picasso, Braque, o Gris fanno nel pieno del periodo cubista di carta o pezzi d’imballaggio con cui si altera la stesura pittorica, producendo i celebri collages o papiers collè. Si può senza dubbio supporre che siano serviti alla creazione giornali vecchi accatastati in uno studio o in qualche soffitta (appunto “oggetti esausti”), ma questi costituiscono semplicemente un materiale altro, nuovo rispetto alla pratica pittorica e investito di una funzione attiva e problematica. Gli artisti giocano con i materiali, cercando ipocritamente di amalgamarli al tessuto pittorico, usando con sfacciata sprezzatura il più tradizionale tra i mezzi accademici, ad esempio un tratteggio dato in modo grossolano e ben visibile. In conclusione anche quando altri materiali eterogenei vengono promossi a parte dell’opera, non si può parlare retrospettivamente di poetica dell’immondizia e di riutilizzo, come intendiamo oggi, alla luce di una diffusa coscienza ambientale.
a destra: Pablo Picasso Cabeza de Toro (1943) in basso a destra: Marchel Duchamp Roue de Biciclette (1913) in basso: F.T.Marinetti Paris-Sudan (1921)
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A partire dagli annni ‘50, gli artisti non si limitano ad un semplice uso estetico degli oggetti da scarto tramite assemblaggio, ma giungono ad un’interpretazione metaforica della condizione dell’uomo contemporaneo, egli stesso scartato dalla società dei consumi e sopraffatto dai suoi stessi scarti. Negli anni Sessanta-Settanta l’uso dei rifiuti in campo artistico, è stato addirittura privilegiato: ironia, un filo di nostalgia, insieme alla denuncia del consumismo, la critica sociale. Un esempio di questo sono le tendenze e le teorizzazioni dei Fluxus, Poesia Visiva, Nouveau Rèalisme, e Pop Art. Negli anni Ottanta-Novanta, oltre alla rivendicazione poetica di poter scegliere oggetti usati, scaduti o da pattumiera, nel carattere divenuto sarcastico, svelano una sorta di esorcizzazione verso i nostri disagi di fine secolo. 4 Uno dei primi artisti a coniare il termine “Junk Art” fu Robert Rauschenberg, che utilizzò nei dipinti stracci e brandelli di vestiti, ritagli e altri materiali di scarto. I lavori di Rauschenberg, tuttavia ricordano molto le opere di Alberto Burri. Nei primi anni ‘50, Burri elaborò la serie “le Muffe e i Gobbi”, utilizzando per la prima volta il materiale logorato nei Sacchi e, proprio nel 1952, aveva esposto per la prima volta alla Biennale di Venezia con l’opera “il Grande Sacco”. Altre analogie possono essere ritrovate nei manufatti artistici di quegli anni di
Antoni Tàpies e Mimmo Rotella. 5 Tra gli artisti che hanno influenzato l’introduzione dei rifiuti in musei e gallerie, possiamo mensionare Cèsar; a partire dal 1960 rivisita il ready-made trasformandolo in maniera radicale e negando la sua funzione in un atto
poetico che critica la crescente cultura consumistica. Nelle sue “Compressioni”, i pezzi d’alluminio tagliati da una lama affilata sono compressi fino a formare un blocco rettangolare, prevedendo un coinvolgimento diretto dell’artista. Una delle opere più note è certamente quella realizzata da Joseph Beyus e denominata “Swepping up”. Trattasi di vera e propria spazzatura raccolta dagli artisti (con l’aiuto di due studenti) con una scopa rossa il 1° Maggio 1972 a Berlino sulla Karl Marx Platz e successivamente in una teca, in modo da renderne possibile l’esposizione.
opra rarci s o v a l a o. iesci o sprec ma se r n , e e s m o o c utte molt ow) nti, c’e ente br a m s l s i Wharl e b r y a e d b t n o n i r A ( p meno rti sono elli o al b i Gli sca l r e e rend
in alto: Cèsar Compression (1969) a destra: Alberto Burri - Sack (1953) a sinistra: Nam June Paik - Shashilk of records (1963)
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Per merito dell’arte che oggi possiamo comprendere fino a che punto l’infinitismo caratteristico della modernità abbia raggiunto il limite della sostenibilità, un limite oltre il quale si spezzano gli equilibri e si oltrepassa quella capacità di carico che non è solo ambientale, ma anche e soprattutto umana. 7 Uno dei ruoli culturali fondamentali dell’arte, il cui abbandono è un chiaro segno di decadenza da parte di chi ci governa, sta nella capacità di percepire in anticipo il cambiamento e di trasferirne il senso alla società. Non è un caso che gli artisti, automaticamente emarginati e rifiutati come figure inutili dall’attuale società dei consumi, fondata solo sui
beni materiali, ne abbiano per primi cominciato a recuperare l’immensa mole di rifiuti, dandogli un nuovo valore e una nuova vita. 8 In tal senso, emblematica e attuale è installazione dei “Trash Men” ideata dall’artista tedesco Ha Schult. Un’opera d’arte monumentale, costituita da enormi schiere di uomini spazzatura, che è stata installata nei luoghi emblematici del pianeta: sulla Grande Muraglia (2001); davanti alle Piramidi di Giza (2002); in piazza del 8 Popolo a Roma (2010), ecc. Facendo un passo indietro di pochi anni, è necessario porre l’attezione sulla coppia di artisti britannici Tim Noble & Sue Webster, che con le loro Shadow Sculpture mostrano come il
nostro legame con i rifiuti sia complesso di quanto le fredde statistiche sulla produzione dei rifiuti pro-capite possano dimostrare. Apparentemente informi e casuali ammassi di spazzatura si rivelano silouhette varie e inaspettate, disvelandone la mistificazione. Si potrebbe dire che il meccanismo del mito descritto nella “Repubblica”si dispone al contrario, ponendo in primo piano la vera natura di quelle ombre, spiattellando subito l’inganno. Un altro esempio di questa corrente è l’artista Vik Muniz che ha trascorso tre anni nella discarica di Jardim Gramacho, nella periferia di Rio de Janeiro, creando opere d’arte con i rifiuti, al fianco dei “catadores” che vivono riciclando l’immondizia. L’intero ricavato delle sue opere (250.000 dollari) è stato devoluto ai ragazzi di Jardim Gramacho e nel 2010 il suo lavoro “sul campo” è diventato un documentario dal titolo “Waste Land”(2012).
