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ModeFinance: il nuovo rating si fa attraverso la trasparenza DI DAVIDE PYRIOCHOS
Se il trasferimento tecnologico, in Italia, non fosse un illustre sconosciuto, il Galileo Innovactors’ (a Padova dal 5 al 7 giugno prossimi) avrebbe forse qualche altro obbiettivo, diverso dalla «trasmissione di energia dalle idee alla fabbrica». Ciò non toglie che ogni tanto qualcosa capiti anche qua, come per esempio modeFinance, azienda nata come startup dell’Università di Trieste, incubata nel Science Park giuliano, e ora alle prese con la necessità di attuare un salto dimensionale. Al Galileo, modeFinance è presente nella “Galleria dell’Innovazione” con S-peek, la prima app per Android e iOS che permette di consultare in modo semplice il rating di 20 milioni di aziende europee. Come spiega uno dei fondatori, Valentino Pedirora, il motivo per cui è nata modeFinance è che «nel panorama internazionale manca un modello trasparente di agenzia di rating». «La nostra impresa – racconta Pedirora, di professione ingegnere – è partita nel 2005, quando grazie a un finanziamento del Miur, le facoltà di Ingegneria Meccanica ed Economia hanno avviato un progetto multidisciplinare di tre anni sul rating. Perché la cosa che abbiamo notato è che le big del settore, Fitch, Moody’s e Standard&Poor’s, mancano di trasparenza». Come noto, le tre agenzie sono state accusate, specie nel 2008, di conflitto d’interesse, per aver concesso la tripla A anche a prodotti che si sono rivelati tossici. Ma, come spiega Pedirora, l’opacità è più profonda. «Le grandi agenzie internazionali emettono giudizi e il resto del mondo si deve sostanzialmente fidare. Nel senso che – afferma – l’analisi tecnica a supporto delle valutazioni è talmente complicata che nessun imprenditore, leggendola, ci capisce alcunché. Noi invece forniamo un’analisi semplice e comprensibile a tutti». Dopo il periodo nel Science Park tra il 2009 e il 2010, modeFinance è diventata a tutti gli effetti un’impresa, andando subito a break-even: «Senza il break-even – dice Pedirora – in Italia non si fa nulla, perché finanziatori non ce ne sono». Nel 2013, però, modeFinance ha trovato due investitori del calibro di Friulia e Servizi Cgn, che in qualità di soci industriali la vogliono supportare in un processo di crescita scalare. «Il difficile – spiega l’ingegnere – è proprio questo. Spesso quando si parla di nuove imprese sembra che l’obiettivo sia lanciare una startup, ma in realtà ce ne sono parecchie che riescono a partire. Per creare lavoro, però, occorre portare queste imprese da 5 a 50 o 100 dipendenti. Quello è il vero scopo del fare impresa, e lì arrivano le vere difficoltà». Perché i problemi dell’Italia sono parecchi. «Anzitutto abbiamo un problema di relazione, perché le nostre imprese – dice Pedirora – sono conservatrici. Nel senso che quando si abituano ad avere un fornitore è difficilissimo farlo cambiare, nemmeno quando i vantaggi del prodotto alternativo sono palesi». Altro grosso difetto “l’execution”: «Oggi l’innovazione si fa sui processi, non sulle invenzioni. Ma per migliorare i processi servono persone e competenze, cioè investimenti. E gli investimenti sono proprio ciò che manca in Italia». Per finire con le regole e le infrastrutture. «Oltre al ritardo sulla banda larga – dice l’ingegnere – se a Trieste per fare e-commerce devo chiedere al cliente
il codice fiscale, mentre in Slovenia e Croazia mi basta un click, è ovvio che le imprese sceglieranno altri paesi». Anche dalla discussione di questi problemi, insomma, parte quel rilancio del trasferimento tecnologico che è il senso stesso del Galileo Innovactors’ Festival. (nella foto: Pederora a destra, con l'altro fondatore Mattia Ciprian)
Domenica 1 Giugno 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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