a destra: Leo Sewell - Annapolis a sinistra: Jhon Kearney - Animal Serie
in alto a destra: Ha Schult Artic Trash Man (2010)
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. Lea Vergine “Trash. Quando i rifiuti diventano arte” - Skira, Milano 2006 2. Uno dei ruoli culturali fondamentali dell’arte, il cui abbandono è un chiaro segno di decadenza da parte di chi ci governa, sta nella capacità di percepire in anticipo il cambiamento e di trasferirne il senso alla società. È dunque anche per merito dell’arte che oggi possiamo comprendere fino a che punto l’infinitismo caratteristico della modernità abbia raggiunto il limite della sostenibilità, un limite oltre il quale si spezzano gli equilibri e si oltrepassa quella capacità di carico che non è solo ambientale, ma anche e soprattutto umana. (da www.ecologica.piazzagrande.info) 3. http://blog.libero.it/poliedroambiente/4461962.html 4. Francesco Poli “Minimalismo, arte povera, arte concettuale” - Edizioni Laterza, 2009 5. http://www.ilpendolo.info/?p=6866 6. Costa e Nolan “Filosofia di Andy Warhol” - Genova 1983 9. www.artdreamguide.com/_hist/junk-art.htm 20
JUNK: Cosa inutile, senza valore Cianfrusaglie Paccotiglia Ciarpame Rottame Scarto
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“Junk” è un evento artistico dove la spazzatura che tutti noi accumuliamo ogni giorno, rivive attraverso l’arte; questo per far riflettere, per stupire, o anche semplicemente per intrattenere. Al momento possiamo parlare di un’unica esposizione, ma l’obiettivo dell’iniziativa è quello di diventare un punto di riferimento per gli “artisti del riciclo” a livello nazionale. Nei tre giorni di evento, quattro artisti italiani esporranno le loro opere, con piena libertà espressiva, e con un’unica limitazione, quella di utilizzare il medesimo medium espressivo: i rifiuti. “Junk” non vuole essere una pura e semplice esposizione, ma anche un momento di incontro e riflessione sulle problematiche della società contemporanea. Nella programmazione dell’evento si
susseguiranno artistic performance, site specific art, videoproiezioni di documentari, eventi culinari e musicali; inoltre gli artigiani che si occupano di autoproduzione e riciclo, avranno la possibilità di mettere il proprio banchetto, farsi conoscere e vendere i propri prodotti. Questo perchè l’organizzazione di Junk, è aperta a qualsiasi tipo di partecipazione e non si nega nelle prossime edizioni, anche attività differenti, come presentazioni di libri, o dibattiti. L’evento “Junk: Mutazioni Trash-etiche”, non mira ad essere un appuntamento che colleziona tappe nelle più rinomate gallerie, ma di divenire un appuntamento che sfrutta location che vantano qualità di riqualificazione e sfruttamento degli spazi inutilizzati.
in alto: Michelle Stitzlein Sulphur Blue Smeck (2005) a destra: Michelle Stitzlein Sulphur Blue Smeck (2005)
L’incredibile aumento dei rifiuti nel mondo moderno è una realtà oggettiva e non c’è dubbio sul fatto che l’abbondanza dello spreco nell’attuale civiltà occidentale abbia portato a riflessioni etiche, politiche ed economiche di estrema rilevanza; inevitabilmente tali considerazioni sono entrate a far parte anche della cultura artistica. Viviamo in un pianeta e in un’epoca in cui quasi la totalità delle materie prime si sta lentament esaurendo, siamo di fronte ad esigenze divenute irragionevoli ed eccessive rispetto alle nostre possibilità effettive. Non stiamo quindi parlando di semplice e superficiale assemblaggio creativo di spazzatura, ma di qualcosa di più, di un concetto un po’ più ampio che cha esplora diverse tematiche con svariati punti di vista: dall’ecosostenibilità all’esaltazione del feticcio e dell’oggetto chic, dalla critica etica del comportamento umano alle rievocazioni nostalgiche. Conservare e recuperare rifiuti, cercare di trattenerli, di farli sopravvivere strappandoli al vuoto, al nulla, al disgregamento cui sono destinati, il voler lasciare un orma, una traccia, che tocca una dimensione sociale.
in alto: Kitty Wales Commission (2008) sotto: David Mach Christ (2010)
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MASSIMO IEZZI (Roma, 5 /11/1981) Fin dall’infanzia ha prediletto esprimersi creativamente disegnando e suonando; è nato nel quartiere di Cinecitta, ed ècresciuto nella periferia est di Roma, dove ha frequentato l’Istituto d’Arte ISA3. Appassionato d’arte a 360°, ama la pittura, la scultura e la musica; suona 3 strumenti (pianoforte, percussioni, e armonica a bocca) produce musica elettronica, e gli piace riciclare oggetti per creare strumenti musicali. Nutre un forte interesse per le tematiche politiche, e partecipa attivamente alla vita di alcuni centri sociali, dove molte volte ha esposto le sue opere. Tra i momenti più importanti della sua carriera artistica possiamo mensionare la collaborazione con l’Ass. “CollatinoUnderground”, che ha inserito le sue opere nell’esposizione “MultiSensorial Lab” per le prime 3 edizioni (2004/5/6), con l’Ass. “Culturale Matrioska” (“Azione Mutante”2010), e nello stesso anno partecipa al festival dell’arte di strada “TolfArte”in provincia di Roma, ed entra in contatto con la galleria “Mondo Bizzarro”. Le sue ultime esposizioni risalgono a poche settimane fa, presso il locale “Anime Social Club”, e nel suo percorso artistico possiamo evidenziare, l’esposizione di alcuni sue creazioni accanto a grandi nomi come Obey e Bad Trip. “Per me l’arte è un libero gesto di comunicazione espressiva, con cui trasmetto la mia etica e la mia visione della vita.”
GABRIELE GALEAZZI (Roma, 9/6/1984) Si avvicina al mondo dell’arte nel 1997 come writer, con tecniche espressive che mescolano pittura convenzionale e graffitismo. Dal 2004 ad oggi partecipa a svariate esposizioni collettive nel territorio della provincia di Roma, e organizza anche alcune mostre personali. Tra le sue esperienze lavorative più rilevanti possiamo mensionare il suo impiego come scenografo e decoratore presso il villaggio turistico “Villa Tiziana” a Crotone,e dal 2006 allo scorso anno collabora attivamente con l’Associazione Culturale “Partecipastazione”, che gli permetterà di occuparsi di lavori di decoro urbano nei comuni di Anzio e Nettuno. A livello artistico predilige esprimersi in campo illustrativo-pittorico, plastico e scenografico. Per il disegno e la pittura utilizza svariati materiali, come i colori ad olio, pastelli, acquerelli, acrilici, smalti, gessetti, carboncini o toner, ed esegue collage e frottage. Le sue sculture e le sue scenografie sono prevalentemente creare con gesso, cartapesta, legno, argilla, tessuti e materiali di recupero.
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“Per me l’arte è quell’azione istintiva utilizzata per creare. L’incontro tra istinto e raziocinio, tra la carne e lo spirito. L’arte è l’eterno scontro contraddittorio tra cuore e cervello, e ciò che tangibilmente emerge da questo processo psicofisico.”
ROSITA ( Roma 19/7/1983 ) Il suo nome “TCONZERò” deriva da un termine dialettale calabrese che significa “aggiustare” “apparecchiare” “mettere a posto...” Le sue creazioni artistiche risalgono all’infanzia, ed una tra le prime tecniche che utilizza è la cartapesta. Successivamente lavora con la logica degli scarti, conservando per un anno i pezzi di stoffa ed i ritagli di tutto ciò che produce per i mercati di autoproduzione, creando una serie di quadri. L’artigianato viene per lei prima dell’arte istituzionalmente intesa, la logica dell’assemblaggio e del trovare forme in un mucchio di scarti è alla base delle sue creazioni: la applica anche agli allestimenti e le piace mischiare le opere di autori diversi (quando si prestano) per affinità. Dal 2006 al 2010 ha partecipato al festival “Invasioni Urbane” a Taurianova (RC) con allestimenti, autoproduzioni, e laboratori di marionette. Tra i suoi impegni più recenti possiamo citare la sua collaborazione con il locale “Animal Social Club” in via di Portonaccio a Roma (marzo e maggio 2013), per il quale realizza alcune installazioni con materiali di scarto.
“ Ho iniziato a “dipingere” perchè sin da piccola a tutti i bambini può capitare di provare un certo gusto nell’imbrattare.”
SASKIA ( Roma 05/6/1974 ) Nata da madre olandese e padre italiano ha avuto la fortuna, insieme a suo fratello minore, di osservare ogni cosa dalla doppia angolazione culturale. Ha seguito svariati corsi di Fotografia, Grafica e Video Montaggio, a Roma e a Londra; ciò l’ha spinta all’amore per la camera oscura e il gusto per i particolari, a documentare con le immagini, i suoi numerosi viaggi e periodi di permanenza all’estero. Gli oggetti hanno da sempre esercitato un grande fascino su di lei, infatti la prima mostra che ha realizzato ha avuto come tema le stanze della sua memoria, cioè quelle stanze in cui si è trovata temporaneamente; “stanze di passaggio”, che raccontano attraverso gli oggetti al loro interno, le storie di chi le ha vissute. La sua passione nella ricerca di oggetti che posseggano storie, l’ha portata ad utilizzare i rifiuti come medium artistico, per creare delle opere che non sono altro che piccoli collage di esistenze materiali; ciò la spinge andare con gioia alla ricerca di quei tesori, selezionando ricordi da secchioni e discariche.
“ tutte le mie esperienze in giro per il mondo o per le strade della mia città, hanno sprigionato il mio vero “ME” , che si è trasformato in “creazioni”.
I giorni d’iniziativa, saranno caratterizzati da alcuni da eventi di vario tipo, che vanno al di fuori della pura esposizione artistica. Un elemento costante, sarà rappresentato dalle performance artistiche che si susseguiranno nell’arco dei tre giorni; saranno attivi per tutta la durata dell’esposizione, il bar e lo shop.
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INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
L’evento inaugurativo dell’esposizione sarà un momento di incontro con i creatori delle opere e si aprirà con una performance curata dall’artista Massimo Iezzi, dal titolo: “Massoneria Cosmica”. Una rappresentazione mistica che si serve di un mix sinergico di ricezioni uditive e visuali; musica, costumi, ballo, scenografia ed utensili, saranno utilizzati come mezzi di comunicazione in quanto universali. L’inaugurazione prevede anche un aperitivo con un piccolo buffet, e inoltre per tutta la serata si esibiranno con dj-set e live-set, alcuni musicisti della scena underground elettronica sperimentale.
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MENù DELLA CENA ANTIPASTI: Panzanella PRIMI: Canederli in brodo vegetale - Acquacotta con crostini di pane
“CENA DEL RIUSO”
Una volta era normale usare gli avanzi per cucinare altre pietanze. Non si buttava via quasi nulla e tutti gli alimenti venivano utilizzati in modi alternativi. Oggi, purtroppo, una quantità spaventosa di cibo e di prodotti finisce nella spazzatura anche se ancora commestibile e in buono stato. In Italia quasi il 30% del cibo acquistato finisce tra i rifiuti, questo vuol dire che 4 mila tonnellate di prodotti vanno sprecati ogni giorno.
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Tutti i piatti proposti nella serata,avranno come filo conduttore il riuso,cioè gli avanzi. Le pietanze verranno preparate dai cuochi della “Taverna del Forte Prenestino”: un ristorante a prezzi popolari all’interno del centro sociale, aperto a pranzo e a cena cinque giorni a settimana che solitamente organizza serate culinarie a tema (cene al buio, di beneficienza, biodinamiche, vegetariane, a base di pesce o carni) e nei suoi menù è sempre presente un piatto vegano. Nella serata verrà sottolineato che i cibi che destano una maggiore curiosità, per la loro bontà e l’utilizzo di materie “riciclate” sono quelli che risalgono alla vera arte del recupero possiamo ricordare la ribollita o anche la pappa al pomodoro e tanti altri piatti. A volte basta solo l’aggiunta di qualche altro ingrediente ed un pizzico di inventiva per fare in modo che quella pietanza, inizialmente destinata alla pattumiera, possa tornare a tavola leggermente trasformata.
SECONDI: Frittata con cipolle e verdure mature CONTORNI: Insalata Ripassata DESSERT: Torta allo Yogurt o Macedonia di Frutta
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PROIEZIONE DEL FILM-DOCUMENTARIO “WASTE LAND”
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Waste Land è un fim-documentario sull’artista brasiliano Vik Muniz; La storia di un artista che con la sua visione ha cambiato la vita di un gruppo di catadores. Grande ritratto, visto dall’alto, di un gruppo di sopravvissuti che con l’arte è riuscito a vedere (e andare) al di là della spazzatura. Il film, con la regia di Lucy Walker, Karen Harley e João Jardim, ha vinto il Sundance Film Festival nel 2010 ed è stato candidato agli Oscar 2011 come Miglior Documentario. Un viaggio che parte da Jardim Gramacho, la più grande discarica al mondo, alla periferia di Rio de Janeiro, per arrivare ai vertici dell’arte contemporanea internazionale. La guida in questo percorso è l’artista Vik Muniz, che dimostrerà quanto grande possa essere il potere di trasformazione dell’arte sullo spirito umano. 1 Nella periferia di Rio de Janeiro si è andata formando negli anni la più grande discarica del mondo che ogni giorno offre lavoro a migliaia di cosiddetti catadores, “riciclatori”. Di giorno e di notte, a piccoli gruppi o in solitaria, uomini, donne e ragazzini rifiutati dalla società scalano montagne di rifiuti, frugano tra l’immondizia alla ricerca di materiali riciclabili da poter vendere o barattare per tirare avanti la loro misera vita. Deciso a realizzare un’opera d’arte con la spazzatura, Vik Muniz torna nel suo paese natale - dopo aver trovato casa e fama a New York - per passare un periodo a Jardim Gramacho, questo centro periferico nello stato di Rio de Janeiro in cui il 50% della popolazione sopravvive di riciclaggio. Una volta conosciute le persone che si dedicano alla raccolta di materiali riciclabili, e colpito dalla loro forza e innocenza, il celebre artista brasiliano lascia che l’idea iniziale si trasformi
in alto e a destra: Sequenze del film a sinistra: Locandina del film
naturalmente in un progetto “umanitario”. La regista inglese Lucy Walker si incarica delle riprese che testimoniano la crescita e l’evoluzione di un gruppo di catadores, uomini e donne che hanno potuto creare con le loro proprie mani un’opera d’arte dai rifiuti che loro stessi hanno raccolto. Ambientato nella terra di nessuno, alla frontiera tra vita e miseria, Waste Land è un documentario che scopre la bellezza nell’immondizia. È qui che a tutte le ore del giorno e della notte vengono scaricate a tonnellate le scorie della società. Da qui nasce l’arte, secondo Vik Muniz. Lo sguardo visionario dell’artista si posa sulla spazzatura e ci vede un volto fiero di una negra che ha lavorato tutta la sua vita e continua a camminare a schiena dritta nonostante le percosse; si posa sui sacchi squarciati, sulla terra e la polvere e ci vede un uomo riverso nella vasca, in un’interpretazione del dipinto “Morte di Marat” di Jacques-Louis David. I veri protagonisti del film sono loro, i catadores. Personaggi segnati dalla vita, con occhi pieni di miseria e meraviglia, con le loro storie straordinarie, i sogni, le sconfitte, la saggezza. 2 29
“Il Forte Prenestino e’ un centro sociale occupato e autogestito dal 1986...un luogo di socialita’, incontro, divertimento e organizzazione del tempo collettiva, di scambio di idee visioni energie saperi. è occupato, era abbandonato al degrado ed e’ stato riaperto abitato attraversato e vissuto senza autorizzazioni che mai sarebbero arrivate, servitù’ politiche o riconoscimenti legali. Un posto illegale per necessità e per scelta. è’ autogestito, sperimenta un’organizzazione del proprio spazio e delle proprie attività basata sulla libera associazione di individui uniti da una progettualità e da un’etica condivisa...Il Forte sperimenta un altra socialità ed un’altra economia perché è parte una realtà immensa e variegata; fatta di singoli, associazioni, popoli, gang e bande e di chiunque combatta ogni giorno perche sia possibile un altro mondo,fatto di individui liberi uguali e solidali. Per questo il forte è antifascista, antisessita, antirazzista, antiproibizionista per questo rimarrà sempre un pò scomodo sempre un pò in bilico...” 3
Il Forte Prenestino, e le aree verdi che lo circondano, ricoprono un ampiezza di circa 13 ettari, e la struttura pentagonale è composta da possenti murature di tufo e soffitti voltati ricoperti da una spessa coltre di terreno di riporto; si erge a partire dal lungo fossato scavato intorno ad essa, ed è formata da ambienti interni cunicolari e labirintici che si affacciano sulle due Piazze d’Armi, a loro volta divise da un lungo corridoio composto da tunnel. Questo forte fu costruito tra il 1880 e il 1884, ma divenne presto obsoleto; infatti della prima guerra mondiale i forti vennero disarmati per trasportare tutta l’artiglieria ai fronti settentrionali, e con il passare degli anni persero progressivamente la loro funzione miltare, definitivamente esaurita al termine della seconda guerra mondiale. Occupato il primo maggio 1986, in occasione della Festa del Non Lavoro, si presentava inizialmente come una vera e propria discarica abusiva poiché per molti decenni era rimasto inutilizzato e abbandonato al degrado, nonostante la sua collocazione in un quartiere ad alta densità abitativa. Grazie al grosso lavoro di ristrutturazione e di adattamento degli spazi svolto dagli occupanti, questa struttura diventa socialmente vivibile; l’occupazione lo ha reso di fatto l’unico dei Forti di Roma che a tutt’oggi sia stato rifunzionalizzato e reso fruibile alla cittadinanza. Ogni spazio del complesso è stato ristrutturato e destinato ad un utilizzo; nello specifico, i locali espositivi della mostra (Spazio1 e Sala Concerti) in passato erano due stalle.
in alto: Logo csoa Forte Prenestino a sinistra: Ingresso dello spazio espositivo Forte Prenestino
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a destra: Pianta delle Murature - Forte Prenestino
COMUNICAZIONE: - Biglietti da visita 500 a colori, carta patinata opaca 300g = 8 € - Buste da lettera 11x23 carta 150g, q.tà 100 = 20 € - Manifesti 70x100 a colori, carta 100g = (1=0,90€) x 50 = 45 € - Manifesti A3 a colori, carta patinata opaca 180g = (1=0,40 €) x 50 = 20 € - Poster pieghevole 35x50 a colori, carta patinata 150g = (1=0,50€) x100 = 50 € - Flyer A5 a colori, fronte retro, carta patinata opaca 300g q.tà 1000 = 25 € - Tazza in ceramica con stampa fronte retro = (1=6€) x 30 = 180 € - Loghi stampati su carta patinata opaca 80g (per Guerrilla) q.tà 30 = 22 € - Cataloghi 16 facciate dim 20x20, copertina colori, interno b/n, q.tà 100 = 250 € - Cataloghi con brossura 64 facciate dim. 20x20, a colori, q.tà 50 = 320 € - Acquisto del dominio we b= 29,90 € - Sacchi Neri immondizia per Guerrilla 30l, q.tà 30 = 4 € - Spago per Sacchi Guerrilla = 3 € 670,90 €
MATERIALI PER LA PRODUZIONE (investimento iniziale): - T-shirt taglie varie (25 nere + 25 bianche) q.ta 50 x (2,5€ l’una) = 125 € - Borse (25 bianche + 25 nere) = 50 x (2€ l’una) = 100 € - Tazze bianche in ceramica = 30 x (2€ l’una) = 60 € - Gelatine fotosensibili = 1 barattolo = 22 € - Colori serigrafici in barattolo (2grigi + 2rossi +1bianco ) = q.tà 4 x( 15 € l’uno) = 75€ - Pellicola Trasparente Lucida in fogli A4 (conf. da 10 pezzi) = 9 € - Rotolo di carta da imballaggio (0,5 x 220m) = 29 € - Alimenti per la preparazione dell’aperitivo d’innaugurazione = 80 € 446,00 €
RIMBORSI AL PERSONALE: - Allestimenti (montaggio) 1 giorno x 6h = 6h x3persone = 18 x (3 € l’ora) = 54 € - Allestimenti (smontaggio) 1 giorno x 6h = 6h x3persone = 18 x (3 € l’ora) = 54 € - Hostess spazio espostivo Sala Concerti: 3 giorni x 5h = 15 x( 3€ l’ora) = 45 € - Hostess Spazio1 : 3 giorni x 5h = 15 (x 3€ l’ora) = 45 € - Commessa shop (Spazio1): 3 giorni x 5h = 15 ( 3€ l’ora) = 45 € - Barman e Barlady (inaugurazione) : 4h x 2persone = 8 x( 3€ l’ora) = 24 € - Chef preparazione aperitivo (inaugurazione) : 5h x ( 3€ l’ora) = 15 € - Lavapiatti (inaugurazione) : 4h x ( 3€ l’ora) = 12 € - Chef (Cena del Riuso) : 6h x 2persone = 12 x ( 3€ l’ora) = 36 € - Lavapiatti (Cena del Riuso) : 5h x ( 3€ l’ora) = 15 € - Camerieri (Cena del Riuso) : 5h x ( 3€ l’ora) = 15 € 360,00 €
ALLESTIMENTI : - Fascette in plastica 20 conf x (1,50€ l’una) = 30 € - Colla vinilica = 2,50 € - Nastro bioadesivo (2 rotoli) = 8 € - Silicone (tubo da 280ml) = 3,50 € - Etichette per didascalie opere = 3 € 44,00 €
SPESA TOTALE :
1573,90 € 31
Il maggior contribuenti per la realizzazione dell’evento saranno l’Associazione Culturale Matrioska e il Csoa Forte Prenestino. Un sostanzioso contributo economico arriverà dall’Associazione Culturale Matrioska, che verserà la somma di 1.500€ per i rimborsi al personale, l’organizzazione e la promozione dell’evento. Con questa donazione, l’associazione riceverà piena visibilità nella promozione dell’evento, con una percentuale del 15% sulle opere artistiche vendute, e del 60% sugli oggetti di merchandising venduti. Il Csoa Forte Prenestino fornirà gli spazi espositivi gratuitamente e metterà a disposizione degli artisti e organizzatori di “Junk”, il laboratorio serigrafico (questo permetterà di poter creare la linea di merchandising, potendo quindi utilizzare i macchinari, pagando solo i materiali per la produzione). Alcuni occupanti del “Forte” forniranno un contributo lavorativo volantario (con un piccolo rimborso spese), ed il centro sociale fornirà una parte dei materiali per gli allestimenti espositivi e dei sistemi di illuminazione. Nel giorno in cui si svolgerà la Cena del Riuso, l’organizzazione di “Junk” avrà la possibilità di poter usufruire della cucina del Forte Prenestino per la preparazione delle pietanze, e gran parte degl’ ingredienti per cucinare, saranno forniti da alcuni esercizi commerciali locali (ristoranti, bar, alimentari, frutta e verdura...) Il Forte Prenestino metterà a disposizione la cucina per la preparazione del buffet per l’aperitivo d’inaugurazione, ma nei restanti giorni, il bar annesso all’ esposizione sarà totalmente gestito dal centro sociale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. www.wasteland.com 2.www.rai.it/dl/Rai5/programma.html?ContentItem-15042566-ff44-4bfb-b14e004760d336fe&refresh_c 3. dal sito www.forteprenestino.net 4. dal sito www.matrioskacircus.com/ 32
L’Associazione Culturale MatriosKa (ex-lab51), nello storico quartiere San Lorenzo, propone la diffusione della cultura artistica in tutte le sue espressioni e la valorizzazione delle attivita’ artigianali e artistiche locali ed intenazionali (con una forte inclinazione alle subculture underground), dell’arte del riciclo e della filosofia del “Do it Yourself”. 4 Il “Circus” Matrioska si occupa di organizzare e promuovere mostre, manifestazioni ed eventi culturali; organizzare corsi di tecniche artistiche minori a carattere hobbistico e artigianale; organizzare visite guidate; organizzazione di eventi per attività concertistica, cinematografica, teatrale e radiofonica; promozione degli scambi culturali e di informazione tra i soci; realizzazione e diffusione di pubblicazione e promozione cartacee e audio/ video; organizzazione feste, di serate di beneficenza e benefiche in generale. nella foto: Guerrilla dell’esposizione “Azione Mutante” Matrioska Circus 2011
. LOGO COLORE
. ALTRI UTILIZZI DEL LOGO
NAMING: La parola JUNK ha un significato di facile comprensione, infatti in inglese significa: scarto, cosa inutile, rottame, o cianfrusaglia. Il termine quindi è decisamente attinente con le tematiche espositive.
JUNK
PAY-OFF: Parte integrante del logo, sarà il pay-off: incluso nel rettangolo del logo, o al di fuori di questo, riprendendone la tonalità cromatica. L’espressione “Mutazioni-TrashEtiche” è un ulteriore esplicazione delle opere esposte: “mutazioni” perchè gli assemblaggi non sono altro che mutazioni di ciò che non serve più. “TrashEtiche” perche gli artisti trasmettono la loro visione etica e critica del problema sociale dei rifiuti.
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
PANTONE DS 76-1-U
LOGO DESIGN: Il logo è formato dalle lettere del la parola “Junk” con un carattere bastone, e lineare. Le lettere sono incluse in rettangolo rosso, e sono visivamente “accatastate” nell’angolo inferiore sinistro; questa disposizione delle lettere vuole evocare un mucchio di rottami, degli scarti in un angolo, delle cose senza valore abbandonate.
. LOGO E LOGOTIPO
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
. POSITIVO E NEGATIVO (b/n) . FONT ISTITUZIONALE:
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
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Helvetica light abcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789 ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ Helvetica regular abcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789 ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
ADRESS via Filippo Delpino n12 00175 Roma (Italy) PHONE +39 333-3489023 MAIL junkexposition@junk.it WEBSITE www.junkexposition.it
ADRESS Csoa Forte Prenestino via Delpino 12 - 00175 Roma (Italy)
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JUNK MUTAZIONI TRASHETICHE via Filippo Delpino 12 (00175) Roma - +39 3333489023 - junkexposition@junk.it - www.junkexposition.it
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
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TARGET: Persone (uomini/donne) dai 20 ai 50 anni, che risiedono a Roma, o nelle zone limitrofe, interessati all’arte e/o alle tematiche sociali e ambientali. La scelta della location implica una restrizione, infatti è necessario eliminare dal target di riferimento coloro che sono contrari alle tematiche politiche dei Centri Sociali, e non li frequentano per motivi etici. Tenendo conto del target di riferimento, e delle restrizioni relative al budget, sono stati scelti i mezzi di comunicazione più efficaci ed economici.
STAMPA E AFFISSIONE: Si è scelto di creare flyer, poster informativi e manifesti. Il budget non ci ha permesso di sostenere le tasse comunali di affissione,e si è deciso di limitare la diffusione agli esercizi privati e alle sedi di associazioni e spazi sociali autogestiti.
WEB: La parte di punta della comunicazione è sicuramente il web. Internet, com’è noto, rende possibile il raggiungimento di moltissimi utenti, con dei costi contenuti. I social network utilizzati saranno Facebook e YouTube, e inoltre verrà realizzato un sito dell’esposizione. Su ognuno di questi mezzi sarà possibile avere informazioni, seguire il programma dell’evento, e mettersi in contatto con l’organizzazione.
GUERRILLA: Dei sacchi neri pieni di elio con il logo della mostra saranno distribuiti in alcune zone della città. Quest’azione pubblicitaria sarà in parte curata dagli artisti dell’esposizione, e avrà dei costi contenuti, dato che i materiali di realizzazione sono a basso costo.
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TRASH-ART EXPOSITION
JUNK
M U TA Z I O N I
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
15 / 17 MAGGIO 2013
CSOA FORTE PRENESTINO Via Federico Delpino 1 - Roma
TRASHETICHE
all is full of trash
INAUGURAZIONE 15 MAGGIO 2013 - h 18.00
Aperitivo d’incontro con gli artisti
JUNK
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
buffet, dj set & artistic performance
all is full of trash
MASSIMO IEZZI SASKIA GABRIELE GALEAZZI and other artist TRASH ART EXPOSITION
ORARI ESPOSIZIONE dalle 18.00 alle 24.00
15 / 17 MAGGIO 2013 - ROMA
www.junkexposition.altervista.org
www.facebook.com/JUNKMutazioniTrashetiche
Il manifesto verrà stampato in 2 formati: - 50x70cm con carta 100g - A3 con carta patinata opaca 180g I flyer invece saranno stampati a colori su cartoncino patinato opaco da 250g e distribuiti in esercizi commerciali, locali, centri sociali della capitale e all’interno del Forte Prenestino stesso
15 / 17 MAGGIO 2013 - ROMA
CSOA FORTE PRENESTINO - Via F. Delpino 1 TRASH ART EXIBITION
Massimo Iezzi _ Gabriele Galeazzi _ Rosita _ and other artist
www.junkexposition.altervista.org 39
Il poster dell’iniziativa sarà progettato e successivamente stampato su carta riciclata da 150g in formato 35x50cm. La particolarità di questo poster sarà la piegatura in 6 parti (quindi 12 facciate), che permetterà di renderlo tascabile. Sarà distribuito fino ad esaurimento all’ingresso del Forte Prenestino, per informare i visitatori della presenza dell’esposizione, e della sua ubicazione.
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Come già mensionato in precedenza, gran parte della promozione dell’evento verrà svolta sul web, sfruttando al massimo le potenzialità dei Social Network. L’account Facebook, come il canale di YouTube, sarannò un mezzo per promulgare inviti e contenuti audio e video, fondamentali per la pubblicizzazione dell’esposizione.
LINK: FACEBOOK
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LINK: www.junkexposition.altervista.org
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MAPPA DEL SITO
HOME
ARTIST
EVENT
MASSIMO IEZZI
GABRIELE GALEAZZI
GALLERY
ROSITA
CONTACT
SHOP
BOOKS
T-SHIRT
GADGET
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L’operazione di comunicazione di guerrilla consisterà nell’installazione di 40 sacchi neri dell’immondizia utilizzati come palloncini in varie zone di Roma. Sui sacchi neri verrà applicato un foglio stampato leggero con il logo dell’iniziativa e lo slogan della campagna, e cioè “All is full of trash” e saranno riempiti di elio per poter “volare”. I “palloncini” saranno attaccati a diversi supporti urbani come panchine, spartitraffico, ringhiere, ecc...
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7 5
1
LEGENDA 1
Palco
2
Entrata spazi espositivi
3
Bar
4
Dispensa
5
Magazzino
6
Shop
7
Telo per proiezioni
8
Videoproiettore
8
SALA CONCERTI
SPAZIO 1
4
6 3
Scala 1:100
2
2
ESPOSIZIONE ESTERNA
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5,2 m
5,2 m
1m
2,8 m
2m
0,9 m
3m
1,2 m
SPESSORE PARETI = 0,3m (dove non precisato)
7,6 m
10,4 m
SPAZIO 1
0,5 m 1,4 m
0,4 m
1,7 m
2,8 m
3,6 m
1,3 m
5,5 m
2m
13,2 m
0,5 m
6,8 m
SALA CONCERTI
Scala 1:100
3,2 m
3,2 m
2,5 m
2,5 m
ESPOSIZIONE ESTERNA 23 m
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I MATERIALI
GLI SPAZI Le sale espositive hanno entrambe i soffitti ad arco, e la stessa superficie, ma è stato deciso di non utilizzare la parte finale della sala Spazio1, equivalente alle misure del palco dell’altra sala (5,2 x 2,8m), per motivi gestionali. Le pareti non sono pitturabili, e sono rispettivamente bianche con delle rifiniture grigie nella sala espositiva Spazio1, mentre nell’altra le pareti sono di color arancione nella parte superiore, e nere in quella inferiore. La diversità delle due stanze dell’esposizione sta nel sistema di illuminazione, e nelle dominanze cromatiche: fortemente calde nella Sala Concerti e decisamente asettiche nella sala Spazio1). Tutte le pareti sono caratterizzate da mura con mattoncini a vista (tipiche dei forti militari del 1800) e quelle esterne sono state dipinte da moltissimi artisti che rappresentano vari soggetti e tematiche con tecniche e colori differenti; un’orma degli artisti che rivoluziona gli ambienti, in una miscelanza di colori. La pavimentazione della Sala Concerti è in mattone grezzo color antracite, mentre il palco e le scale per accedervi, hanno un rivestimento in moquette di colore nero. La sala denominata Spazio1 ha invece una pavimentazione composta da parquet in legno chiaro.
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Il Forte Prenestino contribuirà fornendo dei pannelli in legno, e altri leggeri in compensato; che verranno colorati e utilizzati come supporti alle descrizioni delle opere e alle biografie sugli artisti. Date le tematiche dell’esposizione i materiali utilizzati per gli allestimenti, saranno riciclati nella quasi totalità. Le cassette di plastica della frutta, verranno utilizzate per creare la struttura del totem informativo, del bancone dello shop, quella dei divani e delle poltrone. L’arredamento dello shop sarà composto da vecchi espositori restaurati, l’appendiabiti per le t-shirt da scarti di legno e di pezzi metallici, e le decorazioni con scarti di materie plastiche. Nelle zone espositive cavi elettrici e nastri di vecchie audiocassette verranno utilizzate per crare frasi o semplici elementi decorativi. Sul pavimento verrà posizionata delle strisce di moquette nera, che suggeriranno il percorso esplorativo dell’esposizione. Un esposizione quindi con costi di materiali d’allestimento, quasi pari a zero, se non fosse per la successiva necessità di materiali per il montaggio e l’assemblaggio. La scelta di quesi tipi di materiali, nn rappresenta soltanto una “presa di posizione” etica, ma anche un forte risparmio economico.
Gli allestimenti espositivi saranno minimi ed avranno dei costi quasi nulli, grazie al riutilizzo di materiali di racupero. Alcuni scampoli verranno utilizzati per creare dei fondali per le opere, e ogni creazione sarà accompagnata da un etichetta stampata su carta patinata opaca 300g con il logo, il titolo dell’opera e dell’artista; per risparmiare queste saranno sostenute da piccoli pezzetti di compensato oppure attaccati direttamente sul muro con nastro bioadesivo. Per ogni artista verrà creato un proprio pannello rappresentativo
posizionato all’interno dei saloni espositivi. Questi pannelli saranno realizzati con delle tavole di legno trattato danneggiate, rivestite con carta bianca tramite colla vinilica; nel pannello sarà presente una frase e una fotografia in bianco e nero di formato A3 dell’artista, mentre il nome verrà scritto applicando con colla vinilica il nastro di vecchie musicassette. 1. TITLE:
3.
2.
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ARTIST:
M U TA Z I O N I TRASHETICHE
1. “Evoluzionismo Darwiniano” di Cesare (con didascalia dell’opera in basso a destra) 2. Etichetta utilizzata come didascalia delle opere 3. Pannello rappresentativo dell’artista Massimo Iezzi (Maie) 49
LEGENDA Neon Faretti Led Lampadine
SALA CONCERTI
SPAZIO 1
Scala 1:100
ESPOSIZIONE ESTERNA
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La tecnologia LED (Light-Emitting Diodes) rappresenta l’evoluzione dell’ illuminazione allo stato solido, in cui la generazione della luce è ottenuta mediante semiconduttori anziché utilizzando un filamento o un gas. L’illuminazione LED è più efficiente dal punto di vista energetico, ha una durata maggiore ed è più sostenibile. I faretti LED servono per avere una luce direzionale che possa illuminare alcuni ambiti specifici, e verranno quindi utilizzati per illuminare al meglio le opere esposte.
Il sistema di illuminazione degli spazi espositivi esterni ed esterni è formato da una serie centrale di neon, che emanano una luce fredda e diffusa, Il bancone del bar, il magazzino e lo spazio dedicato al merchandising invece sono illuminati da delle lampade, da soffitto o da tavolo (rigorosamente con lampadine a basso risparmio energetico). Le opere saranno distribuite lungo le pareti laterali e negli spazi esterni, e saranno illuminate da un faretti led. C’è anche da considerare il fatto che alcune opere esposte incorporano al loro interno delle parti luminose o dei piccoli sistemi di illuminazione, per questo alcune zone delle sale o delle parti esterne, resteranno meno illuminate, quasi in penombra.
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Tutte le immagini fotografiche dell’iniziativa sono a cura di Antonella Marcocci
2. 3.
1. 52
4.
5.
6.
1. “Genesi” Site specific dell’artista Massimo Iezzi 2. “Recycled” di Saskia (LoL) 3. Pannello rappresentativo dell’artista Saskia (LoL) 4. “Spirito dello Sfruttato”, “Macchina del Peccato”, “Spirito dello Sfruttato” di Massimo Iezzi 5. “Baby Chairs” di Saskia (LoL) 6. “Recycled” di Massimo Iezzi 53
2.
3.
1.
54
4.
5.
6.
1. “Human Refuse” di Gabriele Galeazzi (particolare) 2. “Hearts” di Rosita Esposito (Tconzerò) 3. “Human Refuse” di Gabriele Galeazzi 4. Opere artistiche di Rosita Esposito (Tconzerò) 5. Merchandising di Rosita Esposito (Tconzerò) 6. “Bla, bla fono” di Cesare 55
Il risultato finale della mostra è da definirsi decisamente positivo. Il numero dei visitatori è stato superiore alle aspettative con 330 persone il giorno di Venerdì, e 865 visite totali; di conseguenza l’organizzazione di “Junk”, assieme agli artisti, ha deciso di prorogare di un giorno l’iniziativa tenendo aperta l’esposizione anche la domenica successiva durante lo svolgimento del mercato biologico e di autoproduzione “Terra terra” presso il Forte Prenestino. L’apertura domenicale della mostra ha avuto orari diversi rispetto agli altri 3 giorni di esposizione ed è rimasta aperta dalle ore 11 alle ore 18, con una risposta positiva da parte dei circa 230 visitatori. Gli organizzatori e gli artisti stessi si sono presi caricarico volontariamente di coprire le mansioni di steward o hostess, e commessi dello shop, per rendere possibile un’apertura non programmata. Gli incassi sono stati buoni (1344 €), ciò ha reso possibile la restituzione di più della metà della somma versata per finanziare l’iniziativa all’Associazione Culturale Matrioska Circus, e di poter dare un piccolo rimborso agli artisti e agli organizzatori dell’evento. La soddisfazione più grande però deriva dalla risposta
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NUMERO DEI VISITATORI
(dati approssimativi registrati dagli organizzatori)
350
Mercoledì 15 / 05 = 185 Giovedì 16 / 05 = 120
300
Venerdì 17 / 05 = 330 Domenica 19 / 05 = 230
250
TOTALE VISITATORI = 865 200
150
100
50
15 / 05
16 / 05
17 / 05
19 / 05
59
40%
60% INCASSI MERCHANDISING Mercoledì 15 / 05 = 325 € Giovedì 16 / 05 = 125 €
TOTALE INCASSO = 1344 €
Venerdì 17 / 05 = 440 € Domenica 19 / 05 = 285 € Vendite online = 150 €
500
SUDDIVISIONE INCASSO Matrioska Circus (60%) = 806,40 €
400
Artisti e Organizzatori (40%) = 537 €
300
200
100
60
15 / 05
16 / 05
17 / 05
19 / 05
INTERNET
BIBLIOGRAFIA LIBRI Alessandro Bignami “99 non è 100” - Feltrinelli RealCinema 2011 Francesco Poli “Minimalismo, arte povera, arte concettuale” - Edizioni Laterza, 2009 Garzia, Marchetti, Tusini “Rifiuti e società contemporanea” - Aracne Editore, 2012 Giampaolo Fabris “La società post-crescita” - 2010 Lea Vergine “Trash. Quando i rifiuti diventano arte” - Skira, Milano 2006 Lidia Reghini “Primitivi Urbani” - Art Gallery Internet Edizioni, 1998 Maurizio Pallante ”La Felicità Sostenibile” - Rizzoli 2009 Philippe Chalmin, Catherine Gaillochet “Dalla scarsità all’infinito” - 2009 Vittorio Hosle “Filosofia della crisi ecologica”- Einaudi, Torino 1990
VIDEO Candida Brady “TRASHED” (2012) Lucy Walker “WASTE LAND” (2011)
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WEB http://www.eco-blog.it http://www.artonweb.it/artemoderna http://junkartscramble.com/ http://www.artdreamguide.com/_hist/junk-art.htm http://blog.libero.it/poliedroambiente/4461962.html http://www.arte.it http://www.ilpendolo.info/?p=6866 http://ecologica.piazzagrande.info/redir/2ef5d70acadcd77a433631ce21ac5464 http://www.viraland.it/2012/10/03/garbage-art/ http://www.noupe.com/inspiration/40-terrific-works-of-art-made-from-common-trash.html http://weburbanist.com/2008/06/04/recycled-art-from-trash/ http://www.verde-oro.it/pagina.php?id=370 http://www.conaltrimezzi.com/2011/altre-arti/art-is-trash-trash-is-art-cam05-trash/ http://www.rai.it/dl/Rai5/programma.html?ContentItem-15042566-ff44-4bfb-b14e-004760d336fe&refresh_c http://www.wastelandmovie.com/ http://www.ilpost.it http://www.infopal.it/hebron-lavorare-e-vivere-nelle-discariche-per-8-dollari-al-giorno/ http://www.immaginafrica.storia.unipd.it/index.php/component/content/article/11-piazze/297-mbeubeus-vivere-di-rifiuti http://it.paperblog.com/ultime-news-asia-intere-famiglie-lavorano-nelle-discariche-di-jakarta-684878/ http://www.terraemadre.com/2011/06/waste-land-e-i-catadores-arte-solidarieta-riciclo/ http://www.compassion.it/blog/vivere_discariche_brasile/ http://ww.tuttogreen.it http://italiadeitalenti.it/l%E2%80%99italia-%C3%A8-pronta-diventare-un-paese-ecosostenibile http://www.forteprenestino.net http://www.matrioskacircus.com/ 63